Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1379 del 23 marzo 2022 - Resoconto

OGGETTO N. 1379/XVI - Relazione al Consiglio regionale sulla partecipazione alla Conferenza sul Futuro dell'Europa e sulle prospettive per le autonomie regionali, con particolare riferimento a quelle speciali. (Approvazione di una risoluzione)

Bertin (Presidente) - Punto n. 4 all'ordine del giorno. Il 9 maggio 2021, sulla base della dichiarazione comune sottoscritta dall'allora Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, dal Primo Ministro portoghese Antonio Costa a nome della Presidenza del Consiglio e della Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, ha preso avvio la Conferenza sul Futuro dell'Europa, un processo partecipativo dal basso diretto a coinvolgere i cittadini europei e le autorità nazionali, regionali e locali rappresentative degli stessi, di coinvolgimento appunto in una riflessione comune sul futuro dell'Unione Europea.

L'intento della conferenza era quello di dare vita a un nuovo spazio di discussione quanto più aperto ed inclusivo possibile che porti alla piena formulazione di raccomandazioni, di proposte di modifica e, in generale, a una realizzazione dell'attuale ordinamento eurounitario.

Indipendentemente da quali potranno essere, in concreto, i risultati dalla conferenza in questione, il processo ha generato una preziosa occasione di riflessione sullo stato complessivo dell'Unione Europea da parte di tutti i soggetti, istituzionali e non, che la compongono.

Tra questi - in un'Unione Europea che non è più, come lo è stato nella parte iniziale con la Comunità, una delegazione di stati indifferenti rispetto al fenomeno regionale - in questa discussione rientrano a pieno titolo anche le autorità subnazionali presenti nell'articolazione territoriale degli stati membri dell'Unione Europea.

In quest'ottica il Consiglio regionale della Valle d'Aosta ha ritenuto di prendere parte attivamente a questo processo puntando sulla valorizzazione di determinate peculiarità della realtà valdostana che possono essere suscettibili di acquisire rilevanza in un contesto più generale, europeo.

In particolare con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza è stata promossa la partecipazione alla Conferenza sul Futuro dell'Europa e si sono organizzate due iniziative andando in due direzioni: una è stata organizzata in collaborazione con l'Assessorato agli Affari Europei, in particolare con Europe Direct Valle d'Aosta, e con l'Università della Valle d'Aosta denominata "Nuove idee per l'Europa" grazie alla quale si è raggiunto un duplice scopo, quello di coinvolgere in particolare i giovani studenti valdostani su tematiche specifiche.

La prima: "Il futuro della realtà alpine in Europa", la seconda: Pluralismo linguistico nello spazio europeo" e la terza: "La regolamentazione della geopolitica delle acque".

È stata l'occasione per aprire un momento di confronto, anche diretto con le Istituzioni, tra l'altro con la partecipazione ai lavori anche della I Commissione. Ringrazio per quest'iniziativa gli uffici del Consiglio regionale per la loro disponibilità, quelli dell'Assessorato agli Affari europei, in particolare Europe Direct e l'Università.

Tengo anche a ringraziare particolarmente, perché hanno seguito per la Presidenza del Consiglio questi aspetti, Francesco Stuffer, giovane studente di Sciences Po a Parigi che ha svolto uno stage in Consiglio proprio in questo periodo, la quale attività è stata fondamentale e molto attiva su questo dossier.

... Chérie Faval che in generale ha seguito tutti gli aspetti riguardanti la partecipazione a questa conferenza, in particolare l'indispensabile lavoro svolto riguardo ai profili giuridici sul ruolo delle Regioni, un lavoro certamente di grande rilevanza.

Come dicevo, successivamente, sempre con la deliberazione dell'Ufficio di Presidenza, è stata approvata - nell'ambito della convenzione per le assemblee regionali del Friuli-Venezia Giulia e della Valle d'Aosta, delle Province autonome di Trento e di Bolzano e l'Università di Udine - questa convenzione che ci permette di approfondire giuridicamente e di avere a disposizione degli strumenti di analisi più approfonditi; è stato promosso un documento per analizzare il ruolo riconosciuto alle autonomie regionali dall'ordinamento dell'Unione Europea, oggetto - come dicevo - di un confronto, anche, poi, successivamente, e di un'analisi in sede di I Commissione consiliare nella quale si sono analizzati i risultati di questo studio.

La relazione oggi all'ordine del giorno del Consiglio ha tra l'altro proprio lo scopo di fare sinteticamente anche il punto sulle principali evidenze emerse nel corso di quest'attività, nonché di mettere in luce i profili sui quali, nell'ambito della conferenza sul Futuro dell'Europa le stesse autonomie regionali, in particolare quelle speciali, potrebbero in prospettiva critica e costruttiva portare l'attenzione.

Il quadro di riferimento generale europeo, come sappiamo, è molto complesso. I ventisette Stati che compongono l'Unione Europea, dal punto di vista degli assetti costituzionali interni, hanno una variegata presenza: si va dagli Stati unitari più o meno decentrati, che sono tra l'altro la maggioranza, soprattutto con città e paesi dell'Est, a veri e propri Stati regionali con entità federate come i Lander tedeschi che sono di fatto degli Stati o come le entità subnazionali belghe che sono dei veri e propri Stati federati a situazioni intermedie, quelle che la dottrina identifica come forme di stato regionale, come l'Italia, peraltro divisa anche in Regioni speciali e Regioni ordinarie, e come la Spagna, anche questa riconosce diversi tipi di autonomia: quelle storiche e quelle più ordinarie.

Come dicevo, un ventaglio di situazioni molto diverse le une dalle altre.

Da questo punto di vista, l'Unione Europea ha un approccio piuttosto generale e di semplice presa d'atto delle situazioni interne dei diversi Stati, ciò ha, da un punto di vista pratico, un riflesso di un'omologazione delle situazioni interne a ogni Stato.

L'Unione europea prende atto della situazione interna e non dà una particolare riconoscibilità alle diverse entità che compongono gli Stati europei; tra l'altro da questo punto di vista spesso omologando realtà come gli enti locali e comunali alle regioni amministrative, in realtà soltanto amministrative, e quelle che sono dotate di autonomia legislativa e di potere d'indirizzo politico.

Da questo punto di vista è evidente poi che i riflessi però, all'interno dei diversi Stati, sono ben diversi in funzione della realtà costituzionale presente in ogni entità statuale.

È ovvio che, nelle realtà che hanno autonomia legislativa e potere d'indirizzo, gli effetti dell'ordinamento dell'Unione Europea hanno delle ricadute ben diverse rispetto a situazioni nelle quali le realtà regionali sono per lo più delle realtà soltanto amministrative.

Da questo punto di vista, per la presenza delle realtà regionali nell'ambito europeo è importante anche rilevare il ruolo che queste giocano all'interno del processo di creazione del diritto europeo; purtroppo un ruolo non diretto, mediato dalla realtà statale nella quale - a seconda della prassi, spesso, e anche degli ordinamenti interni delle Regioni - le entità subnazionali hanno dei ruoli diversi nella creazione dell'ordinamento europeo nella fase cosiddetta ascendente nella costruzione della normativa europea.

Da questo punto di vista è un ruolo importante che devono assumere le Regioni anche nella fase ascendente e nella fase di realizzazione dell'ordinamento euro unitario; questo è molto vincolato ad attività interne dei diversi Stati e che ne condizionano poi la reale ed effettiva partecipazione.

Per quanto riguarda in generale la nostra regione, la situazione è piuttosto simile a quella delle altre realtà regionali italiane, in particolare se vogliamo dare uno sguardo più generale, europeo, per quelle spagnole una partecipazione indiretta: l'Unione Europea non riconosce direttamente una presenza delle realtà regionali e la nostra Regione, come dicevo, non ha molti strumenti di partecipazione nella fase ascendente. È una presenza molto limitata per quello che riguarda il Comitato delle Regioni, che sappiamo peraltro essere un organismo soltanto consultivo che prende in considerazione sia gli enti locali che realtà regionali, la presenza di un delegato supplente, e per quanto riguarda la presenza nel Parlamento Europeo anche questa è estremamente difficile e improbabile.

Da questo punto di vista si rilevano due elementi di difficoltà: uno nel poter partecipare alla fase ascendente nella costruzione dell'Unione Europea; sarebbe importante da questo punto di vista che anche la nostra Regione, come le altre Regioni, possa in qualche modo intervenire in questa fase ascendente, come per altri in quella discendente, poiché le Regioni, pur non avendo una riconoscibilità diretta da parte dell'Unione Europea, hanno però una funzione fondamentale riconosciuta nell'applicazione poi delle disposizioni europee.

Da questo punto di vista l'occasione rappresentata dalla Conferenza sul Futuro dell'Europa può essere quella di lasciare un segno o comunque inviare un appello alle istituzioni europee, in particolare a quelle che hanno promosso questa conferenza e questo dibattito a livello europeo.

Un appello sulla necessità di riconoscere e distinguere le realtà regionali, riconoscere è essenziale, poiché una riconoscibilità di tipo istituzionale può avere un effetto positivo, non soltanto per le Regioni stesse, ma anche per avere una dinamica europea e per avvicinare i cittadini alle istituzioni europee. Riconoscere il protagonismo delle entità regionali nella dimensione europea credo che sia un passaggio ormai necessario: gli Stati europei, soprattutto quelli occidentali, hanno avuto un'evoluzione che ha riguardato tutti rispetto appunto alla presenza dell'elemento regionale.

In questi ultimi quarant'anni molti Stati unitari si sono trasformati in Stati regionali o federali, si pensi al Belgio o all'Italia e alla Spagna; esattamente questa realtà deve avere qualche riconoscibilità all'interno dell'Unione Europea, distinguendo poi tra mere realtà amministrative e realtà regionali che hanno un potere d'indirizzo politico, nonché delle competenze legislative anche in materie direttamente collegabili all'Unione Europea.

Pertanto una presenza, da questo punto di vista, di una riconoscibilità fatta di queste realtà subnazionali può essere un fatto positivo per la democrazia europea in generale, riconoscendo anche quegli status particolari che nel diritto costituzionale interno hanno alcune realtà, come la nostra, realtà speciali, che riguardano diverse situazioni a livello europeo; conseguentemente la necessità di riformare il Comitato delle Regioni, nell'ottica di renderlo non più un mero organo consultivo ma un'attenta camera di rappresentanza dei territori federati e regionali compresi anche quelli ad autonomia speciale.

La necessità inoltre di promuovere - sempre nell'ottica di una maggiore democraticità e prossimità delle istituzioni europee - la riforma della legislazione nazionale per l'elezione del Parlamento Europeo, al fine di assicurare la rappresentanza di tutti i territori regionali, in particolare di quelli cui accennavo in precedenza, che hanno l'autonomia legislativa d'indirizzo politico rilevante.

In generale la necessità di guardare al fenomeno regionale con un'accresciuta maturità e la consapevolezza che le autorità federali e regionali, in particolare anche quelle speciali, non possono nell'ottica europea essere meramente accostate alle autonomie locali e alle autonomie regionali, che hanno sicuramente una rilevanza amministrativa e, da questo punto di vista, poi considerate dei processi europei come degli stake holders senza nessuna riconoscibilità istituzionale per il ruolo importante svolto, che non è quello di stake holders e rappresentanti di interessi particolari. Questi sono elementi che certamente potrebbero accrescere per rivitalizzare anche in termini generali un'Europa del futuro.

Da questo punto di vista abbiamo anche analizzato le questioni con la I Commissione consiliare con una proposta di risoluzione collegata appunto all'attività svolta nell'ambito della Conferenza sul Futuro dell'Europa.

La discussione generale è aperta. È arrivata anche una risoluzione sottoscritta da tutti i componenti della I Commissione che, appunto, riprende quanto analizzato durante questo periodo e invita le istituzioni europee ad avere uno sguardo diverso rispetto al fenomeno regionale, e, in particolare, per quello che ci riguarda, anche alle realtà costituzionali speciali, come quella valdostana.

Consigliere Chatrian, ne ha facoltà.

Chatrian (AV-VdA Unie) - Quelques considérations sur le point numéro 4, point à la une, un point important. Et pour notre, pour notre groupe, Bon, la résolution qui est portée à la discussion du Conseil de la Vallée est pour nous certainement importante car, avant tout, elle va dans la direction de commencer à donner surtout application à des principes fondants du fédéralisme - qui sont ceux de la participation des collectivités de base à la discussion et à la formation des décisions qui les concernent - également au principe de subsidiarité, très important pour nous. De l'autre côté, en ce sens, il est juste de souligner la portée de la conférence sur l'avenir de l'Europe, voulu, parmi d'autres, par le regretté président du Parlement européen, David Sassoli, à qui nous adressons une pensée reconnaissante.

Une conférence qui est censée offrir à nous tous - simples citoyens d'un côté et de l'autre comme institution - à différents niveaux, la possibilité de débattre de celles que nous considérons les priorités de l'Europe à partir de nos exigences, de notre vécu.

Et c'est pour le Conseil de la Vallée une occasion de faire le point et de réfléchir sur le rôle que nous souhaiterions voir attribuer à une petite région comme la nôtre. Carrefour d'Europe, selon une définition d'antan, nous pouvons dire européiste par vocation et par nécessité, surtout, car c'est bien à travers les relations au niveau européen que nous pouvons activer les collaborations interrégionales utiles et à mesure de la réalité alpine que nous sommes. Bon, Alliance est membre de l'Alliance libre européenne au niveau européen que nous croyons très important pour aborder les défis du demain. Nous voulons donc remercier la présidence du Conseil pour avoir voulu saisir cette occasion d'aller au-delà de la simple ritualité qui caractérise souvent le débat à l'intérieur du Conseil régional, un peu la session européenne que toutes les années le Conseil célèbre au printemps.

