Oggetto del Consiglio n. 218 del 7 ottobre 1971 - Resoconto
OGGETTO N. 218/71 - Comunicazioni del Presidente del Consiglio.
Montesano (P.S.D.I.) - Di comunicazioni del Presidente del Consiglio ce ne sono parecchie, che io elenco in ordine per dare la possibilità poi al Consiglio di dedicare la discussione a questi argomenti:
1) ordine del giorno del Comitato centrale dell'Union Valdôtaine;
2) relazione depositata alla Presidenza del Consiglio della Commissione d'inchiesta sull'edilizia;
3) ordine del giorno delle Amministrazioni comunali interessate alla crisi industriale della zona di Verrès;
4) esposto di villeggianti e turisti della Valle d'Ayas in merito al Ru Courthoud;
5) esposto di 800 villeggianti di Cogne per la salvaguardia del vincolo esistente per il prato di S. Orso, trasmesso dal Presidente dell'azienda di soggiorno di Cogne.
Mi è pervenuta in data 5 ottobre una lettera del Presidente dell'Union Valdôtaine, avvocato Caveri, che dice quanto appresso: "Nella mia qualità di capogruppo dei Consiglieri dell'Union Valdôtaine mi pregio trasmettere in allegato alla presente copia dell'ordine del giorno votato dal Comitato Centrale dell'Union Valdôtaine il giorno 3 ottobre 1971".
Questo documento porta la crisi del governo regionale nella sede legittima, cioè nel Consiglio regionale in quanto che, sino ad oggi i giornali e i partiti si sono interessati di questo, di questa crisi, senza che il Consiglio regionale ne fosse investito. È più che naturale e legittimo appunto che il Consiglio regionale ne prenda atto e che apra una discussione di questo argomento.
Quindi, pertanto, prima di passare alla lettura degli altri documenti che io ho accennato, invito e prego il Consigliere Segretario di leggere l'ordine del giorno del Comitato centrale dell'Union Valdôtaine, dopo di che si aprirà la discussione su questo documento, passando poi in prosieguo alla discussione sui rimanenti ordini del giorno, oppure comunicazioni che io vi ho dato.
Andrione (U.V.) - "Il Comité central de l'Union Valdôtaine ritenuto che, con il suo comunicato del 20 settembre 1971 il P.S.I. ha accusato le forze politiche che compongono la maggioranza attuale alla Regione e in modo particolare l'Union Valdôtaine di ritardare la realizzazione del programma e che conseguentemente la presenza del PSI alla Giunta regionale non è più giustificata; ritenuto che ciò costituisce l'apertura di una crisi politica al Consiglio regionale, che fatti recenti hanno indignato l'opinione pubblica, che d'altra parte sarebbe impossibile, per il movimento dell'Union Valdôtaine di non denunciare certi metodi amministrativi che contrastano con la tradizione di serietà della classe politica valdostana;
che l'U.V. non ha mai subito intimidazioni né ricatti e che è convinta che solo un atto di decisione e di coraggio può salvare il popolo valdostano dalla grave crisi attuale di degradazione morale e politica che lo minaccia;
che le elezioni regionali previste per il 1972 rischiano malgrado le proteste dell'U.V. di essere rinviate al 1973 e che la situazione presente non può durare fino a tale data
DECIDE
di ritirare il suo appoggio alla coalizione attuale
DICHIARA
di essere pronta per la costituzione di un nuovo governo regionale che con la sua onestà e con la sua dedizione assicuri lo sviluppo dell'economia regionale e la difesa della minoranza etnica e linguistica
LANCIA UN APPELLO
agli uomini di buona volontà affinché si uniscano in un lavoro comune di rinascita e di ricostruzione della comunità valdostana."
Montesano (P.S.D.I.) - Di conseguenza io apro la discussione su questo documento che ha letto il Segretario del Consiglio e domando se ci sono dei Consiglieri che chiedono la parola.
Dujany (D.P.) - Signori Consiglieri, abbiamo appreso con rammarico che l'Union Valdôtaine ha deciso di togliere l'appoggio a questa Giunta, che pur non avendo nel suo interno un rappresentante del movimento unionista si è fino ad oggi sorretta grazie all'apporto determinante dei voti dell'Union Valdôtaine.
La decisione dell'Union Valdôtaine di modificare l'atteggiamento assunto nel maggio del 1970 e di fare venire meno il suo apporto determinante a questa Giunta, crea una situazione politica completamente nuova e che potrebbe avere grosse ripercussioni sul futuro della vita politica e amministrativa della Valle d'Aosta.
Per quanto ci riguarda non è nostra intenzione sottovalutare il fatto nuovo che segna la fine di questa Giunta e il nostro atteggiamento non sarà certo di coloro che vogliono, a tutti i costi, continuare a rimanere seduti su queste scomode poltrone.
Preso atto del nuovo atteggiamento dell'Union Valdôtaine, e appena il Consiglio regionale avrà espresso il suo parere, secondo quanto stabilito dal regolamento del Consiglio stesso, le nostre decisioni saranno immediatamente prese, sia se la valutazione di quel voto sarà di sfiducia nei nostro confronti, o comunque, si esprimerà una nuova condizione politica a noi inaccettabile.
Mi pare doveroso, per un rispetto che mai ci è venuto meno a questo Consiglio, ed anche per assumere una posizione chiara di fronte a coloro che hanno manifestato la loro fiducia, esprimere la posizione dei democratici popolari su questa vicenda, che potrebbe aprire un periodo incerto e difficile per la Valle d'Aosta.
La posizione assunta dall'Union Valdôtaine apre un periodo di crisi; non sta a noi giudicare i motivi che hanno portato il movimento ad assumere questa decisione; a noi spetta di chiarire la nostra posizione.
Siamo contrari alla crisi per ciò che rappresenta oggi e per le possibili conseguenze negative.
Sul piano politico la crisi può significare l'impossibilità di affrontare e di affermare la solidarietà di forze regionaliste, capaci di guidare responsabilmente l'avvenire della Valle d'Aosta superando l'abituale scontro frontale tra le forze egemoni della vita politica nazionale e della Valle d'Aosta. Né va sottovalutato che il rischio di questa operazione non è solo rappresentato da eventuali elementi politici negativi di future possibili nuove alleanze, ma dal commissariamento di questo Consiglio regionale.
Il fatto che alla crisi si arrivi, senza una adeguata e sufficiente preparazione politica, alimenta il timore di un lungo periodo di trattative, di confronto politico, senza avere oggi uno sbocco positivo e chiaro.
Le consultazioni elettorali sono una garanzia irrinunciabile per la nostra democrazia, ma il fatto che ad essa si possa arrivare attraverso un commissariamento non può che rappresentare un motivo di sfiducia e di stanchezza da parte della popolazione valdostana, sugli uomini e sulle forze politiche che la rappresentano.
Neppure possiamo accettare la tesi secondo la quale la crisi e l'eventuale successivo commissariamento ci debbono essere per impedire che la legislatura regionale passi da quattro a cinque anni. Siamo stati e siamo ancora a favore di coloro che, per questa legislatura, affermano che il periodo di legislazione vada mantenuto nei limiti dei quattro anni. Ma purtroppo ciò non è nelle nostre possibilità, ma è competenza del Parlamento nazionale. Pensiamo che i timori nati legittimamente da questa modificazione potevano essere superati in modo diverso, che non attraverso una paralisi della vita regionale, o ad elezioni precedute dal Commissariamento.
La nostra posizione contraria alla crisi è giustificata anche da ragioni che toccano gli interessi della nostra Amministrazione e della nostra popolazione.
Voglio ricordare al Consiglio alcuni problemi che hanno richiesto l'impegno e l'apporto costruttivo di tutte le forze politiche presenti in questo Consiglio, problemi che la crisi minaccia di compromettere o di lasciare irrisolti.
Ne ricordo i maggiori: riparto fiscale, contingenti, acque.
La prossima elezione del Presidente della Repubblica e la ventilata crisi del Governo nazionale nei mesi di dicembre e gennaio, impone un costante impegno del governo regionale e di tutte le forze politiche presenti in questo Consiglio perché i provvedimenti legislativi e amministrativi superino gli ultimi ostacoli.
Il riparto fiscale, dopo parecchi sforzi, trovasi oggi in sede di Commissione senatoriale che dovrebbe approvarlo in sede deliberante e successivamente dovrebbe essere sottoposto all'approvazione delle Commissioni della Camera, pubblicazione su Gazzetta Ufficiale ed è nostro desiderio ed intenzione che ciò diventi realtà nei tempi più brevi possibili.
Per i contingenti, superato recentemente l'accordo con il Governo è alla Camera la proposta avanzata dal Deputato Ollietti, la quale dovrebbe essere oggetto di discussione prossimamente e successivamente dovrebbe passare all'approvazione del Senato.
Il problema delle acque che è un problema più di carattere amministrativo che legislativo, ha trovato in questi giorni la sua soluzione sul piano finanziario attraverso il versamento da parte dell'Enel alla Regione dei sovracanoni arretrati dal 1962 ad oggi.
Rimane da completare il problema della titolarità delle acque, interessate le concessioni di fatto già avvenute.
Sono questi provvedimenti di estremo interesse per la popolazione e rappresentano, se approvati, un successo non di qualche forza politica, ma della Valle nel suo insieme nei confronti del potere centrale.
Il problema occupazionale: il difficile momento della vita economica nazionale ha reso ancora più difficile la soluzione del problema occupazionale nella nostra Regione, che, soprattutto nella Bassa Valle sta assumendo dimensioni preoccupanti. Non credo sia il caso che sottolinei la gravità della situazione che il Consiglio conosce assai bene per averne discusso nella seduta in cui sono stati approvati provvedimenti a favore dell'insediamento di uno stabilimento a Verrès e a favore dello stabilimento di Arnaz.
Il garantire un posto di lavoro adeguato ai valdostani mi pare uno sforzo fondamentale dell'Amministrazione regionale in questo difficile momento economico nazionale. Riteniamo quindi, per concludere, inopportuna la crisi:
1) per ciò che rappresenta sul piano politico;
2) per le conseguenze sull'attività politico amministrativa regionale e sulla popolazione. Comunque, in ogni modo ci adopereremo perché la crisi possa essere risolta.
È nostro intendimento compiere ogni sforzo per contribuire alla sua risoluzione nell'interesse della popolazione di cui abbiamo ricevuto il mandato di rappresentarla.
La nostra disponibilità è evidentemente collegata ai motivi che ci hanno fino ad oggi guidati ed a cui non possiamo rinunciare.
Ramera (D.C.) - Mi spiace di dover dissentire dal Presidente della Giunta, ma il gruppo democristiano non può accogliere la sua proposta di procedura. Dopo quanto comunicato dal Presidente del Consiglio noi ci troviamo di fronte alla decisione manifestamente chiara assunta dall'Union Valdôtaine di ritirare l'appoggio all'attuale Giunta regionale.
Se la matematica non è un'opinione 18 meno 6 fa 12 e pertanto non esiste più maggioranza in questo Consiglio; in questo caso vuole la prassi che quando una componente determinante abbandona la maggioranza se ne abbia come conseguenza che il Governo, che di questa maggioranza era la risultante, presenti le sue dimissioni.
Il Presidente della Giunta, prendendo atto della decisione dell'Union Valdôtaine, ha invece richiesto che all'odierna comunicazione segua, da parte del gruppo unionista, una mozione di sfiducia, ed ha invitato il Consiglio a procedere nel suo cammino...
(voce di Germano)
Montesano (P.S.D.I.) - Lasci parlare....
Ramera (D.C.) - La consuetudine in tutti i Parlamenti vuole così, almeno la prassi, poi i regolamenti possono essere superstiti dalle tradizioni. È una procedura sulla quale dissentiamo, in quanto non è spostando i termini della verifica che può ricomporsi un governo regionale stabile ed efficiente, ma è soltanto da una immediata presa d'atto della situazione che può invece risolversi rapidamente l'attuale crisi, solo che lo vogliano coloro che a tale soluzione sono particolarmente sensibili.
Per questo, a nome del gruppo democristiano, chiedo l'apertura formale della crisi, invitando la Giunta a dimettersi con la certezza che potrà essere ricostituita al più presto, così come nelle attese di tutti, un Governo regionale espressione di una nuova maggioranza.
Voglio precisare che la nostra richiesta non vuole essere in alcun modo polemica con il Presidente della Giunta, ma è semplicemente un richiamo alle consuetudini parlamentari e alla realtà dei fatti, i quali non possono essere mutati e vanno quindi affrontati subito, tenendo conto delle urgenti esigenze occupazionali dei lavoratori della Bassa Valle che non possono essere ulteriormente differite.
Se dai settori interessati si vorrà risolvere questa crisi rapidamente possono assicurare che non vi sarà certo impedimento alcuno da parte della democrazia cristiana che ha già chiaramente manifestato la propria disponibilità a sostegno di una maggioranza democratico-autonomistica e popolare e che io a nome del gruppo D.C. ribadisco stamane ufficialmente in quest'aula.
Caveri (U.V.) - Prima di tutto voglio occuparmi di un argomento, di un argomento di cui hanno parlato in lungo e in largo i giornali nei giorni scorsi, e un argomento al quale ha pure accennato il Presidente della Giunta regionale.
Si parla di lunga crisi, di lungo periodo, si è parlato e si parla di paralisi, e si parla di problemi irrisolti. Noi dell'Union Valdôtaine vogliamo che la crisi sia rapida, e per di più diciamo che la crisi può essere benissimo risolta con grande rapidità.
Questo, oltre che dai gruppi consiliari, dipende in primo luogo da chi? Dal Presidente della Giunta regionale e dal gruppo dei democratici popolari. Noi, già una settimana fa, cioè una settimana prima delle decisioni dell'Union Valdôtaine, abbiamo avuto un abboccamento con il Presidente della Giunta al quale abbiamo preannunciato le nostre decisioni, e già una settimana prima abbiamo detto al Presidente della Giunta regionale che eravamo pronti a sostenere una Giunta D.P. con l'appoggio esterno della D.C.
Oggi il rappresentante del gruppo democristiano ha detto che la D.C. è pronta a dare l'appoggio esterno a tale Giunta. Quindi questa è una soluzione.
Il Presidente della Giunta regionale e gli assessori demo-popolari, il gruppo demo-popolare può dire e deve dire se accetta o meno questa forma.
C'è un'altra maggioranza possibile in questo Consiglio, ce n'è anche una terza di cui non mi occupo, perché non mi sembra politicamente valida; comunque c'è anche la possibilità della costituzione di una Giunta che, con partecipazione o meno di tali tre gruppi che sto per nominare, sia sorretta da una maggioranza demo-popolare, socialista, comunista.
Quindi, i demo-popolari si trovano come Ercole davanti al bivio; si trovano davanti alla possibilità di costituire o una maggioranza o un'altra maggioranza; spetta ai demo-popolari di scegliere, in primo luogo spetta al Presidente della Giunta regionale di scegliere una maggioranza o l'altra. I demo-popolari sono liberi in questa scelta, e quindi la soluzione può aversi rapidamente, rapidissimamente, fulmineamente, nel giro di 8, 10 o 15 giorni può essere risolta questa crisi.
Questo è il primo elemento che deve essere esaminato, perché questo elemento della possibilità di una soluzione rapida, fulminea della crisi, questa possibilità dimostra quanto sia in malafede tutta la speculazione che è stata svolta, specialmente nella Bassa Valle, dove i socialisti raccontano che la crisi industriale dipende dalla Giunta regionale, di cui, guarda, combinazione, i socialisti fanno parte. Ma noi di questa politica del doppio binario e di volere approfittare dei vantaggi di essere al governo e di voler approfittare dei vantaggi dell'opposizione, noi non ci stupiamo minimamente perché conosciamo da tempo certi metodi.
Comunque, quanto si è detto or ora dimostra che la speculazione di voler ricorrere al ricatto e di voler sobillare e di voler servirsi della questione della crisi di Verrès per esercitare una pressione, questa speculazione naufraga rapidamente di fronte alla dimostrazione che qui vi è la possibilità di fare o una maggioranza o l'altra maggioranza, nel giro di 10 o 15 giorni, e noi sappiamo che la crisi di Verrès dura da 7 mesi, senza che si sia mai cavato un ragno dal buco, senza che si sia mai ottenuto il becco di un quattrino per risolvere questo problema, questo problema che non può essere risolto con le chiacchiere, ma che può essere solo risolto coi quattrini, i quattrini che devono essere dati da qualcuno, in primo luogo da quel Ministro della Partecipazioni, dal Ministro delle Partecipazioni statali.
Io ho partecipato ad una riunione di sindacalisti e di rappresentanti di partiti e di sindacati alla presenza dell'avvocato Einaudi, e ho detto queste stesse cose che sto dicendo oggi e sempre i rappresentanti dell'Union Valdôtaine hanno detto delle cose concrete in queste riunioni perché noi non crediamo che sia con le parole o con le chiacchiere o con il linguaggio ermetico che si possono risolvere questi problemi.
Di questo noi abbiamo dato la dimostrazione quando abbiamo discusso dei problemi della Cogne con l'avvocato Einaudi e chiunque abbia letto il Libro bianco sulla Cogne può dire che sono stati proprio i rappresentanti dell'Union Valdôtaine che hanno detto le quattro verità dure sul naso dell'avvocato Einaudi, mentre altri facevano la diplomazia cinese, no la diplomazia cinese attuale, ma la diplomazia cinese del Celeste Impero.
E noi dell'Union Valdôtaine abbiamo sempre disapprovato quella politica economica della Cogne di voler disperdere i pochi soldi della Cogne nell'acquisto di aziende deficitarie e passive a Monfalcone, a Modena, a Milano, a Salerno, in tutte le Provincie d'Italia, quando, dice il problema piemontese, "la prima carità è chulla d'cà", e se non si fossero dispersi questi quattrini in tutta Italia, per cui i pezzi di acciaio di Aosta vengono mandati a Milano e da Milano vengono mandati vicino a Salerno, e da Salerno ritornano a Milano, e da Milano vengono rispediti ad Aosta, se non si fosse fatta questa stupida politica economica che è stata difesa da certi partiti che dicono di difendere i lavoratori, se questo non ci fosse stato, oggi ci sarebbero i quattrini per creare lo stabilimento meccanico a Verrès e si sarebbe potuto risolvere il problema in questo modo.
Comunque, la crisi può essere benissimo rapida, la crisi può essere risolta nel giro di 10 o 15 giorni, purchè Lei lo voglia, Signor Presidente della Giunta regionale, e purchè lo vogliano con Lei i suoi amici e seguaci demo-popolari.
Questo è il primo punto che io volevo illustrare.
E poi veniamo al comunicato dell'Union Valdôtaine.
Noi, nel nostro comunicato abbiamo sottolineato il comunicato del Partito socialista. Ho qui il giornale "Le progrès" e penso che sia riportato su questo giornale il comunicato.
Cosa dice il comunicato del 20 settembre 1971 del Comitato direttivo della Federazione valdostana del Partito socialista? Questo comunicato dice "che la situazione politica in Valle d'Aosta è attualmente caratterizzata da una persistente azione moderata in seno alle forze politiche che gestiscono il potere ai vari livelli, che sconcertanti ritardi si verificano in tutti i settori dell'azione programmatica che aveva giustificato", ma insomma, ma la lingua italiana ha ancora un significato? "che sconcertanti ritardi si verificano in tutti i settori dell'azione programmatica che aveva giustificato", aveva, passato, le maestre di seconda elementare ci insegnano che questo è il passato prossimo, nevvero, passato prossimo, aveva giustificato la presenza del Partito negli organi esecutivi dell'Amministrazione regionale e nelle altre Amministrazioni locali. Ma, allora, se aveva giustificato, nel passato prossimo, nel passato remoto, questo vuole dire che allora oggi, oggi, tempo presente la presenza del Partito socialista negli organi esecutivi, e quindi anche nella Giunta regionale, non ha più nessuna ragion d'essere e quindi è il partito socialista che ha aperto la crisi regionale e che oggi forse si morde le dita di aver stilato questo tale documento.
