Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 710 del 12 giugno 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 710/XV - Discussione generale sull'accettazione delle dimissioni rassegnate dal Consigliere Claudio Restano dalla carica di Segretario del Consiglio regionale e sua sostituzione.

Rini (Presidente) - Punto 3.01 all'ordine del giorno. Con lettera in data 4 giugno 2019 il collega Claudio Restano ha rassegnato le dimissioni dalla carica di Segretario del Consiglio regionale. Il Consiglio è pertanto chiamato a procedere alla sua sostituzione, ai sensi degli articoli 7 e 12 del Regolamento interno del Consiglio regionale. Prima di passare all'accettazione, ha chiesto la parola il collega Claudio Restano.

Restano (GM) - Effettivamente queste mie dimissioni dal ruolo di Segretario del Consiglio sono la conseguenza della mia dichiarazione di uscita dalla maggioranza. Lo ritengo quindi un atto dovuto e doveroso, in coerenza con quanto sempre da me affermato, a dimostrazione che non sono così legato alle poltrone come magari qualcuno afferma. È un doppio salto all'indietro: prima assessore, dimissioni, poi segretario e adesso consigliere. Rimane un grande onore per me di fare parte di questo Consiglio, dove cercherò di svolgere al meglio i compiti di consigliere regionale.

Però mi pare doveroso in questo momento dare alcune spiegazioni, forse non tanto a quest'aula, ma alle persone che stanno all'esterno, che hanno potuto leggere molti comunicati stampa, molti articoli, per ben esplicitare la dinamica che mi ha portato a questa scelta difficilissima; una scelta anche triste, come ha già detto il presidente Fosson. È triste per tutti, è sofferta.

Si tratta di un percorso politico. Qui devo ricordare brevemente quello che è stato il mio percorso politico all'interno di quest'aula, un percorso votato alla ricerca del cambiamento fin dal 2014, quando è andata in crisi la maggioranza regionale che poi è stata ricostituita. Anche in quel caso nulla ebbi a chiedere per ricostituire la maggioranza regionale. Nel 2016 un passo difficilissimo fatto insieme al presidente Fosson. Le ricordo, Presidente, ci chiamarono traditori, proprio come avviene adesso, come mi hanno chiamato adesso. Fu doloroso e difficile spiegare perché non lo eravamo. Ci chiamava traditori anche gente che oggi è in questo contesto, che le siede al suo fianco, che oggi va sotto braccetto con lei. Ma la politica è questo e bisogna guardare avanti. Quelli che oggi sono i concorrenti, mai gli avversari, domani possono essere degli alleati in forza di idee e di scelte politiche. Poi è arrivato il governo Marquis, un governo che secondo me ha tentato di portare un cambiamento che è naufragato per scelte politiche - mettiamola così - fino ad arrivare al governo Spelgatti, un governo a trazione leghista, del quale ho fatto parte.

Devo dire, a onor del vero, che ho fatto parte delle giunte regionali per espressa rinuncia del presidente Fosson. La prima volta perché l'asse UVP-Stella Alpina lo aveva scalciato dalla posizione di presidente all'ultimo momento e allora sono entrato io in giunta; la seconda volta perché il presidente non voleva far parte della giunta e poi ha ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio. Non era una mia ambizione, per scelte familiari, però l'ho fatto con grande piacere, con grande dedizione, con grande impegno. Non ho mai chiesto quel posto, né tantomeno poi ho chiesto un posto nell'attuale giunta. Ci sono state strategie per arrivare a portare Fosson alla presidenza di questa giunta. Naturalmente, sempre per una questione di coerenza, avendo fatto parte della giunta Spelgatti, non potevo fare parte di una giunta che sostituiva quest'ultima, soprattutto perché io ho sempre votato in sintonia con la giunta Spelgatti, non come altri colleghi che hanno sottolineato delle differenze di vedute, che sono lecite, e che oggi siedono in giunta con l'attuale governo. Quindi, per forza di cose non potevo far parte di un governo alternativo al governo Spelgatti, all'interno del quale ho condiviso tutte le scelte. Ho avuto modo di dirlo e ho lavorato bene, anche se magari alcune scelte non sono state fortunate e positive, però non si può sempre fare cose giuste.

Poi si è arrivati all'attuale governo Fosson, che ha avuto un parto e una gestione difficile. È arrivato dopo una lunga crisi della maggioranza e un incarico al collega Chatrian. Mi ricordo il primo incontro con il collega Chatrian, quando sembrava che nel governo dovessero entrare a far parte di questo Consiglio altre forze, come Impegno Civico, le quali poi hanno precisato la loro opposizione: l'hanno chiarita e hanno detto come si erano svolte le trattative. Mi ricordo cos'era stato detto e la fatica che abbiamo fatto per arrivare a questo governo, che poi è stato definito governo di scopo, governo di transizione e governo del dialogo. Non ci volevano proprio all'interno di questo governo. Preferivano Impegno Civico. È una scelta lecita. Poi, per poter approvare il bilancio, per poter approvare la legge elettorale, come sempre avviene in politica, si è fatto un compromesso.

Però noi non abbiamo fatto parte dell'alleanza politica dei quindici: lo abbiamo dichiarato più volte in vari comunicati stampa, in questa sede, in questo Consiglio. Questo non è stato smentito. È stato confermato in più occasioni, perché - ricordo quello che è stato detto - non abbiamo creduto in questa alleanza politica. Dissi "non abbiamo creduto e non ci crediamo" e fu ribadito in più occasioni. Vi era uno stato di necessità, se così si può chiamare. La necessità di approvare un bilancio per non andare in esercizio provvisorio e di approvare la legge elettorale.

Perché governo del dialogo? Mi ricordo una riunione, forse due giorni prima del cambio di governo nel suo ufficio, collega Spelgatti, con il presidente Fosson, dove ci eravamo presi degli impegni. Avevamo preso degli impegni di fare un governo di scopo, di fare un tratto, un percorso, di aprire il dialogo e poi di ritrovarci, come succede normalmente in democrazia, voi con le vostre idee di puntare alle elezioni - credo che non abbiate cambiato idea - e noi con un'esplicita volontà di dialogare, di confrontarsi, di cercare di cambiare le cose, ma di ritrovarci e, da parte nostra, verificare se era il caso di andare a elezioni o cos'altro fare.

Questo governo è partito con l'impegno di tutti, con la volontà di fare tante cose, come sempre accade. Infatti, quello che vi ho appena detto era stato ripreso nel discorso di insediamento del Presidente: dialogo, condivisione, confronto, esperienza. Non vi era la necessità di apprendistato, che può essere una cosa positiva, fu detto. Lo abbiamo imparato tanto in questi mesi. Tutto in linea con quelli che erano gli accordi con una parte e con l'altra. Una posizione centrale, quella che avevano tenuto all'epoca Area Civica e Pour Notre Vallée. Proprio quella posizione che ha permesso di arrivare all'obiettivo: portare l'amico Fosson alla Presidenza. Era uno degli obiettivi che ci eravamo prefissi e finalmente ci eravamo arrivati. Da lì il passo indietro concordato, da parte mia, con Pour Notre Vallée. Non è sempre facile dare le dimissioni da assessore, però è una cosa che ho fatto molto volentieri e che avevo sempre detto che avrei fatto.

Così siamo arrivati all'operatività del governo. Piano piano i comportamenti si sono trasformati. È venuto meno il dialogo, è venuto meno il confronto. È venuto meno il confronto all'interno di Pour Notre Vallée. Ci sono state richieste esplicite - ho conservato tutti i messaggi; mi piace tenerli, perché testimoniano un pochino la storia - di riunire quello che potrei definire il nostro consiglio, ma non è più stato riunito. Si è convocato il coordinamento per dibattere, perché i numeri non davano la ragione a chi la voleva avere. Fa parte anche questo della democrazia. Bisogna guardare avanti, bisogna avere la forza delle proprie idee.

Trascorrono tanti mesi. Questo governo, senza quel dovuto confronto, all'interno almeno della mia forza, si è trasformato in un governo di legislatura. È legittimo, per me è del tutto legittimo e normale. Peccato che non siamo stati coinvolti e questa è per me una scelta politica. Una scelta politica che non riguarda tanto le ideologie, l'appartenenza alla destra o alla sinistra, ma è un'esplicita volontà di andare avanti con una forza di governo che fa delle scelte. Questo si è dimostrato anche durante i dibattiti, con delle scelte che sono avvenute nel tempo e che dimostrano che le cose erano impostate per andare avanti nel tempo e per non arrivare a quel confronto nel breve periodo, che è una caratteristica peculiare dei governi di scopo e dei governi di transizione, ma soprattutto di quella che è l'intenzione primaria di avere un dialogo e un confronto. Questo è un po' in antitesi con quello che avevo sempre detto e che ho ribadito nel Consiglio, mi sembra, del 18 dicembre e in consigli successivi. Era stato detto che noi avevamo la volontà, in linea con quanto deciso, di confrontarci con tutti in quest'aula. Non penso che in questi mesi ciò sia avvenuto. Dal nostro punto di vista non è avvenuto, anzi, è stato elevato un muro tra una parte del Consiglio e l'altra, in pieno contrasto con i buoni propositi che ci eravamo dati.

È per questo che è venuta meno da parte nostra e dagli altri di PNV, che sono numerosi, non sono solo nove, se no saremmo un gruppo che era costituito da undici persone. Siamo qualcuno di più, più o meno come il MOUV': ho visto i vostri numeri e questo mi dà sollievo. Ci vogliono due cabine telefoniche per riunirci, non una come qualcuno affermava. Però ci ha portati a fare una riflessione. Non è il caso di scontrarsi, non è il caso di tenersi o no un simbolo. È il fatto che abbiamo idee diverse. Abbiamo idee diverse sul futuro della Valle d'Aosta, su quello che è l'orientamento. Avevamo fatto anche un'elezione: diciannove in un senso, uno in un altro. Non parlo di aree politiche: uno in un altro, diciannove in un senso.

Oggi prendo atto con piacere che finalmente è stato costituito il gruppo PNV-Front Valdôtain, il gruppo che l'ha fatta tanto sussultare perché il Front Valdôtain era troppo di destra, Presidente. Si ricorda? Io non ero a favore, mi ricordo bene. Lei cambia idea molto rapidamente: è un velocista! Io sono uno da endurance, vado nelle lunghe corse. I velocisti, tac, partono ma finiscono in fretta e questo è un limite. Ma al di là di queste peculiarità sportive, che sono disegnate dalla nostra muscolatura, rimane invece una riflessione politica.

Poi ci sono altre due riflessioni. Una, permettetemi, un pochino più personale sugli articoli che sono stati fatti, sul tradimento, sul valore di questa parola che in politica sovente viene richiamata. Se si è trattato di un tradimento, come ha scritto qualche giornalista, sono in buona compagnia. Ricordo che nella scorsa legislatura la coalizione che aveva perso le elezioni aveva visto transitare il PD in aiuto alla coalizione di cui facevo parte, poco dopo è transitato l'UVP, per creare una maggioranza numericamente forte a 26, cose che io ho condiviso e condivido perché ritengo che in politica si possono fare. Non c'è una legge che lo vieta, quindi si possono fare. Poi dopo, nella formazione del governo Marquis abbiamo rimescolato di nuovo tutte le carte e sono entrati in maggioranza anche gli amici dell'ALPE, compreso Bertin che oggi non fa più parte dell'ALPE, per poi cambiare dopo pochi mesi e ritornare a un governo a trazione UVP, fino ad arrivare ai giorni nostri, passando attraverso il governo Spelgatti. Di tradimenti, se così si potevano chiamare, ce ne sono stati tanti; tradimenti politici!

Non ritengo che il mio sia un tradimento politico, perché non ho mai, insieme agli altri di Pour Notre Vallée, aderito a questo accordo politico. Abbiamo firmato una mozione di sfiducia. Peraltro, mi permetto di richiamarvi di nuovo in causa, venne esplicitata alla maggioranza che lasciava il posto e venne digerita - dire condivisa è un po' troppo! - da quella maggioranza in piena trasparenza, perché ho sempre annunciato quando andavo alle riunioni e mi avete sempre detto: fai quello che ti senti; devo riconoscervelo questo, cosa che non sempre avviene da questa parte. Quello è stato un passaggio di cambiamento, di tradimento che non è un tradimento politico. È stato un cambiare percorso, perché le strade si sono divise. È una cosa naturale. Abbiamo delle idee diverse sul futuro politico di questa regione.

Secondo me non c'era bisogno di quella che potrei definire una violenza scritta: questo richiamo al tradimento, prima ancora che uno dica o affermi qualcosa. Non ho mai messo la mia firma, a parte una dichiarazione all'Ansa dove prendevo tempo e chiedevo la riunione dell'assemblea di Pour Notre Vallée. Mai messo firme sotto delle dichiarazioni stampa che andassero in questo senso. Si richiamavano anche ricatti non so di quale tipo, di certo non per avere un posto al sole, visto il doppio passo indietro, che è quello che mi accingo a fare oggi. Di certo non per avere nomine all'interno delle partecipate. Mi sono dilettato a stampare tutte le nomine e mettere a fianco di ogni nomina i referenti o, come si possono chiamare, i padrini; non lo so. Ne esce un bel quadretto sul quale potremmo discutere. Di certo non sono presente.

Non mi sento di avere mai ricattato nessuno. Se ricattare significa chiedere una legge sulle professioni sanitarie, chiedere una legge sulla professione sanitaria che ho l'onore di rappresentare, di collocarla diversamente, questo sì! Questo sì, l'ho fatto. Se ricattare significa chiedere all'assessore competente di avere un occhio di riguardo per la scuola dell'infanzia, chiedere perché in montagna le sezioni vengono sdoppiate solo al raggiungimento di 22 allievi e non a 20, com'era prima. Una trasformazione che ha avuto la scuola d'infanzia: vi ricordate quand'era l'asilo, passando per la scuola materna. Non è stato fatto. Sto elencando, collega Certan - vedo che si è agitata - quello che ci divide dal punto di vista amministrativo, se possibile; c'entra! L'ho ricordato in una riunione: se dire che le cose non devono essere notificate attraverso una email (mi riferisco alla variazione di bilancio) è ricattare, allora l'ho fatto. Non ci siamo, secondo me, confrontati a sufficienza sul tema specifico, non si è avuto il tempo di farlo. Riconoscendo peraltro che quando si fanno queste variazioni a volte i tempi sono stretti, per carità; questo l'ho detto e non lo smentisco.

La criticità - vado a ruota libera - espressa anche sulla legge del turismo che è stata ritirata, cosa che abbiamo appreso oggi. Io credo - l'ho letta, l'ho studiata con il gruppo di lavoro che abbiamo istituito noi (gli altri) - che se la legge è buona, se l'impianto di una legge è valido, questo Consiglio, questi 35 non si siano mai sottratti. Lo abbiamo dimostrato. Peraltro non sono stati ritirati altri atti. Credo, invece, che sia stata aperta una riflessione sulla legge. Perché i sindaci hanno espresso delle perplessità, perché forse non l'abbiamo studiata insieme; l'hanno fatta gli uffici. Perché forse il recente viaggio in Alto Adige dell'assessore competente gli ha permesso di raccogliere delle informazioni in merito, di riflettere sulla legge. Certo è che personalmente noi (gli altri), esprimiamo delle perplessità. Una legge che non ha il sostegno economico: l'avevo già detto all'assessore. È stato scritto, credo, anche da un'associazione di categoria: va fatta prima un'altra norma, quella sulla riforma degli affitti brevi. Mi sembra che anche il ministro Centinaio abbia espresso qualcosa in merito in questi giorni, che potrebbe dare vigore a questa legge. Perplessità escono su alcune figure. Ad oggi, se applicassimo quella legge creeremmo un carrozzone che ci costerebbe un milione, due milioni, tre milioni in più all'anno, per fare lo stesso lavoro che si faceva prima. Quindi, forse l'assessore ha fatto bene a ritirarla, ma per fare degli approfondimenti, non certo per questa crisi, se no avrebbero dovuto ritirare tutto. Non cerchiamo di dare ad altri delle colpe che non appartengono. Magari io l'avrei concordato con l'assessore, che aveva dato la disponibilità a fare tutte le modifiche e tutte le riflessioni in merito. Personalmente noi l'avremmo votata, ma credo che magari l'avrebbero votata tanti altri, con le dovute modifiche. Però che cosa dire?

Ci sono anche altre difficoltà che ci separano: la sanità. Mi permetta di dire, Assessore - del tema della sanità dopo si discuterà - che lei c'entra poco, perché lei è l'ultimo arrivato. Qua abbiamo quattro ex assessori alla sanità in Giunta, più lei. Dovrebbe filare tutto: "non abbiamo bisogno di apprendistato"; il giorno dopo doveva partire questa sanità. Ho guardato quattro dati: siamo la regione più lenta negli interventi sul territorio. Vale a dire che - permettetemi, faccio riferimento a casa mia - per raggiungere Bionaz mediamente ci mettiamo un tempo più lungo di tutti gli altri: 25 minuti, quando la media è 18 minuti. Abbiamo un'aspettativa di vita, ahimè, più bassa degli altri, ma abbiamo le spese in ticket più alte di tutti. Questi sono dei dati, colleghi, che ci devono fare riflettere. Non è colpa dell'assessore Baccega. La colpa è di un sistema che era virtuoso, l'ho detto più volte, ma che in questo periodo non siamo riusciti a trasformare. Dove sta la nostra responsabilità? Abbiamo le sale operatorie che lavorano poco. È difficile attrarre gente, avviare quella mobilità attiva, ma forse si può fare qualcosa di diverso. Abbiamo la sala operatoria ibrida, che abbiamo celebrato poco tempo fa e che forse deve essere ancora avviata, ma che viene utilizzata poco. I cardiologi non la vogliono utilizzare. La radiologia interventistica è stata messa solo in termini di reperibilità. Ma poi quando avremo un ictus come faranno a intervenire, se non sviluppano quella manualità? Abbiamo una legge 5 che da anni è da rivedere. Non l'abbiamo fatto. Aveva avviato la riforma il presidente Fosson. Insomma, non siamo stati "pronti, via".

Collega assessore Chatrian: giorni fa ero presente, quando diceva che un'amministrazione si misura sulle leggi e sugli atti. Non condividevo, però le devo dare in parte ragione. Ebbene, ne abbiamo prodotti pochi di atti. Ne abbiamo prodotti pochi! Siamo a livello della giunta inesperta della collega Spelgatti. Quindi, sotto certi punti di vista, è un piccolo fallimento. Abbiamo però già speso i soldi della quotazione in borsa di CVA e questa è una cosa che io non condivido: né come è stato avviato questo processo - non sto parlando della quotazione di CVA, ma della spesa dei soldi - né come è stato comunicato e nemmeno il percorso con cui si è arrivati a comunicare questo. Siamo fermi sui vigili del fuoco: c'è quasi un contrasto fra le peculiarità dell'autonomia e il lasciare andare via questa importante risorsa. Siamo fermi, come ho detto, sulle professioni sanitarie, sul corpo forestale valdostano. In agricoltura non mi risulta che magicamente si sia riusciti a effettuare i pagamenti.

Non è una particolare responsabilità di chi si occupa dei dicasteri; semplicemente, è difficile e non è così facile come sembrava. Non è colpa degli inesperti, non è colpa di quelli che hanno tanta esperienza. Cambiare è molto difficile. Ma - leggo sempre dai comunicati stampa - questa sorta di difficoltà e di fallimento nei primi sei mesi non è solo la nostra riflessione, ma è certificato anche dai colleghi di Rete Civica nel loro comunicato stampa, quando danno una loro disponibilità alla collaborazione, che io condivido! È giusto che lo facciate, se arriverete a collaborare. Dicono: però bisogna fare sanità, ambiente e fanno un elenco di cose, testimoniando che in questi sei o sette mesi, quanti sono, non siamo riusciti a essere efficaci e operativi. Certo, gli agenti esterni che hanno disturbato l'operatività di questa maggioranza sono stati tanti; può essere un'attenuante, ma erano presenti anche nell'altra maggioranza. Però non ci si può sempre nascondere dietro al ruolo di prefetto, Presidente, un ruolo che io ho sempre detto fondamentale per la nostra regione e i componenti di Pour Notre Vallée lo ritengono fondamentale, ma non deve essere una scusa per il non agire, per il non fare.