En rédigeant cette résolution, nous croyons important l'appel tendant à faire reconnaître les autonomies territoriales spéciales, comme la Vallée d'Aoste, en tant que titulaires de compétence législative spéciale et de responsabilité pareillement qualifiante. Au début, j'ai dit que l'on commence à donner application. Nous croyons là le défi le plus important, car nous savons bien qu'en réalité, les régions ne jouissent pas d'une reconnaissance institutionnelle directe de la part de l'Union Européenne. Le Comité des régions est un organe ayant des compétences spécifiques, réduites et, comme nous le savons tous, la Vallée d'Aoste n'en est pas membre effectif et ce qui est encore plus grave, elle n'a pas la possibilité d'avoir un représentant élu au Parlement Européen, donc les deux choses vont d'une direction tout à fait précaire.

Nous sommes loin de l'idée d'une Europe des régions ou d'une Europe des peuples à laquelle nous faisons souvent référence dans nos débats en tant que autonomistes. Mais c'est bien pour cela que nous partageons la nécessité de faire un pas de l'avant en proposant nos instances, en marquant politiquement notre présence et je trouve extrêmement bien le passage de marquer là notre présence politique extrêmement importante pour aborder les défis de demain en exprimant la volonté du Conseil de la vallée d'Aoste et de le compter davantage, d'être plus protagonistes, plus informés au sujet des politiques européennes qui, à la fin, nous concernent tous ; et pour ce faire, il est indispensable qu'une réalité comme la région autonome Vallée d'Aoste, ayant des compétences législatives spéciales, puisse avoir une reconnaissance qui lui permette d'être différenciée par rapport aux autonomies administratives et locales. C'est là la grande, énorme différence, tout ça dans le but de pouvoir petit à petit abandonner le simple rôle de consultation pour, nous espérions, assumer une caractérisation plus active. Et donc nous ne pouvons que partager le contenu de la résolution et les 4 priorités indiquées par l'appel : un appel important, un appel qui peut et doit faire la différence, notamment la reconnaissance des autonomies spéciales. Il a bien dit le président Bertin.

Dans la transformation du Comité des régions dans un organe de représentants, ce qui soit à même d'exercer un pouvoir d'adresse et de contrôle, les 2 choses : la possibilité pour la Vallée d'Aoste d'avoir un élu au Parlement européen - on a abordé les années passées ce thème plusieurs fois dans les séances - et la différenciation des autonomies régionales spéciales par rapport aux autonomies administratives.

Pour terminer, quelques réflexions générales. En conclusion, nous croyons que la leçon, la réflexion qu'on est en train de faire, que nous devons tirer de cette démarche est que l'aspiration à une plus grande reconnaissance de notre région sur le plan européen va de pair, inévitablement, avec une majeure assomption de responsabilité. Pourquoi je dis ça ? Nous disons ça ? À côté de justes revendications, nous avons le devoir de mettre sur la table une capacité administrative, et politique qui soit à la hauteur de nos instances, en un mot, nous avons l'obligation morale et même administrative d'être toujours plus capables, plus performants, plus lucides à long terme. Nous avons bon la responsabilité de gouverner un territoire- et nous le connaissons bien, on le vit la semaine, le mois pendant l'année - fragile précieux à sauvegarder et protéger, et nous devons le faire en garantissant des services appropriés et de bonnes conditions de vie à ses habitants, à nos concitoyens.

C'est un défi pas facile, oui, avec nos petits numéros et une tendance désormais constante à la dénatalisation. Je veux faire ce petit passage parce que nous croyons extrêmement délicat et important. Pourquoi ? Parce que, comme vous le savez tous, en 10 ans la naissance a chuté de 40%. C'est quelque chose d'extrêmement important d'un point de vue numérique, mais pas seulement d'un point de vue numérique, et nous croyons important aborder des mesures, des défis, de comment on peut, comment on peut dire, gouverner ensemble pour les familles, pour les habitants, pour les montagnards, le fait d'avoir une dénatalisation énorme.

Nous avons besoin de forces nouvelles, d'une injection d'humanité et de compétences venant de l'extérieur, sûrement. Sont les numéros qui disent ça, nous devrons être à même de gouverner ces changements, d'intégrer les gens, de garantir la qualité de la vie. Nous devrons être toujours plus européens et moins repliés sur nous-mêmes, parce que même si ce qui se passe à des milliers de kilomètres de chez nous nous concernent. Voilà pourquoi nous soutenons de manière active et convaincu comme Alliance Valdotaine-VdA Unie cette résolution et l'appel surtout aux institutions européennes.

Presidente - Altri intendono intervenire in discussione generale? Se non vi sono altre richieste d'intervento, chiudo la discussione generale... Si è prenotato il consigliere Marquis, ne ha facoltà.

Marquis (SA) - Ho apprezzato in particolare la relazione che è stata prodotta in occasione dell'anno della Conferenza d'Europa che è stata lanciata nel corso del 2021, come è stato evidenziato nella relazione presentata dal Presidente del Consiglio.

Credo che mai come oggi abbiamo acquisito la consapevolezza dell'importanza dell'Europa, di una visione sovra nazionale; gli anni che abbiamo vissuto recentemente sono stati difficilissimi, siamo stati colpiti dalla pandemia e abbiamo riscoperto cosa significa il dolore, cosa significa affrontare delle sfide alle quali non eravamo abituati, basta fare un esempio della ricerca sui vaccini per difendere la popolazione comune europea.

Dopodiché in quest'anno è sopravvenuta anche la guerra che ha messo a ulteriore prova la resistenza degli Stati dell'Unione Europea, della popolazione, ci ha fatto vedere quanto la nostra situazione socio economica diventa fragile in un mondo completamente globalizzato.

Speriamo che usciremo il più presto possibile da questa situazione di difficoltà, ma ci saranno delle grandi sfide da affrontare: la dimensione sociale, soprattutto bisognerà applicare il principio della solidarietà europea per affrontare delle conseguenze sociali economiche della crisi, perché senza una coesione nuova, sociale non si potrà affermare una piena democrazia.

Credo che con l'elezione del nuovo Parlamento Europeo abbiamo avuto anche testimonianza in questi ultimi anni di quanto si sia diffusa questa visione pro-europea, perché sono state sostanzialmente sconfitte le forze che guardavano con pregiudizio, con forte criticità alla cessione di una parte della sovranità nazionale, ma anche qui credo che ci sia bisogno di fare un salto di qualità, perché occorre applicare, con una nuova visione, il concetto della sussidiarietà, sussidiarietà che va vista nel favorire gli interventi dal basso ma anche di accettare gli indirizzi sovra locali per gestire delle sfide che sono non affrontabili a livello statale.

Questa conferenza che è stata avviata è stata un'occasione di dibattito sul futuro della nostra Europa, sono state costituite delle piattaforme dove sono stati acquisiti tutta una serie di contributi dal basso e credo che sia apprezzabile che anche la nostra Regione abbia avviato un paio d'iniziative interessanti per portare un contributo visto dalla nostra particolarità.

Mi riferisco all'iniziativa dei giovani che hanno presentato dei lavori su tre proposte tematiche che credo che possano essere un significativo contributo, ma anche soprattutto perché proviene da una nuova generazione, perché l'Europa è un'Europa che dovrà essere disegnata per garantire il loro futuro.

Così come il lavoro che è stato prodotto dal gruppo tecnico dell'ASA che ha dato, a mio avviso, un contributo significativo nella ricognizione giuridica di quelli che sono, a livello istituzionale, gli spazi a disposizione anche delle Regioni speciali, un'Europa che sicuramente va rivista sotto il profilo istituzionale. Credo che siano maturi i tempi in cui la leadership, anche della Commissione, possa essere designata dalla popolazione e non una nomina di tipo indiretto, così come possa essere rafforzato il ruolo del Parlamento Europeo che non deve essere più il luogo dove vengono recepite le proposte della Commissione, ma il luogo dove vengono disegnate le iniziative a favore della comunità europea.

In quest'ambito credo che sia significativo anche l'apporto che possono non solo dare gli Stati ma anche le articolazioni sub nazionali che nel nostro Paese sono le Regioni, in altri paesi sono i Länder o altre forme di articolazione.

Per quanto riguarda le Regioni, credo che ci debba essere uno spazio - così com'è stato richiamato nella risoluzione - per le Regioni speciali. Noi viviamo una situazione di oggettiva difficoltà perché in un contesto dove c'è sempre più consapevolezza che l'Europa deve avere una rappresentatività che nasca dal basso, per noi è difficile riuscire a fornire il nostro contributo e anche attingere alle opportunità che la stessa Europa mette a disposizione.

Come è stato già ben detto prima, non abbiamo un rappresentante al Parlamento Europeo perché la legge, nonostante sulla carta ne dia la possibilità, nei fatti però non afferma le possibilità numeriche per consentire poi il beneficio di quest'opportunità.

Così come viene riconosciuto spazio ai singoli Stati per organizzare la rappresentanza all'interno del Comitato delle Regioni, però poi di fatto anche le modalità interne allo Stato non favoriscono la rappresentatività di tutte le Regioni, in particolare di quelle più piccole.

Credo che ci sia la necessità di lanciare quest'appello alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e anche alla Presidenza delle Assemblee dei Consigli regionali, perché occorre rafforzare questa sensibilità per dare a tutti l'opportunità di esserci e di poter fornire il proprio contributo.

Credo che questa risoluzione non possa che essere condivisa, una risoluzione che va nella direzione di rafforzare l'identità europea e anche di dare la possibilità ai piccoli numeri di essere rappresentati e di fornire il proprio contributo per disegnare un'Europa più sostenibile e che possa dare delle soddisfazioni alla democrazia e la sua piena affermazione nel prossimo futuro.

Presidente - Si è prenotato il consigliere Aggravi, ne ha facoltà.

Aggravi (LEGA VDA) - Credo che sia necessario riportare un po' di realismo rispetto a quello che ho sentito, tutte opinioni sicuramente condivisibili, anche all'interno della risoluzione ci sono passaggi che lo stesso nostro gruppo condivide e penso che tutti quanti condividiamo, e sicuramente un voto unanime del Consiglio darà forza al messaggio che in essa è contenuto. Però io credo che sia necessario essere, come ho già detto, realisti e reali rispetto allo stato dell'Unione Europea e soprattutto, visto che parliamo di futuro, io penso che dobbiamo fare dei ragionamenti, anche se siamo il livello intermedio o comunque piccolo tra le altre istituzioni europee - le risolvo con una semplice denominazione perché, altrimenti, se stiamo dietro a Consigli, Commissioni e varie ci perdiamo in un dedalo burocratico che forse costa più di quello che poi è l'effettiva efficienza delle decisioni prese - e i livelli degli Stati; prima il collega parlava di sovranità, se c'è una grande ipocrisia che viene data a livello europeo è che si continua a criticare e ad attaccare chi viene chiamato sovranista, però poi alla fine quello che vediamo è che ogni Stato fa da sé e ogni Stato ragiona per proprio interesse.

Io penso - e non penso di dire delle cose che nessuno sa, ma è bene ricordarsele - che siamo in una situazione di forte debolezza e incertezza del futuro dell'Europa e tutti noi dobbiamo rendercene conto. Siamo usciti da una pandemia dove rispetto ad altre realtà - e la metto in confronto, ad esempio, con l'azione degli Stati Uniti che cambiano Presidente ma hanno sempre la stessa strategia, checché se ne dica - la risposta dell'Unione Europea è arrivata tardi la risposta dell'Unione Europea non è stata efficiente.

Faccio un esempio molto semplice: una realtà come la Bard statunitense, cioè un'agenzia farmaceutica e soprattutto di risposta ad ogni rischio pandemico, ha dato una risposta, in Europa siamo arrivati a creare Hera, e non so quanti magari hanno letto questa notizia, con una potenza di fuoco - mi si passi la citazione di Conte - ridicola, perché 6 miliardi di euro per la gestione delle future pandemie di un'ennesima agenzia che è stata annunciata in pompa magna, sono veramente ridicoli, se consideriamo invece lo sforzo che ogni Stato europeo ha dovuto sobbarcare, con una strategia che, tra l'altro, è stata presentata ma è stata poi messa nel cassetto.

Dall'altro lato ci troviamo di fronte a tutta un'altra serie d'incertezze, abbiamo una guerra alle porte e parliamo di far entrare Paesi all'interno dell'Unione Europea, tutte cose condivisibili, ma nello stesso momento ci dimentichiamo che il vero esercito dell'Europa oggi è quello statunitense, la NATO, che progressivamente si è allontanata da questa zona, perché il rischio cinese negli ultimi anni stava crescendo e quindi ovviamente l'esercito dell'Europa, ovvero gli Stati Uniti, si è riposizionato.

Sicuramente abbiamo un altro problema, l'unico vero effetto forte, l'unica vera azione che l'Unione Europea ha fatto, cioè stabilizzare l'effetto dell'inflazione e il rischio anche di default di alcuni Stati; tra l'altro, se non erro, quando si è parlato di Unione Europea nella sessione europea avevo già ricordato questo passaggio, l'azione della Banca Centrale europea è stata effettivamente forte, ma il suo effetto rischia oggi di essere minore, perché non si possono comprare titoli degli Stati membri in eterno e soprattutto sappiamo che, una volta che i tassi d'interesse si tagliano e si arriva progressivamente allo zero, si genera una problematica non di poco conto, perché le armi vengono spuntate, ovvero si può soltanto risalire nella scala dei tassi, anche se il momento non è questo.