E poi si dice "che si sta sviluppando una preoccupante situazione economica di grave depressione di occupazione dovuta alla mancanza di iniziativa delle imprese pubbliche e private". Allora, se non c'è quell'occupazione operaia che sarebbe nel desiderio di tutti, la colpa è delle imprese pubbliche e private.
Ma noi rispondiamo ai socialisti, ma come, ma la Cogne non è un'impresa pubblica? E chi è il Presidente della Cogne se non il socialista Froio? ed allora rivolgetevi al vostro compagno di partito e ditegli che deve occuparsi un po' meglio dell'occupazione operaia. Qui, anche qui, sistema del doppio binario, sfruttamento di tutti i vantaggi collettivi, personali, pubblici e privati, del fatto di essere al governo della cosa pubblica e al governo delle imprese di stato, e poi nello stesso tempo sfruttare tutti i vantaggi che vengono dal fatto di essere all'opposizione, "che invece di condividere tali preoccupazioni ed operare in conseguenza, alcune forze politiche spendono ogni energia in campagne diffamatorie nei confronti del Partito col trasparente intento di farlo decadere nella stima che ha dimostrato di essersi conquistato presso i lavoratori", quei lavoratori di cui si parla sempre, ma di cui certi dirigenti del Partito socialista si preoccupano molto poco, perché si preoccupano prima di tutto di farsi le case coi denari dello Stato e di creare le aziende, vedi Kerogas, col giro di centinaia di milioni e non si riesce veramente a capire come facciano alcuni dirigenti del partito socialista, ieri poveri in canna, e che oggi vengono a trovarsi alla testa, come dimostra la scrittura privata con le firme del Sig. Milanesio, del Sig. Ferraris Trecate e della Signora Blanchet Margherita, come scrittura privata, dico, in cui si vedono queste tre firme, e nel luglio del 1971.
Montesano (P.S.D.I.) - Avv. Caveri, io La pregherei se potesse fare una discussione sui caratteri generali, senza entrare nel merito. Io ricordo che ho chiesto ai capi gruppo questo impegno, però i capi gruppo hanno detto "noi vogliamo discuterlo pubblicamente, anche altri argomenti che intendono investire delle persone." Ora, io, essendo il Presidente, devo ricordare che questi impegni, ma nello stesso tempo devo ricordare che deve essere presa una responsabilità da parte di ogni Consigliere nel portare in Consiglio alcune questioni che sono di carattere personale.
Detto questo, io lascio poi ai Consiglieri la piena responsabilità, è vero, di quello che si dice.
Caveri (U.V.) - Questo che dico rientra sempre nella discussione del Comunicato del Comitato centrale dell'Union Valdôtaine che spiega per quale motivo noi non ci sentiamo più di .., i vari motivi, prima ho parlato della motivazione politica, ho parlato della responsabilità del Partito socialista, che almeno nel suo comunicato del 20 settembre diceva che la presenza del partito socialista non era più giustificata negli organi esecutivi, quindi anche nella Giunta regionale della Valle d'Aosta, ma naturalmente non potevo non accettare, accennare anche a quegli altri motivi per i quali noi non ci sentiamo più di appoggiare una Giunta di cui facciano parte i rappresentanti del Partito socialista, perché noi abbiamo visto in quel comunicato del Partito socialista il solito ricatto, noi, i metodi di certi dirigenti socialisti e a questo proposito non posso fare a meno di ricordare la famosa frase di Filippo Turati "Come sarebbe bello il socialismo se non ci fossero i socialisti", e questo Filippo Turati lo diceva quanti anni fa? Quando i socialisti erano fatti di una pasta molto migliore di quanto siano fatti certi intrallazzatori che parlando sempre dei lavoratori pensano soltanto a riempirsi le tasche e hanno trovato il sistema, vedi rogito Soudaz, di essere alla testa di un'azienda che ha due camion autobotte, e sette, otto automobili. A me piacerebbe sapere come si fanno certi giochi di prestigio... (voce di Milanesio) .... la réclame se l'è fatta da sé, Signor Milanesio.
Il Comitato centrale dell'Union Valdôtaine dice "che l'Union Valdôtaine non ha mai subito intimidazioni, né ricatti e che è convinta che solo un atto di decisione o di coraggio può salvare il popolo valdostano dalla grave crisi attuale di degradazione morale e politica che lo minaccia".
Quando nel dicembre del 1963, Giovanni Giovannini, redattore della Stampa di Torino era venuto ad Aosta per svolgere un'indagine sulle condizioni dell'autonomia valdostana, aveva criticato gli orientamenti politici e gli orientamenti amministrativi della Giunta regionale di allora, ma Giovanni Giovannini, claris verbi, aveva detto in un articolo, nel suo articolo sulla Stampa di Torino, che non si poteva contestare e che anzi, si doveva riconoscere, si doveva riconoscere che mentre in altre Provincie d'Italia vi erano purtroppo delle tradizioni di corruzione, invece, in Valle d'Aosta vi erano tradizioni rispettate dagli Amministratori regionali di probità e di onestà politica e amministrativa.
Questo purtroppo non si può più dire oggi, questo non si può più dire oggi dove vediamo che si è formata una vera e propria massia (?), anzi, si sono formate varie cosche mafiose che si servono, e non sono - sia chiaro, non ci sono soltanto dei calabresi, non si creda che io voglia alludere alle cosche mafiose dei calabresi, perché vi sono dei valdostani e dei non valdostani che fanno parte di queste cosche mafiose che si servono ampiamente della loro appartenenza ad un partito o ad un altro partito, per riempirsi le tasche e per arricchirsi. Ebbene, questa è una cosa che noi non possiamo tollerare nel modo più assoluto e, se c'è un elemento che manca nella relazione fatta dal Presidente della Giunta regionale un momento fa, manca un accenno a questo grave fenomeno che dovrebbe preoccupare anche lui e dovrebbe anche preoccupare il movimento dei democratici popolari.
Quindi noi non possiamo ammettere di dare un appoggio ad una Giunta regionale nella quale vi siano delle persone che abusano delle loro cariche, del prestigio della loro carica per arricchirsi. Questo per noi è incompatibile col prestigio della stessa autonomia valdostana - perché noi non vogliamo che un giorno si possa dire che la Valle d'Aosta sta ripercorrendo la strada prima percorsa della Sicilia.
Vi è, infine, un altro motivo, ed è questo, che le elezioni regionali previste per il 1972 rischiano, malgrado le proteste dell'Union Valdôtaine, di essere rinviate al 1973 e che la situazione presente non può durare fino a tale data.
Tutti i partiti politici hanno detto che erano contrari ad un rinvio delle elezioni al 1973, ma noi sappiamo, in modo positivo che, non dico tutti, ma molti partiti che predicano in un modo in Valle d'Aosta, razzolano in un altro modo, lavorando secondo la frase memorabile del Senatore Page, sott'acqua, lavorano a Roma perché le elezioni siano rinviate.
Perché? Perché molti partiti hanno paura delle elezioni, perché si trovano in crisi di organizzazione, in crisi interna, di dispute, di dissensi, per cui molti partiti che sulle piazze di Aosta e dei vari paesi della Valle d'Aosta dicono che bisogna fare le elezioni nel 1972, a Roma fanno di tutto per fare le elezioni nel 1973.
Ecco quali sono i motivi che ci hanno determinato, in questa nostra decisione, che è stata assunta prima dal Comitato esecutivo, il giovedì precedente il 3 ottobre, non abbiamo dato pubblicità a quella decisione, a quel verbale, perché rispettosi della volontà del Comitato centrale, il Comitato centrale dell'Union Valdôtaine si è riunito il 3 ottobre e all'unanimità meno un contrario e un astenuto ha approvato la decisione che è stata letta un momento fa dal Segretario del Consiglio.
Quindi, io credo di aver dato la motivazione della decisione presa. Mi riservo di ritornare sull'argomento; io non parlo della Casa Mont Mary, che qualcuno chiama, non so perché, chiama "Mont Mary" a tutti quelli che dicono Mont Mary, io rispondo, ma guardate che noi non siamo in Inghilterra, noi siamo in Valle d'Aosta e si pronuncia Mont Marie e non si dice "Mont Mary", qualcuno dice "Mon Mari et ma belle mère", ma lasciamo stare queste barzellette, io non parlo nemmeno di questa casa, perché so che qualcuno dice "ma valeva la pena di fare una crisi regionale per una casa?". No, non si tratta di una casa, si tratta del problema del malcostume, si tratta del problema della disonestà, che contrasta con la tradizione di onestà e di probità degli Amministratori valdostani. Il problema è molto più grosso, ma non è solo per questo che noi abbiamo fatto la crisi, non è solo per quello, vi sono dei motivi politici validi, che abbiamo esposto e che abbiamo illustrato e che ci riserviamo di illustrare in un secondo intervento e poi io penso di non essere il solo oratore dell'Union Valdôtaine e penso che dopo di me parleranno anche altri del mio gruppo consiliare.
Milanesio (P.S.I.) - Io parlo a nome del mio partito e faccio un intervento politico, non scendo al livello delle serve di Via S. Anselmo, tanto per incominciare.
Se c'erano dei dubbi sulle vere ragioni del comunicato dell'Union Valdôtaine, se vi erano delle interpretazioni da dare, ed eventualmente degli scopi reconditi da accertare, questi sono stati spiegati in Consiglio con impareggiabile istrionismo dall'avvocato Caveri.
Intanto, si è affrontato il discorso dei tempi: la crisi deve essere foudroyante, novello Napoleone della politica valdostano.
Evidentemente, se la crisi che l'Union Valdôtaine ha provocato, che l'avvocato Caveri ha voluto provocare, se questa crisi non sarà foudroyante, peste ne incoglierà per chi l'ha provocata, certamente.
Abbiamo ascoltato la spiegazione, direi, autentica, perché proviene dal leader dell'Union Valdôtaine del comunicato dal Comité Central de l'Union Valdôtaine, della decisione del Comité Central de l'Union Valdôtaine, e che cosa abbiamo appreso... alcune cose essenziali, le altre sono alcune cose di dettaglio.
In primo luogo, che l'avvocato Caveri ritiene che siano maturi i tempi per fare una Giunta che comprenda queste tre forze: Union Valdôtaine, democratici popolari e democrazia cristiana; e questo non l'avevamo ancora capito, vi confesso che, pur facendo politica da un po' di tempo, io, per esempio, che non sono certamente uno sprovveduto, non l'avevo ancora capito; non l'avevano ancora capito probabilmente i comunisti e altre forze che sono qui in questo Consiglio, non l'avevano capito perché era stato detto solo da alcuni giornali i quali, può darsi, avessero degli interessi ad indicare delle soluzioni piuttosto che altre, e questo è stato detto con una naturalezza, con una disinvoltura che tende a presentare la cosa come un fatto naturale, cioè come una alleanza, diciamo così, assolutamente nella norma, da parte dell'Union Valdôtaine e invece questo fatto politico, Signori Consiglieri, consentitemelo di dire, quanto meno è una decisione, direi, grandiosa, clamorosa, non devo giudicarlo oggi sul piano del merito, dico solo che sta a testimoniare un clamoroso capovolgimento di fronte, perlomeno questo lo dovremo dire, un clamoroso capovolgimento di fronte. E viene detta così, fra le righe, come se fosse una cosa da nulla, come un rimedio, una pozione alla crisi che oggi attraversa il Consiglio regionale, attraversa la Valle d'Aosta. Ad ognuno il suo metodo.
Poi, dopo aver dato il rimedio, si passa alla diagnosi, si fa il contrario di come si fa normalmente; prima si indica, una, diciamo così, si fa la diagnosi, dei mali, e poi si arriva alla terapia. Qui invece si dà prima la terapia e poi si fa la diagnosi del male, e c'è da chiedersi se la terapia è quella più indicata per risolvere i mali che sono stati evidenziati in premessa.
Intanto si fa riferimento, in modo così maldestro, così infantile, così ridicolo, ad un comunicato del nostro partito, che è stato pubblicato a chiare lettere, sia sull'Avanti prima, poi sui nostri giornali, e che, guarda caso, è stato interpretato in quel modo solo da chi aveva interesse ad interpretarlo in quel modo.
La stampa seria, in genere, non ha dato peso a questo comunicato, appunto perché era un comunicato che proponeva un approfondimento dei temi e un rilancio dell'azione politica dell'attuale amministrazione. È inutile che io racconti e dica che venerdì, il venerdì antecedente alla decisione del Comité central della domenica è uscito l'Avanti riportando l'articolo "un nuovo corso politico" che oggi sul Progrès del giorno 4, che è già uscita dall'altro sabato precedente, dove si spiega che cosa intendiamo per nuovo corso politico, dove non era possibile interpretare differentemente dalla nostra volontà quanto avevamo deciso e deliberato.
Ma noi sappiamo benissimo, e del resto nessuno ha creduto a questo rampino che l'Union Valdôtaine ha voluto gettare sul Partito socialista, che la crisi fosse originata dai socialisti. Intanto le crisi si originano in due modi: se si è in una Giunta ci si dimette, se si è fuori si presenta una mozione di sfiducia; questi sono i due modi per originare le crisi e gli altri sono tutti espedienti verbali, sono tutte iniziative più o meno opportune, più o meno intelligenti, più o meno interessanti.
Continuiamo l'esame.
Quindi, il primo motivo è quello dell'ordine del giorno. Io invito tutti a leggere l'ordine del giorno e poi soprattutto a leggersi il commento all'ordine del giorno se lo vorranno fare; e del resto nessuno ci ha creduto a questa tenue e direi trasparente giustificazione puerile, del resto.
Passiamo al grosso tema dell'indignazione, "la popolazione è indignata per i fatti della Cooperativa Mont Mary" e per altre cose, no, perché qualcuno si è arricchito ecc. ecc.
A me non consta, non solo a me, ma non consta a tanta gente che la popolazione sia indignata: consta solo che qualche giornalista scriveva che la popolazione era indignata e aveva appunto un bisogno che oggi sta uscendo da un disegno politico che poteva venire perseguito da certi giornali, che sono espressione di certe forze, ecc. ecc. Quindi il puzzle, tutti i pezzi, combaciano, adesso si possono mettere a posto e si vede che c'era un disegno, prima oscuro, oggi molto chiaro, che si è chiarito in questo Consiglio e che finalmente può essere offerto all'attenzione, alla meditazione di tutti gli elettori cittadini della Valle.
Io non sto a soffermarmi sulle meschinità che l'avvocato Caveri con la solita faccia tosta ci propina; voglio solo ricordare che egli in questo Consiglio ha dato del disonesto a diversi consiglieri che sono ancora vivi e, per esempio, a qualcuno ha detto che era un ladro di cavalli, ad altri ha detto che si erano fatti i soldi con l'autostrada, ad altri che assicuravano con la loro assicurazione i Consiglieri regionali, ad altri che avevano troppe cariche e ad altri cose innominabili; ora, se lui credeva di fare questo show, di fare tremare le vene dei polsi, posso garantire che si è sbagliato, perché noi sappiamo da che pulpito viene questa predica, sappiamo anche che questo suo espediente di fare ricorso alla moralizzazione, al moralismo, è l'espediente ultimo, quando non ha più niente da dire sul piano politico, e quando non sa più come giustificare i suoi capovolgimenti di fronte e diciamo così, i suoi salti della quaglia.
I suoi salti della quaglia: questo lo sappiamo, è da anni che succede così, ci sottoponiamo anche noi a questo, diciamo, tour de force, accettiamo quello che dice, deve fare attenzione però a non andare molto al di là per non beccarsi una querela, questo sì che deve fare attenzione perché, sia ben chiaro che, se sgarra questo, non gliela toglie nessuno; però fa parte del suo modo di fare in politica, fa parte del folklore della politica valdostana, noi lo accettiamo, in questo quadro e sotto questo profilo.
Noi però, sia ben chiaro, non accettiamo nessuna lezione di moralismo e di morale da parte dell'avvocato Caveri, primo perché non abbiamo il complesso di inferiorità nei suoi confronti; caso mai potremmo avere un complesso di superiorità, se questo fosse ammissibile, ma vi diciamo solo che non abbiamo nessun complesso di inferiorità nei confronti dell'uomo Caveri e del politico Caveri e del, diciamo così, rettore di morale, Caveri.
Ci saranno degli avvenimenti che accadranno tra un mesetto, neanche, e che probabilmente costituiranno il sollazzo dell'opinione pubblica perché vedremo certo pseudo moralizzatori, che oggi vogliono ergersi su un piedistallo, li vedremo sfilare, in compagnia di tanti altri, in una certa sede, dove dovranno rendere conto di azioni che certamente possono aver commesso, o non aver commesso, ma che comunque, li parificano in tutto e per tutto ai comuni mortali che fanno la politica in Valle d'Aosta.
Ma, non è di queste cose che vogliamo discutere, perché in questo modo noi eluderemmo il problema di fondo di questa comunicazione, Signor Presidente, che è appunto la decisione di ritirare l'appoggio a questa Giunta da parte dell'Union Valdôtaine.
L'altro argomento, quello delle elezioni che vengono spostate e quindi, dice, chi te lo fa fare di essere così fesso di dare l'appoggio a questa Giunta; ecco, sì, quella è la ragione vera, reale, evidentemente all'Union Valdôtaine non fa più comodo appoggiare questa Giunta. Ma, signori, dovevano usare tutti questi arzigogoli, tutte quelle false premesse per arrivare poi al vero scopo, all'oggetto di questa vostra decisione, che è legittima, sulla quale possiamo anche dissentire, discutere, ma è legittima, presentiamola almeno per quella che è, insomma, l'Union Valdôtaine si è stufata di dare l'appoggio esterno a questa Giunta, perché? Perché si è stufata? Cerchiamo di capirla: perché sembra che non tanto i socialisti, che certamente non portano via voci all'Union Valdôtaine, ma sembra che invece i democratici popolari, soprattutto grazie all'attività, all'abnegazione, alla figura del Presidente della Giunta, con questo non voglio diminuire gli altri assessori, sia ben chiaro, che operano intelligentemente e con capacità, fa breccia all'elettorato, probabilmente, dell'Union Valdôtaine, si presenta bene, si presenta bene, risolve i problemi, non è screditato al centro, checché se ne dica, anche se non è più intruppato nella Democrazia Cristiana e questo dà fastidio perché in un certo elettorato, in un certo ambiente, questo può portare via dei voti, o sminuire la figura di colui il quale probabilmente ha di nuovo avuto un attacco di Presidentite acuta.
Ora, Signori, queste sono le motivazioni reali; inutile che veniamo a menare il can per l'aia qui in Consiglio, queste sono le motivazioni reali, che la gente le sappia, e poi se si presenterà una mozione di sfiducia e questa verrà votata e approvata non staremo un minuto di più qui, ma nemmeno un minuto di meno, questo deve essere chiaro e, noi socialisti, non ci prestiamo nel modo più assoluto a manovre che tendono a spostare a destra l'asse dell'equilibrio politico in Valle d'Aosta; e comunque, sia ben chiaro, che noi siamo disponibili, non per qualunque Giunta, non per qualunque soluzione, siamo disponibili solo per una politica che voglia affrontare e risolvere i problemi del momento e che sono stati così magistralmente elencati e citati dal Presidente della Giunta, cui io non voglio aggiungere niente altro.
Manganoni (P.C.I.) - Premetto che non è assolutamente nelle nostre intenzioni coprire atti di disonestà amministrativa: se disonestà c'è stata o c'è, si prendano i provvedimenti del caso contro i responsabili; siamo sempre stati del parere che una delle caratteristiche degli amministratori deve essere quella dell'onestà.
Ciò però non deve coinvolgere l'esistenza di una direzione politica in questo momento critico della Valle d'Aosta. Aggiungo che noi comunisti non siamo per il rinvio delle elezioni. L'abbiamo affermato nella dovuta sede, la confermiamo oggi e sosteniamo che le elezioni del Consiglio regionale devono avvenire allo scadere dei quattro anni, perché questo è stato il periodo per il quale i Consiglieri regionali sono stati eletti.
