Oggetto del Consiglio n. 821 del 10 luglio 2019 - Resoconto
OGGETTO N. 821/XV - Interpellanza: "Definizione dei sistemi di controlli sulle tipologie e la provenienza dei rifiuti conferiti nelle discariche per rifiuti speciali inerti".
Rini (Presidente) - Punto 18 all'ordine del giorno. Per l'illustrazione, la parola al collega Aggravi.
Aggravi (LEGA VDA) - L'interpellanza parte dal Piano regionale di gestione dei rifiuti, all'interno del quale - l'abbiamo riportato anche nel testo - viene detto che, alla luce delle volumetrie residue rilevate, a partire dal 2014, delle discariche attualmente in esercizio, e nella previsione che possa essere avviato l'esercizio di una grossa discarica di titolarità privata, avente volumetria importante, in particolare nel Comune di Issogne, località Mure, si ritiene che al momento l'offerta d'impianti risulti essere sufficiente anche per i prossimi cinque anni.
Sappiamo che la definizione di siti di discariche è sempre problematica, perché comunque si trattano delle materie complesse che, spesso e volentieri, creano anche dei disagi e delle preoccupazioni nei confronti di chi vi abita o vi opera vicino, soprattutto in una realtà come la nostra che, per sua morfologia territoriale, non permette lo stoccaggio agevole dei rifiuti.
Sappiamo poi che l'effetto "nimby", come si dice, ha sempre il suo perché.
In particolare, come è capitato anche per altre iniziative - cito quella della collega Minelli nello scorso Consiglio, relativa alla problematica di Pompiod - c'è comunque sempre la necessità - ancora di più, perché più aumenta la tecnica e più la complessità dei prodotti e anche dei rifiuti si complica - di definire adeguati sistemi di controllo sulle tipologie e sulle provenienze dei rifiuti, spesso anche non prodotti in Valle, ma comunque gestiti da società che non si conoscono; a maggior ragione nella gestione di queste realtà, riscontriamo spesso diffidenza, giustamente, da parte delle comunità nei confronti di chi gestisce privatamente questi business.
L'interpellanza si costruisce su tre interrogativi all'Assessore competente: "prima di tutto quale sia lo stato del processo autorizzativo della discarica sita nel Comune di Issogne; quali siano gli intendimenti del governo circa la definizione di un adeguato sistema di controllo sulle tipologie e la provenienza dei rifiuti conferiti; e quali siano gli intendimenti del governo circa il coinvolgimento di soggetti privati nella gestione di discariche per rifiuti speciali, ancorché inerti".
Vi è poi una materia che molto probabilmente sarà bene approfondire successivamente, che è per l'appunto quella della definizione dei rifiuti speciali, ancorché inerti, che sicuramente è un po' particolare.
Presidente - Per la risposta, la parola all'assessore Chatrian.
Chatrian (AV) - Ho ascoltato attentamente il collega che ha illustrato l'iniziativa e ha messo in evidenza che da una parte c'è un'esigenza e dall'altra c'è un privato che ha le autorizzazioni e fa la sua parte e il pubblico deve fare la sua, che in questo caso è quella del controllo, della verifica e del monitoraggio. In maniera molto laica, quindi, cercherò di fare una piccola premessa e poi di rispondere puntualmente ai quesiti che lei mi ha posto.
Solo una brevissima considerazione, anche a seguito dell'iniziativa che la collega Minelli ha fatto nello scorso Consiglio: assieme al Sindaco di Aymavilles, organizzeremo un incontro pubblico martedì 23, proprio ad Aymavilles, sull'iniziativa che da diverse parti è stata messa in evidenza, incontreremo la popolazione e chi è interessato a conoscere e fotografare lo stato dell'arte.
La gestione dei rifiuti inerti rientra nell'ambito delle attività dei rifiuti speciali, che è prevista invece, per i rifiuti urbani, così come stabilito all'articolo 184, comma 3, del decreto legislativo 3 aprile del 2006, n. 152, in quanto trattasi di rifiuti derivanti dallo svolgimento di attività di demolizione, di costruzione e di scavo, o che residuano da attività industriali, artigianali o attività di recupero, o smaltimenti di rifiuti, fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti dell'acqua e della depurazione delle acque reflue.
Ciò significa, ai sensi di leggi comunitarie e nazionali, che la gestione di tali rifiuti è a totale responsabilità ed onere dei produttori, i quali devono conferire i propri rifiuti in impianti aventi l'autorizzazione di legge, non necessariamente ubicati nella regione in cui gli stessi si producono. Questo è un passaggio comunque da mettere in evidenza.
Vale infatti, per i rifiuti speciali, il principio generale comunitario, previsto per le merci, della libera circolazione. Gli impianti di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti sono impianti industriali, la cui realizzazione e gestione costituiscono attività d'impresa. La normativa comunitaria e nazionale prevede che la realizzazione d'impianti di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani, nonché dei rifiuti speciali, non pericolosi e pericolosi, venga prevista espressamente nei piani regionali di gestione dei rifiuti, sulla base della domanda di conferimento all'interno di specifici ambiti territoriali.