Ecco, tali sono un po' le motivazioni alla base di questa scelta difficile, dettata da una linea, ritengo, di coerenza che piano piano ho testimoniato durante i consigli. Ho sempre tenuto la stessa posizione. Non mi sono mai permesso di chiedere nulla. Le assenze: è vero, sono stato assente. Sono stato assente quando mancavano quattro assessori che erano, mi sembra, a Vinitaly. Sono stato assente per scelta. Non era una strumentalizzazione. Non era per ottenere niente, ma per sottolineare la mia assenza. Tanti arrivano alla riunione in ritardo, tanti se ne vanno via prima. Sono tutti fondamentali, nessuno essenziale.

Queste sono le motivazioni forti, difficili che hanno portato anche a noi un alone di tristezza, perché un importante percorso insieme lo abbiamo fatto, siamo andati verso il cambiamento. Poi le strade si sono divise. È mancata la volontà di dialogo e di confronto, soprattutto all'interno di casa nostra non convocando più un'assemblea, convocando solo in coordinamento potenziato di una persona, perché i numeri erano pari. Un coordinamento in cui avevamo già detto tutto all'atto delle dimissioni del coordinatore Fabio Gradi: sono cose che devono rimanere lì e non è degno ripetere in questa sede. Abbiamo preso atto delle sue dimissioni per doveri di lavoro. Un ragazzo giovane e preparato, al quale io auguro tanto futuro.

Permettetemi, Presidente: mi sono dimenticato di ringraziare l'Ufficio di Presidenza, i dirigenti, le segretarie dell'Ufficio di Presidenza. Gente di grande professionalità e disponibilità. È stato un onore lavorare insieme a voi. Grazie.

Presidente - Grazie, collega. Apriamo la discussione. La parola al vicepresidente Distort.

Distort (LEGA VDA) - Prendo la parola riallacciandomi all'ultima parte dell'intervento del collega Restano: un ringraziamento all'Ufficio di Presidenza di cui ho l'onore di far parte, quindi raccolgo questo ringraziamento e questo messaggio. Ribadisco, anche da parte mia, l'onore di aver condiviso insieme al collega Restano un percorso che per me è stato assolutamente nuovo, come probabilmente per altri - vedo il collega Vesan - in cui comunque è stato importante e rassicurante poter percorrere certe scelte, certi passi conoscendo la competenza di altri membri di questo Ufficio di Presidenza e conoscendone la lealtà.

A questo punto vorrei semplicemente dire alcune cose, non voglio fare una celebrazione. Non voglio dare spazio a quel tipo di retorica, che non è la retorica in senso letterale, la quale è l'arte del persuadere, che è voler in qualche modo ricamare sulle persone. Ritengo comunque opportuno e ci tengo a esprimere la mia stima nei confronti del collega Restano. Questa stima nasce semplicemente da una dimensione esperienziale e non nasce da una capacità di giudizio eventualmente superiore ad altri, perché io so perfettamente di essere uno degli ultimi arrivati. Però se l'albero si riconosce dei frutti, i frutti sono stati i momenti in cui ho conosciuto l'agire, ho osservato l'agire e il modo di procedere, l'atteggiamento del collega Restano nei vari percorsi di questa esperienza, che dall'indomani dei risultati delle elezioni arriva fino a oggi. Io, con semplicemente questo senso di esperienza e questa percezione, mi rendo conto che il collega Restano ha dimostrato ai miei occhi - ma agli occhi di chiunque sia stato in grado di osservare - di essere una persona volenterosa che impegna tutte le sue risorse. Devo confessargli che, all'inizio della fase di conoscenza del suo modo di agire, vedevo che di fronte ad alcune prese di posizione, osservazioni, discussione di temi partiva da parte sua un atteggiamento quasi ricorrente in cui sembrava che lui non capisse a fondo. Permettetemi, non voglio minimamente arrivare a equivoci o incidenti diplomatici! Era l'atteggiamento di qualcuno che volesse ancora capire qualcosa; non era una défaillance, tutt'altro. Da quello che ho potuto capire, era l'atteggiamento di chi riflette, di chi analizza, di chi va a fondo, di chi si confronta con quella che è una dimensione importantissima di ogni uomo e che ritengo sia patrimonio di ognuno di noi: si chiama coscienza ed esperienza. Io questo ho condiviso, ho scoperto e ho riconosciuto nel collega Restano: la capacità volenterosa di andare a fondo con le proprie risorse, per poter esprimere il suo parere e per dare il suo contributo. Una persona quindi pacata che ascolta, analizza, pondera prima di parlare e di agire.

Questo mi fa pensare, perché io osservo con curiosità quello che una persona esprime. Perché io vi confesso di essere estremamente curioso: mi piace osservare fino in fondo le persone, mi piace percepire anche gli aspetti più marginali. È una curiosità, non è un merito: è una curiosità. Questo mi permette di conoscere una dimensione importantissima di ogni interlocutore, che è la dimensione della persona.

Infine, una persona leale. Ed è proprio sul concetto di lealtà che vorrei esprimere e condividere con voi una semplice e breve riflessione. Nella lealtà si gioca il grande dibattito del pro e contro. In un lavoro di squadra, in una dimensione di squadra la lealtà è un elemento fondamentale. Arrivando per gradi, il primo elemento, il più immediato, il più indispensabile sembra sia la fedeltà, in un gioco di gruppo. La fedeltà, l'amico fedele, il collega fedele è assolutamente indispensabile e importante in un gruppo; assolutamente importante. Laddove manca la fedeltà a una linea nascono delle situazioni critiche. Ma c'è una dimensione che è ancora più importante e molto molto più rara - e proprio perché rara è più preziosa - ed è la dimensione della lealtà. Amici fedeli ce ne sono pochi, colleghi fedeli ce ne sono pochi, ma amici e colleghi leali ce ne sono molto meno! Il leale è quello che nel momento in cui qualcuno nel gruppo, un leader, o qualcuno nel gruppo sbaglia, il leale lo dice. Il fedele sta zitto e obbedisce. Il leale è infinitamente più prezioso. Il leale mette in atto quei meccanismi che servono a un gruppo o a un leader di capire se sta sbagliando, dove sta sbagliando. È una risorsa assolutamente preziosa. Di fronte alla lealtà un gruppo o un leader hanno due possibilità: accogliere l'espressione di questa lealtà e fare un esame di coscienza, ricalibrarsi, riorganizzare, aggiustare il tiro, crescere, migliorare - questa sarebbe la soluzione ottimale - ma purtroppo siamo uomini con i nostri difetti e con i nostri limiti e di fronte alla lealtà troppo spesso noi reagiamo respingendo questo atteggiamento, assolutamente raro e prezioso, in modo grossolano e allora diamo spazio alle accuse. Trovo assolutamente grossolano che siano nate delle accuse di tradimento nei confronti del collega Restano. Conto che questo faccia parte della dimensione umana. Come diceva Terenzio: Homo sum, humani nihil a me alienum puto. Quindi sì, è così, siamo uomini con i nostri difetti, però io ritengo che sia estremamente importante capire dalle lezioni. Ci sono persone rarissime: collega Restano, lei è una persona rara, una persona leale e questo glielo riconosco e conto di riconoscerglielo sempre.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Intervengo perché si ingenera questo giochino per il quale la maggioranza, vedendo aria di tempesta, sapendo bene di portare a casa un sacco e una sporta di critiche, fa tutte le volte questo simpatico giochino di evitare di intervenire, così va via liscia e ce la siamo sfangata, perché questo era quello a cui si voleva tendere. Facciamo qualche intervento e poi ci sarà tempo nelle repliche per raccogliere i suggerimenti che arriveranno inevitabilmente anche dai banchi della maggioranza.

Come abbiamo discusso all'interno della Conferenza dei Capigruppo, desidero fare una valutazione complessiva non soltanto rispetto alle dimissioni del collega Restano, ma per guardare anche un pochino in maniera più ampia a quello che è accaduto, alla situazione attuale. Il risultato delle elezioni europee è una di queste. Il risultato delle elezioni europee ha sancito la messa in minoranza dell'attuale governo, posto che fosse mai stato in maggioranza tra i valdostani. Una minoranza popolare che né rimpasti, né eventuali stampelle e nemmeno altri sotterfugi potranno ovviamente ed evidentemente cancellare. Il minestrone che è stato creato per le elezioni europee - tutti i partiti cosiddetti, e sottolineo cosiddetti, autonomisti contro la Lega - è stato decisamente indigesto per i valdostani, un po' perché non si è capito che non è la somma di debolezze che fa una forza, un po' perché se all'interno del minestrone c'è un ingrediente cattivo di certo non si diluirà il sapore, ma si renderà cattivo tutto l'insieme.

A questo proposito, mi hanno abbastanza stupito le dichiarazioni del segretario di Stella Alpina, a cui però devo riconoscere di essere stato uno dei pochi a essersi presentato in sala stampa il giorno delle elezioni europee, mentre tutti gli altri hanno preferito svicolare e scantonare, per evitare di essere ripresi nella sera della débâcle. Però proprio il segretario di Stella Alpina, a fronte di questa débâcle di proporzioni assolutamente immani, ha pensato bene di dichiarare che il risultato delle europee non ferma il vostro progetto di federazione, che strategicamente a questo punto si può appunto rinominare - il segretario di Stella Alpina, dico - la volpe del Cervino, in onore a Rommel in quanto a strategia e in onore al Cervino in qualità di simbolo elettorale della sconfitta e per tutto il resto.

Non mi stupisco di alcune prese di posizione. Non mi hanno stupito le prese di posizione e le parole utilizzate nel comunicato stampa del neocostituito gruppo tra UVP e ALPE, che sono state evidentemente intinte nel fiele del livore che si è creato a seguito della sconfitta, ma ho letto due cose che mi hanno particolarmente divertito e ci tengo a evidenziarle. Questo pezzo è particolarmente divertente. "Il governo Fosson - aggiungono - è nato per ridare governabilità, per arginare la deriva sovranista e fascista e l'affermarsi di logiche politiche legate esclusivamente all'interesse di un partito nazionale che fa capo a un leader supremo". Cerco di interpretare le parole di questo comunicato dove credo - oggi ne discutevo con la collega Morelli - che con la voce "deriva sovranista e fascista" e "partito nazionale che fa capo ad un leader supremo" voi vogliate indicare la Lega e ovviamente il Vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini.

A questo proposito leggo un'Ansa del 13 dicembre, con le dichiarazioni del presidente Fosson alla Conferenza delle Regioni. Cito: "Sono qui in rappresentanza del governo autonomista della mia regione, che però vuole dialogare con tutte le forze nazionali". Caspita, Presidente, addirittura dialogo con le forze sopranista fasciste! Ma caspita, questo mi sembra un pochino strano! Inoltre, sul brusco cambiamento della maggioranza Fosson spiegò che l'attuale maggioranza autonomista è aperta a collaborazioni con tutte le forze politiche, anche naturalmente con quelle della Lega. Possiamo quindi affermare senza tema di smentita che, secondo la maggiore componente del governo, il presidente Fosson è tacciabile di collaborazionismo con i sovranisti e con i fascisti. E non so quale sia la pena prevista nel codice di guerra per questo collaborazionismo. La auguro, Presidente, che non comprenda ovviamente la pena capitale.

Guardando la questione in maniera più sobria, potremmo invece dire che questo comunicato stampa non è altro che un cumulo di fanfaluche, che aveva il fine semplicemente di proteggere le vostre riverite natiche appoggiate su quelle poltrone. La medesima pena però ovviamente meritano gli stessi componenti del gruppo che ha prodotto il comunicato, visto che ci risulta, anche qui senza tema di smentita, che ALPE - anzi ALÉ, il movimento che ha perso la P di participation, dopo aver prima votato e poi smentito, per voce del collega Nogara e anche per voce del presidente Fosson, il referendum su CVA - ha entusiasticamente anche lei sostenuto la Lega per diversi mesi al governo della Regione, proprio quelle forze sovraniste e fasciste comandate da un leader supremo. Pensate un po' cosa avete combinato.

Veniamo invece alle dichiarazioni che si sono susseguite in questi giorni, fin dal giorno successivo alla presa di posizione di Claudio Restano, che anch'io desidero ringraziare per il lavoro e per la chiarezza con la quale ha definito la sua posizione, il quale ha staccato la spina a questo governo regionale. Non sta certo a me giustificare o motivare le scelte del collega Restano, che ha già fornito ampiamente spiegazione di quanto ha fatto e di quanto pensa, come peraltro aveva già fatto nella conferenza stampa dedicata. Però mi sono permesso di analizzare due capisaldi. Il primo - l'ho abbondantemente anche eviscerato - è la trasformazione di questo governo da tecnico passeggero a politico. Si era dichiarato che si sarebbero fatte poche cose ben determinate e poi si sarebbe riconsegnato agli elettori il sacrosanto diritto di esprimersi. Ma si sa, in questo Paese c'è il vizietto italico, che gli autonomisti, a questo punto presunti tali, pare abbiano assorbito piuttosto bene, per cui nulla è più definitivo del provvisorio. Ringrazio il collega Restano per aver chiarito anche alcuni incontri che sono avvenuti nell'immediata vicinanza del nuovo luminoso non fascista e sovranista governo Fosson, che sicuramente gli hanno procurato qualche grattacapo all'interno della Giunta che chiedeva sdegnata: "Ma è vero che ti sei incontrato prima del governo? - Eh caspita, sì, è vero. È proprio vero!"; "Ma è vero che hai detto quello che ha detto Restano? - Eh sì, caspita, è proprio vero".

Questo ci porta però al secondo punto, che anche qui è stato trattato secondo me brillantemente e dall'interno dal collega Restano. Che cosa avete fatto questi mesi? Io me lo ricordo distintamente. Quando la Lega governava questa regione ricordo la allora battagliera opposizione che ci chiedeva puntualmente a ogni Consiglio, con profluvio di comunicati stampa - iniziative di Consiglio poche, ma comunicati stampa tanti; eravate molto bravi - che cosa stavamo facendo, perché dopo quarant'anni di malgoverno - queste sono parole della collega Minelli, non mie - noi avremmo dovuto in due o tre mesi porre rimedio a tutto e rilanciare l'immagine della Valle d'Aosta, nonché la sua economia.

Ora la stessa domanda la rivolgo a voi: a voi quelli competenti, a voi quelli bravi, a voi quelli non populisti e a voi quelli che non fate mai dei proclami. Nel vostro programma avete scritto: "La Valle d'Aosta è affetta da una grande crisi economica, occupazionale, sociale e culturale che ha contribuito a generare nella popolazione un senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni e della politica in generale e che si è così giunti alla crisi in settori che un tempo erano traino dell'economia valdostana, quale l'agricoltura, l'edilizia e l'industria, oltre che di aziende che costituivano un volano importante per il territorio". Bene, bravi, bis! Quali sono quindi a questo punto, dopo sette mesi, i vostri risultati? Qual è il frutto del vostro competente e duro lavoro di questi mesi? Avete forse risollevato le sorti dell'agricoltura? Io direi di no, visto che per esempio alcuni bandi in agricoltura, ne abbiamo discusso anche in questo Consiglio, non siete stati nemmeno capaci di aprirli! Non dico di portarli a termine e pagarli, ma nemmeno di aprirli. Così come non siete stati in grado di risolvere il problema dei pagamenti degli errori informatici che si creano proprio sui bandi. E anche qui, non dico di risolvere, ma nemmeno di affrontare il problema del lupo. Avete rilanciato l'edilizia e l'industria? Le fabbriche della Bassa Valle sono uscite dalla loro crisi? Direi proprio di no. Anzi, pare che la crisi che voi denunciavate si stia allargando anche ad altre infrastrutture produttive. Infine, avete creato un senso di fiducia nelle istituzioni? I cittadini guardano a questo governo e al Consiglio con rinnovata fiducia? I risultati elettorali sono lì e dicono evidentemente e molto chiaramente che non è così.

Visto che non siete stati in grado di fare in sette mesi una e dico una - utilizzo un'espressione che usava anche lei, collega Nogara - neanche una delle cose che avete inserito nel vostro programma, pensateci bene prima di prendere impegni programmatici nuovi per il prossimo anno, che verranno nuovamente puntualmente disattesi. D'altra parte, si sa, i colleghi di Rete Civica - o forse dovremmo ribadire, come avevo detto ai tempi, "Rete di salvataggio civica", ma lo vedremo in questi giorni; li vedo parecchio silenti - non hanno mica proposto traguardi irraggiungibili nella loro proposta di programma. Si tratterà solo di aggiungere a quello che già non avete fatto in sette mesi la norma di attuazione dello Statuto in materia di utilizzo delle acque a scopo idroelettrico, l'ambiente e l'emergenza climatica, il lavoro, la sanità, la ferrovia e la mobilità. Tutto questo in un anno. Ma magari riuscite anche in meno tempo: vi prendete due mesi per le ferie e siamo a posto così.

Un altro aspetto che invece mi lascia perplesso, anche qui secondo la ridda di voci che si rincorrono su eventuali appoggi o meno, organici o meno, esterni o meno a questa maggioranza, è il connubio di forze che si vuole proporre a quest'aula e ai valdostani. Non paghi di esservi visti bocciare il minestrone a queste elezioni europee, decidete di riproporne un altro ancora più ampio. Infatti sarà carino vedere il prosieguo e se verranno accettate alcune proposte programmatiche e di sostegno per questa maggioranza. Come riuscirete a coniugare nell'eventualità la sentinella in piedi Fosson con i nuovi ingressi di sinistra massimalista? Questi ultimi di certo non condividono le sue posizioni ideologiche su quello e su altri temi, presidente Fosson - basti pensare alle simpatie radicali di qualcuno - anche se lei ha votato a favore del mantenimento di Radio Radicale e della convenzione, il che me lo rende ancora più comico. Come coniugare ovviamente chi si definisce orgogliosamente di centro destra e lo ha detto in quest'aula, ma farebbe a quel punto da stampella a un governo che dovrebbe virare decisamente a sinistra? Come coniugare quanto dichiara il presidente di UVP Giuliano Morelli, "Il Movimento si è espresso e ha stabilito che tenere in piedi una maggioranza a diciassette, con un appoggio esterno sui temi, non è praticabile, è inammissibile... non siamo lì per mantenere una maggioranza a tutti costi, ma per portare a termine i dossier importanti e urgenti", con quello che invece si vorrebbe fare? Come coniugare le nette dichiarazioni rilasciate - questo ovviamente per quanto riguarda Rete Civica - dalla collega Minelli all'indomani dell'uscita del collega Restano? Ve le leggo. "Devono ancora incontrarsi in realtà, ma la consigliera Chiara Minelli spiega come il suo movimento non sembri disposto a scendere a patti. Non ci siamo visti in questi ultimi giorni - racconta - ci incontreremo domani per fare le nostre valutazioni. Di sicuro - di sicuro, sottolineo - non abbiamo intenzione di entrare in questa maggioranza. Non c'è nessuna intenzione di sostenerla, non è una cosa che abbiamo preso in considerazione", quindi questo è un qualcosa che è al di fuori di queste discussioni. "Anzi, in un anno ci sono stati due governi - aggiunge Minelli - e siamo sempre stati assolutamente distanti da entrambe le maggioranze. Nessun appoggio, ma neanche nessun contatto da altre forze in Consiglio. Personalmente non sono stata contattata da nessuno, se non da giornalisti. Non ho ricevuto nessuna richiesta, né proposta. Anzi, quello che abbiamo fatto soltanto qualche giorno fa, una conferenza stampa su CVA, la nostra posizione è chiara, difficilmente conciliabile e non cambia".

In conclusione leggo un invito che ci è arrivato in questi giorni. "On invite par conséquence l'administration à prendre conscience de ce qu'il est arrivé en évitant de banaliser et minimiser la situation actuelle, en la considérant issue de questions strictement personnelles qui n'ont rien à voir avec l'administration; à prendre acte que la communauté nécessite d'une administration qui ait des lignes programmatiques, des objectifs et des buts à rejoindre clairs et précis et qui travaillent conjointement pour le futur de notre collectivité. Le cas est échéant: la parole aux électeurs". Questa è una sezione dell'Union Valdôtaine che lo scrive in altre situazioni e in presenza di maggioranze; figuratevi per voi che una maggioranza non la avete.

