Oggetto del Consiglio n. 2599 del 20 giugno 2023 - Resoconto
OGGETTO N. 2599/XVI - Discussione generale congiunta sull'approvazione, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, della l.r. 5/2000, del piano regionale per la salute e il benessere sociale 2022-2025 e sulla mozione: "Impegno dell'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali a superare le varie criticità legate al piano regionale per la salute e il benessere sociale 2022/2025".
Bertin (Presidente) - Punti n. 3.01 e n. 4, che, come detto, sono affrontati congiuntamente. Ha chiesto la parola l'assessore Marzi, ne ha facoltà.
Marzi (SA) - Il Piano per la salute e il benessere sociale è un documento di programmazione regionale che stabilisce quali debbano essere nel periodo di riferimento le priorità di intervento strategiche in ambito sanitario e sociale da realizzare in Valle d'Aosta. Tali priorità sono conseguenti alla definizione di fabbisogni rilevati a seguito delle analisi di contesto e applicano al contesto regionale, stante le sue specificità, le riforme della programmazione nazionale ed europea sulle quali l'autonomia della Regione può connaturare le modalità di attuazione più idonee alle proprie esigenze territoriali.
L'ultimo PSBS, approvato con legge regionale 34/2010, fa riferimento al triennio 2011-2013, per cui è evidente l'urgenza con la quale oggi la Valle d'Aosta si trova a dover colmare un divario di potenzialità di sviluppo e di diritti di accesso al welfare regionale per la salute e il benessere sociale rispetto all'evolversi dei bisogni e del contesto.
A livello sanitario la spinta alle riforme è stata condizionata dalle molte criticità emerse durante la pandemia: il PSBS infatti è il contenitore nel quale sono esplicitate le nuove strategie di politica sanitaria e sociale.
Stanno discendendo, in maniera coerente e conforme, gli atti del Governo regionale in considerazione delle risorse necessarie e di quelle disponibili in termini economico-finanziari di personale e di tecnologia.
Siccome molte delle linee di indirizzo programmatorio nazionale sono di pertinenza della Regione, nell'ultimo anno - quindi dall'aprile 2022 all'aprile 2023, da quando cioè il piano è stato approvato con delibera di Giunta regionale 394/2022 - sono stati numerosi gli atti della Giunta stessa che hanno dato applicazione a obiettivi previsti dal PSBS oggi in discussione per attuare i nuovi orientamenti nazionali, adeguare i servizi e incentivare le possibilità di sviluppo e di assistenza del sistema di welfare regionale.
Prima però di arrivare al dopo, è opportuno parlare del percorso condiviso e aperto che ha portato a definire il PSBS. Il PSBS infatti è stato predisposto secondo una metodologia di programmazione partecipata e indicata come "buona pratica" anche da AGENAS e già applicata con efficacia in alcune Regioni quali Trentino Alto Adige, Toscana ed Emilia Romagna. La partecipazione del cittadino è infatti riconosciuta quale principio fondante del Servizio sanitario nazionale, affidando alle Regioni il compito di definirne le modalità. Sul metodo di predisposizione e partecipazione al PSBS, in rispetto al principio della trasparenza, sono state approvate due DGR dedicate alle modalità di predisposizione: la prima, la 52/2019 del collega Baccega, si è resa necessaria a causa della pandemia; la seconda delibera, la 928/2021 del collega Barmasse, ha spostato le modalità di incontro e proposta in presenza a quelle on-line.
Di seguito descrivo sommariamente le quattro fasi di costruzione del piano al netto degli approfondimenti avuti con gli organi consiliari politici.
Nella prima fase viene istituito un gruppo di lavoro ristretto interno al Dipartimento e composto dai dirigenti regionali competenti.
Nella seconda fase questo primo documento è sottoposto alla prima consultazione pubblica con gli esperti e gli addetti ai lavori.
Nella terza fase si avvia la consultazione pubblica e il percorso di programmazione locale partecipata più ampio che coinvolge i cittadini, i portatori di interesse, chiunque desideri fornire un contributo alla stesura del documento attraverso l'accesso alla piattaforma democratica on-line. La piattaforma è rimasta aperta dal 17 novembre al 17 dicembre 2021, i contributi sempre per trasparenza sono stati presentati al pubblico in una serata di istituzione pubblica nel salone di Palazzo regionale il 17 febbraio del 2022 con un intervento da parte del collega Barmasse.
La quarta e ultima fase impegna nuovamente il gruppo di lavoro sui contenuti pervenuti sulla base della loro rilevanza e fattibilità selezionando e recependo quelli che saranno stati valutati come ricevibili e quindi integrabili nel documento del piano. In un mese sono stati registrati oltre 500 accessi alla piattaforma con 50 contributi segnalati.
Il recepimento di tali contributi è stato reso dall'Istituzione pubblica attraverso lo strumento della piattaforma democratica on-line, concludendo quindi il percorso partecipativo con la rielaborazione tecnica e la stesura finale del documento, poi formalizzato con atto della Giunta e inviato al Consiglio regionale per l'approvazione.
La prima versione del documento è stata quindi aperta alla prima consultazione (giugno 2021), quella riservata agli addetti ai lavori e ai principali portatori di interesse, associazioni dei cittadini, secondo modalità "in presenza" conforme alle procedure prescritte in corso di pandemia. Consultazione nello specifico con: la Direzione strategica dell'Azienda USL, il Direttore di direzione medica di presidio territoriale e prevenzione degli Enti locali (giugno 2021); medicina convenzionata (luglio 2021); terzo settore (ottobre 2021); organizzazioni sindacali del personale dipendente del Servizio sanitario regionale (ottobre 2021); organizzazione dei rappresentanti dei cittadini (novembre 2021); per ricevere da tutti contributi e arricchimenti all'interno di una discussione politica e non solo tecnica. Questa fase si conclude infatti con una rielaborazione tecnica della prima bozza del documento di piano da parte del gruppo di lavoro intra-assessorile che procede declinando le macroaree strategiche in obiettivi di salute e benessere sociale.
Il lungo percorso di predisposizione del lavoro si è caratterizzato nell'ultimo periodo anche da elementi quali, da un lato, la fine della pandemia e, dall'altro, l'azione di rilancio del servizio sanitario. Quest'ultimo in particolare, per quanto attiene i servizi sanitari territoriali, a seguito dell'approvazione del DM 77/2022 anche con gli investimenti avviati grazie ai finanziamenti del PNRR e dell'ambito sociale con l'applicazione del Piano sociale nazionale e relativi Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali, che poi definiremo LEPS, divenuti per tutte le Regioni oggetto di diritto esigibile da SDI.
Il Piano regionale per la salute e il benessere sociale 2022-2025, che per oltre un anno è stato all'esame della Commissione consiliare competente, traccia un percorso e definisce la cornice per affrontare, con successivi atti di carattere politico e amministrativo, le sfide lanciate dall'attuale contesto sanitario, ma soprattutto sociale ed economico.
Il principale problema oggi è per la sanità la difficoltà dei cittadini nell'ottenere risposte in tempi consoni al bisogno sanitario espresso con la priorità clinica assegnata. Ciò è dovuto in parte alla difficoltà di reperimento di alcune figure sanitarie e in parte a processi di riorganizzazione da avviare sui quali l'Assessorato, in collaborazione con l'Azienda USL, sta lavorando seguendo quanto il precedente piano propone in termini di linee strategiche.
Per le politiche sociali siamo impegnati a concretizzare un insieme di misure volte a fronteggiare l'aggravarsi delle situazioni di povertà ed esclusione sociale, aggravate dall'impatto della pandemia e che hanno avuto esito nell'approvazione del Piano regionale per la misura a contrasto della povertà e dell'esclusione sociale 2023-2025.
Elemento sostanziale del PSBS è senz'altro la piena attuazione dell'integrazione socio-sanitaria attraverso la realizzazione dei Punti Unici di Accesso (PUA), quale interfaccia per la manifestazione dei bisogni di assistenza sanitaria e sociale dei cittadini, comportando una necessaria collaborazione e un costante confronto tra operatori della sanità e dell'ambito dei servizi sociali.
Anche la recente approvazione del Piano per la non autosufficienza 2023-2025 costituisce l'avvio di un percorso di strutturazione dei livelli essenziali delle prestazioni, cioè dei LEPS, per le fasce più fragili della popolazione e realizza la piena inclusione sociale attraverso il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse che fanno parte del terzo settore.
Tutto ciò premesso, di seguito sono elencati alcuni dei punti che costituiscono la strategia del rilancio per ciascuna delle macroaree di riferimento. Il principio che è alla base del Piano pluriennale e strategico infatti è che la salute e il benessere sociale devono costituire attenzione e impegno comune per condurre ogni decisione e ogni azione determinanti per il potenziale di sviluppo sostenibile di una società. Ha due finalità evidenti: la prima, il miglioramento della condizione di salute e di benessere delle persone, questo è riferito in assenza e presenza di malattia, indipendentemente dalla loro età, genere o condizioni sociali; la seconda, il miglioramento del complesso sistema di offerta organizzata integrata di servizi pubblici e privati convenzionati atta ad assicurare la migliore condizione di salute e benessere sociale e assicurando qualità e sostenibilità nel tempo al sistema regionale. A queste due finalità corrispondono le cinque macroaree in cui il piano è strutturato, da declinare all'interno di specifici ambiti di intervento e obiettivi. Fanno seguito, attraverso appositi atti della Giunta regionale e dirigenziali, delle azioni collegate da realizzare nell'arco del periodo di riferimento del piano. Come avrete modo di vedere in tal senso, tanti di questi atti che declinano il PSBS sono naturalmente del 2022, da cui il nome "Piano della salute e del benessere sociale 2022-2025". Il piano individua infatti quattro macroaree tematiche e una macroarea a valenza trasversale: la prevenzione, al centro delle politiche per la salute e il benessere sociale; una nuova rete territoriale dei servizi come risposta integrata per la salute e il benessere dei cittadini; l'assistenza sanitario-ospedaliera in una nuova logica produttiva e funzionale di rete; la programmazione dei servizi sociali in una logica di welfare integrativo e generativo; la governance trasversale e il sistema regionale per la salute e il benessere.
Tutto ciò premesso, di seguito elenchiamo gli atti regionali, che, da un lato, hanno già recepito le indicazioni nazionali ed europee e, dall'altro, hanno definito le peculiari strategie regionali stabilite nel PSBS relativamente alle singole macroaree.
Macroarea 1, la prevenzione: va riorganizzato il Dipartimento prevenzione nelle sue funzioni e nella sua efficacia di risposta ai problemi in fase ordinaria come dimostrato in un'eventuale fase pandemica. Strumenti di programmazione adeguati, come il Piano pandemico regionale e il Piano regionale della prevenzione, sono alla base del percorso di riordino e riqualificazione di un ambito strategico nel contrastare l'insorgenza delle malattie acute e croniche trasmissibili e non. Strategico in quest'area sarà il ruolo che il Dipartimento di prevenzione assumerà a supporto e collaborazione con i distretti e l'Azienda USL sia in termini di analisi epidemiologica, sia in termini di progettazione di interventi mirati ed efficaci sui rischi per la salute della popolazione. Il PSBS formalizza inoltre la collaborazione con ARPA VdA per l'analisi di malattie che hanno determinanti certi di origine ambientale. Questo, da un punto di vista sostanziale, a dimostrazione che il piano è in piena declinazione e vanno ricordate la DGR 240/2022 e la DGR 1119/2022.
Per quanto riguarda l'assistenza territoriale è sicuramente la macroarea più rilevante, assieme a quella ospedaliera. Il PSBS delinea gli obiettivi di riorganizzazione dell'assistenza territoriale, che garantiscono la capillarità dei servizi e garantiscono una maggiore equità di accesso agli stessi, individuando nell'attività degli ambulatori dei medici di assistenza primaria e medici di medicina generale - che comprenderà gli ex medici di base e gli ex medici di continuità assistenziale o guardia medica e in quella dei medici e dei pediatri di libera scelta - lo strumento cardine per garantire il servizio in un territorio complesso come quello valdostano, costituito in prevalenza da aree interne e di montagna. Vi sarà l'istituzione delle aggregazioni funzionali territoriali o AFT dei medici di medicina generale e dei medici pediatri di libera scelta, già approvate dalla Giunta nel dicembre dello scorso anno, queste opereranno infatti in collegamento e in collaborazione con i servizi assistenziali delle quattro case di comunità adibite ad alta e media intensità. Questa prospettiva renderà ancor più strategico il ruolo dei medici di assistenza primaria ai quali saranno dedicati nuovi percorsi formativi.
È inoltre in fase di realizzazione l'iter di approvazione degli atti costitutivi dell'AFT a seguito dei quali saranno discussi con le organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale gli accordi integrativi regionali per la loro attivazione. Questi prevederanno la disciplina dei servizi ad accesso diretto, la definizione dei nuovi modelli organizzativi e associativi dei medici del ruolo unico di assistenza primaria e la costituzione di un tavolo di lavoro con l'obiettivo di avviare un processo finalizzato alla semplificazione prescrittiva e alla riduzione dell'eccessiva burocratizzazione dell'attività dei medici del ruolo unico di assistenza primaria.
La riorganizzazione dell'assistenza territoriale prevede inoltre - e qui arriviamo a due termini che hanno accompagnato l'ultimo anno - la struttura territoriale denominata "ospedale di comunità", che prevede ricoveri brevi e che svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, con la finalità di evitare ricoveri ospedalieri inappropriati per i pazienti cronici. È prevista la realizzazione di due strutture in Aosta e a Verrès. Le case della comunità, che verranno fisicamente ristrutturate a partire dagli attuali poliambulatori, prevederanno prestazioni a bassa, media e alta intensità; queste avranno la funzione di integrare i servizi sanitari e quelli sociali garantendo forme di assistenza organizzata in modo tale da permettere un'azione multidisciplinare e in équipe tra i medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, gli specialisti ambulatoriali, gli specialisti ospedalieri, gli infermieri e gli altri professionisti della salute. Il mantenimento dei servizi resi alle comunità, con riordino in due distretti dei servizi territoriali sanitari, socio-sanitari e socio-assistenziali, integrati tra di loro e con l'Ospedale - servizi quindi che crescono, non diminuiscono, anche se i distretti diminuiscono - permetterà di affrontare adeguatamente la sfida delle malattie croniche tipiche di una comunità che invecchia, come quella valdostana, diminuendo le ospedalizzazioni e fornendo una maggiore cura alla fragilità con un ruolo attivo delle farmacie di servizi. L'area di riferimento, quindi l'area territoriale, conta quattro DGR già approvate per raccontare tutto quello che ho appena finito di dire, sempre in linea con il tema che il PSBS è già in attuazione, partendo dalla DGR 1609/2022, la 338/2022 e poi la 1012 e la 1272/2022.
Per quanto riguarda la macroarea 3, l'assistenza ospedaliera, l'Ospedale non deve più rappresentare il primo luogo di cura perché è una struttura a elevata intensità assistenziale dedicata ai casi acuti e gravi, soprattutto quando decongestionato da una quota di casistica inappropriata e più pertinente all'assistenza territoriale per sicurezza e umanizzazione. Per garantire qualità e sicurezza dell'assistenza ospedaliera, è infatti necessario proseguire l'iter con il nuovo Ospedale regionale, come stiamo facendo, e i lavori sin qui realizzati per il nuovo Ospedale regionale e la sua totale copertura a livello finanziario sono la dimostrazione di come, di fatto, i contenuti del piano nell'area sanitaria che stiamo individuando sono assolutamente già declinati. Il Consiglio regionale infatti, con legge di assestamento 7 del maggio 2023, ha stanziato 60 milioni di euro in gran parte resesi necessari per l'adeguamento dei prezzi, per garantire il completamento dell'opera.
Per quanto riguarda le DGR di riferimento, relativamente all'area ospedaliera, sicuramente la 1180, che abbiamo analizzato durante l'analisi dell'assestamento n. 1 del maggio scorso, è la più importante.
Veniamo alla macroarea 4, che riguarda i servizi sociali e che, di fatto, indica in maniera molto chiara il concetto di integrazione socio-sanitaria, risultando essere assolutamente corposa in termini di atti.
Il PSBS infatti avvia da subito un percorso condiviso con gli Enti locali in merito alla soluzione gestionale e ottimale delle competenze collegate stabilendo fasi e tempi di transizione al nuovo modello gestionale valdostano. La riforma comporterà inoltre la definizione delle modalità di raccordo tra la funzione programmatoria, l'attività di gestione dei servizi e l'individuazione degli interventi e servizi sociali garantiti in Valle d'Aosta e le modalità di attuazione dei famosi LEPS di cui abbiamo parlato poc'anzi esigibili e definiti dal Piano sociale nazionale e dal Piano nazionale per la non autosufficienza. Con la DGR 5 giugno 2023 la Giunta ha approvato infatti due piani regionali di rilievo, cioè il Piano regionale per gli interventi e servizi sociali di contrasto alla povertà 2023-2025 e il Piano regionale per la non autosufficienza 2023-2025. Inoltre con la DGR 693 del 19 giugno 2023, cioè di ieri, la Giunta ha approvato l'istruttoria pubblica per la coprogettazione e gestione dei PUA (Punti Unici di Accesso), integrati con il servizio di pronto intervento sociale. In questi punti i cittadini potranno trovare un riferimento unico di accoglienza e di ascolto per i propri bisogni sociali e socio-sanitari e il servizio sarà articolato su più sedi regionali e garantito da operatori sociali e animatori di comunità che aiuteranno gli utenti ad accedere in modo integrato alla rete dei servizi e di sostegno locali. L'area di riferimento che, di fatto, risulta essere la novità del PSBS per la sua rilevanza, conta complessivamente una decina di delibere nel periodo della presenza del PSBS in Commissione.
Per quanto riguarda l'ultima area, la governance, per permettere al PSBS di realizzare gli obiettivi individuati nelle precedenti macroaree tematiche occorrono nuove e innovative strategie di sistema capaci di modificare nella sostanza non solo l'assetto organizzativo e funzionale dei servizi, ma anche il principio stesso della governance e il sistema della salute per il benessere sociale. Si tratta soprattutto di valorizzare il capitale umano che opera in ambito sanitario e sociale, sia per adeguare e riorganizzare le dotazioni regionali delle attuali sfide, sia per adeguare le competenze alla complessità dei problemi che ci attendono. Il PSBS prevede azioni specifiche volte a motivare il personale e accrescere il benessere organizzativo e aziendale.
La condivisione con gli Enti locali è sempre più necessaria per la rilevanza di atti conseguenti le riforme nazionali e i progetti avviati dal PNRR, tradotta in interlocuzioni politiche di pari dignità e ha visto un momento di sintesi con l'incontro tenutosi il 16 maggio 2023 a cui ha fatto seguito la nostra proposta di porre all'attenzione della V Commissione un emendamento in adesione a quanto richiesto dal CPEL con proprio parere di astensione espresso in merito al PSBS il 13 maggio del 2023, il parere 15 del 2022. I componenti dell'assemblea hanno preso atto favorevolmente della proposta di emendamento che accoglie le richieste avanzate dalla stessa; tale proposta di emendamento è poi stata portata all'attenzione della Commissione di riferimento lo scorso 14 giugno e in quella sede la stessa ha approvato l'emendamento dando atto dell'avvio dell'iter di approvazione.
Con tale emendamento, nell'accogliere il senso delle istanze del CPEL, si è ribadita la volontà politica, dando rilievo all'apposita Cabina di regia costituita per seguire un modello organizzativo, gestionale e di monitoraggio condiviso, sostenibile e adeguato alla nostra realtà regionale con gli Enti locali.
In questa seduta, dedicata al Piano regionale della salute e benessere sociale, intendo rivolgere un sincero ringraziamento all'assessore Barmasse e alle strutture dell'Assessorato non solo per aver elaborato un documento di elevato livello tecnico i cui contenuti sono stati condivisi anche con l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari, ma anche per il supporto che mi hanno fornito per giungere alla piena consapevolezza dell'importanza e della valenza strategica che tale documento porta in sé e senza il quale diviene difficile realizzare un sistema di welfare capace di rispondere ai bisogni della comunità valdostana.
Per concludere, vorremmo evidenziare alcune scelte importanti già effettuate nel PSBS volte alla salvaguardia della valorizzazione delle peculiarità regionali, quali:
- la costituzione di una cabina di regia per la funzione in ambito sociale di competenza regionale composta da rappresentanti regionali a vario titolo coinvolti in base dei temi trattati, con particolare riferimento ai portatori di interesse tra i quali gli enti del terzo settore;
- la costituzione di una seconda cabina di regia per le funzioni in ambito sociale di competenza degli Enti locali, che sarà composta con pari dignità dai rappresentanti della Regione e degli Enti locali e, in base alle necessità, da soggetti a vario titolo coinvolti;
- la realizzazione inoltre di un secondo ospedale di comunità rispetto allo standard numerico previsto dal DM 77/2022 localizzato presso il comune di Verrès al fine di garantire la presenza di una struttura intermedia prossima alla popolazione della Media e Bassa Valle;
- la realizzazione di case della comunità a bassa intensità assistenziale, oltre quelle ad alta e media, in aggiunta sempre allo standard numerico previsto dal DM 77/2022, al fine di garantire una maggiore capillarità e soprattutto la ricomposizione dei servizi esistenti in modo più accessibile su tutto il territorio regionale;
- un'evidenza circa possibili forme di contrattazione integrativa concernente il personale sanitario, sia dipendente che convenzionato.
Informiamo infine che, a seguito dell'approvazione del PSBS, come riportato nel documento stesso alla fine della macroarea 5, ogni anno sarà approvato con deliberazione della Giunta regionale il POA (Piano Operativo Annuale) contenente le azioni attuative delle attività già richiamate nel Documento di Economia e Finanza regionale, cioè il DEFR, per individuarne i destinatari e gli indicatori di monitoraggio e le correlate esigenze rese disponibili a tal fine dalla legge di bilancio della Regione.
Con deliberazione della Giunta regionale, inoltre, su proposta del sottoscritto, sarà approvata la costituzione di un tavolo di monitoraggio e valutazione del piano che annualmente verifichi lo stato di avanzamento delle azioni definite nelle schede inserite nel POA e tale organismo sarà costituito dal rappresentante della Regione Autonoma Valle d'Aosta e degli Enti locali, oltre che dalle rappresentanze sindacali.
Nel ringraziare tutti per l'ascolto, e nella sintesi di un piano di riferimento che ha visto un "pre" molto articolato e condiviso, un'approvazione in Giunta che oramai risale, con la DGR 394, all'aprile del 2022, una serie di atti, di fatto sono decine gli atti che sono stati approvati, mentre il PSBS svolgeva una funzione assolutamente legittima di consultazione in sede di V Commissione, è assolutamente fondamentale ricordare anche che tutto ciò si è reso possibile grazie alla copertura del sistema, io preferisco chiamarlo servizio sanitario regionale, in particolar modo degli ultimi anni.
Ad oggi la percentuale di risorse che noi destiniamo alla sanità regionale e al comparto di riferimento, quindi quello delle politiche sociali a copertura del nostro PSBS, è assolutamente molto sopra la media nazionale; di fatto viene chiaramente espresso che sopra il 6-6,5% dei rapporti dello stanziamento pubblico alla sanità pubblica ha senso avere un servizio sanitario nazionale, al di sotto no. Con i nostri 407 milioni di euro, 332 soltanto alla sanità e soli 332 sono sopra il 7% rispetto al PIL della Regione Autonoma Valle d'Aosta, noi manteniamo un'assoluta peculiarità e un'attenzione e accuratezza nei confronti delle necessità sanitarie e sociali della nostra comunità. In questo momento abbiamo tanti problemi che ci accomunano alla sanità nazionale ma in termini di attenzione, di risorse e di lavoro posto in essere per rendere attuativo questo piano, assolutamente abbiamo dimostrato di saper stare con i piedi per terra e di guardare con tranquillità e serenità senza montarci la testa a un futuro complesso, ma che va affrontato giorno per giorno.
Presidente - La discussione generale sui due punti è aperta, chi vuole intervenire si prenoti. Ha chiesto la parola il consigliere Aggravi, ne ha facoltà.
Aggravi (LEGA VDA) - Approda oggi in Consiglio Valle il piano regionale per la salute e il benessere sociale - non riesco a chiamarlo PSBS, Assessore - un percorso iniziato ufficialmente il 12 aprile 2022 con il deposito del piano e proseguito poi con le varie audizioni in V Commissione, a partire da quella del 7 giugno del 2022, che, a sua volta, era iniziato con una prima presentazione di una bozza che era datata novembre 2021; un percorso che ha permesso, a chi ha eseguito i lavori della Commissione, di andare oltre alle notizie di stampa, alle statistiche varie, alle promesse, ai rumor e cose altre, e sentire dalla prima persona dei referenti del settore quali siano le problematiche, le criticità e anche le speranze di un settore fondamentale per la nostra comunità.
Tra le varie audizioni vi è stata anche quella dei referenti del Comitato Vallée Santé, che hanno fornito una versione dei fatti altra che ha permesso di poter ragionare e sviluppare alcune ulteriori considerazioni che riguardano il nostro sistema sanitario, e concordo con l'Assessore il servizio sanitario forse è la definizione più corretta.
Lo dicevo poco fa, la prima versione del piano è quella di novembre 2021, almeno quella messa a disposizione di tutti noi, una versione che partiva dall'analisi del contesto di riferimento, analisi che oggi nella versione finale, se si può così chiamare, finisce in allegato al piano.
Su questo punto che per molti pare banale è bene fare una prima considerazione: il piano per la salute e il benessere sociale è molto simile a un DEFR della sanità, lo diciamo un po' tutti, e dovrebbe basare le proprie considerazioni su una base statistica di contesto che non si può trattare come un semplice allegato, vero è che per qualcuno quanto sto dicendo può sembrare banale e superfluo, ma così non è. Si può programmare, perché la pianificazione è altra roba, su un arco triennale senza avere la base delle considerazioni statistiche forti, aggiornate e che permettano anche considerazioni prospettiche non di poco conto? Resto piuttosto stranito dall'ultimo emendamento presentato dall'Assessore, che va a integrare, se così si può dire, l'incipit storico del piano; sinceramente non saprei come leggere questa scelta e oggi la vedo come una sorta di doppia presentazione in cui si danno alcuni numeri aggiornati par-ci par-là , il presentatore medesimo ha scritto: "riteniamo corretto aggiornare brevemente alcuni dati di contesto che alleghiamo perché ci permettono di cogliere l'aspetto fondamentale, prospettico, che un documento come il piano deve avere e sta già avendo a partire dalla sua presentazione". Basta qualche dato aggiornato in più per aiutare a meglio comprendere le scelte fatte nel piano? Ma soprattutto se questo piano sta già avendo, e l'ha detto anche lei nel numero di delibere che già stanno attuando gli obiettivi e, come scrive anche nella stessa breve presentazione nuova, perché oggi siamo qui a discutere qualcosa che, di fatto, si sta già applicando dalla sua presentazione?
