Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 444 del 20 febbraio 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 444/XV - Reiezione di mozione: "Presentazione alla competente Commissione consiliare di una relazione interassessorile sulle prospettive del turismo nell'area interna della Bassa Valle".

Rini (Presidente) - Punto 40 all'ordine del giorno. La parola alla collega Minelli per l'illustrazione.

Minelli (RC-AC) - La mozione che proponiamo muove direttamente da una notizia che abbiamo appreso dagli organi di informazione, secondo la quale la Giunta regionale avrebbe chiesto alla società Monterosa Ski di predisporre un documento che valuti gli aspetti positivi e gli aspetti negativi di un eventuale collegamento tra i comprensori sciistici del Monterosa Ski e di Cervinia. Noi crediamo che una scelta di questa portata e così importante non può essere separata da un approfondimento molto ampio su quello che è il turismo in generale in Valle d'Aosta, nella nostra Regione e, in modo specifico, nell'area della Bassa Valle. Lo sappiamo, esistono delle necessità di diversificazione, di qualificazione dell'offerta, che devono tenere conto anche dei cambiamenti in corso ad ogni livello, sia per quello che riguarda la domanda del turismo da parte di chi fruisce della Valle d'Aosta che degli impatti climatici. Consideriamo che l'insieme delle tematiche coinvolte in una ipotesi di collegamento funiviario della testata della Valle d'Ayas, che sono implicazioni in campo ambientale, turistico, paesaggistico e culturale, non possano essere affidate in uno studio semplicemente ad una società che è una società impiantistica. Noi crediamo che sia abbastanza fuori luogo limitarsi a questo e che, invece, dovrebbe essere costituito uno specifico gruppo di lavoro, perché la visione della società, che è uno dei soggetti che opera nella zona, è una visione prettamente impiantistica. Occorre fare di più, perché si rischia in questo modo di perdere la complessità e la portata delle decisioni da assumere. Noi pensiamo che ci sia la necessità di fare un inquadramento più ampio, per esempio per quello che è il turismo dello sci, un settore sicuramente importante ma non certo in ascesa, per tanti motivi.

Ci vuole una visione complessiva di offerta turistica, che manca, e che ha bisogno di fare leva sulle risorse durature e autentiche del territorio. Lo abbiamo detto tante volte: bisogna diversificare l'offerta. Ad esempio bisogna rivolgere l'attenzione verso categorie di cittadini, anche verso bambini e ragazzi che saranno gli adulti di domani. E poi, secondo noi, è necessario pensare ad un'offerta che sia spalmata sull'intero anno solare, quindi non soltanto pensata in particolar modo per lo sci. È vero che gli impianti si utilizzano in tutte le stagioni, ma sappiamo che è soprattutto per la pratica dello sci che vengono utilizzati maggiormente. Crediamo anche che bisogna pensare ad un'offerta non soltanto destinata ad alcune località privilegiate, ma anche ad altre. Nello specifico, le proposte di studi avanzate finora non hanno mai pensato ad altro che agli impianti di risalita. Faccio presente che a Natale, nelle festività natalizie a Champoluc circa i due terzi dei turisti presenti non erano sciatori. Il Vallone di Cime Bianche, che sarebbe interessato da questo intervento, ha ricchezze tali che devono essere valorizzate proprio per completare un'offerta turistica che soddisfi quella domanda che oggi c'è di natura e di cultura. Investire in un'impresa, che a nostro avviso è anche piuttosto rischiosa e che attualmente, per i costi che sarebbero previsti, potrebbe quasi avere semplicemente la valenza di fare immagine, non è quello che noi riteniamo importante fare. Bisogna pensare ad altre soluzioni che salvaguardino questo vallone.

Una proposta che ci viene da fare, oltre a quello che chiediamo nell'impegnativa, è di predisporre una relazione interassessorile, perché come dicevo in precedenza questo è un tema che interessa davvero vari ambiti della promozione turistica della Valle d'Aosta; quindi una relazione interassessorile che abbia al suo interno un focus specifico sulle valli valdostane del Monte Rosa, che sarebbero ovviamente quelle più interessate dall'intervento, ma, al contempo, inserire anche questa riflessione sullo sviluppo generale della situazione turistica della Bassa Valle.

L'altra cosa che chiediamo, nel momento in cui lo studio viene presentato alla Commissione, è che vengano coinvolti anche i portatori di interessi. Siamo convinti ancora una volta che quando si devono prendere delle decisioni che interessano lo sviluppo di una zona della nostra regione sia più che mai importante sentire tutte le persone in qualche modo interessate, quindi sicuramente le società degli impianti di risalita, sicuramente gli operatori economici e commerciali, sicuramente i cittadini stessi. Questo anche nell'ottica di evitare di prendere decisioni che tengano in considerazione soltanto una parte di tali soggetti. L'idea - se così è - di affidare uno studio soltanto alla società Monterosa Ski per valutare i pro e i contro, a noi sembra riduttivo, anche non corretto. Non ho sottolineato in maniera precisa gli aspetti legati al Vallone di Cime Bianche, anche perché lascio la parola al collega Bertin che completa l'illustrazione della mozione.

Presidente - La parola al collega Bertin.

Bertin (RC-AC) - Sarò estremamente breve, anche perché la mozione è stata bene illustrata e non c'è bisogno di aggiungere molto. Nel caso specifico delle Cime Bianche andiamo ad intervenire in un vallone che finora non è stato toccato da impianti di risalita e che tra l'altro permetterebbe soltanto un trasferimento degli sciatori con costi elevati, come verificatosi in altre occasioni, con ricadute generali di questo intervento piuttosto aleatorie. Invece in quel caso un utilizzo differente di quel vallone potrebbe essere una ricchezza da sfruttare in prospettiva diversa, di lungo periodo, rispondendo ad una necessità di diversificazione del turismo. Mi fermo qui, tanto poi ci sarà occasione anche nel dibattito di specificare meglio la questione.

Presidente - Apriamo la discussione generale. Vi sono richieste di intervento in discussione generale? Ha chiesto la parola il collega Restano.

Restano (GM) - Sicuramente la mozione presentata dai colleghi è di forte impatto, di grande interesse per la comunità e mi permetto di sottolineare che non lo è solo per la Comunità del Monte Rosa. Sempre più frequentemente si parla di turismo in quest'Aula, di un turismo dal marchio Valle d'Aosta. Si parla di "marchio ombrello", si parla di fare un unico Office du tourisme e di un'immagine unica. Questo perché quello che noi possiamo offrire come territorio è figlio di scelte fatte in passato, quindi abbiamo vallate che si distinguono per certe caratteristiche prettamente ambientali - ad esempio la Valle del Gran San Bernardo e la Valpelline - e altre dove si sono fatti degli investimenti e quindi si sono caratterizzate per l'offerta più vicina a quello che è un prodotto sciistico soprattutto legato agli impianti e allo sci alpino. Mi viene da dire che la vocazione del Monte Rosa, non solo per quello che è stato costruito lì, ma per quelli che sono i collegamenti intervallivi che ci portano a raggiungere anche altre località valdostane e straniere o di altre regioni, è fortemente indirizzata verso lo sci alpino. Quello che sta accadendo a livello climatico negli ultimi anni ci porta anche a valutare la necessità di ampliare quei domaine skiable che raggiungono certe quote. Ne abbiamo già parlato altre volte. Tutto ciò ovviamente salvaguardando l'ambiente.

Oggigiorno abbiamo tutti una spiccata sensibilità ambientale, e non solo, non è come una volta dove solo determinati partiti erano portatori di certe sensibilità. Oggi credo che tutti, all'interno di quest'Aula, siamo molto sensibili all'argomento della salvaguardia ambientale. Dall'altra parte ci rendiamo conto che non possiamo più fare turismo senza fare certe scelte, forse anche coraggiose, che interessano l'intera valle. Non possiamo più vendere solo la vallata del Monte Rosa, ma dobbiamo vendere l'intera Valle d'Aosta e lo dobbiamo fare - ne abbiamo parlato anche oggi - offrendo dei servizi diversi a seconda delle vallate. La vallata del Monte Rosa ha un potenziale che, giustamente come ha detto la collega, va esplorato, va valutato, ma deve essere oggetto di un progetto di fattibilità - mi sembra che ora si chiami così - che deve essere affidato a qualcuno.

Non ho conferma di quanto lei ha detto, però il soggetto migliore, maggiormente interessato e maggiormente coinvolto, non può che essere la Società delle Funivie. Credo che quanto da lei detto prima sia corretto, però sia anche giusto affidare a questa società uno studio di fattibilità, una valutazione, uno studio preliminare da produrre poi ai portatori di interesse, non solo a tutta la popolazione, ma direi all'intera Valle d'Aosta, perché non possiamo vendere solamente Skyway, non possiamo vendere separatamente la Monterosa, ma dobbiamo tenere in considerazione tutti questi fattori e fare uno studio globale, tutti insieme. Ora non voglio entrare nel merito ed esprimere giudizi o valutazioni circa i collegamenti intervallivi. Mi permetto di sensibilizzare l'Aula su uno stato che direi di necessità. Da qualche parte bisogna partire. Non mi sembrerebbe corretto partire con la quinta marcia inserita, bisogna partire in prima, avviare gli studi, fare le dovute valutazioni, sottoporle - come giustamente ha detto lei - a tutte le Commissioni consiliari, ma soprattutto a tutti gli esperti del caso. E così, passo a passo, si può arrivare a prendere una decisione che sicuramente è importante, che deve valutare tutti gli aspetti ambientali e anche le esigenze di un'intera comunità, che è quella valdostana, non solo quella del Monte Rosa. Altrimenti, non facessimo così, ci si sente valdostani per prendere 16 milioni per costruire una Funivia del Crest, ma non lo si è più quando le scelte servono anche a coinvolgere magari la valle a fianco che non ha impianti, non ha alberghi, però sente l'esigenza e la necessità, per sviluppare una piccola parte di turismo, di avere un coinvolgimento anche di un'altra vallata in cui investire di più e dove potenzialmente si può fare di più.

Gli impianti, come lei ha ben detto, servono anche nel periodo estivo, ma servono pure per far collaborare una vallata interna con l'altra, venendo da una vallata, dal punto di vista ambientale molto, ma molto importante. D'altra parte, quando i turisti salgono dalla Valpelline e ti dicono: "Tutto è rimasto come 35 anni fa", vuol dire che non siamo stati capaci a sviluppare molte cose, vuol dire che siamo rimasti indietro; infatti gli investimenti, non degli impianti, ma altri generi di investimenti e altro genere di turismo, non vanno avanti. Tutti se ne vanno da questa vallata, chissà perché! Non siamo stati in grado di fare nessun tipo di discorso, forse anche perché non abbiamo le giuste collaborazioni con le vallate più importanti dove si ha la potenzialità di investire, dove vale ancora la pena fare certi tipi di investimenti. Io credo che è questa la valutazione che deve essere fatta.

