Oggetto del Consiglio n. 2792 del 28 settembre 2023 - Resoconto
OGGETTO N. 2792/XVI - Interpellanza: "Strategie educative contro la violenza di genere, in particolare nei confronti delle donne appartenenti ad altre culture".
Bertin (Presidente) - Punto n. 50. Per illustrare l'interpellanza, ha chiesto la parola il consigliere Manfrin, ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - Registro con soddisfazione che alcuni colleghi provano un certo fastidio per le mie iniziative, nello specifico quando vanno a evidenziare alcune storture nella narrazione di una certa Sinistra che ci racconta che ci sono tutta una serie di gentili ospiti ben pagati che vengono a portare della cultura o a pagarci le pensioni, fanno i lavori che non vogliono fare gli Italiani, cioè votare il PD, però di questo avremo modo ancora di parlarne... gli Italiani non lo vogliono più fare e quindi bisogna trovare delle nuove schiere.
Quest'iniziativa prende spunto da una notizia di cronaca che è emersa a luglio sugli organi di informazione e purtroppo è una notizia che coinvolge la nostra regione. Da quanto è emerso e da quanto abbiamo riportato sul testo di quest'interpellanza, un uomo marocchino è stato sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento alla moglie e a denunciarlo è stata proprio la moglie che lo aveva sposato in Marocco a dicembre dopo un matrimonio combinato da familiari. 2023, matrimonio combinato da familiari, se questo non fosse sufficiente per capire il retroterra culturale in cui ci muoviamo, aggiungo un particolare: i due sono cugini. A febbraio la donna era riuscita a chiedere aiuto ai vicini e a chiamare la Polizia dopo l'ennesimo litigio. Che cosa ha scatenato questo litigio così forte? L'uomo aveva trovato un capello nel piatto. Questo ha provocato un'aggressione ai danni della donna perché non si può servire il marito con un capello nel piatto e la donna ha raccontato agli inquirenti di essere stata picchiata dal marito, che non la faceva uscire, la obbligava quando lui era a lavorare a stare dalle cognate dove sarebbe stata costretta a pulire e cucinare per tutti. Non è tendenzialmente quello che le amiche femministe dirimpettaie ci insegnano dovrebbe essere il trattamento rivolto alle donne, però su questi argomenti sappiamo che, quando a perpetrare questi comportamenti sono gli stranieri, non bisogna dire niente, perché è soltanto il patriarcato maschile etero, cisgender, bianco italiano che opprime le donne, mentre invece tutti gli altri sono portatori di cultura che vuoi condividere.
Allora per fare un po' di cultura anch'io, mi sono informato sull'Istat e ho guardato i dati sulle violenze contro le donne che per il 2022 raccontavano che, a fronte di una popolazione di stranieri residenti in Italia pari a circa 5.300.000 persone, quindi l'8,8% della popolazione totale, dei quali 4.300.000 stranieri e con un'età superiore a 14 anni ben il 41,7% di tutte le violenze sessuali era stata commessa da stranieri. Nel 2022 la propensione alla violenza sessuale degli stranieri è stata 7,7 volte maggiore a quella degli Italiani in una tendenza stabile dal 2014 ad oggi. Nel 2021 erano cittadini stranieri il 39,5% degli autori di violenza sessuale a processo, il 34,9% gli autori di violenza sessuale aggravata e ben il 44,7% degli autori di violenza sessuale di gruppo. I dati dell'ultima disposizione sull'argomento del 2023 raccontano ancora che un reato su tre in Italia è commesso da un immigrato e che il 39% delle violenze sessuali è compiuto dalla popolazione straniera attualmente pari all'8,7%.
Per chi l'ha seguito ieri su "Quarta Repubblica" c'è stato un servizio illuminante sulla città di Monfalcone, che è stata presentata come la città, purtroppo, più islamizzata d'Italia e gli effetti sono sconvolgenti. Io non so se avete visto le immagini ma si vedevano i mariti che camminavano in strada, belli tranquilli con le mani in tasca, le donne quattro o cinque passi indietro, tutte belle velate, cariche di borse e cose da portare e i loro mariti a spasso tranquilli davanti perché giustamente è così. La cosa imbarazzante era il giornalista che provava a fare delle domande a queste donne che dicevano: "No, non parlo italiano, non parlo italiano, non parlo italiano" e si affidavano al tutore, che era il marito, che parlava per loro, rispondeva per loro alle domande e andava bene così.
