Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2236 del 4 aprile 2023 - Resoconto

OGGETTO N. 2236/XVI - Interpellanza: "Organizzazione di iniziative per fronteggiare il fenomeno delle gang giovanili in Valle d'Aosta".

Bertin (Presidente) - Punto n. 11 all'ordine del giorno. Illustra il consigliere Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Riportiamo in quest'aula il tema delle gang giovanili, le cosiddette baby gang. Ne abbiamo parlato diffusamente in un'iniziativa precedente, che prendeva spunto da uno studio di Transcrime, su cui avevo già avuto modo di confrontarmi con il collega Caveri.

Nella scorsa interpellanza l'allora Presidente della Regione aveva risposto che, in base ai dati in suo possesso, non c'era nessuna chiara evidenza che la ricerca riportata nella nostra iniziativa avesse rilevato una presenza significativa di gang giovanili in Valle d'Aosta. Secondo il Presidente - mi verrebbe quasi voglia di chiedere la verifica del numero legale! - non sembrava rientrare, questa aggressione che si era prodotta, di due adolescenti ai danni di un coetaneo, nella fattispecie delle gang giovanili. Peccato che i risultati dello studio "Le gang giovanili in Italia" di Transcrime, che non era un'associazione così per parte sua, ma era uno studio fatto in collaborazione con la direzione centrale della Polizia criminale e pubblicata sul sito del Ministero dell'interno lo scorso 7 ottobre, rilevasse invece una presenza significativa di baby gang anche in Valle d'Aosta.

Per non parlare poi degli episodi di violenza che si sono verificati purtroppo, e dico purtroppo, dal mese di ottobre ad oggi. Per esempio, a Verrès, nel mese di novembre 2022, ricorderete le quattro ragazzine che, all'uscita di una scuola, sono arrivate alle mani senza che nessuno intervenisse. E ricorderete anche quelle brutte immagini e che l'accaduto venne ripreso da un loro coetaneo: oltre a essere stato inviato massivamente sugli smartphone dei ragazzi di tutta la regione, era addirittura finito purtroppo sugli organi di informazione nazionale. Su quest'episodio aveva anche espresso preoccupazioni il Sindaco di Verrès il quale, alla domanda della giornalista se esistesse un vero problema di violenza tra i giovanissimi di Verrès, aveva risposto: "A questo punto è più che probabile. L'aspetto più serio, a parer mio, è che questi ragazzi non percepiscono la gravità di questi episodi, non intervengono quando presenti a fatti simili, si limitano ad assistere e si divertono".

Un altro episodio è avvenuto lo scorso 17 novembre all'ITPR di Aosta, che ha visto purtroppo l'ingresso di un ragazzo diciannovenne, non alunno della scuola, all'interno di un complesso scolastico e sul quale, dopo una perquisizione da parte delle forze dell'ordine, è stato trovato un coltello.

Ancora, e questo è un caso recentissimo che io evidenzierei alla sua attenzione, Presidente, banalmente perché purtroppo ho avuto modo di parlare con le vittime e i protagonisti, i testimoni di questo gravissimo caso, che a fronte di intimidazioni, hanno ritenuto opportuno non sporgere denuncia. Quindi, questo caso non è mai esistito ma è esistito, il caso di una gang giovanile, sempre quella attiva a Verrès, che (abbiamo purtroppo imparato a conoscerla) è arrivata a tramortire con un taser delle persone a una festa. Un episodio gravissimo! Voi immaginate un gruppetto di ragazzi fra i 16 e i 20 anni che va alle feste puramente con lo scopo di picchiare le altre persone e quando non vi riesce usa addirittura un taser per tramortire le altre persone.

Questi episodi hanno visto arrivare, peraltro, le dichiarazioni pubbliche dell'ex assessore Caveri che ha affermato, e la ringrazio, che questi episodi non erano da prendere sottogamba: "Fenomeni che, anche se l'ex Questore di Aosta si era molto offeso quando abbiamo parlato di baby gang, io ribadisco e sottolineo che a Verrès, che è il mio paese natale - lo ha detto lei Assessore - ci sono delle baby gang". Quindi, il fatto che l'allora assessore Lavevaz avesse smentito la presenza di baby gang, è stato smentito a sua volta dalle sue dichiarazioni, assessore Caveri, che ha confermato purtroppo la presenza di questi fenomeni assolutamente deprecabili e che vanno stroncati sul nascere, perché evidentemente se si desse la possibilità a queste bande di continuare ad agire indisturbate, si potrebbe ingenerare un meccanismo nel quale si ragiona sul fatto che sia giusto, sia normale, sia consentito e sia logico potersi porre in questa maniera nei confronti degli altri. Questo creerebbe un sentimento di emulazione molto pericolosa e magari raccoglierebbe anche adepti rispetto ai soggetti che già sono attualmente attivi.