Se noi vogliamo far crescere la Valle d'Aosta, è possibile fare un investimento importante in una vallata e collegarla strategicamente con tutte le altre vallate vicine? Cosa possiamo fare parallelamente nelle altre vallate? È il progetto Valle d'Aosta che dobbiamo approvare, non il progetto Monte Rosa, il progetto Pila, il progetto Cogne o il progetto Courmayeur, e la discussione all'interno delle Commissioni dovrebbe svilupparsi in tal senso. Credo che le varie maggioranze che si sono susseguite nel tempo, anche quelle di molti anni fa, abbiano cercato di andare in questo senso. Io ho fatto parte di alcune maggioranze, visto che ne sono cambiate parecchie ultimamente, ma tutti abbiamo cercato di indirizzare gli sforzi in quella direzione. Piano piano ci stiamo arrivando. Forse si può fare in maniera diversa, si poteva fare meglio, si poteva fare più rapidamente, si poteva anche fare peggio, però mi sembra che il giusto indirizzo sia stato dato. Mi permetto ancora di evidenziare che i nostri sforzi a livello politico devono, prima ancora di analizzare un singolo progetto, una singola vallata, andare verso uno studio generale della Valle d'Aosta. Dobbiamo capire dove andare. Forse la strada giusta è stata presa, cerchiamo di andare insieme in questa direzione.

Presidente - Ci sono altre richieste di intervento? Possiamo chiudere la discussione generale? Vi invito solo a prenotarvi. Collega Minelli, interviene in discussione generale o in replica? In discussione generale. Prego.

Minelli (RC-AC) - Credo che il collega Restano non abbia ascoltato la prima parte della mia esposizione, perché ho proprio detto che una scelta di tale portata non può essere disgiunta da un approfondimento sul futuro del turismo in Valle d'Aosta. Questo ho detto in apertura, proprio perché credo che un intervento grande, importante e oneroso come quello che potrebbe essere messo in cantiere, richieda davvero una riflessione che coinvolga tutti gli attori e che sia nell'ottica di uno sviluppo generale della Valle d'Aosta.

Quando si parla di diversificazione e si dice che le valli del Monte Rosa abbiano una vocazione in senso semplicemente legato allo sviluppo dello sci, io credo che questo sia un pochino riduttivo o comunque questa è la visione che ne è stata fatta in passato e si è intervenuti in tal modo, ma non è che perché ci sono realtà già pregresse che si debba continuare in questo senso. Io ricordo che in queste valli ci sono tantissime possibilità di sviluppo di turismo diversificato. Per fare degli esempi penso al Canton des Allemands, ai villaggi Walser, penso al trekking storico del Tour du Mont Rose. Io ho semplicemente detto - e lo specifico meglio - che lo studio deve essere a mio avviso interassessorile, perché è importantissimo quello che questo vallone ha da offrire, così come altri valloni e valli della nostra regione. Dicevo inoltre che all'interno di questo studio mi piacerebbe chiedere che ci fosse un focus specifico sulle valli del Monte Rosa, ma certamente questa è un'opera talmente importante e talmente grande che deve essere inserita in un discorso riguardante l'intero sviluppo turistico della Valle d'Aosta.

Sulla diversificazione lei ha citato anche i cambiamenti climatici, il fatto che andiamo incontro ad una situazione in cui molto probabilmente ci sarà un innevamento inferiore rispetto a quello degli anni passati. È possibile, ci dicono questo le recenti ricerche. Io credo che anche tale aspetto non può non essere preso in considerazione. Di conseguenza è vero che da qualche parte bisogna partire, che gli studi devono essere fatti, ma quello che noi chiediamo è esattamente questo: vista l'importanza dell'opera, non ci sembra corretto affidare uno studio sui pro e i contro - perché questo abbiamo letto dagli organi di informazione - soltanto ad una società, che ha sicuramente un ruolo importante, un interesse, una competenza per quello che è legato alla sua stessa funzione, ma non è assolutamente sufficiente, non per le valli del Monte Rosa, bensì in generale per un intervento che andrà ad incidere profondamente sull'offerta turistica dell'intera Valle d'Aosta.

Sono d'accordo quando si dice che bisogna promuovere tutta la valle, quindi non soltanto una zona o all'altra, la Skyway piuttosto che il Monterosa Ski e il comprensorio sciistico, ma in quest'ottica è davvero necessario che lo studio sia più approfondito e non venga soltanto da una parte. Se poi pensiamo di fare lo studio del Monterosa Ski, lo studio della Cervino e lo studio di qualcos'altro, allora facciamo una proliferazione. Io dico che deve essere fatta un'azione che preveda l'intervento congiunto di più Assessorati, proprio perché ci siamo detti che uno degli obiettivi che abbiamo è quello di fare una promozione a tutto tondo della nostra regione. Credo che abbia veramente senso quello che proponiamo come, ovviamente, riferire poi anche in Commissione e sentire i portatori di interesse. Questo è però un secondo passo, il primo è un impegno di vari Assessorati che sono coinvolti a tutti gli effetti per un intervento di questa portata.

Presidente - La parola al collega Aggravi.

Aggravi (LEGA VDA) - Ho voluto intervenire, perché capisco la correzione in corso d'opera, però mi trovo d'accordo con il collega Restano e porto anche quella che era stata l'attitudine avuta nel momento in cui eravamo al governo; ci abbiamo sempre creduto, lo abbiamo riportato nel DEFR, e siamo anche contenti che poi nel DEFR approvato quella formulazione sia effettivamente rimasta. Crediamo che lo sviluppo degli impianti sciistici, al di là del loro utilizzo invernale, abbiano delle grandi potenzialità e soprattutto il mercato - se guardiamo a livello non soltanto delle Alpi, ma anche internazionale - necessita di realtà molto più complesse che vadano ad interessare, favorire e stuzzicare tutti i settori della clientela. Crediamo quindi fortemente nel potenziamento degli impianti a fune. Sicuramente da alcune premesse comprendiamo la preoccupazione dal lato ambientale - giustamente sottolineata prima dal collega - perché spesso e volentieri questi collegamenti, questi impianti hanno dei lavori di natura significativa sul territorio, spesso anche invasiva, ma si riescono comunque a fare, come si è dimostrato in alcuni casi (penso a Skyway). Ritengo che le due cose possano essere contemperate.

Credo al contempo - e, ripeto, riporto sempre l'idea avuta nel momento in cui si era al governo - di andare a fare una valutazione complessiva di tutto il sistema Valle d'Aosta e di tutti gli impianti che ci sono, sia per ricollegarsi, se vogliamo... parlavamo dei piccoli impianti, ma in realtà vale per gli stessi motivi comprendere le potenzialità di tutto il sistema degli impianti a fune, della loro redditività e soprattutto che gli investimenti rientrino perché, lo abbiamo detto, è necessario che queste società raggiungano equilibri economici finanziari nei tempi adeguati, poiché i tempi purtroppo degli enti pubblici, grazie a Dio, sono finiti. È ovvio quindi che tali investimenti debbano essere valutati singolarmente ma, per forza di cose, anche nel loro complesso.

Leggendo l'impegnativa crediamo pertanto che debba essere fatta una valutazione complessiva del sistema degli impianti sciistici e poi, sicuramente, ogni investimento deve essere valutato a sé, ma credo che questa mozione abbia oggi un altro obiettivo e non coincida con le necessità effettive che devono essere utilizzate per scegliere effettivamente dove andare ad investire e dove andare a spingere.

Presidente - La parola al collega Rollandin.

Rollandin (UV) - Je crois que la motion présentée a deux volets: dans les prémisses il y a toute une série de rappels sur ce qui est en train de se passer dans la Monterosa, la liaison entre les différentes vallées de la Monterosa; la deuxième partie "il Consiglio impegna..." est pour voir ce qui peut être fait "nell'area interna Bassa Valle con focus..." et cetera. Bien qu'on parle toujours de tourisme, je crois qu'il s'agit de deux aspects différents. Le développement de la partie interne de la Basse Vallée fait partie d'un projet spécifique sur lequel on travaille depuis longtemps, des financements ont été déjà présentés pour développer cette partie, tandis que le discours qu'on va faire, celui du problème dans la zone de l'Haute Vallée du Mont Rose, la fameuse question de la liaison qui passe à travers Le Cime Bianche, est un peu différent. Depuis des années sur ce thème ont été faits des investissements de la part de la Région, de la part des Communes, pour faire des études spécifiques afin d'envisager la possibilité, tout en respectant l'environnement, de faire une liaison qui - d'après ce qu'on nous dit - porterait à une situation unique dans son genre, ce serait la plus haute du monde, et donc il y aurait sans doute des atouts à jouer du point de vue touristique.

Ora io non entro nel merito di una serie di valutazioni che - lei le sa quanto me - sono state fatte a livello di Comuni, di valli, con i turisti, senza i turisti, con i residenti, attraverso tutta una serie di consultazioni fatte a più riprese per capire che cosa significava sviluppare questo tipo di rapporto rispetto al non farlo. Sicuramente è delicato e quindi il discorso del Vallone delle Cime Bianche è un tema importante, da non sottovalutare, però il problema di riuscire a creare questa premessa unica di avere quindi questo sviluppo eccezionale potrebbe... per carità, con gli approfondimenti necessari come stanno facendo, perché si sta completando questo aspetto... e quindi personalmente io credo che l'investimento potrebbe essere fatto senza andare contro la garanzia di mantenere le Cime Bianche come sono, passare durante l'inverno e scendere dalle Cime Bianche non vuol dire deturpare necessariamente l'ambiente, il discorso...