Ci preoccupano però, e ci preoccupano seriamente, le conseguenze di una crisi; aveva detto il Consigliere Ramera, crisi corta, crisi lunga, crisi corta, crisi rapida, crisi fulminea; l'esperienza ci insegna che le crisi durano dei mesi, molti mesi, il passato, in questo Consiglio, ce lo insegna. Comunque crisi rapide o non rapide sono sempre delle crisi con delle gravi conseguenze.
Negli ultimi tre anni, beh, si era, c'era una crisi all'anno qui, in questo Consiglio regionale e, vediamo le conseguenze di quelle crisi: c'era l'immobilismo perché non c'è più un governo regionale e quindi, ordinaria amministrazione; la Regione della Valle d'Aosta che ha bisogno di iniziative, non solo di una certa entità, ma urgenti, perché è inutile che io vi descriva la situazione attuale, poi, ebbene, noi crisi di nuovo, ordinaria amministrazione, e tutti si ferma.
Ora, chi è che ha provocato queste crisi? È ancora stata la democrazia cristiana, parlo delle crisi passate e voglio aggiungere a Ramera... (voci) ...e per dimostrare con i fatti la veridicità di questa affermazione voglio andare più indietro; forse il Consigliere Ramera non se lo ricorda perché non c'era, ma vi sono, in questo Consiglio, dei consiglieri che già erano consiglieri allora: mi riferisco al 1954, primo tentativo della democrazia cristiana di creare delle crisi, 11 consiglieri della D.C. dimissionano e se ne vanno, con il chiaro e dichiarato intento di fare venire in Valle d'Aosta i Commissari.
Ebbene, anche allora hanno fatto i conti come li faceva adesso Ramera: 18-6-11, mi pare abbia detto, allora deve aver detto, ma, e anche allora avranno detto 25 meno 11, 12 o 15 che son io, se non che i calcoli di allora, della Democrazia Cristiana sono andati a vuoto, perché già allora il Partito Comunista, che era all'opposizione, mettendo da parte quelle rivalità, quelle astiosità che si erano create naturalmente in Consiglio regionale ed ha votato per quei Consiglieri che sono rimasti, ed allora erano quelli dell'Union, senza chiedere né un posto in Giunta né, non dico una poltrona, neanche uno sgabello ed allora il Partito comunista nel 1954 ha evitato alla Valle d'Aosta l'onta dei commissari romani.
1954! Poi, due crisi degli anni scorsi, create da chi? Da noi che eravamo all'opposizione? No! Create naturalmente dalla Democrazia Cristiana e quindi due anni di crisi con tutte le conseguenze negative.
Ma veniamo ai fatti più recenti; primavera 1971, altro tentativo di crisi, perché si è colta l'occasione della votazione del bilancio per cercare di scalzare la Giunta. Le ragioni? Ebbene, le ragioni della Democrazia Cristiana di scalzare le giunte di cui non fa parte le conosciamo molto bene, poi le conoscono tutti, coglie l'occasione del bilancio per mandare in aria la Giunta. Visto che non raggiunge il suo scopo abbandona la seduta, abbandona l'aula e se ne esce. Ebbene, allora, noi comunisti, che non facevamo parte della Giunta e che non aspiravamo ad entrare in Giunta, ma preoccupati esclusivamente degli interessi della Regione e degli interessi del popolo valdostano, ripeto, pur essendo all'opposizione e con tutte le riserve che allora abbiamo fatto, abbiamo votato a favore del bilancio per evitare una crisi.
Ora, con questo non è che io voglia illustrare, sottolineare i meriti dei Consiglieri regionali comunisti ed il partito comunista hanno, è solo per ricordare a Ramera che non se ne ricorda, i fatti, non chiacchiere, dati, fatti, e quelli non sono disponibili.
Comunque, anche allora, noi abbiamo evitato la crisi: oggi siamo daccapo, ma io mi chiedo: vi rendete conto della gravità della situazione attuale nella Valle? Ne ha accennato il Presidente della Giunta, ma io voglio particolarmente sottolinearne alcuni e mi limito ad alcuni, voglio sottolineare in modo particolare la situazione grave della Bassa Valle, degli operai della Bassa Valle, e a me questo tocca proprio in modo particolare perché operaio lo sono anch'io. Ebbene, Bordon, io normalmente non accetto le provocazioni: ma se Bordon sapesse cosa vuol dire avere i calli sulle mani, e passarsi... (voce di Bordon) ...spaccando legna o non legna, vieni a vedere... se Bordon sapesse cosa significa passare 8 ore in una fabbrica, e alla fine del mese percepire quella busta che di fronte, Bordon, io non voglio entrare in merito ai tuoi introiti, ma di fronte ai tuoi introiti, impallidisce, ed allora, forse, il Consigliere Bordon userebbe un altro linguaggio e sarebbe un po' più preoccupato della situazione di queste seicento famiglie, che non percepiscono più la busta, che quando la moglie deve andare a fare la spesa non ha i soldi per pagarsi il pane, quando deve comperare il cappotto al bambino che va a scuola, adesso che si avvicina la stagione invernale, non ha i soldi per pagare il cappotto al bambino che va a scuola, ebbene se Bordon queste cose, non dico, le avesse provate, ma almeno le conoscesse per averle viste da vicino, forse userebbe un altro linguaggio.
Ebbene oggi noi la Valle d'Aosta l'abbiamo riportata, non abbiamo, non è colpa nostra sia ben chiaro, ma è stata riportata a circa 30, 40 anni fa quando per trovare del lavoro si doveva varcare le frontiere e si doveva andare all'estero, Francia e Svizzera; ebbene, oggi molte donne che hanno perso la loro occupazione alla Brambilla devono partire ed andare a lavorare in Svizzera e diverse sono già partite andando a fare le schiavette con i vignerons du Valais. Quindi, queste cose dovrebbero farci riflettere, e la soluzione non è che la vediamo immediata, perché noi a questi disoccupati, a questi operai, a queste donne però disoccupate non possiamo dire, beh, vai 15 giorni nel Valais a fare la schiavetta dei vignerons e poi quando arrivi troverai del lavoro. No. Bisogna ancora trovarla la soluzione per dare del lavoro a queste persone; e quindi io vi dico, riflettiamo, cerchiamo di immedesimarci, mettiamoci nella situazione di questa povera gente, di questi lavoratori che sono sul lastrico e non hanno possibilità di trovare un altro impiego, un'altra occupazione nella nostra Valle.
Potrei accennare alla situazione della Cogne, il ferroleghe che si ferma, di due altoforni, uno funziona, ciò che vuole dire dimezzare la produzione della ghisa, conseguentemente, dimezzare la produzione dell'acciaio.
Non vi parlo del riparto fiscale, di cui ha accennato il Presidente, della revisione dei contingenti dei generi in esenzione fiscale, benzina, vedi benzina, con tutti i problemi che adesso ha creato, dei problemi dell'agricoltura, dell'organico dei dipendenti regionali che da tempo aspettano ed adesso con una crisi, aspettano chissà quanto ancora, dei piani regolatori comunali, di cui ne abbiamo tanto parlato in questo Consiglio e non si è risolto niente, e adesso che potremmo raggiungere una soluzione si creano le crisi e quindi tutto rimarrà ancora fermo nelle polverose scrivanie dell'Amministrazione regionale, e di altri problemi che non voglio qui elencare.
Ebbene, noi in questa situazione vorremmo creare un vuoto di potere; il Consiglio regionale non avrebbe più un suo interlocutore perché la Giunta dovrebbe tirare avanti la normale amministrazione.
Ora, ripeto, noi siamo all'opposizione e se ragionassimo come la Democrazia Cristiana dovremmo essere i primi, a fare come loro, che sono all'opposizione, per creare questa crisi, per mandare per aria la Giunta, sorridendo magari, come sta facendo il Consigliere Chabod, della situazione grave che c'è nella Valle e che questo prolungherà e ne impedirà la soluzione rapida. Bene, a noi comunisti non interessa il fatto di avere una poltrona o uno sgabello in giunta o altrove: a noi questo non interessa, l'abbiamo dimostrato nelle passate crisi, però a noi interessano gli interessi della popolazione, a noi interessano gli interessi dei lavoratori della Valle. Noi siamo contro ogni crisi in questa situazione e non che ci limitiamo ad affermarlo in questo momento in Consiglio. Il Partito Comunista ha emesso un comunicato di cui vi leggo, vi do lettura di alcuni stralci: "Il Partito Comunista esprime la più ferma opposizione alla svolta che si vuole dare alla situazione politica della Valle d'Aosta attraverso una crisi priva di qualsiasi riferimento ai reali problemi sociali ed economici della Regione e che, per il suo carattere, rischia di avere sbocchi pericolosi per lo sviluppo democratico ed autonomistico della nostra Valle ridando spazio ad una democrazia cristiana oggi politicamente qualificata.
La crisi dell'occupazione industriale, la drammatica situazione di centinaia di famiglie di lavoratori nella Bassa Valle, i problemi dell'agricoltura e in generale dello sviluppo economico, l'attacco padronale al salario ed alle conquiste dei lavoratori, i problemi ormai indilazionabili della casa, della scuola, della salute e dei trasporti, la realizzazione di un nuovo riparto fiscale e di altri importanti punti autonomistici, richiedono interventi immediati ed incisivi dell'Amministrazione regionale, la cui condizione essenziale è una direzione politica stabile, fondata sull'appoggio delle forze di sinistra e del movimento dei lavoratori.
Il Partito Comunista impegna il gruppo regionale comunista ad opporsi al disegno di destra della D.C. e delle forze che verso la crisi responsabilmente spingono e ad impedire che in questo momento la Valle d'Aosta venga a trovarsi senza una Giunta regionale capace di dare risposte adeguate ai vari problemi esistenti e che costituisce un primo passo verso la soluzione di sinistra.
Il Partito comunista conta di avere al suo fianco in questa azione, per l'autonomia e le riforme, tutte le forze popolari ed autonomistiche, dai socialisti democratici popolari all'Union Valdôtaine.
Il Partito comunista impegna ogni compagno, ogni organizzazione del partito a mobilitare attraverso una tempestiva, ampia, unitaria iniziativa politica tutti i lavoratori della Valle per impedire questa crisi, e per tenere aperta e fare avanzare le prospettive dello sviluppo autonomistico della nostra Regione, delle riforme del progresso, dell'avanzata a sinistra".
Ebbene, noi, vi dicevo, siamo contro ogni crisi, ma non solo noi siamo contro ogni crisi, i sindacati, l'hanno dichiarato in un modo netto nei loro comunicati perché si rendono conto delle conseguenze nel campo del lavoro; le forze operaie, i consigli di fabbrica, i sindaci, l'opinione pubblica. Ora, la nostra posizione è chiara: no alle crisi, lunghe o corte, perché le conseguenze ricadrebbero sulle spalle della popolazione valdostana, ed in particolare sulle spalle degli operai, dei lavoratori; anzi, noi comunisti rivolgiamo un appello a tutti i Consiglieri affinché uniscano i loro sforzi per giungere al più presto ad una soluzione dei problemi pressanti, ai quali ho accennato sopra e particolarmente alla situazione grave della Bassa Valle.
Pollicini (D.P.) - Signor Presidente, io mi permetto di fare un richiamo al Regolamento, a quel regolamento che tutti i Consiglieri regionali hanno voluto porre le modifiche, in quanto quello precedente l'anno scorso era stato fatto all'epoca in cui il sistema delle elezioni regionali era maggioritario, per cui in Consiglio vi erano due sole forze, una maggioranza di 25 e una minoranza di 10.
Premetto che non intendo ignorare il nuovo atteggiamento dell'Union Valdôtaine, però ciò non mi toglie dal dovere di fare un richiamo al regolamento e in particolare all'articolo 40, secondo capoverso, laddove si parla delle comunicazioni del Presidente del Consiglio, e laddove si dice che sulle comunicazioni della Presidenza sono consentiti brevi interventi dei Consiglieri. Ho premesso che non intendo ignorare il fatto nuovo, però ricordo che all'ordine del giorno non era previsto il fatto nuovo e quindi un dibattito completo, nella sede naturale e cioè nel Consiglio, non è possibile per l'argomento, per il tempo che richiede, per la responsabilità dei gruppi a cui sono portati oggi ad assumersi, è necessario che questo argomento sia portato all'ordine del giorno.
Vediamo anche un altro articolo, il 109 del Regolamento, questo articolo nel nuovo regolamento è stato voluto espressamente dall'avvocato Caveri, quale capogruppo dell'Union Valdôtaine, che faceva parte della Commissione della revisione del regolamento, e ha messo un istituto che prima non esisteva nel precedente regolamento, cioè l'istituto della mozione di sfiducia. Ebbene, mi pare che sia importante rispettare noi, che abbiamo avuto questo regolamento per primi, se credevamo a quello che abbiamo fatto, la prassi che in questi casi il regolamento prescrive, e cioè, mi pare che sia importante che chi vuole la crisi ponga in atto le procedure proprio per il rispetto del Consiglio, idoneo a provocarla con atti concreti consiliari e cioè attraverso una mozione di sfiducia, che l'articolo 9 del regolamento prescrive. Solo attraverso un voto del Consiglio su una mozione di sfiducia, portata all'ordine del giorno, avrà la crisi la sua sanzione, nel rispetto delle regole democratiche e nell'attesa della risposta del Presidente, mi riservo di proseguire o meno il mio intervento.
Montesano (P.S.D.I.) - Allora, bisogna che io dia una risposta al Consigliere Pollicini, il quale ha ragione in parte.
Io mi sono posto questo interrogativo, interrogativo, però che era posto a me stesso, prima dell'arrivo ufficiale della lettera del Comitato centrale, del Presidente del Comitato Centrale dell'Union Valdôtaine. Mi sono posto l'interrogativo, se portare in Consiglio, non l'avrei potuto allora, questo fatto grosso della politica valdostana, di cui da settimane i giornali ne parlano, l'opinione pubblica ne è investita e mi sono detto che sarebbe stato davvero strano che la sede legittima del Consiglio regionale non fosse stata investita di questo problema, cioè, mi sono domandato, è possibile che nel Consiglio regionale del giorno 7 non si parli affatto di tutto quello che parlano i giornali, di tutto quello di cui si discorre nei paesi, nelle strade delle città, e nei paesi della Valle?
Aver ricevuto, quindi, la comunicazione ufficiale da parte del Presidente del Comité central de l'Union Valdôtaine mi ha dato la possibilità di introdurre nel Consiglio, cioè in questa sede legittima, l'argomento attraverso appunto le comunicazioni del Presidente del Consiglio, comunicazioni sulle quali si possono fare dei brevi interventi, comunicazioni sulle quali si possono sgrossare gli argomenti che vengono posti in discussione; però è altrettanto naturale, ecco che qui Lei ha la sua ragione, e effettivamente la crisi deve essere iniziata attraverso un documento, cioè attraverso un documento di sfiducia, contenuto, appunto, nell'articolo 109 del regolamento, introdotto in questa riforma di regolamento, mozione di sfiducia che deve essere presentata, come Lei sa, da cinque Consiglieri.
Aggiungo ancora, affinché non ritorni sull'argomento che la mozione di sfiducia non può essere discussa e votata nella stessa seduta, anzi, devo aggiungere ancora, non può usufruire della procedura d'urgenza, questo lo conoscono tutti, non può usufruire, quindi io credo che questa via debba essere seguita, debba essere presentata una mozione di sfiducia, la quale sarà portata nel prossimo Consiglio, ribadendo che non può essere portata d'urgenza perché il regolamento stesso lo vieta.
Quindi perciò Lei deve accogliere la mia tesi di necessità di portare in Consiglio questo discorso, discorso che si faceva nelle strade, che si faceva nei giornali, sui giornali ecc. e nello stesso tempo richiamare i dettami del regolamento per lo svolgimento regolare di questo oggetto.
Naturalmente, al prossimo Consiglio, se viene presentata una mozione di sfiducia, la discussione sarà ripetuta, sarà ampliata, sarà approfondita e quindi io credo di aver dato al Consigliere Pollicini quelle spiegazioni che in parte mi fanno accogliere il suo intervento, e in altra parte mi fanno giustificare l'azione mia, l'introduzione di questo argomento in seno al Consiglio regionale, ritenuto come legittima sede per la discussione su un problema importante qual è una crisi regionale.
Allora vuole riprendere la parola? Si riserva.
Fosson (U.V.) - Ma, la risposta all'obiezione che è stata fatta dal Consigliere Pollicini l'ha già data il Presidente del Consiglio e noi non... noi ammettiamo quanto ha detto il Presidente del Consiglio. Certo che l'accenno all'articolo 40 che è stato fatto dal Consigliere Pollicini mi sembra un po' fuori posto nel senso che questo nel regolamento è stato introdotto per quanto sono le comunicazioni ordinarie, e quindi parliamo di una comunicazione che investe tutta la politica del Consiglio regionale quindi mi sembra che si possa anche discutere ampiamente, anche se il richiamo all'articolo 109 del regolamento è giusto, è esatto e deve concretarsi in questo.
Detto questo, vorrei incominciare un po' dalla fine, io, probabilmente, perché vorrei rispondere a certi interventi e quando Manganoni fa un appello a tutte le forze del Consiglio per risolvere la crisi della Bassa Valle e di porre l'accento su questo problema, ci trova perfettamente consenzienti, e questo è un problema che può essere tranquillamente affrontato indipendentemente da quello che è la mancanza di fiducia in questo momento alla Giunta attuale.
Concordo con molte altre affermazioni del Consigliere Manganoni perché accetto quando dice: non vogliamo coprire la disonestà di nessuno, siamo contro il rinvio delle elezioni, ci preoccupa la durata della crisi, data la situazione in Bassa Valle.
Noi concordiamo in pieno su tutti questi tre punti. Noi non possiamo fare niente, noi dell'Union Valdôtaine per il rinvio delle elezioni, non abbiamo altro mezzo che protestare in questa sede, come abbiamo sempre fatto, presentando ordini del giorno, presentando mozioni, se saranno necessarie, lo faremo ancora, ma certamente che su questo punto, come ha detto l'avvocato Caveri, sono le forze politiche dei vari partiti che hanno i loro rappresentanti a Roma che dovrebbero fare quella pressione necessaria perché le elezioni regionali vengano, avvengano nel 1972, come lo dice lo Statuto, ed eventualmente per le altre legislature, quello che si deciderà serva per le altre legislature.
Però, così parlando con qualche rappresentante di partito nei giorni scorsi, mi diceva, non so cosa ci sia, ma questa questione, siccome deve essere una modifica della legge costituzionale, e quindi deve essere approvata due volte dal Parlamento, due volte dal Senato, è stata approvata una volta dal Parlamento, una volta dal Senato, e mi hanno detto, non sappiamo il perché questa legge è raccomandata da tutti, in maniera che passi al più presto perché in definitiva nessuna forza politica vuole le elezioni nel 1972, ma le vuole nel 1973. C'è una possibilità quindi se si vogliono le elezioni nel 1972, lavorare in quel senso anche presso i rappresentanti a Roma e noi saremmo perfettamente d'accordo. Questo è il rilievo di quel punto.
La durata della crisi, data la situazione in bassa Valle, l'ha detto Caveri, che la crisi dipende dalla volontà dei demo-popolari, può essere risolta abbastanza presto, ma teniamo presente un'altra cosa, teniamo presente un'altra cosa, che anche se si apre una crisi, la Giunta resta in carica; quelle che sono tutte le funzioni della Giunta, tutti quelli che sono, le varie cose che si devono fare eventualmente, i vari colloqui, a Roma e tutto, possono svolgersi, i vari rappresentanti, se c'è la volontà da parte dei vari rappresentanti dei partiti di fare un'azione unitaria, la si può svolgere indipendentemente da quella che è eventualmente la soluzione della crisi; questo è un'altra cosa che andava detto.