Nota bene: queste non sono critiche a sé stanti di mera parte ma vogliono nel complesso significare e rassegnatamente dire che, come avrebbe detto qualcuno in Oriente: "Grande è la confusione sotto il cielo", e forse questa frase si sarebbe per l'appunto fermata qui a differenza di quanto la nota citazione invece sentenzia.
Non c'è prefazione, commento, considerazione, analisi o critica che oggi non inizi dicendo che le cose sono cambiate e hanno subito gli effetti nefasti della pandemia da Covid-19, anche la duplice presentazione di questo piano lo dice e lo ribadisce. Sinceramente - parlo in senso lato e non specificatamente sull'oggetto di questa discussione - mi chiedo se questa scelta, ormai sclerotizzata dai tempi, non finisca sempre di più per diventare non tanto l'ovvia considerazione di apertura di ogni aspetto della nostra vita post Covid, ma piuttosto una sorta di giustificazione di ufficio rispetto a quello che poi si scrive, si dice o si fa e vale anche al negativo.
Sinceramente, l'ho già detto in più occasioni, la pandemia, oltre che essere ricordata per quella che è stata, per gli errori e anche le cose giuste che si sono fatte, avrebbe dovuto, nel bene e nel male, insegnarci qualcosa e permetterci di imparare a evolvere; mi pare invece - lo dico molto modestamente - che così non sia, non soltanto nel campo sanitario, bensì anche in altri settori di cui ci occupiamo. Fa davvero specie che quanto è avvenuto sembra non avere influenzato, né inciso realmente sui problemi che già conoscevamo prima dell'arrivo della pandemia, sembra come se oltre alle soluzioni contingenti di contrasto all'evento pandemico, le altre si vogliano comunque risolvere con soluzioni passate che non tengono conto di quello che effettivamente è successo. Cito un esempio per tutti, e lo uso come esempio... chi mi conosce sa che all'epoca del referendum sull'Ospedale ho partecipato attivamente per difendere la linea di concentrare in un unico polo delle strutture ospedaliere regionali. Agli inizi dell'evento pandemico - l'ho anche scritto - ho ritenuto che la soluzione migliore fosse quella che consentisse di realizzare una nuova struttura nel più breve tempo possibile, e quindi anche là dov'era o dove lo si vuole fare, ma ora ragionando - ed è un ragionamento ad alta voce - su quello che avrebbe dovuto insegnarci la pandemia e considerando il contesto di riferimento attuale e anche prospettico, e anche le incertezze, mi chiedo se non avesse avuto più senso oggi, quindi dopo quello che è successo, valutare una riorganizzazione dei servizi considerando l'opportunità di salvaguardare e potenziare anche dal punto di vista specialistico gli attuali siti anche per tenere separate strutture che la pandemia ci ha insegnato essere assai complicate da difendere da agenti invisibili, come, ad esempio, nel caso dei virus. Ripeto: è un esempio e un ragionamento ad alta voce per spiegare e per dire che forse la pandemia ha qualcosa in più, qualche ragionamento in più ce lo doveva far fare.
Qualcuno sarà perplesso, qualcun altro ha cambiato idea in maniera diametralmente opposta alla mia, qualcun altro è sicuramente più esperto di me, qualcun altro si crede anche più esperto di chiunque, ma questo purtroppo è tipico della natura umana, ma abbiamo considerato tutti i rischi e le relative conseguenze? L'ho già detto in altre sedi e ne ho anche parlato alcune altre volte con il precedente Assessore alla sanità e oggi credo sia giusto ribadire questo concetto: più che un "Libro dei sogni", e forse la definizione è stata infausta, non valeva forse la pena a predisporre un piano più operativo, più snello, ma concreto anche in termini di azioni tempistiche, realizzazione, risorse, che portasse la sanità valdostana fuori dal pantano in cui è finita? Una sorta di piano di transizione che non dimenticasse che la pandemia altro non è stata che un terribile intermezzo rispetto a una crisi delle criticità che la nostra sanità, e non soltanto la nostra evidentemente, aveva già sviluppato endemicamente. Proprio in tal senso nel giugno 2022, proprio a seguito delle prime audizioni sul piano, come gruppo consiliare, avevamo presentato una mozione intitolata: "Impegna ad adottare un programma delle priorità di intervento", da attuare nei primi cento giorni dall'adozione del piano regionale, con l'obiettivo di sollecitare la controparte di Governo a dare un maggior livello di concretezza a molti degli assunti scritti nel piano. Un piano con molti obiettivi condivisibili e che sicuramente possiamo trovare in molti programmi di partiti presenti e non in quest'aula ma che necessitano di un concreto livello di pianificazione, al di là del piano annuale che viene citato.
L'ho già detto a suo tempo e lo ripeto, non si può mettere sul tavolo un piano di questo genere e dire in modo semplice: "La sua attuazione la capirete dalle delibere di Giunta", in realtà la stiamo già vedendo la sua attuazione e oggi siamo qua a parlare di una cosa che si sta già attuando. Non è questo il modo di fare le cose perché in queste parole c'è nuovamente quello che dicevo prima: grande confusione sotto il cielo. Sinceramente mi sarei almeno aspettato delle rettifiche laddove evidentemente c'erano cose già che si stavano facendo. Spesso poche e semplici ma chiare idee sono più forti di tanti e confusi sogni e prospettive, anche se mediaticamente fanno, almeno all'inizio, poca notizia. Questa proposta oggi viene ripresentata in una forma rinnovata ma comunque con lo stesso spirito, almeno sulla facciata; all'epoca fu accolta con qualche modifica di rito, ma accolta e legata a quello che sarebbe stato poi il successivo DEFR, parlo dell'impegnativa che facemmo all'epoca e che rivedremo rinnovata in seguito.
Sappiamo poi come sono andate le cose, crediamo però che oggi questa necessità, questa chiarezza di intenti e di scelte debba esserci con ancora più forza perché il piano, come ho detto, già nel titolo parte vecchio, e nel contenuto, oltre a tanti numeri anche non più attuali o, meglio, dovrebbero essere attualizzati con quelli aggiornati, potrebbero finanche rischiare di non essere più in linea con quanto si sta facendo o si vorrebbe fare.
Mi si permetta di contribuire a questa discussione con qualche ulteriore considerazione su alcuni contenuti del piano, altri saranno poi oggetto di trattazione con gli ordini del giorno. Anche su questo punto ho avuto modo di anticipare con un'iniziativa discussa in Consiglio la tematica, nell'ambito dello sviluppo della macroarea 2 si dice che "il piano intende ridefinire e riqualificare la governance dell'assistenza sanitaria territoriale potenziando il ruolo dei distretti e delle risorse umane - ho citato il pezzo del piano - distretti che rappresentano l'ambito territoriale ottimale dove assicurare l'assistenza territoriale integrata in tutte le sue componenti. Il piano riorganizza gli attuali quattro distretti in due tenendo conto di tre fattori sostanzialmente: che la Valle d'Aosta con poco più di 123 mila assistiti mal si congegna con le prerogative nazionali che indicano come bacino di utenza ottimale la popolazione servita a quello di circa 100 mila, "il nuovo distretto 1 è caratterizzato da una popolazione tra le più giovani, quella dell'Alta Valle, congiuntamente anche da quella tra le più anziane residenti nella zona di Aosta e della Plaine attratta dalla maggior presenza di reti e di servizi. Il nuovo distretto 2 vede come principale criticità la vicinanza con il Piemonte e quindi, in estrema sintesi, la necessità di potenziare il livello di offerta di servizi e prestazioni per contrastare l'aumento delle forme di mobilità sanitaria passiva". Considerazioni ed evidenze che hanno il loro giusto fondamento ma mi chiedo se abbia davvero avuto senso concentrare circa il 70% dell'utenza all'interno di un solo distretto: il primo, in cui Aosta e la Plaine di fatto concentrano il 50% dell'utenza regionale. Questa situazione determinerà ulteriormente la centralità del capoluogo regionale e la fondamentale importanza di quello che saranno le case e gli ospedali di comunità, di cui la realizzazione e relativa attivazione ci risulta spesso ancora non del tutto chiara. Di seguito a questo punto abbiamo appreso ieri, l'ha detto anche l'Assessore, del via del bando di gestione dei PUA, che avranno sede nelle case di comunità "Hub and spoke". Ma quando e come si faranno le case della comunità? Perché a leggere la relativa sezione del piano, pagina 44, si può dedurre che saranno ben altra cosa rispetto agli attuali poliambulatori; non è chiaro che cosa debba accadere da qui all'avvio dei PUA, ad esempio, agli ambulatori per diventare case della comunità. Cito un esempio che conosco: a Courmayeur è prevista una casa di comunità a bassa complessità, dove sarà realizzata? Si sta parlando del centro traumatologico, l'attuale struttura è funzionale ad accogliere il centro e la casa della comunità?
Ho letto invece con interesse la sezione denominata "Il finanziamento del sistema salute e benessere sociale" in cui sono riportati alcuni interessanti dati che sarà bene considerare pro futuro e - perché no? - anche necessariamente aggiornare. Nel 2019 la spesa sanitaria pubblica pro capite in Valle d'Aosta è superiore a quella media nazionale di 133 euro a persona, 2.037 contro i 1.904, sono dati riportati nel piano ed è la quarta più alta a livello nazionale. Analizzando però il trend 2011-2019, il livello medio nazionale della spesa sanitaria pubblica pro capite è cresciuto del 2,6% e in Valle d'Aosta invece si è ridotto di quasi il 9%. La spesa sanitaria privata in Valle d'Aosta è la più alta a livello nazionale e decede del 65% il valore medio nazionale. Rispetto al cittadino italiano ogni Valdostano spende privatamente circa 411 euro in più in un anno: 1.040 contro 629.
Qui trovo che l'interpretazione data nel piano sia un po' salomonica, perdonate ma non ho trovato una definizione migliore, perché sicuramente il fenomeno è complicato ed è difficile anche da leggere, ma dire che un cittadino con reddito medio annuo ha una propensione alla spesa più alta anche nell'ambito delle questioni sanitarie è una cosa, dire poi che forse questo fenomeno può anche essere generato dalla non adeguatezza del servizio sanitario pubblico a coprire l'intero fabbisogno regionale è un'altra. Io penso che sia necessario farci un ragionamento sopra, perché quello che ho letto mi sembra... forse abbiamo superato anche il Re Salomone.
Va detto però che la spesa pro capite privata anche a livello italiano è in crescita nel periodo 2011-2018, peccato che alcuni numeri siano sul 2018 e altri sul 2019, passando da 560 euro a 629, come si diceva prima, in Valle d'Aosta è passata nello stesso periodo da 990 a 2.040 euro. Vero è che il trend di crescita è meno sostenuto ma questo non giustifica certo la spiegazione basata sulla questione del maggior reddito dei cittadini valdostani.
Sul lato dei costi sostenuti dall'Azienda USL, sempre nella parte di pagina 199-200, sarebbe stato utile aggiornare i dati sul 2021 chiuso, che comunque c'è, e forse avrebbe dato anche qualche elemento di valutazione in più, perché, tra l'altro, lì abbiamo i numeri di finanziamento e ci manca una gamba, lo dico anche a chi è stato Assessore al bilancio non solo della Regione Autonoma.
Come si fa ad avere un piano già così vecchio in partenza? Ripeto: lo dico sulla base di quello che è riportato, poi al di là del fatto che uno dice: "lo stiamo già attuando", ma almeno i numeri si potevano aggiornare? Forse grande è la confusione sotto il cielo.
Chiudo questo mio intervento riportando una considerazione sul discorso del finanziamento del servizio sanitario, l'Assessore ha chiuso la sua presentazione facendo una considerazione che cerco di sintetizzare e che, di fatto, è un po' il leitmotiv di tutti i documenti di programmazione sanitaria, noi teniamo in piedi con le nostre gambe il servizio sanitario regionale, per certi versi, alcuni servizi, se seguissimo le logiche nazionali, lo sappiamo benissimo con i numeri che abbiamo, dovrebbero avere un altro tipo di gestione e quindi il nostro fidanzamento è importante ed è fondamentale e lo diciamo ogni volta in bilancio che effettivamente il pezzo della torta più grosso è quello destinato alla sanità e alle politiche sociali.
Io voglio solo riportare un'ultima considerazione che riguarda in chiave prospettica quello che ho già detto nella relazione di minoranza dell'ultimo bilancio di previsione, perché giustamente qua ci sono all'interno del piano tutta una serie di numeri. Ecco, un'altra cosa magari da considerare qual è? Se noi andiamo a vedere il valore previsionale, e sto parlando soltanto del programma 13.001, 13.002, quindi quello del finanziamento LEA (incomprensibile) e sto prendendo i numeri da bilancio, sul 2025, rispetto al 2023, abbiamo una differenza di 29 milioni circa; io questo l'avevo già detto nella relazione di minoranza al bilancio. Di questi, se andiamo a spaccarli, 19 milioni sono appunto riferiti al programma 13.001, 13.002. Questo cosa vuol dire? Che prospetticamente abbiamo una differenza notevole, quindi delle due l'una: o c'è una programmazione a livello di bilancio a due anni, quindi 2023 e 2024, quindi sul 2025 poi si vedrà e magari lo vedremo in questo bilancio, oppure ci saranno delle cose che non sono considerate qua. Ci potranno essere delle ulteriori risorse che arriveranno, magari c'è chi ha maggiori certezze rispetto alle nostre, io questa considerazione, rispetto a quella fatta - ripeto -nella parte di finanziamento del servizio sanitario, l'avrei fatta, perché altrimenti quest'anno o il prossimo anno sul 2024 avremo un piccolo problema, e questo lo dico perché - ripeto - 29 milioni non sono poca roba.
Presidente - La parola alla consigliera Erika Guichardaz.
Guichardaz E. (PCP) - Il piano della salute e del benessere sociale è il documento più importante della programmazione sanitaria e sociale, uno strumento di alta programmazione che avrebbe dovuto e dovrebbe dare sostanza al programma di legislatura, consentendo di programmare, sulla scorta delle esigenze del territorio, delle disponibilità di risorse finanziarie, delle priorità e delle scelte politiche, gli obiettivi da perseguire nel prossimo triennio, e qui già abbiamo le prime due anomalie, non parliamo da qui al prossimo triennio, ma parliamo dall'anno scorso al 2025, e non capiamo se gli obiettivi sono di questa maggioranza o di quella che c'era prima. Ecco quindi qui la prima anomalia. Discutiamo poi un piano della vecchia Giunta di più di un anno fa, con delibere e atti che nel mentre hanno di fatto modificato, ampliato o, peggio ancora, applicato il piano senza che il Consiglio lo avesse votato e in questo l'Assessore è stato molto puntuale a elencarci tutte le delibere che sono già state fatte prima di capire che cosa stava pensando il Consiglio, ad esempio, la 1609, quella del 22 dicembre. In quella ritroviamo già la riorganizzazione dell'assistenza territoriale basata sì su questo piano, ma un piano che non avevamo votato. Ecco, come per altre cose si tira dritto con arroganza e senza confronto, con un nuovo Assessore e questa maggioranza, che hanno, di fatto, ritenuto di non prendere nemmeno in considerazione i tanti rilievi che sono arrivati dalle professioni sanitarie, dai sindacati, dagli enti del terzo settore, dai cittadini, limitandosi invece a inserire due righe di premessa per dire che oggi c'è un nuovo Assessore, quindi forse troveremo i due nomi e facendo di nuovo tre passi indietro rispetto alla gestione dei servizi sociali e la separazione tra programmazione e gestione. Quel modello di autonomia decentrata che prevedeva di lasciare agli Enti locali, attraverso un ente strumentale nuovo, tutta la gestione dei servizi sociali e di prevedere all'interno invece dell'Azienda USL una direzione della parte integrata socio-sanitaria, se vogliamo forse la parte più innovativa di questo piano, ce l'ha detto anche il dottor (omissis) quando è venuto in Commissione, anche perché è ormai noto a tutti come l'aspetto sociale e la salute siano due facce della stessa medaglia.
È passato oltre un anno ma ad oggi, dal punto di vista operativo, non conosciamo rispetto ai vari ambiti la fattibilità tecnica, la valutazione economica, la valutazione delle risorse umane necessarie, la loro reperibilità e le valutazioni organizzative del caso. Ancora una volta programmazione e visione non tengono conto della realtà, e lo dico terra terra, prendendo proprio un parallelismo fattoci in Commissione. È come se avessimo programmato di preparare una torta Sacher e ci trovassimo senza il cioccolato. Vorrei capire che cosa possiamo fare. In questo senso ho apprezzato quanto diceva l'assessore Barmasse, che giustamente, presentando il piano oltre un anno fa, lo definiva un "Libro dei sogni", perché ben sapeva che non c'erano le risorse umane per attuarlo, mentre oggi l'assessore Marzi lo definisce la cornice di un quadro, invertendo quindi completamente quel punto di vista e in qualche modo anche contraddicendosi. È una cornice a partire dalla quale possono essere concretizzati obiettivi specifici, azioni e risorse, quindi ad oggi non è stato fatto nulla? O, peggio ancora, si sono già portate avanti azioni senza avere indicazioni chiare sugli obiettivi specifici e le risorse disponibili?
È quindi evidente che per qualcuno questo era un documento di alta programmazione, per chi lo mette in votazione oggi è invece un mero adempimento formale e questo lo si evince anche dal fatto che nessuna delle proposte emerse nell'audizione è stata presa in considerazione, eppure - l'ha detto l'assessore Marzi - sono venuti gli Ordini degli psicologi, degli assistenti sociali, delle professioni infermieristiche, i referenti regionali delle varie professioni tecnico-sanitarie, di radiologia medica, fisioterapia, tecnici di prevenzione, la Dirigenza sanitaria non medica, i sindacati, il Direttore di area territoriale dell'Azienda USL Valle d'Aosta, il Comitato Vallée Santé, che proposte ne hanno fatte, eccome! Ne cito una, proprio del Comitato, che avrebbe dovuto, secondo noi, portare a un emendamento di questo piano ma, proprio alla luce di quella delibera 1609, non lo abbiamo presentato... l'ha accennato anche il consigliere Aggravi prima di me... la riorganizzazione della sanità su due distretti, cosa che noi abbiamo contestato dal primo momento, cosa che è stata riportata dal Comitato Vallée Santé, cosa che è stata appoggiata anche dal Direttore di area territoriale che all'interno della Commissione ha detto che anche per lui era un problema dal momento che il 70% della popolazione sarà concentrato su quel primo distretto. Allora perché non abbiamo fatto l'emendamento? Perché abbiamo visto che è semplicemente un modo per dire: "Da quattro teste passiamo a due", perché poi vengono mantenuti gli ambiti, cioè ci saranno otto ambiti territoriali, quindi sinceramente perché non esplicitare in quel piano questa parte di programmazione?
Oggi quindi andiamo a discutere e a votare un documento vecchio, possiamo dire, come ho già detto, che sarà un mero adempimento formale, solo per dire che lo abbiamo votato. Evitate quindi annunci roboanti per dire che è stato votato il piano, perché il fatto di averlo tenuto bloccato un anno, vuoi per le lumache, vuoi per i colonnelli, questo non lo sapremo mai, senza aver preso mai in considerazione nessuna delle persone ascoltate - e il panorama è sotto gli occhi di tutti - farebbe emergere l'incongruità fra quanto sta accadendo e quanto si vuole narrare.
Questo documento non può dare e non dà risposte ai Valdostani perché come si può pensare di programmare i prossimi tre anni di attività ed esplicitare con chiarezza l'azione di governo se continuiamo a dire che mancano le risorse umane ad Aosta come in Italia e in Europa, se 260 medici se ne sono andati in dieci anni dalla Valle d'Aosta? Se dobbiamo ricorrere ai gettonisti per rispondere ai LEA? Se le persone che ricoprivano i ruoli di responsabilità fino a ieri rimangono le stesse? Se le stesse liste di attesa continuano a essere eterne?
E non accetto la continua narrazione che la minoranza stia a guardare sperando che tutto vada male per fare delle iniziative ispettive, lo dico perché sia all'assessore Barmasse, sia al Direttore generale, come gruppo PCP, abbiamo presentato le nostre proposte, proposte illustrate anche in un evento pubblico del settembre 2021, rielaborate alla luce dell'approvazione del piano. Basta poi riprendersi le iniziative fatte in questi anni per smontare questa narrazione. Tra le tante iniziative del nostro gruppo, ricordo la valorizzazione delle USCA, poi diventate UCA, che da due anni aspettano ancora un ecografo e ormai sappiamo anche che forse il loro ruolo potrebbe anche sparire; la richiesta dell'attivazione del 116-117, che viene continuamente rimandata; le proposte sulla medicina territoriale; la visione alternativa rispetto alle strutture sanitarie e alla necessità di un presidio unico e moderno, anziché i continui rattoppi al Parini; la richiesta di chiarezza rispetto a personale e pazienti del G.B. Festaz reiterata ormai da mesi e mesi; la necessità di ampliare e di estendere la deroga sull'accertamento della lingua francese anche per i posti a tempo indeterminato; le tante sollecitazioni sulla questione dell'emergenza e sugli aspetti sociali.
Ancora una volta questo documento in ritardo ha contenuti poco convincenti e rassicuranti. Ancora una volta, come dicevo, non dà risposte e non affronta i gravi problemi che emergono dall'analisi dei dati che troviamo in fondo, in appendice, dove diciamo che c'è una diminuzione della popolazione per il nono anno consecutivo con 5 mila residenti in meno, un aumento dell'indice della vecchiaia, una riduzione del tasso di natalità, un eccessivo consumo di alcool, il maggior tasso di ospedalizzazione, il maggior tasso di ospedalizzazione per disturbi psichici e cerebrovascolari, maggior tasso di mortalità complessiva nei maschi specie a svantaggio delle persone più fragili, un tasso di mortalità legata ai disturbi psichici, e quindi anche ai suicidi, doppi del dato nazionale, una mobilità ospedaliera passiva superiore a quella attiva.
Ricordo che quando avevo elencato questi dati, l'allora presidente Lavevaz mi diceva: "Non siamo il Burundi", questi sono i dati che trovate in quel piano. Non dimentichiamo poi che i risultati della relazione relativa al monitoraggio dei LEA dell'anno 2021 rilevano che le uniche due Regioni ad avere punteggi inferiori alla soglia in tutte le macroaree analizzate sono proprio la Valle d'Aosta e la Calabria. Tutto questo a fronte di una spesa pro capite maggiore della media nazionale, tanto che lo stesso Direttore generale nella manifestazione sulla sanità pubblica a cui abbiamo partecipato diversi di noi venerdì ci ha detto e ha riconosciuto che non vi sono problemi di risorse economiche in Valle d'Aosta, quindi i problemi stanno altrove.
Come prima considerazione, secondo noi, era importante ribadire nella premessa il valore insostituibile del sistema sanitario pubblico come garanzia per la tutela e la promozione della salute, seguendo i principi di universalità, eguaglianza ed equità di accesso, nonché criteri di efficacia, efficienza ed economicità. Sempre più la questione di fondo si riconduce ad affrontare le disuguaglianze di salute, il sistema sanitario e sociale regionale si deve rivolgere a tutti per essere di qualità, ma insieme si deve porre l'obiettivo di ridurre la forbice tra le famiglie più avvantaggiate e quelle meno e diminuire le disuguaglianze di salute. Nel fare questo deve anche considerare poi la peculiarità del nostro territorio e quindi la diversità tra i servizi di chi vive a Gressoney e chi abita ad Aosta.
Andavano presi maggiormente in considerazione i portatori di interessi, al di là della piattaforma partecipata, che, come più volte abbiamo evidenziato, aveva diversi limiti, a partire dal fatto che si poteva mettere un numero di caratteri estremamente limitato.
A queste si aggiungono altre criticità del piano, che fin dalla sua stesura andava pensato con scelte forti di cambiamento, a partire da quella che si definisce una stesura a silos. Questo piano è pensato a comparti stagni, a macroaree separate: Ospedale, territorio, prevenzione, sociale, non con al centro il luogo di cura, mentre, a nostro avviso, e vi invito a vedere il piano della Regione Toscana, non dovevano essere tenute separate le parti relative alle politiche sanitarie da quelle sociali, la parte descrittiva della rete ospedaliera da quella descrittiva della rete territoriale.
Vi è poi un approccio semplicistico alle singole patologie, alle strutture fisiche: ospedale di comunità, case di comunità, alla visione dell'Ospedale ancora come fabbrica di prestazioni.
Affinché vi sia una vera integrazione socio-sanitaria, è necessario ragionare in modo trasversale, sia sul versante degli operatori e delle strutture pubbliche, sia sui bisogni che provengono dai cittadini. Analogamente la necessità di integrazione organizzativa tra le componenti assistenziali ospedaliere e quelle territoriali non può essere affrontata in parti diverse del piano o attraverso la copertura oraria, cioè dire che è H12 o H24 delle strutture, viste semplicemente come filtro agli accessi in Pronto Soccorso, ma deve essere vista la necessità di creare criteri di organizzazione che abbraccino tutto il percorso del paziente, garantendo una presa in carico reale e definitiva attraverso percorsi diagnostico-terapeutici, assistenziali, sociali chiari dove andavano definite in modo chiaro le competenze della medicina generale, il cronoprogramma delle azioni e delle priorità da mettere in campo. Manca quindi la centralità sulla persona e sul progetto di cura e di vita nella comunità. In questo senso doveva essere affrontata e rilanciata la prevenzione in tutti gli ambiti sanitari in modo trasversale, uscendo anche dalla stretta influenza sanitaria con l'obiettivo della salute in tutte le politiche.
Mancano poi gli indicatori, riducendo i dati epidemiologici a qualche pagina e soprattutto affrontando la loro analisi solo rispetto alla situazione attuale. Avere una visione prospettica e cercare di effettuare delle proiezioni statistiche riferite al periodo di validità del piano erano elementi indispensabili per una vera programmazione, ma, come sappiamo, sono anni che parliamo di un Osservatorio epidemiologico senza avere risposte e scarichiamo, su dati forniti in modo incompleto o sbagliato, le bocciature che continuano ad arrivarci dal Ministero.
In molti piani approvati da altre Regioni troviamo analisi di contesto, approcci, schede operative, con l'indicazione dei soggetti coinvolti, dei risultati attesi e dei relativi indicatori per il monitoraggio, nonché la valutazione dello stato attuale che qui non si ritrovano.
La parte dedicata agli aspetti sociali enuncia poi il principio della non riduzione di tutto a semplice assistenzialismo quando, di fatto, tutti gli obiettivi che ci si pone all'interno di questo piano sono di quel tipo. Dove sta il passo avanti? Dove sta la visione?