(intervento di un Consigliere, fuori microfono)

...e vabbè, se allora su tutto quello che facciamo, se ogni volta che mettiamo un pilone per gli impianti di risalita abbiamo questo concetto, rimaniamo ad Aosta nel piazzale della Pila e ci fermiamo lì, facciamo merenda lì. Se però dobbiamo fare degli investimenti - come sono stati fatti - credo che occorra tutta l'attenzione necessaria alle zone interessate, tenendo conto che il tutto deve essere sicuramente compatibile con uno studio che, ripeto, è stato fatto non da gente di secondo livello, ma da gente che se ne intende di questi rapporti. Voglio solo dire che se non si fosse fatto uno sforzo tra la Valle del Cervino e la parte Svizzera per avere questi collocamenti non so cosa sarebbe questa zona, chi ci andrebbe? Eppure vedo che il mondo questa zona la conosce, proprio perché ci sono questi collegamenti. Io credo che su questo non ci siano dubbi e non penso che si sia alterato o deturpato più di tanto l'ambiente. Poi mi pare che lo sviluppo che stiamo vedendo in queste zone e finalizzato agli impianti di risalita invernali ha dato spazio e sfogo anche al turismo estivo, perché anche durante l'estate queste strutture sono utilizzate, ormai è un aspetto che si verifica in tutte le valli. C'è un collegamento che io ritengo ormai valido, è documentato anche sotto il profilo del rispetto dell'ambiente. Personalmente penso che questo aspetto francamente sia superato, perché rispetta, se non ho capito male, l'interesse della Bassa Valle di sviluppare la zona delle valli, ed è quello che si sta già facendo. Ci sono progetti che vanno nella direzione di fare trail, di fare trekking, tutto quanto è necessario per sviluppare queste zone con dei punti-tappa, lei lo sa meglio di me. Credo quindi che questo non sia in contrasto con l'altro studio e l'altra parte, che sicuramente è più delicata, perché più ci alziamo di quota e più diventa delicato lo studio nel suo insieme. Le Cime Bianche ad oggi non hanno avuto nessuna interferenza con lo sviluppo, perché sono rimaste tali e quali, e nelle altre valli laterali ci sono state delle infrastrutturazioni che hanno portato ad avere i risultati che noi conosciamo sotto il profilo turistico invernale ed estivo.

Ora io ritengo che ci sia la possibilità di far convivere le due cose, fare in modo che ci sia uno sviluppo come tutti noi vogliamo, senza andare ad incidere negativamente sulle caratteristiche delle nostre valli. La Valle d'Ayas e la Valle di Gressoney sono conosciute perché ci sono queste infrastrutturazioni, sennò chi le conoscerebbe? Questo è un valore aggiunto e tutti credo che abbiano la possibilità e la capacità di apprezzare la nostra storia, l'equilibrio che da tempo noi abbiamo conservato, perché anche qui abbiamo investito questa valorizzazione, e quindi diventa un valore aggiunto per gli investimenti del futuro.

Presidente - La parola al collega Vesan.

Vesan (M5S) - Approfitto per anticipare la dichiarazione di voto su questa mozione ed esprimo il voto favorevole da parte del nostro Movimento, perché è l'occasione di vedere lo sviluppo sostanzialmente turistico della Bassa Valle in un modo un po' diverso da quello che è stato seguito in tutti questi anni e che continuiamo tristemente a voler portare avanti, sia con la precedente maggioranza che con l'attuale.

Tutti hanno accennato al cambiamento climatico, ma non è che se le altre località più basse smettono di avere la neve poi i turisti vengono tutti da noi e quindi avremo quei 10-15 anni di gloria rispetto a tutti gli altri. Il problema del cambiamento climatico comporta, una volta trascorsi questi 15 anni, che non avremo più la possibilità di far sciare nessuno, neanche nei nostri impianti sul ghiacciaio. Io sono appassionato di sci e di sci alpinismo e conosco molto bene le vallate del Monte Rosa. Chi di voi c'è stato e ha fatto per una volta la discesa da Indren sul Canalino dell'Aquila ha avuto l'occasione di vedere quei bellissimi skilift sul ghiacciaio - che ormai non ci sono più, perché li hanno smantellati - posizionati 20-30 metri sopra il livello del ghiacciaio di una volta. Il ghiacciaio sul Monte Rosa sta sparendo. Non è facendo degli impianti un po' più in alto che potremo permetterci di sciare per sempre; anzi, tristemente, probabilmente, continuando ad in investire soldi su questi impianti non riusciremo mai nemmeno ad avere il ritorno economico dell'investimento. Perché? Perché la Bassa Valle può essere inserita sicuramente in una visione d'insieme. Che lo sviluppo turistico della Valle d'Aosta sia inquadrato in un unicum è giusto ed è importante, però in una situazione diversa dal punto di vista dello sviluppo rispetto ad altre località della Valle d'Aosta.

Purtroppo sulla Bassa Valle si è investito tantissimo anche da parte di questa Amministrazione per uno sviluppo, se vogliamo, di tipo industriale. Anche oggi abbiamo tristemente dovuto discutere dell'ennesimo fallimento di questi nostri tentativi. Posso ricordare Balzano e Veralco a Verrès o addirittura la vecchia Brambilla, che abbiamo riconvertito fortunatamente e molto bene in un polo scolastico. La stessa situazione è quella dell'Ilssa Viola di Pont-Saint-Martin e di tantissime imprese che man mano abbiamo insediato all'interno di queste strutture e che non hanno portato lo sviluppo sperato. Non cito Châtillon perché per me non è in Bassa Valle, ma se vogliamo allargarci ce n'è dappertutto purtroppo. Parliamo invece dello sviluppo della Bassa Valle. Decidiamo che l'investimento sull'industria non funziona e spingiamo sul turismo, che è la nostra vera risorsa. Ormai lo sappiamo: l'oro della Valle d'Aosta sono i turisti che vengono a visitarla. Però la nostra capacità di visione resta comunque piuttosto limitata, perché diciamo: "Perché i turisti vengono in Valle d'Aosta?", "Ci vengono a sciare" e allora... "Dove vanno a sciare?" - nessuno va ad Antagnod, quasi quasi lo smantelliamo quello di Antagnod - "Dov'è che vanno a sciare? Vanno a sciare alla Monterosa Ski e alla Cervino, vanno a sciare a Pila, a La Thuile e a Courmayeur". E quindi? Quindi investiamo su queste località, anzi, colleghiamole, ampliamole, facciamole diventare più grandi e più importanti. Noi abbiamo già un afflusso turistico su queste località enorme. Il fatto di ampliare le frequenze nelle testate delle Valli del Lys, dell'Evançon e anche della Valle del Cervino con la frequentazione dei turisti durante la stagione invernale, che, ricordo, comunque sarà sempre più corta... ecco, il fatto di affollare di turismo tutti questi non porterà probabilmente nessun tipo di sviluppo turistico alle restanti località, che potranno magari godere dell'indotto del distributore di benzina delle auto che salgono lungo le vallate.

La proposta dei miei colleghi credo voglia far inserire l'idea di sviluppo della Bassa Valle e l'idea di conversione degli investimenti da parte dell'Amministrazione regionale su questo territorio verso qualcosa di innovativo, verso lo sviluppo delle attrattive turistiche in tutte le località che ci sono e che possono essere valorizzate. Faccio un esempio qualunque: il fondovalle valdostano è pieno di castelli; gli unici due castelli lungo le vallate di cui io abbia memoria sono quello di Graines e quello della Regina Margherita a Gressoney. Pertanto queste vallate possono essere inserite in un percorso di visita di tipo culturale e storico. Andiamo a guardare quali sono i numeri dei visitatori dei castelli, andiamo a guardare quali sono i nostri investimenti sullo sviluppo di queste visite! In Valle d'Aosta, se non ci fosse il Castello di Fénis, probabilmente non avremmo quasi nessun visitatore nei nostri castelli...

(intervento di un Consigliere, fuori microfono)

... la prossima volta discuteremo esattamente sul numero della presenza dei castelli, potrebbe essere veramente un discorso particolarmente interessante.

Secondo la nostra visione l'investimento di milioni di euro per un collegamento tra gli impianti di Cervinia e gli impianti di Ayas non porterà che uno sviluppo parziale, e comunque rigorosamente localizzato dove lo sviluppo turistico già esiste, con pochissimo benessere per le altre località. Sulla scorta di questo, l'idea di allargare lo studio del progetto dello sviluppo turistico delle vallate della Bassa Valle in modo più ampio, che ricomprenda tutta l'area interna della Bassa Valle e non solo limitato allo sviluppo delle stazioni sciistiche esistenti... peraltro proprio quelle esistenti sono già sufficientemente sfruttate e con una redditività economica già esistente. Abbiamo ricordato proprio in quest'Aula e recentemente nelle Commissioni come la Monterosa Ski, finalmente, nonostante la zavorra delle piccole stazioni sciistiche, sia riuscita a fare due annualità in attivo. Pertanto, secondo noi, le poche risorse disponibili per questa Amministrazione dovrebbero essere forse indirizzate in modo più diffuso e più puntuale tra tutte le località, soprattutto con una visione del futuro un po' più a lungo termine. Rischiamo veramente di costruire un impianto che, con i tempi di realizzazione, finirà per non avere quasi nessun tipo di futuro.

Presidente - La parola al collega Bertin.

Bertin (RC-AC) - Soltanto per alcuni chiarimenti, anche in relazione alla discussione che si è sviluppata. Trovo un po' di contraddizioni. Da una parte giustamente si sottolinea il fatto che investimenti di questo genere debbano essere guardati in un'ottica generale valdostana, però contemporaneamente si dice: "No, ma non si può mettere insieme l'Alta Valle del paese del Monte Rosa con la parte in basso, come ci evidenziava il Consigliere Rollandin, perché sono due cose profondamente diverse". Mi pare assolutamente contraddittorio. Bisogna avere una visione globale dell'offerta turistica e dello sviluppo in generale che si vuole dare e, da questo punto di vista, non sto a riprendere quanto ha detto in precedenza il collega Vesan sul mondo che ci aspetta e sul quale dobbiamo tenere conto innanzitutto per quel che riguarda i cambiamenti climatici, che non possono essere soltanto oggetto di qualche conferenza nella quale tutti ci dichiariamo sensibili al problema e, finita la conferenza, continuiamo con modelli di sviluppo che non fanno altro che aggravare la situazione esistente. Teniamo inoltre presente che proprio quei cambiamenti climatici aprono opportunità diverse per una regione come la nostra, che non sono più legate essenzialmente agli impianti di risalita, ma anche ad un altro tipo di sviluppo e ad una domanda turistica sempre più diversificata.