Ci sono altri due fattori d'incertezza che non dobbiamo banalizzare: la transizione ecologica, ci riempiamo la bocca di transizione ecologica, di futuro green e poi una mattina ci svegliamo e ci rendiamo conto che stiamo finanziando un futuro e prossimo nemico che è la Cina, che ha delle amicizie non banali, da cui compriamo tutta una serie di apparati che l'Europa oggi non ha più e che è andata a produrre all'estero, e soprattutto il Mediterraneo: siamo sicuramente più mitteleuropei e popolazione alpina, ma dobbiamo anche considerare che non c'è solo il fronte Est, c'è anche il fronte Sud, un'Africa che è stata sostanzialmente lasciata nelle mani della Cina che controlla le materie prime con le quali si fa il 90% delle componenti che sono utili per la transizione ecologica, e poi ci riempiamo la bocca con piani di nuova produzione, si parla tanto di semiconduttori, ecco, siamo indietro anni luce!

Mi fa ridere quando qualcuno critica il dibattito relativo alle energie rinnovabili e anche il gran dibattito che c'è stato sul nucleare dicendo che "è inutile pensare ad un futuro nucleare perché ci vogliono un sacco di anni per poter investire su quella tecnologia". È bene ricordarvi che, anche per produrre semiconduttori e tutta una serie di componentistica fondamentale all'industria green, non basta uno schiocco di dita e non basta che arrivi Intel proponendo di aprire delle fabbriche. Ci vogliono anni e anni di lavoro, anni e anni di programmazione che noi abbiamo semplicemente appaltato all'estero, anche con dei benefici da parte dei gruppi europei, però il vero problema è che non le facciamo qua, le facciamo in un posto distante.

Quindi l'Europa di fronte a tutto questo che cosa fa? Mette in piedi un piano di cui l'Italia, tra l'altro, ben beneficerà ma con tutta una serie d'incertezze. Nessuno sicuramente avrebbe potuto prevedere quello che stiamo vivendo dopo la pandemia, nessuno avrebbe potuto prevedere il caro energia, il caro materie prime, ma è bene che ce lo diciamo ed è bene che, visto che parliamo di futuro dell'Europa, ne teniamo conto.

Il PNRR, il pozzo di San Patrizio di tutti noi politici, e non solo, sappiamo che ha una problematica, tutta la cantieristica rischia di essere messa in difficoltà proprio da questi effetti che purtroppo non saranno contingenti e di breve periodo, è bene che lo si dica, perché non bisogna dare false speranze.

Sappiamo benissimo che il grosso dibattito che oggi c'è in Europa prevede la possibilità di rivedere le cifre e le tempistiche. Io mi auguro che il fronte del 2026 possa scavallare un po' più avanti, perché io temo che altrimenti alcuni cantieri non vedranno neanche la luce e non soltanto per un problema di costi ma anche e soprattutto di disponibilità delle materie prime, perché ci sono tutta una serie di metalli rari di cui non sappiamo neanche il significato o il nome, io per primo, che però sono fondamentali, che sono all'interno delle catene di produzione - ripeto - di tutto l'apparato elettrico e green, lo semplifico in questo senso.

Poi forse noi come Regione autonoma dovremmo anche preoccuparci in maniera duplice, perché dico questo? Torno all'argomento iniziale: c'è una grande ipocrisia e un problema non risolto riguardo alle funzioni delle istituzioni europee e delle istituzioni nazionali.

Noi siamo schiacciati nel mezzo tra gli interessi degli Stati e gli interessi della burocrazia europea, del "leviatano" europeo, che, al di là di qualsiasi ideologia, spesso e volentieri ci mette degli anni e dei tempi estremamente lunghi per prendere delle decisioni che devono essere immediate.

Su tutto il discorso della strategia energetica europea, penso che la dimostrazione che non c'è e non ci sarà una sorta di trasferimento della sovranità dall'ambito nazionale all'ambito europeo è chiaro, quello che la Germania e la Francia fanno in campo energetico l'abbiamo visto, e la Francia anche in campo industriale - ovviamente per un liberale classico come il sottoscritto quello che fa la Francia fa abbastanza paura -ma dall'altro lato è molto strano che il dirigismo europeo che c'è nella regolamentazione, nelle direttive, non venga applicato laddove si vanno a ledere degli interessi nazionali.

La Germania sostanzialmente fa quello che ritiene opportuno per il proprio interesse, chiamiamole medie potenze regionali, sono tali; la Germania, all'interno dell'Unione Europea, fa il suo interesse. La Francia fa il suo interesse. Noi rischiamo di essere schiacciati.

Dall'altro lato forse è bene che le Regioni autonome, giustamente, cerchino di fare chiamiamolo più cartello, perché le Regioni autonome dovrebbero avere un rapporto diverso con i propri Stati nazionali e io direi anche con l'Unione Europea, ma questo è estremamente difficile soprattutto perché le alte istituzioni europee, almeno per quello che riguarda il mio modesto punto di vista, hanno poco interesse, per un fatto forse di efficienza nelle decisioni. Il PNRR lo abbiamo visto, è vero, è stato una scelta nazionale ma diciamo che di attenzioni alle Regioni gli altri Stati non ne hanno date molte, la Francia ne è maestra, ma da sempre io penso, e quindi sappiamo come vanno le cose.

Nel futuro io mi auguro che ci sia uno snellimento di quelli che sono soprattutto i processi e le procedure, ma, se devo dirvela tutta, la mia preoccupazione è che il galoppante dirigismo europeo tale resta.

Nella mia esperienza professionale mi sono più volte interfacciato con la normativa finanziaria europea, e anzi, mi fa sorridere quando si dice che l'Unione Europea è neoliberista o liberista, perché se uno leggesse la normativa finanziaria vedrebbe che è tutt'altro, cioè l'obiettivo è creare degli oligopoli finanziari; il neoliberismo e il liberismo vorrebbe creare la concorrenza tra i soggetti, invece noi dobbiamo andare verso quello che era il modello francese e tedesco, perché, se si studiano i modelli, quelli sono, dei grandi agglomerati, che non sempre sono a favore del mercato e quindi non sempre sono a favore dei propri utenti.

A tale livello io non vedo e non mi sento oggi di essere molto ottimista sul futuro dell'Unione, soprattutto perché abbiamo due grandi pericoli: uno che viene da sud, uno che viene da est che non gestiamo o per volere o per singolo interesse; abbiamo un vicino dormiente per ora anche altrettanto pericoloso forse quanto la Russia che si chiama Turchia dove siamo andati anche lì a produrre e ad appaltare tutta una serie di componentistica soprattutto meccanica, che dovremmo ricordare vista la nostra realtà della Bassa Valle e visto anche quello che è il settore realmente trainante dell'Italia, ovvero l'industria che produce macchinari. Dobbiamo interrogarci su tutta una serie di aspetti.

Sicuramente ben vengano questi tipi di considerazione, ma io credo che debbano essere affrontati con molto più realismo perché i tempi cupi non finiranno nel breve tempo ma ci occuperanno purtroppo per molto e molto tempo, forse anche con situazioni molto più difficili da gestire e con situazioni in cui rischiamo, soprattutto noi piccole realtà di montagna, di essere ulteriormente schiacciate non tanto dalla burocrazia europea a sé stante, ma soprattutto dalla dilagante ipocrisia delle false speranze.

Presidente - Vi sono altre richieste d'intervento in discussione generale? Consigliere Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Pensavo d'intervenire in occasione della risoluzione, ma devo assolutamente ringraziare il collega Aggravi che ha interrotto un po' queste ondate di euro lirismo che avevano coinvolto quest'Aula e che ci ha riportato un pochino con i piedi per terra.

Ragionare con i piedi per terra credo che sia l'unica soluzione in questo momento per vedere le cose in maniera chiara e non in maniera utopica.

Riflettendo e leggendo quello che era il punto che è in discussione in questo momento, ho raccolto alcuni spunti che ho trovato e su tutti uno mi è rimasto particolarmente impresso e vorrei leggerlo a quest'Aula; è una dichiarazione fatta nel 2020 a breve termine, appena superati i primi mesi della pandemia, uno dei tanti che appunto parlavano di Europa.

"Oggi, festa dell'Europa e 75esimo anniversario delle dichiarazioni di Robert Schumann, l'Unione Europea festeggia anche tre quarti di secolo di pace e prosperità. Potrà colpire dirlo oggi mentre stiamo vivendo la pesante crisi sanitaria ed economica causata dal Coronavirus ma, a dispetto della falsa narrazione dei nazional populisti, l'Europa ha garantito nei decenni l'affermarsi di valori europei, quali il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello stato di diritto e dei diritti sociali. Non scordiamoci poi che l'Europa, nonostante qualche dichiarazione poco felice, è a fianco dell'Italia nella pandemia e che senza di essa saremmo già caduti in un profondo abisso economico e sociale. Per questo, per il nostro passato, ma soprattutto per il nostro futuro, viva l'Europa".

Queste frasi venivano pronunciate in un momento particolare e credo che fossero delle eccessive letture entusiaste della reazione dell'Unione Europea in quel momento.

Come detto e già ricordato, i colleghi di I Commissione hanno condiviso e condivideremo ovviamente la risoluzione che è stata proposta e condivideremo chiaramente anche le sue conclusioni, questo però non ci deve distrarre, non ci deve convincere nell'andare a guardare l'Europa in un senso unico e dire che tutto funziona e che tutto va bene. Forse il favore migliore che possiamo fare all'Europa è guardarla e capire che cosa non funziona per farla funzionare davvero.

Di queste banalità che ho letto prima, di questo comunicato che è uno fra i tanti, possiamo cogliere secondo me due spunti. Credo che sia utile ricordare - quando si dice che l'Europa è stato un importante aiuto nella crisi del Coronavirus, soprattutto nella sua prima fase - che Christine Lagarde pronunciò una frase molto interessante quando l'Italia per prima entrò in crisi nel nostro continente e ci disse che lei non era qui per accorciare gli spread, non era nella missione della BCE.

"Ci sono altri strumenti e altri attori deputati a queste materie", sostanzialmente: "Arrangiatevi, non è un nostro problema".

Ricorderete anche come a marzo 2020 i nostri fratelli europei, i Tedeschi e i Francesi in primis, notificarono alla Commissione lo stop all'esportazione di materiali protettivi negli altri paesi membri, negando quindi in quel momento le mascherine di cui avevamo un disperato bisogno.

Questo credo che non sia stata una testimonianza della fratellanza europea né dell'aiuto che l'Europa ha potuto fornire ai nostri paesi, certo, poi la situazione si è evoluta, ma esattamente come sta accadendo in questo momento, la prima reazione è stata quella di chiudersi e quella di dire: "Pensiamo prima a quello che accade in casa nostra".

Potrei fare un piccolo capitolo rispetto a quest'intervento che vi ho letto sui 75 anni di pace che l'Europa ha portato, probabilmente dovremmo dire ai defunti del Kosovo di smettere di fare finta, perché la guerra da loro non c'è mai stata, ma questa sarebbe sicuramente una parentesi poco felice in questo periodo sicuramente bellico che ci troviamo ad affrontare.

Quello che però riteniamo e ritengo sia importante evidenziare è che, in realtà, l'ideale europeo che doveva servire nel coinvolgere e nell'aiutare a essere un mutuo soccorso fra Stati, ha un po' lasciato e mostrato le trame.

Effettivamente mai come in questo momento ho visto ondate di sovranismo coinvolgere la parte sinistra dello schieramento politico, soprattutto italiano, e non ho mai visto come in questo momento, per esempio, un così grande attaccamento ai confini e alla difesa della patria da parte di certa sinistra. Ho addirittura letto di esponenti che a sinistra hanno invocato un sovranismo alimentare, quindi ritornare a essere proprietari, padroni, delle nostre produzioni alimentari, che è una bellissima cosa ma che fino a questo momento nessuno, soprattutto a sinistra, aveva sentito l'esigenza di dover comunicare al mondo.

Per alcuni momenti ho temuto anche che si lanciasse un nuova battaglia del grano con camicie di colori differenti, probabilmente tese a ottenere sempre lo stesso scopo e, dulcis in fundo, ma credo che su questo il collega Aggravi abbia davvero delucidato in maniera eccellente quest'Aula, si è poi arrivati a parlare di sovranità energetiche, che assolutamente è una cosa meravigliosa ma ci siamo sorbiti per anni le prediche di un mondo globalizzato interconnesso e ci siamo visti magnificare questo mondo globale interconnesso che però è caduto con un piccolo conflitto - un grosso conflitto sicuramente per chi lo vive - che ha coinvolto non tutta l'Europa ma uno Stato che, peraltro, non è nemmeno membro dell'Unione Europea, quindi questo mondo globalizzato è stato distrutto in pochi attimi e a distruggerlo sono quelle stesse persone che, fino a ieri, lo hanno promosso.

Credo che in questo possano rimanere un paio di testimonianze, la prima è quella di uno che ritengo uno dei migliori Ministri delle finanze che il nostro Paese abbia avuto, cioè il ministro Tremonti, che ha fatto una dichiarazione che io ho assolutamente condiviso, che peraltro mi ha fatto sorridere perché l'ho riportata sui miei canali social e quella dichiarazione mi è stata bloccata dai social "che sono molto aperti alla comunicazione d'idee", quindi un ex Ministro parla e annuncia certe cose, fa delle dichiarazioni, che siano condivisibili o meno in televisione, una persona prende quelle dichiarazioni e dice: "Guardate questo ex Ministro ha detto questo" e Facebook lo blocca perché dice che è un potenziale spam. Non ho capito esattamente per quale motivo ma va bene.