Sono esclusi dall'obbligo della pianificazione gli impianti di discarica e di trattamento di rifiuti speciali inerti.
Detto questo, la Regione, con il Piano regionale di gestione dei rifiuti speciali, ha riportato la situazione degli impianti di smaltimento, cioè delle discariche, e di trattamento finalizzato al recupero dei rifiuti speciali inerti, riportando, per le discariche, le volumetrie disponibili allo smaltimento e la data di elaborazione del citato piano.
Dal punto di vista tecnico, inoltre, la normativa sulle discariche, rappresentata dal decreto legislativo n. 36 del 2003, indica all'allegato 1, punto 1, che ai fini dell'ubicazione delle discariche d'inerti bisogna privilegiare le aree degradate da risanare e/o da ripristinare sotto il profilo paesaggistico, rientranti fra tali siti, a titolo esemplificativo, le aree estrattive da recuperare ambientalmente.
Sono premesse comunque importanti, per inquadrare lo stato dell'arte dal punto di vista giuridico.
Tutte le prescrizioni riguardanti la progettazione, la realizzazione, la gestione e la gestione post-operativa, nonché il monitoraggio ambientale riguardante le discariche, sono riportate negli allegati 1 e 2 del decreto legislativo n. 36 del 2003.
Per quanto riguarda la prima domanda, c'è da precisare che, ai fini della realizzazione di una discarica, il proponente deve presentare un progetto definitivo, riportante, quindi, nel dettaglio le opere da realizzare, corredate della Valutazione di impatto ambientale, nonché della documentazione tecnica operativa, vale a dire: il Piano della gestione operativa, il Piano di sistemazione finale recupero ambientale dell'area della gestione post-operativa, il Piano di sorveglianza e controllo, sia in fase operativa che post-operativa, il Piano economico finanziario e tariffario, conformemente alle prescrizioni contenute nel decreto legislativo n. 36 del 2003.
Per quanto riguarda specificamente la discarica prevista nel Comune d'Issogne, in località Mure, con deliberazione di giunta n. 7440 del 1995, è stata rilasciata la valutazione positiva condizionata sulla compatibilità ambientale, che ha approvato il progetto presentato dall'allora Piemonte Costruzioni. Successivamente, con provvedimento dirigenziale del 1998, è stata rilasciata l'autorizzazione, che è stata rinnovata alla società Piemonte Costruzioni con sede legale in Torino in data 23 settembre 2003.
Nel 2006, con deliberazione di Giunta regionale n. 2726, sono stati approvati il Piano di adeguamento tecnico e la riclassificazione della discarica.
Con un'altra delibera è stata rilasciata la proroga e, con un'ulteriore delibera, nel 2014 è stato approvato il progetto definitivo allegato all'istanza presentata dalla società CAPE, con sede legale in Comune di Issogne, subentrata nella titolarità dell'impianto al curatore fallimentare.
Sempre nel 2014, venivano approvati il Piano di gestione operativa, il Piano di sorveglianza e controllo, il Piano di ripristino ambientale, il Piano di gestione post-operativa e il Piano finanziario allegati al progetto, in conformità alle prescrizioni fissate con la delibera che citavo prima.
Infine, con il PD n. 168 del 2019, sono stati prorogati i tempi per la conclusione dei lavori di approntamento della discarica sino al 3 ottobre 2020.
Ho fatto tutte queste premesse, anzi non sono premesse è l'iter amministrativo che parte da lontano.
La discarica non è, al momento, ancora stata approntata, ma l'impresa autorizzata ha già eseguito il monitoraggio ambientale preliminare, della durata di un anno, previsto dall'allegato 2 del decreto, per acquisire il cosiddetto "bianco ambientale", che costituirà il riferimento per valutare eventuali modificazioni dello stato ambientale, a seguito dell'entrata in esercizio della discarica.
Per quanto riguarda il punto 2, è bene precisare che la normativa vigente indica puntualmente il livello di controllo e monitoraggio di tutte le attività amministrative e tecnico-operative che devono essere rispettate nelle diverse fasi di gestione operativa e gestione post-operativa. Queste attività devono essere riportate puntualmente nel Piano della gestione operativa per quanto concerne le modalità di accettazione di rifiuti ammissibili all'impianto, con i relativi controlli analitici da richiedere ai conferitori e da eseguire come controanalisi, nonché nel Piano di sorveglianza e controllo, per quanto concerne gli aspetti di tutela dell'ambiente e dei lavoratori.
Per la discarica d'Issogne, i piani di cui stiamo parlando, legati al progetto definitivo delle opere di approntamento della discarica, sono stati ritenuti anche dall'ARPA adeguati e sono stati approvati con deliberazione di giunta del 3 ottobre 2014.