Concordo sul fatto - come sottolineava in precedenza il Consigliere Aggravi - che gli investimenti vanno valutati anche e soprattutto in ragione dei ritorni che questi debbono portare. Teniamo presente la situazione di impiantistica valdostana: al momento le società di gestione hanno evidenziato che per il mantenimento per gli standard attuali di qualità e di sicurezza, soltanto per questo, per i prossimi 5 anni dovremmo spendere 120 milioni di euro; è una cifra significativa, tra l'altro anche difficilmente recuperabile. Perciò va fatto un ragionamento attento sull'investimento che dobbiamo fare, a mio avviso premiando l'esistente, senza andare a costruire nuovi impianti se non in condizioni estremamente particolari, ma rimanendo sull'esistente. Peraltro il collegamento dell'impianto che si vorrebbe realizzare avrebbe come unico atout quello di fornire un domaine skiable molto ampio. Se poi andiamo a chiedere agli stessi sciatori: "Qual è l'impianto turistico sciistico più grande d'Europa?", è una domanda alla quale nessuno sa rispondere, perché ogni sito mette valutazioni diverse e, di per sé, già questo dimostra che non è un fattore così rilevante dal punto di vista della promozione, perché lo sappiamo tutti che le valutazioni in merito alla scelta di una località o di un'altra vengono fatte essenzialmente in ragione dei servizi che una località fornisce, non dal chilometraggio di piste, che non porta neanche un vantaggio a livello d'immagine. Abbiamo il Cervino e il Monte Rosa, in fatto di immagine non è che abbiamo bisogno di inventarci altri traini particolari. Teniamo sempre presente che anche nel periodo estivo e le stesse settimane bianche ormai hanno assunto un valore diverso e una parte consistente: quasi il 50 percento di coloro che passano una settimana in montagna nel periodo cosiddetto "delle settimane bianche" in realtà non utilizza impianti sciistici. Si impongono altre offerte, occorre una differenziazione dell'offerta che riguardi tutta la famiglia, che è molto capillare e diversa.

Pertanto l'idea di questa mozione è proprio quella di valutare attentamente tutti gli aspetti e non soltanto quelli dal punto di vista degli impianti. Occorre avere una visione globale su quello che si vuole fare e non può essere fatto che in questo modo: guardando tutto con una visione più ampia proiettata verso il futuro. Le decisioni si possono prendere eventualmente in seguito.

Presidente - La parola al collega Lucianaz.

Lucianaz (LEGA VDA) - Vedrò di essere un po' più rapido. Due tagli, uno storico e uno imprenditoriale, se volete.

Voi sapete che Mons Cervinus, grazie alle ricerche di Anselme Pession, deriva da "monte boscoso" o meglio "colle boscoso", mons in latino, quindi il colle boscoso non era altro che il Teodulo, che all'epoca era boscoso, questa è l'era e i cicli geologici che si susseguono. Io non ho grossi problemi sul futuro della Valle d'Aosta, perché presto o tardi tra 10-20.000 anni ci sarà una futura glaciazione che ritornerà a portare la Valle d'Aosta all'identico stato in cui era 10.000 anni fa. Le ere quindi si susseguono. Attualmente però dobbiamo vivere, dobbiamo vivere come tante imprese valdostane e tanti valdostani vivono su questo territorio. Ne conosco tanti a Valtournenche e ad Ayas - le due zone citate ad esempio - che hanno tutto l'interesse di salvaguardare il territorio, però vivono in armonia anche con la tecnologia. È quindi bene utilizzare il territorio, facciamo gli investimenti necessari senza deturpare la nostra amata montagna.

A mio avviso - e questo è il mio secondo taglio - direi che l'ente pubblico deve lasciare un po' più di spazio all'iniziativa privata. Non c'era la Regione Valle d'Aosta quando sono state fatte le prime funivie. Lo sci alpino è stato inventato quando non c'era il pubblico che se ne occupava. L'Amministrazione pubblica deve controllare, sicuro, e non devono essere fatte le "cattedrali nel deserto", ma a quanto pare non sono mai stati i privati a fare le cattedrali nel deserto, quasi sempre è stato il pubblico. Lasciamo quindi spazio all'imprenditoria, lasciamoli vivere questi imprenditori che amano il loro territorio, che credono nel loro territorio e che non sono seduti ad Aosta a pontificare, ma tutte le mattine alle cinque e mezza prendono la motoslitta e salgono a gestire le loro attività. Non tartassiamoli con i controlli sanitari, fiscali e tutto quanto ne deriva fino proprio a stufarli. Lasciamoli lavorare, lasciamoli guadagnare e lasciamoli investire. Poi vedrete che saranno i primi a essere sensibili allo sviluppo armonico della loro terra e della loro montagna.

Presidente - La parola al collega Bertin.

Bertin (RC-AC) - Una precisazione, perché non vorrei che qualcuno credesse che questo investimento sia promosso dai privati. Sul collegamento di Cime Bianche nessun privato ci mette un euro e già questo dovrebbe farvi riflettere. Se ci fosse qualche possibilità di ritorno magari qualcuno qualche euro ce lo metterebbe, ma qui di gente disposta a mettere soldi non se ne vede.

Presidente - Ci sono altre richieste di intervento? Ha chiesto la parola il collega Restano.

Restano (GM) - Solo per due brevi puntualizzazioni. Io l'ho ascoltata bene, collega. Abbiamo detto cose molto simili, ma con inflessioni un pochino diverse, perché l'obiettivo del discorso era diverso. Sicuramente condivido tanto di quanto lei ha detto. Volevo significare e spiegare che la vocazione della Monterosa - per il taglio che è stato dato - è certamente quella di sviluppare in inverno un determinato tipo di turismo. Condivido che non si faccia solo questo e condivido altrettanto che nessuno, convenendo con quanto detto dal collega Bertin, conosce qual è la stazione più importante d'Europa. Però, se chiediamo ai giovani se sanno cos'è e dov'è Tignes, tutti se lo ricordano, perché Tignes è in grado, nelle sue storture... non condivido assolutamente tante cose che sono state fatte a Tignes, ma Tignes offre un determinato tipo di divertimento invernale ed estivo che produce delle emozioni.

Oggigiorno i turisti non vogliono passeggiare - e qui vengo anche ad altre risposte - lungo la Bassa Via, perché per l'area della Bassa Valle gli investimenti sono stati fatti. La Bassa Via è uno di questi prodotti, ma vogliono raccontare di essere arrivati in cima ad una montagna, pur magari non essendo in grado fisicamente di farlo, quindi sfruttano determinati impianti. Se noi però non li costruiamo, se noi non valutiamo l'opportunità o meno di realizzare questi impianti, non riusciremo mai a dare una risposta. Pertanto più o meno diciamo la stessa cosa. Logicamente io sono molto più vicino a Lucianaz, se non altro perché tradizionalmente è un fornitore della mia famiglia, ma non gli sono più vicino perché credo che tutto un investimento debba essere fatto dai privati. In Valle d'Aosta recentemente abbiamo avuto qualche esempio di misto privato-pubblico e credo che sia stato un esempio di successo fino ad oggi. Speriamo che continui. Sarebbe difficile pretendere che tutto l'investimento venga fatto dal privato, ma secondo me è bene valutare se il pubblico debba andare ad investire in una struttura così importante, perché la Valle d'Aosta tutta ne potrebbe giovare e avere necessità. Certo è che se noi non sviluppiamo niente di nuovo - giustamente il collega Bertin ha citato i 120 milioni di euro per mantenere gli impianti esistenti - e inseriamo la retromarcia, andiamo indietro molto rapidamente, perché a Zermatt non ci hanno aspettati ed è solo dall'altra parte! In Trentino non ci aspettano e fanno dei collegamenti intervallivi, la loro arma è forte. Con questo non voglio dire che va fatto, valutiamolo, ma come ho detto prima da qualche parte dobbiamo partire.

Se vogliamo mantenere i piccoli esercizi di montagna - adesso non vorrei esagerare - mantenere le scuole di montagna, se vogliamo mantenere la gente in montagna dobbiamo farli lavorare. Non esistono solo i dipendenti pubblici come me - giustamente qualcuno me l'ha ricordato -, perché da dipendente pubblico, se mi tolgo la veste familiare di imprenditore, non ci costruisco niente con il mio mestiere. È grazie a papà, a mamma e a mia sorella che hanno lavorato nell'attività di famiglia, ma se non ci sono gli impianti non andiamo più da nessuna parte. Questa è la valutazione che dobbiamo fare. Le dico ancora che Valpelline lavora perché ci sono le terme e perché c'è Skyway, non brilla di luce propria. Quelli che dicono "no" gli impianti della Valpelline utilizzano la Jeep per andare al loro rifugio, se lo scordano che hanno fatto una battaglia di un certo senso.

Io sono aperto a tutto, sostengo l'ambiente perché sono un montanaro, da lì vengo e voglio che venga mantenuto, ma gradisco si valutino attentamente gli investimenti per non inserire quella retromarcia; per non inserire la retromarcia forse tra 10.000 anni la situazione sarà diversa. Ha ragione il collega, ma fra 10 anni, se non si fa qualcosa per andare avanti, perdiamo anche l'investimento che abbiamo fatto fino ad oggi.

Presidente - La parola al collega Aggravi.

Aggravi (LEGA VDA) - Volevo aggiungere qualche elemento rispetto a quanto è stato detto, a questa discussione. Credo che qualsiasi valutazione debba tener conto di due aspetti molto importanti che oggi un po' sfuggono e forse sfuggono soprattutto perché siamo abituati ad un passato di cui non riusciamo ancora a liberarci, ma che prima o poi - e già i bilanci ce lo stanno dimostrando - dovremo liberarcene.

Ci sono due elementi che dovrebbero caratterizzare la gestione aziendale di una società. Prima di tutto il fatto che bisogna capire prima o poi - ed è una questione di metodo, ma soprattutto di persone - che le società, ancorché pubbliche, devono essere gestite da chi sa fare business o comunque sa far portare in equilibrio economico-finanziario i bilanci, da persone che sanno anche analizzare e valutare l'andamento del mercato.

Mi spiace aver sentito una visione molto pessimistica del collega Vesan, ma io penso che se il mondo cambia non dobbiamo chiuderci in noi stessi, bensì dobbiamo cambiare con il mondo. Io penso pertanto che quegli skilift di cui parlava il collega Vesan, o comunque altri skilift dove ho imparato modestamente a sciare, se non ci sono più è perché sono passati 30 anni e, grazie a Dio, se non ci sono più ce ne sono altri. Siamo andati un po' più in alto. E penso proprio che sia nella gestione aziendale - non in senso pubblico, bensì in senso privatistico - che deve esserci la forza degli investimenti, il comprendere se l'investimento va fatto e poi, giustamente, bisogna anche fare eventualmente un ragionamento di tipo ambientale e di impatto, ma questo è un altro discorso... però gli investimenti, sia in termini promozionali che di strutture, devono necessariamente essere fatti con un'altra logica, una logica moderna, perché altrimenti si rischia ancora di fare magari investimenti mastodontici che non portano ad un effettivo ritorno e, io dico, a un effettivo pareggio, perché già il pareggio spesso e volentieri è meglio che un pessimo dividendo, soprattutto sul discorso degli impianti a fune.