In seguito a questi recenti fenomeni è intervenuto anche l'allora Questore di Aosta il quale, per contrastare fenomeni legati al disagio giovanile in Valle d'Aosta, aveva per esempio proposto, e mi sembra anche un'ottima idea tra l'altro recepita, di vietare l'uso del telefono cellulare a scuola. Ma non solo: aveva addirittura proposto una sorta di Daspo per i telefonini delle persone che si rendevano responsabili di questi atteggiamenti, cosa che sicuramente non sarebbe la questione risolutiva, ma di certo creerebbe un problema anche soltanto nel riprendere e nel ripubblicare episodi di questo tipo.

Ecco che quindi ci troviamo, Presidente, ad avere a che fare con una vera piaga, che va affrontata con assoluta celerità, una piaga che non si può negare, l'ha detto lo studio di Transcrime, l'ha confermato anche l'assessore Caveri, quindi non si può dire che non esista e che il problema non ci sia.

C'è purtroppo un fenomeno legato alla paura: io ho visto un uomo grande e grosso che tremava nel ricordare quello che era accaduto, tremava nel ricordare che mentre era di spalle, era stato aggredito con un taser ed era stato tramortito, e tremava nel pensare che siccome ha delle figlie, non poteva fare una denuncia perché altrimenti le sue figlie avrebbero rischiato di essere oggetto di quelle violenze. Sembra di parlare di una zona che non è la Valle d'Aosta, sembra di parlare della periferia degradata di Torino, di Milano, di grandi città che purtroppo vedono questi fenomeni già da tempo, e invece è la nostra regione. Ecco perché intervenire con durezza, anche perché è profondamente sbagliato che le persone non si sentano sicure nemmeno di rivolgersi alle forze dell'ordine per chiedere giustizia. Se queste persone continuano a incutere timore, se non si interviene, e mi pare che fosse già stato sollevato il fatto che la scuola era fortemente preoccupata perché le famiglie non si occupavano di questi ragazzi, se non si interviene prontamente, avremo davvero un grossissimo problema, oltre che di ordine pubblico, anche sociale, non soltanto purtroppo nella bassa Valle, ma anche nel resto della regione, perché sapete benissimo che questi comportamenti creano emulazione e quindi qualcuno da Courmayeur a Pont-Saint-Martin potrebbe dire: beh, se lo fanno a Verrès, nessuno paga, nessuno viene fermato e nessuno dice nulla, allora a questo punto si è legittimati a poter fare le stesse cose.

Ecco perché con quest'iniziativa le chiediamo, Presidente, alla luce di quanto abbiamo esposto e a seguito delle preoccupazioni che sono state esposte da diversi rappresentanti istituzionali, quali siano le iniziative che l'Amministrazione regionale intende mettere in campo per risolvere il problema, anche con l'eventuale coinvolgimento delle famiglie.

Presidente - Risponde il Presidente della Regione a cui passo la parola.

Testolin (UV) - L'interpellanza chiede l'organizzazione di iniziative per fronteggiare il fenomeno delle baby gang giovanili in Valle d'Aosta e quali siano le iniziative che l'Amministrazione regionale intende mettere in campo per risolvere il problema, anche con l'eventuale coinvolgimento delle famiglie.

Non si intende evidentemente entrare nel merito di polemiche sulla definizione di cosa sia una baby gang, né sull'esistenza o meno in Valle d'Aosta di un fenomeno di gang giovanili, né tantomeno esprimere considerazioni sui fatti di cronaca riportati nelle premesse dell'interpellanza, dei quali non abbiamo elementi di conoscenza diretta e certa, ma esiste sicuramente un problema di disagio giovanile, così come negli episodi di violenza e sopraffazione tra coetanei. Sicuramente vi sono segnali di bullismo e di cyberbullismo, fenomeno relativamente nuovo legato allo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione e dei social media. Si tratta di fenomeni complessi per i quali non c'è una risposta semplice e univoca.

Intanto, sarebbe bene che questi episodi venissero sempre in qualche modo denunciati da chi li subisce, anche alla luce delle recenti riforme del sistema della giustizia. L'assenza di denuncia impedisce di approfondire i fatti e di individuare i responsabili e, se del caso, di punirli, perché se è vero che la soluzione di questi problemi non sta nella repressione, si crede anche che non tutto debba restare impunito, così come diceva anche il collega nella sua introduzione.