Per evitare quest'effetto, è bene prevenire, prevenire è meglio che curare e per questo abbiamo ritenuto opportuno la presentazione di quest'iniziativa, perché, come risulta dal piano triennale degli interventi contro la violenza di genere, anche in Valle d'Aosta - e questo è un dato che emerge in maniera netta ed era nelle premesse del piano che poi è stato discusso qui in Consiglio - il 30% degli autori di violenza sulle donne è di origine straniera, ma questo fatto, nonostante noi lo avessimo detto - ricordo anche con il collega Perron l'abbiamo ribadito più volte -, nonostante i rilievi che abbiamo fatto, non è stato recepito all'interno del piano.
Abbiamo quindi richiamato nell'interpellanza la Convenzione di Istanbul, che, in relazione alle violenze perpetrate da stranieri, afferma di riconoscere con profonda preoccupazione che le donne e le ragazze sono spesso esposte a gravi forme di violenza, tra cui la violenza domestica, le molestie sessuali, lo stupro, il matrimonio forzato, i delitti commessi in nome del cosiddetto "onore" e le mutilazioni genitali femminili. Di questo non se ne parla ma che è usanza, sapete benissimo, non certo dei Paesi europei o occidentali, ma sono usanze di Paesi differenti, che costituiscono una grave violazione dei diritti umani delle donne e delle ragazze, il principale ostacolo di raggiungimento della parità dei sessi. Proprio per questo motivo quindi è curioso rilevare come nel piano non vi siano strategie per prevenire la violenza di genere perpetrata da cittadini stranieri in nome della propria fede e cultura: ecco perché, per tramite di quest'interpellanza, Assessore, le chiedo se sia intenzione del Governo regionale mettere in campo delle strategie atte a educare alla cultura del rispetto di tutte le componenti della nostra società, con particolare riferimento a chi proviene da culture che considerano una donna come beneficiaria di minori diritti.
Presidente - Risponde l'assessore Marzi.
Marzi (SA) - La metodologia seguita per la redazione del Piano regionale approvato dal Consiglio ha visto un'ampia concertazione tra tutti gli attori sociali e istituzionali a diverso titolo interessati al tema.
La costruzione partecipata dei contenuti del Piano ha visto includere i lavori interni al forum permanente e dei focus group coordinati dall'Università della Valle d'Aosta con la partecipazione di ben quindici portatori di interesse. La raccolta e l'analisi dei dati è stata effettuata sulla base di strumenti a valenza scientifica definiti dall'Università della Valle d'Aosta. Il piano individua azioni di sensibilizzazione, prevenzione, formazione e informazione, protezione e sostegno previste nel Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne. La violenza basata sul genere è un fenomeno sociale complesso che ha radici culturali antiche e profonde e largamente diffuso su scala mondiale e che interessa tutte le Nazioni di radici e valori storici culturali e religiosi differenti. Al di là delle comuni credenze sociali, si tratta di un fenomeno che appartiene a tutti gli Stati sociali, esiste in tutti i Paesi, attraversa tutte le culture, le classi, le etnie, i livelli di istruzione, di reddito e tutte le fasce di età. È assolutamente fondamentale considerare quest'assunto di base in quanto evidenzia come nessun contesto e soprattutto nessuna cultura ad oggi sia estranea alla violenza maschile sulle donne. Riferendosi, ad esempio, al contesto valdostano e prendendo in esame i dati 2022, sono cinquantasei gli accessi al Centro donne contro la violenza di Aosta che si sono rivolte al servizio per richiedere aiuto e supporto: di queste, quattordici, il 25%, è di nazionalità straniera, mentre quarantadue, il 75%, è di nazionalità italiana. Con riferimento al profilo del presunto maltrattante, risulta che quarantaquattro siano di nazionalità italiana a fronte di dodici di nazionalità straniera.