Mi collego anche a Tignes, perché conosco bene l'esempio fatto dal collega Restano, come anche di altre realtà, dove proprio si è vista l'evoluzione. Il turismo estivo non è nato dal nulla, ma si è evoluto, ed è questo che noi dobbiamo fare: evolverci. Sulla grandezza degli impianti io penso che non dobbiamo giocare ad essere i più grandi di tutti, perché sennò prendiamo Aspen ed altre realtà che hanno territori ben diversi. Io penso che bisogna costruire in base alla clientela che si vuole attirare. Oggi la clientela ci chiede impianti molto più alti, magari più votati ad un tipo di sci differente, perché il freeride fino a qualche tempo fa era rivolto a poche persone e oggi, invece, sembra quasi che chi è in pista non sappia più sciare e bisogna andare per forza fuori pista. Questo ci dovrebbe portare a fare anche altri tipi di valutazione, ma io penso che sia proprio questo l'obiettivo.

Qualsiasi valutazione deve seguire l'andamento del mercato. Capisco anche che nelle righe della mozione c'era questo intendimento, sicuramente. Per favore, non cerchiamo di essere pessimisti, vediamo un po' di ottimismo. Lo ha detto il collega Lucianaz: prima o poi tornerà una glaciazione e quindi avremo finalmente neve ovunque.

Presidente - La parola alla collega Minelli.

Minelli (RC-AC) - Aggiungo anch'io alcune osservazioni. Tra la visione a medio-lungo termine e quella della glaciazione a 10.000 anni credo che forse dovremmo trovare una via di mezzo che sia lungimirante, ma altrettanto realistica.

Mi ricollego a quello che ha detto or ora il collega Aggravi sugli studi necessari. Io vorrei riportare l'attenzione sull'impegnativa della mozione in cui si diceva proprio che è parziale e riduttivo uno studio affidato soltanto ad una società, mentre è necessario approfondire e coinvolgere anche i portatori di interesse, compresi ovviamente gli operatori economici e non certo soltanto le associazioni di difesa ambientale.

Vorrei fare anche un'altra osservazione. Il collega Restano diceva: "dobbiamo fare qualcosa perché altrimenti andiamo indietro". Tra il fare qualcosa e pensare di spendere 120 milioni per un'opera del genere, che credo non abbia veramente nemmeno possibilità di riuscita, esistono anche qui delle vie di mezzo.

Altra cosa che è stata detta: "se non ci sono gli impianti di risalita nelle testate delle valli non si lavora, gli operatori non lavorano". Ecco, io porto un esempio molto concreto. La mia famiglia ha da sempre un'attività a metà della Valle di Gressoney. Ora, dati alla mano, posso dimostrare che gli unici periodi in cui si lavora davvero un po' di più, per tutte le zone che sono nelle medie valli, sono i periodi in cui gli impianti sono chiusi, proprio perché chi beneficia degli impianti e del turismo, che è soprattutto un turismo dedicato allo sci, è chi abita nelle zone alte. Per tutti gli altri non è così.

L'altra cosa ancora che vorrei aggiungere è che esistono fortunatamente oggi degli studi ampi che analizzano i bisogni, le necessità e le aspettative dei turisti. Questi studi ci dicono che anche fra il popolo dello sci - chiamiamolo così - sono sempre meno coloro che passano molte ore sulle piste e che hanno come attività principale quella dello sci tradizionale. Le persone che vengono in Valle d'Aosta e che vengono per sciare lo fanno per un numero di ore minori, ma si dedicano a molte altre attività. Il fatto che Ayas con le terme abbia avuto davvero un aumento dei visitatori per questo settore, lo dimostra, vengono e cercano molte altre cose. C'è un mucchio di gente che vuole anche trovare in queste zone delle alternative allo sci. Questo significa che si possono mantenere tutte le cose. Io credo sia molto più importante cercare di intervenire sulla manutenzione degli impianti che già ci sono che non avere una visione assolutamente avveniristica e insostenibile, insostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello finanziario. Secondo me un rapporto costi-benefici non ci darà valutazioni positive in questo senso, ma per saperlo dobbiamo fare degli studi. Io credo - e lo ripeto - che i pro e i contro di un intervento di questo genere non possono venire soltanto da questo studio. Allora o decidiamo che ne facciamo tanti, ma secondo me sarebbe più razionale pensare ad un intervento che veda partecipare i vari Assessorati con le loro strutture, i quali affidano questi studi a degli esperti, perché forse ci dicono qualche cosa in più che non sia soltanto il passaggio degli sciatori che abbiamo dai dati attualmente presenti e quelli che potrebbero esserci.

L'impegno che qualcuno vede scritto tra le righe è quindi un impegno ad avere uno studio più approfondito e più sensato, affinché non sia soltanto di una parte che è sicuramente interessata a fare valutazioni e a dare impressioni ma che mi sembra assolutamente parziale.

Presidente - La parola al collega Gerandin.

Gerandin (MOUV') - Vivo in Valle d'Ayas e conosco molto bene il Vallone delle Cime Bianche. Devo dire che quando parlate di un vallone depositario di straordinarie ricchezze ambientali, paesaggistiche, geologiche, archeologiche, storiche e culturali è assolutamente la verità. Proprio perché vivo in Valle d'Ayas, io penso che nessuno di tale vallata farebbe mai mettere in discussione queste bellezze.

Detto questo, stiamo parlando di un documento che contenga i pro e i contro in un primo studio un po' più approfondito. Fino ad oggi abbiamo parlato solo di studi di massima, non abbiamo mai avuto elementi in più. Io penso sia legittimo avere qualche documento in più che valuti, nei pro e nei contro, sicuramente anche la tutela di queste bellezze, ma nei documenti dei pro e dei contro deve esserci anche quello che può essere un futuro della Valle d'Ayas. Dicevo che conosco bene la Valle d'Ayas. La Valle d'Ayas per anni ha costruito tantissime seconde case, quando si affittavano tranquillamente e si affittavano non solo le seconde case, ma anche i garage ristrutturati e le stalle. Adesso purtroppo la Valle d'Ayas - come penso il resto della Valle d'Aosta - è in grande difficoltà sul discorso delle seconde case e ha la necessità di guardare in prospettiva. Guardare in prospettiva significa chiaramente fare dei ragionamenti dove non è pensabile, per noi che ci viviamo, aumentare il turismo di giornata, perché ne abbiamo già forse troppo. Il problema è cercare di avere un turismo più stanziale, quello delle settimane bianche, quello che si ferma, quello delle famiglie che magari si fermano.

È pertanto giusto quello che diceva prima la collega Minelli: ci va un po' di tutto. Sono d'accordo che ci vada un po' di tutto, ma non possiamo fermare quello che può essere almeno uno studio in questa fase per capire se questo collegamento è fattibile. Mi risulta tra l'altro - poi magari sicuramente l'Assessore sarà più preciso - che ci sia anche uno studio sulla sostenibilità economica che, mi pare, si è voluto mettere in campo e che riguarda le due società, come pure le strutture regionali. Mi risulta che ci sia comunque anche una sorta di visione in cui non debba essere sempre e solo l'ente pubblico che deve provvedere al finanziamento del 100 percento. Mi risulta inoltre che ci sia allo studio un piano finanziario che preveda una sostenibilità legata ad un primo obiettivo - che io vedo in maniera assolutamente positiva - che probabilmente si porterebbe a casa, quello di costituire questo benedetto comprensorio unico, la stazione Monterosa-Cervino. Si deve andare verso la fusione, perché se noi crediamo veramente di poter mantenere in futuro le piccole stazioni, dobbiamo pensare che le grandi abbiano la necessità e la possibilità di autofinanziarsi. Questo significa avere sicuramente delle linee di credito, affinché non sia solo e sempre la Regione che finanzia al 100 percento l'intervento. È una visione diversa questa, di prospettiva, che sicuramente quando ci saranno dati in più andrà valutata anche dal punto di vista di quelli che voi chiamate i "portatori di interesse". Non possiamo però fermarci. Se noi pensiamo di coinvolgere i portatori di interesse prima di avere uno studio o almeno una base su cui ragionare, significa che la Monterosa Ski rimarrà per una vita la Monterosa Ski, la Cervino rimarrà la Cervino e probabilmente mai nessuno avrà una visione di prospettiva di questa vallata.

Arrivo anche al punto in cui si è detto che ci vanno anche i finanziamenti, gli investimenti dei privati. La Valle d'Ayas ultimamente ha avuto investimenti importanti di privati e parlo delle strutture alberghiere: c'è gente che ha investito in alberghi e non più in seconde case. È un punto importante per l'economia della Valle d'Ayas, però a costoro bisogna comunque dare delle risposte che non siano legate a tempi inimmaginabili o comunque non concreti e neanche a prese di posizioni solo esclusivamente a difesa di una o dell'altra soluzione.

Io sono assolutamente convinto che ci sia la necessità di portare avanti questo studio e poi, in una seconda fase, eventualmente coinvolgere i portatori di interesse. Però prima bisogna capire se economicamente lo studio è sostenibile e ha la possibilità di essere in larga parte autofinanziabile, perché è impensabile che la Regione possa continuare a finanziare. Ormai è finito il discorso. Qualcuno diceva giustamente che mancano 120 milioni per il discorso della revisione e della messa in sicurezza degli impianti. È vero, ci mancherebbe, però se noi non avremo la forza di creare questi grandi comprensori che hanno solidità finanziaria e prospettive di avere bilanci in attivo che permettano investimenti, penso che la Valle d'Aosta sarà la prima che si arrenderà di fronte all'evidenza di non avere risorse per mantenere queste stazioni. Aggiungo: io sono anche convinto che le stazioni forti possano garantire la sopravvivenza delle piccole, sennò è molto facile venir qua a fare delle battaglie sulla sostenibilità delle piccole se poi non abbiamo la possibilità di dare risposte concrete.

Presidente - La parola al collega Bianchi.

Bianchi (UV) - La conclusione che ha tratto il collega Gerandin era in pratica il discorso che volevo fare io. Le grandi stazioni, a mio avviso, e anche il discorso che faceva il collega Restano sul progetto Valle d'Aosta, per noi sono indispensabili per trascinare e andare a fare poi dei ragionamenti sulle piccole stazioni.

Permettetemi di fare delle riflessioni. Parliamo di Zermatt. Zermatt, come posti letti - parlo di posti letti alberghieri, posti letti caldi tanto, per capirci - ha più posti letto di tutta la Valle d'Aosta, ma perché? Perché la società di Zermatt ha messo dei privati nelle condizioni di poter investire chiaramente dove fanno attività. Che poi questi impianti si facciano e debbano sicuramente avere un impatto ambientale minimo questo lo condivido, però non possiamo fermarci a priori dicendo: "No, quello non lo voglio, perché questo non si può fare", perché così blocchiamo l'economia dell'intera Valle d'Aosta!

