Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2179 del 22 marzo 2023 - Resoconto

OGGETTO N. 2179/XVI - Petizione popolare "Salviamo il Vallone delle Cime Bianche".

Bertin (Presidente) - Punto n. 4. In data 28 ottobre 2022 è stata presentata alla Presidenza del Consiglio, ai sensi dell'articolo 36 del Regolamento interno, una petizione popolare denominata "Salviamo il Vallone delle Cime Bianche". I referenti hanno raccolto 2335 firme, di cui 2065 complete di tutta la documentazione richiesta.

L'Ufficio di Presidenza, con deliberazione dell'8 novembre 2022, ha dichiarato ricevibile e ammissibile la petizione popolare, stabilendo di trasmetterla per l'informazione al Presidente della Regione e agli Assessori all'ambiente, trasporti e mobilità sostenibile e allo sviluppo economico, formazione e lavoro e di assegnarla alle Commissioni consiliari competenti, vale a dire la III e la IV. I presidenti delle suddette Commissioni hanno comunicato i risultati degli approfondimenti svolti. Sottopongo pertanto la petizione in argomento all'esame del Consiglio.

Si è prenotato il presidente della III Commissione Chatrian, ne ha facoltà.

Chatrian (AV-VdA Unie) - Il Presidente ha già anticipato qual è stato l'iter di questa petizione e io vorrei, insieme a voi, ripercorrere il lavoro delle Commissioni congiuntamente, insieme al collega Grosjacques, presidente della IV e a tutti i commissari e a numerosi consiglieri interessati comunque alla questione, le audizioni che abbiamo fatto, in modo da mettere in evidenza gli approfondimenti che sono stati fatti all'interno delle Commissioni.

Ci è stata assegnata il 14 novembre e abbiamo audito in prima battuta l'assessore competente Bertschy, con riferimento al Vallone delle Cime Bianche, oggetto della petizione, che ha ripercorso gli obiettivi e gli indirizzi definiti dal Consiglio regionale nei documenti di economia finanziaria regionale approvati dal 2018. Quindi, sul piano più politico questo Consiglio ha votato dei documenti, si è posizionato all'interno del documento forse più importante, quello di programmazione, il DEFR, e da lì è partito l'iter di natura amministrativa; nel momento in cui c'è stata la scelta di natura politica, l'iter amministrativo è stato avviato. Ci ha informato che la società Monterosa S.p.A., che gestisce alcune delle stazioni suddette, a seguito del mandato ricevuto dopo l'approvazione da parte del Consiglio regionale, ha affidato l'elaborazione di uno studio preliminare che sarà consegnato a breve.

Apro una parentesi: tale studio ci è stato consegnato qualche giorno fa, studio propedeutico e preliminare alla valutazione di fattibilità del collegamento e tutti noi consiglieri abbiamo avuto modo di recepire e quindi di poter analizzare, studiare, farci una nostra posizione anche a seguito di questo importante documento.

Ci ha sottolineato che il valore strategico e la visione politica rispetto al progetto del collegamento risiedono nelle possibilità di ampliare l'offerta turistica e quindi di permettere uno sviluppo delle attività economiche presenti nelle vallate interessate, con la realizzazione di un comprensorio più alto in quota che permette un allungamento sia della stagione sciistica invernale sia estiva, fornendo una risposta ad istanze presentate dai territori.

Abbiamo poi audito il presidente Lavevaz che ci ha evidenziato che la petizione si colloca in uno scenario che ha un percorso e una finalità che ipotizzano il raggiungimento di obiettivi diversi; ci ha sottolineato che lo studio commissionato dalla società Monterosa analizzerà la fattibilità dell'impianto, come dicevo poc'anzi, dopodiché il progetto dovrà essere sottoposto a una serie di valutazioni e autorizzazioni, quindi l'allineamento del percorso che è stato fatto. Ha fatto presente, sempre il presidente Lavevaz, relativamente all'affermazione indicata nella petizione, che il Vallone delle Cime Bianche è sottoposto a misure specifiche di salvaguardia e di tutela dell'ambiente naturale e del paesaggio che vietano la realizzazione di impianti di risalita su tale territorio, che la questione è stata posta all'attenzione dell'Avvocatura regionale anche a seguito di una diffida presentata dall'avvocato Brambilla a nome di alcune associazioni. Ci ha precisato che il parere suddetto, richiamando la normativa regionale vigente, prevede nel caso in cui sussista un rilevante interesse pubblico, inclusi i motivi di natura sociale ed economica, che il Governo regionale possa adottare una misura compensativa per garantire la coerenza globale con la Rete Natura 2000. Penso che questi siano dei passaggi assolutamente importanti. Ha sottolineato poi che al momento attuale si è ancora in fase di uno studio preliminare, pertanto si ritiene prematuro avviare le interlocuzioni; come vi dicevo, qualche giorno fa abbiamo ricevuto tale documento.

Poi abbiamo audito i referenti dei firmatari della petizione, i quali, oltre al documento fatto pervenire per mail in vista dell'audizione, hanno fornito ai gruppi consiliari ulteriore documentazione. Ci hanno fatto presente che l'idea di presentare la petizione, firmata da più di duemila cittadini, deriva dalla necessità di cercare un confronto con le istituzioni regionali sulla realizzazione di un collegamento funiviario nel vallone, considerata la mancanza di riscontri a richieste di chiarimento e alla diffida presentate sull'argomento all'Amministrazione regionale e al team incaricato della predisposizione dello studio di fattibilità da parte di alcune associazioni. Ritenendo impossibile, loro ci dicono, e vietata dalla normativa vigente la realizzazione di impianti di risalita nel vallone, hanno evidenziato la necessità di conoscere se da parte dell'Amministrazione regionale siano stati svolti degli approfondimenti sul piano normativo riguardo a tale aspetto.

Per quanto riguarda quest'aspetto, qualche giorno fa abbiamo avuto, sempre come consiglieri regionali, una nuova nota dell'Avvocatura dove vengono messi in evidenza tutta una serie di elementi.

Hanno sottolineato poi che il proposito di realizzare un collegamento funiviario nel vallone è sbagliato, in quanto sfregerebbe in modo irreversibile un vallone che racchiude una straordinaria varietà e stratificazione di ricchezze naturalistiche, paesaggistiche, storico-culturali e archeologiche. Sarebbe tutt'altro che strategico sul piano funzionale, in quanto il vallone non è adatto alla pratica dello sci; sarebbe utile unicamente al trasferimento dell'afflusso di sciatori da e verso il Breuil e avrebbe dei costi di realizzazione molto elevati.

Ci hanno poi fatto presente che i firmatari avanzano precise proposte e complementari di diversificazione rispetto a un'offerta turistica tutta incentrata sullo sci, affinché il vallone possa diventare il punto di forza per uno sviluppo armonico e duraturo della Val d'Ayas, grazie alla valorizzazione delle unicità che possiede. Hanno fatto presente che il vallone possiede delle unicità archeologiche, poiché rappresenta testimonianze diffuse dell'estrazione e la lavorazione in quota della pietra ollare. Hanno evidenziato l'unicità storico-culturale del vallone e hanno infine sottolineato che l'offerta turistica, incentrata sullo sci, richiede grandi investimenti per mantenere e migliorare gli impianti esistenti. Nel riportare l'esempio di impianti realizzati in passato in altre vallate della Valle d'Aosta, hanno espresso una serie di considerazioni in ordine alla necessità di valutare con attenzione gli investimenti sugli impianti di risalita.

Hanno aggiunto che la petizione è sostenuta a larga maggioranza dal CAI Valle d'Aosta e ha il supporto del CAI nazionale e che, nella documentazione fornita ai gruppi consiliari, è stato allegato un ampio dossier proposto dalla commissione di tutela ambiente montano del Club Alpino Italiano. Hanno anche ben evidenziato che la missione del Club Alpino Italiano è quella di valorizzare le cosiddette terre alte. Hanno inoltre sottolineato che nella futura programmazione turistica regionale occorre tener conto degli effetti dei cambiamenti climatici sui territori di montagna e, con riferimento alla realizzazione del collegamento intervallivo, occorre valutare se la normativa vigente permetta la sua realizzazione e anche l'opportunità della realizzazione dell'opera.

Hanno messo in evidenza poi il fatto che la Valle d'Ayas comunque già oggi registra tutto l'anno una numerosa presenza di turisti, che soddisfa sufficientemente gli operatori del territorio e ha un comprensorio sciistico che già offre piste di vario impegno e difficoltà per le esigenze degli sciatori. Hanno infine invitato gli amministratori regionali a valutare con attenzione le previsioni di break even che verranno indicate nello studio di fattibilità e a tenere conto degli importanti costi che le società dovranno sostenere.

Successivamente, abbiamo audito il Sindaco di Ayas che ci ha riferito che il collegamento intervallivo ha presentato un punto fermo della propria campagna elettorale e di essere favorevole a tale collegamento, in quanto lo ritiene fondamentale per il territorio di Ayas. Ha rammentato che precedenti collegamenti con la Valle di Gressoney hanno fornito delle risposte positive, aumentando le potenzialità del domaine skiable. Ricordando le iniziative intraprese dal Comune di Ayas, finalizzate alla valorizzazione della pietra ollare, ha sostenuto come il collegamento intervallivo possa costruire un valore aggiunto anche in relazione alle questioni della pietra ollare.

Ha affrontato il problema ambientale, facendo presente che una decina di piloni non possono deturpare totalmente il territorio. Ci ha reso noto di aver avuto delle interlocuzioni con i sostenitori della petizione e ha precisato che il Comune di Ayas adotterà tutte le misure necessarie per favorire la realizzazione del collegamento intervallivo. Ha ribadito che la popolazione di Ayas è in maggioranza favorevole al collegamento, facendo rilevare che lo stesso consentirebbe di offrire un'importante visibilità internazionale a tutta la Valle d'Aosta.

Ha riferito poi di ritenere compatibile la valorizzazione delle peculiarità del vallone, con la realizzazione dell'eventuale collegamento intervallivo. Ha giudicato positivo la possibilità di prolungare la stagione sciistica, dando l'opportunità all'utenza di andare a sciare al Breuil.

Poi abbiamo audito il sindaco di Valtournenche, Jean Antoine Maquignaz, che ci ha riferito che la comunità è favorevole a questo collegamento, così come il Comune di Valtournenche, e di reputare tuttavia importante proseguire nell'investimento sugli impianti esistenti. Ha fatto presente inoltre che le peculiarità del Vallone potranno essere ulteriormente valorizzate dalla presenza del collegamento intervallivo e ha precisato che la realizzazione del collegamento consentirebbe di attivare delle promozioni del territorio del Breuil, di Valtournenche, di Zermatt, della Val d'Ayas, della Valle di Gressoney e di Alagna.

Ha poi precisato che gli investimenti sugli impianti esistenti devono procedere di pari passo, però, con il progetto per il collegamento intervallivo. Ha fatto presente inoltre che sussiste una problematica concernente i parcheggi al Breuil. Facendo presente come a Valtournenche circa il 90 percento della popolazione sia favorevole al collegamento, ha concordato sul fatto che molte persone che si sono espresse a favore della petizione frequentano saltuariamente la località.

Ha fornito alcune informazioni relative al collegamento Alpine Crossing, evidenziando che lo stesso consentirà un aumento del turismo sia nella parte estiva, sia nella parte di bassa stagione primaverile e autunnale; sarà il primo luglio l'apertura del collegamento tra Plateau Rosa e il Klein Matterhorn. Ha sottolineato altresì l'importanza dei collegamenti intervalli citando, ad esempio, il collegamento esistente con Zermatt.

Abbiamo audito poi il signor Vicquery, presidente della Monterosa S.p.A., che ha premesso che del collegamento tra la Val d'Ayas e la Valtournenche se ne parla sin dagli anni ottanta, rammentando che all'epoca si optò per realizzare prioritariamente il collegamento con la valle di Gressoney che, tra l'altro, ha avuto un successo enorme, consentendo a Monterosa Sky di diventare un comprensorio di livello internazionale. Ha analizzato brevemente la situazione della Monterosa Sky, evidenziando le criticità legate alla gestione delle stazioni minori, quindi una difficoltà comunque oggettiva, oltretutto discussa più volte anche all'interno di questo Consiglio con delle risoluzioni, con delle mozioni, per poter comunque collegare e sostenere quella che è l'attività principale con delle attività più piccole numericamente e più da accompagnare anche a livello proprio di natura politica, tant'è vero che abbiamo, mi sembra a larga maggioranza o forse all'unanimità, votato una nuova legge solo l'anno scorso.

Ci ha poi riferito che Monterosa Sky ritiene il collegamento delle Cime Bianche strategico per il proprio futuro e per il futuro della bassa Valle, in quanto consentirà di aumentare i flussi turistici e ha fornito anche alcune informazioni in merito allo studio di fattibilità. Ha puntualizzato che con questo collegamento l'intenzione è quella di cambiare anche il modello di sviluppo, incentivando le settimane bianche imperniate su diverse località rispetto alla logica dei giornalieri; quindi le persone e gli ospiti che gradiscono valorizzare quella che è la giornata nella nostra Valle e non invece risiedere più giorni nelle nostre vallate laterali. Evidenziando come il gruppo del Monterosa sia posto a un'altitudine che consentirà, anche in futuro, la pratica dello sci, ha fornito precisazioni in merito ad alcuni aspetti trattati nello studio, specificando che lo stesso è ancora da fare.

Il signor Federico Maquignaz ha reso noto di essere favorevole alla realizzazione del collegamento intervallivo, in quanto sono già stati fatti degli interventi correlati a tale realizzazione, citando ad esempio il collegamento tra Plateau Rosa e il Piccolo Cervino, la cui apertura, come dicevo poc'anzi, sarà tra qualche mese, il primo di luglio. Ha esposto alcuni aspetti che potrebbero essere adeguatamente valorizzati con l'esecuzione del collegamento intervallivo e ha fornito alcuni dati inerenti all'attività della Cervino S.p.A. Ha reso noto che i responsabili della società funiviaria di Zermatt sono fortemente interessati alla realizzazione del collegamento intervallivo e ha ribadito l'importanza del collegamento da un punto di vista dell'attività di marketing. Penso che questo concetto sia un elemento fondamentale e importante in un'ottica di offerta di natura turistica del comprensorio a livello internazionale. Ha riferito che la Cervino S.p.A. ha dei piani strategici finalizzati all'adeguamento degli impianti e ha affermato altresì di concordare sull'opportunità di smantellare i vecchi impianti, tuttavia con la problematica derivante dalla rilevanza dei costi dell'intervento. Penso che anche su questo si darà poi spazio per poter approfondire e soprattutto trovare anche delle soluzioni da un punto di vista ambientale.

Abbiamo poi audito l'amministratore delegato della Monterosa Ski, signor Munari, che ci ha espresso alcune considerazioni in merito all'importanza che gli impianti a fune rivestono per l'indotto. Ha affermato di ritenere che un ulteriore ampliamento dei comprensori, tramite il collegamento intervallivo, possa generare un aumento della clientela, con conseguenti ricadute positive per il territorio. Ha precisato che nello studio, che sarà reso disponibile, quello che vi citavo poc'anzi, si è fatta una simulazione relativa all'apertura di undici mesi, quindi la possibilità di poter andare non solo oltre lo sci, ma di garantire comunque una possibilità di elementi, in modo che la montagna possa vivere dodici mesi all'anno.

