Oggetto del Consiglio n. 2790 del 28 settembre 2023 - Resoconto
OGGETTO N. 2790/XVI - Interpellanza: "Azioni volte ad assicurare il servizio di supporto psichiatrico e psicologico presso la Casa circondariale di Brissogne".
Bertin (Presidente) - Punto n. 48 all'ordine del giorno. Ha chiesto la parola il consigliere Manfrin, ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - Con quest'interpellanza abbiamo deciso di porre l'accento sui gravissimi fatti che purtroppo hanno visto protagonista il carcere di Brissogne, una struttura che patisce l'assenza ormai da moltissimi anni di un direttore in pianta stabile. Su questo mi preme ricordare che abbiamo già presentato, e peraltro era stata anche approvata una mozione - guardo l'allora presidente Lavevaz - rispetto all'esperimento di un concorso regionale per individuare e nominare un Direttore valdostano del carcere, procedura che ci avrebbe permesso di addivenire in maniera rapida ad una soluzione, ma che ad oggi ancora langue. A fronte di questo però la struttura del carcere di Brissogne è purtroppo tristemente protagonista in maniera continuata di episodi di cronaca. È inutile ricordare come la struttura ospiti per la stragrande maggioranza al suo interno detenuti di origine straniera e di come purtroppo la struttura all'interno di questa popolazione carceraria ospiti una percentuale molto alta di quei detenuti che prima avrebbero occupato i cosiddetti "ospedali psichiatrici giudiziari" e che però oggi, a fronte della chiusura di quelle strutture, vengono collocati in strutture con detenuti comuni, chiamiamoli così. Purtroppo le condizioni, la tensione o le regole... ricordiamo la geniale idea degli allora Ministri democratici, il Partito Democratico, di strutturare quella che viene definita una sorveglianza dinamica, perché è brutto tenere i detenuti in una cella, quindi sorveglianza dinamica significa - io l'ho sperimentata perché sono entrato nel carcere più volte a fare visite - che tu stai in un braccio e tutte le celle sono aperte e i detenuti girano liberamente per tutto il braccio in maniera incontrollata. Quella sorveglianza dinamica produce degli effetti negativi, soprattutto se all'interno della struttura vi sono detenuti con problemi psichiatrici. Voglio citare solo due esempi su tutti, ce ne sarebbero decine quest'anno purtroppo. Questi sono quelli che sono saliti agli onori delle cronache e sappiamo benissimo che spesso vi sono anche episodi che non ci arrivano e che rimangono purtroppo nel segreto delle mura della struttura ma che accadono. Il 4 di aprile - io vi leggo quelle che sono state le notizie rese note - "Serata di violenza all'interno del carcere di Brissogne, tra lunedì e martedì un detenuto psichiatrico ha aggredito con calci e pugni quattro agenti di Polizia penitenziaria che sono dovuti ricorrere alle cure del Pronto Soccorso. Il detenuto ha poi devastato il reparto prima di essere contenuto e sedato dal 118, che l'ha poi trasferito al Reparto di psichiatria dell'Ospedale regionale. Sono mesi che il Provveditorato assegna continuamente soggetti psichiatrici che hanno destabilizzato il carcere aostano provocando eventi critici quotidiani con ripetute aggressioni e ferimenti malgrado gli sforzi del personale e del Comandante, che stoicamente non si sottraggono a questo massacro". Questo lo ha dichiarato il sindacato di Polizia OSAPP. Il 7 luglio, un detenuto probabilmente psichiatrico - leggo sempre quanto riferito dalla notizia - ha aggredito un agente di Polizia penitenziaria sferrandogli un pugno al volto e procurandogli diversi graffi sul collo. L'agente è tuttora in Ospedale". Sempre a renderlo noto è stato l'OSAPP, che precisa: "Lo stesso detenuto è stato più volte segnalato come un soggetto di difficile gestione ma solo oggi è stato escluso dalla vita comune nonostante i vari episodi di cui si è reso responsabile. Lo stesso detenuto nella giornata di lunedì aveva dato una gomitata a un agente di Polizia penitenziaria, che l'aveva invitato ad aspettare a lasciare il locale di infermeria. Sempre nella giornata di lunedì, durante la perquisizione ordinaria nel tentativo di impedire che due detenuti arrivassero allo scontro un altro agente è dovuto ricorrere alle cure sanitarie con prognosi di 15 giorni. "Oramai da molti giorni - prosegue la nota OSAPP, che appunto è il sindacato che ha reso note le aggressioni - si vive questa difficile situazione di ordinaria follia. Il carcere di Aosta è da anni senza il Direttore e Comandante titolari, come OSAPP siamo stanchi di denunciare questa situazione, che ad oggi è sempre più difficile in danno solo e solamente della Polizia penitenziaria abbandonata a sé stessa e in gravissima penuria di organico".
