Oggetto del Consiglio n. 962 del 2 ottobre 2019 - Resoconto
OGGETTO N. 962/XV - Interrogazione a risposta immediata: "Azioni poste in essere per far fronte alla crisi dell'azienda Shiloh di Verrès".
Farcoz (Président) - Point n° 7.01 à l'ordre du jour. La parole à la collègue Pulz pour l'illustration.
Pulz (ADU VDA) - Torniamo a parlare di forte crisi per l'industria della bassa Valle a distanza di sette mesi dal precedente question time sul colosso americano Shiloh, che è tra i leader mondiali nel settore delle automobili per la produzione in particolare - come sappiamo - di telai in alluminio e magnesio che ha sede anche a Verrès oltre che nel Nord America, nel Nord Europa e in Asia. La crisi ora è proprio conclamata per via delle gestioni precedenti e, soprattutto, della forte contrazione che il settore automobilistico ha subito a livello europeo con un conseguente drastico calo del fatturato. La Shiloh ha dichiarato la necessità di procedere - ingabbiano dei termini eufemistici - alla "ristrutturazione aziendale", termini dietro cui ci sono di fatto 150 dipendenti tra operai e impiegati in angoscia con le loro famiglie. Già dal mese di gennaio 2019 era infatti stata avviata la cassa integrazione, anche se le prime notizie che abbiamo letto sui giornali risalgono agli inizi di marzo e l'Amministrazione non era nemmeno stranamente ancora stata informata dell'avvio di questa procedura, come aveva allora dichiarato l'Assessore Testolin. Ora invece è stata avviata proprio la procedura di licenziamento di 70 lavoratori.
Abbiamo letto che sono in corso febbrili incontri al vertice con il Presidente della Regione, gli Assessori regionali e il Comune di Verrès, oltre che con le organizzazioni sindacali, per scongiurare appunto questi 70 licenziamenti annunciati, testuali parole, "attivando tutte le azioni possibili per limitare le ricadute sui lavoratori e, più in generale, sul tessuto sociale ed economico della bassa Valle". Poiché il diritto al lavoro deve essere una delle maggiori preoccupazioni della politica anche in un contesto come il nostro, che purtroppo non è affatto al riparo dalle conseguenze del capitalismo e delle crisi del mercato internazionale che sono difficili da arginare, chiediamo al Governo regionale nuovamente, dopo aver posto una domanda molto simile nel Consiglio del 6 marzo scorso, quando la situazione però non era ancora precipitata, come intenda farsi carico di questa nuova e pesante crisi della sede di Verrès della Shiloh Italia.
Président - La parole à l'Assesseur Bertschy pour la réponse.
Bertschy (AV) - Grazie per dar modo di portare anche in Consiglio regionale l'attenzione rispetto al tema della crisi della Shiloh. In premessa dico che se poi nel corso di questo Consiglio ci sarà tempo offro la disponibilità, a nome del Governo regionale e della maggioranza, di lavorare anche ad un testo di risoluzione che possa essere quantomeno utile a far emergere la voce del Consiglio regionale a sostegno dei lavoratori.
Per inquadrare la crisi - l'ha annunciato lei - leggo quattro dati velocissimi: nel 2017 Shiloh ha avuto un budget di 43 milioni di euro; nel 2018 di 37 milioni; ad inizio anno pensava di chiudere il 2019 con 29 milioni di euro, ma a metà anno questo fatturato è stato ridotto ancora di 5 milioni, per cui si passa dai 43 milioni del 2017 ai 24 di previsione 2019. Evidentemente questo ha posto l'azienda, dopo aver attivato tutte le riduzioni possibili - i contratti a tempo determinato, interinali, le ferie - di lanciare questo che noi chiamiamo "grido di allarme", che però si trasforma in una procedura 223 per 70 lavoratori su 154.
Noi allora come ci siamo posti? Il Governo regionale ha voluto far sentire la sua voce organizzando due incontri: uno con le forze sindacali, che ringrazio per il lavoro che stanno facendo a sostegno dei lavoratori, e uno con l'azienda. In tutti e due gli incontri sono due i temi che abbiamo evidenziato: un'azienda che propone un licenziamento al 50 percento della sua forza lavoro è un'azienda che vuole chiudere e non vuole dare continuità alla sua missione aziendale ed economica. Noi siamo assolutamente contrari a seguire questo tipo di procedura. Chiediamo all'azienda - e abbiamo ottenuto in questo senso qualche apertura - di trasformare questa procedura di licenziamento collettivo in una cassa integrazione straordinaria che dia tempo e modo, anche all'Amministrazione regionale e alle forze sindacali, di costruire un percorso che ci metta in condizioni di capire se l'azienda ha la possibilità di recuperare ordinativi per i prossimi anni, e quindi di ritornare ad essere produttiva utilizzando le professionalità che negli anni si sono costruite all'interno dell'azienda, oppure se si dovrà poi alla fine trovare soluzioni nuove. Vorremmo che la cassa integrazione straordinaria fosse utile per trasformare la nostra azione politica passiva in un'azione politica attiva con la messa in atto di formazione del personale, di presa in carico della formazione del personale e, soprattutto, di attenzione verso nuovi orizzonti delle figure che professionalmente possono essere impiegate. Concludo dicendo che scriveremo alla proprietà - lo abbiamo comunicato all'azienda e alle forze sindacali - per farle capire che qui c'è una comunità che vuole prendersi in carico l'azienda e i lavoratori, che offre collaborazione, ma che chiede di non trasformare il nostro territorio in un territorio di "massacro sociale" attraverso un licenziamento così pesante.
Dalle ore 11:38 assume la presidenza il Vicepresidente Distort.
Distort (Presidente) - La parola alla proponente, collega Pulz, per la replica.
Pulz (ADU VDA) - Ringrazio l'Assessore Bertschy per queste informazioni che completano il quadro che a marzo - ci era stato detto dall'Assessore Testolin - era ancora del tutto sotto controllo e non così allarmante.
Noi avevamo sottolineato come la prospettiva di fatto fosse già preoccupante per i lavoratori della Shiloh e, più in generale, per l'industria della bassa Valle e a distanza di soli 7 mesi siamo già al patatrac dei licenziamenti, tenuti peraltro nascosti ai dipendenti fino all'ultimo per non creare panico - così hanno dichiarato i vertici dell'azienda - e non posso ora nascondere che sento un brivido freddo nella schiena quando leggo che si sta per concordare un percorso comune condiviso per essere da supporto ai lavoratori e sostenerli per una loro ricollocazione. Il pensiero corre infatti istintivamente ai lavoratori licenziati della Casino de la Vallée per i quali si era proposta la cassa integrazione e infatti sono ancora quasi tutti a casa senza lavoro, sempre più rassegnati e sconcertati di fronte alle promesse di certa politica. Ben venga quindi se ora possiamo definire una presa di posizione chiara con una risoluzione da parte della nostra istituzione.