Adesso io vorrei ritornare un momento a certe affermazioni fatte dall'Assessore Milanesio, perché l'Assessore Milanesio, io non entrerò certamente in fatti che non siano politici e che non abbiano attinenza puramente con quelle che sono le massime preoccupazioni in questo momento di tutti i Consiglieri che è quella della soluzione di un problema che sta a tutti a cuore, e cioè quello occupazionale della Bassa Valle. L'Assessore Milanesio ha fatto due o tre affermazioni: prima di tutte le crisi che l'Union Valdôtaine ha provocato. Risponderò.
Poi dice, si è interpretato male il nostro comunicato, il comunicato del Partito socialista, dandoci una patente di quasi imbecillità, di non saper leggere l'italiano del vostro comunicato, e dice, noi, nei giornali abbiamo commentato questo comunicato, l'abbiamo commentato nell'Avanti del tal giorno, e quindi quello che noi... il commento che abbiamo fatto era completamente diverso da quello che diceva il comunicato. Noi lo sappiamo che probabilmente, quando avete stilato quel comunicato non eravate all'unanimità e questo non c'è, però, però, credo che l'avvocato Caveri ha citato le prime parti, le premesse del comunicato; io invece vorrei arrivare un po' a quello che è il fondamento del comunicato, ed allora, cosa dite, non ripeto quello che ha detto "aveva giustificato" l'ha già rilevato l'avvocato Caveri: "convinto che da tale situazione di confuso immobilismo occorre uscire al più presto con una propria iniziativa, invita, invita" e prego tutti i Consiglieri, lo avranno letto questo comunicato, ma siccome si vuole travisare anche le parole, permettetemi che le leggiamo con una certa lentezza e ci rendiamo conto cosa vogliono dire queste parole: "invita la Segreteria, anche nell'eventualità di uno spostamento delle elezioni regionali, a prendere i necessari contatti con tutte le forze politiche democratiche alleate ed all'opposizione per promuovere un nuovo corso che dia vigore all'azione della pubblica amministrazione regionale e locale realizzando i programmi amministrativi già proposti dal Partito", "prendere i contatti con tutte le nuove forze per dare un nuovo corso", fino a prova contraria vuole dire che, con le scuse fatte nella parte inziale, nelle premesse, accusa la Giunta attuale, accusa specialmente l'Union Valdôtaine, vuole dire dare un nuovo corso, vuole dire praticamente creare una crisi, e d'altra parte certi contatti che ci sono stati erano chiari, erano chiari che erano contro la questione dell'Union Valdôtaine. Ora, l'Union Valdôtaine, cosa doveva fare? Alla luce di questo comunicato doveva dire "ma, no, noi continuiamo così", e l'Union Valdôtaine ha esaminato a fondo questo problema, ha esaminato a fondo quegli altri problemi, quegli altri aspetti di cui io, sui quali io non voglio entrare e ha detto, prima di tutto, ha detto e ha ritenuto che era in parte disonesto politicamente chi faceva parte di una data maggioranza con posti di responsabilità, di accusare quelli specialmente che appoggiavano questa maggioranza, di immobilismo, mentre lo avevano delle dirette responsabilità, come potremo chiarire, per certi problemi; quindi l'Union Valdôtaine ha esaminato con la massima serenità tutto questo, con la massima serenità e ha detto, noi, ci accusano per questo, per quest'altro, mentre noi non abbiamo da essere accusati, ed allora praticamente viene meno il nostro appoggio e così il nuovo corso lo potete fare come volete.
D'altra parte e qui io non vorrei accusare il Partito Socialista nel suo complesso, perché noi possiamo avere anche degli ideali socialisti, degli ideali socialisti più di qualcun altro magari che milita, o che è esponente del partito socialista, ma a me dispiace sempre di generalizzare; ma quando si parla di spostamenti a destra, e si fa la questione, a sinistra e si fanno i sinistrozzi, cari amici comunisti, nel 1966 chi ci ha dato una bella pedata nel sedere a tutti e che è stato l'artefice della caduta dell'alleanza del Leone? (voce di Germano) ...l'avrà fatto anche la D.C., ma io parlo degli amici socialisti, parlo... (voce di Milanesio) ...ma non l'avete mica data solo a noi, non l'avete mica data solo a noi! e non entriamo nei particolari di come è stata data, non entriamo, ricordo soltanto che praticamente non eravamo noi a fare la crisi, nel 1966.
Le altre crisi che sono state provocate non siamo stati certamente noi, sono stati i socialisti, e quindi andiamo pure avanti.
Ora, la questione di accusare l'immobilismo della Giunta, di accusare le industrie a partecipazione statale, e le industrie... quando ci sono degli esponenti socialisti che hanno delle responsabilità in queste industrie, mi sembra che sia veramente un principio di disonestà politica.
L'altro giorno, in una riunione a Verrès, il rappresentante del Partito Socialista, mi sembra che sia il Geom. Di Stasi, non ha detto gran che sulla crisi della Bassa Valle, ma ha fatto un'affermazione che noi condividiamo e ha detto chiaramente "se la SADEA non si costruirà a Verrès, i nostri rappresentanti del Partito socialista in seno alla Cogne daranno le dimissioni". Noi prendiamo atto, prendiamo atto in maniera anche solenne in questa seduta del Consiglio, e se non si farà la SADEA a Verrès, nel tempo stabilito, vedremo se il Presidente e qualche altro grande esponente socialista che sono nel Consiglio di amministrazione della Cogne saranno conseguenti con le affermazioni fatte dal Sig. Di Stasi.
Certo che ad un certo momento si dirà, ma quelle affermazioni....
Fosson (U.V.) - ...ma a un certo momento si dirà: ma quelle affermazioni le ha fatte il Geom. Di Stasi, non le abbiamo fatte noi, perché in tutta questa questione, in tutti i rapporti che abbiamo avuto con la Cogne, con la Brambilla, da sette mesi a questa parte, il Presidente della Cogne non è mai stato presente, non è stato presente alla riunione al Ministero delle Partecipazioni Statali, non è stato presente alla riunione che abbiamo fatto qui, il primo maggio, non è stato presente a tutte le altre riunioni in cui erano presenti i rappresentanti dei sindacati, i rappresentanti delle forze politiche.
Questo è un primo punto e allora come si fa ad accusare proprio i socialisti, ad accusare le altre forze che non fanno niente per la Bassa Valle?
Quando io ho sentito quelle affermazioni del Geom. Di Stasi a Verrès ho pensato ad altre affermazioni fatte in passato dal Presidente della Cogne, mi sembra che dopo che era stato nominato Presidente della Cogne si era fatta un'affermazione, che siccome erano entrati nel Consiglio di Amministrazione della Cogne cinque rappresentanti valdostani, mettendo anche quelli che non erano valdostani in questo numero, rappresentanti del Partito Sociale e rappresentanti della Democrazia Cristiana, si è detto: faremo portare, faremo tutta l'azione, vi assicuriamo che porteremo la direzione generale della Cogne ad Aosta.
Signori, questa affermazione fatta nel 1966, quale risultato ha dato? Che il Presidente della Cogne si è allontanato da Aosta e invece di portare la sede della Cogne ad Aosta, si è allontanato lui e via dicendo.
Ora si fa leva su tutto questo, e questo è uno dei lati negativi. Ho premesso che concordo con Manganoni e con quegli altri che possono dire quale è la situazione della Bassa Valle.
Si è fatta anche una propaganda sott'acqua, nella zona della Bassa Valle, fatta da rappresentanti di Partito, non voglio entrare in questi particolari, voglio solo dire il motivo.
Ad un certo momento, si è anche detto: l'Union Valdôtaine non è d'accordo di creare dei nuovi posti di lavoro nella Bassa Valle, perché l'Union Valdôtaine è retrogada, conservatrice, non è per la classe lavoratrice, quindi non vuole questo.
Ora anche questo punto noi dobbiamo smentire categoricamente in quest'aula, e io chiamo a testimonio, particolarmente il Presidente della Giunta, posso chiamare a testimonio qualcun altro, noi abbiamo detto, a tutti insieme l'abbiamo detto e abbiamo deciso che la SADEA doveva farsi a Verrès, quindi non è che sia un'iniziativa dell'Union Valdôtaine, abbiamo lungamente discusso in questa sede, abbiamo detto i motivi per la grave deficienza dell'occupazione attuale, non abbiamo detto solo quel motivo, abbiamo pensato a tutti i pendolari che devono andare a lavorare fuori Valle, ebbene noi queste cose le abbiamo dette tutti insieme, ma da sette mesi ci stanno menando per il naso, e allora è bene che tutti gli operai della Bassa Valle sappiano come stanno le cose, perché molte volte si travisano i fatti e si vengono a dare delle responsabilità a chi queste responsabilità non ha.
Noi queste cose abbiamo avuto il coraggio di denunciarle, qui in questa Aula, quando abbiamo fatto il dibattito sulla Cogne, le hanno denunciate i nostri rappresentanti nella Commissione di inchiesta, in quella Commissione che doveva prendere in esame la situazione della Cogne, l'abbiamo discusso lungamente e permetterete che venga su alcuni punti rapidi di passaggio, perché è comodo ad un certo momento fare certe affermazioni e poi tirare indietro la mano, quando le cose vanno male e dare la colpa agli altri.
Dicevo che in questo fatto della Cogne ci stanno menando per il naso, ho detto prima che il Presidente è buon testimonio che anche nella riunione davanti al Ministero, durante la riunione al Ministero delle Partecipazioni Statali, che gentilmente, alla quale gentilmente ha voluto che partecipassi, abbiamo detto le stesse cose che abbiamo qui, le abbiamo dette al Signor Einaudi, in presenza dei nostri parlamentari, l'abbiamo detto al Sottosegretario socialista On.le Principe, e quale è stata la risposta quando noi dicevamo che - non so se c'era anche Ramera quella volta - abbiamo detto molto chiaramente che noi non condividevamo quella che era la nuova politica della Cogne, perché questa nuova politica della Cogne sarebbe stata nefasta per gli interessi della Valle d'Aosta e per gli interessi dell'occupazione in Valle d'Aosta e l'On.le Principe ha risposto e ci ha detto un po' quello che è stato detto qui da qualche altra forza politica quando abbiamo fatto la discussione sulla Cogne, e hanno detto: "bisogna abbandonare le visioni puramente regionali e provinciali, bisogna allargare il campo, bisogna vedere la Cogne inserita nel campo nazionale e via dicendo, solo così voi potrete avere dei vantaggi"; i vantaggi li vediamo adesso, io li voglio sottolineare; perché vedete ... purtroppo i nostri operai, ma non solo i nostri operai, ma i dirigenti della Cogne, tutti quelli che si occupano dei problemi occupazionali, questa questione, questo Libro Bianco sulla Cogne, non lo hanno letto ... le affermazioni dell'Avvocato Einaudi, al momento della discussione con la Commissione, il 3 febbraio 1969, quasi tre anni fa, noi all'interno dello Stabilimento abbiamo in programma di potenziare le lavorazioni a freddo dei nostri materiali, lavorazioni che consistono essenzialmente in una migliore rifinitura dei prodotti, attraverso la filatura, la lisciatura, ecc. delle barre, perché queste sono attività ancora strettamente connesse alla produzione di acciai speciali, le successive lavorazioni dei materiali sono già invece delle lavorazioni di carattere meccanico.
Passiamo ad altre affermazioni fatte davanti alla Commissione il 6 giugno 1969, parlando della SBE, l'operazione in questione, rispondendo all'Avv. Caveri, che mi chiedeva delle informazioni sull'acquisto della bulloneria di Monfalcone, rispondeva, sempre l'Avv. Einaudi; l'operazione in questione non rappresenta per altro che una minima parte dello sviluppo che noi vogliamo dare alle lavorazioni a freddo e che prevediamo di attuare in Valle d'Aosta.
A questo proposito, vi informo che noi intendiamo portare all'esame del Consiglio di Amministrazione della Società, in una prossima riunione, proprio un'iniziativa in tale senso, e chiedo pertanto che per un riguardo verso il Consiglio di Amministrazione, mi sia consentito di discutere prima di detto problema in seno a quell'organo, riconfermo però che è nostra intenzione far sorgere all'esterno della Cogne, con opportune iniziative, una serie di aziende adatte per uno sviluppo delle lavorazioni a freddo dei nostri prodotti siderurgici.
Verremo dopo a qualche affermazione per qualche cosa che ha fatto parte della discussione, che abbiamo fatto in quest'aula, però ho voluto prima di tutto citare queste due affermazioni fatte dall'Avv. Einaudi, una come dicevo il 3 febbraio 1969, l'altra il 6 giugno 1969, e si dirà, noi abbiamo appoggiato un finanziamento di 57 miliardi alla Cogne, probabilmente questo finanziamento non è ancora venuto, non lo sappiamo, non voglio entrare in questo, perché non conosco tutti i particolari.
Voglio fermarmi a queste due affermazioni e si dice oggi: noi abbiamo delle difficoltà a creare la SADEA, a Verrès, si gioca sul problema della conto terzi di Aosta, ma Signori, dopo queste affermazioni, quando il problema occupazionale in Bassa Valle era già critico per quanto concerne la manodopera maschile, la Cogne cosa ha fatto, la Cogne ha acquistato dei capannoni Vituone, vicino a Milano, dicendola semplicemente per un deposito di acciai, per la vendita, ha cominciato a trasferire alcune macchine che facevamo appunto queste operazioni, queste lavorazioni di pelatura, di raddrizzatura, di rettifica delle bare, le hanno installate a Vituone, aveva in mente di comperare delle nuove macchine che dovevano venire ad Aosta, queste macchine non sono venute ad Aosta, sono state installate a Vituone e oggi, a Vituone, ci sono 100 e tanti operai che lavorano per queste operazioni a freddo che fino al momento di creare quel nuovo stabilimento a Vituone avvenivano sempre ad Aosta e con estrema semplicità, avrebbero potuto essere spostate, eventualmente a Verrès e, praticamente, c'è altro che bolle in pentola.
Noi non conosciamo, non facciamo parte del Consiglio di Amministrazione della Cogne, ma tutta la questione della conto terzi, sulla quale si gioca con i Sindacati e sulla pelle dei lavoratori, con i Sindacati e con i responsabili politici e si gioca questo sulla pelle dei lavoratori, ed è questa che è la cosa più indegna, e che noi dobbiamo denunciare con tutta la forza possibile e allora praticamente la conto terzi dovrebbe essere installata qui ad Aosta, potenziata con il trasferimento di altre operazioni a freddo che si stanno facendo adesso ad Aosta, che dovrebbero andare a Vituone e a Scafati, vicino a Salerno, perché non posso dare questo come una questione sicura, ma si parla di sopprimere una parte della finitura uno, e mettere in quella zona, il Manganoni conosce molto bene, mettere in quella zona, la conto terzi; quindi a un certo momento, noi dobbiamo dire: ma quando si tratta di creare uno stabilimento a Verrès, venite a dirci che non avete i mezzi, quando si tratta di fare la questione a Vituone e a Scafati, voi lo fate, quando si tratta di acquistare dei terreni in quel di Modena, per ampliare lo stabilimento di Modena, allora i fondi li trovate, e qui ho un giornale economico che tutti voi leggete del 1° ottobre, il Sole, dove si dice: "acciaierie, ferriere, fonderie di Modena, si è riunita nei giorni 28 e 29 settembre il Consiglio di Amministrazione delle acciaierie ferriere e fonderie di Modena, il Consiglio dopo aver rilevato, pur nella difficile situazione del mercato, l'andamento positivo della gestione, ha assunto importanti delibere per l'acquisizione di aree e il finanziamento del programma di rinnovamento degli impianti, a seguito delle dimissioni presentate dal Presidente Gra, Uff. Franco Froio e dal Vice Presidente Dr. Claudio Lionelli, che hanno assunto altri importanti incarichi, il Consiglio ha portato in loro sostituzione il Signor Lossano (?), Benelli, e il Geom. Loris Novi, e ha così proceduto all'attribuzione delle cariche: Presidente: Mario Einaudi, che lascia la carica di Amministratore Delegato, Vice Presidente Sig. Lossano Benelli, Amministratore Delegato: Ing. Granco Rigutti".
Allora, vedete, cari colleghi del Consiglio regionale, queste cose bisogna dirle, ma bisognerebbe che i sindacati ne fossero informati, nei minimi particolari, bisognerebbe che gli operai della zona di Verrès ne fossero informati onestamente e con obiettività, senza dare le colpe alla Regione.
Con il Presidente Dujany, queste cose, in modo diverso, le abbiamo dette al Ministero delle Partecipazioni Statali, l'Amministrazione regionale ha preso l'impegno dei 350 milioni per l'acquisto della Brambilla Costruzioni, a condizione che la Cogne faccia lo stabilimento, faccia uno stabilimento che possa occupare 400-500 persone a Verrès e dia questo suo programma, lo dia all'Amministrazione regionale.
Ma mi risulta, e qui potrebbe essere più preciso anche il Consigliere Ramera, che nell'ultima riunione del Consiglio di Amministrazione della Cogne si è deciso con molta difficoltà l'acquisto della Brambilla Costruzioni, ma per quanto concerne la questione Sadea non si è detto una parola e non c'è niente di concreto e allora non sarà una crisi di pochi giorni, mentre la Giunta resta in carica, mentre tutte le forze possono dare il loro appoggio a una soluzione di questo problema, che si possa risolvere il problema di Verrès, queste cose bisogna dirle, perché è troppo tempo che gli operai, aveva ragione Manganoni, devono vedere la soluzione, ma la soluzione non la possono avere attraverso delle chiacchiere, ma devono avere attraverso dei fatti concreti, e, permettetemi intanto se sono entrato in questo argomento della Cogne, chiedo scusa al Presidente se posso dire ancora due o tre altre cose su questo problema, è un problema bruciante e scottante che dovrebbe essere effettivamente dibattuto nella nostra popolazione, per far presente al Ministero delle Partecipazioni Statali, per far presente alla Cogne, attraverso la voce effettivamente di tutte le forze popolari, qual è il sentimento, al di fuori di quelle che possono essere le alchimie di una Giunta o di Partiti.
Noi, quando abbiamo appreso il programma della Cogne abbiamo discusso questo problema, il 2 novembre 1969, in questo Consiglio, quindi sono quasi due anni fa, abbiamo appreso questo programma della Cogne dalla voce del Consigliere della Cogne, il Sig. Ramera, ci siamo permessi di fare alcune critiche, noi abbiamo detto e qui potremmo solo - scusatemi un attimo, perché io voglio essere preciso, non voglio dire una cosa per un'altra e allora - avevo detto questo proprio nel mio intervento, ripeto che secondo noi la produzione della Cogne avrebbe dovuto essere potenziata soprattutto nel campo degli acciai speciali, ma mentre l'Avv. Einaudi, in sede di Commissione consiliare, ebbe a dire che la Cogne pensa di incrementare la produzione degli acciai speciali, ad Aosta, oggi sentiamo da un'altra parte che è nell'intenzione della società di costruire un apposito stabilimento per la produzione degli acciai speciali nel sud dell'Italia, questa è una delle incongruenze che noi come Consiglieri regionali dobbiamo sottolineare e con un po' di iniziativa ad un certo momento, dovremo vedere quello che sarà possibile fare.
Poi parlavo della SBE, dell'acquisto della SBE, dell'acquisto di Modena e dicevo: ora tutto ciò a mio avviso rappresenta una indubbia dispersione di mezzi, tutto ciò è un qualche cosa che ritengo sia contrario agli interessi della nostra Regione e a me pare che anche il Consigliere Lustrissy sia perfettamente d'accordo su questo punto.