Poi abbiamo audito il signor McNeill, che ci ha riferito di rappresentare un comitato costituito nel 2020, che si esprime a favore del collegamento e ha fornito alcune informazioni in merito alla composizione del comitato stesso. Ha fatto presente che il progetto di collegamento intervallivo ha una valenza strategica, in quanto coinvolgerebbe cinque vallate laterali, tre regioni e due nazioni, affermando inoltre di ritenere che tale collegamento potrebbe generare benessere per la vallata coinvolta e non solo, quindi per tutta la regione Valle d'Aosta. Ha informato che nei comprensori sciistici all'estero si stanno facendo notevoli investimenti finalizzati a rinnovare gli impianti e che pertanto la concorrenza è molto forte e agguerrita.

Ci ha evidenziato altresì che il collegamento favorirebbe la destagionalizzazione, in quanto consentirebbe in primo luogo di offrire al turista un servizio diverso rispetto a quello attuale e in secondo luogo di creare un'unicità, in quanto, partendo da Champoluc e andando a Zermatt e ritorno, si possono vedere 38 vette sopra i quattromila metri. Ci ha sottolineato come la Skyway abbia fatto da cassa di risonanza, dando visibilità a Courmayeur e a tutta la Valle d'Aosta. Ci ha poi riferito di reputare fondamentale poter offrire ai turisti delle emozioni, per poter creare dei nuovi flussi di clientela. Oltretutto ci ha messo in evidenza il fatto di allungare quella che è la stagione per i numerosi dipendenti che, a quel punto, potrebbero garantire anche dei posti a tempo indeterminato.

Ha precisato che il Comitato si è posto il problema della salvaguardia dell'ambiente e che lo stesso intende vigilare, in modo che l'impianto che verrà costruito in questo vallone sia il meno impattante possibile. Ha riferito infine in merito alla lungimiranza avuta negli anni del novecento da coloro che hanno progettato il trenino del Bernina, che va da Tirano a Saint Moritz, piuttosto che il treno del Gornergrat che va direttamente a Zermatt.

Abbiamo audito il signor Fosson che ha affermato di ritenere che il collegamento intervallivo potrà generare delle ricadute positive anche nell'ambito della sostenibilità sociale, in quanto potrebbe allungare la durata delle stagioni, di conseguenza rendere anche più appetibili i posti di lavoro. Ha affrontato la problematica delle seconde case, che hanno una bassa utilizzazione delle infrastrutture del Comune di Ayas. Ha riferito poi di prevedere che lo studio affronterà la questione ambientale, esaminando tutte le problematiche connesse. Ci ha poi ribadito l'importanza del collegamento che potrebbe attrarre una clientela di turisti internazionali intenzionati ad andare al Klein Matterhorn tramite gli impianti funiviari, che favorirebbe la destagionalizzazione. Ha evidenziato che oltre il 90 percento degli operatori di Ayas è favorevole alla realizzazione dell'impianto e ha precisato che il vallone, nella situazione attuale, è obiettivamente poco frequentato e potrebbe essere valorizzato dalla presenza di una stazione intermedia.

Abbiamo audito la signora Becquet, la quale ha riferito che nel consorzio turistico Valle d'Ayas Monterosa è ampiamente maggioritaria la posizione a favore della realizzazione del collegamento intervallivo, in quanto gli operatori ritengono che lo stesso possa creare delle condizioni favorevoli a un ulteriore sviluppo economico.

Successivamente abbiamo udito il signor Busca: ha evidenziato l'importanza di poter offrire delle emozioni al turista che viene in Valle d'Aosta e ha affermato di ritenere che la realizzazione del collegamento nel vallone possa avvicinare alla montagna molte persone. Ha rammentato inoltre che il comprensorio sciistico della Monterosa è praticamente situato tutto oltre i 1600 metri e che il progetto del collegamento va a rafforzare la fruibilità dello stesso. Ha riferito di essere consapevole del valore ambientale del Vallone delle Cime Bianche, reputando che il collegamento potrebbe favorire anche la valorizzazione del vallone stesso.

Abbiamo audito il professor Dal Piaz, il quale ha rammentato che trent'anni orsono aveva già scritto in merito al Vallone delle Cime Bianche descrivendo degli itinerari e considerandolo un vallone da salvaguardare; ci ha ribadito la propria convinzione in merito alla necessità di tutelare tale luogo. Ha giudicato positivamente il fatto che la Regione abbia dedicato una sala alla geologia e alle rocce nell'ambito del Museo di Scienze Naturali nel Castello di Saint-Pierre e ha auspicato, pertanto, che la Regione stessa promuova la realizzazione di un geoparco. Ha fornito ulteriori approfondimenti di natura scientifica relativamente all'oceano perduto e ha affermato di ritenere che costruire un geoparco solo per il Vallone delle Cime Bianche non sia percorribile, in quanto troppo piccolo.

Poi abbiamo audito il professor Soncini Sessa. Concordando con quanto riferito dal professor Dal Piaz rispetto all'unicum geologico costituito nel Vallone delle Cime Bianche, ha evidenziato che lo stesso è stato un transito commerciale estremamente importante. Ci ha riferito in merito all'attività di lavorazione della pietra ollare, ha suggerito di costruire, all'arrivo della seggiovia delle Mandrie, un centro visitatori, reputando opportuno che in un futuro si punti alla realizzazione di un geoparco possibilmente riconosciuto dall'Unesco. Ha fatto presente che il centro di Ayas potrebbe essere il punto di partenza di una serie di strutture che danno origine a un geoparco.

Successivamente, abbiamo audito l'avvocato Brambilla con riferimento al Vallone di cui si chiede la salvaguardia con la petizione in oggetto e visto l'affidamento da parte della società partecipata Monterosa di uno studio di fattibilità volto a verificare la possibilità della realizzazione di un collegamento. Ci ha fatto presente che il decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 17 ottobre 2017, sulla base di specifiche direttive europee, ha dettato dei criteri uniformi di tutela per queste zone. Ha aggiunto che queste misure di conservazione hanno una natura pianificatoria che prevede una serie di misure inderogabili per le Regioni autonome e ordinarie, rispetto alla redazione di piani di gestione dei siti Rete Natura 2000. Ci ha poi riferito in merito alla sentenza di condanna dello Stato italiano da parte della Corte di giustizia europea e ai pareri espressi dall'Avvocatura generale dello Stato e successivamente dal Ministero dell'ambiente. Ha evidenziato che la misura di conservazione di queste zone riguarda nuove attività, mentre è prevista una deroga laddove si parli di interventi su impianti già esistenti che non comportino impatti significativi e superiori, precisando che la Corte di giustizia europea, in una serie di pronunce, ha evidenziato che le degradazioni o il declassamento dell'area può essere operata, con il consenso della Commissione europea, nel caso in cui per motivi naturali, e non per l'intervento antropico, per la scarsa cura e manutenzione degli habitat e delle specie e che i contenuti valoriali previsti all'interno della Rete Natura 2000 siano spartiti senza possibilità di ricostituzione.

Poi abbiamo audito il dottor Montani. Ha comunicato che il CAI conta 327 mila soci su tutto il territorio nazionale, è un'associazione interessata alla tutela della montagna.

Ci ha riferito che il CAI ha prodotto negli anni una serie di documenti di posizionamento con i quali ha analizzato studi scientifici, nazionali e internazionali, che portano a dire che il modello di sviluppo in montagna legato a un turismo di massa, principalmente nella stagione invernale, è palesemente fallimentare, nell'immediato sulle stazioni di media e bassa quota e nella prospettiva di pochi decenni diventerà insostenibile anche per quelle stazioni posizionate ad alta quota più elevate, per effetto dei cambiamenti climatici che producono fenomeni irreversibili, come la mancanza di precipitazioni nevose alle quote inferiori e lo scioglimento dei ghiacciai. Ci ha poi sottolineato che nel vallone, che presenta uno degli habitat naturali più estesi in Valle d'Aosta, si rende opportuno prediligere un tipo di turismo attento, sostenibile, responsabile e che valorizzi l'autenticità dei territori. Ci ha fatto presente che la raccolta firme per la petizione sostenuta anche dal CAI è stata attiva anche in considerazione del fatto che non è stato dato riscontro da parte dell'Amministrazione regionali alla missiva inviata nel dicembre 2020; ci ha evidenziato che si rende necessario operare delle scelte oculate. Ci ha riferito che il CAI, essendo un ente pubblico vigilato dal Ministero del turismo, ha svolto serie e approfondite analisi in merito al tema della destagionalizzazione turistica e quindi anche alla possibilità di sviluppare proposte alternative.

Abbiamo audito la dottoressa Bonardo, che ha svolto una serie di valutazioni sui cambiamenti climatici nelle zone di montagna e sulla situazione dei ghiacciai, soffermandosi in particolare sull'analisi di quelli presenti sul territorio valdostano, sulla necessità sempre maggiore per la stazione sciistiche di dover far ricorso all'innevamento artificiale, in considerazione della minore presenza di neve in inverno, e ha fatto una serie di considerazioni in merito alla necessità di programmare una gestione più flessibile e delle scelte rispetto al turismo invernale. Ci ha evidenziato che, sebbene negli ultimi duemila anni si siano succedute delle aree più calde e altre più fredde con delle piccole glaciazioni, nessuno oggi può affermare con certezza quali saranno le evoluzioni future del clima. Ha osservato che, per quanto riguarda gli scenari futuri, le infrastrutture situate a bassa quota saranno destinate a sparire, mentre quelle presenti attorno al Monte Rosa saranno le ultime a chiudere, in quanto si tratta di stazioni in una zona glaciale.

Abbiamo audito il dottor Cortellazzo, che ci ha evidenziato l'unicità e la peculiarità del Vallone per quanto riguarda lo sfruttamento e la lavorazione della pietra ollare per la produzione di vasi, avvenuto in un arco cronologico compreso tra la tarda romanità e l'alto Medioevo. Ci ha fatto presente che nel Vallone la diffusione della pietra ollare è puntiforme e ha sottolineato che la distribuzione dei siti fa sì che questi possano essere apprezzati soltanto percorrendo a piedi il vallone.

Abbiamo poi audito il dottor Onida, vista la sua esperienza diretta sul campo di molti anni sul genere di interventi nell'intero arco alpino, il quale ha sottolineato che il vallone è rimasto l'unico versante del Monte Rosa a oggi libero da infrastrutture. Ha poi ricordato che vi sono profili di diritto internazionale, fra cui annoverano gli otto protocolli tematici della Convenzione delle Alpi, che l'Italia ha sottoscritto nel 2012, in particolare all'articolo 11, paragrafo 1 del protocollo, sulla tutela natura del paesaggio, che prevede che le parti contraenti si impegnano a conservare e a gestire e, se necessario, ad ampliare le aree protette. Infine, ha sottolineato che vi sono profili di diritto dell'Unione europea che prevedono che si possa impattare sul valore del sito, soltanto per condizioni legate alla salute dell'uomo, alla sicurezza, oppure a conseguenze positive per l'ambiente di rilevante interesse pubblico.

Abbiamo audito successivamente ancora il presidente Lavevaz, che ha fatto presente che nel riscontro suddetto il primo punto di analisi affrontato riguarda il quadro normativo, che l'avvocato Brambilla ha preso in considerazione. Ha aggiunto che il riscontro richiama poi il Documento economico finanziario regionale, come vi dicevo in premessa, che è il documento più importante, quello del gennaio 2020, che ha fatto iniziare il percorso di natura amministrativa che aveva previsto la valutazione della realizzabilità del collegamento intervallivo. Ha reso noto che un altro aspetto analizzato nel parere dell'Avvocatura riguarda la progettazione definitiva, tema rispetto al quale la struttura sottolinea in particolare gli aspetti di natura economica toccati da diffida, evidenziando che la parte di approfondimento di una progettazione è più approfondita rispetto al semplice studio di fattibilità; cioè, entriamo di più nel merito. Ha infine precisato che il parere analizza il parallelismo della situazione del collegamento intervallivo con quella relativa a una relazione di incidenza ambientale nel Parco nazionale dello Stelvio, indicata nella diffida dell'avvocato Brambilla, evidenziando la legittimità del percorso intrapreso dalla società Monterosa.

Infine, a maggioranza invece, quanto la III e la IV Commissione consiliare ritengono in riferimento ai quattro punti che i firmatari avevano messo in evidenza. Nella petizione dice questo: uno, operativamente rivolgiamo gentile richiesta, affinché il Consiglio regionale effettui, tramite la competente Commissione consiliare, un invito ai consiglieri a fare un sopralluogo; due, predisponga uno specifico piano di gestione del Vallone Cime Bianche; tre, elabori al più presto un programma pluriennale di studio, documentazione e valorizzazione dell'estrazione e lavorazione della pietra; quattro, metta da parte ogni proposito di realizzazione di nuovi impianti di risalita nel Vallone, ancora più anacronistici con la rapidità dell'evoluzione climatica. Questi erano i quattro punto della petizione. A maggioranza le due Commissioni invece, proprio su questi quattro punti, ritengono che il punto 4 della petizione in oggetto è in contrasto con le determinazioni assunte dal Consiglio regionale nella seduta del 30 gennaio 2020, nel corso della quale è stato approvato il DEFR, Documento economico finanziario regionale, contenente la decisione di procedere con lo studio di fattibilità del collegamento intervallivo delle Come Bianche. Secondo, il Consiglio regionale sarà pertanto chiamato nel prossimo periodo a valutare gli studi propedeutici, quello che dicevo poc'anzi, che abbiamo ricevuto qualche giorno fa, con l'obiettivo di giungere a una decisione basata sulle analisi di realizzabilità del collegamento intervallivo in termini di sostenibilità finanziaria, ambientale, urbanistica e sull'applicabilità delle previste deroghe. Infine, con riferimenti invece ai punti 2 e 3 della petizione in oggetto, le Commissioni ritengono che le attività proposte non siano in contrasto con l'eventuale realizzazione del collegamento intervallivo delle Cime Bianche. In particolare, la richiesta di cui al punto 3, avente per oggetto l'elaborazione di un programma pluriennale di studio, documentazione e valorizzazione dell'estrazione e lavorazione della pietra ollare ad Ayas e nel Vallone delle Cime bianche, è già in fase di realizzazione attraverso la piena e fattiva collaborazione tra le competenti strutture regionali e soprattutto l'amministrazione comunale, come avevo messo in evidenza con le dichiarazioni del sindaco di Ayas, e ha già prodotto i primi tangibili risultati.