Il collega Gerandin faceva l'esempio delle seconde case nella Valle d'Ayas, ma a Gressoney quante ville strabelle sono in disuso da anni? E perché? Perché non c'è la possibilità da parte dei privati di fare degli investimenti e noi dobbiamo metterli nella posizione di poterli fare! È un approccio totalmente diverso.

Noi dobbiamo mettere i privati nelle condizioni di poter fare degli investimenti, di creare posti di lavoro e far girare l'economia della Valle d'Aosta, sennò ci rinchiudiamo sul costo... benissimo, però non è questo il futuro. Altre regioni confinanti sono già più avanti di noi: l'impianto che fanno in Svizzera sul piccolo Cervino... ma scusatemi, raddoppiano una funivia esistente e noi siamo lì a discutere ancora, a valutare, vedere... no, dobbiamo andare avanti, non scherziamo! Dobbiamo valutare questo. Il nostro compito è di creare economia in Valle, non di chiuderci. Queste stazioni - lo ridico e poi termino, perché non voglio rubare troppo tempo - traineranno le piccole. È inutile andare domani a fare i sopralluoghi ad Antagnod quando non ci sono stazioni trainanti. È normalissimo. Lo skilift di Ollomont non potrà mai essere in attivo. Se non ci sono altre stazioni che tirano, non andiamo da nessuna parte.

Dalle ore 19:30 assume la presidenza il Vicepresidente Rollandin.

Rollandin (Presidente) - La parola al collega Marquis.

Marquis (SA) - L'argomento è estremamente interessante, lo dimostra il numero dei colleghi che sono intervenuti e il dibattito che vi è stato. Ritengo anch'io che sia questo un tema da non sottovalutare, che va guardato con attenzione, perché può essere una grande opportunità di sviluppo poiché il territorio interessato ha dalle grandi potenzialità.

Credo anche a quanto è stato sottolineato prima dalla collega Minelli: essendo questo territorio assoggettato alle normative ambientali, paesaggistiche e geologiche, penso che già questo sia una garanzia per noi, perché se ci sono normative che disciplinano l'utilizzo e se la valutazione dell'impatto sarà ritenuta compatibile, vuol dire che si è sulla strada giusta; diversamente, la proposta non avrebbe seguito.

Ritengo che qui ci siano delle comunità interessate al loro futuro, al loro sviluppo e sarebbe profondamente sbagliato agire con logica che nega il progresso, che nega l'opportunità di sviluppare e di far crescere la propria economia, il proprio territorio. Non è facile investire dappertutto in Valle d'Aosta e avere dei ritorni economici, bisogna avere la capacità di fare gli investimenti laddove questi sono sostenibili e creano del valore aggiunto.

Ebbene, io ritengo che un collegamento tra Zermatt, Cervinia, Ayas, Gressoney possa potenzialmente dare la possibilità di costruire un nuovo prodotto in un mercato che è in continua evoluzione. La mobilità sta crescendo a livello mondiale. Credo che ci sia un grande interesse verso il prodotto montagna e quindi c'è una ricerca sempre più sfrenata verso l'eccellenza. L'eccellenza paga e consente - come ha detto qualche mio collega - di creare dell'economia che possa sostenere anche chi non ha la stessa capacità di stare al passo, perché non tutte le attività sono in attivo. Ci sono investimenti infrastrutturali che purtroppo richiedono risorse che devono essere messe a disposizione da altre situazioni più positive. Pertanto penso che continuare a parlare alla fine non fa fare dei grossi risultati. Io credo che i valdostani vogliano vedere qualcuno che faccia, perché se un'azienda continua a studiare tutto l'anno e a valutare alla fine dell'anno chiude. Ritengo che noi dobbiamo valutare alla stessa stregua l'azienda Valle d'Aosta, perlomeno laddove ci sono società che vogliono investire, che vogliono fare dei passi davanti, e non esser noi che le freniamo! Il ruolo della politica è quello di incentivare lo sviluppo, di favorirlo, sempre nel rispetto delle condizioni e della salvaguardia dell'ambiente. Pertanto credo che gli uffici possano cominciare a fare un confronto delle valutazioni. È corretto fare questo, ma poi continuare tutte le volte ad aggiungere dei pezzi, studi di fattibilità, costi-benefici, tutte queste analisi alla fine diventano ridondanti e rischiano di alimentare solamente il confronto e il dibattito politico, ma di fermare l'attività della nostra regione.

Ritengo quindi importante, oggi più che mai, in un momento di grande difficoltà economica, in un momento dove queste realtà stanno subendo anche delle difficoltà sotto il profilo sostanziale - ci sono delle difficoltà ad affittare gli appartamenti, c'è una crisi in atto che non c'era negli anni passati -, che ci sia la necessità di mettere un territorio nella sua complessità nelle condizioni di avere nuove opportunità, opportunità che garantiscano il benessere e la possibilità di vivere la montagna, poiché diversamente non dobbiamo poi lamentarci quando la gente scende a valle perché non riesce più ad avere determinate condizioni per poter vivere la propria vita essendo sicuramente in pochi, condizioni che tutti possono sognare per far crescere la propria famiglia nel giusto benessere. Pertanto va bene studiare e valutare, ma cerchiamo di agire per trovare delle soluzioni, perché diversamente continuiamo a rimanere al palo.

Presidente - Ci sono altri interventi? Chiudiamo la discussione generale. La parola all'Assessore Bertschy per la replica.

Bertschy (UVP) - Io credo che l'argomento sia stato affrontato dal Consiglio regionale come deve essere affrontato un argomento di questa importanza, con una visione politica che differenzia anche l'approccio che noi abbiamo sui progetti di sviluppo, il che non vuol dire che per forza uno ritiene che l'approccio dell'altro debba essere sbagliato. Quando si creano progetti di sviluppo bisogna anche essere capaci di costruire progetti credibili, soprattutto efficaci nella loro presentazione e costruzione.

Nell'affrontare questo argomento, però, oggi sono state buttate nella discussione generale alcune cifre che non rispondono al vero. Il collega Bertin parlava di 120 milioni di euro per tenere in piedi un sistema nei prossimi cinque anni. Le analisi che abbiamo parlano di interventi che, per carità, non sono di pochi denari, ma sono di una quarantina di milioni. La situazione generale dei nostri impianti prevede una continuazione della produzione e del servizio per i prossimi cinque anni. È chiaro che per sviluppare progetti strategici non ci vorranno solo 100-120 milioni, ma di più. Questo fa parte della capacità di sviluppare un prodotto, di renderlo appetibile e di fare scelte che non sono quelle di un tempo come quella della semplice sostituzione di un impianto, bensì piuttosto di una visione generale del servizio che gli impianti a fune danno in Valle d'Aosta.

Rispetto al costo dell'impianto, se ho capito bene, la collega Minelli parlava di una cifra di circa 120 milioni di euro. Ad oggi non ci sono stime precise, ma la forbice va esattamente nella metà della cifra indicata, è fra i 50 e i 60 milioni di euro. Comunque, non avendo progetti che possono ancora essere portati all'attenzione di una discussione, è inutile annunciare cifre finché l'argomento non è studiato. Riguardo agli impianti a fune, credo sia anche importante rilevare come il dato di questa stagione ci rassicuri ancora, nonostante il vento e le difficoltà che vi sono. Il fatturato al 31 gennaio è stato di 38.747.000,00 euro, lievemente inferiore alla migliore stagione, quella di due anni fa, in cui al 31 gennaio eravamo a 39.530.000,00 euro. È quindi un fatturato importante, che non è semplice replicare se non vi sono progetti con percorsi giusti per poi portarli a quella possibilità. Sappiamo pure bene che tale fatturato è il volano di sviluppo per altri fatturati, perché senza gli impianti a fune le nostre imprese economiche alberghiere oggi potrebbero chiudere i battenti e fare altro. Bisogna ragionare in maniera seria su un progetto così importante ed è proprio per questo che mi ha anche un po' stupito la premessa della mozione.

La nostra volontà è di rendere trasversale la discussione su questo progetto a partire dagli Assessorati. Il gruppo di lavoro non è stato istituito con delibera, ma è formato dall'Assessore al turismo, dall'Assessore ai trasporti, dall'Assessore alle finanze, dall'Assessore all'ambiente e dal Presidente alla Giunta, ovviamente, ed ha iniziato un percorso. È proprio perché l'impatto è così grande che questo investimento - e le future opere strategiche intervallive - non si affronterà, almeno da parte nostra, con la semplice idea del "trovo i soldi e faccio il collegamento", assolutamente. Ci sono ricadute di tipo ambientale, finanziario, opportunità turistiche che devono essere valorizzate da un investimento così importante, e quindi l'approccio a completare gli studi finora prodotti e approfondire tutte le questioni è assolutamente trasversale in termini politici, ma ancor di più globale in termini economici, tecnici e di sostenibilità. Non potremmo fare altrimenti. Nessuno di noi pensa di affrontare una scelta che riteniamo giusta e da portare avanti senza avere tutti gli elementi per poterla poi discutere, spiegare, illustrare e sostenere nel momento in cui si partirà per realizzarla.

Mi è piaciuta la considerazione fatta dal collega Marquis: siamo in una zona importante a livello ambientale. E questo deve rassicurare maggiormente chi ha attenzioni di quel tipo, perché difficilmente in una zona del genere si potrà fare un qualcosa di non autorizzabile, che non rispetta le normative, che non crea la sostenibilità di un progetto che non può andare oltre alle regole che normano autorizzazioni simili.

È anche fondamentale il coinvolgimento dei Comuni. Nel gruppo di lavoro ci sono i dirigenti di Finaosta, i nostri dirigenti regionali, le due società, i revisori dei conti e ci sono i Comuni che, rispetto ad un progetto di queste dimensioni, hanno ricadute sia sui piani regolatori che sull'urbanizzazione e sull'infrastrutturazione del territorio. Vorrei rassicurare tutti che l'atteggiamento non è quello del: "sto cercando dei soldini nel portafoglio della Regione per finanziare una cosa e quando è fatta, è fatta", assolutamente! Questo progetto, che è uno dei primi progetti di investimento sugli intervallivi che verranno discussi, deve vedere la luce nella misura in cui sarà sostenibile in tutte le condizioni. Non credo che riusciremo a trovare tanti imprenditori che sosterranno il progetto. Sicuramente l'attenzione a ricercare finanze private la dovremo avere, ma il soldo pubblico, che regola lo sviluppo dell'economia di una comunità, serve a essere speso bene per garantire crescita sociale e, soprattutto, crescita dei territori. È in questo senso che noi dobbiamo cercare di finanziare un'opera come questa, nella misura in cui questa possa rappresentare un punto di equilibrio per lo sviluppo delle comunità, che parte dalla testa delle vallate, scende a Valle e crea le condizioni per tutte le migliorie possibili.