E poi lascio perdere, perché qui facevo poi un accenno ai rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione e sostenevo la questione che dovevano essere designati o nominati, queste d'accordo anche con le forze del Partito Comunista, dell'Amministrazione regionale e non da parte della ... però, sulla questione del finanziamento, si diceva questo: si chiede che la nostra collaborazione per avere dei finanziamenti, - e noi siamo perfettamente d'accordo, che è necessario che la Cogne possa contare su altri finanziamenti, eravamo d'accordo di fare un'azione unitaria, noi dobbiamo dire però con molta chiarezza che siamo d'accordo di appoggiare la richiesta e la concessione di questi finanziamenti, alle seguenti condizioni: che il Consiglio regionale non continui ad essere estraniato dalle decisioni più importanti che riguardano la Cogne, e possa portare in seno alla società la sua voce, in modo da poter armonizzare e difendere quelli che sono gli interessi che noi abbiamo il dovere di difendere, cioè quelli dei lavoratori della Cogne e della popolazione della Valle d'Aosta, quindi queste cose le abbiamo dette due anni fa, cosa è successo da allora, da allora si sono estese molte cortine fumogene, si sono creati dei grandi concentramenti, si è creata una nuova piramide e praticamente l'Amministratore delegato della Società Cogne, attualmente sarà nominato Presidente di un ente coordinatore che è lega (?)... un ente che esisteva dal 1954, mai entrato in funzione, costituisce un altro impero industriale e praticamente la Cogne che aveva vissuto a suo tempo, con tutte le difficoltà possibili e immaginabili, però autonoma, e sulla quale eventualmente noi, avendo una gran parte della sua attività, in Valle d'Aosta potevamo dire una parola, questa Cogne entra in questo quadro generale, come la Cenerentola e dirò di più, e lo si vede anche qui, da uno stesso giornale, dove praticamente la Cogne era l'alfiere in Italia per la fabbricazione degli acciai speciali, oggi la si delega già in seconda linea, e quando si fanno queste pubblicità, voi vedete due pubblicità nella stessa pagina, da una parte la Cogne, l'acciaio Cogne è alta qualità, e dall'altra parte la Breda siderurgica dove si dice un nome per l'età dell'acciaio, Acciai Speciali Breda, e si elencano tutti gli acciai speciali Breda, anche questo, e si mettono dei pezzi ricavati con l'acciaio Breda, anche questo è un piccolo particolare, ma dimostra in quale forma di scadimento e di marginazione si vuole mettere proprio la questione Cogne.
Abbiamo fatto allora anche una critica alla nuova acciaieria LD, l'abbiamo in opposizione Einaudi, ebbene devo dirvi oggi che questa critica era fondata, noi l'esprimavamo, così in una forma velata, in forma di dubbio, ma oggi si parla già di sopprimere uno dei due forni LD e di sostituirlo con il forno sperimentale che sarà il primo che si metterà, si continuerà a fare degli esperimenti, e intanto l'acciaio speciale, specialissimo, le leghe specialissime, nel piano della Cogne dovranno essere fabbricate in quel di Napoli, e con questo avremo certamente, ad un certo momento, riportato la Cogne di Aosta al rango di ferriera, perché avremo eliminato la produzione degli acciai speciali che era il suo vanto, avremo eliminato una parte delle lavorazioni a freddo, e noi staremo con il fumo delle ferroleghe e con il fumo degli altri reparti, e le lavorazioni principali, quelle che possono avere degli specialisti, dare una possibilità ai nostri giovani, saranno trasferite in altre zone, e questa situazione è molto grave.
Ora, io non voglio dilungarmi su questo punto, credo che era necessario dire queste verità ancora una volta in Consiglio regionale, perché questa occupazione della Bassa Valle giustamente ci preoccupa e deve preoccuparci tutti, non si risolvono con delle chiacchiere, ma si risolvono con dei fatti, e qualunque sia domani la maggioranza che siederà sui banchi di Governo, dovrà impegnarsi di mettere alle corde i responsabili della Società Nazionale Cogne e i responsabili del Ministero delle Partecipazioni Statali, perché certamente è un anacronismo e questo lo abbiamo detto, in faccia al sottosegretario, perché lo dicesse al Ministro, è un anacronismo che il Ministero delle Partecipazioni Statali, attraverso dei finanziamenti che non so come avvengono e che diano la possibilità alla Cogne di espandersi in altre zone, fuori della Valle d'Aosta, e non dia la possibilità di espandersi in Valle d'Aosta, dando potendo dare essa una soluzione al problema occupazionale della Bassa Valle, almeno nel settore maschile, c'è tutto il settore femminile che va affrontato, e anche su questo non è mai mancata la nostra collaborazione al Presidente della Giunta, gliela abbiamo data non certamente per un interesse elettorale, l'abbiamo data spassionatamente perché crediamo di e vogliamo difendere quelli che sono i veri interessi della popolazione della Valle d'Aosta.
Quindi non si venga a dire che noi, togliendo il nostro appoggio oggi alla Giunta, abbiamo di mira, non teniamo conto di quelle che sono le difficoltà della Bassa Valle, queste cose andavano dette con estrema franchezza, e noi siamo pronti a qualunque dibattito in questo senso, e auguriamo alla Giunta che siederà domani su quei banchi che possa risolvere questi problemi, ma non sarà lei che li potrà risolvere, ma li dovrà far risolvere dal Ministro delle Partecipazioni Statali e da quell'ente della Cogne che oramai per delle ragioni che non voglio dilungarmi oggi, ci è sfuggito completamente di mano, anche se non abbiamo mai potuto tenere in mano, ma prima facevamo una lotta contro il passaggio della Cogne all'IRI, e ci hanno beffati, oltre al danno le beffe, hanno fatto passare sotto ... e si dice in Piemontese, "l'un que l'en suppa, l'e pan bagna" ed è la stessa cosa, quindi un altro organismo, con i suoi centri con i suoi centri di potere a Roma e in tutta questa questione certamente ci sono i responsabili del Partito Socialista, in seno alla Cogne, che hanno la loro responsabilità, insieme a una parte dei democristiani.
Tonino (P.S.I.U.P.) - Io ho appreso con molta apprensione la notizia apparsa in questi giorni sui giornali circa i disimpegni dell'Union Valdôtaine a sostenere dall'esterno questa Giunta.
Ricordo ai colleghi Consiglieri, che all'atto della costituzione di questa Giunta, il sottoscritto votò contro, dicendo che pur considerando positivo il superamento del centro-sinistra, era però presto per giudicare positivo l'insediamento di una nuova maggioranza, soprattutto per delle dichiarazioni che riguardavano il dialogo con le sinistre.
Quindi il mio intervento non vuole essere una difesa a questa Giunta, abbiamo però visto nel corso del tempo trascorso da allora fino ad oggi, come sovente il voto dato dalle sinistre risultò determinante agli effetti della sottovivenza dell'attuale Giunta, perché avveniva questo? Perché nell'esame della situazione generale e nell'analisi del lavoro che questa Giunta portava avanti, pur non rappresentando ancora quelle che erano le grandi aspettative, vedi situazione gravissima che abbiamo nella bassa Valle, a me era parso che qualcosa di nuovo si muoveva e che i suggerimenti che potevano venire da questi banchi alcuni venivano recepiti. In parole povere si era passato da un tipo di Giunta che innalzava i cartelli dei no, alle indicazioni che provenivamo da sinistra ad un'altra che sovente recepiva invece importanti suggerimenti.
Abbiamo assistito anche ad alcuni episodi avvenuti all'interno della stessa maggioranza, e voglio fare un breve accenno al biennio unitario e alla conseguente marcia indietro della Giunta, su di un argomento così importante, non per nulla, quella del biennio fu la vittoria della Democrazia Cristiana e la precipitosa uscita del giornale "Il Monitore Valdostano" con la grossa scritta: "Vittoria Liberale".
Fu da allora che questa Giunta... (Voce) ...ed è stata la Vostra vittoria, fu da allora che questa Giunta incominciò a vacillare e ad essere costretta a subire deviazioni che da una visuale progressista si assestò su posizioni... però mettendo assieme tutte queste cose, pur prendendo ciò che è avvenuto in casa dei socialisti del P.S.I., la sfrenata corsa ai posti di potere, i favoritismi, alcuni esagerati benefici, che non giustificano però la totale condanna di un partito la cui base si individua su un movimento operaio ancora, e questo poi soprattutto quando si tenta di mettere ai margini un partito, la cui base è in mano ai lavoratori per fare magari poi l'occhiolino con altre forze perché ci porterebbero verso una situazione disastrosa.
Dicevo, che mettendo assieme tutte queste cose, ecco che non meraviglia la posizione odierna assoluta dell'Union Valdôtaine, ma io vorrei rivolgermi ai colleghi dell'Union Valdôtaine, e la domanda la vorrei rivolgere all'Onorevole Caveri, persona con cui, non nego di aver avuto sempre una certa stima, sia per la sua acuta intelligenza, sia per la sua cultura.
On.le Caveri, Lei ritiene veramente che per una questione o per più questioni che mettono sotto accusa il Partito Socialista Italiano, la medicina migliore sia quella di spostare a destra tutto l'asse politico valdostano? L'Union Valdôtaine, alla sua base, non ha forse un elettorato contadino povero, sottosviluppato, non ha forse degli operai? (Voce di Ramera)
Montesano (P.S.D.I.) - Consigliere Ramera... continui, Consigliere Tonino...
Tonino (P.S.I.U.P.) - ...comunque questo è sulla vostra coscienza... l'Union Valdôtaine alla sua base, ripeto, non ha forse un elettorato contadino, povero, sottosviluppato, non ha forse degli operai che lottano per il posto di lavoro, per migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro?
Ritiene l'Union Valdôtaine che per affrontare dei grossi problemi, in ordine ai quali occorre mettere tutta la buona volontà, sia giustificabile un'apertura a destra con la Democrazia Cristiana, o se non addirittura con i Liberali?
A me pare che l'Union Valdôtaine abbia già avuto in passato una certa esperienza a tale proposito; queste le domande che ho voluto porre all'Union Valdôtaine, quindi io respingo nettamente la crisi così come si prospetta, perché il momento non è certamente favorevole a questa crisi, in un momento così drammatico, dove centinaia di famiglie sono alla miseria, né possono sperare in futuro di poter avere uno stipendio, in quanto le fabbriche sono chiuse; quindi non crisi, ma volontà politica di risolvere al più presto questa drammatica situazione, se vogliamo essere dei responsabili; quindi io mi dichiaro contro questa crisi, soprattutto se questa come da voci circolanti cerca sbocchi a destra.
Non meravigliamoci colleghi Consiglieri se la situazione già grave possa precipitare un domani, non meravigliamoci se questo palazzo potrà un giorno essere occupato dalla classe lavoratrice valdostana, perché siamo giunti al punto che non possiamo più sopportare determinate cose.
Sia chiaro, nel respingere questa mozione di sfiducia, che io chiedo che venga presentata al prossimo Consiglio, non intendo dire essere questa una soluzione.
Vi sarebbero certamente altre soluzioni, con sbocchi più a sinistra dell'attuale, ma in questo particolare momento ciò non potrebbe essere risolvibile subito, quindi niente crisi nel modo più assoluto, l'Avvocato Caveri ci propone oggi diverse soluzioni per risolvere la crisi, a destra o a sinistra, ma questo secondo me, non è chiarezza, e Lei, Avv. Caveri, sa benissimo che lo sblocco di una crisi a destra ha un senso nettamente negativo, ripeto che proprio l'Union Valdôtaine ne ha avuto le prove, mentre secondo l'On.le Caveri questo oggi non conterebbe più niente, pur di risolvere la crisi.
L'altra soluzione, secondo l'avv. Caveri, sarebbe a sinistra; ora, imporre le soluzioni in questo modo, a me pare che non sia un modo responsabile, perché ripeto, l'Avv. Caveri sa benissimo, e lo sa l'Union Valdôtaine, che vi è una grossa differenza tra una soluzione o l'altra.
Io mi rifiuterei a fare parte di trattative dove vi è un arbitro che secondo il proprio comodo può scegliere a sinistra o a destra, o si è a sinistra e questo vuol dire essere con i lavoratori, con i contadini, con il mondo del lavoro, e si è a destra con i democristiani, con i liberali, e con i partiti, anche se in questa Aula, non ci sono, ma che se andiamo avanti di questo passo, un bel giorno verranno anche loro.
Montesano (P.S.D.I.) - Un po' di silenzio...la parola al Consigliere Pollicini.
Pollicini (D.P.) - Vorrei proprio domandare, anche perché vi è stato un mormorio da parte del collega Ramera che in omaggio all'art. 53 del Regolamento considera questo il primo o il secondo intervento.
Montesano (P.S.D.I.) - Ce l'ha con il regolamento; il primo intervento, perché l'altro è stato un richiamo al regolamento. Quindi, perciò, Lei può fare il suo intervento.
Pollicini (D.P.) - Signor Presidente, Signori Consiglieri, è mio dovere, nella mia qualità di capogruppo di chiarire a questo Consiglio la posizione del Gruppo dei Democratici Popolari, in merito ai più recenti avvenimenti della vita politica valdostana, avvenimenti che tendono a modificare profondamente la situazione che si era venuta a creare un anno e mezzo fa con la responsabile partecipazione dei Democratici Popolari.
È importante chiarire la posizione di ognuno, perché di fronte a fatti positivi o negativi che possono avvenire in futuro, possono risultare a piena luce le responsabilità, i meriti e i difetti.
Per quanto ci riguarda, la mia posizione non è difficile, in quanto anche in questo particolare, ripeto, non ho da ripetere che ciò che ho detto e cioè la coerenza della linea politica che ci siamo impegnati di seguire dal momento in cui siamo sorti con il movimento politico che voleva attivamente operare nella nostra Valle.
Un anno e mezzo fa, nel momento in cui veniva eletta nella maggioranza di questo Consiglio la Giunta presieduta dall'amico Dujany, per noi si realizzava un fatto importante per la vita politica regionale, per questi fondamentali motivi:
1) ci rendeva possibile, caso forse più unico che raro nel nostro Paese, una maggioranza che lasciava all'opposizione entrambi i maggiori partiti esistenti nel Paese: la D.C. e il Partito Comunista;
2) si affermava la politica di un governo regionale affidato quasi totalmente alla responsabilità di forze, movimenti politici locali e regionalisti;
3) la formula di governo eletta nel maggio 1970 superava un antico e rudimentale scontro frontale ed apriva anche una fase di rapporti più corretta tra maggioranza e opposizione, nella quale il modo di affrontare i problemi più importanti della vita regionale non erano artificiosamente deformati da consueti scontri falsamente ideologici;
4) era nostra convinzione che, nella misura in cui la formula di governo si affermava, non solo per le cose che faceva ma per il diverso modo di agire, questa era responsabilità di tutti e non solo delle forze di maggioranza, il livello della vita politica valdostana doveva crescere e il dibattito portarsi sui problemi reali della nostra comunità al di fuori e al di sopra delle beghe personali e delle clientele di interessi;
5) la Valle d'Aosta secondo noi poteva ritrovare nella nuova proposta politica la possibilità di affermare con maggior forza la propria personalità richiamandosi alla propria vocazione autonomista, democratica e anti-fascista.
Per queste ragioni abbiamo compiuto allora una scelta importante. Per realizzare questo abbiamo lasciato un partito nel quale avevamo militato per molti anni e che avevamo ritenuto incapace di compiere queste scelte per noi fondamentali.
Abbiamo contribuito assieme ad altri a determinare il tipo di collaborazione politica nella quale potevano trovare risposta i principali motivi della nostra azione politica e abbiamo successivamente con coerenza, con onestà e impegno, limitati solo dalle nostre energie, non certo dalla nostra volontà, cercato di portare avanti con successo questa formula.
La consapevolezza che, come ogni tipo di collaborazione, la solidarietà tra più forze politiche richiede sacrifici da ognuno, ci ha anche visti rinunciare a obiettivi particolari, a cui tenevamo, ma rispetto ai quali abbiamo ritenuto più importante la sopravvivenza della collaborazione iniziata.
Anche oggi, di fronte alla dichiarazione dell'Union Valdôtaine, di rompere la solidarietà con le altre forze con le quali aveva iniziato un intensivo cammino, non possiamo non ribadire la nostra sfiducia in questa formula, che a nostro parere, ancora oggi, rappresenta una occasione positiva per la Regione.
Non possiamo quindi condividere l'iniziativa di abbattere questa maggioranza, perché riteniamo ancora validi ed attuali i motivi che l'anno originata.
E ancora ripetiamo i nostri dissensi dalla crisi per le grosse incognite che per motivi politici palesi, o non palesi per le conseguenze che ne potrebbero derivare prevedibili, e imprevedibili, essa presenta.
Siamo contrari alla crisi, sia per il modo extraconsiliare con il quale è sorta per gli accordi che sono stati presi tra l'Union Valdôtaine e la Democrazia Cristiana, in nostra assenza e a nostra insaputa, e non si dica che la crisi l'ha voluta il Partito Socialista Italiano, perché anche se il Partito Socialista Italiano ha maldestramente parlato di verifiche, non ha mai compiuto atti univoci che potessero essere intesi anche soltanto preparatori della crisi.
Quindi, crisi preparata, in gran segreto, a nostra completa insaputa dall'Union Valdôtaine e dalla D.C. e da alcuni altri frequentatori di caffè.
La crisi ci giunge inaspettata e comunque senza che il Movimento che ho l'onore di rappresentare fosse consultato; non ci sono chiari i motivi che hanno portato l'Union Valdôtaine a questa decisione, né tanto meno a che tipo di conclusione e a che risultati si tende.
Un solo fatto credo: la crisi di questa Giunta, a questo proposito voglio ribadire a scanso di equivoci che non è assolutamente intenzione del Movimento né degli amici che il Movimento rappresenta in questa Giunta stare un giorno più al loro posto, dal momento in cui questo Consiglio avrà con il suo voto motivato deciso di considerare finita questa esperienza, e cioè sia votando la sfiducia alla Giunta attuale, sia affermando che è modificato il quadro politico regionale, in modo per noi non accettabile.
Non ci pare a tutt'oggi che siano intervenuti fatti talmente gravi da giustificare la fine di questa formula, e soprattutto la modificazione dell'equilibrio politico che essa esprimeva.
Bisogna quindi cercare altrove il perché di questa decisione, e mi pare che essa possa essere ritrovata solo nel timore dello slittamento delle elezioni regionali dal 1972 al 1973, ma questa decisione è al di fuori delle nostre possibilità e capacità che non sono tali da poter modificare anche se lo vorremmo, come lo vorremmo, l'orientamento del Parlamento Nazionale. Abbiamo espresso il nostro assenso per il mantenimento di questa legislatura nei limiti temporali tradizionali; non abbiamo potuto obiettivamente fare di più se non appoggiare l'azione dei Parlamentari valdostani. Né potevamo pensare che un eventuale spostamento delle consultazioni elettorali regionali potesse portare la tensione fra le forze della maggioranza al limite della rottura.
Non abbiamo fatto, né facciamo oggi, questione di posti: era e rimane nelle nostre intenzioni condividere la responsabilità del Governo regionale con tutte le forze della maggioranza e questo lo abbiamo dichiarato più volte.
Non mi sembra quindi che possano essere oggi addossate le colpe e responsabilità in questo senso ai D.P., così come oggi non vogliamo condividere con silenzio o con ambiguità la responsabilità per quanto di negativo potrà avvenire. Le conseguenze di questa crisi potrebbero sfociare nel ritorno ad una politica di blocchi contrapposti che già tanto male ha fatto al Paese e di cui la stessa Union Valdôtaine nel passato ne ha fatto le spese.
Blocco frontista da una parte e blocco d'ordine dall'altra. Noi non possiamo appartenere in nessun caso ad un fronte popolare, ma sia ben chiaro che non porteremo idiotamente le nostre energie ad un blocco d'ordine. La crisi che si vuole aprire, l'ho già detto, presenta più di un interrogativo e si preannuncia carica di conseguenze negative.
La mancanza di un progetto chiaro e di alternative lascia supporre un lungo periodo di pausa dell'attività dell'Amministrazione regionale proprio nel momento in cui le scadenze e i problemi si faranno urgenti.
I rischi sono di soluzione politica a destra, nel senso che riporterebbero a galla formule del passato remoto che nessun legame troverebbero con le reali e attuali esigenze della Valle d'Aosta. Il rischio è di arrivare per mancanza di motivi e di riferimenti precisi ad una situazione di irrigidimenti tali da comportare il commissariamento di questo Consiglio.