Mi scuso per aver magari preso tutto il tempo a disposizione, ma le due Commissioni e tutti i consiglieri interessati hanno avuto modo comunque di poter approfondire, ascoltare, studiare, capire, in modo da poter avere quella visione e quella possibilità di affrontare serenamente tale petizione che ci è stata trasmessa. Dall'altra parte, come vi dicevo, in questi giorni abbiamo avuto modo anche di entrare invece nel merito dello studio preliminare alla valutazione di fattibilità che ci è stato fatto pervenire, con tutti i punti di forza, con quelli che sono gli eventuali punti da accompagnare, da verificare, ma con tanti elementi per poter poi comunque dare corso a quello che è stato penso il momento più importante, quello del 30 gennaio del 2020, che ha "dato il La" per poter affrontare serenamente se tale percorso è utile al sistema Valle d'Aosta, può far crescere la nostra regione, può accompagnare nelle sfide del domani e può creare delle condizioni utili non solo e anche a tutti quelli che abitano in montagna, lavorano in montagna, credono nella montagna, ma che nello stesso tempo possano continuare, dal punto di vista di qualità della vita, dal punto di vista di proposta e di offerta turistica, a creare quelle condizioni per allungare non solo le stagioni, ma creare dei posti di lavoro, dare delle nuove opportunità, sapendo perfettamente che l'ambiente è il nostro bene più prezioso. Quindi, saremo assolutamente attenti nell'accompagnare quello che è il percorso di questo importante progetto.

Presidente - La discussione generale è aperta. Si è prenotata la consigliera Minelli a cui passo la parola.

Minelli (PCP) - Oggi il Consiglio è chiamato a pronunciarsi sulla petizione depositata il 28 ottobre del 2022 dal CAI Valle d'Aosta e dall'associazione "Ripartire dalle Cime Bianche", una petizione sottoscritta da oltre 2300 cittadini, come ricordava il presidente di Commissione. Il punto era già all'ordine del giorno della seconda quindicina di gennaio ed è stato rinviato a seguito delle dimissioni del Presidente della Regione.

Negli ultimi giorni si sono verificati alcuni fatti nuovi, collegati alla petizione, la consegna del parere dell'Avvocatura, a lungo attesa, e dello studio di fattibilità commissionato a ottobre 2020 dalla società Monterosa Ski, le cui anticipazioni da parte del Presidente della società Cervino, sono state oggetto di articoli sui giornali nazionali e stranieri. Un atteggiamento di totale mancanza di rispetto per la tanto decantata centralità del Consiglio, che è stato però liquidato frettolosamente e superficialmente con la definizione di "comportamento incauto", dettato dall'entusiasmo per l'arrivo del progetto di collegamento. Più che incauto, io direi indubbiamente irresponsabile da parte di una figura così importante, e spero che la Giunta prenda gli opportuni provvedimenti.

Lo studio in questione ha richiesto tre mesi e mezzo di esame da parte della società che lo ha commissionato, ed evidentemente richiederà, da parte del Consiglio, e quindi anche da parte nostra, un adeguato approfondimento; non credo che si sia già potuto esaminare quella mole di documenti. Io non entrerò oggi nel merito dello studio, se non brevemente e per alcuni aspetti. Alcune considerazioni in più le farò invece sul parere dell'Avvocatura, ma desidero concentrare la mia attenzione principalmente sulla petizione che è l'oggetto all'ordine del giorno.

Grazie a questa petizione, è stato possibile effettuare un importante confronto in Commissione sull'ipotizzato collegamento intervallivo, dando voce a tutte le parti. Abbiamo infatti avuto la possibilità, come è stato ricordato, di ascoltare i referenti della petizione stessa, i sindaci, le società di impianti a fune coinvolte, il comitato a favore dell'opera, studiosi, esperti di diritto e quindi, come ha detto il presidente Chatrian, di approfondire l'argomento.

Questa petizione ha un'origine precisa, deriva direttamente dalla mancata risposta a una diffida inoltrata da varie associazioni ambientaliste, non solo regionali, alla nostra Regione nel dicembre 2020. Una diffida per cui, in qualità allora di Assessore all'ambiente, avevo chiesto un parere all'Avvocatura, domandando in particolare di pronunciarsi su aspetti giuridici definiti. La richiesta era stata trasmessa per conoscenza all'allora presidente Lavevaz, al Coordinatore del Dipartimento Ambiente e alla Dirigente della Struttura biodiversità; inoltre, a quest'ultima era stata richiesta anche, nella stessa data, una nota esplicativa, poi pervenuta a fine gennaio, con alcune interessanti valutazioni. Dopo varie sollecitazioni, l'Avvocatura faceva pervenire il suo parere che io ho ricevuto il 6 aprile del 2021, quindi oltre tre mesi dopo la mia iniziale richiesta, senza peraltro dirimere una questione fondamentale, ai fini di una risposta precisa a quella diffida, e cioè se in base ai divieti dell'articolo 5 lettera m) del decreto ministeriale 17 ottobre 2007, fosse possibile realizzare impianti di risalita e piste da sci nella zona di protezione speciale in cui è inserito il vallone. Una volta ricevuto il parere dell'avvocato della Regione ad aprile 2021, che su questo punto non aveva per nulla chiarito i dubbi, avevo risposto con una mail del 13 aprile, indirizzata anche al Presidente e ai dirigenti che ho citato prima, in cui dicevo che mi riservavo di effettuare degli ulteriori approfondimenti, data la rilevanza e la delicatezza della problematica; approfondimenti che da assessora, come sapete, non ho poi potuto effettuare per le ben note vicende.

Quel primo parere dell'Avvocatura, datato aprile 2021, che poi è stato consegnato il 9 gennaio del 2023, non ha esplicitato in alcun modo quali sarebbero state le deroghe al decreto ministeriale 2007 per la realizzazione del collegamento. E nemmeno il parere, che dopo innumerevoli richieste è infine giunto giovedì scorso, dà il via libera al collegamento dal punto di vista degli aspetti giuridici e normativi, tant'è vero che in esso si legge una arzigogolata conclusione secondo cui il collegamento prospettato, e cito: "sia pure in astratto compatibile con il contesto normativo sopra delineato, fatti salvi gli esiti delle verifiche di fattibilità, relative anche alla coerenza del progetto con il quadro normativo sopra delineato".

A tutt'oggi quindi non si è affrontato compiutamente il nodo del divieto. C'è una questione centrale e imprescindibile: anziché richiedere un parere terzo per una consulenza giuridica del probabile costo di poche migliaia di euro, si sono spesi oltre 400 mila euro per lo studio e si sono fatti due anni di sostanziale propaganda su un'opera di cui non è stata definita la legittimità. Perché se è vero che non c'è solo il decreto ministeriale 2007, come dice l'Avvocatura, e che bisogna anche tener conto della normativa regionale, il dato di fatto è che la delibera 1087 del 2008, derivante dalla legge regionale dell'anno precedente, riporta esattamente gli stessi divieti del decreto ministeriale, quindi normativa statale e normativa regionale portano alle stesse conclusioni, cioè che in quella ZPS è vietata la costruzione di impianti a fune di risalita. Del resto, la conferma ci viene da un dato clamoroso, che finora non è stato evidenziato, e qui vi prego di fare attenzione: la Regione nel corso del 2021 ha esaminato un progetto di impianto a fune nel vallone, quello della sostituzione della sciovia di Gran Sometta con una seggiovia. In quell'occasione gli uffici della Regione si sono dimostrati ben consapevoli del divieto invalicabile previsto dal decreto ministeriale, come si può evincere da un passaggio del provvedimento dirigenziale 5023 del 2021 che a pagina 12, laddove riporta il parere favorevole all'intervento da parte della Struttura pianificazione territoriale, reso in Conferenza dei servizi il 31 marzo del 2021, recita testualmente: "Dal punto di vista urbanistico, l'intervento dell'impianto funiviario non si configura quale nuova costruzione. Si sottolinea che tale aspetto è condizionante la realizzabilità dell'intervento, quale presupposto iniziale progettuale, in quanto, se si fosse trattato di nuova costruzione con realizzazione di un'infrastruttura su un nuovo tracciato, la medesima non sarebbe stata assentibile in base alle misure di conservazione previste per i SIC e le ZPS, né ai sensi del piano regolatore generale". Nello stesso senso va il parere della Struttura biodiversità, contenuto nello stesso provvedimento dirigenziale, che evidenzia come la sostituzione della sciovia sia compatibile con la realizzazione della seggiovia, ma non lo sarebbe se fosse realizzazione di un nuovo impianto nell'area in questione.

Ovviamente la normativa di tutela cui abbiamo fatto riferimento ha a che fare con il valore naturalistico e paesaggistico del Vallone delle Cime Bianche, riconosciuto internazionalmente con la creazione della ZPS inserita in Rete Natura 2000, voluta dalla Regione Valle d'Aosta e poi ampliata dal piano regolatore di Ayas, per decisione dell'amministrazione guidata dall'allora sindaco Munari, come si evince dalla relazione al Piano, che ho qui, alle pagine 19 e 20. Un valore che sarebbe irrimediabilmente compromesso dalla realizzazione di impianti di risalita, com'è evidenziato tra l'altro, dallo stesso studio di fattibilità, che infatti invoca delle misure di compensazione.

Ma anche immaginando di aggirare i vincoli e i divieti, l'idea del collegamento sarebbe valida? Noi riteniamo che la scelta di puntare sul collegamento funiviario tra Ayas e il Breuil non sia solo giuridicamente impercorribile, ma anche sbagliata. Si tratta di due realtà turistiche e di due comprensori che hanno le loro peculiarità. Sono peculiarità da far valere evitando una omologazione che non avrebbe senso, proprio quando da più parti (studi sul turismo, raccomandazioni europee, analisi scientifiche ed economiche) l'indicazione che prevale è quella di diversificare l'offerta.

Nel comprensorio del Breuil, le presenze turistiche invernali sono di circa il 70 percento, quelle estive del 30 percento. La conca del Breuil, lo sappiamo, è percorsa da piste sterrate da tutte le parti ed è disseminata di cadaveri eccellenti, quale l'ex funivia del Furggen. Nel comprensorio della Monterosa le presenze, in estate e in inverno, sono del 50 e 50: è una situazione diversa che va valorizzata. Diversamente da quanto si afferma, senza alcun fondamento, nel report dello studio di fattibilità, il progetto funiviario non creerebbe alcuna osmosi tra i turisti della Valtournenche e della Val d'Ayas, ma genererebbe semmai una omologazione di un'offerta tutta finalizzata a portare gente in montagna con gli impianti, all'opposto dell'evocata necessità di proporre la conoscenza e la scoperta delle specificità di quei territori.

Nel corso dell'ultimo anno abbiamo assistito al crescere di una propaganda parolaia e immaginifica a favore dei nuovi impianti nel Vallone delle Cime Bianche, senza che questo valesse una sia pur minima citazione per le sue bellezze e peculiarità. All'interno di questa propaganda, abbiamo letto presentazioni che evidenziano la possibilità di disporre di 580 km di piste, sci ai piedi, con la realizzazione del collegamento. A parte gli inventati chilometri di pista, perché basta fare i conti e non sono quelli, questo non sarebbe però un comprensorio "sci ai piedi", perché nel Vallone delle Cime Bianche non si può sciare, c'è scritto anche nello studio, e da Zermatt e da Cervinia il numero degli sciatori che arriverebbero ad Ayas sarebbe prossimo allo zero, dovendo passare ore sugli impianti fra andata e ritorno per fare, magari, una sciatina al Bettaforca dopo essersi imbottigliati sotto, al Ciarcerio. Infine, come dimostra ad esempio il comprensorio di Campiglio/Pinzolo/Folgarida, con 150 chilometri di piste, fra i primi in Europa in termini di attrattività, sono i servizi connessi e l'ospitalità a fare la differenza, non il carosello di impianti.

Altro elemento che si propaganda: si andrà a sciare più in alto, si allungherà la stazione sciistica. Non potendo sciare nel Vallone delle Cime Bianche, si andrebbe semmai a sciare da un'altra parte, a Cervinia; qualcuno che magari, a inizio stagione, potrebbe preferire lasciare l'auto nei parcheggi liberi di Ayas. Ma se a inizio stagione non si riuscisse a sparare la neve e ad aprire il comprensorio del Monterosa Ski? Io vorrei vedere gli sciatori prendere il volo da Alagna e Gressoney per andare a sciare a Cervinia!

Si parla poi di un collegamento per destagionalizzare, fruibile 365 giorni l'anno per lo sci estivo. Con gli impianti esistenti e con quello di prossima apertura fra il Plateau Rosa e il Piccolo Cervino, è possibile raggiungere Zermatt da Cervinia senza sorvolare il Vallone delle Cime Bianche, quindi si terrebbe aperto il collegamento delle Cime Bianche per permettere a qualche passeggero di raggiungere il Piccolo Cervino da Ayas, magari, sì perché poi ci è anche stato detto, per farsi un selfie con lo sfondo delle varie cime più importanti, nei mesi di maggio, giugno, settembre, ottobre e novembre quando tutti gli altri impianti ad Ayas sono chiusi.

In estate qualcuno andrebbe da Ayas o da Gressoney a sciare al Plateau Rosa, condizioni climatiche permettendo, quando a Cervinia in estate buona parte degli alberghi sono chiusi, data la grande richiesta dello sci estivo? Forse qualcuno, in qualche calda giornata estiva potrebbe partire da Gressoney per arrivare comodamente seduto, con gli infradito ai piedi, al Piccolo Cervino? Salvo accorgersi che all'Alpe Bettaforca, non trova né la funivia né la seggiovia, e dovrebbe camminare per un bel tratto, anche scosceso.

Fra le ultime boutade, il collegamento favorirebbe il cicloescursionismo. Beh, certo ci andrebbe qualche modifica al sentiero che percorre il Vallone delle Cime Bianche! Per la mountain bike in Valle d'Aosta c'è a disposizione una rete di mille chilometri di strade poderali e di piste dedicate; si risolva piuttosto il problema della responsabilità per la percorrenza di quelle strade consortili! La funivia nel Vallone delle Cime Bianche avrebbe come unica conseguenza la trasformazione del sentiero principale che lo percorre in una sorta di pista di downhill: ma è questo che si immagina?

Abbiamo iniziato a leggere lo studio di fattibilità e vedremo se queste idee fantasiose sono state riprese. Quel che è certo è che fino ad ora, a fronte di un progetto che dovrebbe qualificare l'offerta turistica delle valli interessate, non si è avvertita l'esigenza di sentire la voce dei turisti, dei destinatari di quell'offerta, di chi da anni frequenta quelle valli, di sentire gli sciatori per capire se si lamentano della carenza di piste, se si lamentano di prezzi troppo bassi, dato che un nuovo e costosissimo intervento richiederebbe un aumento del costo dello skipass. Molti di costoro hanno scritto al Comune di Ayas e alla Regione, almeno 500 persone nel corso del 2022. Io sono venuta in possesso di una di queste mail, inviata il 23 dicembre del 2021 al Presidente della Regione; è una delle tante, ma che indica alla Regione anche una via d'uscita onorevole da questa brutta storia.

Ve la leggo: "Monsieur le Président, depuis de plus de quarante ans, je vis et je travaille en Provence; je suis né et j'ai vécu les premiers 20 ans au Val d'Aoste. Je continue à suivre l'actualité de notre région et c'est à ce titre que je me permets de vous écrire sur la question du Vallon des Cime Blanches. À mon avis, trois scénarios s'offrent à votre choix. Le premier : après enquête et autres processus, le feu vert est acquis pour ce nouvel investissement. Vous avez une grande majorité pour approuver cette dépense. Néanmoins, un petit groupe d'opposants se mobilise avec quelques noms connus de la protection de l'environnement. On en parle dans la presse, quelques photos d'opposants devant les bulldozers et les forces de police sont publiées. Mauvaise publicité pour le démarrage.