Quindi io direi in definitiva che è necessario che prendiate atto del vostro fallimento politico e amministrativo. È necessario che cogliate con letizia lo sprone che arriva direttamente dai cittadini valdostani. Dimettetevi e restituite la parola proprio a quei valdostani a cui le necessità e le richieste di cambiamento sono state sopite per ben sette mesi.

Présidente - A demandé la parole la collègue Morelli.

Morelli (AV) - Grazie, collega Manfrin per il piglio deciso e per lo scossone che ha dato a quest'aula con il suo intervento, perché veramente si stava instaurando un clima un po' da viale del tramonto. Sembrava quasi una commemorazione del collega Restano, che invece è qui seduto vicino a me, vivo e vegeto, con buoni propositi di lavoro e di azione. Quindi, insomma, coraggio, ragazzi!

Siamo stati stupiti dalla fuoriuscita... Fuoriuscita tra l'altro è un brutto termine, però è quello che ha utilizzato il collega Restano. Siamo stati stupiti dalla fuoriuscita del collega Restano dalla maggioranza? Direi di no! Direi di no, perché le avvisaglie duravano ormai da tempo. Erano settimane che l'area di pensiero che fa capo al collega Restano dava segnali di impazienza e cercava temi e spunti a cui appigliarsi. Credo che questo era sotto lo sguardo di tutti, era chiaro a tutti, tanto a noi che sediamo in questo Consiglio quanto all'esterno, quanto ai giornalisti.

Se da una parte noi abbiamo sperato fino all'ultimo - io lo dico anche in prima persona - che fosse possibile una ricomposizione, che fosse possibile un chiarimento, devo dire che a fronte dell'incertezza, delle assenze - alcune giustificate altre volute, credo che lo abbia detto lo stesso collega Restano - delle prese di posizione contro, che ci stanno in democrazia, che però di sicuro non facevano bene alla maggioranza, delle smentite immediate rispetto alle dichiarazioni del presidente Fosson, beh, rispetto a tutti questi elementi di disturbo ormai continui, c'era la necessità di fare chiarezza e di sapere chi c'è e chi non c'è. Quindi abbiamo guardato tutti con grande interesse la conferenza stampa del collega Restano, con cui il collega ha comunicato che avrebbe lasciato la maggioranza, perché intende essere protagonista del cambiamento e oggi lo ha ribadito. Poi ha detto una cosa molto bella, che vuol far sognare i valdostani. Io credo che sia un po' l'ambizione di tutti i politici riuscire a far sognare i propri cittadini.

Devo dire che alla fine, visti i tentativi falliti di ricomposizione, questa notizia l'abbiamo accolta con sollievo, perché quantomeno finalmente abbiamo capito quali fossero le intenzioni del collega Restano. Non ne abbiamo capito fino in fondo le motivazioni politiche, perché io la conferenza stampa me la sono riascoltata due volte e devo dire che le motivazioni politiche continuano a rimanere un po' oscure. Qualcosa possiamo intuire delle motivazioni personali, che ci stanno naturalmente, di cui però, mi sia concesso, collega Distort, nel dibattito politico interessa fino a un certo punto. Poi i rapporti umani sono una cosa, la politica è un'altra cosa.

Delle ragioni politiche poco si è capito. Oggi dall'intervento del collega si evince che è una questione di movimento. È venuto meno il dialogo, è venuto meno il confronto all'interno del movimento. Sono cose che succedono a tutti i movimenti e anche ad altri è successo. Guardo il collega Bertin che siede a una certa distanza da me, nonostante per anni siamo stati seduti vicini. È una cosa spiacevole. Noi non ne abbiamo fatto una soap opera. Ci siamo limitati a prendere atto che non c'erano più le condizioni. Rimane un rispetto sicuramente sia personale che politico, dopodiché la politica va avanti e ognuno fa la sua strada serenamente.

Noi non crediamo che affermare di provare onore e orgoglio perché si fa cadere un governo sia una motivazione politica. Oltretutto un governo guidato da un compagno di battaglia di cui il collega Restano è stato il delfino, in qualche modo, e che oggi invece abbiamo sentito dileggiare e schernire in pubblico, in diretta. Non è una bella cosa e non è una motivazione politica. Ma tant'è! Questa è la situazione, di questa dobbiamo prendere atto e credo che sia quello che stiamo cercando di fare con realismo in questi giorni. Noi pensiamo che la Valle d'Aosta, più che di cambiamenti continui di scena, abbia bisogno di stabilità, abbia bisogno di programmazione per poter fare e affrontare tutte le questioni che il collega Restano giustamente ha evocato, la sanità in primis. A lui dobbiamo riconoscere in questo senso un impegno. Io lo ricordo come presidente della V Commissione nella scorsa legislatura. Persona competente, persona che voleva andare a fondo nelle questioni. Probabilmente avrebbe anche a un certo punto potuto assumersi delle responsabilità in quel campo. È un peccato che non lo abbia fatto!

Credo che avremmo bisogno tutti quanti di un bagno di umiltà, perché le nostre ambizioni personali dovrebbero veramente venire dopo l'interesse personale e dovremmo guardare un po' di più all'interesse generale. Questo è il nostro ruolo di eletti. In questa direzione noi intendiamo proseguire, se vi saranno le condizioni per poterlo fare. È un dovere, è una responsabilità per noi verificare se vi sono le condizioni per proseguire e per portare a termine le riforme necessarie. Le elezioni dello scorso anno: sappiamo tutti che il nostro sistema elettorale non è di tipo maggioritario - è un sistema che è un po' un ibrido - dove una coalizione o una compagine maggioritaria hanno vinto. Nessuno ha vinto, in particolare le scorse elezioni regionali. Credo che questo debba essere detto in modo molto chiaro. Sono entrati in Consiglio i rappresentanti di otto liste, quindi con uno spezzettamento e una frammentazione veramente elevata. Si è votato con un sistema proporzionale, quindi è solo normale, per non dire doveroso, che vi siano delle interlocuzioni tra i gruppi per cercare di trovare una soluzione alla crisi, nel rispetto delle regole democratiche. Ovviamente nessuno farà forzature di nessun tipo, ma dobbiamo essere coscienti che alcune riforme sono necessarie e non sono più rinviabili: la legge elettorale dei comuni, una riforma istituzionale che dia stabilità alla regione. Sono temi che appassionano molto noi consiglieri e molto poco la popolazione, ma sono temi che sono irrinunciabili, perché senza una riforma istituzionale che dia governabilità alla nostra regione non si possono affrontare tutte le questioni e tutti i problemi che toccano la nostra regione.

Io non mi dilungherei oltre. Farei semplicemente un richiamo a volare basso un po' tutti. Non vogliamo fare nessun martire, neanche utilizzare aggettivi forti e magari un po' stonati. Ognuno si assuma le sue responsabilità e cerchi di portare avanti il mandato che ha ricevuto dagli elettori, con la serietà che è richiesta a questo ruolo.

Un breve commento sulle elezioni europee, anche se, non so, forse il tema sarebbero le dimissioni del collega Restano, ma visto che sono state toccate e comunque hanno una rilevanza nel dibattito politico... Le elezioni europee sono consultazioni difficili da sempre per la Valle d'Aosta, perché difficilmente sono suscettibili di portare un eletto valdostano in Europa. Sono elezioni che ci hanno visti perdenti, che hanno visto una parte consistente di questa maggioranza perdente, nonostante una bella candidatura, quella di Marco Gheller, che colgo l'occasione per ringraziare per la sua disponibilità e per aver saputo rappresentare lo spirito autonomista con freschezza e competenza, ma evidentemente non era il momento ed è stata una delusione. Altre logiche che fanno molto riferimento alla situazione nazionale hanno avuto la prevalenza. Crediamo che questo meriti sicuramente una riflessione da parte nostra, non nel senso di abbandonare il campo - in politica non si abbandona il campo - ma nel senso di capire quali sono stati gli errori, quali sono le criticità, quali sono le motivazioni, perché è dagli errori che in politica si impara e si ricostruisce.

Dalle ore 10:20 assume la presidenza il vicepresidente Farcoz.

Farcoz (Président) - La parole au collègue Secrétaire Vesan.

Vesan (M5S) - Vorrei scindere questo mio intervento nei confronti della decisione del collega Restano in due parti, una prima di tipo più personale e istituzionale e una seconda parte forse più di tipo politico. Da un punto di vista personale io sono stato eletto segretario di quest'aula insieme al collega Restano. È stato un vicino d'ufficio nella condivisione della stessa poltrona in quest'aula, una persona competente, disponibile, gentile e mi sono trovato assolutamente bene con lui. Da questo punto di vista mi dispiace che probabilmente fra poco non sarà più il mio collega. Per quello che riguarda l'Ufficio di Presidenza devo riconoscere che, se le nostre posizioni politicamente sono partite sempre in modo un po' diverso e raramente ci siamo presentati nelle riunioni con la stessa visione, però la disponibilità e il buon lavoro fatto nell'Ufficio di Presidenza, anche grazie a lui, ci ha permesso di lavorare comunque in modo sereno e di far funzionare questo organo; di queste cose vorrei ringraziarlo.

Venendo, invece, a un'interpretazione politica del suo gesto, devo esprimere maggiore perplessità. Collega Restano, lei è in politica dal 2005 come sindaco di Valpelline. Da allora si è sempre occupato di pubblica amministrazione, se vogliamo, dal lato della maggioranza. Diciamo che questa vocazione governativa si è tradotta spesso in tanti suoi gesti, dettati probabilmente anche da una coerenza personale. Però io vorrei ricordare che nella scorsa legislatura, peraltro tormentata come l'attuale, lei ha cambiato quattro volte il gruppo consiliare in cinque anni. Dopo il primo cambio, lei - eletto in quest'aula nella lista dell'Union Valdôtaine - ha creato una nuova forza politica con la quale pochi mesi dopo è entrato nella nuova maggioranza con l'incarico da assessore. In queste maggioranze è rimasto più o meno fino a oggi. È stato nella terza maggioranza della scorsa legislatura, è stato nella prima maggioranza di questa legislatura e nella seconda maggioranza di questa legislatura.

Noi siamo, se vogliamo, su fronti un po' antitetici. Siamo sempre stati in minoranza e non essendo mai stati con lei da nessuna di queste parti abbiamo una visione un po' più neutrale, non abbiamo necessità di incasellarla nelle due famose colonne dei traditori o dei convertiti, non essendo mai stati parte della stessa compagine. Però da un punto di vista personale, pur capendo alcune delle sue motivazioni, delle sue perplessità, anche dei suoi sentimenti, pur avendo percepito la passione con cui segue alcuni argomenti che le stanno a cuore, come le piccole stazioni sciistiche piuttosto che gli enti locali e l'educazione della prima infanzia e la tutela dei piccoli comuni valdostani, soprattutto, non riusciamo tanto a capire veramente quale sia il suo inquadramento politico. Probabilmente, anche in questa occasione, lo capiremo fra poco. Dal nostro punto di vista purtroppo queste dimissioni, al di là delle dichiarazioni pubbliche e delle conferenze stampa, ci sembrano un po' un ennesimo tentativo di annusare l'aria che sta tirando e di dirigere la barca di nuovo nella direzione della probabile futura maggioranza.

Noi riteniamo che l'appartenenza politica abbia un perché e ciascuno faccia politica partendo fondamentalmente da ideali condivisi e partecipi a una forza politica, perché gli ideali che condivide sono quelli della sua forza politica. Quindi il suo gesto, ci perdoni, per noi è un po' incomprensibile. Personalmente ritengo comunque di farle i nostri migliori auguri, per quanto così lontane siano le nostre due visioni della politica.

Dalle ore 10:36 assume la presidenza il presidente Rini.

Rini (Presidente) - La parola alla collega Nasso.

Nasso (M5S) - Anche io faccio due considerazioni sul quasi santissimo Restano Dalla Torre; mi perdoni la battuta, nulla di personale, anzi mi sta anche simpatico. Non mi sono preparata nulla, ho semplicemente preso degli appunti durante gli interventi dei colleghi.

Io sono davvero interessata a capire i motivi di questa scelta, ma proprio come cittadina e come membro di quest'aula. Non entro nel merito, perché uno è liberissimo di fare questo tipo di percorso all'interno di quest'aula e anche al di fuori.

Collega Restano, lei dice che in Giunta lei ci è andato perché Fosson non voleva e quindi all'epoca ci è entrato lei. A me non piace citare né SMS né cose che si dicono fuori microfono, perché mi sembra veramente di una bassezza profonda, ma io con le mie orecchie ho sentito tante volte altre cose. Sarò ancora poco esperta in questo ambiente, per me davvero complicato e difficile, ma io ci vedo più personalismo che ideologia politica. Lei dice che non è stata una scelta politica, ma allora che tipo di scelta è stata? Lo dico proprio per mera curiosità, perché a me non cambia niente nella realtà saperla come consigliere in questo momento. Io sono qui in minoranza, quindi lo vorrei sapere proprio da spettatrice.

Non mi piace parlare di tradimento - anch'io ho letto questa parola su alcuni comunicati stampa - perché, ripeto, ognuno può fare ciò che vuole. Si può uscire ed entrare dai vari gruppi con dignità, senza fare sempre una soap opera (mi è piaciuta la definizione della collega Morelli), perché secondo me ai valdostani interessano veramente poco le lotte intestine dei vari gruppi, che sono proprio becere, secondo me. Ho voglia di capirne di più, anche se tendenzialmente non mi cambia nulla nella mia posizione.

Ho ascoltato il collega Distort, che addirittura parlava del povero Restano al passato: sembrava quasi un necrologio, mamma mia! Grazie a Dio il collega è qui, sta bene e sembra abbastanza contento. Capisco la captatio, però un minimo di...!

Il collega Manfrin ha citato le elezioni europee. Sì, forse siamo fuori tema, però perché non parlarne, per carità. Anche noi per primi, io l'ho detto e lo ribadisco, abbiamo ricevuto una batosta, quello è, anche se dobbiamo sempre sottolineare che non è che una elezione successiva annulli la precedente, se no sembra quasi inutile farle. Le comunali di Aosta, cosa succede, annullano poi le europee? Ogni elezione è vero che serve anche da conta di quello che è, ma ricordiamoci che il partito vincitore - sì, la Lega è quasi al 40 percento, mi fa sempre un po' specie dirlo - è sempre stato quello dell'astensionismo. Volente o nolente è così. Un po' quelli che non hanno più voglia di votare - lo dico con una tristezza infinita - quasi anche li capisco. Parliamo di europee: per carità, tutti abbiamo fatto i nostri commenti tramite comunicati stampa, lo possiamo fare anche qui, anche se sono fuori tema.

Concludendo, anche io spezzo una lancia a favore del santissimo Restano. È vero quello che ha detto lei: sanità, scuola, ha accennato alla legge sul turismo. Ma io non ho mai sentito nessuno qui dentro che non voglia portare avanti nodi così importanti. Al di là dei giochini politici, in questo anno di esperienza ho potuto vedere e apprezzare che quando un tema era condiviso, al di là di maggioranza e opposizione, anche quando si portavano delle mozioni, è stato votato all'unanimità o quasi. Quindi alcuni temi sono base di noi, sono importanti per ognuno e sono trasversali, secondo me, a tutti i colori.

Concludo dicendo che io non so cosa succederà. Prendiamo assolutamente atto di questa dimissione che, per quanto mi riguarda, non trova un mio giudizio personale. Ripeto, ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma mi manca il grosso contenuto. Sarei proprio curiosa di capire. E quindi perché? C'è un punto programmatico che proprio non le è andato giù? Non è stato contento di non fare più l'assessore? Mi manca questo pezzetto. Tutto qui.

Presidente - La parola alla collega Spelgatti.

Spelgatti (LEGA VDA) - Collega Nasso, ormai sono abituata al fatto di non capire mai il senso politico dei suoi interventi, come quello dei suoi colleghi. Sinceramente non l'ho mai trovato e ogni volta che aprite bocca faccio veramente fatica a capire dove vogliate andare a parare. Le ricordo sempre che lei e il suo gruppo teoricamente sareste in opposizione, quindi faccio fatica a capire dove vogliate andare e quale sia il senso delle cose che dite. Ma tant'è e ormai mi ci sono abituata.

Vorrei dire io qualcosa, visto e considerato che lei dice di non capire il senso politico, così come ha detto la collega Morelli, delle scelte del collega Restano. Noi qui della Lega non siamo di certo tenuti a difendere le scelte del collega Restano che sono sue, assolutamente personali, ma ho apprezzato molto il discorso che ha fatto il collega e vorrei intervenire solo ed esclusivamente, perché tanto ormai è già stato detto tutto ed è inutile ripetere tutte le considerazioni politiche, per spostare l'asse su un qualcosa di, secondo me, molto più importante.

Si è parlato tante volte, anche sui giornali, delle accuse di tradimento. Qui si capisce che c'è uno scollegamento totale tra la politica e i cittadini, tra il senso dell'essere uomo normale e il senso dell'essere politico, tanto che molte volte c'è da vergognarsi nel momento in cui ci viene detto "voi siete dei politici", nel senso che la reazione che io provo internamente è sempre quella di dire: no, non sono un politico, nella vita sono un avvocato! Questo perché c'è una reazione umana istintiva di difesa rispetto a un modo di essere politico, che ha perso completamente il collegamento rispetto all'essere uomini ed essere cittadini.

Che cosa si è tradito e che cosa eventualmente avrebbe tradito il collega Restano? Avrebbe tradito i giochi di palazzo, sempre se poi li ha traditi e bisogna poi vedere come. I giochi di palazzo e i giochi di persone che non hanno più nessun collegamento, lo ripeto, con i cittadini e con il bene comune. Con il collega Restano abbiamo sempre lavorato molto molto correttamente in Giunta, quando faceva parte della nostra maggioranza. Con il collega Restano abbiamo sempre e solo parlato di visione della politica, che non ha niente a che vedere, dal nostro punto di vista, con i giochi di palazzo, ma ha a che vedere con ideali, con obiettivi, con il bene della collettività, con il bene dei valdostani e con la nostra visione della Valle d'Aosta e di dove la Valle d'Aosta dovrebbe andare. Visioni che si possono condividere o che si possono non condividere: questo fa parte chiaramente del gioco alto della politica. Nessuno ha la verità in tasca, nessuno ha la presunzione di avere la bacchetta magica e nessuno ha la presunzione di sapere esattamente tutto quello che deve essere fatto, ma dal nostro punto di vista, nel nostro modo di lavorare e nel modo di lavorare che abbiamo sempre avuto con il collega Restano, il presupposto principale e l'unico presupposto su cui si fondava il nostro modo di lavorare insieme era: avere delle visioni, avere degli ideali, giusti o sbagliati che fossero - ognuno chiaramente ha la sua idea - e lavorare per andare in una determinata direzione. Lui a questo non è mai venuto meno, tanto che il suo percorso è sempre stato coerente con questo.

L'unica cosa che è importante nel momento in cui qualcuno fa politica è rimanere fedeli e non tradire i propri ideali, quello che si è detto di voler fare e per cui si è stati eletti. Nel momento in cui uno è eletto non rappresenta più soltanto le persone che lo hanno votato, ma rappresenta tutti i valdostani e di tutti i valdostani bisogna tenere conto, del bene comune bisogna tenere conto. Quello deve essere l'unico faro che deve guidare l'azione di chi ha l'onore e soprattutto l'onere di sedere su quelle poltrone, non il proprio tornaconto personale, non la propria poltrona, non la propria rielezione, ma il bene comune. Lui è sempre rimasto coerente rispetto al bene comune, infatti, anche in tutti i momenti del cambio di maggioranza e quant'altro, c'è sempre stata una lealtà, una correttezza reciproca fra uomini che pensano a quello che potrà essere il futuro della Valle d'Aosta e che si confrontano con lealtà. Lealtà rispetto a dei principi, non rispetto alle poltrone.

Il collega Restano a tutto questo è sempre rimasto fedele ed è rimasto fedele rispetto al proprio mandato elettorale, al mandato dei propri elettori, ma non solo, perché poi una volta che si è stati eletti si risponde a tutti cittadini. È rimasto fedele a un ideale e quello correttamente ha portato avanti. In tutte le mosse che ha fatto anche successivamente lui ha dimostrato di avere lealtà, di avere correttezza, di non essere un traditore, perché non si guarda il tradimento rispetto ai giochi di palazzo, ma si guarda il tradimento o meno rispetto ai valdostani.