Vorrei ricordare ancora che le discariche sono comunque assoggettate periodicamente al controllo amministrativo - attraverso la verifica dei contenuti e della relazione annuale, che deve essere presentata alla Regione, all'ARPA e al Comune competente per territorio, entro il 28 febbraio di ogni anno - e alla vigilanza e ispezione da parte del Corpo forestale della Valle d'Aosta.
Per quanto riguarda l'ultimo punto, anche alla luce di quanto vi ho appena riferito, è evidente che la realizzazione e la gestione d'impianti di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti speciali, qual è la discarica di inerti, sono attività industriali, non compresi nei compiti istituzionali degli enti pubblici e rientranti nell'iniziativa privata.
È vero che la maggior parte delle discariche per rifiuti speciali inerti presenti nella Regione è a titolarità pubblica, ma è altrettanto vero che tali discariche sono oggetto di una gestione semplificata e accettano unicamente rifiuti non soggetti a caratterizzazione e sono a servizio principalmente di privati che producono quantitativi limitati di rifiuti inerti, prodotti esclusivamente nell'ambito del Comune titolare dell'impianto.
Tali discariche, peraltro, essendo riferite alla gestione di rifiuti speciali, comportano l'applicazione del regime Iva per i Comuni e le relative attività assimilate ad attività di impresa.
Peraltro le modalità costruttive e la gestione semplificata delle discariche a titolarità pubblica presenti in Valle d'Aosta rappresentano una particolarità rispetto alle discariche di rifiuti speciali inerti in esercizio in tutte le altre regioni. Queste discariche sono, invece, realizzate e gestite secondo criteri costruttivi e organizzativi particolarmente complessi, come appunto per quella d'Issogne.
Non è possibile per gli enti pubblici assumersi la responsabilità di un investimento rilevante di una gestione articolata, così come comporterebbe una discarica gestita secondo le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 36 del 2003.
Questo per dire che la verifica - come rispondevo prima all'ultima domanda che mi ha posto - di fine febbraio, che viene comunicata all'Assessorato, soprattutto all'ARPA, e al comune, indubbiamente consiste in un monitoraggio che il pubblico deve fare su quest'iniziative e per dire che, a monte, c'è un iter amministrativo - e soprattutto di documentazione e di allegati richiesti a monte - per cui io penso che ci siano tutte le condizioni e la possibilità di poter analizzare, verificare e fare i controlli dovuti.
A fronte di tutto e a fronte anche delle necessità, io credo che la parte ambientale e la parte sanitaria siano le più importanti e fondamentali, in questo caso. Visto il poco tempo a disposizione, ci fossero altri elementi, altre azioni che non sono state declinate in particolare, sono a disposizione, sia il sottoscritto che comunque i competenti uffici.
Presidente - Per la replica, la parola al collega Aggravi.
Aggravi (LEGA VDA) - Grazie, Assessore, per le premesse e per la successiva risposta ai tre quesiti. Le chiederò gentilmente poi copia della risposta, soltanto per avere contezza della premessa, che è sicuramente utile, perché definisce in maniera chiara il perimetro normativo di riferimento.
Per quanto riguarda il resto, rilevo due aspetti che mi preme rilevare e che, soprattutto, come giustamente diceva lei nella parte finale, sono meritevoli di approfondimento. Da una parte, il discorso del controllo amministrativo, perché sicuramente è una tipologia di controllo - ma lo dice la definizione - per cui, trattandosi di questioni pratiche molto sensibili, come quelle dei rifiuti, è bene che ci siano anche dei controlli più invasivi, soprattutto tenuto conto, come dicevo, di una realtà un po' particolare come la nostra, dove spesso e volentieri dobbiamo occupare dei versanti o comunque delle buche e sappiamo che ci sono falde, eccetera, che possono avere degli effetti sulla natura circostante.
Per quanto riguarda la non caratterizzazione e le realtà che producono i rifiuti, è bene vigilare anche su questo aspetto, perché ricordo che nella precedente risposta - proprio alla collega Minelli - diceva che per il trattato dell'Unione europea non si possono mettere delle limitazioni sulle importazioni di rifiuti, però sicuramente noi sappiamo quali sono le realtà che producono certe tipologie di rifiuti. Lei giustamente diceva che sono specialmente realtà di natura industriale, perché, sia per quanto riguarda l'investimento, sia per la gestione di questi particolari rifiuti, sono di carattere prettamente privatistico-industriale ma per questo è bene vigilarlo, perché le segnalazioni che spesso si ricevono, da parte dei cittadini, indicano dei camion o comunque delle realtà non tipicamente di natura locale o comunque valdostana.
È dunque bene stare attenti a quello che ci portiamo in casa, perché conosciamo lo stato del nostro ecosistema, ma non sappiamo che cosa arriva e quello che può comportare sull'ambiente e sull'intera comunità.