In sintesi avremmo preferito:
- un piano con un approccio trasversale, con al centro la persona e i suoi bisogni, integrato con l'aspetto sociale;
- una maggiore attenzione alle risorse umane, quindi alla carenza di personale, alle forme di attrattività, alla valorizzazione delle figure professionali e delle loro competenze, al miglioramento del clima interno a partire proprio dal coinvolgimento nella stesura del piano di queste figure e a un'analisi delle criticità e proposte degli operatori partendo dal loro vissuto;
- una visione dell'Ospedale come parte di un territorio che non si prende in carico solo la prestazione ultra specialistica o della procedura, ma si fa carico di un paziente che arriva dal territorio e che poi ci dovrebbe ritornare;
- una definizione chiara delle forme aggregative della medicina territoriale, delle necessità di un Dipartimento di cure primarie di coordinamento, formazione, governance delle cure primarie, della rimodulazione del servizio di continuità assistenziale nell'ottica di integrazione e non solo di copertura oraria notturna, ma di presa in carico corretta dei bisogni;
- una pianificazione delle azioni da intravedere con priorità e un calendario della successione delle fasi attuative, identificandolo anche con un periodo di transizione per la riforma del territorio;
- la definizione, infine, di un elenco di indicatori di esito e di processo su cui poter valutare di volta in volta.
Il declino della sanità è purtroppo sotto gli occhi di tutti, lo denunciano gli stessi operatori che evidenziano l'inadeguatezza dei modelli di organizzazione sanitaria, ma non si capisce in questo piano né la visione a breve, né quella a lungo termine rispetto ai modelli proposti. Manca quell'approccio trasversale che metta al centro la persona e, come dicevo, manca un cronoprogramma.
La nascita di un ente strumentale della Regione per le attività di gestione dei servizi e degli interventi socio-assistenziali, che poteva essere un'innovazione, ora subisce un brusco stop.
È poca cosa pensare poi a indennità per non far scappare medici e infermieri quando il problema riguarda tutte le figure professionali operanti nel sistema sanitario e socio-sanitario e non solo legato alla retribuzione ma soprattutto legato alla qualità del loro lavoro, come è distruttivo pensare a un contratto regionale che ritroviamo in questo piano, quando sono sotto gli occhi di tutti i disastri delle varie regionalizzazioni: i vigili del fuoco e il Corpo forestale che non sono equiparati a livello contributivo e pensionistico ai loro colleghi nazionali, i dipendenti regionali che aspettano ancora gli arretrati dal 2019, i capi dei servizi di segreteria che, pur svolgendo lo stesso lavoro dei loro colleghi, non vengono equiparati, la Motorizzazione, il Centro per l'impiego e chi più ne ha più ne metta. Oltre ai riconoscimenti economici, che, ripeto, devono essere previsti per tutti, bisogna prevedere contestualmente anche altre azioni a breve e lungo termine per migliorare il lavoro di chi già opera in quel settore, non basta attrarre, bisogna anche valorizzare il personale che c'è.
Diverse le strutture finanziate attraverso il PNRR ma quale personale verrà utilizzato e quali servizi verranno erogati? Quanto sta avvenendo rispetto alle scelte su Variney e G.B. Festaz dimostra in modo chiaro che non basta costruire la scatola, ma bisogna aver prima programmato anche come reperire adeguato personale, non del personale che poi facciamo formare al G.B. Festaz perché è inadeguato, e anche su questo non so se possiamo farlo. L'esternalizzazione dei medici a gettoni o in libera professione dovrebbero essere l'extrema ratio, ma senza programmazione questo, purtroppo, sta accadendo sempre più spesso.
L'avvio imminente dei lavori delle centrali necessarie per l'ampliamento dell'Ospedale Parini, di cui ancora ad oggi nemmeno conosciamo la variante... ci dovrebbe essere l'avvio nel corso del 2023 ma intanto altri soldi sono stati stanziati per tacconare al Parini, l'ultimo riguarda il Pronto Soccorso, e vi invito ad andare a vedere cosa sta succedendo rispetto a quei pavimenti... per l'adeguamento sismico del Beauregard, per prevedere nuove camere mortuarie presso il cimitero di Aosta, con tutti i disagi annessi e connessi di stazionare e trasportare i cadaveri dai reparti. Le promesse del presidio unico svaniscono.
Ci iniziamo a porre i problemi oggi sulla viabilità e sulla cantierabilità di quell'immenso cantiere che ormai dal 2007 continuiamo a vedere.
I cinque Consiglieri del mio gruppo che votando sulla petizione di Vallée Santé... non ci avevano detto che senza questo dato, quello proprio sul costo complessivo delle opere, non si sarebbe mai andati avanti... guardate, nel piano è scritto chiaramente: "Grazie al voto di quella risoluzione si è andati avanti come dei treni" e ve la prendete tutta questa responsabilità. Se ne saranno accorti che hanno votato poi in Giunta e in Consiglio per l'ampliamento del Parini? E nel piano, vedete, c'è la regionalizzazione del contratto, voterete per la regionalizzazione del contratto sanità? Il PD nazionale ha annunciato che sabato sarà in piazza per la difesa e il rilancio del servizio sanitario nazionale pubblico e universale, mentre ad Aosta qui si porta avanti altro.
Negli ordini del giorno che presenteremo entreremo maggiormente nel dettaglio dei singoli argomenti ma il nostro giudizio rimane fortemente critico.
Questo documento, presentato tel quel oltre un anno fa, che voterà questa maggioranza non fa altro che dimostrare quanto poco si considerino documenti così importanti.
Per privatizzare la sanità, non servono delibere, basta non far funzionare la sanità pubblica e questa maggioranza questo sta facendo, perché se sono scappati questi medici, se le liste d'attesa continuano a essere quelle che vediamo, se per i medici di medicina generale abbiamo alzato il tetto a 1.800 pazienti, le agende non risultano più chiuse ma temporaneamente indisponibili o in galleggiamento... le strutture ospedaliere che erogano servizi essenziali con medici a gettone, come il Pronto Soccorso, la Radiologia e da poco anche la Neurologia... l'esternalizzazione di strutture come Variney e Perloz, persone stazionate in Pronto Soccorso per giorni in attesa di un posto letto. Il diritto della salute in questo momento in Valle d'Aosta non è uguale per tutti e anche a livello sociale si sta prestando veramente poca attenzione a quanto sta avvenendo. Come diceva il collega Aggravi... riprendo quella frase di Mao che lui non ha citato: "Grande è la confusione sotto il cielo".
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Baccega.
Baccega (FI) - È arrivato il grande giorno, l'approvazione del piano salute e benessere sociale approda in Consiglio con tutte le criticità che sono state ovviamente evidenziate in Commissione nei vari confronti che ci sono stati sul territorio e ancora oggi dagli interventi che mi hanno preceduto. Avevo intenzione di partire in modo soft, ma i toni da podestà della sanità dell'Assessore in qualche modo mi hanno un po' messo in confusione.
L'Assessore è partito parlando di documento che ha priorità di intervento e poi ha citato tutta una serie di sigle, ci ha illuminati con numeri di delibere, con sigle AFT, MMG, PLS, LEPS, UCA, AI, PUA. Noi che abbiamo letto quattro o cinque volte il documento sappiamo di che cosa si tratta, quei poveri ascoltatori, ammesso che ce ne siano, in qualche modo hanno fatica a star dietro a considerazioni di questo tipo. È vero che le delibere di Giunta dicono che si fanno dei passi avanti rispetto a quanto è scritto alle 277 pagine di questo documento e la messa in campo di queste delibere va in quella direzione, qualcuno sostiene spesso che la Pubblica Amministrazione parla per atti e gli atti, in realtà, vengono messi in campo.
L'Assessore ci ha anche parlato di (lo dice il piano) costituzione di tavoli e di cabine di regia; la verità, colleghi - e questo potrebbe essere la chiosa di un intervento ma non lo sarà -, è che il percepito è un vero problema, è esattamente il contrario di tutto quello che ci dirà la maggioranza rispetto a questo percorso che si è avviato. Un servizio sanitario regionale che, come è stato detto e va ribadito, è ad appannaggio del finanziamento del bilancio regionale: 406 milioni in questo 2023, che andranno a ridursi nel triennio di 29 milioni, si riducono le risorse e si incrementano i servizi, è un po' una questione che va valutata attentamente.
Tornando a quella che voleva essere una riflessione proprio su tutto il piano e ritornando al servizio sanitario nazionale ricordo la legge 833/1978, sulla base di principi di mantenimento della salute fisica e psichica, nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana, senza distinzione di condizioni sociali e in uno spirito di uguaglianza dei cittadini, quella fu davvero un'importante sfida, 45 anni che hanno visto la sanità valdostana e la sanità italiana crescere e migliorare e il fronte della sanità del nostro Paese è stato sicuramente acclamato anche a livello europeo. Negli ultimi anni molto è cambiato, purtroppo non ancora in meglio, quindi mi sento ancora una volta di affermare, l'ho già detto un paio di volte in questo Consesso e anche in altri ambiti dove si parlava di sanità, la sanità è un sistema complesso che va governato e niente di più vero perché drammaticamente in quell'ambito la richiesta è sempre più alta e, per governarlo, bisogna prendere atto che negli anni c'è stata una significativa involuzione della quale non possiamo non prendere atto: riduzioni di fondi in passato, ma dal 2018 anche lì c'è stata un'inversione di tendenza, sono cresciute le risorse a favore della sanità valdostana. Sicuramente un disagio creato e alimentato da crisi politiche e amministrative, certamente dalla pandemia, ma che non può essere un alibi, perché quello che è successo in Valle d'Aosta è successo in tutte le altre Regioni in Italia e nel resto d'Europa.
Ritorno a dire che questo documento di 277 pagine, appunto il piano salute e benessere sociale, accompagnato dalle oltre 100 pagine riferite alle audizioni in V Commissione, ho la sensazione che farà la fine del documento redatto da altra Cabina di regia condotta dal professor (omissis), questo era il documento, e dal professor (omissis), l'esperto epidemiologo, al quale hanno collaborato ben tredici professionisti della sanità valdostana tra dirigenti, medici, l'Azienda, l'Assessorato, oltre un gruppo di lavoro per la prevenzione, che coinvolgeva altri nove professionisti tra cui anche medici privati che hanno collaborato in quel momento difficile. Quel documento dava misure specifiche per le residenze socio-sanitarie pubbliche e private, per l'assistenza domiciliare che ritroviamo anche nel piano salute e del benessere sociale, quindi la sanità territoriale e da lì erano nate le USCA, prime in Italia a mettere in campo quell'indicazione ministeriale, ora saranno trasformate in UCA, e i gruppi medici referenti di comunità. Si prendeva anche atto di un piano di riorganizzazione della rete ospedaliera con la previsione di realizzare il tormentato edificio C1, prima annunciato e poi bocciato dalla stessa maggioranza politica. Con dispiacere nel tempo abbiamo dovuto prendere atto che le indicazioni e gli indirizzi precisi di quel documento di programmazione molto condiviso sono rimasti quasi, non sempre e non tutto, lettera morta. Ora ci viene proposta una nuova programmazione, ancora più corposa, che prende spunto e ricopia in parte il documento realizzato dagli uffici dell'Assessorato e dell'USL nel 2019, che, a differenza di questo documento, aveva cinque anni di validità, traguardava a cinque anni, fino al 2025, e che non fu mai approvato in quanto le quattro giornate, l'ha detto l'Assessore, di condivisione pubblica organizzate sul territorio della Regione sono state annullate perché siamo stati poi aggrediti dal Covid-19, era marzo 2020. Il piano salute e benessere sociale quindi ci parla di programmazione 2022-2025 quando siamo a metà del 2023 e anche questo sarebbe stato più opportuno e necessario che il documento traguardasse almeno al 2027.
È stato assegnato alla V Commissione consiliare il 15 aprile del 2022 e, dopo le numerose audizioni dei soggetti professionisti della sanità, spesso - lo hanno detto loro - mai coinvolti nella stesura del documento, su sollecitazione delle forze di opposizione approdano all'ultimo secondo alcuni aggiornamenti sugli indicatori presenti nel piano, ma ci mancherebbe, era doveroso e necessario affinché si possa andare a fotografare una situazione reale; oltre agli emendamenti proposti dall'Assessore, emendamenti ovviamente di sostanza, è stato richiamato anche dai colleghi che mi hanno preceduto, e che cambiano completamente il paradigma, quindi un documento di sostanza, fin da subito definito il "Libro dei sogni" da noi, ma anche dall'allora Assessore, che ripresenta le quattro macroaree e la macroarea a valenza traversale e che sottolinea i due principi fondamentali: il miglioramento delle condizioni di salute e di benessere delle persone, il miglioramento del complesso sistema di offerta organizzata e integrata di servizi pubblici e privati convenzionati per assicurare una migliore condizione di salute e benessere sociale. Mai come in questo momento, lo dicono in tutta Italia, la sanità pubblica e la sanità privata devono fare squadra, devono avere un riferimento e devono andare nella direzione di dare servizi ai cittadini. Ora, nonostante i numerosi convegni e i confronti di gruppi politici sindacali e partiti che si sono tenuti in questo periodo, visti i comunicati e quant'altro, ma soprattutto tenuto conto delle problematiche che i cittadini evidenziano quotidianamente sui social e con lettere ai media, ma anche le associazioni di consumatori... ieri al Pronto Soccorso era nuovamente un delirio, avevamo proposto l'admission room, penso che nei prossimi giorni sia una cosa buona se lo fanno... le cose non vanno assolutamente migliorando.
Ci avventuriamo in questo corposo documento e subito siamo chiamati, colleghi, a fare delle riflessioni che in qualche modo richiamano inevitabilmente i tanti provvedimenti ispettivi che nell'arco di questi due anni e mezzo abbiamo portato all'attenzione del Consiglio. Avremmo dovuto predisporre un numero imprecisato di emendamenti, ma tutto questo sarebbe stato improduttivo; il collega Marquis e io ci siamo in qualche modo divisi alcune tematiche che sono state nell'arco del tempo i nostri momenti di confronto sulla sanità.
Parliamo subito della bocciatura della sanità valdostana nel pessimo risultato nel report del Ministero della salute sui livelli essenziali di assistenza, del quale si è già discusso in Consiglio: prevenzione, Ospedale, territorio. Il problema sono i dati, la trasmissione dei dati? Il tema vero è già stato evidenziato nel 2019, quando la nostra Regione si trovava in quella fase di recupero rispetto ai LEA ma non raggiungendo la sufficienza piena, eravamo al 62% e la sufficienza si raggiungeva al 62,6%, ma che adesso è degenerata e non si è voluto proseguire un percorso virtuoso, che, a suo tempo, era stato proposto per individuare le cinque strutture sul territorio, le microcomunità regionali, che dovevano essere trasformate in strutture socio-sanitarie affinché quei dati potessero davvero essere trasmessi a Roma e al Ministero e potessero essere parte integrante della raccolta dati per determinare i livelli di assistenza sanitaria nella nostra regione, cosa che ancora adesso non i riesce a fare e non si fa ed ecco i risultati! Questi sono i risultati oggi come allora e non si vuole cambiare il metodo, questo lo si raccoglierà sempre. Rendiamoci solo conto che un semplice sopralluogo, e invito tutti i colleghi della Giunta a farlo, e un confronto con gli assistenti di struttura ci consentiranno di capire che la maggior parte degli ospiti delle microcomunità valdostane sono interessati da percorsi di cronicità piuttosto gravi, questo lo ha recentemente affermato anche il dottor (omissis) nell'intervento di Verrès la settimana scorsa. Microcomunità che ancora oggi non hanno il collegamento alla fibra nonostante le risorse che sono state messe a disposizione, progetto di INVA approvato e poi stoppato, ma perché? Poi un'altra opportunità con un progetto condiviso con la Regione Lazio che si poteva fare ma non si è fatto, tutto fermo; quindi le cinque strutture da socio-assistenziali a socio-sanitarie erano ben individuate: Morgex è pronta ma è chiusa, manca il personale, due ad Aosta, tra cui Brocherel, i lavori non vanno avanti, si dorme, due anni e mezzo, Variney, Châtillon e Perloz, questi erano i cinque obiettivi di allora.
Furono proprio le Unités, in virtù di un'incomprensibile autonomia gestionale, a essere contrarie a quel processo che doveva poi traguardare, da una parte, all'istituzione dell'Azienda regionale per i servizi socio-assistenziali e socio-sanitari alla persona... quello studio che aveva realizzato l'UNI VdA a firma del professor (omissis), oppure anche affidando tutto il pacchetto di servizi all'Azienda USL opportunamente organizzata e quindi superando l'attuale disagio di frammentazione esistente... che non si rubino le OSS uno con l'altro, questo sta succedendo! Che non si portino via le infermiere uno con l'altro! Vogliamo dare una chiarezza anche a quest'aspetto? Ora viene riproposto ancora una volta, nuovamente modificato, cancellato il percorso della società unica di gestione, quindi abbiamo degli emendamenti da approvare che noi certamente noi non condividiamo. Al via i poliambulatori delle case di comunità, alta, media, bassa intensità da gestire, da team multidisciplinari, le case della comunità Morgex, G.B. Festaz, Châtillon, Donnas, l'Ospedale di comunità ad Aosta e Verrès, i consultori, cioè un trasferire risorse e cambiare nome a strutture che sono già esistenti, a parte l'Ospedale di comunità di Verrès che dovrà essere realizzato, capiremo poi quando. Tutto quanto è previsto dal nuovo modello determinato dal decreto ministeriale 72/2022 con le AFT, i medici di medicina generale, le aggregazioni dei medici, ma tutto questo quando? Finirà con il 2025? Siamo consapevoli di questo? E poi gli specialisti... perché queste strutture territoriali non possono essere gestite... solo dai medici di medicina generale e per le patologie che richiedono l'intervento degli specialisti si debba prevedere che siano gli specialisti a recarsi sul territorio, anziché richiamare i pazienti e affollare l'Ospedale se si fanno strutture di questo tipo sul territorio? È una delle domande che mi sono posto e continuo a pormi, me le sono poste in un tempo passato e che continuo a cercare di valutare, come lo guido il sistema regionale, come fare per costruire un progetto ambizioso e migliorativo per la sanità valdostana? Come disegno il progetto nuovo ed efficace programmando magari per target, come ci ha suggerito recentemente il professor (omissis), fondato sui veri bisogni delle persone per avere servizi efficienti? Poteva essere un'idea, una proposta su cui potevamo confrontarci.
La Valle d'Aosta è una Regione ricca con popolazione contenuta e può diventare un laboratorio di rilancio e di innovazione... ecco che, per cambiare le cose, bisogna costruire, bisogna avere idee, bisogna portare avanti i percorsi intrapresi, come la telemedicina, la telepsichiatria, la teleassistenza, il teleconfronto sanitario dove nuove e più attuali esperienze di ICT applicate alla sanità possono dare delle risposte a un territorio di montagna come quello della Valle d'Aosta.
Non abbiamo ancora, lo ribadisco, le micro collegate alla banda larga. Su questo percorso siamo decisamente indietro, il piano sanità connessa di cui abbiamo letto qua e là, che dovrà chiudere i lavori entro il 30 giugno 2026 con le risorse del PNRR non è nemmeno nel piano sanitario benessere sociale, non compare, o è mascherato ce lo direte. Tanti obiettivi fumosi in questo corposo documento di 277 pagine, tante parolone, nessun cronoprogramma, non sappiamo quando comincia e quando finisce un percorso, non c'è niente sui tempi e sulle risorse da impiegare nelle specifiche quattro macroaree.
La Valle d'Aosta deve creare alleanze fra tutti gli attori: operatori sanitari, sindacati, terzo settore, politica e invece leggiamo, finalmente, che si prende atto in un consesso assembleare della sanità, tutto gestito da sanitari e dall'USL, che esiste la conflittualità in Valle d'Aosta, finalmente lo si dichiara. "In Valle d'Aosta il clima lavorativo è particolarmente conflittuale", l'ha detto il Direttore generale dell'Azienda USL, noi lo diciamo da quando abbiamo avuto il modo di conoscere questo mondo, era il 2018.
Parliamo di un altro tema a noi caro, bisogna far entrare nel sistema scolastico la sanità, l'educazione sanitaria deve entrare nei programmi scolastici, un'inevitabile sintonia sanità e scuola in termini di prevenzione può dare risposte importanti ai nostri giovani per guardare a una salute e a un benessere per tutti, iniziando proprio dai giovani. Recentemente ho richiesto e ho avuto i dati sui pazienti che sono in carico al SERD per patologie legate rispettivamente al consumo di sostanze stupefacenti, al consumo di bevande alcoliche, al gioco d'azzardo nei pazienti che sono seguiti dal Dipartimento di salute mentale e dal Centro dei disturbi alimentari, i dati, colleghi, sono davvero preoccupanti e non voglio citarli per una certa sensibilità.
Entrando nel vivo di altri temi trattati nel piano salute e benessere sociale e da noi sollecitati in Consiglio regionale, ma non accolti, proseguirei con il Dipartimento di salute mentale in merito al quale abbiamo presentato un ordine del giorno. La pandemia ha certamente aggravato il numero di pazienti che si sono rivolti al Dipartimento di salute mentale della Valle d'Aosta e, analizzando il tema proposto nel piano salute e benessere sociale, rileviamo che in Valle d'Aosta l'unica struttura residenziale per disabili, una struttura privata chiamata "La Maison des Bons Sentiments" è stata accreditata come socio-assistenziale, anziché essere accreditata, avendone i requisiti, come socio-sanitaria e convenzionandola con l'USL affinché si possa ricoverare e inserire gli utenti con disabilità mentale ed evitare che questi vengano inviati in strutture fuori Valle con maggiori spese per l'Azienda e soprattutto per le famiglie. Un altro capitolo dello stesso tema riguarda lo scenario di operatività del volontariato nell'ambito della formazione degli Utenti Familiari Esperti: gli UFE, altra sigla. Nella risposta a una nostra interpellanza l'Assessore ci aveva comunicato che della formazione si sarebbe occupato il privato sociale, e poi chi li paga? Sempre il terzo settore? Non mi pare che su questo ci sia convergenza, quindi presenteremo anche in quest'ambito un ordine del giorno affinché si definisca chi fa che cosa. Si parla anche di istituire un centro di salute mentale in ogni distretto, ma anche questa mi sembra una sfida impossibile considerata la difficoltà a recepire i medici specialisti in psichiatria, è molto più complicato che in altre specialità, anche perché pochi accedono a quella specialità dopo l'Università. Assessore, mi segua per favore... infine questa è una domanda importante, dove sarà collocato il Centro di salute mentale, parlo degli ambulatori, valutato che il reparto dovrà essere trasferito al Parini, o comunque in ambito ospedaliero, come previsto dalla legge... non se ne parla, così non si programma.
Due riflessioni sulle politiche della famiglia e la natalità, presenteremo un quarto ordine del giorno... le due paginette dicono tante cose, ma non danno spazio a risposte concrete per ottenere l'obiettivo di essere amico della famiglia. Vi è la diminuzione della popolazione, con una perdita complessiva di 5 mila residenti e la conseguente riduzione del tasso di natalità, che quest'anno è sceso dal 7,28 nati ogni mille abitanti a 6 nati ogni mille abitanti. Doveva favorire un'attenzione particolare per incrementare la natalità e pianificare un'inversione di tendenza, vero che il Beauregard è ancora un fiore all'occhiello essendo indicato come l'Ospedale del bambino, ma nel 2023, in prospettiva di questo piano, bisogna fare di più per la famiglia e per le donne che diventano mamme e favorire la natalità: per esempio, consentire, laddove è possibile, l'allattamento sul posto di lavoro, lo faranno nel nuovo regolamento del Parlamento italiano, prevediamolo laddove è possibile, studiamoci su questa cosa.
Occorre costituire l'agenda di gravidanza, un documento importante che accompagna la futura mamma in tutto il suo percorso di gravidanza e costituisce un efficace confronto e un'adeguata informazione anche tra operatori sanitari, l'ostetrica, il ginecologo, il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta. L'agenda dovrebbe mettere a disposizione della futura mamma le schede cliniche per registrare il decorso della gravidanza, le impegnative per gli esami e tutto quanto previsto in vista di un'assistenza addizionale e specialistica, tutto questo secondo le indicazioni del Ministero della salute e dell'Istituto superiore di sanità, si prevede che i percorsi di nascita, nel caso di gravidanze fisiologiche, debbano essere gestite dal personale ostetrico. Questo sarebbe un efficace supporto all'ambulatorio dedicato alle gestanti che però parte dalla trentaseiesima settimana di gravidanza e che è già presente, mentre l'agenda ripercorre tutto il percorso di gravidanza.
Non possiamo non fare un passaggio regionale sulle liste d'attesa, dopo diverse interrogazioni, la risoluzione approvata all'unanimità dal Consiglio regionale che prevedeva di presentare in V Commissione le strategie del nuovo programma attuativo aziendale del governo delle liste d'attesa, non c'è stata questa condivisione, c'è stata la crisi politica, quindi capisco che la V Commissione non ha potuto convocare per un tema così specifico. Credo che la priorità sia stata data al piano salute e benessere sociale, che per voi è il documento cardine ma che di risposte concrete ne dà poche; peraltro abbiamo preso atto da diversi comunicati di cosa si è fatto in termini di interventi chirurgici, in termini di visite specialistiche e prestazioni di diagnostica per immagine, di prestazioni riabilitative, qualche risposta in più - bisogna essere seri e corretti - è stata data, c'è stata una leggera inversione di tendenza, anche e soprattutto - va ribadito - grazie alla collaborazione con il privato accreditato. Tutte le strutture private accreditate hanno dato risposte importanti e per questo richiamiamo il principio fondamentale che fin da quel 1978, con l'avvio del servizio sanitario nazionale basato su universalità, uguaglianza ed equità... che dice che "le Aziende sanitarie locali erogano i servizi attraverso le aziende locali, le aziende ospedaliere ma anche le strutture private convenzionate". Sono state attivate le liste di galleggiamento, anche queste sperimentali per Neurologia e per Gastroenterologia, sappiamo che mancano medici specialisti e infermieri. In Svizzera hanno fatto una chiamata per infermiere pagandole 72 mila euro all'anno, questo è un dato di questi giorni, e quindi abbiamo, anche da questo punto di vista una grossa preoccupazione. Ora dobbiamo affermare con convinzione che la collaborazione tra sanità pubblica e sanità privata è funzionale a dare risposte sanitarie ai cittadini. È necessario incrementare il budget a favore del privato accreditato per garantire risposte concrete in termini di tempi e di qualità del servizio ai cittadini. Ormai visti i momenti e gli esodi, la sanità privata e la sanità pubblica hanno iniziato un serio confronto non solo in Valle d'Aosta ma anche a livello nazionale con l'obiettivo di garantire risposte concrete in termini di sanità e di benessere dei cittadini.