Le deuxième :il commence comme pour le premier, mais les travaux ne peuvent pas se réaliser, parce que les autorités nationales ou européennes bloquent le chantier pour appliquer les législations de protection de la nature. Une majorité s'insurge contre cette atteinte à l'autonomie, mais les choses en restent là. Cette hypothèse laisse un goût amer aux partisans de l'exploitation et une mauvaise image de notre Vallée aux autres.

Le troisième scénario : contrairement aux deux précédents, dans ce cas de figure, la décision politique supplante l'inertie. La Région décide de ne pas exploiter ce nouveau domaine, sensible aux arguments des défenseurs de la nature. Vous organisez une conférence de presse sur le site avec quelques figures importantes (écrivains, photographes, alpinistes, artistes), pour faire connaître le mode valdôtain de développement ; vous annoncez que l'argent épargné sera destiné aux investissements verts. De cette manière, vous aurez réussi gratuitement une campagne internationale de publicité pour notre région, auprès d'un public de plus en plus sensible à la problématique environnementale. Si ce dernier scénario vous intéresse, je suis évidemment disponible pour apporter mon aide désintéressée. Faute de réponses satisfaisantes dans le mois, je me permettrai de rendre cette lettre publique. En vous remerciant pour votre attention - et cetera, et cetera - Guido Gorret". Sarebbe sicuramente, questo terzo scenario prospettato dal signor Gorret una grande iniziativa di marketing praticamente a costo zero, senza tralasciarne altre. Ad esempio, la promozione unitaria di 800 chilometri di piste da sci del territorio valdostano, di cui finora non si è avuto traccia.

Occorre, a nostro avviso, adoperarsi invece con lungimiranza affinché il Vallone delle Cime Bianche diventi un punto di forza per uno sviluppo armonico e duraturo della Val d'Ayas, grazie alla valorizzazione delle unicità che possiede e che attendono solo di essere rivelate al grande pubblico, per innescare una nuova offerta turistica che non può più concentrata solo sullo sci. Infatti, il vallone presenta una straordinaria varietà e stratificazione di ricchezze naturalistiche, paesaggistiche, storico-culturali, geologiche, archeologiche, come ampiamente e dettagliatamente documentato dai promotori della petizione e come ci hanno confermato in audizione il professor Soncini Sessa, il professor Dal Piaz, l'archeologo Cortelazzo. In questa direzione va la proposta della petizione, di dotare finalmente l'area ambienti glaciali del gruppo del Monte Rosa di un apposito piano di gestione.

Sul vasto versante di Ayas l'intera area fa anche parte della più vasta oasi di protezione della fauna della Valle d'Aosta, l'oasi Grand Tournalin di oltre 7000 ettari. In sostanza, attualmente il vallone è un'area a parco, non gestita, lasciata a sé stessa, e in questa direzione muove la proposta dei proponenti per la predisposizione di un programma pluriennale di studio, documentazione e valorizzazione dell'estrazione della pietra ollare, su cui finora l'Amministrazione regionale ha investito cifre risibili e ha assistito in modo colpevolmente passivo alla predazione delle testimonianze archeologiche presenti nel vallone.

È inaccettabile che nello studio di fattibilità si voglia far passare l'opzione zero come l'opzione del non far nulla, quando sono state presentate innumerevoli proposte al fine di diversificare e qualificare l'offerta turistica di Ayas durante tutto l'anno, con costi neppure comparabili e ritorni maggiori perché comprensivi di primavera e autunno. Proposte, guarda caso, riprese nel quadro riepilogativo delle cosiddette compensazioni, quali la redazione del piano di gestione, la valorizzazione dei beni geologici ambientali, caratterizzare l'offerta turistica secondo i criteri di sostenibilità, campagna studi sulle componenti archeologiche, valorizzazione del vallone, ecomuseo, parco naturale, servizi e proposte culturali alternative allo sci; questo c'è scritto nelle proposte compensative. In sostanza, l'idea di fondo del progetto è la seguente: lasciateci dissipare un patrimonio irripetibile e poi magari facciamo quello che proponete.

È inaccettabile, è irricevibile, come è inaccettabile che si prefigurino stime fantasiose sul ritorno del progetto in termini di attrattività di nuovi sciatori, a un costo peraltro improponibile, senza mai fare cenno ai costi o benefici dell'ammodernamento degli impianti esistenti: al Breuil la linea funiviaria che da Cervinia porta al Plateau Rosa, che non è paragonabile con la modernità degli impianti di Zermatt, e che ovviamente incide anche pesantemente sulla suddivisione degli introiti derivanti dagli skipass internazionali. La sostituzione con moderni impianti 3S considererebbe di accrescere l'appeal di Cervinia, che è una cosa che andrà comunque fatta in tempi brevi.

Ordine dei costi: altri 100 milioni di euro, soldi che non possiamo pensare che cadano dal cielo, e se proprio si vuole andare più in alto, che si rimetta in pista una nuova funivia al Furggen. Ad Ayas l'obsoleta seggiovia che collega l'area sciabile di Champoluc con quella di Frachey, che richiede di essere sostituita e attestata più in alto lato Frachey, per permettere l'accesso diretto agli impianti della Forca verso Gressoney senza scendere, come avviene attualmente, all'Alpe Ciarcerio, per imbottigliarsi nella seggiovia della Mandria.

Cambiamenti climatici. Nell'ambito delle considerazioni che oggi formuliamo sulla petizione, non possiamo non soffermarci sulla questione dei cambiamenti climatici, che costituisce ormai a tutti gli effetti una vera emergenza per tutto l'arco alpino e per la nostra regione. Ci si riempie la bocca dell'espressioni "cambiamenti climatici", ma io credo che non se ne colga pienamente la complessità. I pesanti impatti che questi cambiamenti stanno avendo sull'ambiente montano, sono visibili ormai a tutti nella loro drammaticità e ci impongono di ripensare il nostro modello di turismo anche invernale. Non possiamo limitarci a inseguire la neve o a fabbricarla. La fusione repentina dei ghiacciai, l'emergenza siccità, l'aumento delle temperature e degli eventi estremi, richiedono un profondo cambiamento di paradigma, anche culturale, con la pianificazione di un turismo montano ecosostenibile, partendo da una diversificazione delle attività.

Negli ultimi anni diversi studi hanno cercato di capire cosa succederà nei prossimi decenni e le conclusioni sono tutte molto simili: la neve cadrà a partire da quote sempre più alte e gli impianti di risalita dovranno trovare delle alternative alle piste, per sopravvivere. Una delle ultime indagini è stata realizzata dalla Banca d'Italia. Lo studio, pubblicato nel dicembre del 2022, ripreso in un articolo apparso il 9 marzo sul Corriere della Valle, a firma di Joseph Rivolin, noto estremista ambientalista, ha esaminato i dati degli ultimi vent'anni, relativi a trentanove stazioni sciistiche italiane tra la Valle d'Aosta e la Provincia di Trento e l'Alto Adige. Come era facile prevedere, lo studio conferma che c'è una relazione significativa tra le nevicate, parlo di nevicate naturali, e i flussi turistici invernali, e quindi sulla vendita di skipass e sui pernottamenti nelle località alpine italiane. L'impatto dell'aumento delle temperature sui pernottamenti sarebbe meno grave. In questo contesto, secondo i ricercatori, sono cruciali l'adattamento e le strategie basate sulla diversificazione di attività.

Scrive Rivolin: "L'analyse prend en compte aussi l'offre culturelle, qui pourrait conditionner sur le choix des destinations de la part des touristes, ainsi que l'éloignement des grandes villes et la structure économique des localités, mesurée sur la base du nombre des travailleurs du secteur commercial. Les projections, s'étendant jusqu'à l'année 2100, prévoient que la diminution de la fréquence et de l'intensité des chutes de neige atteindra le pourcentage de 30 à 40 pour cent. Ce dernier chiffre entraînera une diminution de 7 pour cent de l'utilisation des équipements. Tant à l'enneigement programmé, il ne serait pas à même lui seul de soutenir la demande touristique liée aux sports d'hiver. En même temps, les localités alpines, caractérisées par une offre effective et culturelle plus importante et diversifiée, accueillent déjà actuellement un plus grand nombre de visiteurs, à parité de conditions climatiques, démontrant d'être à même d'attirer des clients non-skieurs". E conclude Rivolin: "Le rapport de la Banque d'Italie, qui met l'accent sur les fragilités du système fondé en grande partie sur la monoculture du tourisme de la neige, qui a caractérisé jusqu'ici l'offre de notre région, ouvre d'autre part des perspectives de diversification qui peuvent constituer des atouts importants pour l'avenir économique de nos communautés."

Poche settimane fa, il 15 febbraio, sul quotidiano on line "il Dolomiti", quindi parliamo sempre di montagna, è stato presentato un report dell'Osservatorio Confcommercio-Swg che invito a leggere perché interessante. Il titolo dell'articolo è già significativo: "Milioni di turisti scelgono la montagna, ma non per sciare. Il report a sorpresa di Confcommercio. Le attività oggi predilette in quota? Spa, degustazioni e shopping". Questo è il titolo, ma è il contenuto a essere interessante: "Escursioni naturalistiche, degustazioni enogastronomiche, relax in spa o centri benessere e addirittura lo shopping", secondo tale report sono le quattro attività più importanti indicate dagli intervistati, solo al quinto posto si piazzano sci e sport invernali. "I motivi legati alla scelta di trascorrere le proprie vacanze in montagna? Nel corso del tempo, in particolare dopo l'avvento della pandemia, sono incredibilmente cambiati. La pratica dello sci e degli sport invernali è all'ultimo posto della classifica", viene rimarcato. "Resta comunque alta, per chi sceglie questo tipo di esperienza, l'attenzione per lo stato dell'innevamento naturale. Sono quattro su dieci i vacanzieri che dichiarano che, in assenza di neve, preferiscono cambiare i propri programmi; un rapporto che conduce inevitabilmente a una riflessione che spinge a chiedersi se la neve sia ancora presupposto essenziale del turismo dolomitico e alpino. Secondo quanto riportato dall'Osservatorio Confcommercio si potrebbe pensare di no".

Io non penso si possa arrivare a dire che la neve non sia un presupposto essenziale del turismo alpino, credo però che ci si debba mettere nell'ottica di diversificare il più possibile l'offerta rispetto a quella tradizionale dello sci, che rimane ovviamente importante, e su questo penso che siamo tutti d'accordo.

Alla luce di quello che ho esposto, credo che la proposta di valorizzazione avanzata dalla petizione "Salviamo il Vallone di Cime Bianche" che oggi esaminiamo, vada esattamente in questa direzione e risulti più che mai attuale, a seguito anche di un primo esame degli elaborati dello studio di fattibilità. Non si tratta, come superficialmente è stato osservato in Commissione, di una mera e rigida richiesta di conservazione del territorio tout court. Al contrario, si tratta di una promozione articolata dello stesso in un'ottica di sviluppo realmente sostenibile e rispettoso della biodiversità di quel luogo, delle sue particolarità ambientali, storiche, geologiche, archeologiche. Un progetto di valorizzazione ampio che può, a nostro avviso, davvero costituire un modello di turismo innovativo e alternativo, all'altezza delle sfide di un futuro che è ormai prossimo.

Presidente - Consigliere Aggravi ne ha facoltà.

Aggravi (LEGA VDA) - Come è già stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto, arriva oggi in Consiglio la relazione di sintesi delle attività svolte sulla petizione popolare chiamata "Salviamo il Vallone delle Cime Bianche". Una petizione che ha come finalità propria, dei suoi proponenti e dei relativi sottoscrittori, la salvaguardia della preziosa integrità del Vallone delle Cime Bianche, un luogo che incanta e meraviglia perché nel suo insieme presenta una straordinaria varietà e stratificazione di ricchezze naturalistiche, paesaggistiche, storico-culturali e archeologiche; un vallone unico per natura, storia e cultura.

Non me ne vogliano i promotori sottoscrittori, come li chiamavo, e non me ne voglia soprattutto la gente di quelle zone, lo stesso sistema di Cime Bianche, ma è un proposito nobile, e anche condivisibile, che si può benissimo replicare per qualsiasi altra parte della nostra Valle e direi anche non soltanto, e spiegherò meglio dopo quello che voglio dire. Per questo motivo quindi, anche per non andare a parlare d'altro, perché il rischio che spesso si ha quando si va a discutere delle petizioni popolari, e anche un po' giustamente, è quello poi di andare a parlare di altro, dovunque vengano queste petizioni. Cercherò invece di fare alcune considerazioni, a partire dal contenuto proprio delle richieste che operativamente i promotori e i sottoscrittori hanno sottoposto all'attenzione di quest'aula, e cerco di andare per punti.

Credo che in materia di sopralluoghi quest'aula non sia nuova a iniziative e visite in situ, utili e necessarie proprio perché certi aspetti, certe situazioni, certe problematiche e certe opportunità, le si possono capire soltanto dal vivo. Quindi, lo si faccia quando le condizioni lo permetteranno e su questo che siamo tutti d'accordo.

Arriviamo però al secondo desiderata, ovvero la predisposizione di uno specifico piano di gestione del Vallone delle Cime Bianche, parte della più vasta ZSC, ZPS; la collega che ha parlato prima è molto più esperta di me di queste cose. Qui devo dire che la preparazione dell'iniziativa, che oggi è iscritta al punto n. 81 dell'ordine del giorno, che ho presentato con altri colleghi, mi ha aiutato a comprendere un po' meglio la situazione, e mi spiego. Oggi troviamo l'area del Monte Rosa inserita all'interno della Rete Natura 2000, e tra l'altro faccio alcuni riferimenti a un bel documento del 2016 che sicuramente il collega Testolin ricorderà, perché ne ha scritta la prefazione quale allora Assessore all'agricoltura, all'interno del quale si cita espressamente il Vallone di Cime Bianche - pagina 117 - oggi disponibile nella pagina relativa al marchio o sistema, io non l'ho ancora capito, ma poi avremo modo di approfondirlo, "Viva Valle d'Aosta". In particolare, nella sezione dell'Osservatorio regionale della biodiversità, un sito pieno di informazioni, tra l'altro, infatti tra le varie cose si trova lo Standard Data Form dell'area, quello simil Natura 2000, in cui viene specificato il fatto che a oggi non esiste per questa, così come per altre, un management plan, quindi un piano di gestione. Troviamo però, tra i tanti documenti a disposizione, quelle che oggi sono le già definite misure di conservazione per habitat o gruppi di habitat, ai sensi delle relative normative che non sto a citare. Sottolineo che la delibera di Giunta 1087 del 2008 è comunque una delibera di Giunta, quindi non è una legge.