Desidero riportare quello che l'ex ministro Tremonti ha detto e ritengo sia particolarmente centrato per questo periodo: "Leggetevi il comunicato finale del G7 del 13 giugno, ci sono due piccoli paragrafi su Russia e Ucraina e pagine intere sulla Gender Equality e sulla palingenesi del mondo che dovrebbe rinnovarsi nella transizione digitale, ambientale e sociale".

Tanto il G7 quanto poi il G20 a Roma - quello con la Photo Opportunity che ricorderete sicuramente davanti alla Fontana di Trevi, con leader mondiali intenti nel lancio della monetina - non si sono accorti di essere in 18 invece di 20, e guarda caso mancavano all'appello proprio la Russia e la Cina, due attori che in questo momento sicuramente, fossero stati coinvolti allora e si fosse cominciato a intavolare un discorso differente, probabilmente magari le cose avrebbero potuto essere diverse oggi. Questa è una delle due cose.

La seconda. Probabilmente molti in quest'Aula non se ne saranno accorti e credo molti in generale in Europa e nel mondo non se ne saranno accorti, ma il 10 marzo il Parlamento Europeo ha deliberato delle immediate sanzioni, che sono state votate a larghissima maggioranza - il gruppo Lega non le ha votate - ha deliberato delle durissime e immediate sanzioni sapete contro chi? Potrete immaginare un paese dell'est, avete ragione, contro un paese dell'est effettivamente, anzi, due paesi, contro la Polonia e l'Ungheria.

Due paesi che sono in prima fila a oggi nella crisi umanitaria sono stati pesantemente sanzionati perché non rispettano quello che giustamente l'ex Ministro Tremonti diceva, quindi le politiche di Gender Equality e tutto quello che vogliamo. Nel momento in cui la guerra lambisce l'Europa e coinvolge tutti in una crisi senza precedenti, prima la pandemia oggi la guerra, Europa si è occupata di sanzionare in maniera assolutamente importante due Paesi che in realtà sono in prima fila in questa crisi.

Potrei proseguire parlando per esempio di quelle criticità che oggi l'Europa dovrebbe affrontare con urgenza: abbiamo parlato più volte in quest'Aula della Catalogna, sta scoppiando in questo momento la questione della Corsica e probabilmente sarebbe opportuno anche parlare dello stigma della nazionalità che viene applicato in questo momento sulle persone, sul solo fatto di essere cittadini di un paese o meno, sarebbe probabilmente opportuno, è una reazione che io per esempio non ho mai visto fare come in questo momento, per esempio quando si sono svolti degli attentati, ma questo è, credo, un altro capitolo.

Sarebbe però opportuno, secondo me, soprattutto per quelle forze di sinistra, fare anche un ragionamento sulla cancel culture che ha purtroppo coinvolto anche qui la nazionalità di alcune persone anche perché dal sanzionare persone che nulla hanno a che fare con la guerra, si è arrivati addirittura, non so se l'avete sentito, a voler rimuovere le statue di Marx perché è vero, non è Russo, ma probabilmente i Russi li ha creati lui, questa è stata la motivazione data alla base.

Forse se si prosegue di questo passo, arriveremo, come è accaduto negli Stati Uniti, ad abbattere le statue di Colombo, perché era un pericoloso razzista e probabilmente non è questo che lo spirito d'Europa dovrebbe animare ma dovrebbe animare, come dicevo prima, un mutuo soccorso, un aiuto che gli Stati si devono dare l'un l'altro e quindi escludere quelle che ad oggi sono state in realtà solo rivendicazioni di paesi più forti che hanno cancellato e messo in un angolo i paesi più deboli, o presunti paesi più deboli: ricordiamo l'esclusione per esempio dal vertice sull'Ucraina dell'Italia portata avanti da Germania e Francia, che forse avrebbero bisogno di un altro rilievo.

Presidente - Consigliere Cretier ne ha facoltà.

Cretier (FP-PD) - Un breve intervento sul tema. È un momento più che mai difficile per la Valle d'Aosta e l'Europa, il carrefour d'Europa si trova stretto tra l'Europa e lo Stato italiano, una zona di montagna difficile, sia sotto l'aspetto orografico: tante vallate, quote medie più alte rispetto alle altre Regioni e, infine, un territorio in forte pendenza che penalizzano l'economia locale.

Proprio questi fattori devono avere maggiore peso nell'Europa e un riconoscimento ufficiale.

Ha detto bene il presidente Bertin che bisogna distinguere le realtà regionali.

Lo scarso peso numerico degli abitanti deve essere compensato mettendo in piedi azioni sostenute da tutto l'arco alpino in blocco.

Bene l'ultimo paragrafo della risoluzione, una rappresentanza effettiva a tutti i territori regionali. Anche i giovani, che abbiamo avuto più occasione di audire in quest'aula, ci ricordano che è il caso d'intervenire, di pressare gli organismi europei per un ruolo più importante, ma il passaggio principale è il riconoscimento di una rappresentanza effettiva che conti realmente e che possa incidere, una risoluzione condivisa - forse il momento pesante la fa da padrona pur con accenti diversi sul tema - ma un obiettivo comune nel processo propositivo decisionale in seno all'Europa.

Presidente - Consigliere Testolin ne ha facoltà.

Testolin (UV) - Quelque réflexion sur une thématique qui, à mon avis, est toujours à la une, très importante, et quand on approche une thématique de ce genre, la première question doit être : pourquoi l'aborder ? Alors les approches, même dans cette salle, ont été les plus différents. On a essayé de donner une lecture sur ce que cette thématique présentée aujourd'hui dans cette salle veut représenter, après un travail abordé par la présidence du Conseil qui l'a estimée intéressante et moi, je l'estime aussi tant. De s'approcher avec une formule un peu nouvelle à un argument qui nous touche tous les jours. Un argument qu'on doit probablement aborder dans le futur d'une façon un peu différente en concernant le plus possible les Conseillers régionaux en premier et après la population. Un premier pas a été fait en concernant les jeunes qui ont donné épreuve de capacité de discuter sur des thématiques très intéressantes et très actuelles ; de nous donner un signal de proximité à ce que doit être la possibilité de partager avec d'autres jeunes et donc avec d'autres cultures, avec d'autres États, des parcours qui puissent nous amener à être plus actifs à l'intérieur des décisions de l'Union européenne ; à rendre moins lourd le travail administratif que parfois, très souvent au contraire, nous oblige à des efforts supplémentaires pour faire des choses simples.

Et alors je me demande : pourquoi dans ce moment ? Pour se prendre en charge une problématique et pour chercher des données et lancer des idées nouvelles pour approcher avec un nouvel esprit ceux qui seront les défis à partager avec l'État italien et avec les autres pays européens ; pour aborder la nouvelle programmation ; pour essayer de compter quelque chose dans ce panorama, même si nous sommes très petits, mais nous sommes encore très particuliers et la relation, qui a expliquée qui a présentée le président, est quand même une relation intéressante parce que nous donne toute une série d'éléments sur lesquels se pencher, sur lesquels faire des réflexions, ce sont des éléments qui sont encore plus importants si on a eu la chance de parcourir, dans la position d'Assesseur ou bien de Conseiller, un moment de cette vie où on se présente à la porte de l'Union européenne pour acquérir de ressources, dans un contexte très difficile qui, parfois, nous devons subir et non pas améliorer, sans la possibilité d'être incisif sur les nécessités de notre territoire.

Credo che la cosa più interessante di questo sviluppo sia di capire che ci sia la volontà da parte delle istituzioni europee di dare una qualche voce alle Regioni, in particolare le Regioni con delle peculiarità e delle qualità che potrebbero essere da sviluppare e da valorizzare all'interno del contesto europeo, una voce che evidentemente si sdoppia in due situazioni a mio avviso, che sono state riprese anche da chi ha fatto degli interventi e mi ha preceduto.

Ci sono delle situazioni macro, io le definirei così, che vogliono e devono portare a delle decisioni unitarie all'interno dell'Europa, a delle scelte che abbiano un peso in termini di mondialità, esigenze importanti per le quali una piccola regione come la nostra non può risolvere il problema, ma può essere una voce che contribuisce a indirizzare queste decisioni. Sta in questo l'importanza di un percorso che si è iniziato a fare e che deve dare la possibilità a una regione, seppur piccola, di poter dare il suo punto di vista; da questo emerge che una rappresentanza - se non diretta, tramite la presenza delle regioni speciali in alcune delle sedi amministrative deputate - possa essere nel tempo auspicabile e quindi all'interno, ad esempio, della Commissione Europea ma soprattutto il Comitato delle Regioni, debba poter accogliere una rappresentanza delle specialità presenti in Italia, così come le specialità presenti in altri territori europei che già sono rappresentate, sono stati elencati anche degli esempi: le isole finlandesi e alcune realtà spagnole.

Secondo aspetto: una realtà come quella valdostana può essere di stimolo e di esempio nell'attuazione di regole che siano meno pesanti per territori come il nostro, che sono territori molto particolari ma che sono anche aperti su delle possibilità di condivisione più ampie.

La macroregione alpina è chiaro che diventa la nostra pista d'atterraggio naturale, dove possiamo condividere e reclamare con forza anche delle attenzioni che fino a oggi non sempre sono state garantite per la particolarità soprattutto del nostro territorio.

Noi siamo carrefour d'Europe, qualcuno l'ha già detto, abbiamo la possibilità di trovare, nel confronto con alcuni Stati limitrofi, delle coincidenze e delle similitudini che possono darci la forza di contare un po' di più anche in quelle che sono le regole stringenti e molte volte burocratiche che ci costringono a sforzi enormi per risultati qualche volta anche troppo minimali rispetto alle forze messe in campo.

Quello che vorrei esplicitare, per concludere questo ragionamento, è che ben venga una risoluzione come quella che è stata presentata dove si cercherà di sponsorizzare, di promuovere, di sensibilizzare sia lo Stato italiano che la comunità europea nel voler dare un giusto peso e una giusta dignità anche a delle realtà particolari come la nostra, ma, soprattutto, io direi che ci vorrebbe un maggior coinvolgimento da parte dell'assemblea su una tematica che è sempre e sarà sempre più importante per il futuro dei nostri investimenti, della nostra crescita, del nostro rafforzamento economico e anche politico all'interno dell'Unione Europea.

Ho accolto con favore, un'indicazione che non è stata fino adesso citata - almeno mi è sfuggito se lo è stata - che individua nella possibilità della costituzione di una Commissione consiliare specifica sui temi europei una maggiore attenzione da parte di questo Consiglio a delle tematiche che, sovente, sono demandate alla Presidenza o all'Assessore di riferimento, con delle scelte assolutamente importanti, sia in termini quantitativi che qualitativi, che molte volte passano in sordina in Consigli regionali e che neanche tutti approfondiscono nel modo dovuto.

Se vogliamo crescere e contare qualcosa, da un lato è giusto che rivendichiamo delle posizioni, rivendichiamo dei ruoli all'interno di percorsi e di istituzioni che devono assolutamente vederci presenti, ma dall'altra parte dobbiamo anche assumerci - come si è sempre fatto in questa Regione, da quando è autonoma - dei rischi e dei sovraccarichi di responsabilità, se vogliamo, per dimostrare che crediamo nel percorso che possa vederci attori primari all'interno del contesto europeo, che non soltanto ci veda combattere quotidianamente per portare a casa delle risorse su progetti transfrontalieri nei quali siamo primi attori e siamo anche abbastanza attrezzati e convinti delle nostre possibilità, ma dobbiamo avere una coscienza più ampia che sorpassi e vada a permetterci di dettare anche le regole, di semplificare queste regole per determinate situazioni; lo si vede nei progetti transfrontalieri, lo si vede un po' meno magari nel FESR ma anche lì le pressioni sono stringenti, lo si vede enormemente nei fondi dell'agricoltura dove invece le peculiarità molte volte vengono spazzate via e ci rendono difficile vederci riconosciuti in un contesto che sovente tende a volare su livelli diversi da quelli che ci caratterizzano.

Credo che la risoluzione sia assolutamente condivisibile e votabile, chiederei alla Presidenza del Consiglio un maggiore coinvolgimento di quest'Aula su questa tematica, un maggiore coinvolgimento che poi deve arrivare un po' da tutti. Io personalmente, assieme ad altri colleghi, ho seguito anche la presentazione delle iniziative attivate dai giovani che hanno portato alla presentazione dei tre progetti relativi alle attività transfrontaliere legate all'acqua, alla possibilità di un'Università transnazionale, alla possibilità di aumentare le valenze del plurilinguismo e alla possibilità di aumentare i commerci tra le varie regioni, di vedersi riconosciuti come un territorio sperimentale.

A questo credo che si debba aggiungere una coscienza vera - e non saltuaria nella seduta europea e in poche circoscritte circostanze che generalmente ci toccano una volta ogni sette anni quando finisce una programmazione e ne inizia un'altra - che ci accompagni in un meccanismo di conoscenza più approfondita, il cui punto di partenza può sicuramente essere questa relazione che coinvolga le nostre energie per portare a casa dei risultati amministrativi ma anche politici e di condivisione con delle Regioni amiche che possano condividere con noi un percorso di crescita e di maggior peso all'interno dell'Unione Europea.

Presidente - Consigliere Jordan ne ha facoltà.

