Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3208 del 7 febbraio 2024 - Resoconto

OGGETTO N. 3208/XVI - Interrogazione: "Esistenza della figura dell'infermiere di famiglia e tipologia di attività svolta".

Marguerettaz (Presidente) - Punto n. 15 all'ordine del giorno. Ha chiesto la parola l'assessore Marzi, ne ha facoltà.

Marzi (SA) - Domanda n. 1: "se in Valle Aosta esiste la figura dell'infermiere di famiglia". La figura dell'infermiere di famiglia o infermiere di comunità è presente e operativa nel nostro servizio sanitario regionale, il ruolo dell'infermiere di famiglia è infatti definito nel contesto dell'assistenza territoriale e nella medicina di iniziativa. Nella delibera di Giunta 76/2021 la Giunta stessa ha approvato le indicazioni per l'organizzazione e l'erogazione delle cure domiciliari integrate e delle cure domiciliari palliative. Il contributo della figura dell'infermiere di famiglia e di comunità nell'ambito delle cure primarie, e più in generale della sanità pubblica, è dettagliato inoltre e contestualizzato sempre dalla delibera di Giunta regionale 1609/2022, dove si prevede la riorganizzazione e il potenziamento dell'assistenza territoriale e poi naturalmente all'interno del piano sanitario del benessere e della salute sociale che abbiamo approvato nel primo semestre del 2023. Le competenze dell'infermiere di famiglia o di comunità riprendono quelle proprie dell'infermiere, con una particolare attenzione agli aspetti di educazione e promozione della salute, nonché di prevenzione delle patologie cronico-degenerative.

Per quanto riguarda la domanda 2: "quanti infermieri operano con tale funzione", a livello distrettuale sono presenti sei infermieri che hanno frequentato il master di primo livello di infermieristica di famiglia. Queste quotidianamente trasferiscono le competenze di sanità di iniziativa ai colleghi nella presa in carico dell'utente, della famiglia e della comunità. Tali infermieri prestano la loro attività in modo trasversale su tutti i distretti del servizio sanitario regionale in quanto l'infermieristica di famiglia si attua appunto nelle cure domiciliari e trasversali. Le linee guida di Agenas per la formazione dell'infermiere di famiglia o comunità emanate a settembre del 2023 prevedono la riqualifica degli infermieri dedicati alle cure domiciliari attraverso un corso organizzato a livello regionale in collaborazione con gli atenei. Il corso permette altresì di acquisire crediti formativi universitari qualora l'infermiere volesse successivamente completare la formazione universitaria post base prevista dallo specifico master universitario. L'Assessorato e l'Azienda USL sono orientati in questa direzione al fine di formare il numero più elevato possibile di infermieri destinati all'infermieristica di comunità a livello distrettuale.

Per quanto riguarda la domanda n. 3: "quale sia la tipologia di attività svolte e se abbiano partecipato a corsi specifici", l'infermieristica di famiglia di comunità orienta l'agire professionale alla presa in cura proattiva. L'obiettivo è pertanto quello di seguire gli assistiti e prevenire l'insorgenza di patologie o all'aggravamento di queste già manifestate in collaborazione anche con i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta. A livello regionale l'infermiere di famiglia è stato coinvolto in alcuni progetti dedicati quindi alla promozione e alla prevenzione della salute, un primo progetto è quello denominato "Mismi", si tratta di un progetto transfrontaliero Italia-Francia con l'obiettivo di sviluppare servizi sociali e sanitari integrati di prossimità per continuare a contrastare lo spopolamento delle zone di montagna. Il progetto, grazie all'attività degli infermieri di famiglia o comunità, ha sviluppato attività di monitoraggio dello stato di salute delle persone, soprattutto con malattie croniche, di prevenzione, riducendo gli spostamenti quindi verso gli ospedali.

Un secondo progetto, che ha visto un ruolo attivo dell'infermiere di famiglia o comunità, è quello denominato "Aree interne"; propone di promuovere la medicina di iniziativa attraverso la realizzazione di azioni diversificate ma unite da uno stesso obiettivo, cioè la necessità di investire in prevenzione favorendo lo sviluppo di una società proattiva centrata sul riconoscimento del ruolo dell'assistito e della collettività. I tre principali ambiti di intervento, considerati come complementari e sinergici, sono l'area sanitaria territoriale, le comunità che abitano i territori coinvolti e il sistema dell'emergenza/urgenza. È rilevante rispetto al primo ambito come il progetto preveda l'implementazione del servizio degli infermieri di famiglia e di comunità, naturalmente questo al fine di favorire l'integrazione ospedale-territorio e l'accesso ai servizi sanitari, in particolare alla popolazione a rischio di fragilità di salute, argomento questo che, tra l'altro, abbiamo trattato ieri mattina anche nell'audizione della V Commissione rispetto al tema emergenza/urgenza e connubio tra territorio e Ospedale Parini.