Il rischio è ancora non meno grave che una lunga vicenda incomprensibile per molti aspetti alla popolazione, aumenti il distacco dalla politica e favorisca tendenze qualunquiste o anarcoidi nella gente. Pesano inoltre in questo particolare momento esigenze e problemi importanti per il futuro della Valle.
Mi limito semplicemente a ricordare - e meglio di me lo ha fatto il Presidente e gli oratori che mi hanno preceduto - i provvedimenti che sono all'approvazione del Parlamento ed il difficile momento che sta attraversando l'economia regionale e le conseguenze che questa ha nell'occupazione in Valle d'Aosta con punte drammatiche in Bassa Valle.
Il quadro che ho cercato sinteticamente di delineare vuole esprimere la nostra posizione contraria ad una crisi del Governo regionale, così come è maturata ed è esplosa e nello stesso tempo ribadisce la posizione che assumiamo oggi e assumeremo domani che sarà coerente con i motivi fondamentali della nostra azione politica.
Non ci interessa difendere i posti di Governo che abbiamo, ci interessa difendere una linea politica. Né siamo disposti a sacrificare il volto politico che abbiamo voluto assumere rendendoci disponibili per qualsiasi formula e con qualsiasi alleato che ci venga proposto per mantenerci al potere.
Non si creda che i D.P. siano gli amministratori buoni per tutte le salse e preoccupati solo di rimanere a galla. Gli amici e alleati siamo abituati e sceglierceli da noi e nessuno mai ce li ha imposti. Questo per noi è un punto ben fermo.
Per concludere, voglio riassumere il nostro atteggiamento e la nostra posizione:
1) siamo contrari alla crisi e in modo particolare a ciò che rappresenta nei confronti dell'esperienza politica che abbiamo iniziato insieme all'Union Valdôtaine, al Partito Socialista Italiano e al MAV. Cercheremo di mettere tutto il nostro impegno perché ciò non avvenga facendo appello al senso di responsabilità delle forze con le quali abbiamo collaborato fino ad oggi;
2) nell'eventualità che i nostri sforzi non raggiungano il risultato che noi auspichiamo, sarà nostro impegno di impedire che questo Consiglio subisca, per la prima volta nella sua storia, il Commissariamento.
In questo senso, il nostro obiettivo sarà di tendere a collaborazioni con forze che non snaturino il senso e la funzione della nostra presenza politica in Valle d'Aosta.
E permettetemi, prima di concludere, che io rivolga ai miei amici che hanno responsabilità in questa Giunta ed in modo particolare al Presidente Dujany, il pieno appoggio dei D.P. della Valle d'Aosta ed il ringraziamento per l'opera che fin qui hanno svolto nell'interesse esclusivo della Valle.
Montesano (P.S.D.I.) - La parola al Consigliere Pedrini.
Pedrini (P.L.I.) - Signor Presidente, Signori, io desidererei, prima di tutto, richiamarmi al fatto che il Partito Liberale ha dichiarato che è contro il rinvio delle elezioni; però, così come noi qua e a Roma, abbiamo detto al nostro Partito che siamo contrari al rinvio delle elezioni, io a nome del Partito Liberale tengo a dichiarare che noi siamo contro qualsiasi Commissario che venga da Roma, o nominato in qualsiasi altra maniera.
Mi pare che un'esperienza c'è stata e ci possa bastare: chi vorrà far arrivare questa crisi ai commissari se ne assumerà tutte le responsabilità, e non saranno certamente i Liberali a non andare su tutte le piazze, a indicare chi veramente vuole che altri vengano a comandare in casa nostra cercando così di far passare per buono quello che noi, proprio noi, che siamo accusati, forse, o lo eravamo di essere anti-autonomisti, di difendere l'autonomia.
Questo, per prima cosa; questi giochetti non ci piacciono, e non ci presteremo sotto alcun profilo.
Dopo questa precisazione, che secondo il nostro punto di vista era doverosa, io vorrei dire un'altra verità che ho detto soltanto due giorni fa, presenti tutti gli esponenti di questo consesso che era ora che si dicesse agli operai della Bassa Valle, io che vengo dalla Bassa Valle, la verità, ossia che la SADEA in questo momento, non se ne parla e mi riallaccio a quello che ha detto magnificamente Fosson, e non sono mai stato tenero, e non mi si può mai dire che io sono stato tenero né con l'Avv. Caveri né con l'Avv. Fosson; ma in questo caso, bisogna riprendere essenzialmente quello che ha detto il Consigliere Fosson, quando dice che non vi è alcuna prospettiva della SADEA o della Cogne in Bassa Valle in questo momento, se ne parlerà fra mesi o fra anni, e gli operai, in questo periodo, cosa faranno? Continueranno a tirare la cinghia o si spareranno o andranno all'estero.
Questa è la domanda che si pone.
Ma noi, Liberali, avevamo già allora il periodo della Sirca-Davit, dato un suggerimento e quando proprio io, mi permisi di dare, proprio a nome del Partito Liberale, quel suggerimento, ci fu qualche parte avversa che si mise a ridere e disse: "e già, voi siete sempre per i capitalisti, voi siete sempre con i ricchi, voi siete sempre per le finanziarie", e guarda si dà il caso, che proprio da quella parte, non più tardi di 48 ore fa, e lo vedremo quanto prima, e lo sentiremo e lo sentiranno tutti i valdostani, proprio da quella parte che si rideva è venuta la proposta di una finanziaria regionale.
È superata, oggi, la finanziaria regionale, è superata, noi abbiamo soltanto, e io penso che il Presidente della Giunta, che voi lo sappiate tutti da qualche mese, l'IMI, l'IRI, l'EFIM ed altri gruppi hanno costituito una finanziaria proprio per andare incontro alle industrie che sono in crisi; ed allora a un dato punto, proviamo una volta a seguire questa strada, è l'unica, secondo noi, che può essere seguita e che può avere una minima speranza, non è speranza, un minimo di speranza, ma tutte le strade bisogna imboccarle, non trattare soltanto con dei privati che non vogliono più aprire, o per mentalità retrograda, o per altri motivi che non ci interessano. Non solo quella è la strada da compiere, tutte le dobbiamo tentare, da quella del Ministro delle Partecipazioni statali, a quest'altra che permetterebbe, eventualmente anche ad un gruppo creato qui in Valle, ma si dice da altri gruppi, non ci sono soluzioni, o questo nuovo raggruppamento di IMI, IRI ecc. ci darà la possibilità, o assumendo direttamente o altre maniere, non sono cose oggi da trattare, ma si assumerà il grave peso di dare la possibilità a queste nuove aziende della Bassa Valle di andare avanti, o secondo il sottoscritto o secondo il Partito Liberale, non ci sono altre possibilità.
L'occupazione femminile valdostana della Bassa Valle è totalmente chiusa, dovranno di nuovo andare a fare le foglie in Svizzera come tanti anni fa.
Questa è la realtà che bisogna dire.
A un dato punto, bisogna guardare in faccia alla realtà dei fatti, bisogna dire a questa gente che ci sono delle strade da percorrere in questa sede, a nome del mio collega, a nome di tutto il partito liberale, mi rivolgo al Presidente della Giunta che con questa crisi, non c'entra niente, il Presidente della Giunta rimane in carica, tutti i capi gruppo sono a sua disposizione - di questo ne sono convinto in qualsiasi momento, quando ci sono questi problemi sul tappeto, per portare il loro appoggio, ma imboccare anche questa strada da richiedere a questo nuovo ente, creato proprio tre o quattro mesi fa, non di più, di venire incontro a questa situazione, o per lo meno di vedere come si potrebbe risolvere questa situazione.
E noi portiamo delle cose concrete, portiamo dei fatti, non soltanto delle parole, perché io stamattina, qua ho sentito solo parole, non una proposta concreta, non dire: andiamo, facciamo o vediamo, no. L'unica proposta la Cogne, usciamo una volta tanto dalla Cogne, ho detto che la Cogne non è la sola cosa, anche se la principale, o una delle principali della Valle d'Aosta, usciamo da quest'impasse, abbiamo ben altre strade in Valle d'Aosta da potenziare, ma non le vogliamo seguire, le sabotiamo, quelle, e tanto per citarne una quella del turismo, che è l'ultimo assessorato che abbiamo in Valle, come finanze, come bilancio finanziario.
A un dato punto, bisogna pur dire che la Cogne va nel Meridione, perché? Caro Fosson, ci va perché ha la Cassa del Mezzogiorno; ma allora noi non siamo capaci a far capire tutti insieme a Roma, in sede di Ministero, dal Ministro che qua è peggio che la Cassa del Mezzogiorno, a un dato punto, che noi abbiamo tutta la Bassa Valle che non lavora più, che non entra più una lira in queste case.
Ma, è stato detto - ne prendo atto Presidente, lo so che Lei l'ha detto - ma perché fate una cassa per la Valle d'Aosta, ne abbiamo diritto noi come gli altri, paghiamo le tasse come tutti, e per Dio - non è mica detto, noi siamo proprio "des ba per lì", tutti, insomma, siamo sempre alla stregua che dobbiamo sempre e solo chinare la testa e subire, sempre subire.
Noi non desideriamo più subire.
E allora... (voci) ...vediamo tutti insieme questa volontà, ma usciamo dall'impasse, non si può continuare in questa maniera.
Io chiedo soltanto questo.
Questa deve essere una volontà di tutti indistintamente, i Partiti, di tutte le persone che sono sedute qua dentro, perché penso che tutti quanti indistintamente dal colore che portano, tutti nel loro animo hanno a cuore gli interessi dei nostri - come dicono loro "dei nostri lavoratori" e come dico io dei nostri valdostani.
Mi pare che sulla crisi ci sarebbe qualcosa da aggiungere, specie su quanto ha detto il capogruppo dei Democratici Popolari, Pollicini.
Io voglio fare una volta tanto, voglio copiare una volta tanto il capogruppo dei D.P.. Nella sua entrata che non è stata calcolata una entrata, perché si era chiamata abilmente allo statuto, egli aveva detto: ma io ho fatto solo un'entrata, quindi l'intervento non conta, posso parlare un'altra volta, dirò poi il mio pensiero.
Allora noi Liberali prendiamo l'esempio da lui e diciamo: vogliamo vedere come va a finire questo dibattito, certo che il Partito Liberale si era riunito con la sua Giunta, con i suoi membri, però non abbiamo fatto nessun comunicato, non abbiamo detto niente, perché? Proprio per dignità, per rispetto verso questa Assemblea.
Noi non facciamo cose extra Consiglio, noi non scriviamo sui giornali, per dire soltanto qual è il nostro pensiero, o per fomentare una cosa o l'altra, ci atteniamo alle regole di dignità di questo Parlamento valdostano, e, pertanto, ci riserviamo di prendere la parola, e di esprimere il nostro concetto su questa crisi, che evidentemente non può essere sottovalutata, né può essere sottacciuta.
Chamonin (M.A.V.) - Non voglio fare dichiarazioni politiche sulla situazione che si è creata, né voglio parlare della Cogne od altro, voglio soltanto fare alcune considerazioni che ritengo di dover fare in merito alla vita amministrativa della Regione.
Noi abbiamo preso atto con rammarico delle decisioni del Comité Central dell'Union Valdôtaine, ne abbiamo preso atto con rammarico, perché, come altri prima di me hanno detto, e primo il Presidente Dujany, questa è un'operazione rischiosa per le possibili conseguenze negative sul piano amministrativo che questo fatto può provocare.
Sono già stati ricordati alcuni problemi che mai come in questo momento sono prossimi ad una soluzione favorevole: il riparto fiscale, i contingenti, ecc. ed altri, quali il problema occupazionale e non ultimi quelli della nostra agricoltura, problemi che necessitano dello sforzo di tutti, in un clima di tranquillità, di lavoro e di collaborazione e non di crisi lunga o breve che sia.
Non era momento di crisi, a parer nostro, ma semmai di rafforzamento della maggioranza.
Già prima che si formasse questa Giunta, noi insistemmo a più riprese, e in questo Consiglio, in varie dichiarazioni di voto, per un ingresso dell'Union Valdôtaine in Giunta, per la sua partecipazione la più completa ed attiva possibile al Governo della Regione perché non poteva e non doveva a parer nostro, il Movimento regionalista più forte, esistente in Valle ed espressione di validissima fiducia di uno strato così largo della popolazione, non poteva e non doveva, dicevo, essere assente da questo Governo.
Sono state espresse qui, alcune possibilità, per una soluzione a breve di questa crisi, che si dice, nel giro di 10-15 giorni, cosa di cui ci permettiamo di dubitare e di dubitare fortemente, ma che per le ragioni già dette, ci auguriamo ed auguriamo alla Valle d'Aosta sia la verità.
Germano (P.C.I.) - Prima di tutto, io prendo atto della dichiarazione del Presidente, che si rispetta il regolamento, cioè che è giusto discutere del fatto di questi giorni, cioè del pronunciamento dell'Union Valdôtaine, però è giusto che se ne discuta nella sede opportuna, ed è giusto che si voti nella sede opportuna, secondo il regolamento.
Per quanto riguarda la questione della crisi, io non voglio qui ripetere i problemi che sono stati elencati in parte da tutti i Consiglieri; è certo però che vi sono alcuni Consiglieri che hanno detto "con la crisi non cambia niente, perché la Giunta resta in carica fin quando sarà sostituita", Pedrini diceva "i capi gruppo sono qui a disposizione, e quindi tutto è liscio e tranquillo come prima".
L'esperienza dice che le cose non stanno così, quando non si ha un governo, quando non si ha una maggioranza, quando non si ha un orientamento politico, lasciamo lo spazio a tutti meno che ad un'azione politica, c'è poco da fare e questo dobbiamo prenderne atto. Da questo fatto dobbiamo concludere che la crisi in Valle d'Aosta, in questo momento, è la cosa più dannosa che possa avvenire negli interessi generali della Valle d'Aosta, e nell'interesse di larghe categorie di abitanti della Valle d'Aosta; è il colpo più grave che si dà alla Valle d'Aosta in questo momento.
E veniamo ad un secondo punto: chi vuole la crisi? Non certamente noi, mi pare che il compagno Manganoni vi ha illustrato ampiamente le posizioni del nostro partito, noi non facciamo parte di questa maggioranza, non abbiamo chiesto di farne parte, abbiamo appoggiato le soluzioni che erano nell'interesse della Valle d'Aosta, non chiediamo di farne parte, quindi la posizione nostra è chiarissima; però siamo contro la crisi perché è un danno per la Valle d'Aosta. Mi pare, non il Partito Socialista, non i Democratici Popolari, non il MAV, che direi, si sono presentati uniti nei confronti della crisi.
Si è preso a pretesto il discorso del Partito Socialista; ma ogni partito ha il diritto di fare i documenti che ritiene di fare, ha il diritto di fare le osservazioni che ritiene di fare; il fatto reale è che l'Union Valdôtaine ha tolto l'appoggio, non il Partito Socialista, che si è pronunciato contro, contro la crisi.
Che si debba andare avanti più decisi, che si debbano risolvere dei problemi più sollecitamente, l'abbiamo detto e ripetuto anche noi dieci volte in Consiglio, quando non eravamo d'accordo con una determinata impostazione, come invece abbiamo anche detto, quando eravamo d'accordo con determinate impostazioni; questa Giunta - non per fare dei meriti - ha affrontato il problema dell'organico in un modo rivoluzionario nei confronti di prima: non è stato l'esecutivo che ha stabilito e deciso, ha nominato un membro di ogni partito presente in Consiglio, e ha dato a questi l'incarico, e quando siamo arrivati ad una soluzione, ha accettato la soluzione proposta da questa Commissione. Noi questo lo approviamo, siamo d'accordo, come siamo stati critici invece nei confronti di altre soluzioni. In sostanza la crisi, bisogna ammetterlo, ed è venuta fuori chiara qui, chi la vuole, chi la chiede è l'Union Valdôtaine, ed è la Democrazia Cristiana; a meno che sia sordo, ma quello che hanno detto può portare solamente a questa conclusione.
I Democratici Popolari hanno detto che non stati consultati; noi possiamo dire, come Partito Comunista, che abbiamo invitato l'Union Valdôtaine ad un incontro, e questa nostra richiesta non ha avuto risposta; non abbiamo potuto esprimere prima del Consiglio quelle che erano le nostre opinioni, lo faremo qui in questa sede.
Quali sono le prospettive di soluzione della crisi? Anche qui, si è detto, fulminea, nella seduta stessa, fra otto giorni, fra dieci giorni, ebbene, questo è prendere in giro la gente, perché abbiamo sentito le posizioni: i Democratici Popolari non accettano la soluzione dell'appoggio della D.C., del resto verrebbero a snaturare il motivo per cui sono usciti dalla D.C., che è stato lo stesso Pollicini che ha detto: "siamo usciti da quel partito perché non era in grado di fare le scelte progressiste, autonomiste, antifasciste che noi volevamo fare".
Non accettano una soluzione a sinistra, lo hanno detto, lo hanno dichiarato, quindi quale soluzione c'è di questa crisi? Non c'è soluzione... (voce di Caveri) ...l'On.le Caveri dice, l'On.le Caveri è più astuto, dice, non c'è la soluzione perché non la volete; ma allora andiamo a vedere la causa.
L'On.le Caveri, cosa vuole? Vuole che i D.P. facciano quello che vuole lui: questo è il fatto; se voi non scegliete, la colpa è vostra! E no! Ogni partito, l'ha detto anche qui giustamente Pollicini, si sceglie i suoi alleati. Ma qual è il fondo ancora di tutta la questione? Il fondo è che i socialisti sono il falso scopo, sono il falso scopo: l'obiettivo da colpire sono i D.P., non sono i socialisti, e perché quando si fa, quando si fa, prendiamo l'esempio del Mont Mari e del Mont Mary e di tutte queste storie, si è gonfiato e lo vedremo nella discussione, un bel pallone, che poi ad un bel momento si è svuotato! Quando si fa tutto il discorso della Cogne, che io condivido per il 90% quello fatto da Fosson, ma si dice: "la responsabilità è dei socialisti!" Ma come, non sappiamo tutti che il Ministero delle Partecipazioni statali è diretto da Piccoli, che Einaudi è democristiano, che sono i democristiani che comandano alla Cogne, e vogliamo dare la responsabilità ai socialisti? Via voi, mettiamo dentro i democristiani! Questo non è serio, non è serio.
Quindi, c'è poco da fare, qui la crisi, in questo momento non ha una soluzione immediata e in questa situazione c'è poco anche da fare, la soluzione, quella che ne viene fuori è solo la soluzione dei Commissari; andremo avanti un mese, due o tre, non faremo la Giunta, e avremo i Commissari... li vuole Lei i commissari, li vuole Lei, sia ben chiaro, perché non c'era il motivo per fare questo, e li vogliono anche i democristiani perché i commissari li nominano da Roma, e saranno, io faccio dei nomi, saranno il Farinet, saranno il Bondaz, saranno il Bonin: i quali non risolveranno i problemi, i quali prepareranno le nuove elezioni, e prepareranno le nuove elezioni per la Democrazia Cristiana, stia certo, non certo per l'Union Valdôtaine, non certo per l'Union Valdôtaine e neanche per i D.P. e neanche per noi. Questi Commissari non risolveranno i problemi e prepareranno le elezioni per la Democrazia Cristiana.