Noi continueremo a fare un ragionamento rispetto alle risposte che saranno date sui quesiti che abbiamo posto all'attenzione del Consiglio da parte della maggioranza e ci riserviamo nella dichiarazione di voto di dare ulteriori suggestioni.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Manfrin, ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - È particolarmente arduo aggiungere qualcosa a quanto già è stato detto dai colleghi, che hanno, secondo me, già fatto una fotografia particolareggiata del famoso PSBS, io ho imparato questa sigla grazie a lei, assessore Marzi, e con questa mi ricordo anche qual è l'acronimo che compone questo piano, un piano che ha suscitato un po' la mia curiosità perché siamo andati a verificare anche visto che si è detto in queste settimane, in questi mesi, in questo più di un anno di lavoro che chiaramente questo piano arrivava dopo un periodo in cui non c'era stato.
Ebbene, quando e quali sono stati i periodi coperti da questo piano? Un primo piano è stato quello per il triennio 1997-1999, quindi quello è il primo piano a cui ci possiamo riferire, che ha dato il via poi a quello che è l'ultimo e che stiamo esaminando. C'è un però, perché nel 1999 poi non si è più approvato un ulteriore piano fino al 2002, quindi c'è un buco dal 1999 al 2002. Il piano del 2002 ovviamente, essendo triennale, è stato valido fino al 2004 e qui troviamo un altro buco fino al 2006, dopodiché troviamo il piano 2006-2008 e qui un altro buco tra il 2008 e il 2011. Al piano 2011-2013 non è seguito niente per circa dieci anni e questo è quello che oggi andiamo a esaminare. Ecco che quindi ci si chiede se tutta la fretta con la quale si è voluto poi andare a discutere dopo un anno di questo piano in quest'aula è così giustificata, perché se un piano come questo, che appunto viene definito il piano fondamentale per quanto riguarda la salute e il benessere sociale della nostra Regione, può avere dei buchi di programmazione che sono quelli che abbiamo evidenziato, le domande sorgono, quindi la domanda che ci facciamo è: ma se sono state sollevate così tante criticità, così tanti problemi, così tante proposte di soluzione, perché non ascoltarle, non fermarsi un attimo, provare a recepirle e poi dopo avere un piano con tutti i crismi? E questa domanda ovviamente non ha risposta.
Un'altra criticità però che posso rilevare nel piano è proprio il fatto che alcune delle previsioni, alcune delle disposizioni contenute in questo piano sono già realizzate, quindi vengono già realizzate; ora il problema qual è? Il problema è proprio questo, che se io ho bisogno di un piano per pianificare una serie di azioni e prima che questo piano venga approvato io metto già in campo quelle azioni che questo piano prevede, allora probabilmente o questo piano è inutile o arriva inutilmente in ritardo, perché avrei dovuto approvarlo prima per realizzare le azioni dopo. Su questo però obiettivamente non abbiamo sentito una motivazione, l'abbiamo sollevato in Commissione, non ci è stata data alcuna spiegazione rispetto a questo.
Arriviamo quindi, dopo un anno e mezzo di discussione, a un piano che nasce già vecchio, è già stato sottolineato, un piano che viene chiamato con il suo titolo 2022-2025 quando però siamo nella seconda metà del 2023, quindi evidentemente approviamo un piano che nasce già vecchio, al punto che addirittura i dati contenuti sono talmente vecchi che vengono aggiornati tramite emendamento e tutto il piano, che si origina e viene esplicitato proprio basandosi su quei dati, inevitabilmente risulta basato su quei dati che però, in realtà, sono aggiornati, quindi non sappiamo quanto siano centrati. Ancora: arrivano degli emendamenti importanti da parte del Governo, e ne dico uno su tutti: l'emendamento che riguarda la creazione dell'ente strumentale va a mutilare la parte delle politiche sociali nella sua parte più importante, cioè si era impostato il piano per la salute e il benessere sociale in una maniera, immaginando un ente strumentale, poi lo si cancella tramite emendamento e si cerca di raffazzonare quello che rimane. Obiettivamente questo non mi sembra un segnale di buona organizzazione, con tutto che sono assolutamente felice che si cancelli l'ente strumentale assolutamente pericoloso.
Il problema - ed è chiaro per tutti quelli che lo hanno esaminato - è che effettivamente questo piano manca di concretezza, io vorrei davvero invitarvi a compiere la titanica impresa di leggerlo tutto in maniera approfondita, e non a volo d'uccello, e a soffermarvi su quelle riflessioni che a volte si trovano all'interno del piano, come "questa cosa è assolutamente brutta", che so... la povertà, il problema delle liste d'attesa, prendete voi un problema qualsiasi, "questo problema è molto brutto e quindi noi riteniamo che sia importante affrontarlo e lo affronteremo secondo noi perché si deve affrontare prima questo aspetto, poi questo e poi quest'altro", sul come, il perché, quando, con quali risorse non c'è scritto niente! È chiaro che di questi documenti ne possono essere fatti a bizzeffe, mettendo tutti i problemi in fila e dicendo: ci sono questi problemi, sai che c'è? Adesso poi li risolviamo, ma come non si sa, lo si lascia a chi segue.
Ho visto, Assessore, che lei ha parlato e ha esaltato quello che è stato il percorso condiviso e aperto sulla piattaforma, non le sarà sfuggito che se è vero... e sono assolutamente concorde nel dire che il percorso di condivisione che è stato fatto sulla piattaforma è un percorso utile e importante che ha apportato delle modifiche direttamente dai portatori d'interesse, dall'altra non posso non evidenziare che nel percorso di approfondimento che è stato fatto in V Commissione l'allora presidente Restano ha fatto a tutti i portatori di interesse una domanda, soprattutto a quelli che rappresentavano le professioni, e a tutti i rappresentanti delle professioni: "Scusate, ma voi siete stati coinvolti nella stesura del piano?", con accento meno piemontese di quello che ho usato io, però questa domanda è stata fatta. La risposta è sempre stata: "No", però se noi parliamo del documento più importante che riguarda la programmazione della salute e del benessere sociale e non vengono interpellate le persone che quel piano dovranno applicarlo e che su quel piano dovranno lavorare, credo sia un grosso problema. Davvero è stato un coro unanime di "No": "No, non siamo stati interpellati", "No, non ci è stato chiesto niente", "No, non l'abbiamo neanche visto". Addirittura il rappresentante che è stato convocato per quanto riguarda l'Edilizia Residenziale Pubblica - avremo modo poi di parlarne durante un ordine del giorno che abbiamo presentato - ci ha detto che la convocazione per parlare di Edilizia Residenziale Pubblica era giunta a ciel sereno perché "nella Commissione di politiche abitative di questa cosa non ne abbiamo mai parlato". Lui si è messo a disposizione dicendo: "Fatemi delle domande, se volete, vi spiego come funziona l'Edilizia Residenziale Pubblica, sennò io non so cosa dire". Obiettivamente sono cadute parecchie paia di braccia, parecchia paia anche di altri ammennicoli, però questo è un dato di fatto, quindi purtroppo questo confronto è mancato, è stato ampio sulla piattaforma sì, ma in nuce è mancato rispetto alle professioni.
È sufficiente, per esempio, guardare alcune parti, adesso io non vorrò andare nello specifico e non vorrò dilungarmi troppo con i particolari, ma nella rete integrata per una presa in carico di comunità delle persone con disabilità non si dice nulla se non generici accenni a un potenziamento e a una presa in carico delle persone con disabilità. Abbiamo esposto più volte all'interno di quest'aula delle criticità riguardanti proprio questo servizio, un accenno assolutamente generico.
La sanità penitenziaria: abbiamo anche qui parlato numerose volte dei problemi, delle criticità che coinvolgono la sanità penitenziaria e qui cosa si dice, di cosa si parla? Banalmente del protocollo di intesa, Stato, Regione, ma quali sono i problemi non viene rilevato. Come si vanno a risolvere non viene rilevato. Io so che sono stati fatti degli incontri anche con la Presidenza della Regione, sia quando c'era presidente il collega Lavevaz, sia con il presidente Testolin rispetto alle criticità del carcere e rispetto alla forte presenza, per esempio, di detenuti con problemi psichiatrici, che evidentemente creano un pericolo e un danno per gli altri detenuti e anche per le Forze di Polizia, neanche un accenno all'interno del documento...
Sulla creazione di un ente strumentale abbiamo già detto, ma la parte che rimane io ritengo sia assolutamente importante. Anche qui io vorrei citare quella che è stata la presa di posizione da parte del dottor (omissis), che ci ha spiegato una cosa importante, cioè si parlava di ente strumentale ma si parlava anche di cabina di regia e, per fortuna, le dichiarazioni del dottor (omissis) sono a verbale; lui stesso ci dice: "Attenzione a convocare, a coinvolgere gli enti del terzo settore nella Cabina di regia, perché la Cabina di regia, che deve determinare quali e quanti servizi e di quale entità e per quali importi devono essere proposti dalla Regione, non può contenere le stesse persone che poi quei servizi li dovranno erogare perché c'è un conflitto di interessi grosso come una casa! Perché è esattamente come andare dentro un bar e chiedere al barista: "Ma secondo te quante birre dovrei bere? "; io sospetto che il barista direbbe che dovrei berne tante, perché ovviamente più ne bevo e più lui guadagna. Questa è la stessa cosa che rischia di accadere con la cabina di regia. Attenzione a inserire i soggetti che poi devono erogare quei servizi tra chi li deve decidere, li deve quantificare. Questo è un grosso problema per quanto riguarda il conflitto di interessi che si viene a creare".
Ancora: servizi per la povertà e la marginalità estrema, a me fa piacere, ho visto tutta una serie di iniziative messe in campo e promulgate in pompa magna, io credo che lei abbia avuto modo però di ricevere la mail che ho mandato, l'ho mandata al suo Segretario particolare, l'ho mandata al Coordinatore, l'ho mandata a un Responsabile dei servizi sociali e ho presentato un caso scuola: il caso di una persona che ha un ISEE su cui pesa un immobile di cui lui non può disporre e che quindi gli alza inevitabilmente l'ISEE. Questa persona quindi ha, purtroppo, un immobile che ha ereditato, questo immobile è gravato da un'ipoteca ma sull'ISEE risulta, quindi lui risulta avere quasi 20 mila euro di ISEE, lui però l'anno scorso ha guadagnato 700 euro in un anno, quindi soldi in tasca zero, ISEE 20 mila, problema perché è in procinto di essere sfrattato, chiede aiuto alla Regione, qualche interlocuzione e poi: "Ah, mi dispiace ma non possiamo fare niente". E come si deve fare per chi si trova in questa situazione, in questa condizione? Che è la stessa condizione di chi si trova appunto a essere sfrattato non perché non paga, ma perché non ha i soldi per pagare, così come tantissime altre questioni in cui evidentemente una Pubblica Amministrazione dovrebbe intervenire per garantire un livello di vita accettabile, per evitare e prevenire il disagio economico e sociale e su questo non c'è niente, solo riferimenti su chi è già senza dimora, cioè aspettiamo di buttare la gente per strada per poi forse dargli delle risposte? Non bisognerebbe prevenire? E che prevenzione diamo? Perché c'è un capitolo che si dilunga enormemente sulla parte della dimora fittizia che viene data alle persone senza dimora? Cioè la famosa - non so se la conoscete - via della Casa comunale. Se io non ho un alloggio dove stare, per avere una tessera sanitaria e quant'altro, mi viene dato un alloggio in Comune, via della Casa Comunale, lì arrivano le comunicazioni e con quella residenza io posso avere accesso ai servizi sanitari. Qui ci si dilunga lungamente quando, in realtà, la cosa è molto semplice, o faccio richiesta nel Comune in cui "vivo" su una panchina o sotto un ponte, oppure nel comune in cui sono nato, è già codificato, però come si previene il fatto che queste persone vadano sotto i ponti? Abbiamo avuto la plastica dimostrazione che non ci sono soluzioni.
Non parlo ovviamente dell'edilizia residenziale pubblica completamente ignorata all'interno di questo documento, lo ha dimostrato l'intervento illuminante del rappresentante degli affittuari, delle politiche abitative, che non ho capito per quale motivo è un sindacalista, non è uno che viene dalle case popolari, a meno che non sia un sindacalista che vive nelle case popolari, allora mi farei delle altre domande, però comunque è stata una situazione particolarmente curiosa. Nessuna risposta quindi anche da questo capitolo che coinvolge migliaia di nuclei familiari, niente, nessuna idea, nessuna proposta, nessuna soluzione... molto curioso.
Non riprendo le definizioni: "Libro dei sogni" o quant'altro, giustamente è stato detto: "la cornice, poi si deve fare il quadro", ma qui mi sembra un quadro di (omissis) più che un quadro di artisti più famosi e quotati.
Credo che la parte sul report nazionale, la bocciatura che è arrivata proprio a livello nazionale sia assolutamente definente la situazione attuale, cioè, da una parte, si dice: "Guardate che avete tutta una serie di carenze e a quelle carenze e su quelle carenze dovete intervenire"; dall'altra, si dice: "No, ma non è vero che abbiamo delle carenze, sono sbagliati i dati nazionali, sono sbagliati i parametri, abbiamo sbagliato a mandare i dati. Ah no, lì non abbiamo abbastanza gente", cioè c'è un rifiuto a prendere in carico le problematiche, non lo si fa con questo documento, non si propongono delle soluzioni.
Io obiettivamente mi auguro davvero che vi sia lo sforzo da parte sua, Assessore, e da parte di tutto il Governo di cui fa parte e di questa maggioranza di valutare le proposte che abbiamo voluto formulare per migliorare questo testo e per darvi degli impegni che siano impegni concreti perché così com'è questo piano obiettivamente risposte ne darà poche.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Marquis, ne ha facoltà.
Marquis (FI) - Dopo aver ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, faccio anch'io alcune considerazioni rispetto a quest'importante documento che abbiamo in discussione e che è all'ordine del giorno.
È un piano strategico direi, un piano pluriennale, che dà le indicazioni della direzione in cui la sanità sociale valdostana deve andare per dare delle risposte alla nostra comunità nel triennio 2023-2025. Siamo già a 2023 inoltrato, quindi è stretto il limite temporale di attuazione di queste iniziative, che in parte, come è già stato detto prima, sono state anche già anticipate, qualcuna attraverso delle delibere di Giunta, non è neanche facile avere quindi contezza chiara della situazione attuale, di quello che è già stato fatto e dei contenuti che riguardano la prospettiva della sanità e del sociale valdostano.
È un disegno direi anche originale sotto il profilo della pianificazione, perché come è stato detto prima dal collega Baccega, non c'è un cronoprogramma ma andrei anche oltre, non si parla di costi, non si parla di come si fa a raggiungere un obiettivo, si dice: "cominciamo a fare un po' di delibere, andiamo avanti, poi ci accorgeremo lungo la strada di cosa succede". Ebbene, questo non è un metodo per lavorare e per raggiungere degli obiettivi concreti e che siano sostenibili sia sotto il profilo dell'interesse pubblico ma anche sotto il profilo dell'interesse economico. Qui stiamo approvando dei documenti che non sappiamo quali ricadute avranno a livello di impatto economico sul territorio. Mi sembra di rivivere l'esperienza del 2011 quando si parlava di assegnare le funzioni alle Unités des Communes. Ricordo che all'epoca partecipai a un incontro dove a un certo punto dissi: ci sono due modelli che sono stati presentati, quale dobbiamo privilegiare? Bisognerebbe sviluppare il modello per capire qual è l'impatto economico. Qualcuno mi ha risposto: "Mah, l'impatto economico lo vedremo alla fine". Ebbene, a distanza di dodici anni hanno tutti visto qual è stato l'impatto economico, in aula qui dentro più volte si è detto che è stato un mezzo disastro, bisogna correre ai ripari. Mi sembra di rivivere la stessa esperienza. Oggi non c'è un quadro di riferimento economico, è sicuramente questo un programma che stravolge la situazione attuale, se lo leggiamo con attenzione, che richiede parecchi investimenti, ma non sappiamo di che entità, non sappiamo come verranno realizzati. Oltretutto richiede grandi competenze per territorializzare una risposta.
Nelle audizioni ci è stato detto: il modello territorializzato richiede più professionalità del modello centrato sull'Ospedale, e siamo in un contesto che non ci sono professionalità. Mi chiedo: come si fa a mettere in piedi un progetto che richiede maggiori professionalità, più risorse umane quando le risorse umane che ci sono non bastano a soddisfare la progettualità che abbiamo oggi con un modello completamente diverso e richiede meno persone? Queste sono delle risposte che mi piacerebbe avere dall'Assessore competente che si trova a gestire questa materia.
Leggendo con attenzione questo piano, si vede che trae origine più da motivazioni esterne alla Regione che da motivazioni interne perché si richiamano i vari DM nazionali che sono stati predisposti in questi anni: piano nazionale del sociale 2021-2023, il PNRR, quindi sono tutte condizioni di input che arrivano dall'esterno adattate un pochettino alla nostra situazione e settore per settore si vede in modo chiaro che sono stati fatti un po' di "copia e incolla" delle varie iniziative che sono previste a livello nazionale alle quali si dice: "Daremo seguito anche noi e poi vedremo come con le delibere di Giunta".
Credo quindi che il quadro di confusione che qualcuno prima di me ha detto che c'è in questo documento sia del tutto evidente. Potrei fare alcuni esempi, basta prendere questa tabella a pagina 163 della macroarea 4, dove vengono declinati gli obiettivi da perseguire secondo delle priorità, la raccolta dati e analisi è al quinto posto, al primo posto c'è la definizione della governance. Io mi chiedo: come si fa a definire una governance per vedere a quale modello improntare la gestione se non si conoscono i dati che vengono presi poi due anni dopo magari con altre iniziative che non hanno carattere di priorità? Io me lo chiedo, mi sembra che sia questo un modo di procedere che è contrario a quello che impone la logica.
Sotto il profilo dei servizi sociali, è stato detto che veniva creato un ente strumentale, io voglio solo evidenziare due affermazioni del Direttore generale dell'Azienda USL in occasione dell'audizione riguardo a questo argomento: "questa è una scelta originale direi rispetto alle mie esperienze, almeno quelle che io conosco di altre Regioni, che hanno scelto di integrare invece fortemente i due elementi sanitari e sociali, nel senso che c'è la scelta di lasciare agli Enti locali, attraverso un ente strumentale nuovo, tutta la gestione dei servizi sociali e di prevedere all'interno invece dell'USL una direzione da parte integrata socio-sanitaria. Le Regioni che conosco io hanno fatto una scelta diversa rispetto a quella che disegna la Valle d'Aosta. Va pensato bene e verificato se ci sono altre esperienze, io non so se ci siamo rifatti a qualche esperienza specifica di Regioni che io non conosca oppure sia davvero un modello innovativo". Tradotto: facciamo anche gli inventori adesso, in un momento in cui tutti parlano d'integrazione, la parola più utilizzata su questo documento è l'integrazione tra il sanitario e il sociale, noi immaginiamo una scelta che va tutta in una direzione diversa rispetto a quella dell'integrazione. Andiamo avanti su creare binari diversi, che ci saranno trattamenti diversi del personale, quindi personale che non sarà soddisfatto, che non sarà contento, che non sarà messo nelle condizioni di poter lavorare meglio, che non vanno altro che a replicare in modo forse un po' più semplificato la situazione che vivono oggi. Faccio solo un esempio banalissimo che è stato evidenziato anche nelle audizioni: quando parliamo di assistenti sociali professionali, ce ne sono circa una cinquantina in Valle d'Aosta, fanno capo a quattro contratti di tipo diverso... ma quattro contratti, cinquanta persone, non so se ci rendiamo conto! Ci sono quelle assunte dall'USL, quelle che sono assunte dal Comune di Aosta, quelle della Società dei Servizi e quelle della Regione. Come delle persone che si occupano della stessa materia e che sono in capo a quattro datori di lavoro diversi possono lavorare con la dovuta serenità per garantire i risultati che la nostra comunità necessità? Io mi pongo queste domande, credo che bisogna fare attenzione quando si disegnano dei percorsi nuovi, devono essere dei percorsi razionali, mi sembra che a volte si prendano un po' con sufficienza delle scelte senza rendersi conto poi dell'impatto che avranno sul territorio successivamente.
Viviamo una situazione di estrema difficoltà, io credo che, al di là dei livelli essenziali o dei dati che vengono pubblicati su "Il Sole 24Ore" o gli altri giornali di carattere nazionale, la prima persona che potrebbe esprimere dei risultati di soddisfazione è il cittadino. Ritengo che oggi, se dovesse dare delle pagelle, non darebbe la sufficienza, anzi, penso che il voto sarebbe più basso che il 5 o il 6, ma questo perché, al di là di tutto, cerchiamo di affrontare i problemi dando sempre delle risposte-tampone. Partiamo dal territorio, io oggi voglio vedere chiunque si trovi nella condizione di avere qualche problema di salute come fa a iniziare a farsi prendere in carico da qualcuno il suo problema. Comincia a telefonare al medico di medicina generale... adesso è stata data in qualche modo la copertura non aumentando i medici perché non ce ne sono, ma attraverso l'incremento del numero degli assistiti per ogni medico, ma, di fatto, in teoria è stato affrontato e risolto un problema, ma nella pratica non è così, perché nella pratica prima di arrivare a poter parlare con il medico magari ci va qualche giorno e, siccome ci va qualche giorno, se il cittadino ha un problema serio, cosa fa? Deve partire verso Aosta e andare al Pronto Soccorso. Magari era anche una questione che non era da Pronto Soccorso... e quindi c'è un sovraccarico verso questo strumento che abbiamo a disposizione per affrontare le problematiche, e poi succedono dei problemi anche lì perché magari ci sono delle code infinite. I problemi che hanno i cittadini sono una priorità che bisogna affrontare, non basta fare della teoria, perché alla fine i risultati si vedono se si semplificano le cose, se c'è una soddisfazione nel servizio, senza poi andare a vedere le cose più complesse, perché dove entriamo nella complessità ci possono essere dei ragionamenti che sono molto più articolati da fare.
Rimanendo sul livello generale, credo che ci sia la necessità di approfondire con più attenzione le scelte che vengono fatte perché perlomeno all'Aula dovrebbe essere chiaro il percorso che si va ad affrontare quando si approva un documento. Io sfido chiunque di noi in questo Consesso ad avere le idee chiare sulla base di questo piano che ci è stato presentato. È stata fatta anche una richiesta da parte dei gruppi di opposizione di avere un documento che fosse aggiornato per avere maggiore chiarezza rispetto al documento che abbiamo in mano per poter capire quali sono le azioni di prospettiva e quelle che sono già state messe in essere, ma purtroppo non c'è stata questa disponibilità ad oggi da parte della maggioranza. Noi abbiamo presentato, come gruppo, diversi ordini del giorno sui quali entreremo invece nel dibattito, affrontando poi delle questioni puntuali per vedere se c'è la disponibilità a trovare delle soluzioni e soprattutto dare attuazione a degli indirizzi di carattere generale su diversi temi, sul tema anche della disabilità, del sociale, dei volontari del soccorso. Ci sono delle situazioni che vanno affrontate nel dettaglio per capire qual è la volontà dell'Amministrazione perché non è comprensibile dalle poche parole che vengono spese nel documento in fase di discussione qual è l'obiettivo finale. Per noi è importante avere queste risposte dal Governo per cercare di contribuire a dare un'attuazione concreta a dalle parole che ci paiono abbastanza nebulose e prive di una visione di insieme.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Ganis, ne ha facoltà.
Ganis (LEGA VDA) - Come è stato evidenziato nella presentazione del piano regionale per la salute e benessere sociale in Valle d'Aosta, o PSBS, la pandemia da Covid ha causato una serie di problemi e disagi nel sistema economico, sociale e sanitario a livello mondiale. In particolar modo la nostra Regione, vista la sua posizione orografica diversa rispetto ad altre Regioni d'Italia, ha dovuto fronteggiare l'emergenza pandemica in maniera più massiva, sollecitando e congestionando l'unica struttura territoriale presente e con il personale sanitario già ridotto ai minimi termini.
Perché dico questo? Pensiamo infatti al gap che si è venuto a creare nel corso degli anni dovuto al taglio di assunzioni di medici e infermieri e che ha portato al collasso il Sistema sanitario nazionale e, di riflesso, quello regionale. Tra l'altro, il personale sanitario a disposizione si è dovuto accollare un consistente carico di lavoro per far fronte all'emergenza sanitaria, una situazione che ha causato malessere e sfiducia generale nel sistema organizzativo sanitario. Questa realtà è ben rappresentata nella nostra Regione dal fatto che i medici e infermieri, ma anche molti cittadini valdostani preferiscono lavorare o ricevere assistenza sanitaria nelle regioni limitrofe e oltralpe. Una situazione che si è accentuata in seguito alla crisi pandemica ma già presente nel nostro territorio a causa dell'instabilità politica che non ha permesso una programmazione sanitaria e duratura consolidata e aggiornata nel tempo. Questo a dimostrazione che oggi nel piano strategico sanitario regionale manca una puntuale programmazione sulla prevenzione in diversi ambiti di competenza sanitaria, una mancanza più volte evidenziata anche dai colleghi in Consiglio.
Ricordo che altre Regioni, come la Lombardia e il Veneto, hanno reagito prontamente, anche attraverso linee guida; temi questi che affronterò in questo Consiglio regionale con diversi ordini del giorno finalizzati alla prevenzione e alla programmazione.
Per quanto riguarda l'ospedale di comunità, non posso che ritenermi soddisfatto della scelta fatta, ossia quella di realizzarlo nel comune di Verrès, ma ricordo più volte che il nostro gruppo ha evidenziato questa possibile soluzione in più iniziative consiliari, forse questa volta siamo stati un po' ascoltati. Tenuto conto che la salute è un diritto fondamentale di ogni persona sancito dalla Costituzione, è importante che venga attuato al meglio; i cittadini valdostani oggi sono particolarmente delusi e scontenti da come viene gestita la sanità valdostana e questo piano, a nostro avviso, presenta ancora molte complessità. I nostri ordini del giorno potrebbero, se votati, completare al meglio il piano di salute per il benessere sociale come ha ben ricordato il collega Manfrin nelle sue conclusioni.
Presidente - Consigliere Restano, a lei la parola.
Restano (GM) - Chi mi ha preceduto ha analizzato puntualmente e dettagliatamente il piano, io quindi partirò da un punto di vista forse un pochino diverso per poi magari arrivare anche ad analoghe conclusioni.