In secondo luogo, come già condiviso in occasione della precedente interpellanza, per fronteggiare questi fenomeni occorre continuare con la pluralità di iniziative che le competenti articolazioni dell'Amministrazione regionale, in collaborazione con tutti gli enti, le istituzioni e le organizzazioni presenti sul territorio regionale, realizzano da tempo sui problemi giovanili, sulla prevenzione e sul contrasto del disagio, a cui si collegano comportamenti cosiddetti derivanti o reati individuali o di gruppo. La Regione, in particolare nel contesto dell'attività del tavolo tecnico permanente responsabilità educativa e legalità, istituito fin dal 2018, continuerà ad attribuire la necessaria priorità a queste iniziative, consapevole che si tratta di un percorso difficile e di lunga durata, che deve fortemente coinvolgere le istituzioni, i luoghi di aggregazione, le famiglie e soprattutto attivare, con linguaggio e modalità adeguate, direttamente i giovani stessi.

A completamento di questo però mi permetto di aggiungere che, come tutti i fenomeni, non va enfatizzato ma non va neanche sottovalutato. Per quanto mi concerne mi prenderò carico a breve di portare queste osservazioni e queste considerazioni anche al tavolo delle forze dell'ordine, per poter condividere dei percorsi che possono essere di attenzione verso questo tipo di problematica che, purtroppo, al di là della mancanza di denunce, è comunque presente sul nostro territorio e va attenzionato nella maniera più adeguata. Questo è un impegno che sento di portare alla vostra attenzione.

Presidente - Per la replica consigliere Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Guardi Presidente, fino alla parte fuori verbale, fuori foglio, la sua risposta era stata un po' insufficiente, perché limitarsi a dire che se non c'è la denuncia non si può fare niente, ci sono i tavoli e quindi ci affidiamo ai tavoli, non può dare una risposta immediata a questo tipo di criticità, ma apprezzo la seconda parte che ha aggiunto, il fatto della presa in carico. Anche perché, Presidente, lei giustamente dice che non c'è contezza, non c'è conoscenza del fenomeno rispetto a quello che abbiamo denunciato, ma vede, rispetto a questo e rispetto a quelli che sono gli atti che sostengono quest'iniziativa, noi abbiamo utilizzato le cosiddette fonti aperte, che sono fonti sono conoscibili da tutti. Quindi, sono conoscibili le aggressioni che sono state anche filmate, sono conoscibili gli atti di violenza che sono avvenuti già nelle scuole di Verrès e che hanno portato alla sospensione di alcuni alunni, che sono gli stessi della banda, peraltro, i quali adesso probabilmente sono usciti dalla scuola dell'obbligo, che avevano assaltato le macchine degli insegnanti, che si erano prodotti in aggressioni nei corridoi e quant'altro. Quelle persone sono note, quel gruppo di persone sono all'attenzione di tutti, sono conosciute dalle forze dell'ordine, si sa chi sono, si sa cosa fanno e cosa hanno fatto. Quindi la possibilità di individuarli, il COSP, che giustamente ha nominato, ce l'ha.

Lei giustamente ha detto che non c'è una risposta univoca. È vero, ci sono molti modi di rispondere, c'è la possibilità di educare e di promuovere comportamenti che siano aderenti alla legalità, ma c'è anche la repressione. Lei dice che la repressione non è una risposta. La repressione è una risposta, perché da una parte si educa, ma dall'altra parte si bastona chi sbaglia, e qui ci sono persone che sbagliano.

Rispetto ai tavoli, mi permetta una piccola digressione. Si fa di tutto per cercare di dare una corretta informazione e di spiegare quali siano i danni del bullismo e delle aggressioni. Lei parla di tavoli, ma probabilmente questi tavoli non hanno avuto questa grande efficacia, o per lo meno non l'hanno avuta nel senso e nella direzione di queste persone. Ho visto una proposta del Sindaco di Aosta che, rispondendo a un'iniziativa rispetto al degrado, quando gli è stato fatto notare che in stazione di Aosta ci sono gli spacciatori, nel parco di Aosta ci sono brutte persone che si producono in aggressioni, in Piazza Plouves uguale, il Sindaco di Aosta ha risposto: "Noi non crediamo nella repressione, adesso con la Cittadella dei Giovani formeremo una generazione di educatori di strada che andranno a parlare con gli spacciatori". E siamo certi che fermeranno il fenomeno, perché mentre lo spacciatore è lì che sta facendo i suoi commerci, arriverà l'educatore di strada e gli dirà: "No, fermo, che cosa fai? Ti educo io, aspetta!". E siamo certi che gli spacciatori e gli aggressori si fermeranno di fronte a questi educatori di strada.

Io personalmente ritengo che sia opportuno fare la corretta informazione, sia opportuno incidere su quelle che sono le nuove generazioni spiegando quali sono i modelli da seguire, ma ritengo assolutamente necessario intervenire prontamente sulle persone e sulle famiglie, per evitare che atti di questo tipo non debbano più ripetersi.