Per questo io ho sempre apprezzato il collega Restano. L'ho apprezzato quando abbiamo lavorato insieme, l'ho apprezzato anche quando era in maggioranza. Lo apprezzo oggi perché è in minoranza, perché c'è il rispetto riguardo a un uomo, nei confronti di un uomo leale e corretto con cui ci possono essere differenze di vedute, differenze di opinioni, ma questo fa parte chiaramente del gioco politico. Per fortuna c'è una maggioranza, c'è un'opposizione, ci sono ideali diversi. Questo fa parte della democrazia. Questo è il gioco della politica, ma inteso nel senso più ampio, laddove la politica però si occupa solo ed esclusivamente del bene comune e della discussione rispetto a una visione, rispetto a dove si vuole che vada la Valle d'Aosta. Questo è fare politica.

In questo Consiglio purtroppo abbiamo visto che ciò che porta avanti la politica è il gioco di palazzo, che è un qualche cosa che chiaramente distrugge la Valle d'Aosta, distrugge tutto ciò che sono gli ideali, tutto ciò che dagli ideali si traduce nell'economia e in tutti i settori, e distrugge quello che è il bene comune. Voi avete perso, voi tutti avete perso, secondo me, il senso di questa visione e del perché si è stati eletti. Infatti, io non riesco a capire che cosa stiate facendo voi come opposizione, quale sia la vostra visione, quale sia la vostra posizione per il futuro. Ripeto, non siamo unti dal Signore, non siamo stati eletti qua per rimanere attaccati a una poltrona.

Come ha ricordato il collega Restano, da subito, quando si parlava del futuro e di un possibile dialogo per il futuro, noi abbiamo sempre detto che così non si può andare avanti. Non c'è possibilità di dialogo tra questa maggioranza e la minoranza. Non abbiamo visioni per il futuro e del modo di fare politica che siano conciliabili. Abbiamo sempre detto: bisogna ritornare alle urne. L'abbiamo detto in tempi non sospetti, l'abbiamo detto anche prima delle elezioni europee, l'abbiamo detto quando ancora non potevamo neanche lontanamente sapere quella che sarebbe stata la risposta dell'elettorato rispetto anche al nostro governo e se potevamo essere stati apprezzati o meno. Ma noi abbiamo sempre detto: così non si può andare avanti, questo non è il bene della Valle d'Aosta, andiamo tutti a casa, saranno i valdostani poi a decidere quello che si dovrà fare.

Questa si chiama coerenza e al collega Restano, umanamente parlando... che non è qualcosa di diverso dalla politica. L'umanamente parlando non è qualcosa di diverso dalla politica, perché quando siamo eletti qua non perdiamo la nostra umanità. La cosa più importante è rimanere leali e fedeli come uomini rispetto al bene comune e rispetto al compito che ci è stato dato dai valdostani, che non è sedere su una poltrona. Tutti dobbiamo essere pronti in qualsiasi momento a ritornare a casa e a ritornare a fare il proprio lavoro. È un mandato quello che ci è stato dato. Noi abbiamo detto che così non si può portare avanti il mandato che ci è stato dato: si torna a casa! Indipendentemente da quello che sarà l'esito delle urne, perché sono i valdostani che hanno il potere di decidere, non noi.

Invece quello che accade in quest'aula è che non c'è nessuna possibilità di lavorare per il futuro. Tutti lo sapete benissimo. Anche quelli che vogliono andare in soccorso di questa maggioranza lo sanno benissimo, che questo significa soltanto portare avanti di qualche mese lo stipendio, perché tanto crolla tutto lo stesso, ma chi paga le spese di tutto questo sono i valdostani, solo ed esclusivamente i valdostani. Uscite da qua, andate a parlare con le persone e chiedete se i valdostani vogliono che si vada avanti così, con una maggioranza che non ha i numeri, con il soccorso di qualcuno che contraddice tutta la politica che ha fatto fino a oggi pur di non perdere la poltrona, pur di prorogare questa agonia di qualche mese e se questo è quello che vogliono i cittadini. Uscite da qua e andate a chiedere! La risposta vi sarà chiara. Non dovete decidere voi. Non dobbiamo decidere noi. Non dobbiamo decidere noi! Se non si può lavorare si va a casa tutti quanti. Lo abbiamo sempre detto, lo abbiamo detto in tempi non sospetti. Lo ha ribadito il collega Restano, quando anche ha raccontato quello che avveniva dietro le quinte. La nostra volontà è sempre stata questa, consapevoli del fatto che così non si può lavorare. Ripeto, a pagare il prezzo di tutto questo sono solo ed esclusivamente i valdostani.

Presidente - La parola alla collega Nasso, per fatto personale.

Nasso (M5S) - Buongiorno, collega Spelgatti. Lei non saluta mai, io la saluto volentieri. Io prima ho improvvisato, quindi non posso rileggere cosa ho detto, però sicuramente c'è il video. Ho fatto una considerazione su quello che sta avvenendo e mi sembra lecito. Mi sembra che io possa e debba farlo. Ho semplicemente detto che non ho a fondo compreso, ma non giudico, anzi lo rispetto e dal mio ruolo di opposizione sto a guardare. Non vorrei annoiare ulteriormente. Si riguardi il video. Io sono in minoranza e per me possiamo andare al voto quando vogliamo. Secondo me, lei ha strumentalizzato la mia considerazione assolutamente personale e pertinente.

Presidente - La parola alla collega Russo.

Russo (M5S) - Le dimissioni dalla maggioranza del collega Restano e le conseguenti e continue dichiarazioni delle varie forze politiche in merito alle conseguenze della sua azione mi obbligano a fare una serie di riflessioni che vogliono partire dalla situazione in cui ci troviamo oggi. La crisi non è del collega Restano, la crisi non è dell'attuale Giunta, la crisi è, secondo me, dell'intero Consiglio regionale.

Fare politica per me significa raccogliere le istanze dei cittadini e prestare un servizio attraverso un'azione politica. Il concetto di azione politica risiede nella ricerca della soluzione di un problema posto dai cittadini, oppure individuata autonomamente da noi che siamo politici, ma che siamo anche cittadini. Non è vero che il buon amministratore deve essere onnisciente e deve avere la verità in tasca. Le caratteristiche principali del buon amministratore devono essere però l'umiltà e l'onestà intellettuale, l'umiltà di ascoltare e l'onestà intellettuale di dire sempre la verità. La politica, lo sappiamo benissimo, non è quella che si vede nelle aule del Parlamento, nelle aule del nostro Consiglio regionale o nelle aule dei vari consigli comunali o provinciali. Quello è solo dibattito politico guidato da strategie di comunicazione. La politica vera, reale, si fa - concordo con la collega Spelgatti che lo ha ben detto - solo se si ha una visione complessiva di sviluppo della comunità valdostana, dal punto di vista dell'economia, dal punto di vista dello stato sociale e dell'occupazione che si vogliono creare per la Valle d'Aosta, attraverso la definizione di priorità non solo in ciò che va fatto - lo voglio sottolineare - ma anche e soprattutto nei valori e nei principi che si vogliono costruire e che si vogliono trasmettere ai cittadini. Le priorità si possono definire solo se vi è una chiara programmazione degli obiettivi, concreti e non, che vogliamo raggiungere in un'ottica di sostenibilità ovviamente economica, ma anche ambientale.

Nell'immaginario collettivo, chi fa politica dovrebbe farlo per mettere a disposizione la sua cultura, la sua competenza e il suo tempo, per risolvere e migliorare la situazione della collettività da cui è chiamato per amministrare. Il problema nasce nel momento in cui oggi, nella quasi totalità dei commenti dei valdostani, chi fa politica lo fa esclusivamente nel suo interesse personale. In quanti, in tanti, in questo solo anno di consiliatura che ho fatto, mi hanno detto: la maggior parte di voi si fa solo i fatti propri. È in questa concezione dei cittadini, rispetto ai propri rappresentanti istituzionali, che oggi viviamo questa profondissima distanza fra ciò che dovrebbe essere fare politica e ciò che invece è diventato. Quindi si ha come logica conseguenza un crescendo di disaffezione alla cosa pubblica che è diventata cosa nostra; ma non è cosa nostra! È ovvio pertanto che in questo scenario può succedere - e può succedere! - che fare politica diventi sempre più acquisizione del potere di fare favori. E lo sappiamo! Quindi si fa diventare un favore ciò che prima era un diritto, per la cui concessione occorre rivolgersi a un potente di turno che bisognerà ringraziare in qualche modo. Tutto questo incentiva un comportamento che sta incancrenendo davvero i rapporti interpersonali fra di noi e poi verso le istituzioni, comportamento che al contempo è causa-effetto della corruzione dilagante e dell'aumento della disaffezione e dell'astensionismo dell'elettore dalle competizioni elettorali.

Come usciamo da questa spirale negativa? Intanto dobbiamo imparare a recuperare un senso di appartenenza a una comunità e a un luogo. Occorre che noi 35 consiglieri lavoriamo affinché nella nostra regione ogni persona abbia il diritto di vivere un'esistenza dignitosa; ce lo stiamo dimenticando! Il bambino, su cui investire in modo importante per il suo futuro tramite la scuola, è una priorità. L'anziano, a cui occorre salvaguardare la qualità di vita nell'ultimo periodo della sua esistenza, è una priorità. Il giovane in cerca di lavoro, l'imprenditore che è in crisi, il lavoratore disoccupato, le giovani coppie che vorrebbero poter mettere su famiglia ma non possono, e ce ne sono tantissime, lo sapete benissimo. La persona che ha un problema sanitario cronico o acuto che sia e non ha accoglienza nell'ospedale.

È necessario che il nostro Consiglio metta in atto una rottura nel modo di pensare e di praticare la politica, una rottura da svolgersi con decisione soprattutto nei confronti di quelle logiche di azione e di quei comportamenti che affermano l'idea della politica non come un servizio per tutti, ma come un privilegio per pochi. Noi consiglieri non possiamo più ragionare con la logica della mediazione e della distribuzione delle risposte alle attese dei tanti, ma con l'anticipazione e la definizione delle problematiche e delle necessità che si devono affrontare nel medio e lungo termine qui nella nostra regione, per assicurare ai cittadini e alle giovani generazioni le condizioni per il benessere sociale. Fare la polis - politica vuol dire quello: fare la polis, quindi fare una comunità - si traduce in una prospettiva di progettazione del futuro della comunità, del cambiamento delle regole e dello sviluppo dell'istituzione, in relazione alle domande che si dovranno affrontare e soddisfare, sempre nella prospettiva di un benessere fruibile dall'intera comunità dei nostri cittadini. Di contro, a una prassi che ha condizionato la politica subordinandola al presente, al contingente, alla gestione dei problemi legati a interessi di singoli e di gruppi, occorre riattivare la prospettiva di un fare la polis che si proietti nella dimensione temporale del futuro. Già solo dire così a me apre la mente.

Io concludo dicendo però che in questo primo anno di consiliatura, non so se sarà l'unico, sia nella giunta Spelgatti, sia nella giunta Fosson, non ho visto umiltà e onestà intellettuale: non sempre, soprattutto in alcuni consiglieri regionali e nelle loro esternazioni. Non ho visto la definizione di priorità precise, non solo in ciò che va fatto, ma anche e soprattutto nei valori e principi che si vogliono costruire e trasmettere, perché secondo me è la base. Noi dobbiamo ricostruire la base, perché non ce l'abbiamo. Non ho capito qual è la visione che abbiamo per la nostra regione. Non ho visto l'interesse reale e concreto per la presa in carico e la risoluzione dei problemi reali che toccano le persone che vivono intorno a noi. Ho visto slogan, dichiarazioni e autocelebrazioni in Consiglio e con i media: soprattutto con i media siamo tutti bravissimi a parlare, con dichiarazioni che non sempre peraltro rispecchiano la realtà. Spero che con le prossime elezioni - non so, a questo punto potrebbero avvenire fra due mesi, fra un anno, non lo so - ci sarà qualcuno tra gli eletti che avrà chiaro quali siano le priorità per la nostra regione - lo ripeto, perché per me è la base - non solo nelle azioni, ma soprattutto nei valori e nei principi. Diversamente, quale che sia la composizione del governo e dell'assemblea regionale dei prossimi anni, la Valle d'Aosta imploderà e per lei non vedo un futuro di rinascita.

Presidente - La parola al collega Mossa.

Mossa (M5S) - Mercoledì scorso abbiamo donato un ecografo al reparto pediatria dell'ospedale di Aosta. Qualcuno già sento che dice "noooo!". Magari dà fastidio, perché fare del bene alla popolazione può essere anche fastidioso per alcuni, lo capiamo, lo apprendiamo, ne siamo bene a conoscenza. Comunque, è uno strumento che permette di fare delle visite direttamente nel letto del bambino, evitando così di doverlo spostare in altri ospedali fuori Valle dove, appunto, ci sono questi strumenti che in Valle d'Aosta purtroppo mancavano. È un macchinario che è stato acquistato con i soldi che noi ci tagliamo dai nostri stipendi. Avevamo intuito che sarebbe stato un gesto gradito alla popolazione, ma di certo la risposta dei cittadini a questa nostra azione è andata ben oltre le aspettative. Tanti per strada ci fermano e si congratulano con noi per questo gesto.

Tutto questo per dire che la gente qua fuori si aspetta queste cose da noi che siamo qua dentro. Se noi in quattro, come dice la collega Nasso, tagliandoci le nostre indennità, riusciamo a fare un gesto del genere, cosa potremmo fare se lo facessimo tutti e 35? Ma ancora di più, aggiungo io, se gestissimo veramente il bene comune per il bene della società e dei cittadini, che cosa potremmo fare in 35 per la nostra gente?

Per il collega Restano e la collega Spelgatti, visto che probabilmente non capiscono i nostri interventi, cercherò di essere molto chiaro: con tutto il rispetto, alle persone qua fuori delle sue dimissioni non gliene importa proprio nulla. Che lei si faccia manipolare dall'interno o dall'esterno, da qualcuno in questi giochi di potere, in questi tristi giochi di ruolo, nei quali si tenta di, non lo so, fare un percorso per arrivare chissà dove - magari questo già lo sapete e sarebbe bello se lo dicesse anche a noi! - non importa nulla alle persone qua fuori, come non importa nulla dei vostri ribaltoni, non importa nulla dei vostri rimpasti o dei vostri capricci.

Le persone vogliono delle risposte da anni e nessuno ormai gliele sta più dando. Vogliono una sanità che funzioni, che sia efficiente, dei trasporti sostenibili, economici e capillari. I giovani, come diceva la mia collega, vogliono un lavoro per non essere costretti a scappare all'estero in cerca di ciò che questa regione non è in grado di dare, nonostante, grazie alla nostra specialità, tratteniamo più tasse rispetto alle altre regioni. Vogliono un mutuo per potersi pagare una casa, perché hanno diritto ad averne una. Vogliono il rifiorire dell'agricoltura, del turismo, per rilanciare un settore ormai schiacciato da lobby e multinazionali, un settore nel quale si preferisce acquistare prodotti che arrivano da altri paesi, perché più convenienti rispetto ai nostri a chilometro zero.

Questo succede per necessità, perché la stragrande maggioranza delle persone, dopo aver pagato le tasse, dopo aver pagato l'affitto, dopo aver pagato le bollette e spese varie, deve per forza fare economia nel settore alimentare per poter arrivare a fine mese. Tutto questo quando non ci sono imprevisti, altrimenti i sacrifici della gente raddoppiano per poter sbarcare il lunario. Veramente c'è qualcuno qua dentro che pensa che alle persone qua fuori con i loro problemi interessino le dimissioni del collega Restano o le crisi di maggioranza? Veramente pensate questo? Chiedete alle persone: chiedetelo alle persone! Volete una risposta? Allora, visto che fate di sì con la testa, i cittadini mi sembra che siano già stati abbastanza diretti con voi, visto che solo il 51 percento degli aventi diritto sono andati a votare alle ultime elezioni. Significa che un cittadino su due non è andato a votare. Se siete così convinti che ai cittadini qua fuori interessino i vostri giochi, vi hanno già dato una risposta ed è ben diversa da quella che credete voi.

Di motivazioni ne ho sentite tante, probabilmente le sento solo io e voi non le sentite, ma ne vorrei citare qualcuna: "Tanto non cambia nulla", "Sono schifato", "Sono disgustato", "Si devono solo vergognare", "La sanità fa schifo", "Se non ti puoi permettere le visite mediche private ti fanno aspettare dei mesi, altrimenti se paghi te le fanno miracolosamente anche in giornata", "Ormai abbiamo toccato il fondo" e la più ricorrente è "Cosa voto a fare? Tanto sono tutti uguali". Mi fermo qua e preferisco non pronunciare le altre per rispetto di questa assise e dei colleghi presenti.

Per questo continuiamo a rimarcare quanto sia importante accettare i nostri prerequisiti, prima di partire con un eventuale contratto di governo condiviso con qualsiasi delle forze politiche qui presenti. Per far capire che siamo più vicini ai cittadini bisogna avvicinarsi a loro. Visto che tutti qua fuori stanno facendo dei grossi sacrifici, dovremmo farlo anche noi tagliandoci le indennità. Questo è il primo segnale. Vogliamo anche che chi ha subito una condanna non ricopra ruoli apicali e non gestisca più il bene comune. Senza entrare nel merito delle condanne, che possono essere sindacabili o meno, vogliamo che comunque questa diventi una regola fissa per tutti. Questi sono i segnali che la gente qui fuori si aspetta. Noi 4 lo stiamo vivendo in prima persona e ce ne rendiamo conto grazie ai nostri piccoli grandi gesti.

Prima di concludere vi chiedo solo di provare a immedesimarvi un attimo in quel padre o in quella madre di famiglia che, dopo aver fatto doppi, tripli turni di lavoro logorante, anche la domenica, rientrano a casa stanchi e si occupano della loro famiglia. Dopo che hanno calcolato i loro budget mensile, perché comunque tutto deve rientrare nelle spese, magari si rendono conto che quello è proprio il mese in cui scade l'assicurazione della macchina, o che devono cambiare le gomme, o che pure hanno delle spese sanitarie che non possono aspettare mesi e mesi, ma che devono fare in privato e quindi pagare visite mediche e costosi farmaci. Queste persone rientrano a casa stanche per tutto quello che le circonda, accendono la tivù per distrarsi un attimo e pensare a qualcos'altro e sentono al TG che il collega Restano lascia la maggioranza e si dimette dall'Ufficio di Presidenza. Veramente pensate che a qualcuno importi?

Presidente - La parola al collega Sammaritani.

Sammaritani (LEGA VDA) - Grazie al collega Mossa, che ci ha finalmente chiarito che... quantomeno per il Movimento 5 Stelle, in tutta la loro ingenuità che io apprezzo per certi versi, perché è sempre da apprezzare; sembra un po' la théorie des climats sull'uomo selvaggio. È bello sapere che la politica non serve a niente, che qui c'è una crisi non solo di Giunta ma anche di Consiglio, eccetera. Sono tutte cose che penso nessuno sapesse, ma che evidentemente, a quanto pare, stanno bloccando tutta la vita politica e amministrativa di questa regione.

Immagino che effettivamente ai cittadini valdostani non interessi assolutamente se esiste una maggioranza, non interessa se uno dei componenti della maggioranza non c'è più, non interessa nulla di tutto questo, non interessa quindi se qualcuno potrà riuscire a votare dei provvedimenti che abbiano un impatto devastante su questa regione, perché questo è secondario. È importante sapere che abbiamo un ecografo in più, che abbiamo sicuramente qua fuori gente che brontola; ci fermano anche a noi, naturalmente, tutti i giorni. Questi sono i temi fondamentali: tagliare gli stipendi ai politici e fare cose di questo genere. Tutta questa demagogia che ha consentito evidentemente al Movimento 5 Stelle di acquisire un consenso notevolissimo e che peraltro sta altrettanto rapidamente, forse ancora di più, perdendo.