Come si evince dai dati che ho citato, la violenza sulle donne interessa persone afferenti sia alla cultura italiana, sia alle culture straniere. Sicuramente la matrice culturale è in ogni caso un fattore da attenzionare. Ogni cultura infatti si caratterizza per distinti concetti e costruzioni di idee e di ruoli di genere oltre che di famiglia. Abbiamo quindi previsto, proprio nel senso da lei auspicato, che una delle azioni formative specifiche riguardi i mediatori interculturali. Queste figure sono importanti anche e soprattutto per la comprensione del sistema di valori della cultura del Paese ospitante e delle differenze con la cultura di origine, per consentire una migliore integrazione nel tessuto sociale. Il mediatore ha anche il compito di far emergere i casi di violenza che talvolta non sono riconosciuti dalla vittima stessa a causa della normalizzazione di certi comportamenti riferiti al retroterra culturale di appartenenza. Inoltre aiuta a spiegare il linguaggio non verbale delle donne e le eventuali differenze culturali nella percezione della violenza. Le azioni sono quindi volte a:
1) continuare a investire nella formazione degli operatori e mediatori interculturali coinvolti nella gestione e nella presa in carico di situazioni di violenza di genere;
2) potenziare le campagne di sensibilizzazione per raggiungere la maggior platea di popolazione possibile;
3) avviare i percorsi di presa in carico e trattamento degli uomini autori di violenza o potenziali tali.
È fondamentale infatti agire anche su coloro che mettono in atto le condotte violente intervenendo, ad esempio, sull'assunzione di responsabilità della violenza commessa. Vanno inoltre sviluppate percezione, consapevolezza degli effetti dannosi e deleteri della violenza sulla salute delle persone, sulla funzione genitoriale, sullo sviluppo psicofisico dei figli. Il necessario cambiamento culturale passa infatti anche attraverso la revisione critica degli atteggiamenti difensivi di negazione, minimizzazione e colpevolizzazione della vittima.
Presidente - Per replica, la parola al consigliere Manfrin.
Manfrin (LEGA VDA) - Grazie Assessore per la sua performance che cerca di rimanere il più aderente possibile al maggiore conformismo che si sente sui media tradizionali, che dice: "Siamo tutti uguali, non c'è nessuna differenza, va tutto bene così" e quant'altro. Non che io dica che ci sono persone che valgono meno, assolutamente, ma purtroppo ci sono culture differenti, ci sono culture che considerano la donna in una certa maniera e ci sono culture che considerano la donna in un'altra maniera; questo è un dato di fatto e sfido chiunque a smentirlo: per esempio, potremmo fare una verifica sulla cifra delle infibulazioni e potremmo vedere quante ne vengono perpetrate in Occidente e quante ne vengono perpetrate nei Paesi del Nord Africa o del Sudafrica, tutta l'Africa in generale, e vedere qual è la differenza, come collimano i dati e soprattutto se in Occidente vengono perpetrate, chi sono gli autori e avremmo delle sorprese.
Così come sono certo, Assessore, che lei giustamente ha avuto modo, la possibilità e anche l'abilità di prendere dei dati e di citarli quasi a sua discolpa; io però la inviterei rispetto a quando cita, per esempio, la nazionalità a fare una verifica. Io ho parlato di culture e non di nazionalità, perché una persona può essere di nazionalità di un paese piuttosto che di un altro ma la sua cultura di origine essere ben diversa. Io posso essere una persona che ha una nazionalità italiana ma avere una provenienza e una cultura che non è quella italiana. La persona che, per esempio, ha perpetrato la violenza nel caso di specie che le ho descritto potrebbe essere una persona che ha in tasca la carta di identità italiana ma che ovviamente proviene da quella zona culturale che purtroppo considera la donna destinataria di meno diritti rispetto all'uomo. Il fatto che lei provi a dire che non è vero quello che le ho detto mi spiace un po' perché nega la realtà. Io però ho messo lì i dati e quindi per me non è un problema. Peraltro le ho anche citato - l'avevo fatto anche in Commissione, ci sono i verbali - di come nella relazione che era stata inserita sul piano di prevenzione della violenza si evidenziava come ci fosse il 30% degli autori di violenze che avevano un altro tipo di cultura.
Detto questo, io leggo che lei si richiama e si affida totalmente ai mediatori interculturali. Io le faccio tanti auguri, soprattutto faccio tanti auguri alle donne che purtroppo si troveranno ad avere a che fare con situazioni di questo tipo, mi auguro che non succeda mai e non debba mai succedere, mi auguro che mai dovremmo tornare in quest'aula a parlare di atti come quelli che le ho descritto. Purtroppo credo che se non si mettono in campo azioni di prevenzione specificamente destinate proprio alle tipologie che le ho elencato, io ho paura e temo che quello che le ho preconizzato si avvererà. Mi auguro davvero di potermi sbagliare e mi auguro davvero di non dover più tornare sull'argomento. La ringrazio.