Direi quindi che qualcosa già c'è, sulla cui conduzione, in realtà in senso lato e per tutte le aree mappate in Valle d'Aosta, forse sarà necessario fare degli opportuni controlli. Ne riparleremo quando potrò discutere l'iniziativa al punto n. 81, però è importante dirlo, perché oggi noi stiamo parlando di un'area ben definita, ben importante e quello che si vuole, ma ci si dimentica di tutte le altre? Perché la Rete Natura 2000 è molto più ampia e non vorrei che ci siano delle aree di serie A o di serie B, che ci siano dei totem più grandi di altri, e lo dico per rispetto di tutte le aree e soprattutto dei marchi che andiamo a mettere, oppure delle delimitazioni che andiamo a fare.

Cerco di chiarire il concetto: la volontà vera dei promotori sottoscrittori è quella di creare un vero e proprio parco in continuità con quello dell'Alta Valsesia? Perché così si legge. E io dico: perché non dirlo subito, ma porlo come una sorta di questione accessoria rispetto ai desiderata proposti? Ognuno fa il suo, ma forse allo stato attuale sarebbe il caso di fare uno screening e un piano di azione che interessi tutte le aree ricomprese all'interno di Natura 2000, perché altrimenti questi finiscono proprio per assomigliare a dei totem messi lì, che però finiscono a loro volta per avere una funzione più ideologica che altro. Li mettiamo, li definiamo ma non li gestiamo. Una sorta di presidio a rischio di colpa di tanti amici di Greta e derivazioni varie; le colleghe mi consentiranno la semplificazione del concetto. A cosa serve Natura 2000 se la gestiamo in questa maniera? Oggi è un totem, mi sembra.

Sul terzo desiderata ho poco da dire. Credo che le audizioni, quelle sulla pietra ollare, sintetizzate nella relazione, ci dicano cosa già c'è e quali prospettive possono esserci rispetto alla valorizzazione del sito di pietra ollare. Dubito che qualcuno ne voglia riavviare la coltivazione, in quel caso noi siamo a favore, ma lo dico in maniera ironica, perché se da una parte si fa ironia sulle possibili ricadute di un investimento, io mi permetto di fare ironia sulle ricadute possibili di un altro investimento, di un'altra gestione. Perché è inutile dire "Questo non si fa perché ha delle ricadute che ...", okay, ma l'altro che ricadute ha? Quanti musei abbiamo che hanno avuto uno o due visitatori? Anche relativamente a personaggi che hanno fatto la storia dell'Occidente, e non ne cito altri perché rispetto estremamente quel personaggio e quello che è stato costruito intorno a lui.

Mi voglio invece concentrare più nel dettaglio e in quello che ritengo, almeno così l'ho letto, il vero cuore della petizione, ovvero la quarta richiesta posta all'attenzione del Consiglio odierno: mettere da parte ogni proposito di realizzazione di nuovi impianti di risalita nel vallone, ancor più anacronistici con la rapidità dell'evoluzione climatica.

Alla luce anche delle recenti vicende riprese in più uscite dalla stampa locale, oggi ci troviamo all'attenzione degli organi consiliari una serie di studi e di analisi che non riguardano soltanto Cime Bianche, bensì l'intero sistema degli impianti a fune. È vero, sin dall'inizio del mio intervento ho detto che mi sarei concentrato sull'oggetto della petizione, ma credo proprio che questa quarta richiesta nasconda la reale finalità che i promotori sottoscrittori, magari alcuni anche ignari del fine ultimo della petizione, perché sappiamo tutti che betii ira marca [patois, mettere un segno, ndc] è più semplice che dere totte [patois, dire tutto, ndc] - poi lascio la traduzione se il patois di Courmayeur non è comprensibile - ovvero quella di segnare una determinata linea sul futuro della nostra industria dello sci.

Credo quindi fondamentale, nonché necessario per il proseguo dell'attività dei vari organi interessati e del Consiglio infine, che lo studio madre del contendere, quello propedeutico e preliminare alla valutazione di fattibilità del collegamento intervallivo di Cime Bianche, venga analizzato tenendo conto del patrimonio informativo e delle considerazioni formulate anche nello studio commissionato da Finaosta sulla riorganizzazione societaria delle società di impianti esercenti attività impianti a fune, e anche sulla base di altri due esperienze: la realizzazione della Pila-Couis e la legge sui piccoli comprensori sciistici. Credo che questa somma di importante documentazione, se non letta assieme, se non esaminata per parti comuni, insomma, senza considerare collegamenti, effetti e ricadute sull'intero sistema degli impianti a fune, rischia ancora una volta di far perdere scelte e decisioni parziali incomplete con dubbi latenti che, prima o poi, dovranno essere considerati. Non voglio allungare il brodo, voglio fare una cordata; lo so che oggi le cordées non vanno più di moda, vanno di moda i lift, però è bene che si metta tutto insieme. Non voglio però entrare nel dettaglio di ogni singolo elemento sin qui richiamato, bensì argomentare quello che è l'oggetto del contendere.

Lo studio di Cime Bianche è senza dubbio corposo e merita molta attenzione e analisi, non soltanto per la mole di documentazione prodotta, bensì anche e soprattutto per tre fattori fondamentali. Sulla sostenibilità ambientale normativa, che dire: è il cuore di tutto, e lo dice la nostra Avvocatura nella valutazione di impatto prevista dalla legge 8 del 2007 e relative deliberazioni, misura che dai connotati preventivi di tutela dei siti Rete Natura 2000 e dei siti di interesse regionale. La petizione chiede a questo Consiglio di mettere da parte ogni proposito di realizzazione di nuovi impianti nel vallone ma, allo stesso tempo, si dice che è la Giunta regionale che può prevedere l'autorizzazione e interventi o progetti eventualmente in contrasto con le misure di conservazione previa valutazione di incidenza. Valutazione che, in caso fosse negativa per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi i motivi di natura sociale ed economica per esigenze connesse alla salute dell'uomo e sicurezza pubblica, e/o a esigenze di primaria importanza per l'ambiente, ovvero previo parere della Commissione europea per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico; sto leggendo quello che ha scritto l'Avvocatura.

Un bell'impegno e una bella responsabilità, cari membri del Governo. Mi chiedo se, oltre al parere legale dell'Avvocatura, abbiate già iniziato a mappare le fasi del potenziale percorso che si debba tenere in caso di volontà a proseguire. Sinceramente, nello studio mi aspettavo qualcosa di più dal punto di vista legale, normativo, ambientale, di come tecnicamente soprattutto si possa procedere con le dovute deroghe, pareri o compensazioni; ma ognuno fa il suo.

Forse il varo di una nuova maggioranza autonomista progressista si giocherà la carta magica del peso politico che le forze alleate, Partito Democratico in primis - vedo soltanto il compagno Padovani qui a difendere la linea del Piave, mentre gli altri due non ci sono; mi spiace per lei, quindi me la prenderò con lei - di cui tra l'altro sarebbe anche interessante capire una volta per tutte la vostra posizione sulla realizzazione del collegamento intervallivo - oh, caro collega Malacrinò! [il consigliere è rientrato in aula, ndc] - perché avete firmato un programma comune, avete iniziato un percorso, e poi dopo ricorderò ancora un'ulteriore cosa nel passaggio. Ma poi anche chi c'era prima, nell'altra legislatura, e io sono andato tra l'altro a vedermi - adesso li ho persi ma vado a memoria - quello che era stato il DEFR madre di tutto questo, quello di sostegno al governo Fosson, in cui si cambiò la famosa scheda che era presentata, sulla base di un emendamento, se non erro, firmato dai colleghi Minelli e Bertin. Perché io mi sono sempre chiesto e me lo sono sempre detto: "Ma caspita, abbiamo già uno studio che è costato zero, che è quello dell'Alplinks, che può essere aggiornato, che può dare vita poi a un percorso, perché il percorso di valutazione di incidenza comunque ci dovrà essere. Quindi, si valuti la fattibilità, si faccia poi la valutazione di incidenza, si veda se questa è negativa e poi politicamente la Giunta faccia il suo; sul Consiglio tornerò.

Amici del PD, avete presentato il progetto, l'idea di collegamento al segretario - scusate, non sono esperto di asterischi o quant'altro, ma non voglio offendere nessuno - Schlein in questi giorni? Magari ci dà una mano a capire cosa pensate di fare sul punto? Perché in Europa il Movimento 5 Stelle ha già fatto il suo, ma il PD come la pensa? Cosa vuole fare? Quale moral suasion vuole portare avanti? Quale posizione? Come vi pronuncerete? E vado oltre, tornando alle cose serie.

Mi aspettavo qualcosa in più sul punto, e forse anche qualche approfondimento che dovrà venire; ne parleremo in Commissione? Chissà. Lo chiedo anche ai presidenti, se avranno voglia di battere un colpo in tal senso, perché li vedo silenti all'inizio di questa nuova avventura.

Ecco che poi finalmente vado sulla parte dove sinceramente mi sento un po' più ferrato. Ho trovato finalmente la risposta che tanto aspettavo, la risposta chiara che nello studio viene riportata alle pagine 372 e 378 del documento VAS 002; do i riferimenti così almeno discutiamo. Assessore Bertschy, finalmente ho capito che cosa intendeva, e qui c'è la chicca, perché ho anche visto che nel suo insediamento il presidente Lavevaz parlò del collegamento di Cime Bianche, ma nulla dai banchi di sinistra fu detto all'epoca; forse andava bene così. Non disse "Lo dobbiamo fare", disse quello che era giusto il mantra: "Quando arriverà lo studio, decideremo che cosa fare". E anche una mia interrogazione, a cui rispose il collega Bertschy; poi si insinuò in senso positivo la collega Minelli, ma parlò solo delle problematiche urbanistiche. Ce l'ho, tra l'altro l'ho riletta varie volte, si è concentrata lì, però si sa, quando si è al Governo, onori, oneri e anche allineamenti vari.

Eccolo il ruolo mantra di centralità del Consiglio! Io dissi: caspita, mi ha fregato l'assessore Bertschy; no, già me l'aveva detto. Eh sì, alla fine possiamo scegliere qualsiasi soluzione, anche la più ambiziosa, ma poi alla fine il concetto della centralità e pressoché rappresentato dal fatto che l'investimento non prevede un costo d'investimento proprio, perché l'ipotesi di fondo è che venga finanziato per l'80 percento, almeno così c'è scritto a pag. 378 dello studio, tramite il contributo pubblico della Regione.

Qui ho una domanda. Tra tutti i pareri che ho potuto leggere, e ripeto, l'analisi va avanti perché è uno studio estremamente corposo, non trovo quello delle strutture di competenza in materia di bilancio e finanza regionale: vi è stata sottoposta la questione? Perché tutti hanno detto la loro, loro no.

Il restante verrebbe coperto da capitale di debito via mutuo bancario, che si ipotizza al tre e mezzo su venti anni; sono andato a vedere, benissimo, ci sta tutto bene.

Va detto che lo studio Alplinks che, abbia pazienza ma io me lo sono riletto perché non butto via niente, prevedeva due principi secondo me economicamente importanti: il primo, il costo zero per l'ente pubblico; la seconda cosa, un coinvolgimento importante di Zermatt! Perché si prevedeva una NewCo con le tre/quattro realtà, non dimentichiamo anche Alagna, che comunque ci guadagnerebbe non poco nelle valutazioni fatte anche dall'attuale studio. Ecco, forse lì un addendum io lo chiederei a chi ha fatto lo studio. E non solo su quello, vado oltre: so che l'assessore Bertschy prenderà buona nota di quello che dico, perché c'è la sostenibilità economica esterna; e sappia che ho un sacco di cose da fare, potevo dire molto di più, ma non ho avuto tempo.

Qui apro un ulteriore punto, quella che chiamerei sostenibilità esterna, che ci si dimentica. Lo studio ci dice in sintesi che gli effetti sul PIL della Valle dovrebbero generare un aumento di questo ricompreso tra gli 8,8 e gli 11 milioni; anche qui non siamo distanti dallo studio del 2015. Sostanzialmente la base delle valutazioni che si dovrebbero fare per comprendere se l'investimento sostenuto, parlo dell'80 percento, si ripaga a suon di riparto fiscale diretto delle società, ovvero dell'indotto, perdonatemi la semplificazione, cioè il cash flow pubblico in poche parole. Che dire? Mi sarei aspettato qualche valutazione in più all'interno di queste corpose pagine, perché il pubblico finisce sempre per essere dato come certo e come scontato.

Non dico altro rispetto all'analisi di sensibilità. È bene che sia stata fatta, ma mi chiedo il senso di parametrarla sui costi dell'energia sostanzialmente stabili per il sistema degli impianti a fune con la definizione dei contratti. Forse valeva la pena pesare il rischio di una nuova pandemia o evento eccezionale: pensiamo ai rischi intercorsi sul cantiere, le problematiche delle materie prime, oppure - la dico qui - eventuali ricorsi, e penso che tutti noi l'esperienza dell'autostrada ce la ricordiamo, magari un fondo rischi, perché poi prima o poi qualcuno fonderà un comitato, forse ce n'è già uno o due e potrebbe far ricorso, quindi meglio spesarlo così siamo tranquilli.

Vedete colleghi, io credo che le valutazioni e la scelta di cosa fare a Cime Bianche ci deve necessariamente condizionare sul futuro di cosa intendiamo fare per la nostra industria dello sci. Queste cifre vanno lette direttamente anche con quello che si sta facendo a Pila. Sbagliano quanti, almeno a mio giudizio, vedono Pila-Couis come una sorta di Skyway; sono partigiano, lo so, però io la vedo così. Non è così, perché prima di tutto questo potrebbe essere un impianto di risalita vero e proprio e poi un'attrazione, altrimenti che senso avrebbe posizionarlo laddove lo si vuole posizionare?

Ecco qui che la centralità del Consiglio viene meno, ma forse avremo poi modo di capire cosa si sta facendo e soprattutto come si pensi di reperire i fondi in più che servono per completare l'opera, perché poi alla fine qua è sempre Pantalone che ci deve dire qualcosa. Un piano di sostenibilità simile a quello studiato per Cime Bianche sarebbe una cosa buona, anche con la sostenibilità esterna: magari lo aggiungiamo alle carte a disposizione delle Commissioni? Credo che questo sia un elemento utile a capire dove vogliamo andare. Allo stesso modo occorre capire, lo abbiamo chiesto come gruppo in IV Commissione, quale sia lo stato dell'arte della legge dei piccoli comprensori; quello che si vede e si legge al di là delle questioni meramente gestionali, di mala gestione o di simpatie, partigianerie varie, è capire cosa se ne intende fare davvero. Le valutazioni fatte nello studio commissionato a Finaosta sulla riorganizzazione, direi che mettono bene in luce il fatto che il modello deve cambiare e in tal senso anche i privati, i singoli o in gruppo devono tornare protagonisti, perché mamma Regione non può più gestire certe situazioni di prossimità.