Jordan (AV-VdA Unie) - Comme a été déjà bien dit, la conférence sur l'avenir de l'Europe offre bien sûr au citoyen européen, quel que soit son origine ou son activité, une occasion unique pour réfléchir à l'avenir de l'Union européenne et jouer un rôle de conséquence bien incisif dans la définition de ses politiques et de ses ambitions.

La conférence est en effet un événement conçu pour rassembler les citoyens qui débattront ensemble de la manière d'adapter nos institutions afin d'achever la construction de notre Europe, d'une Europe fédérale, un grand projet de démocratie participative qui a débuté - a été déjà rappelé - en mai 2021 pour réfléchir à ces enjeux à travers une plateforme de communication très moderne, très inclusive et très accessible. Les citoyens ont donc l'occasion de faire savoir dans quelle Europe ils veulent vivre, pas seulement avec l'élection de leurs députés, mais en débattant et en prenant une initiative sur les défis et les priorités. Entre le Brexit, l'euroscepticisme galopant, la montée des nationalismes, des institutions perçues comme lointaines et difficiles à comprendre, l'Europe doit être de plus en plus proche aux citoyens. Nous voulons aujourd'hui une Union européenne politique forte, légitime, nous en avons besoin car elle doit être capable d'aborder les grands défis de notre temps, des défis transnationaux, en agissant dans le large éventail des domaines politiques. Il est tout à fait plausible et compréhensible que les citoyens n'aient pas une idée claire du rôle de l'Europe peut être aussi en raison de l'éloignement et de la complexité de l'institution, mais je crois surtout à cause des dirigeants politiques des partis nationaux qui, au mépris total des institutions qui devraient représenter, ont tenté, dans le seul but de la propagande populiste, de déstabiliser l'architecture et les prérogatives d'être en Europe. Voulons-nous donc une vision de retour vers le passé, l'apparente souveraineté nationale, où voulons une vision fédéraliste vers l'avenir d'une Europe politiquement intégrée ? Pour ce qui me regarde, comme groupe d'Alliance valdotaine-VdA Unie, si l'appartenance à l'Europe n'est plus remise en discussion, on doit s'interroger sur le sens complet de cette appartenance. Celle-ci exige de réorganiser ses dimensions culturelles, institutionnelles, politiques, trop souvent mises en cause, afin de donner à l'Union européenne toute sa vigueur nécessaire. Je me réfère en particulier à l'agression commise par la Russie. L'Union européenne s'est montrée unie et a fourni à l'Ukraine un soutien humanitaire, politique, financier et coordonné, mais cela, je crois que ne suffira pas. Il suffira seulement si l'Union européenne sera unie et pourra soutenir avec la crédibilité le travail diplomatique qui doit forcément mettre la paix dans ces endroits à la porte de l'Union européenne. L'Union européenne est le mot utilisé pour désigner communément le versant institutionnel - celle de Bruxelles - avec une appellation qui sonne comme un système clos sur soi-même, avec son processus décisionnel propre, son fonctionnement, son droit et ses réalisations plus ou moins loin et pas accompli. C'est à cette Europe, comme a été déjà bien dit auparavant, à laquelle nous devons lancer le défi d'appartenance, défi qui est nécessaire afin que l'Europe n'apparaisse plus comme hors sol dont l'organisation et les décisions échapperaient au commun des Européens. Le drapeau et l'hymne européen ne suffisent pas. A une vie démocratique européenne largement ignorée, s'ajoute une presque invisibilité de son action politique sur le terrain à niveau local. Comme a été déjà bien dit par les Conseillers qui m'ont précédé dans l'intervention, l'Union européenne a perçu de plus en plus avec l'imposition d'entraves de normes, de processus de régulation qui, souvent, ne s'adaptent pas à la complexité territoriale et différente des États et des pays.

Nous pensons que l'Union européenne ne sera renforcée que si elle change, si elle parvient accroître sa capacité d'écouter et d'interpréter la volonté des territoires. Et cela peut aussi se faire en mettant enfin les collectivités territoriales au centre du renouveau démocratique européen. On doit nous donner plus de moyens et plus de pouvoir afin que nous puissions porter les demandes de nos citoyens vers les niveaux institutionnels supérieur avec toujours plus d'efficacité. Les régions sont en effet responsables de la mise en œuvre de la majeure partie de la législation de l'Union dans le cadre européen, mais leur influence dans les processus décisionnels est presque nulle et le poids des instances régionales de l'Union européenne est pratiquement minime. Seulement, je termine, si les institutions de Bruxelles, accorderont plus d'attention aux régions, aux collectivités locales et à leurs propositions, seulement avec ça, il sera possible de concrétiser ce principe de subsidiarité, souvent à évoquer de manière abstraite sur lequel se fonde l'Europe.

Presidente - Consigliera Spelgatti ne ha facoltà.

Spelgatti (LEGA VDA) - Faccio chiaramente un plauso agli interventi dei colleghi Aggravi e Manfrin. Ho sentito tutti gli interventi però io porto il discorso su tutt'altro piano.

Vi pongo una domanda: ci siamo interrogati su cosa sia l'Europa, i vantaggi, gli svantaggi, i pregi, i difetti, il ruolo dell'Europa, il ruolo delle Regioni, il ruolo della nostra Regione ma noi cosa abbiamo fatto però fino a oggi per poter contare qualche cosa in Europa? Perché quando ero Presidente e sono andata al Comitato delle Regioni - all'epoca tra l'altro eravamo membri effettivi e non membri supplenti - la prima cosa che ho fatto è stata chiedere di andare a vedere l'ufficio di Bruxelles, ufficio bellissimo, gigantesco, mille uffici all'interno, completamente vuoto.

Quando sono andata là ho chiesto: "E qui chi ci lavora della Valle d'Aosta?". C'era una persona che non era fissa, che accompagnava chi arrivava su e poi c'era uno stagista e poi stop.

Dicevo: "Scusate ma i nostri portatori d'interesse? Chi è che fa da raccordo tra l'ufficio di Bruxelles e la Presidenza del Consiglio?", anche perché all'epoca, per fortuna, il Dipartimento affari europei e tutto ciò che ne consegue era giustamente sotto la Presidenza, visto che la Presidenza dovrebbe essere il cappello, tutto ciò che riguarda l'Europa sotto la Presidenza e a cappello tutto... adesso è stato spostato in un Assessorato con delle logiche che mi sono molto oscure o forse troppo chiare, dipende un po' dai punti di vista.

Ma, al di là di questo, il problema è: vedi cosa fanno le altre Regioni e come si muovono, e si muovono - attenzione - non solo andando a verificare tutto ciò che passa a Bruxelles in tutti i vari comitati, in tutte le varie Commissioni e tutto quanto, per poi chiaramente portare tutto nelle varie Regioni, ma si muovono prima, perché ci sono i cosiddetti portatori di interesse. Noi qui abbiamo mai formato una classe di dirigenti di altissimo profilo da mandare a Bruxelles per fare sostanzialmente quel lavoro in pianta stabile, tutti i santi giorni, e in maniera tale da avere tutti i rapporti con tutti i soggetti che possono contare qualche cosa per portare avanti le istanze della Valle d'Aosta in maniera tale che, quando le cose poi arrivano, e quindi tutte le decisioni poi arrivano per essere trattate nei vari uffici e nei vari comitati, devono essere votate e tutto quanto... noi siamo pronti?

E poi, attenzione, dov'è tutto il lavoro di raccordo tra tutto ciò che viene fatto a Bruxelles e ciò che viene fatto in Valle d'Aosta? Manca tutto questo!

Quindi ben venga, si condivide tutto quello che è stato detto, si condivide appieno la risoluzione, si condivide tutto, ma le colpe nostre, come Valle d'Aosta, le prendiamo in considerazione sì o no?

Si è parlato di come dovrà cambiare l'Europa. Benissimo che qua si parli di come dovrà cambiare l'Europa, ma non abbiamo potere decisionale; forse dovremmo concentrarci su ciò su cui abbiamo potere decisionale, e noi abbiamo potere decisionale per cercare di contare qualcosa di più in Europa, almeno stante le cose come stanno, fare tutto ciò che è possibile per contare qualche cosa quanto per lo meno le altre Regioni.

Avremmo il potere di fare tutto ciò? Sì. Lo facciamo? No.

Quindi ben vengano tutti i discorsi belli, astratti, massimi sistemi, tutto quanto, forse scendiamo un pochino di livello, scendiamo più nel concreto, e domandiamoci che cosa non abbiamo fatto fino a oggi e che cosa si dovrebbe fare in futuro per contare qualche cosa.

Ripeto: non solo a Bruxelles, infatti la proposta che noi avevamo fatto nel DEFR, nel programma elettorale e quant'altro alla luce di quello che avevamo potuto toccare con mano nei mesi di governo, era proprio un rafforzamento ad altissimo livello dell'ufficio di Bruxelles, un raccordo poi fortissimo con dei canali molto stretti tra l'ufficio di Bruxelles e la Presidenza e poi - attenzione - tutti i vari processi decisionali all'interno di tutti i vari Assessorati portati avanti con più personale formato in questa direzione per poter controllare tutte le varie fasi del procedimento e anche un controllo all'incontrario, perché poi il problema non è solo andare ad esempio sui fondi europei e quant'altro andare a prendere i soldi a Bruxelles, ma poi tutta la fase dei controlli che deve essere molto stretta, anche perché quando poi sostanzialmente prendiamo i soldi, poi dopo li perdiamo.

Non è solo una questione di prendere e recuperare le risorse da Bruxelles, che già è fondamentale visto che la maggior parte dei soldi ormai dobbiamo andarceli a prendere lì, oppure a Roma, ma il problema è se vogliamo contare qualche cosa dobbiamo muoverci molto più attivamente su Bruxelles.

Lo abbiamo fatto fino adesso? No. Mi auguro che tutto questo, al di là di tante chiacchiere, si trasformi in iniziative poi concrete e le iniziative concrete non passano attraverso le risoluzioni ma passano molto più modestamente e molto più facilmente attraverso una modifica amministrativa in maniera tale da costruire gli uffici tali e con personale formato in maniera tale da poter arrivare a contare qualche cosa di più.

Presidente - Sospendiamo brevemente per arieggiare i locali.

La seduta è sospesa dalle ore 10:59 alle ore 11:16.

Bertin (Presidente) - Possiamo riprendere i lavori. Siamo in discussione generale riguardo alla relazione sulla partecipazione del Consiglio alla Conferenza sul Futuro dell'Europa. Se qualcuno vuole intervenire si prenoti, altrimenti chiudo la discussione generale. Non mi sembra di vedere richieste d'interventi, la discussione generale è chiusa. Per il Governo replica l'assessore Caveri a cui passo la parola.

Caveri (AV-VdA Unie) - C'è un'espressione negativa nella politica francese e positiva nella politica italiana che è la politique d'abord che tende a riportare le discussioni ai temi della politica ed è quello che è capitato quest'oggi partendo da fonti più accademiche ma riportandoli poi in questa risoluzione che, ovviamente, avrà l'appoggio e il voto positivo del Governo regionale.

È stato un lavoro interessante quello che è stato fatto in uno scenario che si è profondamente modificato rispetto alla partenza della discussione sul futuro dell'Europa, uno scenario molto diverso.

Eravamo in un periodo nel quale il lungo processo d'integrazione europea si era come interrotto con mille dispute, mille discussioni, sembrava un arretramento e oggi, non suoni come un paradosso, l'aggressione violenta di Putin, della Russia, nei confronti dell'Ucraina ha cambiato la situazione.

Come spesso capita nelle situazioni di difficoltà e nelle situazioni di pericolo, l'Unione Europea ha saputo far fronte comune e credo che questo sia un aspetto interessante e molto importante, una vera e propria riaggregazione che, in qualche modo, cambia addirittura la discussione in corso sul futuro dell'Europa, rendendola più consapevole e più matura, anche in quei Paesi dell'Est europeo, come la Polonia e come l'Ungheria, che per un certo periodo si erano addirittura distaccate in qualche modo nei temi della libertà e dei diritti civili che sono e sono stati uno dei capisaldi dell'allargamento.

Quando si discuteva dell'allargamento, bisognava che i Paesi che sono entrati nell'Unione Europea si adeguassero a quelle norme dello stato di diritto all'interno di quello che viene definito tecnicamente l'acquis communautaire.

L'altro aspetto interessante è che questa vicenda ha smascherato da una parte europeisti e anti europeisti, ha sfrondato di tanta retorica i discorsi e sono apparsi con chiarezza coloro che alla fine sono contrari rispetto al processo d'integrazione europea. Nel caso italiano questo è servito anche a vedere chi, fra le forze politiche, aveva negli anni giocato con il fuoco, con simpatie nei confronti di Putin e questo non è un argomento di poco conto.

Ora che cosa è importante nel lavoro che è stato fatto e nella risoluzione che noi voteremo?

Noi ci poniamo con estrema serietà il tema della specialità all'interno del sistema regionalistico nei paesi d'Europa dove esiste un livello regionalistico. Molti hanno parlato nel corso del dibattito rispetto alle proprie esperienze: nella mia esperienza al Parlamento europeo e al Comitato delle Regioni, quello che è emerso è comunque l'esistenza - per fortuna - di una rete fitta di democrazia locale che funziona e che in qualche maniera afferma una presenza di territori e si rifà anche a un filone che esiste nel federalismo europeo, il famoso Federalismo personalista a cui le forze autonomistiche valdostane da sempre si richiamano, che tra l'altro è sempre stato, fin dalle sue origini, assolutamente equidistante rispetto ai rischi totalitari che nel secondo dopoguerra, ma anche ovviamente prima, durante la Seconda Guerra Mondiale, hanno pesato sugli equilibri politici del vecchio continente.