La prima domanda che vorrei porre come pregiudiziale, se vogliamo, è chiedere al Presidente, che ringrazio per essere rientrato, se lui ha letto il piano e se lo ha letto tutto, e non me ne voglia, Presidente, perché se lei non l'ha fatto, io la capisco perché ha tante altre cose da fare ed è un Assessore delegato, mi basta un cenno con la testa, l'ha letto o non l'ha letto, Presidente, il piano? Bene, e perché le chiedo questo? Perché lei ha una responsabilità politica sul Governo, può anche delegarla all'Assessore di turno, ma è importante, perché il piano è un documento politico di programmazione e da questo punto vorrei partire.
Mi sono dilettato, come magari hanno fatto altri colleghi, ad andare a rileggere chi vi ha preceduti, in particolar modo l'assessore Lanièce, che era un Assessore tecnico all'epoca, non rivestiva i panni dei politici, ma nella presentazione del piano scrisse delle parole importanti, lui affermava che "la condivisione unanime di un percorso da compiere insieme responsabilmente, a tutela della salute e del benessere della popolazione valdostana, potrà rappresentare in questi anni un punto di forza di eccellenza anche in sede nazionale nel difendere le prerogative della nostra autonomia". Continuava dicendo: "la consapevolezza della specificità del sistema Valle d'Aosta delle sue numerose potenzialità e valori ci hanno portato a tracciare questo documento che potrei chiamare programmatorio". L'allora Assessore ha richiamato le nostre prerogative statutarie che sono poi quelle che ci danno l'autonomia nel settore specifico. Ora cosa avviene? Andando a guardare la presentazione di questo piano, non viene fatto un esplicito riferimento alle nostre prerogative statutarie. L'argomento, se vogliamo, viene poi ripreso nella macroarea 5, dove si parla della governance, e lì si inizia a fare tutta una disquisizione sulla situazione attuale, che credo sia una giusta analisi del contesto fatta in coda al documento però riportata, ci sarà un motivo per questo.
Si parte quindi nel dire che siamo una popolazione molto limitata: 125.500 abitanti, un territorio interamente montuoso, siamo la Regione più piccola d'Italia e anche quella più alta di quota, quindi l'esiguo bacino di utenza dei servizi sanitari, sociali regionali, uniti appunto alla morfologia territoriale, pongono da sempre, all'attenzione di chi deve programmare il piano della salute e del benessere sociale, questioni di scelte molto importanti: prima fra tutte la difficile realizzazione di economie di scala e un vincolo indotto sul modello organizzativo e funzionale appunto da questo numero limitato di utenti e dalla particolarità del nostro territorio. Questo ha portato nel tempo la nostra Regione ad assumersi determinate responsabilità e finanziare interamente la spesa sanitaria, quindi l'autonomia statutaria che qui viene richiamata ci ha permesso di mantenere e garantire una personalizzazione elevata dell'offerta dei servizi e prestazioni standard. È chiaro che viene subito da chiedere: ma come mai? Oggi noi non siamo in grado di mantenerle? Eppure ci mettiamo 407 milioni, guardo il mio collega qua a fianco che è stato Presidente, all'epoca la sanità ci costava 270 milioni, in un altro periodo un pochino di meno e poi si è partiti con alzare il finanziamento della spesa sanitaria e sociale. Tutto questo cosa ha portato? La nostra autonomia ci ha portato a essere esenti da un sistema di controlli nazionali basati sugli esiti della salute e delle scelte programmatorie che non diventavano obbligatorie, ma ci avrebbe permesso di confrontarci con altre realtà, ci avrebbe permesso di crescere. Paradossalmente stiamo affermando che la nostra autonomia, per certi versi, ci ha penalizzati nella crescita o sono intervenuti altri vincoli di natura extra regionale, per un decennio circa la crisi economica, le politiche di limitazione del reclutamento che abbiamo tutti vissuto, ahimè!
Poi si segnala che c'è stato un ulteriore limite: la mancanza da parte del Governo nazionale di programmazione, siamo senza il piano sanitario nazionale, però il Governo nazionale ci ha imposto dei vincoli che sono quelli di monitoraggio dei LEA. Praticamente stiamo vivendo, si afferma un nuovo centralismo da parte dello Stato che vuole accentrare la gestione della sanità e lo fa a maggior ragione oggi perché nella gestione dei fondi PNRR ci impone determinate scelte.
Da tutto quanto raccontato, quindi si afferma la natura monolitica dell'apparato di governance valdostano: un Governo regionale, una sola Azienda sanitaria e un solo Ospedale... ci hanno impedito di sviluppare determinate dinamiche e quindi un confronto nell'individuazione del benchmarking che altri soggetti erogatori di servizi utilizzano e che permette loro di crescere. Certo che uno si chiede: ma noi non possiamo confrontarci lo stesso? In tutto questo uno dice: ma alla fine con tutte queste considerazioni dove ci volete portare? Dove volete arrivare? E nel capitolo "Programmazione nazionale, adeguamento normativo regionale" viene un pochino chiarito questo aspetto, si dice: "lo Stato non ha un piano sanitario nazionale però ha messo in atto una serie di accordi, di intese, di patti per la salute e di decreti", dicono anche condivisibili, perché portano a un sistema di garanzia sanitaria nazionale che ci conduce tutti su questa linea, tutto accentuato, anch'io lo richiamo, dalla pandemia. Allora un autonomista dovrebbe dire: "Ahi, io non ci sono, non sono d'accordo con questo", si guarda attorno e dice: "Cosa fanno le altre Regioni? ". Andando a vedere cosa fanno le altre Regioni, Signori miei, si parla di autonomia differenziata e uno dei punti dell'autonomia differenziata è l'autonomia differenziata in sanità, quindi troviamo su importanti quotidiani e riviste che parlano di sanità un'analisi critica e non di quello che è uno dei venti punti dell'autonomia differenziata, appunto la gestione della sanità, su richiesta di Regioni a statuto ordinario, che spingono molto in tal senso. Noi - adesso lo posso dire - abbiamo, a mio modesto modo di vedere, scritto un documento molto importante e corposo, ma di adeguamento al DM 70 E DM 72, abbiamo rinunciato a quelle prerogative politiche, è per questo che avevo chiesto del presidente Testolin, per scrivere il piano della salute e del benessere sociale 2022-2025, senza ricordarci quello che è stato scritto alla macroarea 5, che il nostro è un territorio diverso da tutti gli altri, che le nostre vallate non sono neppure paragonabili a quelle del Trentino Alto Adige da quanto sono piccole e strette, hanno caratteristiche differenti. Che noi ci mettiamo 407 milioni, mi sono dilettato a guardare un po' di dati e di statistiche, però vado a memoria, dai famosi 270-300 milioni abbiamo aumentato le risorse e con tutto questo non siamo riusciti a pensare un modello valdostano.
A mio modo di vedere, la Valle d'Aosta potrebbe essere un caso di studio, l'ho detto anche all'epoca della pandemia, potremmo avere veramente un modello nostro e potremmo far valere le nostre prerogative, battere i pugni sul tavolo, poi si può perdere ma dovevamo e dobbiamo battere i pugni sul tavolo. Presidente e Assessore, perché se noi ci adeguiamo così a quanto ci detta lo Stato centralista e nemico, facciamo male, quando altre Regioni, ahimè, quando c'è stato il decreto Bindi 502, hanno fatto una levata di scudi tantissimi anni fa, perché lì sì che lo Stato ha cercato di centralizzare. Poi è intervenuta una sentenza che ha annullato parte del decreto Bindi ma, al di là di sentenze e annullamenti, di fatto vi sono delle Regioni - permettetemi il termine - che se ne infischiano, molto più grosse della nostra, ma hanno avviato delle forme di autonomia sulla sanità, le stanno percorrendo e noi con orgoglio politicamente, perché questo è un piano politico, dovremmo affermare la nostra identità e il nostro particolarismo. A mio modo di vedere, con questo documento non lo facciamo e questa è la parte dell'intervento a cui tengo di più, perché poi se andiamo ad analizzare il piano, e ce l'hanno detto tutti gli intervenuti, le 270 pagine di piano, non possiamo sbagliare, non è stato dimenticato niente. Ce l'hanno detto i medici, i tecnici, il personale sanitario che ha partecipato alle audizioni, è che non abbiamo fatto una scelta, non una! Forse l'unica che avevamo fatto, l'Agenzia dei servizi, ce la siamo poi rimangiata con un emendamento. Abbiamo fatto anche la scelta della regionalizzazione del contratto, un piccolo inciso, per quello che conto, un dipendente della sanità che ha sentito i sindacati e il personale... "Siamo fermamente contrari, non ci vogliamo adeguare al contratto regionale, poi facciamo la fine dei vigili del fuoco e del Corpo forestale". Il contratto regionale, a sentire i regionali, non so l'ultimo contratto, quindi non chiamo in causa questo Governo, è un contratto a ribasso rispetto ad altre Regioni. A tal proposito ho presentato un emendamento che prevede il mantenimento del contratto nazionale integrato da una trattativa che prevede un'indennità sanitaria regionale, poi questo sarà oggetto di un discorso a parte.
Cosa dire delle quattro macroaree? È stato scritto tutto, va benissimo la prevenzione, è stato un cavallo di battaglia; ahimè, arriviamo in ritardo. Nel 2018 - per chi era presente - ho fatto una "capa tanta" a tutti i colleghi sulla riforma del Dipartimento di prevenzione e sull'epidemiologia, sul servizio di epidemiologia e sull'Osservatorio epidemiologico era stata fatta anche una legge che andava in deroga all'atto aziendale. Purtroppo aspettiamo ancora oggi ma ben venga tutto quanto scritto.
Solo un piccolo inciso, oggetto anche questo di un ordine del giorno, abbiamo scritto: "i luoghi di lavoro, promozione della salute, sanità animale, sicurezza degli alimenti rivolti agli animali per la questione delle zoonosi". Dell'alimentazione umana ce ne siamo dimenticati? Ci sono due piccoli incisi... poi dopo nell'ordine del giorno vi farò l'elenco di tutti i contaminanti chimici e principi attivi che portano ai tumori che ho visto nelle statistiche, da noi sono abbastanza altini e una ricerca epidemiologica, quando ancora si facevano le ricerche epidemiologiche, ha evidenziato le nicchie dove incidevano maggiormente, cosa si consumava in quelle nicchie; serve quindi l'epidemiologia, è una cosa importante e la stiamo aspettando.
Per quanto riguarda i distretti, i poliambulatori, le unità complesse, ho detto già prima, è stato scritto tutto, non sono in grado oggi di parlare di due distretti, quattro distretti; credo che ci sia il tecnico, ha fatto degli studi, peccato che non li abbiamo visti... e poteva esserci indicato cosa era meglio scegliere e fare.
Certo che sull'ospedale di comunità una riflessione la faccio, anche in questo caso non ho visto dei dati, delle proiezioni sui posti letto, magari riflette, la butto lì... di fare anche un punto di primo soccorso male non farebbe, per una questione di distanze, anziché farli andare a Ivrea, magari li prendiamo lì, abbiamo quattro letti in più, tanto di soldi mi sembra che non ne manchino, non ne spenderemo tantissimi.
Per tutto il resto va bene. Per quanto riguarda il nuovo Ospedale, la mia posizione è nota, quindi è inutile che la ribadisca. Andiamo avanti di corsa, se possibile, e cerchiamo di porre fine a questo eterno cantiere. Per quanto riguarda la governance, ho già detto tutto. La questione è che viene sovente richiamata l'efficienza e l'efficacia, due delle tre, l'economicità non si può richiamare. Non sono parole mie, sono parole di altri, ma probabilmente si potrebbero coniare le due "i": irrealizzabile e inefficace. Speriamo che così non diventi.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Barmasse, ne ha facoltà.
Barmasse (UV) - È un po' di tempo che non parlo in quest'Assemblea, ovviamente nella nuova veste di Consigliere, quindi sono un po' emozionato per questa nuova situazione.
Prima di leggervi un po' quello che ho scritto, un po' a difesa di questo piano di cui ho in parte la paternità, volevo solamente dire - così in maniera molto simpatica e per nulla critica ma sulla storia sempre del "Libro dei sogni" che ogni tanto viene tirato fuori - che è stata una frase che io ho detto, quindi non rinnego assolutamente nulla, ma è stato un incontro con gli Enti locali su una domanda specifica di un amministratore locale che mi diceva: "Tutte queste cose vanno benissimo, Ospedale, eccetera, però se poi non avremo gli infermieri e i medici, rimarranno nel libro dei sogni". Su questo penso che qualsiasi struttura che noi metteremo in piedi, a meno che noi non si voglia programmare nulla, nel momento in cui non ci fosse il personale sanitario, medici e infermieri... ma io temo che il problema - e il Direttore generale l'ha già detto più volte - sia ancora più grave per gli infermieri, sapete che dal 2020 noi laureiamo più medici che infermieri? Mancano medici quindi ma la mancanza di infermieri sarà un problema e lo diventerà sempre più nei prossimi anni, è un problema che non abbiamo solo noi, che c'è in tutte le Regioni, in tutta Europa. Molte Nazioni stanno facendo ricorso a medici e infermieri soprattutto che arrivano anche dall'Asia, dall'India, dalle Filippine, quindi è un problema molto serio. Io penso che sia onesto da parte di tutti noi, dal punto di vista intellettuale, non fare dei riferimenti per la serie: "Non siamo riusciti a fare quello perché non abbiamo i medici, non siamo riusciti a fare quello perché non abbiamo gli infermieri" perché queste figure in questo momento non ci sono da nessuna parte.
C'è un bellissimo articolo anche del presidente Cirio, che è uscito oggi, in cui egli ribadisce effettivamente quest'enorme problematica, problematica che se è importante per una Regione come la Valle d'Aosta, lo è ancora di più in Regioni molto più grandi per una questione proprio di numeri, di abitanti e di servizi che devono essere dati.
Quando alla fine del mese di ottobre 2020 sono stato nominato alla guida dell'Assessorato della sanità, salute e politiche sociali, ho trovato un Assessorato la cui vita era stata caratterizzata da una forte discontinuità e da una rapida alternanza di molti Assessori in pochi anni, questo era dovuto a un'instabilità politica che abbiamo avuto in questi ultimi anni e questo non ha permesso sicuramente ai miei predecessori di fare molta programmazione, anche perché la durata degli Assessori era relativamente sempre purtroppo breve. Questo è un danno, a mio avviso, è un danno indipendentemente dalla forza politica perché si può anche sbagliare, ma è giusto fare una programmazione di almeno cinque anni e la mia visione politica è che si lavora per cinque anni, dopo cinque anni l'elettore valuterà se è stato fatto bene o se è stato fatto male e, se è stato fatto male, farà delle altre scelte ma bisogna dare un arco di tempo per poter fare un lavoro e vedere se i risultati ci sono o no. Questo quindi aveva fatto sì che nel corso degli anni fossero state appunto, dicevo, lasciate in sospeso numerose questioni sia in ambito sanitario ma ancor più in ambito sociale. È per questo che, pur trovandomi nel pieno di una situazione di guerra - perché adesso un pochettino ce la stiamo dimenticando ma la seconda ondata, ancora più della prima, è stata un dramma per la sanità ed è stata una vera e propria guerra, anche se pur giocata sul terreno e della malattia e non sul terreno delle armi - ho creduto, oltre a cercare di gestire al meglio insieme all'Azienda USL tutte le attività necessarie ad affrontare la pandemia da Covid-19, di indicare quale priorità alle strutture dell'Assessorato di lavorare al documento di pianificazione e programmazione per eccellenza in ambito sanitario e sociale e in pochi mesi in effetti, grazie a un lavoro molto intenso insieme agli uffici dell'Assessorato abbiamo prodotto un primo testo. Ho ritenuto infatti allora, e continuo a esserne convinto, che il ruolo principale dell'Assessorato non debba essere quello della gestione sanitaria che spetta all'Azienda USL, ma quello di programmazione e ciò che abbiamo fatto con questo piano è stato quello di descrivere una proposta di sviluppo a medio e lungo termine del sistema dei servizi sociali e sanitari nella nostra regione, cosa che, come è stato detto, manca da dieci anni, e non di immaginare invece degli interventi finalizzati unicamente a risolvere problemi contingenti che pure vanno affrontati, ma con altri strumenti amministrativi, che non sono quelli di un piano per la salute e il benessere sociale.
Con questo piano, che ha saputo anticipare le indicazioni che sono state formalizzate a livello ministeriale con il decreto 77/2022, che si intitola: "Nuovi modelli standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel sistema sanitario nazionale", sfruttando l'opportunità fornita dai finanziamenti del PNRR e attraverso l'attuazione di specifica formazione utile a innescare un cambiamento di mentalità degli operatori sociali e sanitari, si rivoluziona l'attuale organizzazione dei servizi sanitari del territorio integrandolo ai servizi sociali, non solo a parole ma attraverso un grosso sforzo teso a realizzare la reale collaborazione tra diversi operatori dando attuazione alla vera integrazione socio-sanitaria e ponendo davvero il cittadino al centro dei servizi, indicando nei PUA, che sono i Punti Unici di Accesso, un riferimento chiaro per tutte le istanze di natura sociale e sanitaria dei cittadini. Le case di comunità quindi non sono un centro in cui si deve fare solo della salute in termini sanitari ma deve essere il benessere a 360 gradi. Anche la proposta di istituire in seno alla Direzione strategica dell'Azienda un Direttore socio-sanitario va nella direzione di promuovere una nuova mentalità che ponga i bisogni del cittadino nel suo complesso al centro dei servizi e non veda invece il cittadino disorientato tra un servizio e l'altro.
Come già l'assessore Marzi ha ricordato, i contenuti del piano sono stati condivisi prima della sua approvazione con delibera di Giunta regionale con gli addetti ai lavori, con i principali portatori di interesse e, infine, con tutti i cittadini attraverso la piattaforma di consultazione pubblica on-line. L'Assessore ha già elencato le tappe di consultazione effettuate ma vorrei ripeterle proprio perché più volte sento dire che nessuno è stato ascoltato, proprio per evidenziare che al contrario di quanto qualcuno sostiene, a mio avviso in maniera un po' pretestuosa, i contenuti del piano sono stati illustrati ampiamente prima che questo venisse approvato con delibera di Giunta regionale. Il piano quindi è stato presentato alla Direzione strategica dell'Azienda USL, al Direttore di Direzione medica di presidio territoriale e prevenzione e degli Enti locali a giugno del 2021, medicina convenzionata luglio 2021, terzo settore ottobre 2021, organizzazioni sindacali del personale dipendente del servizio sanitario regionale ottobre 2021, organizzazione dei rappresentanti dei cittadini a novembre 2021. Aggiungendo a questi incontri la possibilità di intervenire e inviare contributi direttamente all'Assessorato tramite lo strumento della piattaforma on-line si è voluto proprio fornire a tutti i cittadini la possibilità di dire la loro su un documento così rilevante. Tutti quei contributi che contenevano istanze coerenti con il livello di programmazione del piano sono stati accolti, mentre non abbiamo ritenuto corretto inserire quei contenuti che si riferivano più che altro a rivendicazioni di carattere contrattuale o sindacale che non avevano alcuna attinenza con il livello del piano, ma che potranno eventualmente essere oggetto di delibere, accordi integrativi o altri atti amministrativi di diversa natura e che peraltro sono stati spesso riproposte anche durante le audizioni in Commissione consiliare.
Entrando nel merito dei contenuti del piano, a seguito della votazione della risoluzione di maggio 2021, con orgoglio rivendichiamo di avere riavviato i lavori per la realizzazione del nuovo presidio ospedaliero regionale incagliati da tempo e nel piano si illustra molto bene come una struttura ospedaliera innovativa, moderna, al passo con i tempi, quale sarà quella che verrà realizzata, non sarà solo elemento qualificante le cure che riceveranno i cittadini valdostani, ma potrà essere elemento di attrattività per quegli operatori sanitari che vorranno guardare alla Valle d'Aosta quale luogo di lavoro. Nei mesi trascorsi come Assessore ho puntato spesso l'attenzione sul tema del reclutamento del personale sanitario e sulla necessità di intervenire arginando la fuga di quest'ultimo verso territori oltre confine che sono più attraenti per via delle maggiori retribuzioni, ma anche della maggiore flessibilità contrattuale, che meglio si concilia rispetto alla normativa contrattuale del nostro contesto nazionale con le esigenze della vita privata di ciascuno. Per quanto di competenza regionale, abbiamo attuato due interventi puntuali di integrazione con una norma specifica della retribuzione di medici e infermieri, la modifica delle modalità con le quali l'accertamento della lingua francese condiziona l'assunzione nel sistema sanitario per alcune figure. Come riportato nel piano, è nostro auspicio avviare l'iter che individui lo strumento amministrativo più adatto per portare in capo alla Regione la competenza in merito alla contrattazione collettiva del personale sanitario.
Tornando al tema della sanità del territorio, gli anni vissuti in Assessorato mi hanno consentito di approfondire il contesto particolare esistente nei territori che identifichiamo comunemente con il nome di Bassa Valle, territori che sono abitati da comunità che, trovandosi in condizione di decentramento rispetto ai servizi presenti nella periferia del capoluogo regionale, realizzano spontaneamente reti virtuose di volontariato e sostegno alle fasce fragili. Proprio alla luce di questa realtà, sulla quale si affacciano anche Vallate molto rilevanti anche dal punto di vista turistico, abbiamo fatto la scelta di prevedere la realizzazione di un secondo ospedale di comunità a Verrès e di realizzare una casa di comunità ad alta intensità a Donnas, per rispondere alle esigenze dei cittadini locali, ma anche per strizzare l'occhio alle vicine comunità del Canavese, che da sempre ricorrono ai nostri servizi non trovando adeguate risposte nelle strutture del loro territorio.
La nostra comunità da tempo attende indicazioni chiare sulla direzione che l'Amministrazione intende tracciare per quanto attiene al welfare. Con questo documento si calano, adattandole al contesto regionale, le indicazioni contenute nel piano nazionale sociale, definendo, come già accade per i Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria, anche un livello minimo di prestazioni sociali che i cittadini valdostani hanno diritto di ricevere, i cosiddetti "LEPS"; potenziamento delle professioni sociali, la prevenzione dell'allontanamento familiare, il pronto intervento sociale, i centri servizio per il contrasto alla povertà per citarne alcuni. Alcuni di questi servizi sono già presenti sul nostro territorio e necessitano soltanto di un potenziamento, altri invece di una nuova ideazione.
Concludo con l'auspicio che oggi questo Consiglio approvi il piano per la salute del benessere sociale 2022-2025, documento che è rimasto all'esame della Commissione consiliare competente per oltre un anno e di cui i contenuti hanno comunque guidato necessariamente sino a ora l'azione del precedente Governo e dell'attuale, anche perché i bisogni dei nostri cittadini non possono permettersi di attendere ulteriormente i tempi della politica.
Presidente - Si è iscritto a parlare il consigliere Padovani a cui passo la parola.
Padovani (FP-PD) - Non è facile intervenire dopo tutti gli interventi che si sono già succeduti, ma proverò a portare magari dei temi in più in questa discussione rispetto a quello che già è stato detto.
Il piano della salute e del benessere sociale è un importante atto di programmazione a 360 gradi che, in parte, come è già stato detto, si sta già attuando e che delinea la vision di questa maggioranza sui servizi regionali riguardanti la salute e il benessere sociale e ne individua le priorità strategiche per il miglioramento della condizione di salute e benessere delle persone e del sistema di offerta organizzata e integrata dei servizi pubblici e privati convenzionati. Un documento che, come stato è stato detto, è rimasto in Commissione un anno e che oggi discutiamo in Consiglio, e peraltro non è mai stato oggetto di emendamenti o modifiche in Commissione da parte di nessuno, neanche della minoranza e poi ovviamente sono arrivati gli ultimi emendamenti proposti dall'Assessore e dal Governo che vanno in parte a modificare e ad aggiornare il piano. Si tratta di un piano che mira a una nuova assistenza socio-sanitaria territoriale che, superando la logica puramente erogativa, pone al centro la persona nella totalità dei suoi bisogni, un piano che mancava dal 2013, come è già stato detto anche questo, e che è il frutto dell'importante lavoro delle strutture, che oggi qui voglio ringraziare.
Un documento partecipato al quale vari attori istituzionali, le cittadine e i cittadini, hanno potuto dare il loro contributo attraverso la piattaforma di partecipazione democratica e che mira a migliorare l'accesso ai servizi sanitari e sociali garantendo che tutti i cittadini abbiano la possibilità di ricevere cure di qualità concentrandosi sulla riduzione delle disuguaglianze nell'accesso ai servizi con un'attenzione particolare alle fasce più vulnerabili della popolazione, garantendo che abbiano accesso a cure mediche adeguate e al supporto sociale.
Più che il piano in sé già illustrato dall'assessore Marzi e ben illustrato anche dal collega Barmasse, penso sia importante evidenziare come esso in particolare, per ciò che concerne i servizi sociali, sia caratterizzato da due concetti fondamentali: multidimensionalità e multidisciplinarietà come strategia della presa in carico delle situazioni di difficoltà o fragilità e protagonismo della persona nel corso delle fasi di intervento, due elementi fondanti non solo di questo piano, ma anche di un approccio al welfare che funzioni e che miri a non lasciare indietro nessuno.
È importante anche che nel piano state prese in considerazione tutte le criticità emerse durante la pandemia e che queste siano state trasformate in opportunità di cambiamento, di sviluppo e profondo ripensamento dei servizi territoriali e di quelli di prevenzione, in particolare è importante anche il cambiamento culturale che passa dal concetto di educazione alla salute a quello di prevenzione attiva, fino anche alle modalità di comunicazione del rischio.
Quando parliamo di accesso alle cure mediche adeguate e a un welfare che funzioni, sappiamo infatti che serve un ripensamento culturale, ma anche che questo risulterebbe inutile se non accompagnato da un nuovo modello organizzativo funzionale dei servizi che sia in grado di rispondere non solo alle necessità attuali e contingenti, ma anche di intervenire alla base di tutte le situazioni di fragilità.