Mi spiace, addirittura, che lei mi porti su questo campo, perché in realtà noi non dovremmo bisticciare. Noi siamo l'opposizione, tutti e due, e ve lo abbiamo già spiegato più di una volta. Dovremmo essere dalla stessa parte, ma evidentemente, per carità, è giusto anche che in politica ognuno la pensi un po' come crede. Quindi naturalmente è giusto anche che - purtroppo qualche volta succede - la minoranza, l'opposizione faccia da stampella, da supporto a una maggioranza che non è più tale.

Naturalmente ho apprezzato molto, come sempre apprezzo peraltro dal punto di vista politico, l'intervento della collega Morelli. Malgrado questa Giunta non riesca a prendere decisioni, per esempio sui vigili del fuoco, a mio avviso la collega Morelli dovrebbe essere, invece, membro onorario dei vigili del fuoco, perché la capacità sua di spegnere le questioni è veramente magistrale! Io le faccio i complimenti per questo, perché la collega Morelli naturalmente ha detto anche che le elezioni regionali dell'anno scorso non le ha vinte nessuno. La domanda forse è un'altra: chi le ha perse? Qui già qualcosa di più chiaro c'è, secondo me. Ma comunque non è adesso il momento di discutere di questo. Certo che il collegamento con le elezioni europee tutto sommato c'è. Saranno, per carità, elezioni di secondo piano per la Valle d'Aosta, visto che un valdostano non riusciamo a portarlo in Europa, anche per colpa nostra sicuramente, perché probabilmente si poteva anche fare. Non riusciremo a portare un valdostano, ma il voto dei valdostani un significato ce lo ha. Se il voto dei valdostani ha detto che tutte le forze autonomiste messe assieme, tutte le autonomie per l'Europa hanno raccolto il 13,85 percento e che, se messe insieme al PD, visto che magari si strizza l'occhio a sinistra, che ha fatto il 16,22 percento, si fa un bel 30 percento bello tondo circa, è ancora piuttosto lontano da quel 37,13 percento che noi da soli abbiamo raccolto. Questo, al di là di tutte le letture politiche, forse qualcosina vorrà dire. Forse vorrà dire che la gente ha un'idea, ormai.

Cosa succede in genere quando i governi non hanno più il sostegno e il consenso popolare? Dicono quello che giustamente la collega Morelli ha detto: ci vuole stabilità. Per carità, facciamo mica un ribaltone, un cambiamento: ma no, scherziamo?! Andiamo avanti a fare quelle riforme che non sono più legittimate, perché non avete più le persone che vi stanno dietro, perché non avete più il consenso popolare. Allora facciamo le riforme e lasciamole fare a chi non ha più il consenso popolare. Questa è una tecnica di tattica politica eccezionale, che abbiamo già visto nella storia e non è che la inventiamo noi ora. Adesso la priorità naturalmente non è più rappresentare valdostani, ci mancherebbe, ma è dare stabilità a questo governo. Per dare stabilità a questo governo cosa facciamo? Guardiamo a sinistra. Dove vuoi guardare, se non là? Guardiamo a sinistra e, come ha detto giustamente la collega Spelgatti, continuiamo a fare quei giochetti di palazzo con cui si riesce molto spesso a evitare quelle crisi che sono inevitabili e che già sono in atto da tempo. Allora facciamo di questa Valle d'Aosta un bel baluardo della sinistra. Anche perché ormai siamo accerchiati e c'è la destra dappertutto: Piemonte, Lombardia, Veneto, fra un po', ormai, l'Emilia Romagna e via dicendo, e anche buona parte del Sud. Quindi sarà proprio bene che i partigiani si risveglino e si mettano di nuovo a combattere questa becera e ignorante destra che sta dilagando. Mi dispiace che non ci sia la collega Pulz, ma anzi forse è meglio, così non si spaventa, perché davvero bisogna iniziare a preoccuparsi.

Ogni tanto io mi inalbero, quando la gente cerca di prendere in giro l'altra gente. Il collega Distort parlava di retorica, dell'arte di persuadere. Sta girando su WhatsApp in questi giorni, me l'hanno appena girato stamattina, uno di quegli sproloqui classici di questi filosofi della sinistra - non faccio il nome - che si chiedono come si è potuta affermare questa becera destra neofascista; è strano e bisogna sicuramente fare qualcosa, bisogna combattere questa situazione, bisogna assolutamente che ripartiamo dalla cultura. E già! Bisogna ripartire dalla cultura, ma questo penso che lo dicano più o meno tutti. Però poi ti viene in mente una domanda: ma scusa, ma la cultura dal '68 in poi in mano di chi è, della destra? Ho perso qualcosa o sono andato in letargo per trent'anni o quaranta? Mi sembra di no. Secondo me, questa presunta supremazia intellettuale della sinistra che ha invaso tutti i settori, che in modo autoreferenziale è assurta a questo ruolo di condotta ideologica e culturale, che ha invaso tutte le scuole, basta prendere i libri di testo, che cosa ha prodotto? Dei cittadini che adesso votano a destra! Ahi, ahi, hanno sbagliato qualcosa mi sa! Probabilmente hanno sbagliato veramente il tipo di cultura che credevano di far passare e invece hanno fatto esattamente il contrario. Probabilmente c'è qualcosa che non funziona. Tutti questi ignoranti, compresi i valdostani naturalmente: il 37,13 percento dei valdostani sono ignoranti, beceri e neofascisti, quindi cominciate a preoccuparvi tutti, perché noi siamo i loro rappresentanti e, ci mancherebbe, non abbiamo certo timore.

Per chiudere il cerchio, mi viene da pensare alla spiegazione politica, visto che qui si è partiti dalle dimissioni del collega Restano. La spiegazione politica, che tutti state cercando e fate finta di non trovare, è proprio quella: il collega Restano ha fatto parte di un governo che aveva uno scopo, doveva fare delle cose - le ha fatte, non le ha fatte, sono più quelle che non ha fatto, probabilmente, ma comunque alcune cose sono state fatte; per esempio, la legge elettorale che adesso chiaramente non va più bene, perché per tirare avanti e dare continuità e stabilità bisogna rimettere in discussione anche quella: è evidente, se no cosa stai lì a fare?! - il collega Restano, molto coerentemente, ha detto: adesso basta, adesso stacco la spina, per quanto mi riguarda. Quello che doveva essere fatto è fatto, questa Giunta non ha più speranze, questo Consiglio non è più rappresentativo, quindi si fa quello che si deve fare e che si era stabilito di fare. Invece no, non si fa più quello che si era stabilito di fare. Come ho detto prima, anche se non si ha più il consenso, adesso si va avanti, perché lo si fa chiaramente nell'interesse della cittadinanza, della collettività, non per interesse personale, ci mancherebbe, lungi da me pensare questo. Quindi è resistenza a tutti i costi.

Per concludere, come dicevo prima, l'ingenuità dei colleghi del Movimento 5 Stelle a volte è addirittura disarmante. Hanno regalato un ecografo e va benissimo. Infatti oggi discuteremo proprio dei problemi della sanità: mancava un ecografo e tutto il resto va abbastanza bene. Al collega Mossa avevo già fatto un'eccezione di questo genere nella campagna per le elezioni politiche dello scorso anno, del 2018. Avevo fatto notare al collega Mossa, senza voler sminuire il fatto che loro si taglino i loro compensi e che facciano delle donazioni di questo genere, ci mancherebbe perché sarebbe veramente offensivo e non è certamente la mia intenzione, ma quando lui sbandierava questo risultato a livello nazionale, dicendo che i loro parlamentari si erano tagliati la bellezza di 30 milioni di euro nell'arco di una legislatura, io ho fatto notare che 30 milioni è il costo di un chilometro di autostrada, della nuova autostrada che è stata fatta fra Milano e Padova. Benissimo, ci mancherebbe, tutto bene, però non si risolvono così i problemi.

Bisogna incominciare a distinguere i problemi politici da quelli amministrativi. Non fai amministrazione se non hai una stabilità politica. È quello, forse, che dovreste cominciare a pensare, perché è proprio questo il problema di questa regione in questo momento: la stabilità in questo senso, la possibilità che chi sta seduto in questo Consiglio possa votare soprattutto le proposte della Giunta o comunque che chi governa questa regione abbia la forza politica di prendere delle decisioni, di portare avanti dei progetti, che purtroppo non stanno andando avanti e non possono andare avanti in una situazione politica fluida come questa. Quindi bisogna assolutamente ridare la parola agli elettori. Gli elettori hanno già detto dove vogliono andare ed è per questo che voi non ci volete andare, evidentemente, ma questo è più che logico.

Usciamo da queste ipocrisie, diciamo le cose come stanno: chi è qui ci vuole rimanere, perché ha tutto l'interesse a starci, anche se non ha più il consenso delle persone, non ha più il consenso dei valdostani. Facciamola finita, non perdiamo tutte queste ore a disquisire di questioni che in realtà poi sono sempre le stesse, trite e ritrite. Diciamo alla gente le cose come stanno. Chi ha il coraggio di abbandonare e di ridare la parola agli elettori lo faccia. Io credo che ci guadagnerà anche dal punto di vista elettorale ma, per carità, non è un mio problema questo, per far sì che veramente la classe politica valdostana riacquisisca una certa legittimazione, per far sì che la classe politica valdostana dia veramente un segnale. I segnali non sono queste piccole cose. Invece, è chiaro che il fatto che qualcuno della maggioranza si dimetta credo che sia un segnale molto importante, sia un segnale di coerenza nei confronti degli elettori valdostani che ci hanno dato più di un segnale dallo scorso anno a quest'anno, ancora con le consultazioni europee. Se vogliamo rispettare i valdostani, sappiamo quello che dobbiamo fare. Se invece vogliamo farci gli interessi nostri e abbiamo questa presunzione di portare avanti dei progetti senza avere i numeri per farlo, allora continuiamo così, continuiamo a logorarci. Non parleremo di nient'altro, non parleremo neanche dei temi importantissimi, così come neanche di quelli molto meno importanti e saremo bloccati costantemente. Questo è il problema di visione politica un po' più ampia. Spero, senza presunzione, di aver dato un'idea di quello che è il nostro pensiero.

Presidente - La parola al collega Mossa, per fatto personale.

Mossa (M5S) - Intanto partirei con il discorso sull'ingenuità, collega Sammaritani. Lei mi ha dato dell'ingenuo, ma probabilmente l'ingenuo è stato lei in questo momento e le dico il perché. Io ho fatto un intervento interamente dedicato alle dimissioni del collega Restano. Non ho toccato nessun'altro membro di minoranza, tantomeno della Lega, ma lei si è sentito in dovere di intervenire. Quindi, ecco qua le carte scoperte. Uscite direttamente allo scoperto e ditelo che avete fatto un patto con il collega Restano! Diteci che cosa gli avete promesso, così anche la gente lo saprà, finalmente. Ecco la verità.

Lei dice "ingenuo" a me, dopo che fa questo intervento? Quando io a lei non l'ho manco considerata! Dopo che la Spelgatti attacca la mia collega Nasso, che non l'ha manco considerata, dicendo: "smettiamo di attaccarci tra minoranze"! A meno che il collega Restano non sia già entrato nella Lega e vi siate dimenticati di farcelo sapere con un comunicato stampa. Magari sarebbe il caso di farlo, no?

Relativamente al nostro taglio delle indennità, eccetera, vorrei far presente, collega Sammaritani, che questo non è un punto di arrivo, ma è un punto di partenza per poter poi governare. Chi non accetta questo punto di partenza con noi non funziona. Ve lo abbiamo già detto l'anno scorso e lo abbiamo detto a tutte le forze presenti in quest'aula. Questo è solo un punto di partenza. Con chi accetterà questi nostri prerequisiti, ci sediamo a tavolino e decidiamo come governare in Valle d'Aosta. Non abbiamo mai detto che è un punto di arrivo, ma probabilmente lei è abbastanza distratto.

Poi dice che vorrebbe tornare al voto, perché chiaramente i cittadini valdostani hanno dato un forte segnale. Allora glielo interpreto io il segnale dei cittadini valdostani. Su 18.000 che hanno votato la Lega, a lei l'hanno votata appena in 5000, meno di un terzo. Pensi un po' che segnale le hanno dato i cittadini valdostani! Veramente è così convinto di voler tornare al voto? Non lo so, io avrei i miei dubbi se fossi in lei.

Presidente - La parola al collega Bertin.

Bertin (RC-AC) - Il punto all'ordine del giorno sono le dimissioni dal ruolo di Segretario del consigliere Restano. Inevitabilmente questa discussione non poteva che prendere una piega un po' diversa. Per quanto concerne le dimissioni non si può che prendere atto di questa scelta del consigliere Restano. In quanto alle motivazioni politiche dell'uscita e del cambiamento della posizione del collega Restano, ovviamente qualche difficoltà di interpretazione rimane, nonostante la Lega stia cercando in tutti i modi questa mattina di spiegarci, anche al posto del collega Restano, quali sono le ragioni di questa operazione di santificazione a cui stiamo assistendo. Ma al di là delle motivazioni che magari si possono cogliere o intravedere, basta anche un po' seguire il percorso politico del maestro, chiamiamolo così, di Restano, l'ex consigliere La Torre, e si può intravedere un percorso e degli obiettivi. Ma queste sono questioni che al momento poco importano.

Il dato è che, ancora una volta, si è aperta una crisi in questa regione. I governi mediamente negli ultimi sette otto anni hanno avuto una durata media di otto mesi. Ogni otto mesi c'è stato un cambio di maggioranza, un rimpasto, una crisi formale, eccetera. Una situazione che ha di fatto bloccato l'attività amministrativa e politica di questa regione, con conseguenze dirette sui cittadini e sull'efficacia delle risposte che questa amministrazione dovrebbe dare ai cittadini. Lo diceva giustamente anche il collega Sammaritani. C'è un problema, perché se non vi sono delle maggioranze in grado di prendere delle decisioni e si passa da un governo all'altro, non si possono neanche fare delle azioni amministrative concrete. Ed è quello che sta succedendo: è tutto fermo, tutto si sta aggravando. Governi della Lega o non della Lega, non è cambiato assolutamente niente. Questo è il dato più preoccupante.

Da questo punto di vista bisogna trovare una soluzione, affinché questa situazione che si sta cronicizzando non continui, perché, al di là di quello che si dice, il problema è che le elezioni subito potrebbero riproporre esattamente, molto probabilmente, la stessa situazione con governi che cambiano ogni otto mesi o poco più. Questa è la preoccupazione che credo, al di là di tutto, bisogna avere.

La risposta a questo problema può essere - personalmente la sostengo da molto tempo, addirittura da un vecchio referendum di dodici anni fa - l'elezione diretta del governo, dando ai cittadini la possibilità di scegliere da chi farsi governare. In questo modo dando una stabilità e permettendo, anche dal punto di vista amministrativo, di dare una risposta ai cittadini, dando più potere e responsabilità ai cittadini. Se questa cosa si potrà fare, se ci sarà la consapevolezza da parte di tutti che in breve tempo una scelta del genere si potrà fare, guardando al futuro di questa regione e non agli interessi immediati di bottega, si farà, altrimenti l'unica scelta è andare rapidamente al voto. Queste sono le alternative e non ce ne sono altre. O si guarda al futuro per dare una possibilità di stabilità e maggiore potere di scelta ai cittadini, altrimenti è ovvio che non si possa che andare alle elezioni e rapidamente.

Detto questo, è stato fatto anche un commento al voto per le europee. Mi pare evidente chi ha vinto, chi ha perso e chi ha pareggiato, diciamo così, nelle recenti elezioni europee. Ha vinto, raddoppiando i propri voti, la Lega di Salvini. Anzi, più che la Lega, direi Salvini, che da Courmayeur a Lampedusa ha vinto le elezioni raddoppiando il proprio consenso. Chi le ha perse mi pare evidente: il Movimento 5 Stelle ha dimezzato i propri voti. Chi le ha pareggiate è il PD, un pareggio in casa, diciamo così, usando termini calcistici. Questo, se vogliamo, sul piano nazionale. Per quanto riguarda l'aspetto locale, una sconfitta e un disastro elettorale da parte del raggruppamento cosiddetto autonomista è del tutto evidente. Ma il dato politico più rilevante è che ancora una volta, come peraltro era facilmente prevedibile, la Valle d'Aosta non avrà un deputato europeo. Questo è l'aspetto più rilevante. Per l'ennesima volta nessun candidato valdostano è stato eletto e nemmeno è andato vicino a una elezione. Anche chi aveva chiesto il voto utile, proponendosi come possibile eletto, mi riferisco al candidato Sammaritani, che ha chiesto proprio anche il voto in questa funzione, abbiamo visto il risultato che ha ottenuto. È stato l'ultimo della sua lista e lontanissimo dall'elezione. Essere l'ultimo della propria lista, al di là che non cambia niente dal punto di vista pratico, rappresenta in modo plastico ed evidente il poco interesse da parte della Lega di fare eleggere un rappresentante della regione Valle d'Aosta. Poco interesse della Lega, così come di tutti gli altri partiti: non c'è nessuna differenza, è esattamente la stessa cosa per gli altri partiti.

Ma questo è un fatto estremamente negativo per la nostra regione, non avere un deputato europeo. Lo è per la nostra regione in particolare, ma non soltanto, perché non è una questione che riguarda solo noi. È anche, a mio avviso, una questione che riguarda un'idea di Europa ed è un problema europeo. I collegi da sedici milioni di abitanti, come quello della circoscrizione nord-occidentale, evidentemente scollegano e disaffezionano i cittadini rispetto agli eletti. Peraltro non c'è una partecipazione delle entità regionali al processo di decisione europeo, che è essenziale. Diverse regioni rischiano di rimanere fuori, come la Sardegna. Da questo punto di vista, vi è proprio un'idea di Europa che deve essere rilanciata. Un'idea di Europa plurale, legata al territorio e che ha necessità della presenza di tutti. Bisogna al più presto, al di là delle risoluzioni che facciamo in questo Consiglio, impegnarsi in questa direzione in modo serio, con un'azione politica che guardi anche distante, ma non come abbiamo fatto nell'ultimo anno nel quale non abbiamo fatto niente in questa direzione, anche se sarebbe stato estremamente difficile ottenere qualcosa. Abbiamo cinque anni, iniziamo questo percorso, collaborando con le altre regioni e cercando di affermare un'idea generale di Europa e di rappresentanza che possa permettere anche alla Valle d'Aosta di avere un suo eletto a Strasburgo, fatto che diventa sempre più importante. Ce ne rendiamo conto tutti i giorni.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Bianchi.

Bianchi (UV) - Torniamo al tema di oggi, di questo punto all'ordine del giorno, cioè alle dimissioni del collega Restano dall'Ufficio di Presidenza. Dimissioni che chiaramente avvengono in un momento estremamente difficile per la nostra regione; questo è indubbio. Ma perché è difficile? Perché sicuramente sul tavolo, come molti hanno già avuto modo di dire - ho apprezzato i passaggi di alcuni colleghi - ai valdostani le dimissioni del collega Restano non interessano, vogliono che si risolvano i problemi. Ne sono convinto, però permettetemi di fare alcune riflessioni sulla fedeltà e sulla coerenza.

Se permettete, fra i movimenti che possono parlare di coerenza e di fedeltà, qui potremmo parlarne per delle ore noi dell'Union Valdôtaine. Perché dico questo? Perché è un déjà-vu. Torno indietro di due anni per parlare del collega Restano: per un periodo, ma ancora tutt'oggi, abbiamo avuto dei percorsi paralleli, siamo stati entrambi sindaci, entrambi candidati nella lista dell'Union Valdôtaine come sindaci, quindi un percorso che, possiamo dire, abbiamo iniziato insieme.