Secondo me, questo tipo di contestazione, questo tipo di soluzioni, questo modo di affrontare la crisi, sono dei modi verticistici, che non tengono conto della base. Io mi domando, non mi interessa, perché ogni partito, nel suo ambito, si muove come vuole, ma certo che se nel mio partito dovessimo fare un rivolgimento di 180° e passare da una alleanza ad alleanza opposta, avremmo una discussione che non finisce più. Io non so se queste soluzioni che sono state prospettate qui dall'On.le Caveri sono condivise dalla base dell'U.V.. Certo però che quando leggo quel comunicato, e mi si viene a dire che l'U.V. è pronta per la costituzione di un nuovo governo che "con la sua onestà, ed il suo attaccamento al lavoro sono pronti a risolvere i problemi della Valle d'Aosta" e io chiedo che questi uomini sono il Bordon, il Mappelli, il Montesano, forse anche Pedrini, dico, sono questi gli uomini e le forze politiche che rappresentano, che la base dell'U.V. va a cercare? Io sono piuttosto impressionato, sono piuttosto impressionato da queste prospettive. E direi, dobbiamo anche fare un'altra considerazione, perché la storia è storia, ogni movimento non vive un giorno, un movimento ha la sua storia, ha i suoi trascorsi e la fedeltà ai principi è sempre l'elemento di base. Come può l'U.V. che ha avuto dei grandi meriti, che ha compiuto delle azioni meritorie nei confronti della Valle d'Aosta, che nel 1954, nel lontano 1954, dopo aver provato per 4-5 anni qual era la volontà antiautonomistica della D.C., ha rotto con Democrazia Cristiana, denunciando questi comportamenti, e poi dal 1954 elezioni del '56, del '58, del '59, del '61, del '63, del '65, del '68, del '70, tante battaglie combattute contro l'antiautonomia della Democrazia Cristiana e adesso che è relegata ai margini vogliamo farla entrare nella maggioranza? Siamo arrivati al punto che si è costretto la D.C. a rompersi, che l'ala di sinistra della D.C. la più autonomista, la più progressista, si forma in partito. Possiamo dire in questi mesi che ha operato bene, anche se siamo pronti a sottolineare i limiti e i difetti che si sono avuti. Esce la sinistra, resta la destra D.C. emarginata, vediamo che i problemi decisivi della Valle, il problema del riparto fiscale è arrivato al punto determinante; si toglie finalmente questo nodo scorsoio alla Valle d'Aosta e la Valle d'Aosta può disporre della sua autonomia, soprattutto della sua autonomia finanziaria che dà una ragione a questa autonomia, e noi con leggerezza, provochiamo una crisi, provochiamo una crisi. Ma come si fa? Come si fa poi a dire che i problemi dei lavoratori verranno risolti dalla Giunta che resterà in carica? Ma quella farà la ordinaria, la ordinaria amministrazione.
Abbiamo una Giunta alla quale possiamo trovare dei limiti, però per i problemi della Bassa Valle, è andata sul posto, si è fatta promotrice, ha cercato e cerca di trovare delle soluzioni.
Nei confronti dell'organico dei dipendenti regionali, si è comportata bene, e noi cancelliamo in un momento tutto questo, facciamo un cambiamento di 180°, e diciamo, vogliamo moralizzare la vita in Valle d'Aosta.
Io direi, agli amici dell'Union Valdôtaine, che io considero amici, di riflettere su questa situazione. Grazie al regolamento abbiamo la possibilità di ripensarci sopra a queste cose; abbiamo 8, 10, 15 giorni di tempo; riteniamo di dover dire con franchezza che se ci sarà crisi, la soluzione saranno i Commissari. Pensiamoci sopra e non diciamo che li volete, perché li vuole Lei, con la sua azione, non è che li vogliono, li vuole Lei, con la sua azione. Quindi, pensiamoci sopra, può darsi che il fatto del prolungamento di un anno sia una cosa che non va bene, ma si può anche realizzare un accordo tra tutti i partiti e trovare una soluzione a questo. È certo che questo è il momento che non bisogna fare la crisi. Ci sono i problemi, dobbiamo vederli, affrontarli e per quello che sta all'Amministrazione regionale, risolverli; ci sono i problemi autonomistici che sono importanti e devono andare alla loro conclusione, quindi noi dobbiamo riflettere tutti assieme e ragionare, non tanto con un sentimento di passione, ma ragionare col cervello, pensare cosa ne viene fuori da questa crisi e cercare i modi, che io non ritengo di poter inventare, altri potranno trovare modi e formule, ma il problema, l'assillo, l'interesse della popolazione, l'interesse della Valle d'Aosta è che questa crisi non si faccia. Si trovino soluzioni di qualsiasi tipo; l'ha ripetuto Manganoni, noi non vogliamo essere di nessuna maggioranza; noi abbiamo davanti a noi i problemi dei cittadini della Valle d'Aosta e abbiamo davanti i problemi dell'autonomia valdostana. Risolti questi, ogni forza politica può fare quello che vuole, può fare le scelte che vuole, ma agirà poi secondo i suoi dettami nell'interesse della Valle d'Aosta. Ma oggi la crisi sarebbe una grave iattura per tutta la Valle d'Aosta.
Bordon (D.C.) - Mi sembra che manchi una battuta finale a quello che ha detto il comunista Germano. Alla fine di questa concione egli doveva dire: "visto che non lo dice lui lo dico io"... (voce in lontananza di Germano) ...Germano ha detto e quindi se lo ha detto lui, che cosa ci stiamo a fare noi qui? Non ci stiamo a fare più niente, noi possiamo soltanto andare, sono le 12,37 e ritornarcene tranquilli a casa a pranzo, perché qui si vede proprio che la soluzione è impossibile, perché lo ha detto lui, quindi lo ha detto con le sue solite battute, con le sue solite cattiverie, che noi conosciamo da tanti anni, e io dicevo un giorno qui, perché abbiate pazienza, io ho pagato di persona, sono abituato alle crisi, quindi non mi preoccupo proprio per niente, ma dicevo un giorno, scherzando, in quest'aula, che cosa diceva Germano prima quando mancasse Germano qui dentro, per me sarebbe la fine e io mi auguro sempre che Germano abbia a mancare presto in questo Consiglio regionale, perché in tanti anni non ha mai dato un'opera di costruzione, ha soltanto sempre seminato la zizzania, e ancora oggi vi dimostrerò che egli è su questa strada.
Io francamente ho perso un pranzo, ma spero di recuperarlo nella seconda cartuccia che spareremo; ho perso il pranzo perché mi aspettavo un attacco personale, perché da quei banchi lì siamo abituati a questo e ad altro, da quei banchi, noi avendo vissuto più di 20 anni in politica siamo stati abituati ad essere messi alla gogna, perché poi la Democrazia Cristiana, sembrerà strano, ma ha quasi un qualche cosa di superiore che la obbliga sempre a porgere l'altra guancia quando sull'altra ha ricevuto una sberla, e ve lo dimostrerò anche oggi che così è. Ed allora, veniamo un po' avanti, cercando di non drammatizzare, e dico soltanto ai miei amici che sono più giovani di me, non agli amici più giovani, perché non ci riteniamo ancora vecchi, sono a quelli più giovani, ragazzi, siamo sempre sulla buona strada, fino a quando il Partito Comunista avrà come unico nemico la Democrazia Cristiana continuiamo su quella strada lì, perché il nostro anticomunismo, che non tutti qui dentro possono vantare, da tutte le parti, perché si dice, noi non vogliamo i voti del Partito Comunista, si dice, il Partito Comunista è all'opposizione però il più grande difensore di certe posizioni politiche è proprio, guarda caso, il Partito Comunista. Noi con il Partito Comunista non abbiamo mai avuto collusioni, e non ne avremo mai, e vi diremo un'altra cosa, che se domani dovremo fare la propaganda elettorale, diremo sempre a tutti: chi si sente di votare anticomunista, perché le loro ideologie sono contro la libertà, contro la libertà dei lavoratori, che raccontano solo delle baggianate, votate democristiani, con la massima tranquillità, perché la Democrazia Cristiana non è mai scesa a dei compromessi e la storia questo lo proverà. A chi piace, piace e a chi non piace sarà lo stesso.
Fatta questa premessa, che è un po' fuori dal luogo perché questa sala non dovrebbe essere un arengo di demagogia, come invece la trasformano quelli di là, e noi a questa demagogia dobbiamo rispondere perché se noi, in caso contrario, ne siamo succubi e siamo valutati dei deboli, fatta questa premessa noi procediamo con calma e con ordine, riservandoci di dire poi qualche cosa al momento opportuno.
Adesso sono le 12,40 io spero in non molto tempo, in una mezz'oretta, che è quella fissata dal regolamento di cavarmela.
Montesano (P.S.D.I.) - Un'ora! Il primo intervento è un'ora!
Bordon (D.C.) - Eh, allora... allora vi farò, vi prometto di farvi grazie, certamente di molto di questo spazio.
Ed allora vediamo un po' avanti: la Democrazia Cristiana, abbiamo sentito dire da Manganoni, è la lebbra, e questo altamente ci onora, perché quando ci siamo noi, voi non trionfate, voi quando ci siamo noi potete fare la vostra demagogia, voi potete essere qui a parole, i più grandi difensori della democrazia, ma quando voi siete al potere, tutti sappiamo che cosa siete! e anche i lavoratori che sono sempre chiamati in causa e strumentalizzati, arrivati ad un certo momento hanno aperto gli occhi e il vostro calo di voti, in Valle d'Aosta, lo abbiamo potuto constatare con piacere tutti quanti.
Fatta questa premessa, ripeto, io vorrei andare avanti, e vorrei andare avanti con molta calma, se ci riesco. Vorrei andare avanti, anch'io avrei voluto prepararmi il compitino qui, anch'io avrei voluto venirvi a leggere quello che avevo scritto ieri sera o ieri notte, ma purtroppo non mi è consentito questo, io ad un certo momento devo intervenire per rispondere a quelle accuse che vengono sempre fatte alla Democrazia Cristiana, immeritatamente, e ho poi ancora un'altra difficoltà. Un giorno un Presidente della Giunta indegno, un altro giorno, segretario della Democrazia Cristiana ancora più indegno, però come mi diceva un amico sincero, fai attenzione, che le tue parole sono sempre molto soppesate, e qualcuna non la posso proprio mettere lì sulla bilancia, perché un po' di sangue nelle vene lo abbiamo ancora, lo abbiamo da tanto tempo, e speriamo di averlo ancora, anche se questo fa dispiacere a qualcuno. Fatto e detto questo, veniamo avanti. Io mi ricordo sempre, quando sono in quest'aula di una cosa sola: Ramera mi ha già falciato un po' l'erba sotto i piedi, noi qui dentro rappresentiamo 26-25.000 elettori, quindi, punto fermo questo, sono 25.000 capitalisti, a sentire Tonino, perché tutti quanti sono qui, da parte nostra, perché poi la Democrazia Cristiana è la destra, quindi si fa il solito discorso, si prende il codice della strada e se ne fa una questione di viabilità: la D.C. a destra e noi altri, comunisti, e P.S.I.U.P., a sinistra. Mi sai dire, tu, amico Tonino, perché questa è la parola che voglio sempre usare con te, qual è la legge che sia passata in campo nazionale, in Italia, a favore di tutti i lavoratori, di tutti quanti, che non abbia avuto il contributo determinante della Democrazia Cristiana? Mi sai dire qual è il numero, qual è la percentuale... quanti sono i milioni di elettori della Democrazia Cristiana? Se la Democrazia Cristiana non volesse determinati provvedimenti, non passerebbero, quindi anche su questo ritorneremo perché adesso è l'ora di finirla e voi avete voluto strumentalizzare quei lavoratori della Bassa Valle che da tanto tempo ingannate e allora faremo anche qui dentro alcune dichiarazioni. E procediamo con ordine: ad un certo momento - senti Tonino, io ti ho lasciato leggere il tuo compito... (scampanellata del Presidente e voce di Tonino in lontananza) ...beh, questo ne parliamo subito dopo, questo, verrà anche questo, e sarà il capitolo più doloroso, e sono venuti fuori, e dovranno ancora riconoscerlo loro, perché siete voi che avete soffiato sul fuoco; io mi ricordo quando in quest'aula, tu e Germano parlavate, dicevate, con voce più o meno flautata, perché molto flautata non ce l'avete più, perché la riconosciamo rauca la vostra voce: parlavate, per fortuna la sinistra democristiana, parleremo anche di questo, con maggiore difficoltà, probabilmente, ma parleremo anche di questo. Ed allora, io vi dico che noi siamo arrivati qui dentro, e ricordiamo sempre i 25, 26.000 elettori che abbiamo noi, che la gente che ci vota poi sa se sono tutti capitalisti o se sono un po' tutti rappresentanti, questo è un altro discorso. Ed allora, ci siamo chiesti, ad un certo momento, ma, effettivamente, tutto ciò che luccica è oro? Noi ci siamo permessi di protestare in quest'aula e abbiamo detto, ma signori, guardate che vi sono un sacco di problemi che non vanno avanti, perché è vero che va avanti il riparto, è vero che va avanti il contingente, ma io penso che tutti noi contribuiamo a questo. Siamo stati chiamati in quest'aula a dare la nostra opera unitaria, e l'abbiamo data con passione, perché penso che fino a prova contraria il Presidente del Consiglio, dei Ministri, che dovrebbe ancora servire a qualche cosa, è democristiano: noi pensiamo che il Ministro del Tesoro, Ferrari Agradi, sia anche democristiano: noi pensiamo che il relatore a questa legge sarà il senatore Berthet, sarà pure anche democristiano, quindi, è veramente strano che noi dobbiamo essere chiamati sempre a dare la nostra più o meno modesta opera, però quando i risultati arrivano, della Democrazia Cristiana non si serve più, la si mette in quell'angolino lì. Quindi questo la gente lo capisce, caro Tonino, non devi mica preoccuparti, noi la nostra campagna l'abbiamo fatta sempre con coerenza e con onestà e continuiamo a farla così, anche se dietro alla nostra schiena, ad un certo momento si sono verificati degli scherzetti che tutti ricordano e che noi invece cerchiamo di dimenticare. Ecco la sberla data sua una guancia e noi offriamo l'altra guancia.
Ed allora, andiamo avanti; ma, chi è, dopo che lo abbiamo detto noi, che c'erano delle cose qui dentro che non andavano avanti? Ma io non vado a vedere chi ha aperto la crisi, chi non l'ha aperta, è indubbio che non l'abbiamo potuta aprire noi, che non contiamo niente, siamo all'opposizione, signori, siamo qui in un angolo, eravamo 13 consiglieri, ci siamo ridotti a trovare in 16, per delle regolari elezioni forse e pazienza se fossero state regolari elezioni... in 6, cosa ho detto ... va bene, allora siamo ridotti in 6, ma per regolari elezioni tutto questo, pazienza, perché sarebbe segno che l'elettorato valdostano, ad un certo momento non ha più avuto fiducia in noi; ma noi non abbiamo paura delle elezioni, lo abbiamo sempre detto. Noi desideriamo che le elezioni avvengano presto egoisticamente, vogliamo questo, perché non ci preoccupano le elezioni. Io penso che siano altri ad essere preoccupati delle elezioni, perché noi ci siamo presentati sotto lo scudo crociato e sotto quello scudo crociato continuiamo a militare e non passiamo da un partito all'altro, come certa gente che abbiamo visto qui dentro, non solo che hanno creato dei nuovi partiti, ma che dopo averne creato uno nuovo sono passati ad un secondo e forse anche ad un terzo, e sono pronti a passare anche al quarto partito; non siamo di quella scuola lì. Il giorno in cui non potremo più militare o per un motivo o per l'altro non continueremo a restare seduti qui dentro, ce ne andremo a casa perché l'elettorato che ci ha mandato qui questo richiede alle persone oneste.
Stabilito questo, che cosa ne viene fuori? Ne viene fuori che la crisi, chi l'ha creata? Non m'interessa chi ha creato la crisi; noi siamo arrivati qui ad un certo punto e ci siamo trovati un comunicato del Partito socialista che dice che "la situazione politica in Valle d'Aosta è attualmente caratterizzata da una persistente azione moderata in seno alle forze politiche che gestiscono il potere", "che sconcertanti ritardi si verificano in tutti i settori dell'azione programmatica che aveva giustificato la presenza del Partito negli organi esecutivi dell'Amministrazione regionale" non sarà mica colpa nostra, per caso "che si sta sviluppando una preoccupante situazione economica di grave depressione delle occupazioni, dovuta alla mancanza di iniziative delle imprese pubbliche e private", sarà mica colpa della D.C. anche questo, che è all'opposizione, "che invece di condividere le preoccupazioni e operare in conseguenza, alcune forze politiche" ... quest'altro discorso, perché io non so, io non mi sarei permesso di esprimere questi giudizi, ma chi lo ha fatto se la veda lui, a me non interessa niente. "Convinto che da tale situazione di confusione ed immobilismo", ma non lo diciamo mica noi che c'è la confusione e l'immobilismo, lo dice il Partito socialista, e allora? E allora siamo arrivati a questa situazione e parleremo dopo della Democrazia Cristiana; adesso ci fermiamo alla Presidenza - l'amico Dujany, perché non si deve più dire Doujany, Dujany, e quindi ho imparato la lezione, che cosa ha detto? Ma, mi ha spaventato veramente, mi ha spaventato perché qui non c'è più sole in Valle d'Aosta, perché qui ormai c'è una cappa nera che avanza. Io penso che se fossimo a Roma, al vecchio Senato romano si dovrebbe dire "Annibale alle porte" perché qui va tutto a quattro e quarantotto, qui non andrà avanti più niente, la fame più nera arriverà in Valle d'Aosta perché il riparto non va avanti, questo non va avanti, quello, io non credo che sia questo, ma si è voluto anche strumentalizzare delle altre situazioni, delle quali parleremo con la massima tranquillità, perché poi è bello per la Democrazia Cristiana essere stata relegata come è stata relegata, in fondo, in fondo è stata una fortuna, perché si può vedere che cosa si sta a fare, che cosa viene fuori e che cosa si potrà dire nelle future elezioni, che tutti ci auguriamo nel 1972, ma che, guarda caso, non riusciamo a fare passare, perché, sembrerà strano, mi si diceva, il potere logora e l'altro mi diceva, ma guarda che il potere logora chi non ce l'ha, e noi potere non ne abbiamo, perché chi ce l'ha, si vede che se ne sa servire e quindi si vede che va a finire bene e quindi auguriamo pure che le elezioni vadano pure al '73 se lo desiderano, ma noi le vogliamo nel '72, e allora, arrivati a questo punto io dico a Dujany e a tutto il Consiglio regionale: ma questo riparto, l'abbiamo portato avanti tutti insieme? Dieci volte ce lo siamo sentiti dire, è la verità, l'ha detto ancora oggi, quindi, perfettamente d'accordo; questo riparto alla Camera dei Deputati, e al Senato, Berthet ne farà il relatore, contingenti, li state portando avanti con la collaborazione di tutti noi, che lo possiamo dire, e vorremmo anche perdere la vista, si dice così, se dicessimo delle bugie, che ancora ultimamente a Roma abbiamo avuto occasione di batterci per questi problemi, perché la D.C. perderebbe la simpatia dei suoi numerosi elettori se domani non si battesse in questo senso, perché quando non arriva la benzina alla Valle d'Aosta non è che non arriva solo per alcuni, non arriva per tutti, quindi quasi non arrivasse il riparto, guai, sarebbe la rovina di tutti, ma questo va avanti, va avanti per conto suo, e la Giunta, con un Presidente della Giunta, siede ancora in carica, andrà a Roma, come va adesso, a sollecitare, se sarà necessario partiremo ancora con il Presidente o con altri per andare da Fanfani, come ha fatto Ramera e tanti altri; quindi in fondo, in fondo io non riesco a capire dove ci sia tutta questa drammaticità.