La cronaca ci ha purtroppo anche regalato recentemente - questa è notizia del 20 settembre - un'indagine che è stata avviata dalla Procura di Aosta sull'uso di droghe e telefonini nella Casa circondariale di Brissogne, penso che tutti abbiamo visto quanto è accaduto. Da quanto è emerso, pare che alcuni detenuti e le loro compagne portavano hascisc o oppioidi nel carcere durante i colloqui, occultandoli nelle parti intime per sfuggire ai controlli e alle telecamere e poi le estraevano durante le sedute e le consegnavano ai detenuti. Per le indagini iniziate a marzo 2022 sono state utilizzate alcune intercettazioni telefoniche grazie alle quali è emerso come la droga in alcuni casi sia stata lanciata letteralmente oltre le mura del carcere, probabilmente con l'uso di una fionda durante l'ora d'aria dei detenuti. Nell'ambito della stessa inchiesta è stato scoperto un uomo accusato di rapina e ristretto ai domiciliari a Cagliari che è arrivato ad Aosta per costituirsi. L'uomo nascondeva un tubo termosaldato con circa 30 grammi di hascisc da introdurre in carcere.
Tutto questo, purtroppo, è un qualcosa che si ripercuote in maniera assolutamente negativa sul personale di Polizia penitenziaria. Le costanti aggressioni, la costante tensione, la costante pressione che i detenuti esercitano sul personale di Polizia è qualcosa che inevitabilmente si ripercuote sul personale di Polizia stesso, che purtroppo vive le stesse ristrettezze e le stesse limitazioni che vivono i detenuti. Alcuni agenti di Polizia penitenziaria vivono nella struttura penitenziaria, ovviamente non nelle celle ma in alloggi che sono all'interno della struttura e inevitabilmente lavorano per diverse ore a contatto con i detenuti. Noi ci preoccupiamo del personale di Polizia che opera all'interno del carcere. È giusto che i detenuti stiano lì, perché oggi sappiamo benissimo qual è l'attuale gestione: se tu hai una condanna che è inferiore ai 4 anni, il carcere non lo vedi neanche con il binocolo, quindi per finire in carcere con una condanna superiore ai 4 anni devi aver commesso qualcosa di particolarmente afferrato. Il problema è che queste persone che commettono questi crimini così efferati scagliano la loro frustrazione sul personale di Polizia, il personale di Polizia che è quotidianamente impegnato per cercare di tutelare la nostra incolumità, e molte delle indagini, tra cui quella che riguarda la droga portata all'interno del carcere così come i telefoni, vengono condotte dal personale di Polizia penitenziaria, però non può rimanere abbandonato.
Lei, Assessore, sa quante volte abbiamo portato in quest'aula il problema del sostegno psicologico al personale di Polizia che può sembrare poca cosa a fronte di queste aggressioni e di questi fatti di cronaca, ma è sempre un passo in più per cercare di aiutare le Forze dell'ordine che quotidianamente si impegnano per garantire la nostra sicurezza. A fronte di questo, dei ripetuti solleciti e a fronte delle ripetute richieste, sostanzialmente quello che si è ottenuto è un supporto psicologico a favore dei detenuti. Al netto del fatto che, a fronte della presenza dei detenuti psichiatrici forse più che un servizio psicologico servirebbe un servizio psichiatrico, questo è presente ma è presente per poche ore, il problema è invece la pressione che viene esercitata sul personale di Polizia, quindi per quanto possiamo, al netto di tutto quello che potremmo fare, per esempio, con la questione del concorso, spero prima o poi verrà affrontata, una mozione è già stata approvata da quest'Aula e bisogna semplicemente prendere i provvedimenti per reperire un Direttore. Riteniamo che offrire un supporto alle Forze di Polizia sia il minimo che una Regione può fare per dimostrare la propria vicinanza, il proprio attaccamento e il proprio supporto a chi ci difende quotidianamente.