L'importanza dei due concetti chiave espressi poc'anzi si nota infatti nella volontà di costruire una nuova rete territoriale come risposta integrata per la salute e il benessere dei cittadini, riducendo la frammentazione dei servizi e delle competenze e portando innovazione, potenziamento e certezza nelle cure, soprattutto domiciliari, con l'obiettivo di garantire continuità e qualità delle cure a tutti con servizi di prossimità ai cittadini ma anche per quanto riguarda l'assistenza sanitaria ospedaliera. Anche qui infatti il Covid è stato maestro, mostrando l'importanza di un Ospedale che sappia lavorare con continuità assistenziale per poter garantire cure efficaci e mettendo a nudo i limiti di un'attività, che, se impegnata su una casistica non consona, ad esempio, quella cronica, su persone anziane, non produce cure migliori ma invece aggrava la loro condizione psicologica ed emotiva. Ecco, altro elemento cruciale del piano è proprio quello legato alla sfera psicologica ed emotiva, cioè la promozione della salute del benessere mentale; questo rappresenta infatti un aspetto spesso trascurato, ma di grande rilevanza per il benessere complessivo delle persone, come ben rappresentato dalle tante criticità, dalle tante emergenze e dai tanti sondaggi e notizie che abbiamo avuto durante e post pandemia di grandi fragilità a livello psicologico di tutte le fasce della popolazione e soprattutto direi della fascia più giovane delle nuove generazioni. Penso quindi che la previsione e lo studio dell'istituzione del servizio dello psicologo di base sia fondamentale, dobbiamo investire in servizi di salute mentale di alta qualità fornendo sostegno psicologico e psichiatrico alle persone che hanno bisogno. Queste sono certamente buone e importanti pratiche da mettere in campo, così come lo sono quelle per le politiche sociali, partendo dal riconoscimento dell'importanza del protagonismo del terzo settore, passando per la questione della disabilità, la famiglia e gli asili, fino ad affrontare il tema della povertà. È proprio in quest'ambito infatti che si nota ancora di più l'importanza di adottare approcci multidisciplinari e multisettoriali e di saper orientare gli interventi verso il protagonismo della persona, superando le pratiche assistenzialistiche e individuando invece strumenti utili a migliorare le condizioni di vita di ogni persona nelle diverse fasi della vita e nelle diverse situazioni contingenti attraverso risposte e supporti trasversali capaci di prendere in carico la persona nel suo complesso.
Personalmente lo dico da anni e quindi non posso che essere contento che in tema di servizi sociali il nuovo piano recepisca e promuova un modello di welfare non solo integrativo ma anche generativo, mettendo al centro le persone, le loro capacità e non solo i bisogni, per garantire risposte integrate tra sanità e sociale qualificate e diffuse.
Come ben sappiamo, la programmazione delle politiche sociali deve integrarsi con quelle delle politiche sanitarie e socio-sanitarie, ma anche con le politiche del lavoro poiché la mancanza di occupazione e di reddito sono spesso all'origine di situazioni di fragilità, così come la mancanza di politiche sociali adeguate per riportare le persone in situazioni di fragilità nel mondo del lavoro. Senza dimenticare il ruolo ricoperto dal problema abitativo, anch'esso all'origine di situazioni di fragilità e nell'ottica di un approccio globale che consideri tutte le varie dimensioni che possano causare fragilità; non possiamo non menzionare l'ambito dell'istruzione, la tutela dei minori e delle famiglie e la lotta alla povertà e la creazione di misure a sostegno del reddito.
La rete dei servizi sociali e delle misure contro la povertà e l'emarginazione sociale, quelle di sostegno al reddito, così come i servizi e gli interventi per le persone con disabilità fragili e non autosufficienti, assumono quindi un ruolo fondamentale in quanto nucleo di una comunità giusta e non riguardano solo le strutture regionali o comunali preposte, ma investono il senso di responsabilità di tutte le politiche e di tutti gli attori presenti sul territorio, siano essi pubblici, privati o qualificati come terzo settore. Questo piano parte proprio da questo: dal riconoscimento dell'importanza che il terzo settore ricopre sia nella programmazione delle politiche che degli interventi e dalla scelta di andare nella direzione di considerare sempre più indispensabile il ruolo e la funzione di tutti quei soggetti che risultano attivi nel supporto alle politiche, ai servizi e ai progetti erogati dagli enti pubblici e privati, sia al fine di rimuovere tutti quegli ostacoli di natura cultura, fiscale, legale e amministrativa che normalmente impediscono ai membri di una comunità di contribuire allo sviluppo del bene comune.
Il protagonismo delle persone e la multidisciplinarietà di cui parlavo prima assumono poi certamente un ruolo centrale nell'ambito degli interventi verso le persone con disabilità e delle loro famiglie, con azioni che devono per forza di cose partire dalla necessità emersa a più riprese di garanzia di un'effettiva inclusione sociale, lavorativa ed economica delle persone con disabilità, costruendo sul territorio un'alleanza tra queste persone e le loro famiglie con i servizi, le reti territoriali e l'associazionismo, con l'obiettivo di accompagnare la persona verso la sua piena realizzazione. È importante ribadire infatti come il tema della disabilità non sia da intendere e affrontare come un qualcosa di puramente legato all'ambito medico sanitario, e questo ovviamente il piano non lo fa, l'obiettivo deve essere sempre quello di costruire un progetto di vita passando certo dagli effetti sanitari, ma anche da una valutazione multidimensionale e dalla condivisione con la persona e con i suoi familiari di un piano individualizzato e da un approccio che tenga in considerazione anche gli aspetti sociali ed educativi. Nella stessa direzione devono andare anche gli interventi cosiddetti "di sollievo", rivolti sia a sostenere i costi che le famiglie affrontano nell'assistere alla persona con disabilità e non autosufficiente, sia a garantire dei servizi concreti di sollievo appunto alle famiglie e al loro carico di cura; in tale logica nel corso dell'attuazione del presente piano si intende avviare la definizione di un modello di offerta che integri in maniera sinergica le differenti misure economiche e i servizi erogati agli utenti in considerazione del rispettivo budget di salute individuale. In questa parte ovviamente il piano della salute e del benessere sociale dialoga strettamente con il piano regionale sulla non autosufficienza e poi nel nostro sistema di welfare regionale un ruolo chiave è svolto dalle famiglie alle quali viene attribuito un valore pubblico determinante tenendo conto delle molteplici funzioni svolte in favore dei suoi componenti e generatori di beni economici, relazionali, sociali e psicologici per l'intera comunità. Anche in questo caso la direzione deve essere quella di un'integrazione multidimensionale in risposta ai loro bisogni e alle loro aspettative. È importante e quindi che si sostenga il sistema di relazione di servizi presenti, curando le reti e le potenzialità territoriali per un benessere familiare che ha la necessità di essere inteso in stretta correlazione con l'economia del territorio e con le dinamiche culturali.
In questi anni, com'è tristemente noto, vi è stato un aumento dei nuclei familiari in condizioni di fragilità e, allo stesso tempo, un aumento del numero di violenze di genere e di accessi ai servizi deputati alla presa in carico delle donne vittime di violenza; fattori che inseriscono tra le priorità il potenziamento della rete di servizi degli interventi e della collaborazione tra i vari punti di ascolto, formali e informali, finalizzati a intercettare e orientare i bisogni canalizzando i diversi servizi più idonei e prossimi ai cittadini, favorendo una presa in carico preventiva in particolari situazioni di rischio, quali, per esempio, le donne vittime di violenza, le separazioni, le condizioni di disabilità, la non autosufficienza e la caduta in povertà. Tutte le fragilità devono poter trovare una rete su cui contare abbastanza forte da sostenere in maniera differenziata ma sinergica i nuclei familiari e le diverse necessità, le varie misure e interventi devono integrarsi evitando sovrapposizioni e garantire la congruità delle azioni. Qui il piano elenca diverse e importanti attività, come i servizi di conciliazione famiglia-lavoro, quelli per la prima infanzia extrascolastici e per il tempo libero, le agevolazioni per l'avvicinamento alle attività sportive e culturali, ma anche l'individuazione precoce delle situazioni di fragilità genitoriale e dei bisogni speciali nel bambino e nell'adolescente, l'accompagnamento e sostegno alla genitorialità fragile, l'affiancamento dei genitori nell'accogliere la disabilità dei figli, il rafforzamento delle attività di mediazione familiare quale importante intervento per accompagnare i genitori nella riorganizzazione delle relazioni familiari in situazioni problematiche di separazione e divorzio, la promozione culturale di contrasto alla violenza di genere e interventi a sostegno delle donne e dei minori vittime di violenza, la valorizzazione della funzione sociale svolta dai genitori affidatari e adottivi nel favorire la crescita positiva dei bambini che hanno vissuto esperienze relazionali pregiudizievoli, il coinvolgimento del mondo della scuola nella programmazione, nel raccordo e nella verifica degli interventi in materia di adozione, lo sviluppo delle conoscenze sulle problematiche tipiche dell'età adolescenziale all'interno di tutti i servizi in modo da garantire un'accoglienza appropriata e competente, lo sviluppo in conformità alle linee guida per la salute mentale in età evolutiva, interventi mirati in particolare agli adolescenti adottati o affidati, agli immigrati di seconda generazione, ai giovani con bisogni speciali e a quelli con problemi comportamentali, anche per individuare precocemente situazioni di fragilità e disagio negli adolescenti, il potenziamento dell'integrazione tra i servizi sociali e i servizi di neuropsichiatria infantile, psichiatria e psicologia clinica, con un'attenzione particolare all'età evolutiva e adolescenziale, nonché alla fase di passaggio all'età adulta.
Il welfare regionale poi riconosce al nido di infanzia e ai servizi integrativi per la prima infanzia dedicati, cioè ai bambini di età compresa tra 0 e 3 anni, l'importante funzione pedagogica e la valenza positiva che tali servizi determinano sullo sviluppo delle potenzialità sociali, cognitive, emotive, affettive e relazionali del bambino stesso in un ambiente professionalmente qualificato, superando barriere territoriali e disuguaglianze economiche, sociali e culturali, con benefici che si manifestano nell'arco dell'intera vita scolastica e lavorativa. In quest'ambito sarà fondamentale la transizione secondo quanto previsto dalle linee guida pedagogiche per il sistema integrato 0-6 anni, da attuare attraverso la concertazione delle diverse fasi di attuazione del modello con i vari attori coinvolti nell'ambito di tavoli di lavoro integrati, Regione, Sovrintendenza agli studi, sistema degli Enti locali e organizzazioni sindacali.
Infine, ma non da ultimo, il potenziamento degli interventi per la lotta alla povertà da effettuare insieme al terzo settore ed Enti locali per soddisfare i bisogni primari dei nuclei in difficoltà; anche in questo caso lo scopo è quello di favorire l'inclusione sociale e lavorativa, uniche vie che permettono alle famiglie di mantenere o acquisire le risorse per scongiurare l'emarginazione sociale, un fenomeno da combattere con tutti i mezzi, perché - e voglio ricordarlo ancora una volta - una società giusta e che funziona è una società che non lascia indietro nessuno, specialmente i più deboli.
Diventa indispensabile potenziare le azioni che mirano a sviluppare il protagonismo delle persone nello svolgimento di attività in favore della comunità, al fine di promuovere l'inclusione sociale e lo sviluppo di competenze relazionali e sociali utili anche per facilitare l'inserimento nel mondo del lavoro, ma anche le attività di governance regionale e locale finalizzata a coordinare le politiche regionali dei diversi ambiti del sociale, del lavoro, della sanità, dell'istruzione delle politiche abitative, nonché quelle di promozione e indirizzo per contrastare la povertà, soprattutto quella estrema, garantendo un congruo sostegno ai nuclei sulla base di progetti individualizzati.
Il piano nazionale per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà aveva peraltro già individuato quale LEPS il sostegno economico istituito prima con il reddito di inclusione e poi rafforzato con il reddito di cittadinanza, direi quasi disintegrato dall'attuale Governo nazionale, oltre al pronto intervento sociale che garantisce risposte tempestive immediate, 24 ore su 24, sette giorni su sette, a tutti quei problemi che insorgono in modo repentino e improvviso producendo bisogni in forma acuta e grave e soprattutto non differibili, offrendo una prima lettura del bisogno e segnalando ai servizi che si occuperanno della presa in carico, specie nelle situazioni di povertà e povertà estrema, violenza, abbandono o grave emarginazione.
Concludendo il piano della salute e del benessere sociale rappresenta una grande opportunità per migliorare la qualità della vita delle Valdostane e dei Valdostani, probabilmente può anche risultare un "Libro dei sogni" ma io penso, citando il poeta uruguaiano (omissis), qui si è citato Mao un paio di volte, io citerò (omissis): "L'utopia è quella che serve a camminare", diceva più o meno così.
Io penso che la politica debba riscoprire l'utilità dell'utopia del camminare, del volare alti e di pensare al domani e non all'oggi, di pensare a quale società vuole creare non oggi, non domani, non tra un anno ma tra cinque, dieci, quindici, vent'anni, solo così si potranno creare delle politiche giuste e che siano utili per la società, quindi ben venga che il piano guardi lungo, che voli alto, che magari possa anche se un libro dei sogni, perché io penso che solo guardando lontano, camminando e non guardando il domani si possano creare delle politiche che siano giuste, creare delle politiche per creare una società più sana, equa e sostenibile. Solo attraverso uno sforzo collettivo potremo realizzare il nostro obiettivo di un futuro migliore per tutte e tutti.
Presidente - Consigliere Chatrian, a lei la parola.
Chatrian (AV-VdA Unie) - Qualche considerazione su questo importante piano programmatorio. Il collega Marzi, nell'aprire il dibattito, ha messo in evidenza principalmente i punti di forza di questo piano, poi successivamente penso che il collega Barmasse sia entrato forse nel merito, snocciolando anche il metodo di lavoro perché - non so se qualcuno ci sta ascoltando o se nessuno ci ascolti - sembra quasi che questo piano sia stato catapultato praticamente in Commissione ad aprile nel 2022 e oggi siamo qui a discuterne. Così non è stato, non solo gli incontri sono stati fatti ma, da quello che è stato ben messo in evidenza dal collega, non solo è stato partecipato, ma farcito e condito insieme alle parti e, come tutti gli atti programmatori e di pianificazione, come se fosse un piano regolatore, dove si va a integrare il sistema sanità e il sistema sociale si sta su un livello più alto e si cerca di inserire all'interno di questo piano quali sono i principali obiettivi. Principali obiettivi che... al suo interno il presidente di Commissione Padovani penso ha ben analizzato una delle aree, quella dei servizi sociali, come Regione Autonoma, pensiamo che stia erogando dei buoni servizi, ma c'è spazio probabilmente per migliorare e soprattutto intercettare le nuove povertà, intercettare quelle famiglie, quei soggetti, quelle comunità più disagiate in modo da trovare e accompagnare con delle azioni pubbliche le difficoltà di queste persone.
Ho colto invece nell'intervento che ha fatto il collega Restano, eliminando la prima parte, quella più politica dove lui ha voluto mettere in evidenza i punti di forza e di debolezza... ma sul piano amministrativo lo sintetizzo e me lo faccio mio il passaggio che lui ha fatto, in questo piano c'è tutto e quindi se c'è tutto, è un buon piano pianificatorio indubbiamente. La sfida dove sarà? La sfida sarà nelle delibere applicative, sarà negli atti che dovranno dare corso a questo piano e sarà l'atto aziendale, perché solo qualche giorno fa abbiamo avuto modo in V Commissione di audire il Direttore generale e questo sarà il secondo, oggi, domani, dopodomani siamo certi che questo piano sarà approvato perché è necessario, perché è utile alla nostra collettività, alla nostra comunità e il secondo passaggio sarà sicuramente nei prossimi mesi, e non sarà di competenza di questo Consiglio regionale, ma sarà di competenza del Direttore generale e del Governo regionale approvare l'atto aziendale.
Qualche riflessione di natura sempre un po' più politica e meno tecnica, perché mi sembra che oggi proprio tale piano ci imponga di non fare i tecnici, a parte che ognuno di noi ha una sua professionalità, un suo percorso, un suo stile, una sua cultura, ma di queste professionalità all'interno di questo Consiglio ce ne sono poche, quindi a ognuno il suo compito.
A proposito di cosa sta succedendo a livello non regionale, non nazionale ma internazionale, è interessante questa sintesi sulla sanità pubblica, il report annuale del 2022, quindi va a intercettare qual è lo stato dell'arte a livello più globale, più generale. Vorrei leggervi qualche piccolo passaggio: "L'Italia oggi conta circa 370 mila infermieri attivi, 6,3 infermiere ogni mille abitanti, attestandosi ben al di sotto dei Paesi UE e con 12 punti per mille abitanti al di sotto dei valori registrati dalla Norvegia. L'Italia, per attestarsi in una posizione intermedia in Europa, dovrebbe acquisire almeno 150 mila infermieri; per raggiungere la Germania, dovrebbe raddoppiare la quantità di infermiere e, per raggiungere la Norvegia, dovrebbe addirittura triplicarli", solo per dare quattro ordini di grandezza, è importante. È importante un piano, sono importanti gli obiettivi, obiettivi che mi sembra che numerosi di noi condividiamo, ma poi deve avere anche le maestranze e le professionalità per poter mettere a terra i servizi.
Un altro passaggio che vorrei fare con voi, che è interessante, è: "...ciò che ha determinato anche lo spostamento della domanda dei cittadini verso il privato che potrebbe rappresentare un fattore di disgregazione e mettere in discussione l'universalismo e l'equità del diritto alla cura". Perché faccio questo passaggio? Perché dopo quattro anni, a livello nazionale, nel DEFR ci sono meno risorse per la sanità pubblica - quindi non per la sanità, per la sanità pubblica -, penso che lì sia l'altra sfida, all'interno di questo piano viene ripreso più volte di quanto è importante che il pubblico collabori con il privato ma nel momento in cui ha la necessità del privato per poter erogare un servizio di qualità sul territorio.
L'altra considerazione che vorrei fare anche a seguito del dibattito di questo pomeriggio è che probabilmente il percepito oggi nella nostra regione è inferiore alla qualità del servizio che viene erogato. Io penso che questo sia vero, lo tocchiamo con mano e, confrontandoci con le persone, abbiamo capito che per chi, come il sottoscritto, non sta nella conurbazione di Aosta ma sta a 50 chilometri in una vallata laterale sovente il percepito è inferiore al servizio che viene erogato, quindi, collega Marzi, dobbiamo lavorare anche sulla comunicazione, su un'informazione, su far arrivare quali sono i servizi che oggi stiamo erogando.
Per quanto riguarda invece la macroarea legata alla prevenzione, due sono le considerazioni: 1) il rapporto tra prevenzione e Dipartimento di prevenzione, quindi lo stile di vita, lo screening, il sostegno alla socializzazione, ed è fondamentale la struttura in maniera efficace dell'Osservatorio epidemiologico; 2) i sei obiettivi principali esistenti all'interno di questo piano, che sono obiettivi indubbiamente che poi bisogna raggiungere e che, di conseguenza, dovremo "condirli", come dicevo prima, con degli atti amministrativi.
Per quanto riguarda invece la seconda area, quella legata più al territorio e ai servizi, qual è il principale obiettivo sulla macroarea n. 2? L'obiettivo principale è sicuramente quello di ridurre gli accessi ospedalieri, in particolare dei pazienti cronici e potenziare la rete territoriale. Con questa frase penso che possiamo dire tutto, la sfida sarà come declinarla e come trovare le migliori soluzioni per non andare a ingolfare il Pronto Soccorso e non andare - scusatemi il termine - a ingolfare l'unico centro ospedaliero che abbiamo. All'interno di questo piano si trovano dei percorsi, degli indirizzi, quindi due distretti, le case della comunità, l'assistenza domiciliare, gli ospedali di comunità, la telemedicina, il problema del personale sanitario, sappiamo la difficoltà esistente del reclutamento, il collega Barmasse prima lo metteva in evidenza. La maggioranza di questo Consiglio ha fatto una scelta difficile, non facile, ha dato qualche risposta a questa scelta? Lo valuteremo nei prossimi mesi, probabilmente, oltre a essere una proposta attrattiva, l'obiettivo era anche quello di non farci scappare delle professionalità, quindi era duplice la proposta che avevamo fatto.
C'è poi la terza area, quella forse più delicata, il piano prevede che come step finale... anche su questo la politica ha deciso un anno e mezzo fa la centralizzazione in un unico presidio ospedaliero, quindi oggi configurato in tre sedi, alla fine perché? Per ottimizzare l'uso delle risorse soprattutto professionali, quindi torniamo a bomba sulla questione delle risorse umane, quindi quelle che poi ci daranno la possibilità di erogare dei servizi e mettere a terra gli obiettivi che sono inseriti all'interno di questo piano.
Un passaggio: gli indicatori del piano nazionale del 2020 assegnano all'Ospedale regionale un livello di aderenza a standard di qualità mediamente alti e questo contrasta con i recenti dati del nuovo sistema di garanzia, elementi che sia l'assessore Marzi che il collega Barmasse avevano già messo in evidenza, ma tutto questo non deve assolutamente farci stare fermi e, di conseguenza, mettere in evidenza solo il fatto degli indicatori, perché poi comunque dobbiamo sicuramente migliorare nelle diverse casistiche. A tale proposito vorrei fare questo riferimento, la necessità probabilmente... e c'è all'interno di questo piano... anche lì il collega Marzi dovrà mettere a terra con degli atti amministrativi, degli accordi interregionali, soprattutto di confine per sostenere tutte le discipline che necessitano di adeguati bacini di utenza e che rappresentano oggi dei poli di eccellenza della sanità valdostana. Tali accordi amministrativi sono indispensabili per accedere a procedure concorsuali per quali discipline? Mediche e infermieristiche di cui siamo oggettivamente carenti.
Torniamo sempre allo stesso punto, nel momento in cui riusciamo ad allargare il nostro perimetro per essere attrattivi per nuove professionalità... saremo attrattivi per due motivi: non solo economicamente, ma anche a livello di carriera per chi decide di investire in materia umana, quindi nelle professioni... quella che è la nostra strategia, la nostra regia, e all'interno di questo piano c'è, ma c'è come obiettivo, la sfida sarà poi quella di trovare i percorsi e le soluzioni per essere attrattivi.
Per quanto riguarda invece la sinergia pubblico-privato, penso che la collaborazione deve essere vista nella logica di rispondere alle esigenze del pubblico laddove sia in difficoltà a far fronte alle sue liste di attesa e coinvolgendo i professionisti pubblici in tale organizzazione. Ecco, questo è un passaggio a cui tengo e a cui ci teniamo parecchio, quindi la regia, per quanto ci riguarda, deve essere del pubblico e il privato è quella parte che ti consente di poter erogare un servizio che oggi il pubblico non riesce a erogare utilizzando anche i professionisti pubblici. Difficile, non impossibile, ma probabilmente anche su questo, collega Marzi, dobbiamo essere bravi a mettere in campo delle azioni nei prossimi mesi, sia per i medici, sia per gli infermieri, quindi utilizzando al meglio le nostre figure professionali. Tale operazione può essere assolutamente portata a termine a invarianza di budget, e questo è l'altro ragionamento che vorrei fare con voi.
La politica negli ultimi tre anni ha deciso veramente di dare sostegno attivo alla sanità regionale, quindi andando a coprire e a mettere in campo una fetta importante del nostro bilancio, ma sarà la parte organizzativa, aziendale, manageriale che dovrà, una volta approvato questo piano, essere brava a portare a termine i due esempi che facevo poc'anzi.
Ultime due considerazioni: è importante approvare questo piano di programmazione, in parte, come dicevamo prima, certi servizi sono già stati erogati, ma dall'altra parte l'altro passaggio fondamentale sarà l'atto aziendale: fondamentale perché renderà veramente operativo... il piano che oggi andremo a sostenere e a votare. Sicuramente l'atto aziendale, che in parte il Direttore generale ci ha illustrato - e che nel giro di qualche settimana dovrebbe terminare il suo secondo giro -, è fondamentale a livello di tempismo, quindi il rimodellare l'assetto aziendale, il creare le condizioni dove ci sono delle criticità e trovare delle soluzioni partecipate, la fuga dei professionisti di contenimento delle liste d'attesa e gli operatori sanitari si aspettano difatti un nuovo indirizzo aziendale per poter trovare i migliori percorsi e le migliori soluzioni. È del tutto evidente che i rapporti di collaborazione vanno implementati con le scuole di specializzazione, mettendo in gioco anche il prestigio personale dei dirigenti e dei direttori per rendere veramente funzionale la rete formativa ospedaliera universitaria, perché poi, per poter trovare i percorsi migliori, avremo bisogno delle menti migliori e delle figure migliori. Iniziare quindi a sensibilizzare e coinvolgere gli studenti del corso di laurea in medicina residenti nella nostra regione, anche questo è sempre un investimento di natura pubblica, illustrando loro le nostre potenzialità lavorative e, laddove sia possibile, indirizzarli verso quelle discipline dove siamo particolarmente carenti o pensiamo che lo diventeremo negli anni a venire.
L'altro e ultimo passaggio è un dato che vorrei mettere in evidenza, che probabilmente tutti conoscete: nel concorso degli infermieri 2021 c'erano 61 candidati e nel 2023 ci sono 141 candidati. Sono dei segnali per migliorare le principali criticità, sono i segnali che fanno la differenza, sono i numeri che fanno la differenza, ma soprattutto sono le azioni.
Bene, noi pensiamo che all'interno di questo piano, come ha detto il collega Restano, c'è tutto e noi siamo convinti che ci sia lo spazio da quel percepito che dicevamo prima, che non è proprio sentito in maniera positiva sul territorio... si passi dal percepito vero che si sta non solo modificando e cambiando la classifica... ma si sta cercando veramente di erogare un servizio pubblico di qualità a tutti, a coloro che sono in difficoltà e anche a quelli che, per scelta di vita, hanno deciso di rimanere nelle vallate laterali.
Presidente - Si è prenotato il consigliere Lavevaz a cui passo la parola.
Lavevaz (UV) - Anch'io per fare qualche brevissima considerazione più di contesto che nel merito di questo piano.
Innanzitutto voglio ricordare anch'io - lo ha già fatto molto bene chi mi ha preceduto, in particolare il collega Barmasse - che questo piano è stato scritto veramente in trincea, in un momento molto, molto particolare della storia della nostra Regione e della storia del mondo direi, quindi una scrittura di uno strumento così importante, di pianificazione così importante in un momento di grande difficoltà, con lo sforzo quindi di immaginare la situazione in tempo di pace e anche di ripresa. Ovviamente è stato analizzato un pochettino da tutti gli interventi in maniera bipartisan il fatto che il Covid abbia in qualche modo richiesto un aggiornamento dei modi di pensare alla sanità nel mondo.
Al di là della contingenza del momento pandemico, vorrei sottolineare che il contesto di fondo della sanità si trovava già ante Covid in una situazione di criticità sia a livello locale che a livello generale, criticità che, è inutile dirlo, la pandemia ha in qualche modo contribuito ad acuire in maniera anche evidentissima in particolare magari in territori più piccoli come il nostro. In primis la crisi ormai diventata cronica dei medici specialisti e degli infermieri, è già stato detto, i medici specialisti sono un problema, in particolare i medici di medicina generale, che ha ormai origini piuttosto lontane, sono abbastanza inquietanti le percentuali, se andate a vedere, dei contratti che non sono stati assegnati in determinate specialità. Questo è indubbiamente un problema che ha una natura congiunturale, non può essere un problema della Valle d'Aosta in particolare, credo che sia abbastanza evidente a tutti, ma che naturalmente in un contesto piccolo e un pochettino ai confini dell'impero, come si dice, della nostra regione viene in qualche modo accentuato e reso più critico. Ovviamente è molto più difficile essere attrattivi in una realtà piccola, in una realtà un po' più marginale anche a livello territoriale, quindi in questi due anni e mezzo io credo che la sanità nella nostra regione sia stata centro della politica valdostana sia per le questioni contingenti e congiunturali che citavo, ma anche per una precisa volontà politica, una chiara visione che poi è stata poi alla base della costruzione di questo documento e sarà un po' il solco nel quale si lavorerà nei prossimi anni, però tutto questo va inserito in un contesto generale molto, molto critico.
