Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1919 del 19 ottobre 2022 - Resoconto

OGGETTO N. 1919/XVI - Interrogazione: "Valutazione della possibilità di creare nuovi invasi su aree naturali del territorio regionale per fronteggiare gli effetti del cambiamento climatico".

Marguerettaz (Presidente) - Punto n. 24, per la risposta, ha chiesto la parola l'assessore Marzi, ne ha facoltà.

Marzi (SA) - Il tema della risorsa idrica investe tre ambiti: l'irriguo, collegato all'Assessorato all'agricoltura e risorse naturali, l'idropotabile collegato all' Assessorato al territorio, e la tutela dell'acqua, collegata all'Assessorato all'ambiente.

Per semplificare risponderò io anche per conto dei colleghi Assessori degli altri due ambiti coinvolti.

La crisi idrica che abbiamo vissuto nei mesi scorsi fa concretamente supporre che i prossimi anni saranno caratterizzati da un'ancora maggiore condizione di siccità, qualcuno ha rappresentato il 2022 come l'anno più siccitoso degli ultimi anni; qualcun'altro ha detto che è il primo di una serie di anni particolarmente siccitosi.

Gli scenari di ARPA Valle d'Aosta portano a ipotizzare che il clima della nostra Regione nei prossimi decenni sarà caratterizzato da un ulteriore aumento delle temperature e da una variazione della redistribuzione stagionale delle piogge.

Nel corso dell'ultima audizione della III Commissione consiliare, dove tra l'altro il collega Planaz era attento e presente, dedicata all'esame del documento di aggiornamento del PTA, questi temi sono stati ampiamente illustrati ed è stata delineata la strategia di adattamento da attuare. Considerato che le precipitazioni si distribuiscono in modo differente durante il corso dell'anno emerge la necessità di trovare soluzioni per immagazzinare almeno una parte dell'acqua da poter poi redistribuire nei mesi di carenza idrica.

Se questo obiettivo è logico e sensato, la sua attuazione può essere non semplice e, sicuramente, dai tempi di realizzazione non immediati.

È necessario innanzitutto partire dall'analisi del cosiddetto bilancio idrico per porzioni omogenee del territorio regionale, in genere i sottobacini, per definire la distribuzione delle precipitazioni in termini d'intensità nei diversi periodi temporali e dei deflussi nei corsi d'acqua e delle esigenze idriche, quindi di tutti e tre gli ambiti di riferimento.

Se la parte della disponibilità idrica è complessa, dovendo prevedere in termini quantitativi l'evoluzione dei fenomeni mediante appropriati modelli matematici, quella invece delle esigenze si scontra con una duplice necessità operativa che compete alle strutture regionali dell'Agricoltura:

1) di perimetrare adeguatamente le aree da irrigare, individuando i migliori punti di prelievo;

2) di fissare le modalità con le quali effettuare l'irrigazione agricola in termini di periodi e quantità.

In ordine al quesito posto, incrociando tutte queste informazioni, sarà possibile individuare:

1) dove è fattibile realizzare i bacini di accumulo;

2) quali opere di trasporto sono necessarie per portare l'acqua dove serve;

3) di quale entità i bacini dovranno risultare per assicurare un adeguato approvvigionamento nei periodi di crisi.

Riguardo a quest'ultimo punto, quindi quale entità devono avere i bacini nei momenti di crisi, è ragionevole ipotizzare aree potenzialmente trasformabili in bacini di accumulo nell'ordine di qualche centinaio di migliaia di metri cubi.

Queste valutazioni presuppongono la definizione di una politica agricola e dell'utilizzo dei suoli per il prossimo futuro, nonché delle modalità di irrigazione ottimali.

La scelta puntuale dipende da dove sono poste le aree di utilizzo dell'acqua e di come portarvi le acque stesse.

Una volta definita un'ipotesi di distribuzione dei bacini e la loro priorità di realizzazione in funzione dell'urgenza della criticità idrica da affrontare sarà possibile definire il programma di costi e l'entità delle risorse finanziarie da rendere disponibili.

Nel breve periodo le misure più urgenti sono quelle di razionalizzare i prelievi per renderli più efficienti rispetto alle aree agricole da irrigare, magari prevedendo anche forme di priorità per le colture più pregiate, e di ridurre naturalmente le perdite e le disfunzioni strutturali che oggi determinano prelievi superiori a quelli strettamente necessari per soddisfare le esigenze idriche.

Questo è il programma delle azioni e degli obiettivi su cui le strutture regionali dell'agricoltura, dell'ambiente, delle opere pubbliche e territorio si stanno attivando con l'ausilio di ARPA e del Centro Funzionale Regionale.

Per l'immediato è obbligatorio concentrarsi sulle riorganizzazioni dei prelievi e sulle riduzioni delle perdite in modo da avere il tempo di elaborare un programma di realizzazione degli invasi che sarà oneroso e lungo da attuare e che quindi deve essere assolutamente ben pensato e organizzato.

Per completezza però ritengo utile, in chiusura, condividere con il Consiglio dati utili alle valutazioni di prospettiva sui quali le strutture dei tre Assessorati coinvolti basano le loro programmazioni.

La quantità totale di precipitazione annuale non diminuirà in modo importante, tra circa il 2 e il 5% in meno, rispetto al periodo 1980-2010, mentre invece si accentuerà la variazione della distribuzione stagionale delle precipitazioni.