Con questa interpellanza le chiedo se a fronte della segnalazione del sindacato di Polizia penitenziaria sia intenzione del Governo regionale effettuare i dovuti approfondimenti per assicurare l'opportuno servizio di supporto psichiatrico e psicologico alla struttura e al personale in servizio.
Presidente - Risponde l'assessore Marzi.
Marzi (SA) - Proviamo a utilizzare l'iniziativa del collega Manfrin per dare delle buone notizie, ovviamente rispetto alla domanda specifica che lei ha detto, già conosce la risposta ma già sa anche che, per motivi tecnici, la risposta non può che essere quella che a breve darò.
Il Dipartimento di salute mentale dell'Azienda USL fornisce alla Casa circondariale di Brissogne assistenza ai detenuti affetti da disturbi psichici e/o dipendenze patologiche e, per garantire la continuità assistenziale di pronto intervento nei casi di urgenza, ha attivato le visite psichiatriche a distanza, come da lei richiamato. La questione, attinente alla sanità presso la Casa circondariale, è un argomento di grande attenzione da parte dell'Assessorato ed è disciplinato da un protocollo d'intesa tra il Ministero della Giustizia e la Regione Autonoma Valle d'Aosta. In occasione, tra l'altro, dell'ultima riunione della Commissione paritetica che si è svolta lo scorso 21 luglio, si sono affrontati diversi argomenti afferenti all'assistenza sanitaria in carcere. In particolare si è deciso di valutare l'eventuale rimodulazione della presenza del medico durante l'arco della giornata a maggior copertura di fasce orarie che risultano di maggiore necessità. Si è valutato di potenziare l'informativa e la preparazione dei medici di continuità assistenziale che intervengano presso la Casa circondariale, quando si parla dei medici di continuità assistenziale, di fatto una volta si sarebbe parlato di guardie mediche. Si è valutato urgente implementare il servizio di teleconsulto per evitare al massimo gli spostamenti dei detenuti per garantire un'assistenza sanitaria medica specialistica più assidua.
Alla Commissione paritetica, peraltro, ha poi fatto seguito l'incontro pochissimi giorni fa, lo scorso 20 settembre, dell'Osservatorio regionale disciplinato dall'articolo 8 del protocollo d'intesa di cui sopra. In tale occasione gli Assessorati coinvolti hanno relazionato sulle attività di competenza in relazione ai rapporti con la Casa circondariale. Il Provveditore interregionale ha espresso soddisfazione assoluta per l'operato sin qui svolto che evidenzia che nella nostra regione è presente una particolare attenzione ai temi e alle necessità della Casa circondariale: non soltanto il Provveditore ma, tra l'altro, anche la Direttrice facente funzioni.
Le diverse figure professionali coinvolte nell'attività sono: un medico di psicoterapia con un massimo di dieci ore a settimana; uno psichiatra con qualifica di psicoterapeuta, per un massimo di dieci ore a settimana; un assistente sociale, per un numero variabile in genere pari a dieci ore; uno psicologo con la qualifica di psicoterapeuta per l'effettuazione di colloqui e test psicodiagnostici, per un massimo di dieci ore al mese. Quest'assetto attuale ha consentito un miglioramento all'assistenza offerta e una riduzione senza precedenti di alcuni tipi di farmaci assunti abitualmente in carcere fino ad arrivare alla loro sospensione, cosa questa che migliora sia il clima da parte dei detenuti che, naturalmente, di coloro i quali devono con loro operare.
Per continuare a garantire la continuità assistenziale e il pronto intervento nei casi di urgenza sono state attivate le visite psichiatriche a distanza, come da lei richiamato, e la telepsichiatria che consente di limitare il trasferimento degli utenti verso i servizi ospedalieri solo ai casi di grave necessità, evitando in tal modo di appesantire gli stessi e di arrecare ulteriori difficoltà alle turnazioni del personale in custodia. Sul tema l'Azienda USL evidenzia inoltre che solo pochissime istituzioni carcerarie dispongono di reparti di osservazione psichiatrica interni. Nei casi di soccorso a tali strutture i ricoveri hanno una durata di poche settimane, con rientro del paziente detenuto alla Casa circondariale di provenienza qualora il disturbo non sia ostativo alla detenzione.