Sulla questione degli specialisti è già stato detto, sono state sviluppate delle politiche improntate sia all'attrattività, sia al mantenimento di quelli esistenti, ma questo senza mettere delle pezze ma in una maniera di visione strutturale della politica sanitaria valdostana dei prossimi anni... ma anche direi soprattutto i contatti che sono stati presi con le Università italiane e questo in una logica di ricostruire un po' quello che per un periodo anche il nostro Ospedale è stato, cioè attrarre professori e specialisti di alto livello, che a loro volta poi attraggono giovani studenti e da lì si crea un circolo virtuoso.
Problema simile, è stato detto, quello del mondo infermieristico, l'ha ricordato il collega Barmasse, abbiamo un po' quest'anomalia, anche questa ha natura congiunturale o forse anche legata a una sorta di crisi vocazionale di questa professione così delicata e così complessa: quella dell'infermiere. Abbiamo ormai più laureati in medicina, anche perché non dico che il corso di studi sia lo stesso, non lo è ovviamente, ma ormai è simile, anche un infermiere deve avere una laurea specialistica, quindi comunque il corso di studi è piuttosto lungo e ovviamente sappiamo bene che invece la richiesta sul territorio e in ospedale di personale infermieristico rispetto al personale medico è molto diverso.
Anche qui lo ripeto soltanto perché credo importante sottolinearlo ancora: scelte importanti che per troppo tempo sono state delle non scelte, dovute alla debolezza della politica, a delle situazioni che conosciamo tutti, sono state invece dei passaggi che sono prodromici a questo documento: in primis la questione dell'Ospedale, è stata una scelta sofferta, difficile, l'abbiamo già detto, una scelta che, lo ricordo, ha fatto perdere un pezzo della maggioranza, quindi era più facile ancora una volta non scegliere, avremmo vissuto con più tranquillità dal punto di vista politico, ma abbiamo ritenuto che la responsabilità che ci era chiesta era quella di finalmente portare avanti delle scelte importanti per il futuro della Valle d'Aosta, come quella di decidere definitivamente dove e come costruire il nuovo Ospedale e riorganizzare tutto l'assetto ospedaliero della nostra Regione.
Qualcuno ha detto che non abbiamo sfruttato appieno le nostre prerogative statutarie, io credo che se non avessimo utilizzato o se non utilizzassimo appieno le nostre prerogative statutarie, oggi non saremmo qui a parlare della costruzione di un nuovo Ospedale, ma saremmo qui a organizzare i trasporti dei nostri Valdostani malati a Ivrea o a Torino, perché il Parini sarebbe poco più di un poliambulatorio, perché se stiamo negli standard nazionali, con 120 mila abitanti avremmo poco più un piccolo Pronto Soccorso e alcune specialità più generali, quindi veramente poco più di un poliambulatorio. Questo quindi credo che vada detto, senza addentrarmi poi sulle altre considerazioni fatte dal collega sulla sanità in ambito di autonomia differenziata, io lì ho un'idea, credo che la sanità sarà il vulnus che farà sì che l'autonomia differenziata non verrà portata avanti, ma questo è il mio punto di vista ovviamente che sarà smentito, anzi, spero che in qualche modo sarà smentito. Anche avessimo non utilizzato appieno la nostra autonomia, o comunque ci fossimo appiattiti sulle indicazioni ministeriali, oggi i distretti indicati sul piano non sarebbero due ma sarebbe uno, così come gli ospedali di comunità non sarebbero due ma sarebbe solo uno, tant'è che ce ne viene finanziato soltanto uno. Allo stesso modo abbiamo aumentato del 30% rispetto alle indicazioni nazionali le strutture complesse specialistiche, questo già con degli atti di Giunta che sono già stati approvati.
Poi si parla di mancanza di cifre su questo documento pianificatorio, io credo che un documento pianificatorio di questo livello non debba contenere cifre, come non contengono cifre il piano rifiuti, piuttosto che il PTA, piuttosto che il piano trasporti, sono documenti pianificatori che hanno ovviamente degli aspetti di politica più alti rispetto alla parte amministrativa, che poi viene declinata in un secondo momento.
Metterei tra queste scelte difficili anche - l'ha citata il collega Baccega - la scelta complicata, che è stata condivisa con l'allora assessore Barmasse, di non procedere con il famoso corpo C1, anche questo perché? Avevamo dei fondi che avevamo stanziato, abbiamo ritenuto di fare delle scelte più opportune dal punto di vista della programmazione anche futura trovando delle soluzioni alternative sui posti di terapia intensiva, che sono stati trovati peraltro ovviamente in una tempistica molto minore, e questo soprattutto permetterà nella pianificazione del nuovo Ospedale di abbattere il corpo C, perché se avessimo costruito un corpo nuovo da 7-8 milioni - adesso non mi ricordo esattamente la cifra ma l'ordine di grandezza è questo -, voglio vedere chi, dopo pochi anni, si sarebbe poi preso la responsabilità di abbatterlo insieme al corpo C; quindi questo fa parte delle scelte, che ovviamente non sempre sono facili da fare quando ci si trova a dover decidere.
Senza poi entrare nelle considerazioni sugli aspetti di bilancio, sui soldi che sono aumentati in maniera molto importante sia sulla sanità, ma soprattutto sul sociale, mi sembra che nel 2019 la parte sociale era 71 milioni, adesso superiamo i 90 e i 94.
I temi della salute e del sociale toccano in maniera molto diretta i sentimenti della popolazione, è normale ed è giusto che sia così, perché tutti abbiamo bisogno della sanità, quindi questo tocca anche lo stomaco delle persone e, di conseguenza, viene spesso utilizzato come oggetto politico, diventa un terreno fertile anche per fare della polemica politica, l'abbiamo un po' sentito anche oggi, questo con rispetto delle posizioni di tutti, questo anche con l'aiuto, ahimè, a volte anche di queste statistiche distorte, oggi sono state citate più volte, che invece sappiamo bene quale genesi hanno, sono delle statistiche che per definizione guardano i numeri e la nostra situazione endogena di piccola realtà con piccoli numeri... se lo si vuole capire, la risposta è già lì, queste statistiche non possono essere considerate nel nostro sistema.
È chiaro poi che evidentemente c'è un problema di comunicazione, c'è un problema di rapporto con il Governo che va risolto, perché non è normale che per il fatto che i nostri anziani sono ospitati all'interno della microcomunità, che non si chiamano RSA, allora questo non viene conteggiato nell'ambito... quando invece abbiamo una situazione di coperture di posti letto rispetto alla popolazione che è fra i più alti a livello nazionale.
Sugli asili nido abbiamo il miglior rapporto di copertura rispetto alla popolazione residente. Sono situazioni quindi che se descritte e se analizzate da un punto di vista oggettivo, ovviamente non sono quelle che sono state descritte, la collega Guichardaz ha citato dei miei interventi precedenti dove descrivevo questo punto di vista che veniva illustrato da parte sua in particolare come il Burundi, oggi la collega ha descritto un po' tutto il sistema Valle d'Aosta come il Burundi, dove sembra che tutto non funziona. Io non credo che sia così, basta guardare appena fuori le Colonne d'Ercole di Carema per capire che effettivamente non è così, c'è sicuramente un problema di percepito, come ha detto il collega Chatrian, un problema che va risolto, io non sto dicendo ovviamente che va tutto bene, questo deve essere chiaro, ma la situazione della sanità valdostana va inserita in un contesto generale dove la sanità valdostana è tutt'altro che un brutto anatroccolo, questo è il mio punto di vista.
Per chiudere, non voglio dilungarmi oltre, voglio dire che questo piano che è stato elaborato è per tanti aspetti molto innovativo, ha degli aspetti, per certi versi, anche rivoluzionari, soprattutto sugli aspetti legati alla medicina territoriale, della rete dei servizi, ma anche su tutti gli aspetti legati alla prevenzione, legati all'accompagnamento delle cronicità sul territorio, eccetera. È un piano che non credo sia quello che è stato da molti oggi descritto come un "Libro dei sogni" irrealizzabile.
Per chiudere voglio ringraziare ovviamente l'assessore Marzi per il lavoro di quest'ultimo tratto ma soprattutto ringraziare l'allora assessore Barmasse, che ha, come ho detto all'inizio, elaborato questo piano in un momento molto difficile. Lo ringrazio veramente per il lavoro fatto perché è stato fatto veramente con passione, magari non in prima linea, non sotto i riflettori, magari un po' all'ombra, senza tante conferenze stampa, ma è stato fatto con competenza e preparazione, che sappiamo bene in politica non sempre sono degli atouts.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Rollandin, ne ha facoltà.
Rollandin (PA) - Il tema su cui ci si è soffermati durante la discussione è evidentemente difficile, lo è stato nel momento in cui si è dovuto intervenire per scegliere la presenza dell'Ospedale in Valle d'Aosta... con tutte le conseguenze che questo comporta. Occorre anche tener conto dell'aspetto delicato esistente a livello locale dovuto al fatto che, purtroppo, molti infermieri, per non parlare anche di alcuni medici, non rimangono a esercitare nella nostra sede qui ad Aosta, ma vanno in Svizzera e in Francia perché l'encomio è molto più alto, per molti addirittura il doppio: lo dico perché noi formiamo queste persone, le prepariamo, naturalmente ne teniamo conto e al momento giusto sono dall'altra parte e non dico di più, però questa è realtà, sono in tanti a essere andati dall'altra parte. Prima o poi credo che bisognerà immaginare qualcosa per poter trattenere nella nostra sede i Valdostani che hanno avuto una preparazione dovuta per la nostra sede e poi passano dall'altra parte per le ragioni che conosciamo.
Sul resto condivido quello che è stato detto, su questo tema che ha giustamente voluto sottolineare che oggi difficilmente si penserebbe di non avere un Ospedale in Valle d'Aosta... bisognerà accelerare su tutta una serie di punti che bisogna ammettere sono piuttosto tardivi. Io quindi credo che da parte di tutti sia indispensabile accelerare su questo tema perché è urgente e lo è ancora di più in momenti come questo.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Cretier, ne ha facoltà.
Cretier (FP-PD) - Grazie colleghi per l'attenzione e grazie anche da casa, sperando di non far scappare quei ventiquattro che ci seguono da casa visto che il tema è tutto il pomeriggio che lo dibattiamo.
Intanto vorrei sottolineare il fatto che nel piano è ben definito che è un piano regionale, quindi abbiamo preso in carico localmente questo piano senza rinunciare alla nostra specificità e specialità, un documento di programmazione sanitaria e sociale importante post pandemia, la quale ha inciso profondamente producendo decisi cambiamenti nell'affrontare la crisi sanitaria, se non a livello globale almeno regionale ce ne dobbiamo occupare creando devastanti cambiamenti alle vite umane in campo economico e sanitario e che ha vincolato a ripensare il modello organizzativo e funzionale del servizio sanitario.
Sicuramente ci saranno nel mio intervento molte ripetizioni di interventi di colleghi precedenti ma questo è il fatto. Ci siamo misurati con la pandemia per circa due anni, sia come cittadini che come utenti del sistema sanitario sociale, anche come interlocutori o, meglio, come legislatori abbiamo colto la necessità di perfezionare il sistema, evidenziando le lacune e proponendo un nuovo modello che possa assolvere alle necessità territoriali, meno dipendenti dall'unico Ospedale in Regione su cui abbiamo appoggiato in modo concentrato tutte le attività ambulatoriali, preventive e curative, non solo per gli acuti ma in generale per tutta la popolazione valdostana, per l'importante flusso turistico, stagionale e festivo che riempie i nostri centri turisti o che visitano un grande patrimonio culturale locale.
Sicuramente una motivazione evidenziata da più parti che faccio sempre mia e che ha già anticipato il collega Ganis è la complessa orografia della Valle d'Aosta, tante vallate che sono raccordate alla valle centrale. Complessità nella complessità, paesi isolati in montagna che bisogna raggiungere nei casi di emergenza o per aprire l'ambulatorio in settimana per salvare una vita, pochi passi intervallivi per passare da una vallata all'altra, una difficile e costosa gestione che però non va confusa con le ragioni di sostenibilità economica finanziaria e sui tagli trasversali del passato alla spesa sanitaria. Solo con la pandemia si è invertita la rotta e sono state immesse tante risorse economiche. Qui da noi un sostegno anche diretto dal bilancio regionale, che non ha cambiato le sorti ma ha compensato le tante difficoltà strutturali e di organico. In futuro l'Ospedale non sarà più l'unico luogo di cura, il nuovo modello permetterà anche di risolvere il caos attuale, ma necessario nella Piastra, luogo convulso di incrocio tra pazienti, visitatori, sportelli e ambulatori. La pandemia ha messo in ginocchio il sistema anche a causa di una struttura obsoleta ma necessaria, insomma, non il meglio sia per la normalità che per la pandemia, ma quello avevamo disponibile.
In questo momento si stanno facendo enormi sforzi per trovare le professionalità necessarie per dare continuità ai servizi, la cosiddetta "desertificazione dei camici bianchi" a livello nazionale e la figura dei medici di famiglia, cosiddetti "MMG", ma la Valle d'Aosta sarà l'unica, oltre alla Provincia Autonoma di Trento e Bolzano, ad avere un trend positivo. Avrà presumibilmente nel 2025 sette medici in più, grazie a una programmazione del passato, un dato confortante che potrà nuovamente abbassare il rapporto numerico tra medici di base e il numero di assistiti, dato che, secondo me, migliorerà anche la tempistica delle relazioni tra le parti e consente un maggiore tempo negli approfondimenti ambulatoriali che produce anche un migliore benessere, soddisfazione e tempi adeguati e necessari per l'ascolto delle problematiche del paziente e di una tempistica migliore nei trasferimenti dei medici nei vari ambulatori delle Valli laterali a salire fino alle testate delle stesse per dare il servizio al territorio.
Anche sotto l'aspetto di reperimento della professionalità gli ultimi bandi evidenziano uno spiraglio di luce nella loro ricerca, un buon numero di medici si è iscritto nei concorsi locali. La necessaria analisi del contesto è stata necessaria per stabilire delle priorità fortemente evidenziate dai problemi strutturali e dalle relazioni interpersonali per definire gli effetti futuri di una migliore organizzazione del sistema sanitario e sociale regionale.
Si è reso necessario intervenire per rimodellare il sistema, per perfezionare sanità, renderla meno aostacentrica dando il giusto peso e la capacità di dare risposte anche al territorio, organizzando case della salute e ospedali di comunità, nell'intento di filtrare coloro che attualmente si rivolgono direttamente al Pronto Soccorso o all'Ospedale Parini, coloro che si rivolgono direttamente alla struttura di Pronto Soccorso. Dalla lettura del documento si evince che troppo spesso si ricorre al P.S. come codice bianco, quindi non necessario e non urgente.
Vengono poi proposte le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT), che darà almeno due risposte: la prima rispondere alla complessità clinica e la seconda alla prossimità del cittadino. Gli obiettivi del miglioramento della condizione di salute e l'organizzazione integrata di servizi diventano indispensabili per dare risposte alla popolazione. Assieme al buon funzionamento del sistema si tenta anche il percorso del benessere psicofisico e sociale che si allinea con la prevenzione, non solo sanitaria ma diventa interdisciplinare con strategie di carattere ambientale, economico, educativo ed evidentemente sanitario. Interessante è la prevenzione necessaria in un contesto del buon vivere in una società correttamente organizzata non solo nel campo sanitario ma anche familiare, educativo, lavorativo e residenziale, che porta al benessere sociale integrato e che mette per prima la persona, sicuramente rivolta alle intensità cliniche, variabili e non acute, rispondendo concretamente alle necessità terapeutiche.
Un ambiente vicino a casa, un grande peso è l'implementazione alla diffusione della telemedicina, un cardine per la diagnosi precoce, le urgenze, la prevenzione e la cura dei soggetti a domicilio qualora il paziente sia fragile in termini psico-fisici. Queste modifiche strutturali e organizzative presenti nel PSBS necessitano di grandi relazioni di fiducia tra équipe sanitaria e al suo stesso interno una continuità assistenziale e personale diretto, ho inteso équipe per rafforzare il sistema multidisciplinare tra gli attori che partecipano alla complessa attività di cura e di tutte le figure che costituiscono il modello organizzativo futuro.
Parte del PSBS è stato approvato, si sta già attuando in modo strategico per il miglioramento delle condizioni di salute e benessere delle persone con un sistema sanitario in evoluzione e in modo organizzato e integrato dei servizi al cittadino. Indispensabile sarà essere preparati con gli eventi e con i cambiamenti, anticipando con meccanismi di comunicazione corretta, semplice e di immediata comprensione alla popolazione, in particolare a quella fascia di età, gli anziani, con un dato statistico e in aumento, che hanno la maggiore necessità di attenzione, cura e ascolto, che porta a un livello di fiducia maggiore sia nei confronti del medico che del sistema sanitario locale, anche nel rispetto di tempi di attesa idonei alla patologia e alla sua stessa cronicità.
Infine un noto politico ora seduto su altre poltrone ha scritto tempo addietro: "Tornare indietro su certe scelte politiche vuol dire sovvertire anche la programmazione economica" e tra parentesi scrive: "E chi lo andrà a spiegare alla Corte dei conti?", visto che questo è l'argomento più usato a sproposito da tutti, attenzione a non cambiare idea. Se questo vale per le grandi opere, per la programmazione del DEFR o del bilancio regionale, vale anche per il Parini, mi chiedo se avrà cambiato idea.
Presidente - Consigliere Sammaritani, a lei la parola.
Sammaritani (LEGA VDA) - Il mio in questa discussione generale sarà un intervento breve non perché non mi appassioni il tema, ci mancherebbe, anzi, la sanità è di fondamentale importanza, non mi appassiona o quanto meno non mi soddisfa sicuramente invece la modalità con la quale questo piano è stato redatto, ma siccome non mi piace neanche ripetermi, anche qui sarò molto sintetico, nel senso che questo lo abbiamo già detto, lo hanno detto già altri colleghi, lo abbiamo sentito anche in Commissione, è evidente, è un piano di programmazione, quindi è un atto essenzialmente tecnico ma soprattutto politico, quindi è un po' il DEFR, come è stato già detto da qualcuno in ambito finanziario ed economico. Questo piano in effetti ha esattamente gli stessi difetti genetici del DEFR di almeno due anni fa, non magari l'ultimo, dove mi ero espresso un pochino più favorevolmente, nel senso che era stato finalmente scritto in modo un po' diverso, anche se non ottimale, a mio avviso, ma comunque un po' diverso. Anche qui, come nel DEFR di due anni fa, abbiamo una parte estremamente discorsiva e, come è stato detto correttamente peraltro dal collega Chatrian, c'è tutto e quindi è un buon piano. Certo, se c'è tutto, è un buon piano... invece non è assolutamente così, perché se c'è tutto, probabilmente c'è anche troppo, nel senso che siamo tutti capaci a dire quali sono i problemi della sanità, sono talmente tanti purtroppo che non è neanche così complicato mettersi lì a elencarli tutti quanti, ma è la modalità e il metodo con il quale è redatto questo piano, che appunto, come dicevo, non mi soddisfa affatto. Avrei preferito un piano in cui si dicevano molte meno cose, dove si partiva da dei dati, come si dovrebbe fare quando si vuole fare programmazione, si parte da dei dati, si fa un'analisi e poi si fanno delle proposte, perché altrimenti è come un programma politico dove tu ci metti tutto il possibile, scrivi cento pagine di programma e poi in realtà magari non fai nulla. Anche perché lo scopo, a mio avviso, di questi piani, del DEFR, così come di questo piano della salute e del benessere sociale, è proprio quello di poter un domani fare un confronto, certo che se poi lo fai ogni dieci anni, alla fine forse non è neanche così importante, ma se hai in animo di rispettare un pochino più i tempi e farli sul serio questi piani triennali e poi guardare cosa hai fatto, cosa non hai fatto, quali sono i dati, dove sei cresciuto, dove sei diminuito, se questo è lo scopo, che dovrebbe essere questo, allora va fatto in modo diverso. Non si fa una parte totalmente discorsiva dove ti perdi praticamente, perché se leggi centinaia di pagine dove si dice tutto quello che molti che si occupano di questa materia già sanno e poi alla fine degli allegati in cui ci sono le statistiche, tutti i vari diagrammi, quelli fatti a torta, quelli fatti a colonne, eccetera, si dice anche lì che ci sono tutti i dati, ma se poi vai a cercare di incrociare questi dati con quella parte discorsiva che c'è prima, non riesci a raccapezzarti più.
Allora diciamo che questo non è affatto un buon piano, è un piano che parla di tutto e se il metodo è proprio quello di evitare di dare giudizi e valutazioni anche in futuro sul piano, questo allora è un piano perfetto, perché sicuramente sarà difficile un domani riuscire a fare dei paragoni fra questo piano e quelli che verranno e soprattutto sulla realtà che verrà. La realtà invece è molto poco rosea, ma questo è inutile dirlo, purtroppo la nostra Regione - adesso non voglio stare lì a dilungarmi sugli allegati e su questi grafici di cui parlavo prima - su tanti punti è davvero indietro: penso, per esempio, alla mortalità differenziale più elevata, gli ultrasettantacinquenni in Valle d'Aosta muoiono molto di più che nel resto d'Italia, la mortalità evitabile: si muore più che nel resto di Italia, si perdono più giorni di vita che nel resto d'Italia, questo pro-capite. Insomma, tanti dati che non sono affatto confortanti.
Non parliamo poi dell'effetto del Covid di cui tanto qua si parla ma la sanità sappiamo già tutti che era già malata prima del Covid; certo che l'impatto del Covid sulla Valle d'Aosta ha avuto veramente un effetto devastante rispetto al resto d'Italia e questo non è affatto confortante, ma non ci pare che abbia prodotto effetti così eclatanti sulle scelte politiche che sono state fatte dopo a proposito dei presidi ospedalieri, eccetera, quindi non è affatto un bel piano, è inutile che ci crogioliamo in quest'illusione.
Anche per quanto riguarda il percepito e il non percepito, per rispondere al collega Chatrian, sarà meglio che per adesso non ci preoccupiamo troppo del percepito, perché basta entrare in un qualsiasi bar di Aosta per capire che una volta era percepito il nostro sistema sanitario come funzionante, sicuramente migliore di tanti altri, oggigiorno a partire dai pasti che vengono erogati, a parte chiaramente - e lo voglio chiarire perché non vorrei che venisse strumentalizzata quest'affermazione - il personale sanitario, che comunque, con tutte le difficoltà che ha, continua a lavorare molto seriamente, con grande spirito di sacrificio e andando anche oltre forse a quelli che sarebbero i loro compiti normali, quindi su questo non c'è alcun dubbio, ma, per tutto quanto riguarda il resto, c'è parecchio da lavorare.
Presidente - Ha chiesto la parola la consigliera Erika Guichardaz, per secondo intervento.
Guichardaz E. (PCP) - Per secondo intervento e per in qualche modo replicare ad alcune osservazioni fatte dai colleghi di maggioranza che mi hanno preceduto.
È stato detto bene sia dal consigliere Barmasse, sia dal consigliere Lavevaz che è proprio quella risoluzione del maggio 2021 che ha dato avvio al nuovo Ospedale e che in quel caso si è trattato di una scelta che ha portato a perdere un pezzo della maggioranza. Direi che su quella scelta io continuo a rivendicare e a essere assolutamente convinta di aver fatto la scelta giusta perché non si trattava di non scegliere, secondo me, si trattava di scegliere bene. Sotto questo punto di vista, quindi io sono contenta di non essere tra quelle persone che porteranno i Valdostani ad avere un Ospedale vero chissà quando e a non avere un presidio unico perché su questo ormai anche il dato di pianificazione di oggi lo dimostra chiaramente, rimarrà il Beauregard, ci sarà un pezzo in più per gli acuti, ci sarà un pezzo sul Parini e ci sarà un nuovo pezzo per il polo materno-infantile, quindi costruiremo nel tempo un sacco di pezzi e vedremo se noi lo vedremo e se i nostri figli riusciranno a vederlo.
Rispetto alla questione degli emendamenti al piano, credo che emendare un piano che, come ha detto bene l'assessore Marzi, è già stato in parte applicato era assolutamente difficile perché sapevamo bene di andare a portare degli emendamenti su cose già in itinere, quindi, sotto questo punto di vista, ho guardato anche gli emendamenti dei colleghi e gli emendamenti che abbiamo portato, sono emendamenti su cui ancora si può in qualche modo intervenire, quindi sulla parte della contrattazione regionale, perché su questo non abbiamo in questo momento fatto dei passi avanti o su alcune parti del piano che in questo momento non sono portate avanti.
Per quello che riguarda invece la questione delle professionalità presenti in Consiglio regionale, se avete notato, io cerco di non parlare quasi mai di scuola proprio perché arrivo da quel mondo, invece cerco di parlare di sanità non perché io abbia le professionalità, ma perché nel gruppo di PCP abbiamo le professionalità che ci supportano, che hanno scritto i documenti, che hanno con noi scritto gli ordini del giorno che presentiamo oggi e quindi non per forza chi siede in questo Consiglio regionale può parlare solo del tema strettamente di sua competenza, perché altrimenti non avrebbe neanche senso audire le persone o incontrare i cittadini su temi che non sono propriamente nostri, e poi se facciamo parte di un gruppo di una o due persone... nel nostro caso, ad esempio, potremmo parlare tutte e due solamente dello stesso tema.
Rispetto alla questione del non seguire quanto indicato dai dati nazionali, quindi pensare a due distretti, anziché uno, lo ha sottolineato bene il collega Aggravi e poi ho cercato di ripresentarlo anch'io, quei due distretti sono profondamente sbilanciati, c'è un distretto da 70 mila abitanti e c'è un distretto da 30.000 abitanti. C'è un distretto che concentra tutta la città di Aosta, dopodiché nei documenti di programmazione vediamo il mantenimento degli otto ambiti, vediamo su tante cose il mantenimento dei quattro poli, quindi anche sotto questo punto di vista, ritengo che a questo punto metterne uno o due sarebbe cambiato veramente poco.