Un grande giurista che è stato anche membro della Commissione paritetica, il professor Alberto Predieri, che alcuni di voi hanno conosciuto, essendo un regionalista di vecchie radici, aveva sviluppato una preoccupazione, parliamo degli anni 70-80, la preoccupazione era che il mondo regionalistico finisse schiacciato; lui aveva definito questa questione il famoso "effetto sogliola", cioè che tu da una parte avessi lo Stato che schiaccia il potere regionale e dall'altra Bruxelles che lo schiaccia dall'altra parte, questo è l'effetto sogliola rispetto al quale tutti i regionalisti d'Europa, di fronte a questo rischio, hanno cercato nel tempo di distinguere con esattezza quali siano quei poteri che i francesi chiamano pouvoir régalien, cioè quei poteri che devono essere obbligatoriamente in capo allo Stato o obbligatoriamente in capo all'Unione Europea.

Da un certo punto di vista anche le vicende che abbiamo vissuto - la pandemia da una parte e l'attuale crisi derivante dalle vicende ucraine - servono in qualche modo a rendere più chiaro il quadro.

È vero che le vicende di questo periodo in qualche modo riaffermano un centralismo forte all'interno dei Paesi, e credo che noi ne sappiamo qualcosa, al di là di come lo si possa vedere l'attuale discussione alla Corte Costituzionale, anche sui poteri di questo Consiglio, fa venire in mente Montesquieu: la ripartizione tra esecutivo, legislativo e giudiziario, ancora in queste ore abbiamo sentito delle dichiarazioni che ci hanno stupito, dove arriva uno e dove arriva l'altro, forse che all'interno di questo Consiglio siamo dei possibili e dei potenziali farabutti e questa è un'impostazione che non è assolutamente condivisibile, così come non è condivisibile - a mio avviso - quella sentenza della Corte Costituzionale che ha riaffermato un fortissimo centralismo attraverso la decisione che la pandemia è esclusivamente un potere dello Stato.

Mi è capitato di recente di partecipare a un dibattito sul regionalismo francese: è un tema estremamente interessante, perché in Francia si è fatto una scelta che è stata discussa anche in Italia e che oggi viene largamente criticata, che è quella delle cosiddette macroregioni. Soprattutto in Francia non si riesce a uscire - è stata evocata la Francia come il paese giacobino per eccellenza, anche nel dibattito - la Francia non riesce a togliersi di dosso la differenza fra décentralisation e autonomie che sono due cose veramente diverse e forse le vicende drammatiche anche delle proteste in Corsica per la prima volta fanno irrompere nel dibattito la questione dell'autonomia ad ampio spettro, non esclusivamente legata a meccanismi amministrativi e burocratici.

Dovendo ricordare il percorso del regionalismo per arrivare ai contenuti che sono intrinsechi nella risoluzione che verrà votata quest'oggi, diciamo che se noi dovessimo tornare indietro al 1957, cioè ai cosiddetti Trattati di Roma, potremmo vedere che il regionalismo era totalmente inesistente, si parlava di Regioni ma rispetto al fatto di aiutare le Regioni meno favorite, era un discorso soprattutto Nord-Sud per avere degli equilibri più logici.

Il tema cambia, e credo che su questo - al di là delle polemiche da disco rotto che ho sentito da parte di alcuni colleghi - sia importante ricordare che proprio negli anni 80 ci siamo trovati di fronte alla cosiddetta politica regionale, voluta in particolare dal Presidente della Commissione Europea Jacques Delors, che ha consentito oggi di avere un'interlocuzione diretta da parte del livello regionale con l'Unione Europea.

Quando noi ci troviamo - come ci troviamo adesso - a programmare il periodo 21-27 lo facciamo avendo di fronte a noi un rapporto diretto con Bruxelles che solo parzialmente viene mediato dai passaggi di negoziazione con Roma.

Certo si sarebbe potuto fare di più. Se la Costituzione Europea, fallita per via dei noti referendum nei Paesi Bassi e in Francia, fosse arrivata a conclusione, è probabile che nei trattati si sarebbe scritto di più sul regionalismo e sul livello della democrazia locale, probabilmente si sarebbe dato - e qui è stato evocato - un ruolo diverso, ad esempio, al Comitato delle Regioni che oggi è organo consultivo, nel quale noi purtroppo siamo diventati già da tempo supplenti, e questo è sicuramente un aspetto negativo della politica italiana che ha deciso una spartizione senza tener conto che quel ruolo aveva una sua dimensione per la semplice ragione che la legge elettorale per le europee non consente a noi - se non per elementi casuali e di fortuna che io ho vissuto personalmente - di avere una rappresentanza a Bruxelles e a Strasburgo. Avere un membro del Comitato delle Regioni in un Comitato delle Regioni che diventi davvero una seconda Camera europea sarebbe un elemento molto, molto importante.

Probabilmente se alcuni aspetti fossero stati scritti in maniera chiara nella Costituzione europea, il disinteresse dimostrato dalle istituzioni comunitarie nei confronti della vicenda catalana, probabilmente - ripeto: se ci fosse stata una maggior chiarezza rispetto ai diritti dei popoli anche a livello regionale - le cose non sarebbero andate come sono andate.

Vorrei dire, però, che talvolta nella vicenda cruciale che è stata ricordata anche questa mattina, cioè la partecipazione delle Regioni, soprattutto di quelle ad autonomia differenziata, nel processo ascendente e nel processo discendente, il processo ascendente è quando si incomincia a discutere una direttiva comunitaria e rispetto ai contenuti di una direttiva ci sono Regioni europee che partecipano addirittura, talvolta, sostituendo i Ministri federali, alle discussioni nel Consiglio Europeo su alcune direttive. Il caso ovviamente quello dei Länder tedeschi o quello delle Regioni del Belgio che nel regionalismo europeo sono quelle che hanno il livello più avanzato di autonomia.

Ebbene, esistono, sono stati scritti in passato degli elementi di partecipazione a questo processo ascendente, la verità però è che poi, anche rispetto alle norme scritte, c'è stato, in tutti i Governi che si sono succeduti, un atteggiamento di totale disinteresse di applicazione di queste norme.

Diversa è la questione del processo discendente, cioè quando esce una direttiva comunitaria e questa direttiva comunitaria deve essere applicata - e questo è un appello che faccio anche al Presidente Bertin rispetto al ruolo di tutti i Consigli regionali che si occupano di queste materie, e questo viene evocato nella documentazione - bisogna fare in modo che i nostri uffici - i nostri dirigenti, i nostri coordinatori - si facciano sempre portavoce della necessità che noi abbiamo nella cosiddetta legge comunitaria che dovrebbe essere varata ogni anno di poter portare quei correttivi che ci possono essere consentiti rispetto alla particolarità, soprattutto dell'elenco di materie che ci sono proprie nell'articolo 2 del nostro Statuto.

Troppo spesso esiste una certa pigrizia che non può ricadere esclusivamente sui politici, perché è del tutto evidente che noi abbiamo degli uffici che devono essere attenti laddove le norme che noi applichiamo nella nostra regione possano passare attraverso una legislazione regionale che consenta di poter direttamente - cosa che può essere fatta - essere trasferite queste materie e queste competenze a beneficio della particolarità dei nostri territori. È stata evocata nella discussione la questione della montagna: la questione della montagna è un tema assolutamente importante ed assolutamente essenziale.

La sussidiarietà, poi alla fine torniamo a temi che sono cari al dibattito politico valdostano fin dal periodo fra le due guerre mondiali, quando i federalisti valdostani, in una certa solitudine, cominciarono a scrivere di federalismo, quindi della necessità di tener conto dei diversi livelli di Governo, perché poi alla fine la discussione che noi facciamo oggi è questa: che cosa è in grado di fare una Regione, che cosa è in grado di chiedere una Regione allo Stato, che cosa è in grado lo Stato di chiedere all'Unione Europea su delle materie che sono capitali.

Pensavo in questi giorni come la crisi energetica può essere certamente affrontata da una Regione, ma non si può pensare che una Regione sia da sola senza delle misure dello Stato e non si può pensare che gli Stati singoli non possano vedere o non possano pretendere un intervento da parte dell'Europa. Quindi la sussidiarietà.

Certo, ha ragione chi, come il consigliere Testolin, evoca altri scenari: non esiste solo l'Europa di Bruxelles e l'Europa di Strasburgo, ma esistono anche elementi all'interno dei quali il regionalismo può affermarsi. Il caso più significativo sono le quarantotto Regioni che fanno parte di Eusalp, che è questa macro regione alpina che - per colpa dei politici di tutte le Regioni che ne fanno parte - è diventata un organo prevalentemente tecnocratico: ci sono rare riunioni politiche quando, invece, chiunque abbia studiato la dimensione macroregionale alpina sa perfettamente che, dalla Slovenia alle Alpi francesi del sud di Paca, si sa perfettamente che esistono delle buone pratiche per risolvere problemi concreti, che devono essere scambiati gli uni con gli altri e non sempre è facile farlo. Perché è fallita la convenzione alpina? È fallita perché è stata gestita dagli Stati e le Regioni avevano un ruolo assolutamente subalterno rispetto alle decisioni assunte dagli Stati.

L'altra speranza è - e questo potrebbe essere un tema di discussione, anche nel corso della prossima sessione europea - riprendere il filo di Alpimed. Alpimed nasce grossomodo nella perimetrazione dei fondi comunitari Alcotra, ma, dando anche uno sguardo ai cantoni romandi con cui abbiamo delle vecchissime frequentazioni, dobbiamo essere capaci.

L'ultima cartina di tornasole dell'importanza di avere attenzione ai territori regionali è un caso specifico che in questo periodo ci deve interessare, è la questione dell'idroelettrico.

È una cartina di tornasole interessante perché mai come in questo momento le società idroelettriche italiane hanno sfidato il Governo Draghi e hanno detto al Governo Draghi: "Guarda che cosa sta facendo l'Europa". Di recente in Francia si sono allungate le concessioni di quarant'anni in un meccanismo molto semplice, e questo in una Francia che ha il nucleare, quindi dal punto di vista dei prezzi energetici ha una situazione diversa da quella italiana.

È stato chiesto ed è stato ribadito che oggi non si può pensare di chiedere a queste società degli investimenti rapidi che consentano di avere energia idroelettrica che è rinnovabile per eccellenza; invece la risposta del Governo, senza tenere conto appunto di un quadro europeo che oggi è attento alle politiche energetiche che ciascuno Stato deve poter fare a difesa di aziende che hanno un valore strategico: chi oggi opera nelle rinnovabili ha un valore strategico; questo, per esempio, è un tema rispetto al quale le Regioni, le Province autonome, tutti coloro che hanno questi interessi che non sono interessi pelosi, sono una risorsa essenziale per le popolazioni alpine... c'è da sperare che in qualche maniera il regionalismo possa incidere anche in materie importanti come queste.

Ringrazio tutti i partecipanti al dibattito, per quel che ci riguarda ovviamente la risoluzione è estremamente importante, anche la suggestione di parlare di più dei temi europei all'interno del Consiglio o con una Commissione speciale o con altre modalità credo che sia un elemento importante che possa anche fugare quell'idea un po' peregrina che noi oggi non siamo in grado di gestire, in maniera seria, tutta la questione che concerne gli affari europei.

Presidente - A questo punto possiamo prendere atto della relazione sul ruolo del Consiglio nella Conferenza sul Futuro dell'Europa e mettere in votazione la risoluzione.

Ricordo che questa relazione, come l'attività svolta, era nell'intento di aprire una riflessione sul ruolo delle Regioni in tempi bui certamente, come sottolineava qualcuno, ma anche nel tentativo di trovare uno slancio.

Il Consiglio prende atto della relazione.

Consigliere Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Lei ha parlato di risoluzione, ma noi abbiamo ricevuto via mail... e non è stata ammessa la discussione. Vorrei solo capire come avviene la discussione perché le risoluzioni solitamente vengono messe in coda.

In capigruppo non è stato discusso nulla di tutto questo.

Presidente - Ma questa è una risoluzione classica che di solito non si fa quasi mai. C'è un punto alla discussione e la risoluzione è collegata a quel punto e non deve essere iscritta.

La risoluzione se vogliamo è quella tradizionale che però di fatto viene quasi mai attuata. La risoluzione è già di fatto iscritta e collegata direttamente alla relazione.

Questa risoluzione era per aprire una riflessione sul ruolo delle Regioni in questi tempi bui ma anche per ritrovare un necessario slancio rispetto a un'Europa alla quale tutti riconosciamo dei limiti, anche dal punto di vista geopolitico nel quale sinora non ha avuto quel ruolo che forse è necessario - ma come sottolineava qualcuno, la guerra intentata da Putin forse dà un'azione più incisiva all'Europa - per ridare alle Regioni un ruolo e uscire da certi modelli, come sottolineava qualcuno, che ci fanno ritornare indietro o magari ispirarsi a scenari moscoviti, e per attuare quel principio di sussidiarietà, come sottolineavano i consiglieri Chatrian e Jordan, che è alla base dell'Unione Europea che può essere un elemento per rivitalizzare e dare un ruolo a tutti i soggetti presenti nel continente europeo a livello istituzionale.

Poi certo è necessario - e sono assolutamente d'accordo con il consigliere Testolin - dare un ruolo d'indirizzo politico a questo Consiglio rispetto alle politiche europee che ci riguardano direttamente.