Le piccole stazioni hanno un problema strutturale con la legge che abbiamo votato, se non erro a larga maggioranza o all'unanimità: non possono, ma lo avevamo già detto e questa non è la colpa di nessuno di noi; dobbiamo evolverla, perché bisogna guardare avanti, e penso che quello studio sia fondamentale a capirlo. Aiutare e supportare sì, ma la responsabilità gestoria credo debba andare a chi l'impianto e la località la conosce e ne guadagna, solo così si potranno rilanciare. È il maledetto futuro - belle mie e belli miei, o come volete - e i primi ad avere coraggio nel dirlo dobbiamo essere noi: certi sproloqui nel vivere in montagna hanno davvero stufato, si deve guardare alla realtà e non ai primati. Oggi la battaglia di qualcuno è fatta su Cime Bianche, domani sarà su altre cime, su tunnel, su binari, su ponti, infrastrutture, ma il fatto è che si finisce sempre e comunque a guardare ogni singolo fatto per quello che è, senza considerarne l'insieme. Certo, oggi siamo qui a ragionare su questo tema, ma in realtà la nostra visione deve essere ampia e realistica. La soluzione non è la decrescita o la sostituzione tout court di mondi che, in realtà, non ci piacciono, cari amici ecoattivisti; collega Guichardaz, non cito tempi passati questa volta. Lo sci alpinismo non è buono e quello alpino cattivo, sono due sport differenti, ma che possono, senza dubbio, essere integrati tra di loro e dare un'offerta completa alla nostra Valle.

Ma tutto questo non può esimersi da un'ulteriore considerazione: il sistema degli impianti a fune deve necessariamente riorganizzarsi con un piano unico di sviluppo e una visione unica di promozione e difesa della concorrenza, senza il quale nessuna società unica potrà risolvere qualsivoglia problema. Guardate a quanto sta succedendo nel mondo bancario: spesso le fusioni non portano efficienza, bensì sono contingenti a momenti di difficoltà e incertezza. Siamo certi che ci sia una strategia nell'ambito? Con le banche spesso si fondono quelle buone con quelle meno buone, che solitamente hanno problemi di liquidità, che è il vero problema delle aziende, e così creiamo due problemi di liquidità insieme. Oggi vedo una governance più o meno unica e lineare, ma molto di zona. In sintesi, non siamo ancora maturi per fare certi ragionamenti, se prima non ne facciamo altri.

Sia dunque quella di Cime Bianche l'occasione per rilanciare una visione di insieme, strategica e coerente degli investimenti regionali anche sulle manutenzioni, delle strategie di sviluppo delle singole zone, del ruolo di Finaosta e della Regione, perché anche sulla governance qualcosa bisognerà fare. Del rilancio della presenza dei privati nel settore, dell'evoluzione dell'inesorabile evoluzione climatica - perché è inesorabile; possiamo rallentare, possiamo decarbonizzare, ma il mondo funziona così da sempre, quindi dobbiamo evolverci - che ci condizionerà nel futuro e non necessariamente in maniera negativa, perché il rilancio della media montagna è alle porte. Facciamolo però in senso propositivo, proattivo e sganciato da totem e ideologie politiche che, in realtà, nascondono soltanto la veduta corta dell'interesse a breve termine del consenso elettorale, costruito su paura, falso moralismo da masochisti chic da salotto.

Io vorrei questo tema, come gli altri che ho citato. E la mia intenzione non era fare una seuppa [patois, minestra, ndc], ma un'analisi combinata di tutti questi studi, di tutte queste cose, ripeto, non per allungare il brodo, ma per capire dove vogliamo andare. Perché gli investimenti costano, sono sempre costati, ma dobbiamo avere una visione d'insieme, dobbiamo capire le società dove vogliono andare, dobbiamo capire dove portare alcune società, perché ci sono dei numeri impietosi che nessuna legge di sostegno potrà risolvere, perché c'è un'estate che ci stiamo dimenticando, perché c'è una funzione di certi impianti di attrazione, perché c'è comunque un turismo, soprattutto di alcune aree geografiche, dove la cultura dello sci non è uguale alla nostra, perché se andiamo a vedere tutta la parte dell'Asia, hanno una cultura differente, sulla parte araba ancora diversa, addirittura siamo andati tra Cina e Arabia Saudita a innevare il deserto e di questo nessuno parla perché in quei paesi è difficile andare a spiegare cos'è il cambiamento climatico, è difficile anche fare altro ma comunque lì non ci si va. Io quello che dico è che questa petizione ha posto degli elementi utili, come lo hanno posto gli studi.

Chiudo dicendo una cosa perché sinceramente mi sembra un po' un assurdo: questo studio è stato fatto in una certa maniera, la genesi del come è nato questo studio, era abbastanza chiara. C'erano delle forze politiche che dovevano trovare una quadra, da una parte sulla fattibilità strutturale, sulla realizzabilità, e dall'altra parte sulla parte ambientale. Lo abbiamo visto dal 2019 in avanti, adesso chi era parte di quelle alleanze non può fare finta e non può dire "Perché abbiamo speso tutti questi soldi?", perché comunque lì c'era e la responsabilità del perché si è fatta questa strada c'è stata. C'era uno studio vecchio, si poteva aggiornare; tra l'altro lo studio attuale ha pesantemente fatto riferimento a quello. Sulla parte economica io sinceramente, molto miseramente e molto umilmente penso che bisogna dire qualcosa di più e soprattutto forse lo studio andrebbe chiuso per capire quale soluzione potrebbe essere perseguita, dal punto di vista tecnico, ambientale, legale e soprattutto finanziario. Tutto il resto, sinceramente, possiamo dirlo, possiamo aggiustarlo, possiamo tirare fuori dei vecchi rancori, ma pragmaticamente, secondo me, il ragionamento da fare è questo. Se lo faremo bene, noi ci saremo per farlo, se non lo vorrete fare da una parte o dall'altra, signori, arrangez-vous.

Presidente - Sospendiamo brevemente per arieggiare i locali. La discussione generale riprenderà in seguito.

La seduta è sospesa dalle ore 11:12 alle ore 11:31.

Bertin (Presidente) - Riprendiamo i lavori del Consiglio. Invito i consiglieri a prendere posto e, nel caso, a prenotarsi per l'intervento. Ricordo che siamo in discussione generale sul punto n. 4 dell'ordine del giorno.

Consigliere Marquis, a lei la parola.

Marquis (FI) - Abbiamo ascoltato con grande interesse il dibattito che si è sviluppato sinora sul tema che è stato posto all'ordine del giorno, ovvero la petizione sulle Cime Bianche. Al di là di tutto, credo che sia un importante momento di confronto che ci ha dato tanto, anche per quello che abbiamo fatto in Commissione, dove abbiamo potuto ascoltare tutti i soggetti che sono intervenuti, tutti i portatori di interesse.

Per quanto ci riguarda, crediamo che la petizione nasca con un presupposto di fondo, che è quello che è stato indicato da chi è intervenuto poc'anzi, e sostanzialmente sia centrata sul punto n. 4: un'idea di sospendere l'iter di realizzazione e di valutazione della realizzazione di questo collegamento intervallivo.

Su cosa si basa la proposta? Si basa sostanzialmente sulla convinzione che il Vallone delle Cime Bianche verrebbe deturpato definitivamente se fosse realizzata quest'opera che è in idea progettuale. Sostanzialmente questo è un vallone importante sotto il profilo naturalistico, geologico, archeologico, storico-culturale, come è stato richiamato dal relatore che ha ripreso quelle che sono state le considerazioni che hanno portato distanti dalla petizione.

Sicuramente il compito della politica è cercare e di far convivere le esigenze, da una parte l'esigenza di salvaguardia di un bene naturale, e dall'altra parte dare delle condizioni a una comunità di potersi sviluppare. Noi riteniamo che sia complessa la situazione sotto il profilo ambientale, così come è stato già bene rappresentato da chi è intervenuto prima, entrando nel merito e nei dettagli di quelle che sono le caratteristiche di questa zona di protezione speciale, ZPS, che fa parte della Rete Natura 2000 che sostanzialmente viene identificata come ambienti glaciali del Monterosa. Sicuramente crediamo che bisogna fare di tutto per valorizzare questa situazione.

È una situazione che conosciamo, però dall'altra parte noi riteniamo e crediamo fortemente in questo, che una comunità abbia la necessità di svilupparsi, che abbia la necessità di dare competitività al suo territorio, che abbia la necessità di attrarre un numero crescente di turisti che poi, alla fine, è l'unico modo per mantenere viva la montagna. Ho ascoltato con attenzione alcune considerazioni che sono state fatte, dove c'è preoccupazione al riguardo delle politiche che portano alla presenza di massa in montagna. Noi crediamo che occorra studiare invece dei rimedi su come evitare lo spopolamento della montagna, risolvendo il problema della stagionalità.

La stagionalità non è un valore aggiunto, è una debolezza per una regione e per una comunità di montagna. Io conosco bene la situazione della Val d'Ayas: anche d'inverno, non è più come una volta che c'erano le settimane bianche, adesso cominciano a diventare di moda i weekend bianchi, quindi le presenze si riducono a quei due o tre giorni; nel resto della settimana non è che c'è un grande movimento nel territorio. Inviterei gli istanti della petizione ad andare a vedere cosa significa vivere la montagna nei mesi di maggio, giugno, ottobre, novembre sino all'Immacolata. Non ci sono molte persone, c'è una comunità che ha dei problemi non solo economici, ma anche sociali, perché i giovani che vivono in queste situazioni, sono dei giovani che hanno delle difficoltà, che sognano un futuro diverso, di andar via dal piccolo paese di montagna, perché ci sono dei momenti dell'anno in cui ci sono delle difficoltà oggettive di vita. Questo, secondo noi, è un grosso problema al quale la politica deve trovare rimedio, ma lo si trova nella misura in cui si creano delle occasioni per mantenere vivo il territorio per creare economia. Se non si crea economia, purtroppo non c'è futuro in una realtà, al di là del mantenere in vita la stagionalità.

Ho guardato con grande interesse in questi giorni lo studio che è stato predisposto. Sicuramente richiede molto più tempo di quello che abbiamo avuto per fare un'analisi di dettaglio, però ci sono alcuni dati che esprimono già, anche a livello di numeri, qual è la situazione di queste realtà di montagna. Basta guardare la situazione di Ayas e di Valtournenche, due comuni che fanno 3600 abitanti: ci sono 11 mila 300 abitazioni, che nella maggior parte del periodo dell'anno sono vuote, sono delle potenzialità che devono essere utilizzate per creare economia e per valorizzare il patrimonio che dispone la comunità locale.

In queste realtà ci sono tanti fabbricati che risalgono gli anni sessanta, settanta, ottanta del secolo scorso, hanno bisogno di importanti interventi di riqualificazione. Ma gli interventi di riqualificazione si possono fare solamente se cresce il valore immobiliare del territorio, se ci sono delle opportunità, se c'è economia. Diversamente si va a rischiare di entrare in una situazione di degrado, di deterioramento di una situazione.

Apprezziamo in particolare anche tutto il ragionamento che è stato fatto di valorizzazione dell'economia circostante, al di là di andare a vedere quelli che sono i conti prettamente economici del ritorno alla società che esercisce l'eventuale impianto, perché anche questo ha un grosso significato. Ma non solo, anche il PIL dell'intera Valle d'Aosta, perché mettere in atto un intervento di questo tipo significa accrescere l'immagine dell'intera Regione, significa avere, come per Skyway, un nome da spendere all'esterno, un elemento di attrattività non solo dei territori interessati, ma dell'intera Valle d'Aosta per quello che può offrire un'iniziativa di questo genere. Bisogna tenere conto, come è stato detto, che andiamo incontro al problema del cambiamento climatico, quindi anche alla revisione complessiva dell'approccio che abbiamo verso gli impianti di sci, che dovranno essere portati a una quota più alta. Senz'altro tutto questo va fatto in un ambito di visione generale, completa del sistema Valle d'Aosta, ma qui stiamo parlando di un intervento che ha una valenza superiore, ha una valenza unica, perché al di là di offrire delle opportunità incrementali per un nuovo prodotto turistico, con nuove piste di sci, con nuove opportunità da Champoluc e da Gressoney di poter raggiungere i domaine skiable di Cervinia e di Zermatt, ci sono anche delle questioni che vanno oltre. Non è solo una questione di sci, di esperienza emozionale, ma anche di collegamento perché, se venisse fatto un impianto di questo genere tra Champoluc e Zermatt, sarà un collegamento che potrà avvenire in un'ora e un quarto. Questo tutti noi possiamo capire che significato e che opportunità può dare a un ospite di una realtà turistica di un determinato livello. Oggi, se prendiamo l'auto per andare a Zermatt, ci vogliono quattro ore e mezza, se prendiamo l'autobus da Champoluc e scendiamo a Verrès e saliamo di nuovo dalla Valtournenche ci andranno due ore e mezza per fare tutto il giro.

Noi crediamo che sotto questo profilo rappresenti una grossa opportunità, perché il futuro lo si può valorizzare, lo si può attualizzare, se abbiamo delle capacità di creare delle opportunità nuove, dei legami nuovi, delle relazioni nuove con altre realtà. Questo è un collegamento che unisce delle valli, che unisce addirittura paesi di stati diversi, nazioni diverse, l'Italia e la Svizzera, quindi crea delle opportunità; è come quando l'alta velocità collega Milano con Torino: crescono delle opportunità di relazioni economiche tra popoli. Non è solo una questione di sci, sono anche relazioni socioeconomiche tra realtà diverse.

Noi non siamo contrari ai collegamenti tra le Alpi; c'è chi è contrario sia sotto le Alpi che sopra le Alpi, attraverso il filo. Sicuramente questo è un investimento di una grande rilevanza e importanza che va valutato con attenzione e soppesato in tutti gli aspetti, però facendo due paragoni, io credo che se è sostenibile a 100 milioni di euro una fune che unisce Aosta con Ivrea, sia ancora più sostenibile una fune che possa unire la Val d'Ayas con il comprensorio di Cervinia e di Zermatt.

Questo credo che sia un elemento da non sottovalutare. Poi ci sono sicuramente tutta una serie di criticità che devono essere valutate, perché non sono ancora state affrontate nello studio che abbiamo potuto analizzare. Sono criticità di natura ambientale e amministrativa, e quindi di legittimità, che saranno da sviscerare con grande attenzione, perché il tema, come abbiamo detto, è articolato e complesso. E poi c'è anche un'altra questione di carattere economico-finanziario e societario di come può essere configurata un'operazione di questo tipo, perché un tema di cui non abbiamo ancora sentito parlare, e poi magari ci può essere data qualche risposta da parte del Governo, è quello degli aiuti di Stato, che non è un tema da poco e che probabilmente chiederà anche delle forme organizzative particolari per poter realizzare questo tipo di operazione.

In definitiva, il nostro è un posizionamento politico, pur essendo componente di opposizione, favorevole alla realizzazione di quest'iniziativa di collegamento intervallivo, perché crediamo fortemente che il futuro di una comunità è solo dato dallo sviluppo, dalla creazione di lavoro, dal fare, non attraverso le politiche del no, le politiche del mantenimento dello status quo, perché queste non danno occasione di sviluppo.