Vado al discorso che il collega Restano ha fatto il 27 ottobre del 2016, quando è uscito dall'Union Valdôtaine. Non sto a leggere tutto il suo discorso, però voglio ripercorrere quel momento, perché quello che vi leggerò, quando l'ho sentito in Consiglio regionale allora, lo condividevo e lo condivido tuttora. Lo condivido tuttora! Leggo: "Sono assolutamente consapevole che la mia decisione sarà inevitabilmente strumentalizzata da chi detiene da sempre il potere". Non sto a spiegarvi e io penso anche chi ci sta ascoltando abbia capito in che momento eravamo: presidenza Rollandin e via dicendo. "Sono molto sereno però, perché potrò finalmente di nuovo rispettare il mandato che gli elettori mi hanno dato, la fiducia che hanno posto in me come persona e non come numero. Potrò così di nuovo lavorare per la Valle d'Aosta, per il mio popolo, cosa che non ero in grado di fare, visto che il mio ruolo era diventato quello di un mero esecutore di decisioni prese da altri. Non sono stato eletto per essere uno Yes Man, non lo sono di carattere e non è quello che mi hanno chiesto di fare i miei elettori. Io appartengo al popolo valdostano, a quelli che hanno sempre e solo dato fiducia, ma che ora vogliono riprendersi il loro legittimo diritto di parlare e di agire in piena responsabilità per il bene della nostra Valle. Mi rivolgo a voi, colleghi, ai tanti amici che hanno condiviso con me il percorso unionista nel passato e nel presente e vi chiedo se i nostri valori comuni, i valori de Noutra Tera, della nostra terra, sono cambiati. La mia risposta è no. Allora mi chiedo e vi chiedo perché ci siamo divisi, che cosa ci ha divisi. E guardo a voi dell'UVP, a voi dell'ALPE. Io credo che ci abbia diviso il metodo di lavoro imposto dall'alto, che ci ha impedito di dialogare, di confrontarci, di trovare soluzioni veloci ed efficaci per affrontare i problemi che attanagliano la Valle d'Aosta, primo fra tutti la difesa dell'autonomia".

Perché ho riletto questo? Perché, come ho detto all'inizio, lo condivido appieno tuttora. Se prima c'era una persona sola al comando, oggi non c'è più, eppure è un déjà-vu, l'abbiamo già visto. Di nuovo un salto della quaglia, non chiamiamolo tradimento. Condivido: non chiamiamolo tradimento, ma in ogni caso è un salto della quaglia. Personalmente sono sempre convinto che, come in ogni buona famiglia, i propri problemi si discutono in famiglia e si cercano di risolvere in famiglia, poi dopodiché, se uno non riesce a risolverli, esce. Ma qui le uscite sono semestrali, le famiglie si cambiano così! Quindi è chiaro che diventa un déjà-vu e un qualcosa che non capisco, sotto l'aspetto politico. Parto dal presupposto che cambiare idea è lecito, ma c'è un limite, io immagino. Se non si condividono i principi di un movimento, di un partito o di una maggioranza, chiaramente uno esce.

Mi sembra di ripercorrere quello che è avvenuto nella scorsa legislatura. Per quello che dicevo all'inizio, e condivido quello che ha detto il collega Mossa: i valdostani vogliono che gli risolviamo i problemi, non le manfrine. Ho detto manfrine, non Manfrin! È quello che vogliono i valdostani: dei risultati. È chiaro che a mio avviso un grosso problema c'è: quando si è in diciotto basta uno e non si ha più una maggioranza. È questo il problema: bisogna dare governabilità, ma molto probabilmente la governabilità non l'avremo neanche se faremo elezioni anticipate; su questo argomento ci torno poi alla fine.

Probabilmente le idee chiare del perché, io oggi non le ho, ma sicuramente nei prossimi giorni lo capiremo. Dico questo anche perché è chiaro che quando uno fa una conferenza stampa e si presentano - non ce l'abbiano, anzi sono degli amici - due rappresentanti del Comune di Aosta, che si sono candidati all'interno della lista dell'Union Valdôtaine cinque anni fa e il prossimo anno arriveremo alle elezioni amministrative, guarda caso Restano dà le dimissioni, esce dalla maggioranza, dà le dimissioni da Segretario del Consiglio; a sinistra troviamo un ex unionista oggi all'interno del gruppo misto di minoranza e a destra ne abbiamo uno che siede nel gruppo misto di maggioranza. Capite che chiaramente in questo modo diventa veramente difficile, politicamente parlando, il posizionamento.

Oltre a questo, ma non voglio neanche troppo dilungarmi, è chiaro che, come ho detto, politicamente mi sembra più una manovrina di palazzo, come quelle che abbiamo visto e abbiamo continuato a vedere nella scorsa legislatura. Guarda caso, a mio avviso, il manovratore è sempre lo stesso! Se dopo parleremo di sanità sicuramente parleremo di malattie terminali. Molto probabilmente questo Consiglio regionale ha una malattia terminale. Sì, il problema è lì. Perché, se nella scorsa legislatura sono avvenute tutte quelle situazioni, oggi c'est la même chose, è la stessa cosa.

Mi permetta una battuta al collega Distort: è una battuta, così almeno faremo capire a tutti. Quando parliamo di lealtà: ha ragione, però a mio avviso ha sbagliato il termine. Non è lealtà, è Leoaltà . Capisce? Leoaltà: quello sì! Sono perfettamente d'accordo con lei: è Leoaltà. Immagino che io non debba andare avanti, perché penso che tutti qui e fuori abbiano capito chi è.

Sul discorso europee, visto che altri ne hanno parlato. La Lega ha stravinto le elezioni europee: stravinto! Sia a livello regionale che a livello nazionale. Però anche qui permettetemi una battuta. In Europa ci posizioneremo molto probabilmente all'opposizione, quindi non so quanto potremo aspettarci dall'Europa, visto che parliamo di elezioni europee, perché io parto dal presupposto che se uno si iscrive al campionato di tzan e lo vince, ha vinto il campionato di tzan, se si iscrive a quello di rebatta e lo vince, avrà vinto quello di rebatta, ma non quello di tzan.

Il discorso di cosa fare di qua in avanti. È stata chiarissima la collega Morelli e anche la collega Russo. Parto dal presupposto che noi 35 qui dentro siamo stati eletti, ognuno nei propri partiti e movimenti, per dare delle risposte ai valdostani. Se riusciremo noi 35 a dare delle risposte ai valdostani, bene. Quindi se ci sarà la possibilità di proseguire per dare delle risposte o per cercare di dare delle risposte, bene, se no, come ha detto il mio movimento o come hanno detto altri colleghi, ci saranno le elezioni. Però io parto dal presupposto - lo dico, perché io ho una mia riflessione l'ho già fatta e sono arrivato anche a una conclusione personale - che in ogni caso, se dovessimo andare alle elezioni di qui a poco, penso che queste 35 persone che siedono qui in Consiglio regionale un pensierino di cosa fare alle prossime ipotetiche elezioni debbano farlo.

Dalle ore 11:39 assume la presidenza il vicepresidente Farcoz.

Farcoz (Président) - La parole au collègue Luboz.

Luboz (LEGA VDA) - Smarrimento credo che sia l'espressione più opportuna per rappresentare l'immagine che diamo alla gente che ci incontra per strada. In questi giorni, come ha detto il collega Mossa e hanno ripetuto altri colleghi, molta gente ci ferma e ci chiede: e ora cosa fate? che vergogna! dimettetevi! eccetera. A me questa domanda e queste riflessioni sono state poste più di una volta, eppure la risposta in questi giorni dal palazzo arriverà, perché se è stata una manovra di palazzo quella delle dimissioni del collega Restano, da qualcuno interpretate come uno studio da parte di qualcun altro, un revenant come l'ha definito l'assessore Bertschy, di Leoaltà , probabilmente c'è qualcun altro, qualche revenu ancora più lontano, della sinistra ambientalista valdostana che sta cercando di puntellare nuovamente questa maggioranza. Forse non è proprio questo che oggigiorno ci chiedono i valdostani.

Tutto ha avuto origine da due fatti concreti, l'abbiamo detto: le dimissioni del collega Restano e, checché se ne dica, le elezioni europee dello scorso 26 maggio. Ecco, dunque che dopo oltre due settimane oggi possiamo dibattere pubblicamente quanto sta avvenendo in questi giorni. È forse superfluo ricordare il voto delle elezioni europee, ma due parole devono essere spese, soprattutto ricordando gli interventi dai banchi della minoranza dell'anno scorso, giugno 2018, interventi di alcuni che sostenevano indignati verso la Lega che aveva assunto il governo di questa regione e i cosiddetti autonomisti che dall'alto dei loro 31.541 voti avevano comunque vinto le elezioni; altri affermavano che i 15.420 voti attribuiti alla Lega erano stati temporaneamente prestati. Il 26 maggio scorso, sebbene occorra tenere distinti i livelli delle elezioni, penso che il corpo elettorale si sia espresso con chiarezza: gli pseudo autonomisti, e sottolineo pseudo autonomisti, nel loro insieme hanno raccolto il 13,85 percento dei consensi; 6904 voti: un bel requiem politico per qualcuno, presidente Fosson, si dovrebbe prendere in considerazione, non crede? I voti, collega Baccega, pur se prestati alla Lega nel maggio 2018, come da lei interpretato, non comprati o estorti come abitudine di qualche mouvement almeno nel passato, sono stati apparentemente confermati e sono stati il 26 maggio 18.525. Dare troppa importanza a questi dati è forse eccessivo, ne convengo, ma non tenere in considerazione questo fatto è ancora più grave, eppure l'atteggiamento degli struzzi pare sia divenuto comune. A nessuno della sconquassata maggio-minoranza, eccetto appunto al collega Restano, sono balenate riflessioni sull'opportunità di scelte coraggiose e responsabili, conseguenti al colossale fallimento politico certificato da queste elezioni europee. Vedete, di volta in volta i tradimenti e le conversioni politiche sono sempre interpretate secondo i propri punti di vista e politicamente sono tutti legittimi. Ne abbiamo visti tanti in questi anni passati e di sicuro ne vedremo ancora altrettanti. Tuttavia, nella situazione attuale il collega Restano non ha bisogno di avvocati difensori, ma ritengo che la sua linea sia la più lineare e coerente con gli impegni assunti al momento della sfiducia al governo Spelgatti. Queste le parole del presidente Fosson il 10 dicembre scorso: "questo è un governo di scopo, di responsabilità per superare l'emergenza". Emergenza superata? Mah! Pare sia stata predisposta un'apposita rete di protezione chiamata Rete Civica. Dall'interpretazione di quanto si percepisce dalla voce della pubblica piazza, che sia virtuale o reale, questa soluzione raffazzonata non pare destare grande entusiasmo, anzi il comportamento rasenta l'assurdità della contraddizione più evidente, su cui si sta avviando anche l'altro movimento che probabilmente sosterrà questa maggioranza. Segnali di totale confusione.

Da una parte il presidente UVP, al termine di un conseil des communautés - anche qua è curiosa la denominazione conseil des communautés, in regolare francese, per un presidente di un mouvement che (ripeto e lo ripeterò sempre!) considera il francese una lingua cadavere - il presidente parla di argomenti importanti ancora da trattare, con una possibile eventuale diversa maggioranza. Dall'altra, uno dei dossier più importanti, la riforma turistica, probabilmente non così rivoluzionaria ed efficace come avrebbe dovuto essere, viene in un baleno ritirata dagli atti di giunta dal super assessore dello stesso movimento. Più che un'organica riforma, pare fosse un mediocre maquillage, soprattutto in carenza di una seria norma sulle locazioni turistiche brevi, sollecitata da tempo. L'altro presidente leonino, in una comprensibile e imbarazzata intervista tivù, ha più volte sottolineato la necessità di trovare una rapida soluzione alla crisi. Vedremo quanto rapida sarà. Crisi conclamata dall'uscita del collega Restano, ma già palese da alcuni mesi, forse fin dall'inizio, quando una operazione di palazzo, più ancora che gestita dai vertici politici dei movimenti, aveva sfiduciato il governo Spelgatti al solo fine di riprendere in mano un potere che stava sfuggendo.

Riguardo al potere è interessante una riflessione di Paolo Coelho, proprio sull'argomento. "À tout êtres humains ont été concédés deux qualités: le pouvoir et le don. Le pouvoir conduit l'homme à la rencontre de son destin, le don l'oblige à partager avec les autres ce qu'il y a de meilleur en lui". Voyez, chers amis de la mino-jorité (c'est un néologisme qui vous colle parfaitement en ce moment), ce que je vous reproche et que les valdôtains aussi j'estime puissent partager, c'est exactement cela: vous avez géré le pouvoir essentiellement pour une démesurée soif d'ambition personnelle et le pouvoir, exercé dans ce seul but, vous a conduit à ce point. D'autres, l'empereur du pouvoir et ceux qui l'ont utilisé pour d'autres finalités, ont rencontré un destin encore différent. Ce qui vous a fait défaut c'est le manque de partage, la présomption monstrueuse d'être les seuls légitimes défenseurs de l'autonomie et du particularisme valdôtain. Sachez qu'il y a tout un monde qui partage certains idéaux, ceux qui sont écrits sur vos chartes des principes, mais ce monde condamne aussi certaines actions politiques, celles à travers lesquelles vous avez plongé la Vallée d'Aoste dans cette situation: casino, transport aérien, ferroviaire et routier, université, santé, abandon scolastique le plus haut dans les régions du Nord, area mégalithique, situation des sapeurs-pompiers.

Y a-t-il encore de la lumière dans ce tunnel obscur? Y a-t-il de quoi se réjouir? Dans ses dernières décennies jusque dans les villages les plus éloignés, les arguments qui touchaient la collectivité, la société, les problèmes concrets des gens, étaient souvent impossibles d'aborder, tant votre prétention d'interpréter le bien public comme une chose a vous essentiellement ne permettait aucune espace au débat et à la libre confrontation. Et là vous avez commencé à déraper sur un terrain fragile et dangereux. La chose à nous, dans sa traduction en italien, évoque quelque chose de très inquiétant. Quelqu'un parmi vos mouvements a frôlé ce monde et l'a portée même dans les institutions. Voir aujourd'hui des personnalités qui se sont toujours battus pour la légalité, les voir marcher, si pas main dans la main quand même très proches, avec les héritiers de ceux qui ont conduit notre région à ce point, avec la justification de réaliser quelques points essentiels pour la Vallée d'Aoste, a vraiment de l'incroyable. Chers collègues, je regrette mais je crains que cette ultime désespéré recherche de survie du gouvernement Fosson, auquel vous donnez aujourd'hui une importante béquille, ne soit qu'un piège dans lequel vous êtes maladroitement tombés et qu'il pourra tout au mieux prolonger pour quelques mois l'agonie de cette majorité.

La Vallée d'Aoste n'avais pas besoin de lire cette page. À ceux qui interviendront plus tard et qui- peut-être, parce que je les ai entendus - affirmeront dans cette salle qu'ils sont restés très peu nombreux les gens sensibles aux véritables intérêts de la Vallée d'Aoste, que les nouveaux venus ne seraient pas à la hauteur des politiciens passés, qu'il n'y a pas assez de capacité et de qualité, et bien je leur demanderais à qui faut-il s'adresser pour dénicher les responsables de la condition actuelle de notre région? Ne seraient-ils pas ceux qui dans ces dernières décennies ont manifestement exalté leurs personnalités évidentes et excessives, en se croyant des phénomènes quand ils n'étaient même pas des acteurs de soutien? Je souhaite vraiment que cette phase politiques puisse se clore vite et qu'une nouvelle époque plus ouverte au dialogue et à la confrontation avec des forces politiques et des personnalités saines du point de vue de l'honnêteté, de la morale et de la dignité, puisse finalement s'ouvrir. Entendons-nous: tout le monde le souhaite, mais êtes-vous vraiment convaincu qu'une nouvelle loi électorale, à elle seule, puisse garantir la gouvernabilité? Est-elle suffisante la force des numéros? Y a-t-il pas déjà eu un moment historique ou une force politique compté dix-huit membres? Et que s'est-il passé à ce moment-là? La solide et durable action de gouvernement a succombé à la grande ambition des petits hommes et, si on ne change pas cela, se reproduira certainement.

Président - La parole au collègue Marquis.

Marquis (SA) - Ho ascoltato con grandissima attenzione gli interventi che sono stati fatti dai colleghi che ci hanno intrattenuto questa mattina. Voglio fare anche io alcune considerazioni. Credo che oggi sia un momento importante, un momento dove si fa chiarezza, un momento che ci aspettavamo da tempo, perché le cose si capiscono fin da subito per chi ha un po' di orecchio. È come il direttore di un'orchestra: sente quando c'è qualche nota stonata. Credo che tutto quello che va comunque nella direzione di rendere una situazione chiara aiuti a definire le questioni e soprattutto a disegnare il prosieguo del percorso.

Ho ascoltato tante considerazioni. Si è parlato di elezioni europee e ho ascoltato la Lega, che ha rivendicato il suo successo alle elezioni europee. Io credo che a livello nazionale sia stato un successo importante, questo è inutile nasconderlo. Però non vedo di cosa dobbiamo far festa, perché ci hanno messo all'angolo in Europa. È finita la festa e adesso per quattro o cinque anni saremo tutti ammaccati, tutti con i lividi e noi siamo contenti. Per quanto mi riguarda non vedo che ci sia da felicitarsi per questo risultato. Credo che anche nei prossimi mesi avremo modo di vedere, quando saremo di fronte a dei fatti nuovi, quando verranno messe le mani nelle tasche degli italiani, se tutti saranno così contenti, se tutti saranno così entusiasti di valorizzare questo risultato che c'è stato.

Veniamo alle questioni locali. Credo che il risultato delle elezioni europee non abbia niente a che vedere con la sostituzione delle elezioni regionali, delle elezioni comunali, con dei gradimenti di chi ha governato prima, con dei gradimenti di chi sta governando ora. Io potrei farvi degli esempi e la storia insegna. Senza andare troppo lontano, cinque anni fa c'è qualcuno che è andato oltre il 37 percento. Ha preso un 40 percento, ma due anni dopo non ha raggiunto un quorum alle elezioni regionali. Questo cosa vuol dire? Vuol dire che i valdostani non sono fessi, sono delle persone intelligenti che sanno distinguere un'elezione dall'altra: quando si vota per le europee, quando si vota per le politiche e quando si vota per le regionali, oppure per le comunali. Quindi fare questi minestroni non aiuta a fare chiarezza. Io credo che sia importante capire e analizzare il risultato, questo è correttissimo, ma non cercare di distorcere la realtà. Perché, se dobbiamo dirla tutta, credo che non sarà sfuggito neanche a voi che, se è vero che è la Lega di Salvini in Valle d'Aosta ha fatto un grosso risultato, credo che la Lega locale non possa dire altrettanto, perché il riscontro delle preferenze penso che non possa essere così soddisfacente in rapporto a quello che è stato il voto di lista. Almeno io lo interpreto così.

Per quanto concerne la situazione politica, ho sentito prima dire: se non si può lavorare qui dentro, lasciamo la parola agli elettori. Purtroppo io dico che forse qui dentro non si vuole lavorare, non che non si può lavorare. A ciascuno di noi non è impedito di dare un contributo per amministrare la nostra Valle. Noi qui siamo il risultato di un'elezione con il sistema proporzionale che ha portato in quest'aula nove componenti politiche, nove gruppi consiliari che hanno una visione diversa. Ma io credo che sia importante che questi nove gruppi si debbano parlare, se vogliono risolvere il problema comune, perché diversamente avremo nove gruppi ancorati ciascuno alla propria lingua, a lingue che non si possono parlare. Se noi stiamo qui a essere scossi e mossi dai nostri ultras che spingono i relativi gruppi o per dare soddisfazione, alla fine non diamo soddisfazione ai problemi che sono quelli complessivi di tutta la Valle d'Aosta, perché prima di essere politici siamo anche dei cittadini.

Credo che quindi sia importante che si abbia la capacità perlomeno di parlarsi tra le forze politiche e ciascuno deve avere la responsabilità di delineare delle possibili vie di uscita da una situazione oggettivamente non semplice. Ma la situazione non semplice è quella della Valle d'Aosta, dei valdostani. Non è il problema politico di 35 persone che stanno qui dentro. Sono 35 persone che dovrebbero dare l'esempio, dare un'indicazione della via d'uscita per la Valle d'Aosta da un momento di difficoltà. Io credo che questo sia un cambio culturale necessario, perché noi sono quattro, cinque, sei anni che abbiamo delle situazioni di difficoltà, perché la Valle d'Aosta è chiamata a un processo di forte cambiamento, che rispetto al passato deve portare a sviluppare il nostro territorio. Non ci sono più le risorse di prima e questo è lo ripeto sovente, ma credo che sia questo il problema principale. Se noi non abbiamo la capacità di fare sintesi, di parlarci, non è che mettendosi uno contro l'altro, creando nuovi gruppi, andando a elezioni, tornando qui con dieci gruppi piuttosto che undici risolviamo i problemi.