La riduzione delle precipitazioni estive sarà piuttosto omogenea, dal Fondovalle fino all'alta montagna, in media da -5% a -10%, diventando progressivamente più forte dal 2035 fino alla fine del secolo.

La riduzione delle precipitazioni estive, accompagnata da un aumento delle temperature, si tradurrà in una riduzione di quello che prima abbiamo giustamente definito il bilancio idrico estivo, che potrebbe quindi aumentare i fenomeni di siccità.

Per quanto riguarda il periodo invernale, si prevede invece un aumento delle precipitazioni a tutte le quote con percentuali variabili tra il +10% e il +15%.

È importante però sottolineare che tale aumento di precipitazioni invernale avverrà in un contesto di temperature più elevate, quindi si prevede che le precipitazioni nevose si ridurranno a favore delle precipitazioni liquide, soprattutto in bassa quota.

Nei prossimi decenni, tra il 2035 e il 2050 circa, è prevista una significativa riduzione del bilancio idrico estivo tra il -14% e il -40% a tutte le fasce di quota.

A fine secolo, circa dal 2085 in poi, si prevede una riduzione ancora più marcata, tra il - 22% e il -60%.

Il fatto di aver chiaramente individuato un aumento della pioggia nel periodo invernale con una diminuzione però di un tipo di precipitazione di maniera nevosa, non sto a spiegarlo al collega Planaz, vuol dire anche avere un minor numero di magazzini naturali di acqua, e cioè la neve.

Presidente - Per la replica, il collega Planaz.

Planaz (LEGA VDA) - L'interrogazione era mirata ed è bene che se ne parli, perché le tematiche che riguardano quest'argomento, soprattutto in questo momento di criticità che stiamo passando, sono tutte utili, però la mia interrogazione era rivolta a individuare luoghi nella nostra regione dove creare nuovi invasi su aree naturali, non sto parlando di fare bacini artificiali o quant'altro che 1) costano moltissimo, 2) c'è bisogno di progetti di fattibilità, osservando tutte le regole, sia per quanto riguarda l'aspetto paesaggistico-ambientale ma anche quello della sicurezza, perché abbiamo già visto purtroppo in altre situazioni che non sempre è sicuro concentrare enormi quantitativi di acqua in certe zone montane. Ma lasciamo stare quest'aspetto.

Premetto che ho presentato quest'iniziativa, quando non avevamo ancora discusso in III Commissione sul PTA, e in parte, in quella riunione, è stato risposto a questa mia interrogazione... perché, non solo per quanto riguarda la nostra regione si parla molto di accumuli per acqua, non solo per uso agricolo ma anche idrico e anche per avere delle scorte d'acqua per controllare incendi, per uso idroelettrico, sappiamo tutti l'importanza dell'acqua e l'uso che ne facciamo; quest'anno è molto importante avere acqua, ma se vogliamo andare indietro, andiamo solo fino al nostro insediamento, come lei si è insediato in quest'aula come Assessore nel 2020, due anni fa, di precipitazioni sia autunnali che primaverili ne abbiamo viste ben poche e il fatto di creare degli invasi e delle scorte di acqua per i periodi che necessitano per i vari usi è importantissimo.

Poi io lo so che è una progettazione a lungo termine, però l'iniziativa ha lo scopo di capire se si sia già cominciato a fare qualcosa in tal senso.

Leggo anche uno dei punti che è stato citato all'assemblea di Coldiretti che aveva presentato cinque punti per il prossimo Governo, tra i quali uno era questo: "La drammatica siccità che stiamo vivendo è il risultato degli stravolgimenti climatici, ma anche di una mancanza di programmazione nella gestione delle risorse idriche".

Sono passati cinque anni dalla presentazione del progetto Coldiretti per la realizzazione di bacini di accumulo. Qui voglio sottolineare che si parla di progetti a livello nazionale, che io avevo avuto modo di visionare, che non riguardavano la nostra regione, è per quello che poi ho presentato quest'iniziativa: per far capire che non è un problema solo nostro, valdostano, ma è un problema che riguarda l'intero Paese.

Continua: "...avrebbe garantito acqua a famiglie, imprese e prodotto energia pulita, il tempo perso, penso, ci è costato - questa è un'analisi di Coldiretti - 7 miliardi.

Tanto per far capire che se lavoriamo sempre in uno stato di emergenza poi dobbiamo tamponare i danni e sarebbe meglio intervenire prima per cercare di evitare il danno. È per questo che io ho portato quest'iniziativa.

Capisco che non lo risolviamo con quest'iniziativa ma neanche magari con le tematiche... ma visto che siamo in discussione di PTA, avremmo di nuovo un altro incontro in III Commissione la prossima settimana, di tener conto di fare un'analisi dei bacini - e voglio essere chiaro su questo - naturali, preesistenti.

Nella nostra regione vi garantisco che per quel poco che giro la Valle ne vedo ma non di grandi dimensioni, forse erano già dei bacini semi-naturali, dico semi-naturali perché messi in posizione dove l'accumulo di acqua serviva forse già anni indietro, specialmente per uso agricolo, ma impermeabilizzando questi piccoli bacini potremmo avere delle riserve d'acqua in un momento critico come quello che abbiamo passato.