Presidente - Per la replica, la parola al collega Restano.

Restano (GM) - Naturalmente per il poco tempo a sua disposizione non ha potuto illustrarci compiutamente tutti i compiti dell'infermiere di famiglia e da quanti anni opera in Valle d'Aosta. Correva già l'anno 2019 quando la Federazione nazionale degli ordini professionali infermieristici pubblicava un documento dove ricordava che in Valle d'Aosta era stata avviata un'attività di sperimentazione riguardante l'infermiere di famiglia. Va detto che altre Regioni avevano già iniziato molto prima e altre devono ancora iniziare oggi. La nostra Regione poi ha proceduto, come ricordato da lei, con alcune delibere, nel 2020, nel 2021 e 2022, dove si rilevava l'importanza strategica dell'infermiere di famiglia, ma ad oggi i numeri che lei ci ha elencato, solo sei infermieri di famiglia, non vanno di pari passo con le recenti pubblicazioni, già anche da lei citate, di Agenas o della Federazione nazionale degli organi professionali che ho richiamato prima, che indicano nel numero di un infermiere di famiglia ogni tremila persone il numero necessario per permettere a queste persone di operare in maniera conveniente per la popolazione sul territorio.

Come ricordato nell'audizione di ieri e da lei stesso, il ruolo dell'infermiere di famiglia è importantissimo proprio per riuscire a evitare quei ricoveri inappropriati di cui abbiamo discusso ieri e anche per evitare ricoveri di persone con malanni acuti che occupano circa l'80% dei nostri posti in Pronto Soccorso. Mi sembra che, essendo partiti con debito anticipo, ci siamo un pochino fermati per strada. Il nostro piano della salute e del benessere da lei citato è stato approvato dalla Giunta ormai da alcuni anni, tutte le delibere che lo hanno preceduto richiamando l'infermiere di famiglia e che hanno trovato applicazione, malgrado l'assenza del piano, per certi versi, non vedono altrettanto impegno per quanto riguarda gli infermieri di famiglia, che invece viene richiamato in ogni documento come una figura strategica per la prevenzione, per le cure dei nostri pazienti e per evitare proprio quegli afflussi in Pronto Soccorso di cui tanto discutiamo. Oggi un articolo su "La Stampa" della nostra Regione ci ha presentato il nuovo Direttore sanitario e conclude la sua presentazione dicendo che ci servono soluzioni creative e ai margini delle consuetudini. Non serve copiare quanto viene fatto nelle città metropolitane e in altre realtà molto più dense di popolazione della nostra. In passato, se lei si ricorda, Assessore, avevo detto che ci vogliono le idee; posso condividere quindi quanto detto dal nuovo Direttore sanitario.

Ci vogliono le idee, non serve copiare quanto ci dice il Ministero della sanità, non servono prevedere grandissime strutture perché poi vediamo che dobbiamo ricorrere alla collaborazione di cooperative esterne che non tanto tempo fa, mi ricordo lo scorso Consiglio, sono state oggetto di interpellanze da parte delle colleghe di PCP. Ora, per non voler entrare nel merito di quanto detto, la invito a cercare d'incrementare la presenza dell'infermiere di famiglia, anche in attesa che si compiano questi master, perché sennò è inutile scrivere nel 2019 di questa figura, formarne solo sei, si potevano fare degli accordi regionali, solo sei persone e poi dopo non dare servizio al territorio.

Cerchiamo quindi di impegnare dei professionisti della sanità, dipendenti del sanitario regionale in quest'attività che è di prevenzione; vuol dire che forse, se impegniamo un operatore sul territorio, evitiamo in futuro di impegnarne almeno cinque all'interno del presidio ospedaliero.

Presidente - Grazie collega. Come di consueto, dieci minuti per il cambio aria.

La seduta è sospesa dalle ore 11:15 alle ore 11:39. Dalle ore 11:40 riassume la presidenza il presidente Bertin.