Gli impegni relativi al benessere organizzativo e al supporto psicologico agli operatori e agli agenti di custodia, ai quali siamo vicinissimi, presso la Casa circondariale di Brissogne sono naturalmente posti in capo al datore di lavoro. Trattandosi tuttavia di temi rilevanti e di portata più ampia in un contesto molto particolare, si è inteso dare loro uno spazio importante nel Piano di azione regionale triennale 2024-2026. Il piano tratta la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi finalizzato al reinserimento socio-lavorativo delle persone sottoposte a provvedimenti dell'Autorità giudiziaria limitativi o privativi della libertà personale. Il piano è in fase di elaborazione, in concentrazione con tutti i portatori di interesse e finanziato con i fondi assegnati alla Regione Valle d'Aosta da parte della Cassa delle ammende per euro 600 mila nel triennio. Tra le altre azioni da realizzare nel triennio 2024-2026 la cabina di regia ha previsto l'attivazione di interventi psicologici e di formazione sia a supporto del personale operante presso la Casa circondariale di Brissogne, sia per gli attori coinvolti nella presa in carico di detenuti anche nei casi di esecuzione penale esterna, domiciliare, semilibertà o affidamento in prova ai servizi sociali.
Presidente - Per la replica, ha chiesto la parola il consigliere Manfrin, ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - Le chiederei un cenno, Assessore, perché lei mi ha detto che mi avrebbe risposto rispetto alla Polizia penitenziaria ma poi non mi ha risposto, quindi ritiene di aver risposto dicendo che la sua risposta non mi sarebbe piaciuta? Perfetto, allora lei aveva annunciato una risposta ma poi non l'ha completata. Purtroppo lei si è limitato a fare quello che ha fatto già altre volte, cioè ad allargare metaforicamente le braccia e dire: "Non metteremo in campo questo servizio". Io sinceramente non riesco a comprendere le motivazioni, mi piacerebbe...
(intervento di un Consigliere, fuori microfono)
...non è vero, c'è un protocollo che permette di istituire un servizio di supporto psicologico che può essere aperto anche al personale di Polizia. Una persona che viene invitata presso il carcere e viene messa a disposizione della struttura può fungere sia da supporto psicologico per i detenuti che per il personale di Polizia.
Io credo che vi sia una certa cecità nel fare queste scelte. Lei ha snocciolato dei numeri e ha detto anche che sostanzialmente, per merito di questo servizio, molti detenuti hanno smesso la loro dipendenza da un certo tipo di farmaci e da un certo tipo di sostanze; in realtà, le devo dire, Assessore, che le hanno riferito male. Quella di non concedere farmaci, nello specifico, per esempio, il metadone o altri farmaci di questo tipo, è una precisa scelta della struttura circondariale di Brissogne, che dice: "Se tu hai una dipendenza, c'è una certificazione medica che dice che tu devi assumere certi farmaci, quei farmaci li assumi; in caso contrario tu quei farmaci non ne hai più", in maniera che così si hanno questi detenuti che sono sicuramente meno dipendenti, con meno sbalzi d'umore, con meno agitazione e quant'altro. Questa è una precisa politica voluta e fatta non da oggi ma da diverso tempo da parte della Casa circondariale di Brissogne, quindi non è frutto, non è figlia di una scelta fatta dal protocollo, ma è figlia di una scelta che il personale amministrativo e di Polizia che lavora all'interno della struttura ha effettuato, quindi non possiamo assommarlo e annoverarlo fra i successi del protocollo né della disposizione, peraltro neanche con la scarsità di ore a disposizione che mi ha messo.
Mi spiace, Assessore, ma io mi dichiaro ovviamente non soddisfatto rispetto alla sua risposta ma giustamente lei mi ha fornito uno spunto; lei dice che è esclusivamente in capo al datore di lavoro. Io verificherò questo cosa, verificherò se non sia possibile o sia assolutamente impossibile che il personale che opera presso la struttura sia utilizzato anche per supportare il personale di Polizia penitenziaria e poi ci torneremo, come ritorneremo a incontrarci per confrontare le rispettive informazioni.