Ma, mi si dice, anche il problema delle acque, ma il problema delle acque... sono arrivati i canoni, benissimo, ne sono arrivati prima, ne sono arrivati adesso, cioè, la mia discussione, io non voglio dilungarmi, perché tutti l'hanno capita, qui sapete com'è la storia? Qui si vuole fare vedere che questa crisi non può avvenire, e non deve avvenire, ma è strano, quando ad un certo momento, eccola la mia difficoltà Pollicini, della sberla sulla guancia destra e sulla sinistra, che io non posso dire tutto quello che penso, perché la Democrazia Cristiana è qui per dimenticare tutto quello che è stato il passato, che voi siate fuori, a noi interessa molto, noi vi auguriamo il massimo buon avvenire, però dov'è che ci si preoccupa e ci fa dispiacere? Ma, arrivati ad un certo momento questi problemi, noi li abbiamo portati avanti insieme, e allora che cosa ne possiamo aggiungere ancora, prima di passare ad altro argomento? Noi siamo veramente preoccupati che si voglia strumentalizzare un po' tutta la situazione per dimostrare che qui non si può andare avanti: ma quando a noi ci misero le palline nere nel bilancio, e mancando tutto lo strumento era tutto finito, non si poteva più pagare gli impiegati, non si pagava più niente, e ricorderanno tutti quelli che facevano parte di una maggioranza allora, che non ci eravamo poi cristallizzati nel voler mantenere certe camere dei bottoni, o certe poltrone, poltrone che non ci erano gradite, e lo abbiamo detto che non saremmo rimasti un minuto di più e lo abbiamo fatto, immediatamente, quando abbiamo visto che non avevamo la maggioranza ce ne siamo andati, e qui non c'è barba di persona che voglia attaccarci su questo campo, perché è la storia e i verbali sono lì e certi sorrisi se li possono fare a casa loro, ma non qui dentro.
Stabilito questo - sì, Vittoria, me l'hai detto, ne ho una casa io - (voce di Dolchi in lontananza) ....bravo, lo credo, perché si poteva anche avere una constatazione di voto sbagliato, questo è un altro discorso, ma qual è la forma più elegante per venire a fare una crisi? La si porta in questo modo, la si porta qui e la si discute, quindi andiamo avanti.
Quindi, non spaventiamo la gente, non diciamo che la Valle d'Aosta ritornerà al Medioevo, come qualcuno ha fatto capire, ma la cosa che mi è dispiaciuta di più, ed è proprio questa: è la crisi della Bassa Valle. Ma noi la stiamo strumentalizzando quella crisi, la state strumentalizzando voi, comunisti, socialisti, perché, abbiate pazienza, noi ci permettevamo, il 31 marzo del 1971, questo è un verbale ufficiale del Consiglio regionale, quando approvavamo il bilancio e dicevamo brevemente, avevamo detto di più, ma si capisce che qui c'è solo il riassunto, che "il Consigliere Bordon accenna ai problemi più impellenti che devono essere affrontati e risolti con urgenza, fra i quali il problema dell'industrializzazione, in particolare nella Bassa Valle, ove la disoccupazione è maggiore a causa della crisi in cui si trovano le società proprietarie degli stabilimenti Brambilla e della Sirca Davit". Ma, guarda che combinazione, noi al 31 marzo, quindi, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, siamo a 5, 6, 7 mesi di distanza e noi abbiamo sul tappeto ancora quel problema, e l'altro giorno siamo stati chiamati, ufficialmente, la Democrazia Cristiana come Segretario per la prima volta al Comune di Aosta, e ci siamo presentati, come era nostro dovere, perché in rappresentanza nostra sono andati certi uomini che rappresentano la D.C., in altra sede, ma con la loro veste di incaricati o alla Cogne o alla Sadea hanno sempre partecipato a queste riunioni. Bene; io l'altro giorno mi sono trovato lassù, e ci sarà pur qualcuno che mi sente, che mi controbatte, abbiamo sentito l'ex Sindaco, che non so se lo è ancora, non credo, l'ex Sindaco di Verrès, Canale; che cosa diceva Canale? Diceva: "sono circa 5 mesi che noi portiamo avanti questo discorso, e siamo al punto zero", questo chiunque lo può ricordare; ed allora, che cosa ci venite a dire, che entro 15 giorni, se noi non risolviamo questo, il problema della Bassa Valle rimane lì. La verità è ben altra, l'ha detto il Consigliere Caveri, vi ha detto che ancora una volta si strumentalizza quella mancanza del paltò di cui parlava Manganoni prima, perché si strumentalizza? Ed io l'ho detto in Comune, perché si vuole fare di tutto, soltanto della politica, soltanto un fattore elettorale dei voti preferenziali, e lo ripeto anche oggi questo, perché non è questo il modo di portare avanti il problema, perché arrivati ad un certo momento, se la Cogne non cammina, o non cammina il Ministero delle Partecipazioni, ma abbiamo ben anche altri, non abbiamo solo il democristiano Piccoli al Ministero delle Partecipazioni, abbiamo pure un Sottosegretario Principe: il Governo, come è formato a Roma? Ci sarà pure questo centro sinistra, e quindi torna a fagiolo, ricordate una cosa: guarda che combinazione, in campo nazionale - e questo ringrazio Ramera che me l'ha suggerito, in campo nazionale, dove i problemi sono gravi quanto questi, perché è la stessa crisi di lavoro, la stessa disoccupazione e tutto quanto, lì vi battete, signori comunisti e psiuppini per fare la crisi, affinché il centrosinistra se ne vada a quattro e quarantotto... (voci) ...non è vero? Non è vero, allora leggiamo l'Unità per portarcelo qui, altro che storie, e che quelle baggianate lì non ce le racconti più, perché è passato il tempo in cui tutto si beveva, questo te lo dico io. Ad ogni modo, andiamo avanti.
Allora, arrivati a questo punto, noi abbiamo voluto strumentalizzare; ora, non ci siamo mai chiesti, voi avete voluto strumentalizzare questa situazione e questa situazione la dobbiamo portare avanti. La Democrazia Cristiana lo ha detto apertamente: è l'ora di piantarla lì con le parole, voi chiedeteci che cosa dobbiamo fare e noi siamo qui. Naturalmente è strano che sia proprio la Democrazia Cristiana, quella che viene sempre regolarmente vilipesa e messa in un angolo, che possa risolvere questi problemi, perché fino a quando si parla di democrazia di destra, la Democrazia Cristiana è di destra, la Democrazia Cristiana è di destra e quindi conservatrice, però per risolvere i problemi la dovete chiamare, e questo grazie a Dio la gente lo ha capito. Quindi, lasciando lavorare voi, lavorate anche per noi.
E arriviamo un po' a questa conclusione, desiderata da tutti, ma anche da me. Di che cosa si fa colpa a questa Democrazia Cristiana? E abbiamo sentito qui, la Democrazia Cristiana vuole la crisi, la D.C. è contro questo, è contro quello: allora, di fronte alla situazione che è nata in Valle d'Aosta e si è sentito parlare di collusione U.V.-D.C., e questo mi ha veramente riempito di gioia. La Democrazia Cristiana, contrariamente a quello che ha detto, mi sembra Manganoni, che ha solo sete di potere, io credo che abbia dimostrato ancora una volta se ce n'era necessità, a tutti i valdostani, che questa sete di potere di cui la si accusa, la lascia agli altri, perché la Democrazia Cristiana ha detto, noi siamo qui per risolvere la crisi immediatamente, dando l'appoggio esterno, interno, diteci che cosa volete da noi, purché si risolva al più presto. Non abbiamo accampato nessuna richiesta, abbiamo semplicemente detto: c'è una crisi? È colpa nostra questa crisi? Non lo crediamo perché siamo all'opposizione e pertanto noi siamo a vostra completa disposizione. Noi siamo qui senza richiedervi niente e quindi noi pensiamo di portarci avanti su questa strada.
Ma qui c'è una grande cosa che io devo dire in questa sala, una cosa che mi viene fuori dal cuore e che io mi stupisco che spaventi qualcuno: finalmente, dopo 17 anni, c'è di nuovo un incontro fra l'U.V. e la Democrazia Cristiana, che io mi auguro e prego se le mie preghiere possono valere qualcosa, che abbia a continuare nel futuro, e quando Germano si rivolge a Caveri e dice, ma Lei che è stato con la D.C., e qui in questo momento scherzo, perdonatemi, come fa a dimenticare? Io ti dico, scherzando che, dopo aver conosciuto i comunisti e qualcun altro, ho preferito di nuovo la D.C.; questa è la verità e questo altamente ci fa piacere, perché ha capito che la D.C. potrà avere le sue carenze, le sue debolezze come tutti, ma fino adesso ha fatto tutto quello che poteva per la Valle d'Aosta, perché non c'è mai stato un problema valdostano che non sia stato risolto anche con il concorso della D.C.
Naturalmente potremmo ancora continuare qui, potremmo scherzarci su, perché tu ne hai tirate fuori, come al solito di tutti i colori; ci hai messi proprio di buon umore un po' tutti, perché qui, attaccando le persone viene fuori, dice, ma, come fa Lei a pensare avvocato Caveri all'onestà dei Bordon, non so se hai proprio detto onestà, tanto qui non si può querelare nessuna, ma supponiamo che tu lo abbia anche detto, tanto non ci disturba niente, niente, come fa a parlare del Chabod, e non so di chi vuole, vedi Germano, noi della tua posizione non ne parliamo mai; perché non ne parliamo mai? Ma ne hanno parlato i libri, ne hanno parlato i giornali, ne hanno parlato altri e vuoi che noi ci mettiamo a discutere ancora di queste cose? Quindi noi di queste cose, se non siamo tirati per i capelli, non ne parliamo, qui i fatti personali non contano niente, qui in politica si capisce che ci sono dei momenti, anzi, sto perdendo il pranzo Chabod, ma spero che mi venga nella seconda tornata, io mi auguro di essere attaccato personalmente, perché in 20, 25 anni, di lotta politica o di amministrazione, nell'Amministrazione regionale, ebbene, signori, noi siamo andati avanti e siamo qui, e rispondiamo di tutto quello che abbiamo fatto. Ne abbiamo risposto anche davanti al Procuratore della Repubblica, e tu Germano ne sai qualche cosa, e noi abbiamo sempre avuto fiducia nella magistratura, perché chi è tranquillo, come possiamo esserlo noi, dormiamo sonni tranquilli; non so se altri possono dormire così tranquillamente, ma di questo se ne parlerà un'altra volta.
Ma andiamo avanti, qui ad un certo momento viene fuori... (interruzione di Germano) ...beh, lasciamo andare avanti perché il tuo sistema di fare perdere il filo....
Montesano (P.S.D.I.) - Germano lasci parlare...
Bordon (D.C.) - Adesso, andiamo avanti, la parte più difficile, la parte più difficile, proprio questa: io ho sentito le dichiarazioni di Pollicini, e vorrei dirgli tante cose... (voce di Ramera) ...non posso dirlo questo, perché, torni a casa, faccia quello che vuole, noi non chiediamo niente, le loro decisioni sono state quelle che sono, quindi non abbiamo niente da criticare, ognuno fa la sua strada, speriamo di poter collaborare, ma naturalmente, quando sento dire Germano, che Pollicini ha detto che non vuole la collaborazione della Democrazia Cristiana, io non avevo proprio afferrato bene questo, ma eventualmente poi Pollicini lo ribadirà, perché io di queste affermazioni, me ne farò un cavallo di battaglia in altre sedi, perché io sono veramente contento che la Democrazia Cristiana sia messa alla stregua del Partito Comunista, io sono soddisfatto di questo, come uomo politico, come persona, come valdostano, no, ma come uomo politico, potrei anche esserlo, perché a me, nella vita, una cosa sola ha dato sempre noia: l'equivoco. Quando uno vuole tenere i piedi in tutte le scarpe e non prendere una determinata posizione, e allora io vi ripeto qui, ed è questa la parte difficile, io dovrei ricordarvi, quando parliamo di crisi, come sono venute le crisi, quando si votava 35 volte apertamente il bilancio, per alzata di mano, alla luce del sole, e in quell'angolino là venivano fuori le palline nere. Si vede che qualcuno aveva la coscienza di dover fare questo... (voce di Pollicini) ...ma anche sugli enti locali, ma naturale, poi s'impara, ma s'impara perché è ben lì che bisogna sempre prendere la sberla, sempre, con questa differenza che allora la situazione era molto diversa perché si poteva sempre dire, signori, noi vogliamo questa impostazione, perché adesso anche qui dentro, la discussione è veramente interessante, si parla di sinistra, ma io mi chiedo che cosa abbia fatto la sinistra che non abbia voluto la Democrazia Cristiana, che non è per niente diversa, perché queste sono qualifiche vostre. Voi ci qualificate di destra perché vi torna comodo, ma noi vogliamo un po' sapere, quando ci sono stati gli scioperi, ad Aosta, ne abbiamo avuto 12 in 10 mesi, abbiamo cercato di risolverli, abbiamo cercato di venire incontro. Tu hai parlato, dell'organico, abbiamo cercato di venire incontro al personale; non abbiamo avuto scioperi in quel momento come li avete avuti voi; che il personale della Valle sia molto, molto soddisfatto, Tonino, vai a chiederlo a loro, perché a me interessa, ma non è il caso che te lo dica, ma insomma, queste cose non rientrano nel quadro generale delle impostazioni, quindi noi, come Democrazia Cristiana vi diciamo che siamo a disposizione di tutti, che siamo veramente lì pronti a dare la nostra collaborazione, che abbiamo già sempre dato, senza chiedere niente, ma nello stesso momento siamo veramente soddisfatti se domani, in un futuro, ci potrà essere di nuovo una collaborazione fra le genti valdostane, perché non vogliamo fare del razzismo, non l'abbiamo mai fatto, ma non vogliamo più che il dissidio tra le genti valdostane, là dove il proverbio di Cogne roudze Cogne, domina, tutti quelli non valdostani ne hanno sempre approfittato, e lo abbiamo visto in tutti questi anni, noi lo abbiamo visto in tutti questi anni che elementi che sono arrivati qui, che noi gradiamo di avere in Valle d'Aosta, perché hanno portato la loro forza, la loro collaborazione, ma arrivati ad un certo momento, non vogliamo più che si approfitti della divisione che esiste fra i valdostani, per poter continuare ad impostare dei problemi che non sono di gradimento nostro.
Quindi, io, come questa prima tornata, vi chiedo scusa un po' a tutti, sono le 13,05, ma ritenevo opportuno puntualizzare questa cosa qui, quindi, ripeto come ha detto l'amico Pollicini:
1) La Democrazia Cristiana ritiene che una crisi sia salutare perché, visti i comunicati che abbiamo sentito leggere attraverso il PSI ecc., l'immobilismo e la confusione regnano in questo momento; non lo diciamo noi, lo dite voi. Noi siamo qui non per sete di potere, da fuori o da dentro, noi siamo qui per collaborare, perché questa crisi finisca al più presto.
Naturalmente, cosa volete che perda il mio tempo a controbattere le battute di Germano, quando dice che la crisi l'hanno voluta l'U.V. e la D.C.. Ma che cosa può dire Germano? Germano, io non so quanto gli passiate come avvocato difensore vostro: io vi dico che qui dentro, come vostro difensore, può servire, ma fuori non vi serve certamente, fate molto attenzione, perché come avvocato vostro fuori, io posso sempre dire, come diranno tutti, che il più grande difensore di questa Giunta è il Partito Comunista e voi continuate a dire che dal Partito Comunista non volete niente, ma allora gli dovreste dire, ma cari signori, noi vi preghiamo di stare tranquilli, perché tanto ci difendiamo da noi, non abbiamo bisogno di certi difensori, quindi, questo secondo punto e il resto si potrà ancora aggiungere sopra alla terza tornata, ma in modo particolare sia ben chiaro che la Democrazia Cristiana desidera nel modo più assoluto che questa crisi passi al più presto, tranquillizza i lavoratori della Bassa Valle e tutti quelli che in Valle d'Aosta, perché c'è anche l'alta Valle, ci sono tutti gli agricoltori, perché noi ricordiamo che alla televisione in un'altra tornata abbiamo visto tutti che parlavano dell'agricoltura, però i risultati sono quelli che sono e quando poi si accuserà magari il Presidente della Coltivatori Diretti, il Presidente della Coltivatori Diretti si riverserà anche verso il vice presidente della Coltivatori Diretti, perché non è certamente la volontà del coltivatore diretto, del Presidente e del vice Presidente per i quali i problemi non vanno avanti e se qui dentro, qualunque cosa accada, in uno stabilimento in un qualchecosa, si trovano - giustamente - giustamente - due volte, i denari per venire incontro a questi disoccupati, ma quando ci sono dei problemi che pesano su quella che è l'agricoltura valdostana, che pesano su quelli che sono veramente i valdostani che portano ancora in casa loro tutto un bagaglio di tradizioni, che è puramente valdostana, e che è grazie a questo che ci ha fatto avere l'autonomia, quando si tratta di portare quei provvedimenti, noi non riusciamo ad averli, almeno con quella facilità che vorremmo avere. Quindi, su questo punto discuteremo ancora.
Per il resto, non abbiamo niente da dire; io mi auguro soltanto che, da chi dipende questa crisi, perché non dipende da noi, noi non siamo qui per porre delle scelte, noi abbiamo scelto la strada dell'Union Valdôtaine per i motivi anzidetti: seguiamo e collaboriamo con l'U.V., lieti se altri vorranno unirsi a noi; se non lo vorranno, se ne assumeranno le responsabilità, verso l'Amministrazione regionale, e verso l'elettorato che è fuori.
Montesano (P.S.D.I.) - Prima di dare la parola al Consigliere Savioz che l'ha chiesta, e di lasciare al Consiglio decidere sul programma dei lavori, io desidero dare, far dare lettura dal Consigliere Segretario della mozione che è arrivata sul banco della Presidenza.
Andrione (U.V.) - Aoste, le 7 octobre 1971 - Nous soussignés Conseillers régionaux, ayant pris connaissance de l'ordre du jour du Parti Socialiste Italien du 20 septembre 1971 et de l'ordre du jour du 3 octobre 1971 du Comité Central de l'Union Valdôtaine, demandons à Monsieur le Président du Conseil de bien vouloir mettre à l'ordre du jour du prochain Conseil la suivante motion:
"Le Conseil ayant pris acte de la décision de l'Union Valdôtaine de retirer son appui à la Junte actuelle,
attendu que, jusqu'à aujourd'hui l'Union Valdôtaine a été une force constituante de la majorité;
que son appui est déterminant pour la formation de la majorité;
considérant que, par conséquent la Junte n'a plus la confiance du Conseil,
INVITE
Monsieur le Président de la Junte à vouloir présenter sa démission."
Suivent les signatures: Caveri, Andrione, Freppaz, Bancod, Fosson, Chabod, Mappelli, Ramera, Bordon, Manganone, Quaizier.
Montesano (P.S.D.I.) - Adesso, appunto facciamo fare delle copie, che vengono distribuite a tutti i Consiglieri, anche in anticipo della prossima seduta e poi io pregherei i capi gruppo, oppure anche i Consiglieri che ne hanno desiderio, di intervenire nella riunione degli Uffici di Presidenza e dei capi gruppo, per stabilire di comune accordo la prossima seduta del Consiglio nella quale deve essere votata questa mozione.
Ora, io domando al Consiglio cosa, chiedendo scusa al Consigliere Savioz, che ha già chiesto la parola, domando al Consiglio qual è il programma che si vuole attuare nel corso della giornata perché siamo adesso alle ore 13,10. Diamo la parola al Consigliere Savioz e poi... anche nel pomeriggio... (voce: si vada avanti con l'ordine del giorno) ...Benissimo, però vorrei pregarvi di intervenire a questa riunione prima del Consiglio per stabilire la prossima data, vero, come abbiamo fatto solitamente, invece di rimandare a domani o dopodomani la riunione dei capi gruppo, lo facciamo oggi stesso.
Allora, siete d'accordo nel chiudere la seduta, per intanto?
Dujany (D.P.) - Io vorrei chiedere al Consiglio, appena terminata questa discussione di carattere generale prioritaria, se fosse possibile affrontare alcuni oggetti da concordare in sede di capi gruppo, iscritti all'ordine del giorno del Consiglio, che hanno una certa urgenza.
Montesano (P.S.D.I.) - Allora la risposta a questo invito del Presidente della Giunta può essere data nel pomeriggio. Comunque, il Consiglio è d'accordo nel chiudere questa seduta, la quale verrà riaperta alle ore 16... 16,30? 16,30.
La seduta è chiusa, però alle 16,15 io pregherei i capi gruppo...
La seduta termina alle ore 13,11.