Prima, mentre ascoltavo gli interventi, riflettevo su quello che è stato il periodo degli anni sessanta e settanta del secolo scorso per la Valle d'Aosta. Sono stati realizzati tanti impianti a fune sul nostro territorio, sono stati una straordinaria opportunità di sviluppo per la nostra regione, nella creazione di benessere per le nostre comunità. Ma mi chiedo: con l'approccio che abbiamo oggi, se fossimo oggi a pensare a una situazione di quel tipo, a ogni iniziativa saremmo qui a discutere sulla sostenibilità ambientale, sulla sostenibilità finanziaria; non lo so cosa riusciremmo a fare. Allora sono riusciti, perché hanno preso in mano delle situazioni, hanno fatto delle analisi anche secondo il buon senso, perché a un certo punto bisogna anche avere il buon senso che guidi l'operato di una pubblica amministrazione. Oggi purtroppo ci perdiamo in mille fogli, in migliaia di pagine per poter dimostrare l'opportunità o meno di fare degli interventi e, a volte, rischiamo di arrivare dopo il fischio finale, quando l'arbitro ha decretato la fine della partita. Quindi, credo che sia importante il dibattito e il confronto, ma poi bisogna anche andare avanti e decidere, per poter mettere in atto delle iniziative che possono garantire del progresso e soprattutto contribuire a dare delle opportunità ai residenti in Valle d'Aosta di continuare a vivere la montagna; ma a vivere la montagna con piacere, viverla tutto l'anno e non porsi il problema di dire "Cosa dobbiamo fare della nostra vita? Forse è meglio che scendiamo a Valle, ci spostiamo, perché ci sono delle opportunità migliori". Quando si sviluppa l'economia, si dà la possibilità a tutti, a chi esercisce un'attività commerciale, a chi esercisce un albergo, un ristorante, a chi vive di indotto, di poter guardare con serenità al proprio futuro.

Noi, pur apprezzando l'iniziativa, perché apprezziamo tutte le iniziative che vengono portate avanti dalla popolazione e le guardiamo con grande rispetto, ci riconosciamo sul punto n. 1, che è quello di andare a fare dei sopralluoghi e verificare con attenzione, ma per noi è dirimente il punto n. 4. Pertanto, in base a quello che è stato preventivato, di opporsi fermamente a quest'intervento, non possiamo condividere sicuramente il deliberato.

Presidente - Consigliere Cretier, a lei la parola.

Cretier (FP-PD) - Interveniamo sul tema delle Cime Bianche e sulla petizione che è stata presentata. Le audizioni in Commissione hanno ben evidenziato i posizionamenti degli intervenuti, comprensibilmente divergenti sulla destinazione finale, o meglio, ognuno ha sostenuto la propria tesi, portando alla luce aspetti importanti sotto il profilo ambientale, archeologico, culturale, economico, paesaggistico, occupazionale, di sviluppo, di tutela e turistico, citati in ordine alfabetico e non di importanza.

La petizione in oggetto, sostenuta da molte firme, ha richiamato un interesse non solo locale ma anche nazionale, e sono state le comunità e le tante associazioni locali e gli enti intervenuti che hanno espresso direttamente in Commissione le loro volontà di fronte ai tanti consiglieri presenti. Credo che l'analisi sia stata approfondita e ricca di spunti, anche di carattere giuridico, tra regolamenti comunitari, leggi regionali, direttive e delibere, e che vi sia tanto materiale complesso da contestualizzare, discernere e collegare all'oggetto; è l'obiettivo della petizione.

Se il DEFR 2020-2022 aveva previsto la valutazione della realizzabilità del collegamento intervallivo, con lo studio ora pervenuto siamo approdati alla sua analisi, a un punto in cui non si è deciso ancora nulla, un semplice riscontro alla richiesta di approfondimento. La petizione ha fatto il suo iter che approda in Consiglio regionale e dove si esprimono oggi considerazioni esclusivamente sulla stessa. Dai cittadini ora si passa a una valutazione politica, puramente sull'iter in Commissione, e non su fatti e prospettive future, su scelte che si devono ancora fare.

Lo studio di fattibilità è molto complesso, è una documentazione corposa che va analizzata. Seppur alcune analisi di tipo ambientale e geografiche sono comprensibili e immediate attraverso le ortofoto disponibili, le altre parti vanno analizzate e studiate attentamente e declinate nelle varie parti; per un'attenta comprensione necessita di un'analisi approfondita, e ne avremo il tempo.

Sulle conclusioni proposte, comprensibili da un punto di vista del committente, è necessario una verifica puntuale e specifica in capo a soggetti esperti, che possono tradurre alcune parti in modo chiaro a tutti e comprensibile per le scelte future.

Alcuni passaggi sono estremamente necessari. Nelle audizioni della petizione alcune questioni sono apparse immediatamente chiare. Brevemente e forse troppo sinteticamente: la necessità di collegare i due versanti della Valle d'Ayas per collegare gli attuali impianti, sostenere lo sci in alta quota per aumentare il turismo non solo di passaggio ma giornaliero, un turismo che faccia tappa nelle varie località. In contrapposizione, ci hanno evidenziato anche la difesa di un comprensorio naturale, delle sue bellezze e dei suoi ritrovamenti disseminati in quota, delle potenzialità ambientali e di eventuali sviluppi sostenibili. Ambedue le scelte poggiano su uno sviluppo estivo e destagionalizzato, per coprire periodi con flussi turistici attualmente meno importanti, ma diventa difficile al momento esprimere un parere complessivo che faccia delle scelte definitive, e non è il caso di farlo mancando molti elementi di valutazione. Bisogna avere tutti gli strumenti per conoscere il progetto.

Lo studio propone cinque soluzioni e valuta nel complesso le prospettive di sviluppo del comprensorio, simulando al ribasso gli incrementi di flussi di turisti e, sotto l'aspetto finanziario, di introiti di cassa minimi, visto che lo studio mette in campo analisi con prospettive future consapevoli ma minimali. Nel suo insieme il tema ora è chiaro, importante e partecipato. Credo che lo scopo sia di coalizzare puntualmente l'analisi e le prospettive che hanno portato un bel risultato sulla conoscenza specifica del tema.

Sulla richiesta del collega Aggravi non posso rispondere. Su alcuni temi abbiamo aperto dei canali diretti con Roma, con il partito e con la nuova segretaria del Partito Democratico, ma al momento non riusciamo a gestire coloro che avvelenano i pozzi. Hanno le mani sporche, ma rimangono le impronte indelebili e riconoscibili.

Presidente - Consigliere Marguerettaz ne ha facoltà.

Marguerettaz (UV) - Provo a fare un ragionamento rispetto ai temi che coerentemente e diligentemente questo Consiglio deve prendere in esame, a fronte di numerose firme che hanno sottoscritto una petizione. Lasciatemi fare però un ragionamento che possa essere un ragionamento logico.

Noi abbiamo immaginato e ipotizzato degli interventi per infrastrutturare la nostra regione e dare delle possibilità di occupazione, di sviluppo, di crescita. Questo progetto, per essere sviluppato, va a insistere su delle aree che hanno dei vincoli. La prima cosa, non dal punto di vista giuridico ma dal punto di vista sostanziale, deve interrogarsi se questi sono degli interventi che devastano un territorio. Dal punto di vista sostanziale, se noi seguiamo la narrazione che anche in quest'aula è stata fatta, sembra che il Vallone delle Cime Bianche venga totalmente cementificato. Probabilmente, da un'analisi superficiale e prendendo per buono il lavoro che qualcuno fa in modo encomiabile, perché la rappresentazione dei sottoscrittori e delle colleghe al mio fianco è sempre molto efficace.

Signori, questo è un progetto che ci è stato consegnato poco fa, pochi giorni fa, che vede quattro piloni in un vallone! Secondo voi, quattro piloni devastano un'area? Noi ovviamente dobbiamo andare anche nel concreto. Dal punto di vista ambientale, io credo che l'incidenza sia modesta.

Si dice: ma guardate che quella è una zona ricca, ha una fauna molto differenziata e decisamente numerosa. Ma secondo voi un impianto funiviario è in condizione di disturbare la fauna? Qualcuno di voi ha fatto, come immagino abbia fatto, la salita Skyway. Abbiamo una funivia che va in modo continuativo e sotto le cabine è pieno di camosci e di stambecchi che, incuranti delle cabine, stanno tranquillamente a pascolare piuttosto che a riposarsi. Al contrario, ma non perché io sia contro a questa pratica sportiva, assolutamente no, le salite con le pelli, con lo sci alpinismo, fanno scappare tutte le bestie. Paradossalmente il disturbo alla fauna è decisamente più importante quando ci sono delle comitive che risalgono i pendii con le pelli. Sembra un paradosso ma è così.

Io ho fatto questo ragionamento senza fare una dotta disquisizione su codici, pagine, articoli. Ho fatto il ragionamento dell'uomo della strada perché, alla fine della fiera, noi dobbiamo applicare con buonsenso quelle che sono le disposizioni.

La collega Minelli ha voluto dire che la questione centrale è il divieto, e convengo che la questione centrale di tutto questo è il divieto, ma a differenza della collega sono molto più prudente. Io lo capisco, lei ha sempre delle certezze granitiche. Ma vedete, l'assessore Bertschy, che è sempre molto attento, mi ha trasmesso la sentenza del Consiglio di Stato del 6 marzo; questo per dire che non voglio fare solo la discussione dell'uomo della strada, ma voglio anche citare della giurisprudenza. La sentenza del Consiglio di Stato è stata emessa a fronte di un ricorso del Comune di Ovindoli contro - sono sempre gli stessi! - LIPU, Mountain Wilderness, Club Alpino Italiano; diciamo che il circolo dei No è abbastanza consolidato. Il Comune di Ovindoli e la Regione Abruzzo hanno fatto un ricorso al Consiglio di Stato. Il Consiglio di Stato ha avuto modo di dire: guardate che non ci può essere un diritto "tiranno"", come vorrebbero le mie colleghe.

Vi leggo una parte della sentenza: "La Corte Costituzionale, con sentenza 85 del 2013, ha affermato che tutti i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione si trovano in rapporto d'integrazione reciproca e non è possibile individuare uno di essi che abbia la prevalenza assoluta sugli altri. Premesso altresì che la tutela dev'essere sempre sistemica e non frazionata, in una serie di norme non coordinate e in potenziale conflitto tra loro, giacché, se così non fosse, si verificherebbe l'illimitata espansione di uno dei diritti che diventerebbe tiranno nei confronti delle altre situazioni giuridiche costituzionalmente riconosciute e protette, che costituiscono nel loro insieme espressione della dignità della persona". Quindi sostanzialmente, nel capoverso precedente, dice: "É necessario contemperare le esigenze di carattere ambientale con altri interessi parimenti meritevoli di tutela, tenendo conto, nel caso in esame, che il piano paesistico regionale", qua è il ricorso di Ovindoli, "la cui concreta articolazione del PST bacini sciistici ha previsto la realizzazione di nuove piste".

Vedete che anche l'espressione del massimo organo, il Consiglio di Stato, che valuta, ha avuto modo di dire: attenzione, esistono delle norme, esistono dei divieti, ma questi divieti vanno contemperati con altri interessi. Ecco perché è necessario fare il percorso che è stato fatto di approfondimento. Non abbiamo delle certezze granitiche, come ho detto, che hanno altri, ma io credo che sia assolutamente importante approfondire lo studio che è stato fatto.

Ora, vedete, ci sono dei ragionamenti che meriterebbero di essere fatti, ma non dal punto vista polemico, ma semplicemente per dare atto anche dei lavori che sono stati fatti nelle Commissioni. Ma signori, non vi fa sorgere dei dubbi il fatto che le comunità locali, gli operatori turistici e gli operatori commerciali, nella stragrande parte della maggioranza si sia espressa a favore? Ritenete che siano tutti dei dementi, che siano tutti accecati dal dio denaro a breve termine, cercando di vanificare, o meglio, di distruggere il patrimonio più importante che abbiamo che è l'ambiente? Estremizzo: nella vostra narrazione avete descritto questa gran parte del Consiglio, così come dei proponenti, come il clan dei Casalesi che ha inquinato la Terra dei fuochi portando dei rifiuti tossici; avete fatto una narrazione che fa venire i brividi, e quindi uno che non è attento, dice: ma questi cosa vogliono fare?

Quattro piloni vogliamo fare! Quattro piloni per creare il comprensorio più importante che c'è almeno in Europa. Dal punto di vista commerciale è quello che potrebbe fare la differenza, quello che, dal punto di vista commerciale e dal punto di vista del marketing, si chiama effetto Wow, cioè l'effetto che lascia il turista e il nostro ospite con la bocca aperta per le bellezze e la proposta.

Qui qualcuno ha narrato e ha descritto il Vallone delle Cime Bianche come quasi il Giardino dell'Eden, un posto straordinario; è un posto sicuramente molto bello, come voglio dire tutta la Valle d'Aosta. Mi permetto di lasciarvi magari due foto: c'è un grosso pannello sostanzialmente di promozione in Val d'Ayas, "Scopri la Val d'Ayas con le guide escursionistiche naturalistiche" e c'è una cartina. Immagino che le guide escursionistiche e naturalistiche siano le più indicate per promuovere un territorio. Ci sono dieci percorsi: n. 1, Salita allo Zerbion; n. 2, Ru Courtod; n. 3, Krämerthal; n. 4, Alpe Vascothcaz; n. 5, Gran Tournalin; n. 6, Piano di Verra-Lago Blu; n. 7, Vallon di Resy; n. 8, Villaggi Walser; n. 9, Architettura rurale; n. 10, Mascogniaz. Allora dico: ma le guide escursionistiche che non mandano nessuno su nelle Cime Bianche sono degli sciagurati? Sono delle persone che vogliono mortificare una risorsa che è straordinaria?

Io credo che abbiate fatto è una narrazione un po' generosa, per andare a piantare delle bandierine, perché io lo so che alla fine della fiera - non lo so: lo penso, è un mio pensiero! - è una vostra strategia politica, così ovviamente avete il vostro gruppo che viene in qualche modo messo in allerta per i vari appuntamenti elettorali.

Quando parlate di diversificazione e dite che lo sci non è una delle quattro attività principali, io posso anche essere d'accordo, ma senza lo sci non ci sarebbero le altre. Avere la stazione sciistica, è indispensabile. Le stazioni termali non sono nate a Bosses, ma sono nate nel comprensorio della Valdigne dove abbiamo migliaia di persone che salgono per fare la pratica sportiva; nell'ambito della pratica sportiva c'è tutta la famiglia che probabilmente non tutta scia e si fanno le attività di diversificazione. La narrazione con cui mettete lo sci come ancillare rispetto all'offerta turistica, è una menzogna perché, e l'avete visto dai risultati, lo sci è l'attrattore principale che attrae una clientela alto spendente. Noi non siamo nella condizione di poter ospitare milioni di turisti, perché il nostro territorio non ce lo consente. Abbiamo la necessità di ospitare dei turisti qualificati e la qualifica corrisponde a un'attività alto spendente.