Il problema vero è la governabilità. Se siamo delle persone serie, capiamo che andare a elezioni in questo contesto non ha nessun significato, non risolverebbe i problemi della Valle d'Aosta, se non si dà governabilità. La governabilità - su questo posso riconoscere dei colleghi che lo hanno evidenziato più di altri in questi giorni - è data in questo contesto se ci sono delle regole nuove, delle regole che aiutino ad andare in questa direzione. Non possiamo basarci su quello che può essere il risultato di un'eventuale e ipotetica elezione, perché diversamente qua si rischia di allontanare ancora di più la gente dalla politica e dal voto. Oggi una via di uscita da questa situazione per la Valle d'Aosta non può che avvenire attraverso il contributo di ogni singolo cittadino. Ma se noi continuiamo ad alimentare il distacco tra la politica e i cittadini, non rendiamo un servizio alla Valle d'Aosta.

Lo sapevamo che partivamo in diciotto. Il 10 dicembre è stato scelto un percorso faticoso e difficile. Sapevamo di essere legati in una cordata, come quando si sale in montagna. Eravamo consapevoli che basta uno per fare la differenza, uno che cambia idea, uno che non si riconosce più e tutto diventa più difficile. Toccherà agli altri, se siamo dei veri valdostani, cercare di ricorrere alle proprie energie e far fronte a questa situazione. Ma io credo che ciascuno è libero di fare i percorsi che crede. Questo ci sta nella politica, ma la politica non deve essere un gioco. Poi è evidente che ciascuno si può definire a modo suo, ma abbiamo sentito in questi anni che qualcuno si è qualificato responsabile e la legge Severino poi l'ha qualificato diversamente, dopo alcuni mesi. Credo che il problema non sia quello del famoso romanzo Il Gattopardo che dice "bisogna cambiar tutto per non cambiare niente", perché qui c'è qualcuno che ha fatto questo nella sua carriera politica: è passato dai socialisti agli autonomisti alla Fédération, all'Union Valdôtaine, a PNV! Ha distrutto tutto, ma questo significa distruggere il valore comune, il bene comune e la Valle d'Aosta! E io ritengo chi è escluso dalla Severino debba allontanarsi definitivamente dalla politica. Deve smetterla di fare dei danni ai valdostani e tenere in ostaggio tutti. Credo che ci voglia della responsabilità sotto questo profilo, perché qui non si scherza, dentro quest'aula. Abbiamo passato troppo tempo in divisioni, in progetti di cambiamento che poi di cambiamento non avevano niente, ce ne siamo resi conto, perché non erano maturi i tempi.

Mi rivolgo agli amici del Gipeto, che è un animale protetto, questo simbolo. Un animale che negli accoppiamenti giura fedeltà per sempre. Mi auguro che continui a mantenere questa caratteristica e sappia in questa occasione scegliere la fedeltà da coloro che hanno il piacere di passare una notta insieme.

Président - La parole au collègue Aggravi.

Aggravi (LEGA VDA) - Guardi, collega Marquis, io mi sento un Gipeto, ma ho altri gusti in questo momento, non me ne voglia. Volevo iniziare in un'altra maniera, ma credo che oggi non siamo in 35 in quest'aula, ma c'è un convitato di pietra che è stato più volte enunciato. Tornerò anche su questo convitato di pietra.

Io non rinnego il mio passato e non rinnego neanche un documento che votai a suo tempo che parlava di niveaux différents a tous prix. È vero, il risultato delle europee, il risultato delle regionali, il risultato delle comunali: ogni elezione ha una storia a sé necessariamente, perché ha candidati a sé, liste a sé, programmi a sé, scelte a sé. Però mi si permetta, perché capisco benissimo che oggi vada di moda il "mal comune mezzo gaudio", nel senso che hanno fallito i 35, ha fallito una classe politica. È vero tutto questo, ma è anche vero che forse ha fallito un'eredità e forse è anche vero che è innegabile, me lo si perdoni se lo dico, che comunque quello che io chiamai schiaffo un po' c'è stato. E forse la vostra difesa, giustamente, con l'azione da sapeur-pompier della collega Morelli, come ha detto il collega Sammaritani, lo dimostrano e ci sta.

Certo è che dall'altra parte devo anche apprendere con un certo stupore, e ho vari stupori, che quello che è stato chiamato come soccorso rosso in questi giorni, oggi si sta trasformando in un soccorso calcisticamente in salsa romanista di giallo rosso. È vero, non chiamerò in causa grandi citazioni, ma forse a qualche collega una bussola gliela regalerò, per spiegargli dove sta la maggioranza e dove sta l'opposizione.

Voglio prendere anche una citazione che ha fatto propria la collega Morelli, che stimo molto per le sue analisi politiche, parlando di bagno di umiltà. Penso che qui qualcuno, per carità, rivendichi le sue vittorie, le sue azioni, anche un po' le sue marchette mediatiche, tra ecografi, stipendi, prerequisiti e quant'altro, ma forse un piccolo bagno di umiltà in una barrique a più di ventiquattro mesi non gli farebbe male. Dire che gli altri sono il peggio e noi siamo il meglio, forse piaceva tanto al marchese Del Grillo, ma in politica secondo me non paga e denota anche una certa limitatezza, se non bassezza.

Per quanto riguarda il convitato di pietra, mi consenta una battuta, collega Bianchi. È vero, lei ha parlato di Leoaltà , però voglio anche ricordarle - qui abbiamo tanti medici, lo possono testimoniare - che l'ultima volta il virus di questa malattia fu inoculato dal suo movimento, ovvero il mio vecchio movimento di cui io orgogliosamente ho fatto parte e la storia sa perché ho fatto le mie scelte. Però quella volta lì, l'ultima volta, la malattia terminale forse è stata inoculata da quel movimento, quindi ognuno pianga i propri mali e forse lo stiamo ancora patendo.

Io credo che oggi, e su questo un po' tutti a maintes reprises l'hanno detto, il fallimento sia sicuramente della classe politica, ma io credo, come ho già avuto occasione di dire a seguito del cosiddetto ribaltone che ha portato alla caduta della nostra Giunta, la verità è che in quest'aula si sta consumando uno scontro fra il vecchio e fra il nuovo, ovvero fra chi ha fatto certe scelte, criticabili o non criticabili, ma che giustamente, almeno dal punto di vista dell'onor combattente, le difende e chi invece è arrivato di nuovo con altri programmi e altre idee. Questo è il vero problema. Questo scontro non aiuta con i numeri che ci sono, perché è uno scontro fatto con dei numeri davvero risicati. Sicuramente, come ha detto il collega Marquis, siamo stati anche noi in cordata e quello che forse ci differenzia è che nel vostro caso è l'ultimo che ha tagliato la corda, mentre nel nostro caso la corda si è tagliata molto più in su, quindi noi siamo caduti in un po' più di uno solo. Forse questa è la vostra fortuna, forse la vostra vera fortuna è che nel frattempo si è aggiunta un'altra cordata di quattro o sei, non so bene, scusate ma i numeri oggi mi scappano.

Mi scappa soprattutto un ultimo aspetto. È vero, il collega Marquis, ha messo in evidenza il numero delle preferenze, collegando il bel risultato che ha fatto il collega Sammaritani, alla Lega Vallée d'Aoste. Guardi, forse è vero, però una piccola torpediniera ha fatto una grande figura di fronte a una potente corazzata. Mi creda, sono molto contento di quel risultato, perché sicuramente è stato difficile, perché i candidati e la forza di altri candidati nel collegio del Nordovest hanno sicuramente inciso. Io penso che abbiamo forse fatto una più bella figura noi, pur avendo perso, se vogliamo, il seggio in Europa o non guadagnato seggi in Europa rispetto a chi si è presentato come se fosse l'invincibile armata del re spagnolo. Però devo anche dire che da un lato, mi consenta la battuta, sono contento che sia lei a rappresentarci comunque in Europa, perché come rappresentante possiamo dire che lei è il vero baluardo in questo momento della regione Valle d'Aosta in Europa e sono convinto che farà molto bene.

Non voglio tornare sulle malattie terminali e soprattutto sulle commemorazioni perché, a differenza del collega Distort, il mio animo calvinista non mi fa amare molto le messe, seppure siano fondamentali. Il collega Restano non ha bisogno di giustificazioni, ha fatto una sua scelta e oggi noi stiamo discutendo qua delle sue dimissioni e soprattutto successivamente della sostituzione che potenzialmente avverrà in Ufficio di Presidenza. Io penso che abbia fatto le sue scelte, abbia ascoltato la sua base, ascoltato i suoi consiglieri, ognuno ascolta i suoi, chi dichiarati e chi a volte meno. Forse è meglio dichiarare le proprie amicizie, rispetto a incontrarsi in luoghi segreti; va beh, non parliamo di cantine. Per quanto riguarda la situazione, io penso che la sua scelta, soprattutto il suo futuro politico, sarà dettato dai suoi elettori e non deve essere certo oggi quest'aula a deciderlo. Per quanto riguarda il discorso dei tradimenti, ripeto, a me non piace fare il moralista e non piacciono i moralisti. In politica purtroppo - qualcuno forse no, rimarrà puro perché è scritto nella pietra di Settimo Canavese - il discorso è che purtroppo ognuno a modo suo in politica una volta nella vita tradirà, chi più chi meno. Dipende se questo tradimento è necessario, oppure no. Sicuramente non capisco perché certi tradimenti possono essere lavati con acqua fresca e altri invece sono peccato originale, perché comunque anche la caduta del governo Spelgatti è passata da un tradimento.

Président - La parole au collègue Barocco.

Barocco (UV) - Ho sentito parlare di tanti mots d'ordre in questa discussione: tradimento, lealtà, fedeltà, smarrimento, umiltà, cordata, sogni, incubi. Le interpretazioni oniriche le lascerei da un'altra parte, io cerco di rimanere sulla realtà. Mi viene in mente Pirandello - oggi è l'ultimo giorno di scuola, forse è per quello che mi è venuto in mente - un famosissimo scrittore drammaturgo siciliano nato, non a caso, in un paese che si chiamava Caos e che scrisse Uno, nessuno e centomila. Forse anche perché avevo una professoressa di italiano che su questo ci tediava abbastanza, mi ricordo il suo protagonista, Vitangelo Moscarda, che scopre di non conoscersi, di non essere una persona, di indossare centomila maschere, una per ogni persona che conosce e una anche per sé stesso. Vitangelo è uno, è tanti e allo stesso tempo è nessuno. Diciamo che nel nostro Consiglio regionale, parlo per me stesso, molte volte mi sento così: uno, nessuno, centomila.

Su questo si inquadra e si inserisce anche il numero diciotto. Questa cifra è il paradosso, è il limite della politica in questo frangente? No, non solo in questo frangente. È il limite per fare la maggioranza. L'Union Valdôtaine raggiunse i diciotto e lì cominciarono i problemi. Ma perché? Perché per formare una maggioranza ci vuole un governo, ci vuole un programma, ci vogliono degli uomini. In Consiglio regionale sediamo in 35 e tutti e 35, lo ha già detto il collega Bertin, non siamo riusciti a concretizzare in questo primo scorcio di legislatura un progetto politico che abbia o che avesse avuto una certa profondità. Le recenti vicende della nostra politica mettono in effetti in evidenza la difficoltà di riuscire a creare un quadro, o meglio una compagine seria, che abbia qualche numero in più per governare la regione e per risolvere i problemi. E qui torno alla realtà, perché i sogni sono belli ma poi bisogna concretizzarli.

Effettivamente, leggendo i social, leggendo la cronaca politica, le difficoltà risiedono forse molto più spesso sul chi governerà e non sul come. Per noi dell'Union Valdôtaine non è una novità, visto che per anni ci siamo fatti del male praticando e allenandoci a questo sport. Però penso che per risolvere i problemi si debba cercare - qualcuno ha parlato di guardare avanti, prima di ricorrere allo strumento principe della consultazione elettorale - di raccogliere le aperture, chiamiamole le suggestioni, che provengono dai banchi di questo Consiglio. Oggi sono dell'opposizione? Bene, la politica è sintesi tra le diverse proposte, tra le diverse idee. Per risolvere i problemi, penso che mettere mano alle regole del gioco sia comunque anche compito della politica, per superare questi bisticci, teatrini; politica: chiamiamoli scambi di idee. Penso che il nostro Consiglio regionale debba tornare a elaborare progetti, esempi di soluzioni anche istituzionali per affrontare e risolvere i problemi - quindi la governabilità - e superare il paradosso del numero diciotto, perché la nuova legge elettorale non affronta il tema della governabilità, o meglio, lascia inalterato un certo limite.

Il recente dibattito che si approfondirà - il consigliere Bertin ne ha dato un breve accenno - si arricchisce ogni giorno di posizioni e di suggestioni. A me, devo dire la verità, mi ha stupito un po' la fredda reazione di alcuni anche del mio movimento, sulla scarsa volontà di approfondire, attraverso questa proposta, un modello federalista di tipo svizzero che tanto la Valle d'Aosta ha studiato. Ritengo poi forse un po' presuntuoso che si possa affermare con tutta sicurezza che le modalità di voto per l'elezione del presidente non siano una priorità per i valdostani. Di una cosa sono certo e apro una parentesi sulle elezioni europee: concordo su diversi piani, ma al mondo autonomista diciamo che è arrivato un segnale? Penso che in tutta onestà questo si debba affermare. Da questo segnale si debbono trarre delle conclusioni, se si vuole fare politica e dare delle risposte ai valdostani.

Come dicevo, i partiti sono fatti per confrontarsi alle elezioni, ma prima cerchiamo anche di sfruttare quel poco tempo che abbiamo per provare a risolvere il problema della governabilità. Vi dicevo, un po' presuntuoso, perché? Perché io penso che discutere delle regole del gioco, individuare chi ci governa, essere trasparenti, cercare di andare oltre, di uscire dalle stanze del potere dove si decidono legittimamente - attualmente con le regole del gioco in vigore - chi ci governerà, è andare verso la trasparenza. Quindi, è un cercare di uscire da questa conflittualità. Io penso che l'elezione diretta del presidente - io l'ho vissuta da sindaco - ha risolto molti problemi. La nuova casa autonomista della politica non deve essere solo trasparente. La trasparenza a me non piace: La casa è di vetro, ma sei sempre fuori! Il cittadino non deve solo guardare attraverso i vetri, ma se può deve entrare, sedersi, cercare di discutere e partecipare. Penso che non si debba avere paura di confrontarsi. Capisco la ricerca del consenso, noi lo abbiamo ricercato. Auguro gli stessi successi alla Lega, ma arrivare a diciotto è dura e poi bisogna mantenerli i diciotto, lo dico per me. Quindi cerchiamo in questo frangente, in questo momento di utilizzare al meglio i mesi, i giorni, le ore - vedete voi - per cercare di affrontare la situazione, maggioranza e opposizione. Dall'opposizione sono arrivate delle suggestioni: soccorso rosso; mi evocano dei film di prima del muro di Berlino. Io penso che ci sia la volontà di discutere. Facciamo in modo che la sindrome dei diciotto sia solo un ricordo di un brutto film e non il titolo di una serie tivù con tanti e inguardabili episodi.

Presidente - La parola alla collega Spelgatti.

Spelgatti (LEGA VDA) - Vede, collega Barocco, la dovete smettere di prendere in giro i valdostani, ma soprattutto dovrebbe smetterla anche lei di prendere in giro il suo movimento. Dico questo, lo dico proprio io che ho sempre detto "mai con Union Valdôtaine", con grandissimo rispetto nei confronti del suo movimento per quello che è stato, per come è nato e ricordo sempre a tutti che per la Lega - parlo della Lega Nazionale, non solo della Lega locale - l'Union Valdôtaine è sempre stato un faro. Ricordo che siamo noi che siamo nati dall'Union Valdôtaine, perché siamo nati dall'incontro fra Bossi e Bruno Salvadori. Per noi della Lega l'Union Valdôtaine è sempre stato un faro. Ovunque, fuori dalla Valle d'Aosta abbiamo le foto di Bruno Salvadori come simbolo dell'Union Valdôtaine e di quello che la Lega, fuori dalla Valle d'Aosta, voleva ottenere: il discorso dell'autonomia, il discorso di tutto ciò che è stato il principio territoriale, dell'identità, di quella sovranità che adesso voi schifate come parola, ma che è nata, grazie al cielo, da voi e ve lo riconosciamo, anche se adesso siete voi che avete cambiato idea rispetto a quello. Il maîtres chez nous è esattamente questo! Noi continuiamo a avere quell'idea di sovranità: ognuno nella propria terra deve poter portare avanti le istanze di quella terra; viva le diversità!

Noi non abbiamo tradito. Le spiego perché non funziona tutto il vostro ragionamento sulla legge elettorale, perché voi siete scollegati dalla realtà. Siete scollegati dalla realtà, perché continuate ad avere una mentalità di palazzo, a ragionare in palazzo, quindi cercate di comporre una partita a scacchi mettendo uno più uno, più uno, più uno, meno uno, tolto questo, chiudiamo di qua, ragioniamo di là, per arrivare ai diciotto, ai venti, ai ventidue. Questa mentalità l'avete dimostrata voi, perché fondamentalmente noi abbiamo governato cinque mesi! Quello che è la Valle d'Aosta l'avete fatto voi; noi siamo, appunto, i nuovi. Non ci si può addossare delle responsabilità rispetto a cinque mesi di governo. Di conseguenza, il fallimento di questo modo di far politica è comprovato dai risultati della politica stessa.

Non funziona così. Sono sempre stata accusata di essere troppo dura. Oh sì, durissima! Ma attenzione, durissima non perché non so dialogare. Io so assolutamente dialogare, come ha comprovato anche Restano, che ha fatto delle scelte. Quello che era stato detto a Restano è: scegli in coscienza ciò che ti senti, perché questi sono i discorsi che si fanno fra uomini che hanno un ideale, che hanno una visione, di conseguenza si parla fra uomini. Sono stata durissima, come lo sono stata con l'Union Valdôtaine. Primo, perché quando tu hai un faro e questo faro viene tradito da chi quel faro dovrebbe rappresentare, le critiche più grosse le fai direttamente al faro e a chi ha tradito quel faro, punto primo. Punto secondo, il problema è che noi abbiamo delle differenze di visioni che sono gigantesche. Ma non visioni sull'autonomia, sul territorio e su tutto ciò che sono i valori sacrosanti della nostra terra. Noi abbiamo una visione completamente antitetica rispetto alla gestione, fra virgolette, del potere. Sembra una brutta parola, ma quando sei qui devi comunque gestire quel potere, però lo devi gestire dal nostro punto di vista nell'interesse esclusivo dei valdostani.

Voi dovete rispondere, voi eletti, anche a tutta quella base che io rispetto profondamente, perché - lo ripeto - gli ideali che ci uniscono sono paradossalmente gli stessi, a tutta quella base che state distruggendo. Voi eletti state distruggendo anche i movimenti che ci sono alle vostre spalle. Di questo ve ne assumete voi la responsabilità. Per carità, non è un problema nostro, ma il nostro obiettivo chiaramente non è arrivare e distruggere tutto. È trovare un giorno delle persone anche nelle altre forze con cui poter dialogare. Ma non dialogare di giochi di palazzo. Non dialogare sulle nomine delle partecipate: questo tocca a me, questo tocca a me. Dialogare, parlare e discutere solo della meritocrazia, della visione, delle scelte da fare in funzione della collettività, non degli interessi che ci sono a monte, dei singoli: ah no, perché se tocchi quell'elettorato lì non va bene perché io ho degli interessi lì; ah no, questo non lo puoi fare se no cade la maggioranza; quest'altro non lo puoi fare se no cade la maggioranza! Finché si ragiona in questi termini non ci sarà mai modo... Collega Barocco, lei non c'era neanche e non sto parlando a lei per questo; io sto parlando in generale. Io le sto soltanto rispondendo sulla legge elettorale. Non la sto attaccando su altre cose, per la semplice ragione che lei non c'era neanche nella scorsa maggioranza.