Questa sarà anche l'occasione, ne abbiamo parlato in I Commissione, per rivitalizzare la sessione europea, che non diventi quel rito annuale ma che ci sia una partecipazione del Consiglio per definire un indirizzo politico generale rispetto alla politica europea, ma è un ruolo che come Consiglio dobbiamo decidere di assumerci nelle modalità che vorremmo.

Certamente, come sottolineava anche l'assessore Caveri, è necessario anche poi darsi degli strumenti che possano essere coerenti con il ruolo che si vuole avere.

Consigliere Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Una rapida verifica del regolamento mi ha permesso di confermare quello che le ho detto, ovvero per quanto riguarda le risoluzioni, se l'ammissibilità viene votata dall'Aula, queste vengono messe in discussione in coda. Gli ordini del giorno sono collegati, a meno che non si proceda a un'inversione dell'ordine del giorno. Invece l'ordine del giorno collegato viene messo in discussione e in votazione in maniera collegata.

Se lei prende l'articolo 65 delle risoluzioni - visto che vedo ampi cenni di diniego - troverà che al comma 1 è scritto: "In occasione di dibattiti concernenti petizioni, mozioni e comunicazioni in relazione su specifici argomenti, possono essere presentate da ciascun Consigliere risoluzioni tese a manifestare orientamenti o a definire indirizzi del Consiglio". All'1ter troviamo che "Ciascun Consigliere può presentare per iscritto, ai sensi del comma 1bis, prima della trattazione dell'ultimo oggetto iscritto all'ordine del giorno dell'adunanza consiliare, una proposta di risoluzione che è trattata al termine della stessa, al termine dell'adunanza consiliare".

Questo è lo strumento della risoluzione, se voi avete concordato, in capigruppo non se n'è parlato, quindi effettivamente, Presidente, le chiedo a questo punto...

C'è il punto 4, mi pare che la risoluzione sia arrivata via mail questa mattina ed è stata depositata questa mattina, altro noi obiettivamente non abbiamo visto.

Presidente - Ci rifacciamo direttamente al regolamento, poi dal punto di vista pratico non cambia niente, la questione è soltanto formale, si rifà direttamente al regolamento nel quale la risoluzione è iscritta d'ufficio, non necessita di un'iscrizione.

Se lei legge il comma 1, non 1bis. L'articolo 65 comma 1, non 1bis.

Consigliere Manfrin, c'è sempre una casistica su queste cose, l'articolo è chiaro, poi dal punto di vista formale, come dicevo, cambia poco ma è chiaro l'articolo, un'interpretazione non è necessaria, pertanto si può mettere in votazione la risoluzione.

Consigliere Distort per dichiarazione di voto.

Distort (LEGA VDA) - Alla luce di questa riflessione, chiediamo una sospensione per una riunione dei gruppi di opposizione.

Presidente - Sospensione concessa.

La seduta è sospesa dalle ore 11:45 alle ore 11:55.

Bertin (Presidente) - Possiamo riprendere dopo la breve sospensione. Il consigliere Sammaritani si è prenotato, ne ha facoltà.

Sammaritani (LEGA VDA) - Per chiarire anche all'esterno naturalmente ciò che è successo e alla maggioranza che non ha partecipato alla nostra riunione dei gruppi di opposizione.

Ci pare che ci sia stata una sorta di malinteso, generato anche dalla modalità con la quale è avvenuta la discussione, quindi un piccolo problema anche di gestione dell'Aula, nel senso che, come giustamente dice l'articolo 65, a proposito delle risoluzioni, queste possono seguire alle petizioni, mozioni, comunicazioni e relazioni. Qui si parlava appunto della relazione e in particolare hanno preso la parola in generale tutti i soggetti e Consiglieri che hanno ritenuto opportuno discutere.

Noi abbiamo ritenuto si trattasse della discussione relativa alla relazione, anche perché l'articolo 65, quando dice "Come avviene..." e regolamenta la discussione, fa riferimento all'articolo 64, cioè quello sugli ordini del giorno dove si dice che nella discussione, oltre al proponente e all'intervento di dichiarazioni della Giunta, interviene un solo Consigliere per ciascun gruppo consiliare, cosa che naturalmente non è avvenuta qua.

Quindi credo che per rimediare a questo sarebbe opportuno, a nostro avviso, chiarire che a questo punto si discute anche della risoluzione, il proponente può intervenire, ci sarà la dichiarazione della Giunta e poi per ciascun gruppo ci sarà un intervento di massimo dieci minuti per un Consigliere di ciascun gruppo.

Credo che forse sarebbe opportuno fare una brevissima interruzione per fare una capigruppo.

Questa sarebbe la nostra proposta, anche perché c'è stato evidentemente un malinteso.

Presidente - La proposta mi sembra ragionevole, per quanto mi riguarda. Poi se si vuole fare una capigruppo...

Sammaritani (LEGA VDA) - Anche senza...

Presidente - Se gli altri sono d'accordo, possiamo procedere in questo modo, cambia poco dal punto di vista pratico, allunghiamo un po' la discussione specificatamente sull'aspetto riguardante la risoluzione che è già stata affrontata in termini generali durante la discussione sulla relazione. Consigliere Sammaritani.

Sammaritani (LEGA VDA) - Noi abbiamo già detto, per noi va bene, non c'è problema, questa dovrebbe essere una soluzione mi sembra corretta anche nel rispetto del regolamento.

Presidente - Se c'è un accordo su questa modalità, procediamo così, così non stiamo ad appesantire ulteriormente i lavori del Consiglio per la giornata di oggi.

Se volete, posso procedere a una lettura della risoluzione, per permettere poi un eventuale intervento specifico sulla risoluzione.

Mi limiterei alla parte riguardante l'appello, che è poi il nocciolo della risoluzione.

La Conferenza sul Futuro dell'Europa rappresenta un appuntamento cruciale per le sorti dell'Unione che pone al centro delle riflessioni sull'Europa di domani i suoi cittadini e le sue cittadine, oltre che i relativi rappresentanti istituzionali ai vari livelli.

Coerentemente con gli approdi unitari più recenti, l'ottica attraverso la quale guardare l'avvenire dell'Unione non è solo più quella dell'integrazione statale ma è anche, soprattutto, quella dell'integrazione dal basso.

In questa prospettiva si ritiene indispensabile una sempre più sostanziale valorizzazione delle autorità subnazionali, federali e regionali, aventi poteri di tipo legislativo, presenti nei regolamenti costituzionali di molti degli Stati membri dell'Unione Europea.

In un contesto sempre più multilivello, la tutela costituzionale competente legislativa, amministrativa e di indirizzo politico, rischia di venire di fatto compromessa se alla stessa non corrisponde l'elemento dell'Unione in quello nazionale e un'effettiva garanzia di rappresentanza e di partecipazione alla legislazione e alle politiche dell'Unione Europea, tanto nella fase di definizione, quella che viene chiamata la fase ascendente, quanto in quella di attuazione, la cosiddetta fase discendente; progressivamente all'elemento dell'Unione, rispettando l'uguaglianza degli Stati membri, derivante dai trattati e dalla loro identità nazionale, insita nella loro struttura fondamentale, politica e costituzionale, compreso il sistema delle autonomie locali e territoriali, insieme a quello degli Stati membri decentrati, federati e regionali, ha creato le condizioni affinché le autorità regionali svolgano un proprio ruolo di fatto. Tuttavia non sempre le aspettative delle autonomie territoriali e delle comunità corrispondenti risultano soddisfatte.

Guardando al futuro, tale aspetto non può essere ignorato, ne va della tenuta stessa dell'Unione che, sebbene difficilmente potrà mai qualificarsi come Europa delle Regioni, cosa auspicata, ben potrebbe invece almeno aspirare a diventare un'Europa con le Regioni.

Solo una valorizzazione delle autonomie regionali nella loro essenza assicurerà il pieno rispetto del principio di uguaglianza territoriale e sostanziale e consentirà un effettivo esercizio della sussidiarietà attiva, nella consapevolezza che i primi soggetti responsabili di una maggiore qualificazione e valorizzazione dei propri spazi di partecipazione sono le autorità regionali sub-statali stesse, a cui in sinergia con il rispetto del livello statale, spetta l'onere di intraprendere un percorso sempre più attivo nell'ambito della governance dell'Unione; si ritiene fondamentale non perdere l'occasione per la Conferenza sul Futuro dell'Europa di rilanciare una relativa azione sul piano europeo.

A tal fine, nell'eventuale processo di revisione delle fonti primarie dell'Unione o, comunque, nei seguiti cui il processo in corso condurrà, si evidenziano alle istituzioni europee promotrici della Conferenza sul Futuro dell'Europa (Parlamento Europeo, Consiglio dell'Unione e Commissione Europea) e al Comitato delle Regioni, le seguenti priorità:

1) La necessità di riconoscere, e distinguere come tali, le autonomie territoriali espressione di indirizzi politici propri, con attenzione specifica a quelle speciali, in particolare: riconoscere la presenza, all'interno di taluni Stati membri, di autorità subnazionali (regionali o federate) rilevanti non solo in ottica "funzionale", come finora è stato, ma anche e soprattutto in un'ottica "istituzionale", in quanto titolari di competenze legislative, amministrative e di indirizzo politico su cui incidono direttamente le competenze esercitate dall'Unione Europea; riconoscere il fatto che le stesse autorità sub-nazionali, regionali e federate, presentano caratteristiche differenti tra Stato e Stato e che, tra esse, ve ne sono alcune dotate, per ragioni storiche, culturali, economiche e sociali, anch'esse di rilievo costituzionale particolare - di uno status speciale di autonomia.

2) Conseguentemente è necessario riformare il Comitato delle Regioni, nell'ottica di renderlo non più un mero organo consultivo, ma un'autentica Camera di rappresentanza dei territori federati regionali, compresi quelli speciali, dotato di un potere d'indirizzo, di iniziativa legislativa di controllo.

3) Come terzo punto, la necessità di promuovere, nell'ottica di una sempre e maggiore democraticità e prossimità delle istituzioni europee ai cittadini, la riforma delle legislazioni nazionali per l'elezione dei membri del Parlamento Europeo, al fine di assicurare una rappresentanza di tutti i territori regionali, in particolare di quelli sopra richiamati.

4) Infine il quarto punto: la necessità generale di guardare al fenomeno regionale con un'accresciuta maturità politica, nella consapevolezza che le autorità federate e regionali e, in particolare, quelle speciali:

non possono - nell'ottica dell'Unione - essere meramente accostate alle autonomie locali, ai Comuni e alle autonomie regionali rilevanti esclusivamente sul piano amministrativo, ma devono essere valorizzate quali soggetti espressione di capacità istituzionale propria e, in quanto tali, interlocutori diretti, negli ambiti di rispettiva competenza delle istituzioni europee;

non devono in pratica correre il rischio di essere ridotte a mero stake holder partenariale, al pari di altri soggetti, pena la compromissione delle rispettive competenze, perché spesso sono competenze costituzionalmente o statutariamente previste e garantite.

Questa è la risoluzione proposta. Se qualcuno vuole intervenire specificatamente sulla risoluzione si prenoti. Consigliere Perron ne ha facoltà.

Perron (LEGA VDA) - Io credo che sulla questione del futuro dell'Europa, a grandi linee, il vero dibattito possa essere un po' semplificato con l'idea di un'Europa di tipo federale oppure di un'Europa di tipo confederale.

Quando parliamo di un'Europa di tipo federale, cioè i cosiddetti Stati Uniti d'Europa, abbiamo appunto un modello; partendo dal mercato comune da una moneta unica, si doveva arrivare a un'unità politica. Federale quindi con maggior competenza sovranazionale e minor competenza degli Stati nazionali dove le norme delle istituzioni centrali europee avrebbero prevalso sui singoli Stati o Länder, annullando tra l'altro il diritto di veto tipico dei sistemi confederali.

Tuttavia, è già stato ricordato, questo processo è stato bloccato già a partire dal 2005 con il voto, per via referendaria della Francia e poi dell'Olanda, perché ha reso impossibile questo procedimento di totale integrazione europea e quindi la ratifica di una vera e propria costituzione europea.

Anche l'allargamento dell'Unione Europea ai Paesi dell'Est, molti dei quali, sappiamo tristemente oggi, sono stati satelliti di un impero, dell'Unione Sovietica, a partire dal 2004, 2007 e 2013, ha messo in crisi questo processo di tipo federale. Il modello federale, ripeto, è quello degli USA, che all'indomani della rivolta contro la madrepatria si trovarono ad affrontare lo stesso dilemma, ma credo che non sfugga ai più che gli USA partivano da zero, mentre l'Europa ha seicento anni di guerre di tipo nazionale e interessi anche divergenti all'interno. É molto difficile bypassare gli Stati nazionali.

Ora, contro questo processo d'integrazione europea vi sono visioni politiche diverse, come quelle che il mio partito rappresenta: è la visione di un'Europa confederale appunto con gli Stati nazionali più liberi nelle loro politiche economiche e, invece, una visione unita su temi davvero condivisi che oggi sono totalmente all'ordine del giorno: controllo dell'immigrazione, una difesa comune e una politica energetica comune. Questa è la visione delle forze che vengono definite euroscettiche o spregiativamente sovraniste.

Noi non abbiamo intenzione di spostare il baricentro sempre di più dalle capitali europee a Bruxelles, perché quantomeno gli Stati nazionali hanno un legame con il popolo, mentre sappiamo che le tecnocrazie sono spesso artificiali e hanno il rischio di essere distanti - molta gente sente l'Europa distante, è inutile che ce lo neghiamo - e maggiormente indirizzate da lobby e ideologie.