Nel piano non c'è una parola rispetto, ad esempio, alle discriminazioni e mi stupisce che chi appartiene a quella che dovrebbe essere l'area progressista non abbia chiesto un'integrazione in questo senso, perché si parla di tutti i tipi di politiche sociali ma, sotto questo punto di vista, non troverete una parola. Anche rispetto alla questione del cronoprogramma che diversi di noi hanno accennato, io inviterei a guardare gli altri documenti di pianificazione.
Anche nel piano rifiuti c'è una traccia di cronoprogramma e, sotto questo punto di vista, a maggior ragione, rispetto a quello che stiamo approvando oggi, sarebbe stato importante avere una sorta di cronoprogramma, che è vero che troviamo nelle delibere attuative, perché comunque in esse troviamo una sorta di programmazione, ma molto probabilmente lo avremmo potuto mettere nel piano perché adesso, sinceramente, bastava prendersi i pezzi di alcune di quelle delibere attuative e il cronoprogramma poteva già essere scritto all'interno di quel piano.
Rispetto ai dati dei LEA che sono stati citati da molti di noi e su cui credo che a questo punto ci debba essere un impegno forte affinché l'Osservatorio epidemiologico, che è previsto dal 2020, abbia un'accelerazione e venga presto portato alla sua creazione, viene sottolineata spesso la questione degli interventi per il tumore, che ci vede sicuramente in una situazione di disagio, perché, sotto questo punto di vista, i numeri della Valle d'Aosta sono numeri molto più bassi rispetto a quello che avviene altrove, però io vorrei evidenziare che è notizia di pochi giorni fa... e diagnosi rispetto ai carcinomi sulla mammella... rispetto agli 87 casi su 100 mila che si ha sul dato nazionale, in Valle d'Aosta nel 2022 parliamo di 160 casi. Magari siamo più bravi a fare gli screening, questo può essere, però, secondo me, questi dati in qualche modo dovrebbero essere analizzati. Sotto questo punto di vista, forse il piano poteva essere l'occasione anche per conoscere quei dati e conoscerli meglio. Ecco quindi che quanto ho detto già nel mio intervento iniziale non fa che essere confermato questo dicendo che, purtroppo, abbiamo perso una bella occasione, secondo il nostro gruppo, di poter in qualche modo anche essere utili alla società mettendo nero su bianco non solo le date e i tempi di applicazione, ma mettendo anche i costi e le risorse umane necessarie per mettere in piedi tutti quei servizi che sono previsti in questo piano e che sono quelli che prevedono i decreti ministeriali peraltro. Sotto questo punto di vista, quindi il piano non fa che recepire e ampliare, come è stato detto, in alcuni casi quanto ci viene indicato dal livello nazionale. Molto probabilmente questa poteva essere una bella occasione, non lo è stata e ce ne dispiace.
Presidente - Ci sono altri interventi? Ha chiesto la parola il consigliere Aggravi per secondo intervento.
Aggravi (LEGA VDA) - Soltanto per fare alcune piccole considerazioni in replica rispetto a qualche punto che è uscito nel corso del dibattito, anzi, ringrazio tutti i colleghi, anche quelli di maggioranza, che seppur all'inizio, ha iniziato la minoranza, hanno voluto partecipare al dibattito e ognuno, a modo suo, ha partecipato con considerazioni più che giuste. Ringrazio anche l'ex assessore Barmasse per aver dato il suo punto di vista anche da questo lato del tavolo che è importante.
Io non so se l'intervento multidisciplinare, multifunzionale, multidimensionale del collega Padovani gli ha fatto perdere un attimo i sensi, però volevo fargli notare una cosa: lui oggi presiede la V Commissione e fino all'altro giorno era membro della V Commissione. Io capisco che ognuno dei membri della maggioranza, come dal lato della minoranza, dica la sua, critichino il fatto che arrivino ordini del giorno, emendamenti in aula, che si poteva fare, ma io le vorrei fare due considerazioni: primo non ho partecipato a tutte le audizioni di V Commissione sul piano, ma in quelle in cui sono stato presente non ricordo di aver sentito la sua voce e in Commissione mi rimane nella memoria ancora l'attesa audizione dei camminatori della Valle del Lys, o non so come si chiamano, che lei chiese per un'audizione. Le dico questo perché nel suo intervento estremamente interessante e appunto multidisciplinare, multifunzionale e multidimensionale forse mi sono dimenticato delle dimensioni, non c'è un passaggio abbastanza importante, e lo dico al Presidente della V Commissione, tutti abbiamo visto quello che è successo in Commissione e non è necessario tornarci, ma un Presidente di V Commissione che licenzia un piano, che si trova all'ultimo minuto in zona Cesarini un emendamento che aggiunge dei numeri par-ci par-là all'inizio, dei numeri all'interno diversi e un allegato in fondo ancora diverso... io qualcosa avrei detto, ma non per criticare ma semplicemente per dire ai colleghi o al mio collega: "Forse se il piano è già nato così, portiamolo avanti così". Che senso ha avuto presentare dei numeri che sono scollegati dagli altri? Lo dico banalmente dal punto di vista di chi prenderà in mano il piano oggi o domani o quando verrà approvato se verrà approvato e inizierà a guardare e a leggere.
Sui numeri, mi perdoni la battuta, collega Lavevaz, magari ci piacciono numeri diversi, e lei sicuramente nei numeri quantistici è molto più bravo di me, però oggettivamente, almeno parlo da questo lato del tavolo, la critica non è stata la mancanza di numeri, la critica è stata che nei numeri riportati oggi non ci sono degli aggiornamenti importanti, ne cito uno: quello dei costi dell'Azienda USL, che non è un dato da poco, perché c'è un'intera sezione sul finanziamento del servizio sanitario, quindi non l'abbiamo inventato noi, è stato inserito nel piano. Come nel PTA ci sono dei numeri che riguardano ovviamente dimensioni più geografiche, mi si perdonino, e come sul piano dei rifiuti ci saranno dei numeri che prevedono anche i livelli di raccolta differenziata o di gestione anche nei confronti delle altre Regioni.
Io ho pensato opportuno nel mio intervento citare alcuni numeri, che, secondo me, erano importanti non per criticare il piano, ma per ragionare sul futuro non tanto del piano ma della nostra sanità e del comportamento dei nostri cittadini e dei nostri utenti, perché forse il percepito o il percepito vero, adesso ho perso il collega Chatrian... eccolo lassù che si è perso nella conurbazione urbana di Aosta, lo diceva giustamente il collega Sammaritani... e io faccio un passo oltre, vado fuori dal bar, purtroppo il percepito è che, quando un utente chiama per una visita e si trova delle tempistiche di un certo tipo e deve andare da un altro fornitore, capisce che il percepito è complicato, perché l'utente finale, purtroppo o per fortuna, è simile a un consumatore e non sto criticando, sto facendo una considerazione. Il percepito che sia a Torgnon, che sia ad Aosta, che sia a Courmayeur o che sia in Val Ferret quindi purtroppo è questo, alza il telefono, chiama, chiede per avere una visita, magari è anche urgente e si sente rispondere in determinati modi. Purtroppo il percepito è quello, di chi è colpa? Io non lo so di chi è colpa, non lancio colpe, però dico che, purtroppo, il percepito non è positivo e questo non vuol dire che bisogna buttare via tutto, però bisogna ammettere che ci sono dei problemi perché se da questo lato del tavolo potevamo scaricare tutta una serie di casi di eventi per dire che era tutto nero, e ho preso abbastanza nota di quello che è stato detto, ma l'unico accenno di caos nell'ambito sanitario l'ho sentito dire, tra l'altro, dal collega Cretier e non dalla parte della minoranza... dei problemi ci sono perché sennò non saremmo a discutere oggi non soltanto dopo un anno ma con ancora delle problematiche sul settore... questi passaggi.
Mi perdoni anche un'altra battuta, torno indietro, il piano pianificatorio... collega Chatrian, lei ama tanto i progressisti, si faccia spiegare che cos'è la pianificazione, perché questo non è un piano di pianificazione, perché chiariamoci, è un programma, è un piano, è un piano operativo, è un piano di indirizzo? Questo è un piano regionale per la salute e il benessere sociale dove è stato inserito un sacco di cose, questa è l'opinione e la critica di questa parte del tavolo, secondo noi, ne servivano meno, serviva essere più attinenti, serviva un piano di transizione, così non è stato fatto, bene, vedremo quello che sarà, però oggettivamente oggi andiamo a discutere comunque un piano in grossa parte non solo vecchio, ma che almeno, da quello che si legge, ha dei passaggi che ovviamente andavano rettificati.
Una cosa che faccio mia colpa non me n'ero accorto precedentemente ma rilavorandoci e rileggendo, addirittura in un passaggio si parla del Dipartimento emergenza, del DEA. Oggi c'è il DEA nell'atto aziendale dell'USL? Mi sembra che si chiami in maniera diversa, quindi forse c'erano anche dei passaggi ulteriori da fare. Sono dei refusi? Benissimo, però cerchiamo di capire, visto che abbiamo avuto un anno, forse eravamo troppo occupati nella messa a terra.
C'è un punto su cui volevo fare invece una considerazione più generale, perché un po' da più parti si è spesso giustamente parlato del discorso della sanità privata accreditata, del rapporto pubblico-privato, dell'importanza della sanità privata a integrazione di quella pubblica. Chi mi conosce sa che non sono sicuramente uno che è preoccupato del mercato, anzi, però il vero nemico del libero mercato non sono tanto i progressisti socialisti comunisti ma sono gli oligopolisti. Perché dico questo? Perché la sanità privata a me va benissimo, ma in un sistema di sanità privata e pubblica bisogna evitare che una determinata parte di sanità privata diventi un oligopolio, soprattutto laddove ci sono dei piccoli numeri, e questo lo dico così, chi vuol capire capisca, perché se c'è una sanità privata in concorrenza, secondo me, il sistema si tiene. Se invece non c'è una sanità privata in concorrenza, si creano delle sacche ovviamente dove questa realtà, al di là della regia pubblica, al di là sempre del fatto che sia il pubblico che gestisce la programmazione, l'indirizzo e quant'altro... si creano delle situazioni di vantaggio per una sanità privata accreditata rispetto a un'altra. Va benissimo quindi e andrà benissimo proseguire sul cammino di integrazione della sanità privata accreditata, del lavoro e della collaborazione pubblico-privato ma mi auguro che questa sanità privata non diventi una cosa di pochi, perché altrimenti non abbiamo un vantaggio per l'utenza finale, abbiamo un doppio svantaggio sia per l'utenza finale, sia per il pubblico che alla fine paga e sono sempre soldi della comunità.
Credo sia anche importante fare due ultime considerazioni. Io sono rimasto abbastanza stupito di due passaggi: il primo è quello sul discorso del contratto regionale e contratto nazionale, perché io sinceramente l'ala sinistra di questa maggioranza mi sarei aspettato che qualcosa dicesse su questo punto perché la collega Guichardaz e il collega Restano hanno fatto un passaggio, ma, al netto di multidisciplinarietà, funzionalità e dimensionalità, qual è la posizione che ha l'ala sinistra di questa maggioranza sulla regionalizzazione del contratto? Perché il problema vero è questo. Noi ci troviamo spesso in Commissione e anche in altre situazioni... perché non me ne voglia la Dirigenza della CGIL, ma io non vado in piazza con la CGIL, però qualcuno ci va e qualcuno in Commissione ringrazia tanto alcuni sindacati, piuttosto che altri che sono venuti, ma qual è la posizione dei referenti politici di certi sindacati su questo punto? Perché è dirimente. Io mi chiedo: se domani questa maggioranza vorrà dare attuazione a quel passaggio, quale sarà la posizione dei cinque campioni dell'ala sinistra di questa maggioranza?
Allo stesso modo sull'Ospedale Parini - e prendo spunto anche dal passaggio che ha fatto il collega Cretier - ognuno fa le sue valutazioni, ognuno ha le sue posizioni, io oggi ho provato a utilizzare quel tema che è dirimente - e questo l'abbiamo detto tutti ed è scontato dirlo sulla sanità valdostana - per fare un ragionamento e per spiegare che forse si poteva ragionare in modo diverso sul post Covid, perché su tanti punti il post Covid cerchiamo di risolverlo con delle soluzioni vecchie, ma non torno su quello. Sull'Ospedale le due colleghe di PCP, al netto che ognuno può essere d'accordo o no, hanno ottenuto il punto, sempre cinque campioni dell'ala sinistra di maggioranza hanno rispettato o no il loro programma e le loro posizioni? Questa è una bella domanda e anche questo è dirimente - ma, ripeto, non sono fatti miei, lo dico a voi, lo dico alla maggioranza -, però io mi sarei aspettato alcune considerazioni, come me le aspettavo allora, perché, per carità, qualcuno ha tenuto botta, qualcuno no, qualcuno ha siglato dei programmi e qualcuno no, qualcuno ogni tanto è assente, entra dopo, qualcun altro no, forse era in una situazione multidisciplinare, multifunzionale e multidimensionale, ma a volte è meglio il silenzio e anche l'assenza, però, al di là di questo, ci sono dei temi che sono politici e su cui forse qualcosa è giusto sentirsi dire. Poi, per carità, ognuno di noi dice quello che pensa, quello che ritiene giusto ed è giustissimo e corretto, però è molto interessante vedere grandi saluti in certe occasioni e poi qua il silenzio. Buon viaggio.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Restano per secondo intervento.
Restano (GM) - In risposta al collega Padovani, oggi la politica, la maggioranza ha deciso, una settimana fa, di approvare il piano e il piano si approva. Prima la maggioranza non aveva deciso di approvare il piano, l'avevano fatto tra una crisi del 2022 estiva e una crisi invernale. Abbiamo fatto cento passi al di fuori, in un anno di tempo, parlo a lei, Presidente di Commissione, si vede che non ha ascoltato molto e... (incomprensibile) questo è il suo risultato, non guardi il mio, guardi il suo! Io quattro emendamenti, come dice un mio amico, "cacati" li ho fatti, ascoltando gli Ordini professionali, ascoltando i colleghi, ascoltando la piazza, ho fatto proposte anche sulla regionalizzazione del contratto, però, detta questa battuta, guardo invece il vero Presidente e dico: lei ha parlato di piano regolatore, dovete mettervi d'accordo, sempre con il Presidente della Commissione, perché non parliamo di 20 anni, collega, quello può essere a largo spettro, può essere un progetto elettorale, un programma elettorale, un programma di governo un pochino più ristretto; il significato di piano è un altro, significa anche... che sia facilmente leggibile e comprensibile.
Convengo con quanto detto, c'è tutto di sicuro, c'è di più, come ha detto il collega Lavevaz, e questa è una preoccupazione, perché faccio un paragone e un parallelo con lo sport, molte volte, pensando bene, si guarda quello che fa un campione e si dice: "Ah sì, allora io faccio di più, così vado così forte come lui" e invece si fa un disastro. Il mio consiglio era: procediamo per gradi, valutiamo, vediamo un po' com'è perché gli investimenti sono veramente ingenti, adesso parlo seriamente, non come all'inizio, sono un po' meno ironico e il mio tentativo era proprio questo. Dobbiamo non solo applicare il DM ma fare ancora di più, ma le nostre caratteristiche sono diverse, forse si poteva gestire in maniera differente, andremo poi a vedere.
Tanto per fare un esempio pratico, ci troveremo consultori, case di comunità, medici di famiglia e la farmacia dei servizi, che prenderà le prenotazioni on-line. Sono servizi che andremo a pagare, veramente serviranno? Non lo so, valutiamolo. Si poteva cioè andare un pochino con i piedi di piombo, si poteva valutare diversamente visti i cambi di governo che ci sono stati e apportare quelle modifiche che si ritenevano opportune, una valutazione in più. Comunque, per rispondere al collega Aggravi, l'averlo scritto sul piano della regionalizzazione, già io spero che riuscire a far fare qualche modifica, far fare una valutazione diversa è un dato di fatto, lo abbiamo detto.
Se sul piano c'è scritto 2022-2025, non c'è scritto piano (incomprensibile) c'è scritto 2022-2025, all'interno del testo è riportato che si può far valere un pochino di più e come avviene peraltro in altre realtà, allora cambiamo il titolo, non costa niente a nessuno cambiare il titolo, diciamo che il piano è decennale e cambia completamente la prospettiva e io non sarei stato d'accordo perché poi il piano, come hanno ben detto i colleghi e l'Assessore o l'ex Assessore, viaggia anche in funzione del bilancio, delle delibere, delle disponibilità; è per quello che forse qualcuno di noi suggerisce di mettere un pochino in quel programma che dia l'idea di quello che può essere il percorso da qui a due-tre anni o forse a dieci anni, perché nessuno ce lo vieta di scrivere che fra dieci anni penseremo di fare l'ultima casa di comunità, ma ci mancherebbe, però le cose vanno spiegate e motivate e non solo dette così tanto per dirle.
Presidente - Consigliere Baccega, a lei la parola per il secondo intervento.
Baccega (FI) - Abbiamo ascoltato con grande attenzione un dibattito corposo che sapevamo che sarebbe stato un dibattito corposo, un dibattito sul quale la maggioranza ha tenuto la posizione evidentemente di un piano che è stato presentato oltre un anno fa, che nel suo percorso ha avuto delle modifiche, in qualche numero per aggiornare alcuni dati, ma soprattutto per un cambio significativo di paradigma rispetto alle strutture sul territorio e questo è un grande elemento di preoccupazione che viene ancora più forte, soprattutto dopo aver sentito gli interventi che si sono succeduti da parte della maggioranza.
Noi abbiamo capito qual è il metodo, c'è questo piano, c'è questo volume di 277 pagine ricco di aggettivi, di sostantivi, di paroloni e poi noi mano a mano che riusciamo, con una delibera o con un altro documento o strumento amministrativo, portiamo avanti qualche percorso.
Abbiamo evidenziato che Morgex è pronta da un anno, è una struttura sul territorio dell'Alta Valle, la struttura socio-sanitaria di Morgex - lo avevamo detto prima quando eravamo in Pour l'Autonomie, poi nel Gruppo Misto, adesso lo diciamo in forza Italia - perché non apre? Perché manca il personale, perché non si è ancora riusciti a dare delle risposte a quella parte di territorio che è l'Alta Valle.
Diciamo quindi che siamo fortemente preoccupati nella difesa a oltranza di un piano che abbiamo anche criticato in modo pacato mi sembra, non credo che ci siano stati momenti di esaltazione o di pungolatura, mi pare che gli interventi anche della maggioranza abbiano dato forza, soprattutto alcuni, al mantenimento di questo status.
Due riflessioni, collega Padovani, sulla famiglia, non è che ti vogliamo prendere in mezzo, ma, in realtà, sulla famiglia hai detto tutto e il contrario di tutto. Va bene, vediamo poi, al momento di votare alcuni ordini del giorno, se sarai conseguente alle cose che hai detto. Io ve lo auguro davvero di cuore, perché a quel punto si capisce se la coerenza è insita in un Consigliere regionale che lavora in un certo modo. Io credo che il nostro ruolo, ed è un po' quello che abbiamo adottato, guardo il collega Bertschy che con due sguardi ci capiamo... il nostro ruolo soprattutto su un documento di questo tipo è stato un ruolo propositivo nel percorso di due anni e mezzo nei quali abbiamo ritenuto opportuno sottolineare quegli aspetti che ritenevamo... e il collega Barmasse lo sa, non ci siamo mai scontrati ma abbiamo sempre cercato di condividere a volte prima, a volte successivamente, alcuni confronti rispetto a interpellanze o interrogazioni che abbiamo portato, però, di fatto, sono sempre state azioni propositive. Per quello che posso garantire, come gruppo di Forza Italia, da parte del collega Marquis e del sottoscritto, sarà così, però questo monitoraggio dello stato di avanzamento della sanità valdostana rispetto a quanto indicato in questo documento sarà inevitabilmente un percorso al quale noi guarderemo con estrema attenzione. Quello che diciamo quindi è collaborazione sugli elementi positivi che daranno risposte sanitarie ai cittadini, questo sicuro; laddove ci saranno delle forti criticità, come abbiamo fatto prima, le evidenzieremo. È un po' questo il nostro modo di agire, lo è stato nei primi due anni e mezzo, lo sarà anche in fase successiva, tanto siamo certi che fino al 2025 traguardate sicuramente il percorso conclusivo, ma è lì che poi tireremo le somme ed è lì che andremo a capire cosa si è fatto rispetto a questo piano e non rispetto ad altro.
Presidente - Consigliere Manfrin, a lei la parola.
Manfrin (LEGA VDA) - Prendo la parola un po' perché ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi di maggioranza, che finalmente hanno voluto partecipare al dibattito e anch'io li ringrazio perché succede raramente, cioè di solito c'è la consegna del silenzio: "Non diciamo troppe sciocchezze, lasciamoli parlare, facciamo i fatti nostri così magari ha da passa' la nottata". Invece qui, per fortuna, si è accettata la volontà di confrontarsi e ho apprezzato particolarmente gli interventi di alcuni colleghi rispetto alle criticità della sanità, colleghi che ovviamente non si occupano di sanità, ma che tecnicamente, esattamente come ricevono segnalazioni, ricevono criticità, ricevono appunto le proteste rispetto a un servizio sanitario che evidentemente non si dimostra all'altezza delle necessità.
Si è detto - l'ha detto lei, collega Lavevaz, l'ha detto il collega Chatrian in maniera più chiara - che tutto questo è una questione di percezione, cioè che si dipinge o si tende a dipingere un sistema come negativo o più negativo rispetto a quello che è, ma nella realtà il servizio sanitario dà un buon servizio. Il problema è che di questo buon servizio... e, ripeto, nessuno vuole nella maniera più assoluta criticare chi quotidianamente, a partire dagli OSS e a salire medici, fornisce la sua opera e cerca, tra mille difficoltà, di poter riuscire ad aiutare le persone che ne hanno bisogno... il problema sono però gli strumenti che vengono loro forniti e il problema è anche il supporto che viene loro fornito e questo probabilmente non permette di fornire quel servizio che lascerebbe soddisfatti tutti gli utenti e non solo una parte, quindi non è una questione di percezione, perché nel momento in cui si aprono queste simpatiche liste di galleggiamento, ma che poi alla fine non portano a nulla, quando una persona ha una visita urgente e se la vede piazzare a 3-4 mesi e, quando non ce l'ha urgente, se la vede piazzare a un anno, obiettivamente non gli si può dire: "Va beh, qui le cose vanno comunque bene", non si può! Questo è un ragionamento che le persone non percepiscono e non recepiscono ed è corretto. Una persona che ha bisogno di una prestazione, la richiede, ne ha necessità e non lo fa sicuramente perché si diverte, stessa cosa per le Commissioni di invalidità. Le persone che attendono mesi e mesi di essere chiamate oppure che hanno delle necessità e purtroppo si vedono rinviare nel tempo, non è che percepiscono un problema lontano, purtroppo lo vivono sulla propria pelle.
Ho ascoltato con molta attenzione l'intervento del collega Padovani, che voleva terminare con un crescendo rossiniano ma, suo malgrado, essendo poco abituato a intervenire in quest'aula, avendo lui purtroppo perso la voce da quando è in maggioranza, e peraltro forse essendo un po' arrivato in aula in ritardo, perché non l'ho visto per il minuto di silenzio che abbiamo fatto all'inizio di questa seduta, probabilmente deve aver trovato traffico, quindi magari era un po' trafelato e non è riuscito a preparare al meglio l'intervento... ha cercato di basare il suo intervento su dei termini che hanno richiamato in me un pezzo che io ho esaminato all'interno di questo piano e sono andato a cercarlo, perché è stato esaltato da più parti il carattere democratico, cioè il confronto che questo piano ha posto e se abbiamo detto - e l'hanno detto in tanti - che il confronto con le professioni non c'è stato, nonostante quello che è stato detto... Ripeto: tutte le persone che sono venute in audizione hanno detto di non essere state audite, di non essere state ascoltate, che non gli è stato sottoposto preventivamente il piano per chiedere cosa ne pensavano e rappresentano le professioni... però ammettiamo e mettiamo che un privato cittadino, un singolo cittadino volesse su questa piattaforma democratica, che pure ha raccolto dei contributi... per esempio, io ho pensato a una madre con un figlio che ha una forma di disabilità che vuole andare a verificare cosa c'è scritto in questo piano per capire magari e poter fare delle proposte alternative.
Immaginiamo che lei prenda pagina 144 e legga: "La programmazione socio-sanitaria regionale pone fra le proprie finalità il superamento della settorializzazione degli interventi e il rafforzamento di un approccio multidisciplinare a favore di interventi sanitari, sociali ed educativi che abbiano come obiettivo la costruzione evolutiva di un progetto di vita individuale. Per tale ragione la valutazione multidimensionale e la coprogettazione del progetto di vita personalizzato della persona con disabilità con i suoi familiari e con i servizi diventa strumento indispensabile che gli operatori sociali e sanitari devono agevolmente promuovere. La valutazione rappresenta il presupposto per un accesso equo al sistema e in questo senso l'OMS prevede la diffusione dell'utilizzo della classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute. In tale quadro si colloca l'obiettivo di potenziare l'attività dell'Unità di valutazione multidimensionale per la disabilità per l'elaborazione di progetti individualizzati per le persone adulte attraverso l'utilizzo dell'ICF come framework concettuale di riferimento...". Poi mettiamoci nei panni di una madre che legge una roba di questo tipo e dice: "Ma scusate, esattamente cosa c'è scritto? Io cosa devo fare in buona sostanza?". Come si può intervenire? Come si può spiegare? Come si può incidere, migliorare, rendere comprensibile un piano di questo tipo se proprio i primi che dovrebbero poter dare il proprio contributo ne sono inibiti per la forma in cui è scritto? E lo abbiamo già detto anche la formula discorsiva che prende un sacco di impegni bellissimi: "La povertà, interverremo, faremo, diremo, aiuteremo, essere poveri è brutto, bisogna dargli una casa, bisogna dargli il lavoro, bisogna inserire... come non lo so, però bisogna farlo, lo facciamo". Obiettivamente io qui risposte non le ho trovate, la chiarezza non l'ho trovata, voi ritenete che sia il piano più bello del mondo, come è stato sottolineato, la Commissione e il Presidente in primis non ha voluto produrre neanche un emendamento rispetto a quelle che sono state le audizioni, mi auguro che l'approccio verso alcuni emendamenti che abbiamo formulato, verso alcuni impegni che abbiamo messo nero su bianco sia differente.
Presidente - Non vedo altre richieste. Possiamo chiudere i lavori della giornata di oggi. Se non ci sono interventi, chiudiamo la discussione generale. La discussione generale è chiusa. Domani mattina ci sarà la replica e continueremo con i lavori. Con questo chiudiamo i lavori di oggi del Consiglio regionale.
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La seduta termina alle ore 19:48.