Quello che mi auguro è che voi abbiate il rispetto dei vostri movimenti, delle persone più che degne che hanno sempre creduto nell'Union Valdôtaine, oppure che hanno creduto all'epoca nell'Union Valdôtaine Progressiste quando si poneva come una forza di cambiamento. Molte persone ci hanno creduto talmente tanto che si sono rovinate famiglie, si sono rovinati rapporti umani, perché credevano in quel cambiamento. Peccato che poi abbiate tradito anche loro.

Noi della Lega siamo arrivati e siamo sempre rimasti assolutamente coerenti con le nostre idee. Non abbiamo ceduto di un millimetro e abbiamo dimostrato di non avere alcun attaccamento al potere, tanto che potevamo tranquillamente scendere a mille compromessi e non lo abbiamo fatto, potevamo allargare la maggioranza e non l'abbiamo fatto. Chiamiamo alle urne da quando siamo caduti dicendo: così non si può governare; e lo abbiamo fatto in tempi non sospetti, quando stavamo cadendo solo dopo cinque mesi di governo per scelta nostra, non per meriti vostri. Per scelta nostra, perché abbiamo detto: noi a compromessi non scendiamo! Vi abbiamo chiamati al ribaltone per un sacco di volte e abbiamo sempre continuato a dire: noi ribaltoni non ne facciamo e non ne faremo! Sono contenta che oggi il collega Restano abbia anche raccontato quello che era stato il dialogo negli uffici privatamente, perché noi già all'epoca abbiamo sempre detto - lo abbiamo detto anche nelle segrete stanze - che volevamo tornare alle urne. Non sapevamo come avrebbero risposto i valdostani rispetto al risultato del nostro governo, quindi in ogni caso non potevamo immaginare. Il ritorno alle urne lo abbiamo sempre chiamato in tempi non sospetti.

Un giorno, ne sono convinta, in questa Valle d'Aosta si potrà assolutamente dialogare, si potrà parlare, si potrà chiudere questo muro contro muro tra persone e tra forze che hanno una visione troppo differente. Ma io ho un dubbio: sono veramente le forze politiche o sono gli eletti? Purtroppo, ripeto, io attacco sempre l'Union Valdôtaine, ma nelle altre forze le cose sono andate esattamente nella stessa identica direzione. Attacco l'Union Valdôtaine per il profondo rispetto che ho sempre avuto nei confronti di questo movimento, per le sue radici storiche. Lo attacco per quello che è stato fatto dell'Union Valdôtaine e di quello che questo movimento, che è il maggiore responsabile per i numeri e per la storia che ha avuto, ha fatto di questa Valle d'Aosta. Oggi purtroppo noi qui dobbiamo vergognarci dei risultati e del punto a cui è arrivata la nostra autonomia, a quello che è arrivata la nostra regione. Siamo diventati purtroppo un esempio al contrario, anche in questo momento in cui la Lega sta portando avanti tutte le battaglie sacrosante per l'autonomia, sempre fedele a sé stessa. Gli oppositori e i detrattori dell'autonomia portano come esempio, per dire che le cose non funzionano, esattamente la Valle d'Aosta. Purtroppo c'è veramente da vergognarsi. Ma anche all'interno dei vostri movimenti e della vostra base ci sono tanti sindaci, tante persone che hanno guadagni ridicoli, responsabilità gigantesche e che è ancora lavorano seriamente, perché credono in certi ideali. Mi chiedo se veramente siano così contenti e così convinti delle vostre scelte e se sono così convinti che, anche cambiando le regole del gioco, anche cambiando le pedine, le cose possano cambiare. Ci potrà essere veramente qualcosa di diverso quando dal vostro elettorato e nei vostri movimenti verranno elette delle persone che hanno veramente a cuore il bene della Valle d'Aosta, che non hanno degli interessi a monte da dover salvaguardare e che quindi abbiano delle visioni che possano andare in una direzione diversa per il bene comune.

Président - La parole au collègue Barocco.

Barocco (UV) - Tra les mots d'ordre non avevo messo sermone. Accetto tranquillamente il sermone della consigliera Spelgatti, anche perché penso che, se si faccia sulle regole del gioco, abbiamo capito qual è la sua posizione legittima. Però, penso anche che in democrazia si possa comunque ancora discutere delle regole del gioco, che probabilmente saranno all'attenzione di questo dibattito.

Detto questo, signora consigliera Spelgatti, per favore, un po' di rispetto per la storia dell'Union Valdôtaine. Noi non abbiamo nulla di cui vergognarci. Abbiamo fatto degli errori, li stiamo pagando sonoramente, ma siamo qui a testimoniare la presenza in Valle d'Aosta di una forte comunità, di una comunità autonomista di persone che nel '44-'45 morivano per difendere la libertà, insieme a tanti, che siano stati di estrazione comunista, di estrazione liberale, del partito d'azione, ma insieme avevano individuato da che parte stare, e in Valle d'Aosta ancora di più. Morirono per scrivere quelle frasi. Morirono per difendere l'autonomia che voi oggi, grazie a quelle persone, cercate di portare nelle vostre regioni, giustamente, ma incontrate anche voi tante difficoltà. Mi sembra che l'autonomia veneta o l'autonomia lombarda non sia ancora arrivata. L'autonomia lombarda e l'autonomia veneta si rifà a quel federalismo di Chanoux e di Salvadori che hanno cercato di propagandare nella nostra Italia già da allora, quando Chanoux a Chivasso si ritrovò con alcune popolazioni dell'arco alpino per scrivere qualche cosa.

Io chiedo solo quello. Non siamo senz'altro qui a dire che siamo immacolati, ma per favore abbia rispetto, come lei stessa ha detto. Io su questo ci credo, però si limiti a questo, perché cercare di dividere il nostro movimento tra eletti, tra buoni e cattivi, non ci riuscirà. Noi dell'Union Valdôtaine discutiamo, abbiamo i nostri problemi, cerchiamo di andare sul territorio, abbiamo una realtà. L'ho detto: certi segnali ci sono arrivati, ma faremo di tutto per difendere la nostra autonomia e per difendere Emile Chanoux.

Président - La parole au collègue Lucianaz.

Lucianaz (LEGA VDA) - C'è poco da scusarsi o giustificarsi con la Lega. Qua qualcuno deve giustificarsi con l'elettorato valdostano. Ho qualche risultato delle recenti elezioni di quindici giorni fa. A Quart su 3308 votanti, 198 hanno votato la vostra coalizione; a Pont-Saint-Martin su 2991 abilitati al voto, 161 hanno seguito i vostri suggerimenti; a Donnas 123 su 2050 persone; ad Arnad 93; a Hône 79 persone hanno scelto di votare il vostro candidato indicato. Potrei continuare: ho dati interessanti a Jovençan, a Brusson, a Bionaz, eccetera.

Dovete giustificarvi con i valdostani per le scelte che avete fatto voi, non con la Lega. La Lega ha imparato dagli insegnamenti di Salvadori sicuramente. Ricordo che Émile Chanoux non è mai stato iscritto all'Union Valdôtaine e questa autonomia e figlia di Federico Chabod semmai; mi spiace tanto, perché Chanoux aveva ben altre idee. Una volta facciamo un tête-à-tête o un tavolo di confronto, così approfondiamo il pensiero di Émile Chanoux!

Comunque, detto questo, siamo ancora qui a parlare di queste fantomatiche dimissioni del collega Restano che, scegliendo di abbandonare la maggioranza, sicuramente mette in crisi il sistema amministrativo valdostano. Un governo di scopo: a mio avviso, da ciò che ho letto questa settimana sugli organi di stampa, uno scopo ce l'ha ed è quello di durare ancora dodici mesi o al massimo diciotto mesi. À consommer de préférence dans les dix-huit mois, comme la sauce mayonnaise. Perché tra diciotto mesi sappiano che scadono i due anni e mezzo e i valdostani sanno benissimo cosa succede dopo due anni e mezzo di mandato. Quindi lo scopo c'è, è un governo di maionese: va bene, ne prendiamo atto.

Devo anche correggere il collega Bianchi, che dice che ai valdostani non gliene frega un fico secco. Giustamente anche Mossa, al quale non gliene frega un fico secco delle dimissioni del collega. Ma ai valdostani non gliene frega un fico secco neppure della sua presenza qui in aula, Mossa, e neanche della mia sinceramente. State tranquilli che fuori di qui c'è un altro mondo. Però dobbiamo fare il fuoco con la legna che c'è, giusto?

La scusa è una nuova legge che preveda l'elezione diretta. Se non ci ricordiamo male, a luglio è proprio stato il vostro movimento, collega Minelli, assieme alla collega Rini, che ha proposto il nuovo disegno di legge, anche se il collega Bertin è da anni che persegue questa probabilmente valida soluzione per la governabilità. Non se n'è parlato. In Commissione abbiamo discusso per mesi di come riformare questa legge. Anche la proposta della collega Rini non parlava assolutamente di governabilità e di elezione diretta. Quindi abbiamo avuto tutto il tempo. Adesso giustamente usciamo con un'altra proposta e poi qualcuno ci metterà dentro anche il voto elettronico e qualcun altro magari vorrà anche rivedere il numero delle candidature. Studiatene pure delle altre, ma ricordatevi sempre che a Challand-Saint-Victor 31 persone hanno seguito le vostre proposte, a Brusson 67 su 720, a Ayas 85 persone su 1050 votanti. Questa è la realtà che c'è fuori da qui. Fatevene una ragione.

Président - La parole au collègue Bertin.

Bertin (RC-AC) - Soltanto una precisazione su quanto diceva adesso il collega Lucianaz. Come può ben chiedere al suo vicino di banco Luboz, che all'epoca era presidente della Commissione, abbiamo scelto di dividere in due step la questione della legge elettorale, scegliendo di intervenire prima su quello su cui c'era maggiore consenso e un approfondimento già fatto nel tempo, rinviando a una seconda fase la questione della governabilità, che tutti ci siamo posti come un problema importante e da risolvere prima di andare a elezioni, se possibile. Se non è possibile, non si risolverà e si andrà avanti in questo modo. Ma, per essere precisi, era già una scelta fatta nell'autunno scorso.

Président - La parole au collègue Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Mi permetto anche io di fare un piccolo sunto di quanto è stato detto, anche perché sono emersi dei dati sicuramente interessanti. Comincio con alcuni spunti che ci hanno chiarito, con rammarico a cui mi unisco, che ormai la politica è diventata solo ed esclusivamente strategia comunicativa. Su questo purtroppo non possiamo che concordare. Questo è effettivamente un pericolo reale. Poi effettivamente solitamente chi lancia una critica, poi dovrebbe però essere virtuoso. Invece guardando i social, non sto a specificare cosa, si vedono post, addirittura sponsorizzati, su gesti che probabilmente sono assolutamente validi e importanti, ma che magari vanno fatti nel proprio privato e non rientrano all'interno di una strategia comunicativa politica. Però ogni persona gestisce e pensa a quello che ritiene più opportuno, si gestisce il dibattito politico su quello che ritiene più opportuno.

È stato detto che i valdostani non vogliono le elezioni. Credo che mai avrei potuto utilizzare parole migliori di quelle utilizzate dal collega Lucianaz, che ha spiegato bene come - lo ha riconosciuto anche il collega Barocco - i valdostani abbiano dato un segnale molto forte. Forse questo segnale non significa: "guardate che forse non è la strada giusta, correggete il tiro e ci siamo", perché un segnale di questo tipo, con la forza con cui è stato dato, probabilmente significa altro. Ma voi sicuramente avete il termometro della situazione e si è visto alle elezioni europee.

Si è tentato però - questo me ne dispiace - di cercare di sminuire il risultato delle elezioni. Questa è una strategia che si è utilizzata da più parti e spessissimo anche a livello nazionale. È una strategia che ha come testa di ponte il fatto di dire: il partito che ha vinto è quello degli astensionisti. Grazie! Grazie per la vostra spiegazione. Questo succede da diverso tempo, non succede da queste elezioni, ed è sicuramente un qualcosa su cui bisogna lavorare, facendo affezionare i cittadini alla politica, spiegando a questi cittadini che se non si fa una scelta sarà chi verrà eletto - comunque qualcuno verrà eletto - che prenderà delle scelte al posto suo, quindi la necessità è partecipare alle elezioni. Dopodiché io ho scritto, non so se lo sapete, un libro sulla storia politica della Valle d'Aosta e la frase che ho citato nell'incipit iniziale è: "I cattivi amministratori sono eletti dai bravi cittadini che non vanno a votare". Questa frase la sottoscrivo in pieno, però sottoscrivo anche il fatto che se decidi di non decidere, se appalti la tua decisione ad altri, ovviamente hai sempre torto e non ti puoi lamentare.

Prendiamo quello che è arrivato dalle urne come un segnale deciso, che di certo non tocca altri ambiti - altri ambiti nel senso che non può essere sminuito - perché il collega Marquis ci ha fatto una dotta analisi del voto e ci ha detto: anche nelle elezioni europee del 2014 ci fu un movimento nazionale che prese più del 40 percento e poi non entrò in Consiglio regionale. Il collega Marquis si dimentica probabilmente di dire che quel movimento nazionale che ottenne il 41 percento lo prese, perché non c'era alcuna formazione autonomista che si candidava e che partecipava al gioco, perché aveva capito di non avere alcuna possibilità di essere eletta. Quindi non avendo partecipato alle elezioni, chiaramente c'era tutta una fetta di elettorato che si è orientata su altri movimenti, o semplicemente ha deciso di non andare a votare. Questo è sicuramente qualcosa che ha inciso. Poi non ci vorrà dire, collega Marquis, che la partecipazione del Partito Democratico al governo di questa regione - una partecipazione ovviamente errata sotto tanti punti di vista - ma soprattutto l'appoggio dato dal Partito Democratico all'Union Valdôtaine e a tutti coloro che per anni avevano detto di combattere, non abbia influito sull'elettorato.

Sarà - la ringrazio di aver sollevato questa analisi - esattamente quello che accadrà a tutti i movimenti che oggi pensano di poter guadagnare la propria fetta di paradiso, la propria poltroncina personale, il proprio riscontro magari agognato da tanto. Mi ricordo alcuni colleghi in Consiglio Comunale, dei quali non faccio i nomi, ai quali io e la collega Spelgatti dicevamo: "insomma, cosa pensi di fare per le prossime elezioni?"; e la risposta: "io ormai sono tanti anni che faccio politica. Sono sempre stato in opposizione e mi sono stufato. Voglio andare in maggioranza, quindi cercherò un accordo". Questo è il pensiero di alcuni che vedono nelle elezioni e nell'essere eletti all'interno di un organismo non un mezzo per raggiungere un risultato, ovvero il benessere della propria comunità, ma un fine ultimo, cioè quello di essere eletti e quello di poter comandare, o cummannare, come dicono in alcuni settori.

Questo purtroppo è un problema. È questo quello che ha inciso, collega Marquis. Quello di aver detto agli elettori: no, noi ci candidiamo per essere opposizione a questo sistema. Ci candidiamo per abbattere questo sistema, un sistema che si è rivelato assolutamente marcio, un sistema che anche in questo Consiglio ci ha visto dover prendere atto di alcuni arresti. Anche su questo, sarò curioso di vedere, se si concretizzerà quello che si preconizza, come si concilierà con alcune posizioni relative alla legalità, all'antimafia, evviva la magistratura e la mafia è brutta e cattiva; poi voglio vedere come si concretizzerà questo bellissimo pensiero.

È stato evocato il dato delle preferenze. Credo che il collega Sammaritani, che è la persona maggiormente tirata in causa, abbia chiarito anche bene qual è la posizione sulle preferenze e sul risultato in generale. Io credo che forse una lettura delle preferenze dovrebbe fare preoccupare molto di più chi ha pensato di sostenere la candidatura del cosiddetto fronte autonomista, piuttosto che altri. Perché, vedete, il fatto che il dato delle preferenze quasi coincida con i voti raccolti da quel candidato, mi fa supporre che tutte le persone con cui avete esercitato il vostro scarso potere, ormai scarso potere di convincimento, dicendogli di andare e di votare, quindi le truppe cammellate che avete sfoderato in numerose occasioni organizzate dalle varie sezioni sul territorio, dai vari satrapi locali che avete dispersi di qua e di là, ovviamente siano andati e abbiano fatto il proprio dovere. Quello che avete perso, invece, è proprio il voto popolare, il volto di una persona che ha deciso, sua sponte, senza farsi ovviamente convogliare, senza farsi convincere, senza farsi indirizzare da nessuna parte, di dare il proprio consenso a chi riteneva potesse interpretare al meglio le istanze, le proprie istanze, da chi aveva le proposizioni più forti, più vicine al suo sentire. È di quel voto popolare che questa assemblea deve prendere atto. È questo su cui bisogna lavorare ed è soprattutto una cosa che tanti non hanno notato, ma la Valle d'Aosta come regione è stata l'unica in tutta Italia in cui il candidato locale ha preso più preferenze di Matteo Salvini. Quindi, a scanso di equivoci, il traino che ci può essere stato è stato quello di Paolo Sammaritani, un ottimo candidato, e della squadra che la Lega locale ha messo in campo.

Ho sentito parlare di lealtà, ho sentito parlare dei tradimenti, ho sentito recriminare i presunti tradimenti da parte di chi è riuscito a raggiungere il governo della Regione, dopo aver utilizzato ed essersi appoggiato al voto di fuoriusciti dalla maggioranza che componeva il governo Spelgatti. A questo proposito mi è sovvenuta una frase del comico Enrique Balbontin che, in una sua performance che magari qualcuno conoscerà, diceva questo meraviglioso distico: "dice il bue al camaleonte: hai qualcosa sulla fronte; risponde il camaleonte al bue: parli tu che ce ne hai due".

Arrivo a quello che ci ha detto il collega Barocco, il quale ci parla della legge elettorale quale priorità. Improvvisamente, dopo mesi di silenzio, la legge elettorale è diventata una priorità. È incredibile registrare questa priorità! Eppure, lo ha ricordato la collega Spelgatti, in realtà un sistema, chiamiamolo di autoregolamentazione, che va a correggere questo sistema distorto che abbiamo, dove chiunque si sveglia una mattina e decide di girare maggioranze e quindi appoggiare un'altra persona, noi lo avevamo già applicato. Perché? Lo ha ricordato la collega Spelgatti. Quando siamo stati oggetto di ribaltone, cosa credete, che questo presunto ribaltone non sia stato preceduto da profferte, da promesse, da lusinghe, da mercanteggiamenti di poltrone? Ma certo, ovviamente c'è stato! E qual è stata la risposta della Lega Valle d'Aosta? "Sì, veniamo in maggioranza; sì, mi dai questo assessorato; sì, però in quel cda ci metto quella persona mia; sì, però questo è un mio settore, non lo tocchiamo"? No! Abbiamo detto che la maggioranza che è uscita e che si è costituita dopo le urne è stata mandata a casa. Benissimo, ne prendiamo atto e, contro il nostro interesse, il nostro interesse personale, non di cittadini, contro il nostro interesse personale, rinunciamo a qualsiasi poltrona, vogliamo andare alle elezioni. Questo abbiamo cominciato a dirlo a dicembre e non abbiamo smesso adesso. E guardate che appelli ce ne sono stati tanti. I primi sono stati già quelli della collaborazione che c'era stata offerta dal presidente Fosson e che abbiamo rifiutato. Ma perché noi abbiamo una parola sola! Abbiamo preso un impegno in campagna elettorale, abbiamo detto che non avremmo fatto accordi con chi ha distrutto con questa regione, con chi ha portato avanti quarant'anni di mal governo e questo abbiamo voluto mantenere. Riteniamo che, arrivati a questo punto, l'unica risposta sia quella delle urne.

Al di là di quello che ha detto il collega Barocco, dichiarando che a lui la trasparenza non piace, arrivo a fare una piccola riflessione. Si è parlato in quest'aula di Pirandello, di Uno, nessuno e centomila per giustificare alcune manovre di palazzo. Io credo che invece la parabola discendente dell'Union Valdôtaine, così come di tanti altri movimenti, segue esattamente quella di questo famoso titolo di Pirandello, ma credo che lo segua all'inverso. Il consenso e le persone che vi sostenevano erano prima centomila, con queste elezioni europee si sono ridotte a una e, se andiamo avanti così, saranno nessuna.

Président - La séance est terminée. Les travaux reprendront à 15:30.

La seduta termina alle ore 13:01.