Prendiamo atto di tutte le considerazioni che sono state fatte dagli accademici italiani che avete coinvolto, consideriamo il loro contributo importante, perché - e mi avvio alla conclusione - la valorizzazione delle Cime Bianche e dei punti di forza del Vallone delle Cime Bianche, non sono necessariamente in contrasto, anzi! Possono tranquillamente coesistere, quindi anche lì, quello che avete detto, "Se fate quest'investimento deturpate", è l'esatto contrario. Sono attività che possono tranquillamente coesistere, e nel momento in cui verrà valorizzato, anche le guide escursionistiche aggiungeranno l'undicesimo punto, Cime Bianche, che oggi non esiste, anche perché capite bene che nessuno manda delle persone.

Poi, siccome non voglio smentirmi e qualche piccolo stimolo lo voglio fare, io considero comunque questa un'infrastruttura di base, cioè l'impianto di sci dev'essere considerato non solo come una componente di un'azienda, ma come un'infrastruttura, come una strada, come un altro tipo di infrastruttura pubblica. Quindi anche in questo ragionamento, non possiamo limitarci a fare... Io condivido il ragionamento che è stato dal collega Aggravi, facciamolo e approfondiamolo, sicuro, ma dobbiamo anche tener conto che un'infrastruttura ha anche delle ricadute che non necessariamente sono solo sulla società o sulle società, dobbiamo guardare il valore aggiunto che dà alla comunità una infrastruttura, parimenti come una strada.

Allora qual è lo stimolo? Perché prima mentre si parlava alla mia destra si diceva: eh, ma qua parliamo di 100/110 milioni di euro, quindi bisogna fare delle analisi molto dettagliate su quello che è il valore aggiunto". Allora chiedo magari se, in modo riservato, mi daranno le analisi puntuali che hanno fatto sui 110 milioni di euro dell'elettrificazione della ferrovia, per capire quella che sarà la ricaduta sulla nostra attività e su quella che sarà la crescita futura, visto che molto sommessamente al termine dell'elettrificazione guadagneremo venti secondi rispetto alla Aosta-Torino. È vero che non sono finanziamenti regionali, quindi questa valutazione è stata fatta. Il collega Perron diverse volte si è lanciato su dei confronti dal punto di vista delle emissioni inquinanti che mi pare siano risibili. Sulla velocità del trasporto abbiamo detto venti secondi. Sicuramente un dato è quello di avere più materiale rotabile a disposizione. Abbiamo sicuramente degli interventi nel complesso che miglioreranno: l'accessibilità ai raggi di curvatura e una serie di interventi. Ma qual è la provocazione? Qua vi lanciate in analisi che sono esagerate, state demonizzando un intervento dove verranno messi quattro piloni e là dove verranno messi una serie infinita di piloni, che dal punto di vista ambientale cambieranno il fondovalle della regione Valle d'Aosta, avete fatto poco e niente.

Presidente - Consigliera Erika Guichardaz, si è prenotata, ne ha facoltà.

Guichardaz E. (PCP) - Come è stato detto lungamente, nel mese di ottobre sono arrivate all'attenzione del Consiglio regionale oltre 2300 firme raccolte da persona a persona, non on-line e ci tengo a precisarlo, ma grazie a un impegno collettivo di decine di volontari che hanno girato la Valle d'Aosta per un confronto vero con le persone che hanno firmato. E a quest'azione bisogna aggiungere anche tante altre iniziative spontanee, che si sono susseguite rispetto alla tutela del Vallone delle Cime Bianche: parliamo della petizione on-line lanciata da Varasc.it che ha oltre 18 mila firme; di molte escursioni per far conoscere il vallone, e dalle parole che ha detto il consigliere Marguerettaz, evidentemente lui non ne ha fatta nemmeno una di queste; dell'inserimento delle Cime Bianche nei luoghi del cuore del FAI, dove per il secondo anno il vallone risulta essere il più amato della nostra regione; tanti video, libri, immagini e persone del mondo della cultura, persone impegnate che si dicono a sostegno di questo vallone.

Oggi l'obiettivo era analizzare la petizione "Salviamo il Vallone delle Cime Bianche", che il CAI della Valle d'Aosta e il comitato "Ripartire dalle Cime Bianche" hanno proposto. L'hanno fatto perché - lo diceva anche il collega Aggravi prima di me - spesso la Regione non dà delle risposte. Ad esempio, sulla questione della Pila, che più volte è stata tirata in ballo all'interno di questo Consiglio regionale, a oggi stiamo ancora aspettando un'audizione e il consigliere Baccega, all'interno di questo Consiglio regionale, farà un'interpellanza su quello.

Questo è stato un modo per portare all'attenzione del Consiglio regionale una tematica che, sennò, non sarebbe nemmeno arrivata, come è avvenuto per la petizione di Vallée Santé, che all'interno conteneva non solo la questione di ospedale nuovo o ampliamento. Ci si è concentrati solo su quel punto 4 della petizione, cioè la realizzazione o meno degli impianti, bypassando tutte le altre questioni, e abbiamo sotto gli occhi di tutti quello che sta accadendo nella sanità valdostana. La petizione di Vallée Santé proponeva anche una riorganizzazione sanitaria che non è stata assolutamente affrontata, in questo caso nella petizione si parla di una valorizzazione del vallone che non viene assolutamente affrontata. Il Comitato ha infatti proposto una valorizzazione sostenibile del vallone e dell'intera Val d'Ayas, con un museo della pietra ollare che non viene neanche considerato nello studio che abbiamo ricevuto - o almeno, io non l'ho visto, però come tanti hanno detto, è uno studio molto corposo - e la tutela del vallone con un parco naturale.

È un vallone, come abbiamo detto, che è inserito dalla stessa Regione, e vorrei ricordarlo, non è un'entità esterna, ma è la stessa Regione che ha definito quel vallone una zona di protezione speciale nella rete europea Natura 2000, proprio per il suo valore ambientale. E non stiamo parlando di centomila anni fa: persone che occupano anche oggi banchi del Consiglio regionale hanno proposto quel vallone come una zona da tutelare, proprio per l'importanza e la tutela della biodiversità che naturalmente è tutelata da norme europee, stringenti disposizioni normative, dettate proprio dalle stesse direttive europee e confermate sia nella normativa italiana che in quella valdostana.

Nel mio intervento voglio toccare quattro temi principali: l'aspetto legale della realizzazione degli impianti, la mancata centralità del Consiglio, la mancata visione di questa maggioranza, non solo rispetto alle questioni finanziarie, ma anche rispetto ai cambiamenti climatici, e il totale abbandono della strada progressista, e vi prego non dite più che siete una maggioranza autonomista progressista, perché ogni volta dimostrate che di progressista non avete nulla.

Entriamo quindi rispetto all'aspetto legale. Il Consiglio regionale, prima di qualsiasi altra cosa, per poter analizzare questa petizione, doveva aver chiara in via preliminare la percorribilità giuridica della realizzazione di impianti di risalita. Chi di noi progetterebbe mai una casa in una zona dove non può costruire?! Non lo farebbe nessuno, e noi stiamo usando i soldi dei valdostani proprio per fare questa cosa. Non è infatti stato chiarito, e lo hanno detto prima di me altri colleghi, come si pensa di derogare a quei divieti previsti dal decreto ministeriale del 2007. In questo, la nota dell'Avvocatura chiesta il 9 gennaio e arrivata il 16 marzo, dopo solleciti su solleciti, non risponde ancora a questa domanda. In buona sostanza, il nodo giuridico a oggi non è ancora sciolto, e questo a noi non sembra assolutamente normale.

Molti si sono mossi, ve lo dicevo prima e l'ha ricordato anche il collega Aggravi: un'interrogazione dell'eurodeputata Beghin in Europa, e ultimamente anche un nostro incontro con l'eurodeputata Danzì, proprio per mettere al centro dell'Europa quanto sta accadendo nella nostra regione.

Come dicevo questo è il primo aspetto: non abbiamo sciolto il nodo legale, non sappiamo se lo possiamo fare, ma intanto si discute e via dicendo. Poi c'è un problema di mancanza di centralità del Consiglio.

Si è sempre detto che sul futuro del vallone il Consiglio regionale aveva diritto alla sua centralità. In questi mesi abbiamo invece capito con chiarezza che quest'impegno non viene assolutamente considerato; dopo una lunga attesa infatti sono pervenuti anche ai consiglieri regionali gli studi di cui chiedevamo e di cui avevamo già avuto anticipazioni. Vedendo poi lo studio, quelle anticipazioni sono assolutamente reali, perché Bruce McNeill nel Sole 24 Ore di dicembre parlava di 75 milioni di euro, che è la soluzione base, quindi lui lo studio lo aveva già nel mese di dicembre; e poi il referente, il presidente della Cervino Spa, che ultimamente ha rilasciato una dichiarazione al quotidiano inglese Telegraph per darci altre anticipazioni. Non accettiamo il fatto che si parli di dichiarazioni incaute da parte del Governo, perché ancora una volta ci siamo sentiti umiliati da quest'ultima dichiarazione sul quotidiano inglese che, ancora una volta, ci fa capire che alcuni documenti, prima di arrivare a noi, arrivano all'universo mondo, e su questo non basta una tirata d'orecchio o dire "É stato incauto", ci vorrebbero dei provvedimenti seri in questo caso.

Poi, come dicevo, una mancanza di visione. Ho sentito oggi che anche chi ci dava delle naziecologiste, finalmente si è accorto dei cambiamenti climatici e dell'importanza dell'acqua. Forse, in una visione generale, bisognerebbe tener conto anche di quello che sta accadendo, di quello che con insistenza vediamo, con le problematiche che ogni giorno dobbiamo affrontare. Questa ci sembra una scelta novecentesca, autolesionista! Di continuare con azioni che sono fuori da ogni tempo, con l'idea di arrivare ovunque con impianti, con in testa la sola idea della monocultura dello sci, non capendo che è anche la diversificazione turistica che può darci qualcosa in più come Valle d'Aosta, perché il Vallone delle Cime Bianche, come molti altri valloni, contengono al loro interno delle potenzialità che potremmo valorizzare in altro modo.

Ancora una volta si cercano deroghe, oggi lo diceva anche il Presidente del Consiglio, "Siamo il Consiglio delle deroghe", e lo studio, molto puntuale sull'aspetto meccanico degli impianti e dei tracciati, diventa molto vago sull'aspetto normativo ed economico.

Non si può pensare a compartimenti stagni proprio nel momento in cui c'è addirittura una visione che è quella di arrivare a una società unica; serve una visione generale che, in questo momento, noi non vediamo.

L'abbandono della strada progressista. Ancora una volta è evidentissimo l'abbandono della strada progressista, per ripiegare su scelte che ormai non fa più nessuno, tenuto conto, come dicevo, dei cambiamenti climatici e del futuro che ci aspetta. E sono curiosa di vedere come voteranno i cinque eletti della lista di PCP anche rispetto alla nostra risoluzione, perché - lo avevo già citato l'altra volta - mi fa piacere riprendere il programma per ricordare l'impegno che ci eravamo presi nel 2020: "Ci impegniamo per la difesa dell'integrità del Vallone e perché diventi un atout per la diversificazione, la qualificazione, l'arricchimento dell'offerta turistica della Val d'Ayas, della stessa Valtournenche e della Valle d'Aosta, a iniziare dallo studio e dalla valorizzazione dell'estrazione e della lavorazione della pietra ollare."; un programma che diceva in maniera chiara cosa stavamo pensando. Capisco che dal 2020 a oggi ci possa essere stata una breve amnesia, e allora prendo la mozione congressuale della segretaria Schlein che dice: "Giustizia sociale e climatica sono inscindibili", sono le prime parole della mozione, "É il momento di agire con coraggio e coerenza, serve molta più informazione e sensibilizzazione, perché solo la piena consapevolezza della gravità dell'emergenza climatica, renderà socialmente accettabile il cambiamento di paradigma necessario per affrontarla". Io mi chiedo come si possa essere bifronti e avere una segretaria a votare completamente all'opposto, essere eletti con un programma e votare allegramente l'opposto, ma sinceramente ormai non mi stupisco più di nulla. Il consigliere Padovani dopo potrà replicare. Ricordo che anche gli impegni scritti non sono ricordati, quindi figuriamoci quelli presi verbalmente.

Vi invito però, a seguito di quello che ha detto il consigliere Marguerettaz, a fare una passeggiata. Io l'ho fatta, non sono una molto atletica, quindi la può fare chiunque, anzi, potremmo farla come Consiglio regionale quando ce ne sarà l'occasione, e andare da Valtournenche, prendere la funivia delle Cime Bianche e poi andare dall'altra parte.

Vedrete una differenza impressionante tra il vallone che trovate nel Breuil e l'altra parte. Quindi sostenere che quell'impianto non devasti l'ambiente, è veramente ridicolo, e sostenere che sono quattro piloni, vuol dire non aver letto lo studio! Lo studio parla dai diciassette ai cinquantasei piloni, quindi sinceramente io quattro piloni non so dove sono stati visti...

Voce fuori microfono del consigliere Marguerettaz.

Ah, quattro piloni solo nella zona, ecco, non nel vallone. Nel Vallone si parla di diciassette o cinquantasei piloni, quindi che le persone lo sappiano.

Mi si dice che la comunità locale, le imprese turistiche, si sono tutti espressi a favore, ma sottolineerei che si sono espressi a favore, e poi non tutti perché tra i 2300 ce ne sono anche di quella vallata, su un progetto che non si può fare! Quindi mi sembra veramente ridicolo, perché mentre la battaglia sull'ospedale aveva un senso, perché erano due visioni diverse ma si potevano fare entrambe, su questo, finché non si è sciolto il nodo della fattibilità a livello giuridico, non si dovrebbe neanche discutere di quello.

Poi arriviamo alle politiche del "No" che vengono spesso citate riferendosi a me e alla collega Minelli. Io vorrei dire, e lo abbiamo detto mille volte, che noi siamo quelle del "Sì", perché diciamo sì alla tutela ambientale, diciamo sì alla diversificazione turistica, diciamo sì a uno sviluppo dell'ambiente ecosostenibile. Ci sono altri che dicono no a tutto questo.

Permettetemi un'ultima battuta, poi magari sull'elettrificazione meglio di me potrà intervenire la consigliera Minelli, ma ancora una volta noi ci riferiamo al Medioevo. In tutta Italia le linee sono elettrificate, anche per le motivazioni di cui ha detto il collega Marguerettaz: per la questione dei materiali rotabili, per una questione di sicurezza, e sinceramente avremo anche degli altri benefici; per chi è venuto a Ivrea, rispetto alla stazione di Hône e alla stazione di Nus ci saranno dei cambiamenti. Ma anche su questo noi a che cosa puntiamo? A scelte che risultano essere novecentesche.

Io non continuerò oltre però, ripeto, invito intanto a rileggersi quella petizione per capire che cosa conteneva, perché molto del dibattito di oggi si è concentrato solo su un punto, quando quella petizione diceva ben altro e, credo, con altre aspettative rispetto al dibattito di oggi.

Presidente - Consigliere Manfrin ne ha facoltà.

Manfrin (LEGA VDA) - Solo per chiedere, a nome del gruppo Lega, una sospensione per esaminare la risoluzione che è stata depositata.

Presidente - Siete d'accordo se chiudiamo il Consiglio e lo riaggiorniamo alle ore 15:00? Il Consiglio è sospeso, riprenderà alle ore 15:00.

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La seduta termina alle ore 12:32.