Ovviamente per ideologie noi intendiamo una versione fortemente progressista del mondo, quindi ideologica, già citata ad esempio dal collega Manfrin sulla questione di paesi come la Polonia e l'Ungheria. Su questo piano dei valori noi ci opponiamo.

Vengo ora nel merito della risoluzione. La relazione che abbiamo parte da un assunto che forse è passato un po' inosservato a molti: la considerazione che un'Europa delle Regioni, alternativa all'Europa degli Stati, non è concretamente destinata ad avverarsi, mentre del tutto preferibile e credibile appare piuttosto una riflessione sulla forma di un'Europa con le Regioni, è di questo che stiamo parlando oggi, di una sorta di presa di coscienza.

Io vorrei ricordare che questo mito si è già frantumato non solo con la realtà ma già con il citato caso della Catalogna. La dichiarazione d'indipendenza della Catalogna è dell'ottobre 2017.

La Procura generale spagnola aveva fatto sapere che, in caso di dichiarazione d'indipendenza, il Presidente catalano ed altri membri del Governo e del Parlamento, sarebbero stati accusati di ribellione, un reato che prevede fino a trent'anni di carcere.

Nella logica, a mio avviso, molto naif di una certa visione autonomistica, l'Europa avrebbe dovuto fare da argine alla protervia degli Stati nazionali, invece cosa successe? Sapete cosa disse Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione Europea? Disse: "Se permettessimo alla Catalogna di separarsi, e comunque non sono affari nostri, altri faranno lo stesso. Non voglio che succeda. Non mi piacerebbe che tra quindici anni avessimo un'Unione Europea con novantotto Stati".

Era difficile pensare diversamente, visto che appunto l'UE è un'unione di Stati nazionali, però oggi siamo qua, ci riproviamo prendendo in considerazione l'idea di un'Europa con le Regioni.

È giusto farlo, condividiamo, legittimo direi, doveroso, ogni tentativo di portare le nostre istanze a ogni livello è positivo, quindi voteremo la risoluzione, ma ribadiamo la nostra visione come partito.

Noi ci muoviamo per riformare il nostro Stato nazionale in senso federale - come coerentemente il nostro partito propugna dall'articolo 1 del suo statuto - per poi difendere le politiche nazionali in ambito europeo, come il gruppo Identità e Democrazia fa, e come fanno tutte le altre nazioni che, ovviamente, hanno interessi nazionali.

Crediamo che una visione utopistica che bypassa gli Stati nazionali per dar spazio all'autonomia regionale, per quanto bella, si sia già rivelata irrealizzabile.

Presidente - Consigliere Sammaritani ne ha facoltà, per il tempo restante.

Sammaritani (LEGA VDA) - Prendo le mosse proprio da quello che ha detto il collega Perron a proposito del mito dell'Europa "delle Regioni", che si è ormai spento per declinare verso un'Europa almeno "con le Regioni", come si auspica; speriamo, però non certo quella che vediamo probabilmente invece più oggi, contrariamente a quella che è un po' l'opinione dell'Assessore Caveri che mi sembra un po' ottimista su certi versanti ma lo comprendo, cioè di un'Europa "sopra le Regioni", o "al di là delle Regioni", perché effettivamente nel ruolo sovranazionale che ha l'Europa, come si dice anche nell'allegato 2 di questo documento finale che oggi abbiamo trattato, questo ruolo di sovranazionalità dell'Europa, è un po' incoerente rispetto al ruolo delle Regioni che pure hanno, come la nostra, delle competenze legislative di un certo rilievo. Regioni che hanno delle competenze legislative, una certa autonomia, delle competenze anche amministrative importanti, ma che non riescono ad accedere al livello superiore.

Il problema probabilmente e fondamentalmente, perché poi è questo che succede, è quello di guardarsi in casa, non tanto solo in casa nostra a livello di Regione - come giustamente ha detto in modo molto pratico la collega Spelgatti - ma proprio a casa come Roma, cioè come Paese, nel senso che poi alla fin fine, lo abbiamo visto in tantissime materie, il problema o la demonizzazione dell'Europa è qualche volta un tema sbagliato, perché bisogna sempre poi vedere come la adotti la norma europea all'interno dello Stato, della nostra nazione, perché effettivamente è vero che da un lato le Regioni non sono sufficientemente rappresentate, perché il Comitato delle Regioni in realtà esprime dei pareri, anche obbligatori, nel senso che vengono chiesti obbligatoriamente, ma poi alla fine non sono vincolanti, quindi a questo punto il parere obbligatorio perde di funzione, perde di efficacia.

Il problema è che poi nel rapporto fra Regioni, autonomie locali o anche Regioni a statuto ordinario e Stato ci sono delle criticità, perché di leggi ne abbiamo fatte tante, come sempre a livello nazionale, per esempio l'ultima è del 2012, ma con quella legge si stabilisce che la partecipazione delle Regioni, in realtà, a quella fase ascendente - è per questo appunto che siamo convinti di questa risoluzione - sia molto limitata, perché, effettivamente, partecipare per esempio al Comitato interministeriale per gli affari europei, il CIAE - dove si dice per legge che in realtà le Regioni non fanno parte permanentemente di questo Comitato, ma sono invitate a partecipare quando si tratta di questioni d'interesse regionale - perde efficacia perché voi capite, e sappiamo tutti, cosa significa, facciamo tutti politica e qualche volta amministrazione, una cosa è far parte in modo permanente di un Comitato, altra cosa è partecipare alle riunioni, perché quando partecipi alle riunioni, magari specifiche e con tempi limitati, con argomenti limitati eccetera, non è la stessa cosa che far parte del Comitato, prendere parte agli studi, alla preparazione, a tutto ciò che prelude a una riunione.

Questo è il tema, il tema è quello della legislazione nazionale e quindi delle forze con le quali noi interagiamo a livello nazionale.

Il rapporto Regione-Stato italiano - è lì la criticità - è fondamentale, perché è attraverso quel sistema che si riesce a interagire, avere finalmente voce in capitolo e capire quali sono le criticità, perché va bene che c'è la solidarietà europea e tutte queste questioni, però questa mattina quando guardavo il telegiornale e sentivo l'allevatore della Padania che diceva: "Non ho più farina di soia e i miei animali stanno soffrendo", come non produciamo la soia? No, non la produciamo perché l'Europa non ce la fa produrre. Abbiamo dei campi incolti ma la soia dobbiamo per forza andarla a prendere altrove.

Forse questi sono dei problemi che andrebbero risolti. Quello è il tema pratico. Il tema vero è quello dal punto di vista normativo, che poi è sempre la fonte di tutto, è che bisogna interagire a livello nazionale, perché queste leggi prevedono, ahimè, un potere sostitutivo del Governo quando le Regioni non ottemperano alla normativa europea, direi, provocatoriamente, che bisognerebbe fare il contrario, che anche le Regioni potessero avere un potere sostitutivo nei confronti dello Stato quando questo invece è latitante e non ci consente di manifestare le nostre criticità e far emergere in quel procedimento ascendente che, come abbiamo detto, è fondamentale per la tutela dei territori.

Presidente - Consigliere Rollandin ne ha facoltà.

Rollandin (PA) - Il dibattito che si è tenuto oggi relativo ai ruoli e alle potestà delle Regioni, in particolare a statuto speciale, è sicuramente interessante.

La discussione sulle Regioni a statuto speciale praticamente è oggetto di dibattito quasi in ogni seduta di questo consesso. In particolare noi guardiamo a quelle Regioni a statuto speciale che sono in qualche modo più avanti nella legislazione che dà possibilità d'interferire con la legislazione statale in modo regolare.

Abbiamo l'esempio classico: quante volte noi abbiamo discusso sul tema delle acque, sulla possibilità d'intervenire in questo campo, con le dovute precauzioni ma con la possibilità di mantenere la disponibilità delle nostre acque? Cosa che non succederà perché noi abbiamo già visto che ormai è in scadenza e ci troveremo a dover subire una rincorsa alla disponibilità di queste centrali.

Questo è un punto classico che tutti possono capire e che purtroppo ci cade sulla testa.

Qual è la nostra esigenza? É avere, come altre Regioni che sono più avanti, gli stessi diritti mentre noi aspettiamo la norma di attuazione che molto probabilmente non arriverà, con tutti i danni che questo comporta, ed è l'articolo simbolo della differenza tra Regioni a statuto speciale che hanno alcune disponibilità e quelle che non le hanno.

Allora o si riesce a trovare una regola per cui non si debba andare a piatire tutte le volte o con una Commissione specifica o a Roma con le amicizie per cercare di far passare certe dizioni.

Questo è l'aspetto più deleterio di tutta la posizione delle Regioni a statuto speciale rispetto alle altre, speciale tra virgolette perché non lo sono, perché non è così, quindi noi dobbiamo fare delle guerre inutili sapendo di perderle.

Questo è l'aspetto che prima o poi dovremo discutere oggettivamente a livello nazionale per riuscire a capire fino a dove possiamo andare senza dover piatire oppure... "Questo è vietato per qualcuno".

Questo è l'aspetto più delicato in cui noi oggi ci troviamo a confrontarci ed è quello che più pesa nell'ambito del settore economico, del settore che a questo fa riferimento.

Non andrei oltre, perché è già stato detto molto sul problema delle possibilità reali di ottenere dei contenuti come Regioni a statuto speciale. Se non ci sono i contenuti, non ha senso, è una Regione a Statuto speciale monca.

Presidente - Consigliera Erika Guichardaz ne ha facoltà.

Guichardaz E. (PCP) - Solo per dire che anche il nostro gruppo voterà con convinzione questa risoluzione. Siamo ben consci che la Conferenza sul Futuro dell'Europa è un ottimo strumento per rilanciare alcuni temi che ci stanno a cuore, a partire dalla valorizzazione delle autorità federali o regionali, e siamo consapevoli, come è stato detto da più parti e come recita la risoluzione, che si debba passare dal riformare il Comitato delle Regioni.

La Valle d'Aosta ha natura essenzialmente transfrontaliera che può essere valorizzata lavorando ancora con più forza e più progettualità comune con gli Stati confinanti e con le altre Regioni alpine.

La Conferenza sul Futuro dell'Europa è uno strumento per gestire con la forza e la coesione necessaria problematiche e vantaggi della globalizzazione.

Molti degli interventi di oggi hanno toccato alcuni temi che, secondo me, viviamo in maniera molto diversa noi rispetto già solo ai nostri figli ed è stato piuttosto evidente, quando abbiamo incontrato questi ragazzi in uno degli incontri; hanno una visione dell'Europa molto diversa perché loro sono già nati in un'Europa molto diversa rispetto a quella che conosciamo noi.

Sicuramente occorre rafforzare, diventando protagonisti della gestione, la rete per l'interazione tra le aree montane e le zone di pianura. Tutto questo è contenuto in questo documento e con piacere accolgo quanto è stato detto dal collega Testolin e ripreso dall'assessore Caveri, sarebbe indispensabile anche riportare questo tema all'interno del Consiglio regionale anche con più forza, perché sappiamo l'importanza che questo ha anche per la vita della nostra regione.

Abbiamo condiviso questo documento e lo voteremo.

Presidente - Consigliere Baccega ne ha facoltà.

Baccega (GM) - Un breve intervento, anticipando la dichiarazione di voto anche perché il dibattito che si è sviluppato questa mattina è stato ampio e costruttivo sul futuro dell'Europa, dove ci siamo interrogati sul ruolo che avrà quest'Europa.

Abbiamo preso atto, anche nei vari interventi, che ci sono ovviamente degli elementi di criticità, ci sono delle difficoltà che nel tempo si sono palesate, soprattutto in certi settori, sia dal punto di vista politico che dal punto di vista organizzativo.

Ho apprezzato molto chi ha ribadito (non mi ricordo bene chi) che la fitta rete di democrazia locale esistente è una forza ed è una forza da cui necessariamente si dovrà ripartire.

Oggi abbiamo un'Europa che si ritrova a far fronte comune sul tema del sostegno all'Ucraina e contro l'aggressione di Putin e noi diciamo che certamente non è il momento del rigore in questa fase ma è il momento della solidarietà e l'Europa deve difendere famiglie e imprese dai danni di questa guerra.

Condividiamo anche il fatto che il futuro dell'Europa si gioca soprattutto sulle politiche energetiche, quella sarà certamente la scommessa dei prossimi anni e ribadisco anche che condivido una parte dell'intervento della collega Spelgatti dove evidentemente una migliore organizzazione, un migliore approfondimento, avere dei punti di riferimento a Bruxelles e Strasburgo significa poter avere risposte più immediate e più certe al di là del fatto che, ovviamente, avere dei contatti in via telematica è già un passo avanti rispetto al passato.

Io ho avuto modo d'incontrare le settimane scorse l'onorevole Tajani e ho capito che avere un riferimento a Bruxelles è certamente fondamentale. Credo che questa nostra regione che non ha un rappresentante in Europa, possa in qualche modo contare su una rete di solidarietà che altre forze possono dare, ma noi dobbiamo assolutamente spingere affinché l'Europa delle regioni sia forte e viva, lo dice uno che viene dal mondo del partito repubblicano, ora in Forza Italia, e che a un certo punto dovremmo fare in modo che anche la Valle d'Aosta possa avere un suo rappresentante in questa direzione.

Su questa riflessione dichiaro il voto favorevole al documento che è stato presentato.

Presidente - Vi sono altre richieste d'intervento? Altrimenti metto in votazione la risoluzione. Posso mettere in votazione? Mettiamo in votazione la risoluzione.

La votazione è aperta. La votazione è chiusa.

Presenti, votanti e favorevoli: 35

La risoluzione è approvata all'unanimità.