Allargheremmo la discussione a tutti i territori, a tutti i Sindaci. In questi giorni uno di questi Sindaci ha evidenziato che senza un progetto di tale portata oggi è difficile attirare investitori che vadano a pensare di fare investimenti e costruire alberghi nel suo paese. È un Sindaco che ha un saldo negativo, nonostante la Monterosa oggi rappresenti un bilancio importante per quel territorio. L'idea che un progetto come questo possa costruire ed essere motore di sviluppo per altri investimenti non deve essere virtuale e non sostenibile con documenti e progetti concreti. Lo studio che completeremo nel più breve tempo possibile - e che verrà portato all'attenzione delle Commissioni, ci mancherebbe ancora - dovrà servire agli Amministratori locali, a chi ha delle imprese e a noialtri per affrontare quella capacità che dovremmo avere tutti quanti di dire: "facciamo questo investimento, ma non perché vogliamo collegare due impianti e dire che diventiamo il più grande comprensorio o uno dei più grandi comprensori - perché saremmo tra i cinque più grandi comprensori una volta che si realizzerà l'investimento -, bensì perché questo potrà essere una nuova attrattiva per il nostro territorio, da rendere complementare a tutto quello che c'è di bello, di sostenibile dal punto di vista ambientale e da valorizzare".

È anche importante quanto diceva il collega Gerandin riguardo alle due società. Lo studio dovrà dire qualcosa anche sui modelli di gestione. Noi non stiamo qua ad anticipare se sarà fusione o no, probabilmente si andrà in quella direzione, ma nessuno dovrà pensare di avere un investimento come questo senza avere poi una visione generale del territorio che dovrà partire dalla Valtournenche, da Cervinia per andare fino a Gressoney e oltre. Se sarà da valutare anche la visione societaria più ampia, si valuterà, e sarà oggetto di discussione con i territori, il che non vuol dire imporre alcunché, ma coinvolgere in un'operazione molto trasparente.

Questa mozione è prematura, è assolutamente prematura, perché noi non vorremmo, com'è successo per altri fattori di sviluppo, mettere in contraddizione l'intervallivo della Monterosa con lo sviluppo della Bassa Valle, assolutamente no, anzi. Tra l'altro la Bassa Valle, con il suo progetto sulle aree interne, ha recentemente approvato progetti di sviluppo del suo territorio di cui parlerà poi il collega Laurent Viérin. Noi vorremmo piuttosto ragionare sul fatto che questo progetto dovrà essere motore di sviluppo di quella zona, ma motore di sviluppo di un territorio più ampio come la Bassa Valle, che avrà bisogno di ulteriori attenzioni. Tutto quello che c'è intorno al Forte è ancora da valorizzare con progetti e con investimenti che dovremmo pensare insieme ai territori. Questo progetto, se andremo a realizzarlo, dovrà essere soprattutto vincente per dare una nuova spinta al modello degli impianti a fune in Valle d'Aosta e, speriamo, precursore di altri investimenti.

Ci asterremo sulla mozione. Continueremo a lavorare e al più presto cercheremo di dare a voi colleghi del Consiglio regionale e alle Commissioni un documento di valutazione del lavoro che avremo fatto, in modo tale che potrete esprimervi non sull'ideologia e sulla visione ideologica del nostro territorio, ma su fatti concreti e su progetti che potranno essere giustamente discussi, criticati, progetti che diranno in maniera puntuale dove vorremmo andare e come vorremmo farlo.

Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore Chatrian; ne ha facoltà.

Chatrian (ALPE) - Cercherò di essere breve. Ho ascoltato attentamente diversi interventi e probabilmente avremo modo sicuramente le prossime volte, soprattutto in Commissione, di approfondire nel dettaglio i punti di forza, i punti di debolezza, lo studio che ci deve essere a monte per fare delle scelte che siano giuste, equilibrate, che affrontino e che sappiano guardare al futuro in maniera molto, molto sostenibile.

Nell'incontro che abbiamo avuto modo di fare un mese fa con i vari tecnici, dal punto di vista politico abbiamo chiesto loro principalmente - il collega Bertschy l'ha già citato prima - di approfondire il più possibile qualsiasi tipo di esigenza, criticità, potenzialità e soluzione senza nascondere nulla, soprattutto cercando di capire cosa sta succedendo non solo nell'arco alpino e in Europa, ma anche oltre ai nostri confini. Qualche collega ha citato qualche grande comprensorio. Ci sono grandi comprensori in crisi in questo momento, quindi a maggior ragione dobbiamo valutare quali azioni e misure stanno mettendo in campo i competitors o altri in questo momento. C'è chi ha citato la Francia, ma potremmo scomodare grandi stazioni come quelle in Austria e in Svizzera partendo da St. Anton, vedendo gli investimenti fatti a Ischgl piuttosto che il Dolomiti Superski, andando a vedere che cosa è successo nel momento in cui hanno collegato grandi stazioni. Dal punto di vista urbanistico non apriamo quella finestra, perché fa paura, come anche dal punto di vista architettonico, vedi Les Arcs con La Plagne, piuttosto che Tignes con la Val d'Isère. Penso che oggi siamo obbligati a prender in mano la situazione e provare ad approfondire nel merito.

Detto questo, indubbiamente la parte più delicata è sicuramente quella ambientale. Pertanto l'equilibrio deve essere alla base della progettazione e, oltre all'equilibrio, ci deve essere una totale sostenibilità ambientale, anche perché quel vallone dal punto di vista ambientale è ricco, è vergine, è particolare, ha una sua potenzialità. L'equilibrio del potenziale investimento deve essere sostenibile, deve poter garantire proiezione e, soprattutto, una fattibilità che non vada ad intervenire in maniera poco equilibrata sull'intervento dell'uomo. Come garantire e come creare quelle condizioni? Io penso che siano i tecnici a doverci metterci in quelle condizioni per poi poter decidere serenamente. In quell'incontro si è parlato, oltre che della questione ambientale - che è di primissimo ordine -, anche della questione urbanistica (la visione generale evocata dal collega poc'anzi). Non dobbiamo valutare solo attentamente, ma parallelamente vi deve essere una pianificazione, che è fondamentale per poter garantire la sua sostenibilità anche economica e finanziaria legata ai posti letto, alla ricettività, ai posti di lavoro, e quella è di natura privatistica.

Vorrei cogliere il passaggio fatto prima dal collega Lucianaz, quello legato all'imprenditore privato. Probabilmente il pubblico può essere quello che fa da garante, quello che crea le condizioni in modo che tutti possano giocare la propria partita. Sovente in questo Consiglio io ho sentito: "tutti amiamo la montagna, le piccole o le piccolissime stazioni, ma poi dobbiamo viverci nelle piccole stazioni, perché è un sacrificio, è una scelta di vita". Noi pensiamo quindi che il pubblico possa fare la differenza nel garantire i servizi fondamentali e, in questo caso, probabilmente potrebbe fungere da traino per il sistema Valle d'Aosta. Oggi solo la società Cervino S.p.A. fa più del 30 percento del fatturato del sistema funiviario valdostano. Prima il collega parlava di eventuali fusioni, ma io penso che l'obiettivo sia principalmente quello di avere una regia, una visione soprattutto sostenibile. Prima di gridare "al lupo, al lupo" vediamo le carte, le proiezioni, gli studi, in modo che ci sia la possibilità di valutare la miglior scelta, quella più equilibrata e più sostenibile. Al primo posto metterei la sostenibilità ambientale - scusatemi, non perché ho quella delega in questo momento - come forse la più importante, in questo momento. Mai come ora si parla di sostenibilità ambientale, di cambiamenti climatici, per poi arrivare alla sostenibilità di natura economica, finanziaria, che poi vuol dire garantire l'equilibrio tra la parte antropizzata e la parte per poter fare la differenza. Questo è il mio piccolo contributo, ma avremo modo sicuramente in Commissione di entrare nel dettaglio. Non dimentichiamoci di chi vive in queste comunità. Non li sentiremo al termine e a scelta fatta, ma li sentiremo e ci confronteremo prima di prendere qualsiasi tipo di soluzione e di decisione.

Presidente - La parola all'Assessore Viérin.

Viérin (UVP) - J'ai écouté avec attention le débat, un débat très intéressant, non seulement suite au sujet abordé par la collègue Minelli, mais pour l'idée de développement durable du tourisme valdôtain qui est, aujourd'hui plus que jamais, nécessaire. Nous le disons - et différentes interventions allaient dans cette direction - surtout par rapport à l'actualisation des exigences aujourd'hui, par rapport à un tourisme moderne.

Solo due considerazioni, a margine di quello che già i colleghi hanno ben evidenziato, su una questione molto importante, al di là delle tematiche e dei contenuti di un singolo investimento o di una politica che possa interessare un singolo territorio. La politica di sviluppo del turismo della Valle d'Aosta oggi ha una necessità e questo è stato dibattuto all'interno dei tavoli che abbiamo costituito in questo periodo. A seguito della costituzione del tavolo del turismo, abbiamo fatto dei tavoli tematici portando proprio i portatori di interessi che sono stati citati: le associazioni, ma anche i singoli che hanno chiesto di poter partecipare, per confrontarci su un'attualizzazione di quella che io ho definito "una brendizzazione della mappatura valdostana". Facciamo spesso degli esempi: oggi è una piccola località come Valsavarenche o come La Magdeleine, che negli anni hanno avuto investimenti sugli impianti a fune, che chiaramente hanno necessità, dopo diversi anni, di un'attualizzazione. Con gli Enti locali e con questi gruppi di lavoro, al di là della riforma del turismo e della riorganizzazione che noi tutti ci daremo - la legge è in dirittura d'arrivo e non appena sarà disposto il testo avremo modo di parlarne -, al di là della nostra organizzazione come amministrazione di "chi fa che cosa" e cioè la promozione in capo all'ente unico di promozione turistica, mentre la costruzione del prodotto Valle d'Aosta è in capo agli altri settori, la prima cosa che ci siamo chiesti è: ma è ancora attuale oggi la brendizzazione della Valle d'Aosta intesa non solo come Comuni, bensì come territorio di appartenenza?

Oggi si parla di Bassa Valle, ma tutta la valle è codificata in unione di comuni che rappresentano una possibilità di utilizzo di un potenziale, per esempio la collega Minelli citava la media montagna. Per esempio il Comune di Gaby e alcuni portatori di interessi di quella comunità sono venuti a dirci che un'idea interessante poteva essere quella di riproporre la questione della salute - non dico proprio Gaby, dico la zona citata dalla collega Minelli - a Gaby - per cui una volta si veniva grazie all'aria buona, grazie alla possibilità di accedere ad un territorio rispetto all'alta montagna che aveva un certo tipo di potenziale. Questo per dire che il territorio si sta interessando, si sta chiedendo che cosa si può fare oggi per ritornare a valorizzare quello che un territorio può dare rispetto ad altre epoche storiche. Pensiamo per esempio che dal punto di vista agricolo-rurale è la stessa cosa: nel tavolo dell'Agricoltura abbiamo fatto una rimappatura di tutti i terreni incolti, considerato quali colture possono essere proposte rispetto a 20-30 anni fa, pensando che nella piana del Vallese di Martigny non troviamo le colture a fieno ma i piccoli frutti. Questo per dire che anche qui abbiamo la necessità di ritornare a chiederci dove stiamo andando, perché la formazione della generazione, delle professionalità e di tutto ciò che segue un settore - sia esso rurale, agricolo o turistico - deve poi essere accompagnato da obiettivi. Allora se noi ribrendizziamo la Valle d'Aosta e sappiamo oggi "chi fa che cosa" e "chi propone che cosa" sul territorio, ecco che ci rendiamo conto che il collegamento intervallivo o il collegamento di cui parliamo non esclude la questione del turismo culturale.

Oggi il collega Vesan ha dato dei grandi numeri, ma al di là del Castello di Fénis, che vive ancora peraltro di luce riflessa rispetto ad investimenti mediatici del passato, il Castello di Gressoney, che pochi sanno essere il secondo castello più visitato in Valle, ha iniziato ad avere un trend di nuovo positivo rispetto alla fine degli anni 2000 grazie ad una piccola cosa che avevamo messo in campo dopo la nascita della Film Commission. Il fatto che lì si sia girato un film con Diego Abatantuono nel 2012, sicuramente assieme ad altre strategie che sono state messe in campo, è stato uno degli elementi che ha fatto risollevare quel castello; infatti viene visitato ancora per queste immagini. Questo per dire che in tutto ciò la Valle d'Aosta può ancora offrire, può essere riattualizzata.

Oggi noi non possiamo fermarci e pensare a tutte le dovizie che sono state evidenziate come i costi e i benefici senza andare giustamente all'iper-studiare dei dossier, come diceva giustamente il collega Marquis, per poi parlare per vent'anni di una cosa e magari essere anche tutti convinti che si parla di collegamenti o di investimenti vagliati dalla popolazione. Avevamo partecipato con altri colleghi a delle riunioni pubbliche per capire perché eravamo i primi a non sapere se questo poteva essere un qualcosa di positivo. Questo per dire che la ribrendizzazione, l'attualizzazione ed il potenziale della Valle d'Aosta, sicuramente ha un risvolto interno su quello che noi possiamo avere, ma ha anche risvolti esterni. Vi dico anche che nelle scorse settimane ho incontrato l'Assessore Darbellay, che per la parte del Valais (della Svizzera) si occupa di turismo, di economia, di éducation e di agricoltura - vi ricordiamo che Zermatt è Haut Valais -, il quale è estremamente interessato a discutere, dopo l'investimento del Piccolo Cervino, su questa possibilità, come ha ricordato lo stesso collega Restano.

Arrivo alla questione degli investimenti, e poi concludo. Oggi sicuramente ci dovremo confrontare sugli investimenti, sui costi ambientali parametrati ad un potenziale sviluppo delle nostre comunità, delle nostre valli, valli che hanno necessità di progredire pur nella tutela di una politica che deve essere sicuramente attenta al nostro territorio. Oggi esistono nuove formule che non sono sicuramente l'investimento totalmente pubblico ma che possono rappresentare delle potenzialità da esplorare, e questo con la parte Svizzera, al di là dei ragionamenti che verranno fatti qui, in Valle d'Aosta, e che stanno già sui tavoli di lavoro. Questo dovremo sicuramente affrontarlo.

Al di là dell'astensione su questo atto - già preannunciata dal collega Bertschy -, questo è un tema su cui dovremo confrontarci sapendo che quel collegamento, quella parte con il potenziale e le decisioni che dovremo assumere non è l'unica ancora o possibilità di sviluppo della nostra comunità o, meglio, quello sviluppo non esclude che si facciano tutta una serie di piccoli investimenti di rilancio delle nostre zone anche... non mi piace utilizzare la parola "minori". Ne abbiamo già parlato: ogni angolo della Valle d'Aosta ha un potenziale e tra l'altro la Media Valle e la Bassa Valle intesa non solo geograficamente ad est, ma anche dal punto di vista altimetrico, hanno un potenziale che, rispetto ai picchi dell'alta montagna, ha una possibilità di sviluppo per 365 giorni all'anno. Il nostro dovere è di costruire un calendario - abbiamo lavorato in questo senso e lo presenteremo nelle prossime settimane - che differenzia l'offerta turistica in tutta la valle per periodo temporale, con una differenziazione per aree tematiche e per potenzialità di utilizzo dei nostri territori e la copertura dell'attrazione turistica intesa come autenticità, peraltro, non come folklore. È un potenziale che la Valle d'Aosta ha 365 giorni all'anno, che parte dalle piccole valorizzazioni di ciò che abbiamo fino ai grandi eventi. Una cosa non esclude l'altra. I nostri sforzi per la Valle d'Aosta sono sempre per la condivisione, sappiamo che ci sono sensibilità diverse, ma questi secondo noi devono andare in tale ottica, sapendo che, soprattutto in questi anni di crisi, il turismo è stato la parte di economia che ha tenuto in piedi una comunità, al di là del cambiamento dello schema - come alcuni colleghi hanno ricordato - rispetto a scelte del passato.

Anche quanto ricordava il collega Aggravi sulla visione d'insieme degli impianti a fune, non solo inteso come modalità di sviluppo della montagna, ma anche come creazione di economia di scala e possibilità di sviluppo delle nostre montagne, delle nostre valli che altrimenti avrebbero grandi difficoltà, va affrontata in un'ottica moderna. Da anni si parla della Société du Val d'Aoste come di un'unica società che potrebbe gestire tutti gli impianti a fune, pur avendo un'identità che viene connotata, si è parlato e si parla di questi temi.

Concludendo, vorrei ricordare alcuni studi che Olivetti aveva messo in campo sui collegamenti intervallivi. Erano molto interessanti, perché non riguardavano solo quelli ferroviari internazionali. Prima ancora di Olivetti alcuni studi erano già stati fatti, ma il modello Olivetti aveva teorizzato il collegamento tra valli ad impatto ambientale ridotto; erano idee che andavano a creare mobilità sostenibili e, soprattutto, uno sviluppo della nostra comunità che poteva andare in tale ottica. Sicuramente noi abbiamo un grande potenziale green e un grande potenziale di sviluppo sostenibile della nostra Valle, ma - ripeto e concludo - la nostra Valle va vista nel suo insieme. Ogni pezzo di territorio ha un suo potenziale che può mettere in rete la nostra comunità con altre comunità alpine.

Presidente - La parola al collega Bertin.

Bertin (RC-AC) - Alcune precisazioni sui numeri, perché noi i numeri non li diamo. I 120 milioni a cui faceva cenno prima sono le richieste fatte dalle società degli impianti di risalita per adeguare i loro impianti alla normativa e per mantenere gli standard di sicurezza degli stessi. Questo è un documento tra l'altro fornitomi dall'Assessore Restano in risposta ad una mia interpellanza dell'anno scorso.

Assessore Bertschy, se lei non ha tale documentazione posso sempre mandargliela. Certo che se ad una richiesta di 120 milioni voi poi gliene date soltanto 40, questa allora è altra cosa. Mi sembrano un po' le contrattazioni da mercato arabo, ma questo è un altro discorso. I 120 milioni sono un documento ufficiale, non sono una mia trovata, così come per quanto riguarda i due collegamenti intervallivi conosciuti di cui si parla. L'unica valutazione economica che c'è e che evidenzia circa 60 milioni è quella della Valle d'Ayas, e per Cogne ne evidenzia circa 80. Questi sono i dati di Aosta-Pila-Cogne, gli unici disponibili. Assessore Bertschy, se vuole posso fornirle anche questi.

Detto ciò, lei dice che questa mozione è prematura. A mio avviso no, perché bisogna guardare la cosa a 360 gradi e avere una visione subito, altrimenti dopo diventa tutto molto più difficile. Peraltro non è alternativa, perché se lei avesse letto attentamente l'impegnativa si parla di altri studi: è integrativa, con una visione davvero più ampia. Mi fermo qui, perché mi pare che le posizioni siano purtroppo delineate.

Dalle ore 20:00 riassume la presidenza la Presidente Emily Rini.

Rini (Presidente) - Ha chiesto la parola l'Assessore Bertschy.

Bertschy (UVP) - Concludiamo il Consiglio. Al collega Bertin non piace essere ripreso, gli piace riprendere. Guardi, possiamo tranquillamente confrontarci. L'adeguamento alle normative ha dei parametri legati anche a scelte che si faranno, però sono disposto ben volentieri a fare dei ragionamenti. Quello è l'adeguamento minimo, perché sono dati che abbiamo valutato proprio in fase bilancio oggi, quantomeno nei prossimi cinque anni verranno in disponibilità 40 milioni. Poi, come ripeto, è bene averne in più per poter fare, per potenziare, per sostituire, non solo per adeguare le normative. Comunque avremo sicuramente la possibilità di farlo. Sugli studi dei collegamenti, invece, il primo studio parlava di circa 50 milioni, ma oggi i primi approfondimenti che abbiamo fatto indicano una forbice che va tra i 50 e i 65 milioni dell'intervallivo. Dipende molto dalle scelte che verranno fatte, se sarà un impianto solo, se saranno tre o quant'altro, quindi ci sono ancora tanti elementi di incertezza; saranno gli studi che ce lo andranno a dire.

Presidente - Mettiamo in votazione la mozione. La votazione è aperta. Possiamo chiudere la votazione. La votazione è chiusa.

Esito della votazione:

Presenti: 33

Votanti: 7

Favorevoli: 7

Astenuti: 26 (Aggravi, Baccega, Bertschy, Bianchi, Borrello, Certan, Chatrian, Cognetta, Daudry, Distort, Farcoz, Fosson, Gerandin, Luboz, Lucianaz, Manfrin, Marquis, Morelli, Nogara, Restano, Rini, Rollandin, Sammaritani, Spelgatti, Testolini e Viérin)

Il Consiglio non approva.

Con questo, colleghi, chiudiamo i lavori di questa seduta del Consiglio regionale. Buona serata.

---

L'adunanza termina alle ore 20:13.