Oggetto del Consiglio n. 390 del 6 febbraio 2019 - Resoconto
OGGETTO N. 390/XV - "Interpellanza: Azioni poste in essere per la gestione degli spostamenti fuori Valle dei pazienti necessitanti di cure".
Distort (Presidente) - Passiamo quindi al punto n. 40. Per l'esposizione, ha chiesto la parola la collega Nasso.
Nasso (M5S) - Portiamo alla vostra attenzione una questione molto delicata e trasversale a diversi ambiti, ovvero il trasporto di pazienti costretti ad andare fuori valle per seguire determinate cure mediche. Siamo purtroppo venuti a conoscenza di forti criticità emerse e sollevate da alcuni pazienti in carico all'ospedale Umberto Parini di Aosta, soprattutto di precisi reparti ove le persone hanno bisogno di una cura che, per questioni numerico-tecniche - poi forse lei, Assessore, mi spiegherà meglio - il nostro servizio non può dare. Si tratta di persone costrette allo spostamento nelle limitrofe città per avere le cure necessarie che la sede dell'ospedale appunto non può fornire. Sono città limitrofe, ma non troppo se pensiamo ai costi dell'autostrada, alle criticità della ferrovia e via dicendo. Porto un esempio, che però ne rappresenta moltissimi, ci sono persone costrette ad andare a Torino, per fare il prelievo di midollo osseo per verificare la presenza o meno di leucemia, ovviamente a seguito di delicati percorsi e analisi fatti in loco e uno spostamento di questo preciso tipo non è rimborsato in quanto non è un ciclo di chemioterapia che, a oggi, è l'unica cosa che rimborsa la Regione, cioè i giorni in cui il paziente è sottoposto a quella determinata terapia. Negli altri giorni, in cui il paziente sta comunque in ospedale, nelle visite di controllo successive, che comunque sono obbligatorie, non viene riconosciuto il viaggio. È importante tenere ben presente, vorrei sottolinearlo a gran voce, che non è volontà del paziente curarsi fuori dalla propria regione, ma è un obbligo per le circostanze dette prima. Se una persona sceglie di curarsi volontariamente fuori valle, è ovviamente un'altra questione. Evidenziamo anche che lo spostamento per ragioni di cura è motivo di ulteriori disagi e fatica per chi sta attraversando un momento duro della propria vita.
Non è da sottovalutare anche l'importante onere economico che tali spostamenti comportano alle persone in cura e di conseguenza alle loro famiglie. Si pensi che tali pazienti e le loro famiglie sono costretti a viaggiare anche più volte alla settimana. Ci sono tante associazioni lodevoli che raccolgono fondi per sovvenzionare il costo del viaggio. Nella mia indagine ho conosciuto famiglie che hanno speso dai 500 - e continuano a spendere - ai 900 euro al mese, ma sicuramente il ventaglio è molto più ampio, ci sarà chi spende anche meno di queste cifre e chi ne spende di più.
Mi piace sempre ricordare è compito di questo Consiglio tutelare la salute di tutti i cittadini valdostani ed è una grande responsabilità che noi tutti abbiamo. Per questo dobbiamo sempre avere le antenne dritte anche su queste problematiche che toccano un gran numero di persone.
La interpelliamo, Assessore o Assessori competenti, per conoscere quali azioni siano in atto per gestire la suddetta questione e se vi sia un protocollo preciso, se vi siano sovvenzioni, e in che misura, qualora il paziente sia presso il proprio domicilio, se vi sia sufficiente disponibilità di autoambulanze, qualora lo spostamento avvenga da ospedale a ospedale, perché anche questo avviene, e come questo Governo intende affrontare questa delicata problematica in futuro.
Presidente - Per la risposta, la parola all'assessore Baccega.
Baccega (UV) - È un tema che abbiamo affrontato nell'ultimo incontro con l'USL, siamo stati a visitare il CAS di oncologia all'ospedale di Aosta e abbiamo ovviamente iniziato un approfondimento.
E nel rispondere ai suoi quesiti, legittimi ovviamente, voglio dire che il protocollo è dettato dal decreto ministeriale 2 aprile 2015, il numero 70, chiamato regolamento, recante "Definizioni degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera", è un disciplinare dove gli standard minimi e massimi di strutture per singola disciplina o specialità clinica - quanto all'ematologia e più precisamente all'oncoematologia, per la cura di pazienti con malattie emato-oncologiche ad alta complessità - prevedono che le strutture di degenza siano presenti in bacini che vanno dai 600 mila ai 1,2 milioni di abitanti, quindi noi siamo ovviamente tagliati fuori da questo ambito. Però c'è stato tutto un lavoro di confronto e di approfondimento attraverso le mobilità con il vicino Piemonte e con le reti, che sono sicuramente importanti. In queste strutture sono presenti dotazioni tecnologicamente di altissimo livello e competenze scientifiche riconosciute a livello internazionale, che permettono di gestire nel modo migliore possibile patologie gravi e complesse, quali le leucemie acute, candidate al trapianto di midollo osseo; ovviamente è meglio andare in una sede dove queste tematiche vengono affrontate quotidianamente piuttosto che avere un caso all'anno o due casi all'anno in un ospedale come quello di Aosta, che sarebbe insignificante attrezzare in questo modo. In questo settore l'attività aziendale si svolge pertanto in stretta collaborazione con le strutture piemontesi della Città della Salute con cui esiste un ottimo rapporto, secondo una specifica convenzione attiva da parecchi anni. Sulla base di questa convenzione vi è uno specialista che presta servizio in ospedale ad Aosta con cadenza quindicinale, intrattenendo dei contatti diretti e continui con la dottoressa Schena, con gli oncologi e con gli ematologi che lavorano nella struttura complessa di medicina interna.
Rispondendo al secondo quesito, per quanto riguarda le spese di viaggio sostenute dai pazienti che periodicamente si devono recare per visite presso la struttura piemontese di riferimento, la struttura complessa oncologica rilascia una dichiarazione che la prestazione non è effettuabile ad Aosta per cui gli interessati possono richiedere il rimborso ai competenti uffici dell'azienda USL sulla base delle deliberazioni LEA aggiuntivi, la voce è "pazienti oncologici per terapia chemio-radio". Se vi sia sufficiente disponibilità di autoambulanze qualora lo spostamento avvenga da ospedale a ospedale, beh, sì, il trasporto in ambulanza avviene secondo le norme dei trasporti secondari solo per i pazienti allettati e per gli acuti, come abbiamo detto poco fa. Il numero di pazienti, inviati nelle strutture di riferimento - salvo chi decide di recarsi autonomamente, magari con i parenti o perché ha dei riferimenti a Torino - risulta essere inferiore a dieci casi all'anno, compresi i pazienti pediatrici.
Per rispondere al punto quattro, su questa problematica l'Assessorato Sanità, Salute e Politiche Sociali intende proseguire con tutta la sensibilità e l'impegno richiesti tant'è che il lavoro che si sta svolgendo per il recepimento del DPCM del 12 gennaio 2017, che parla appunto di definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza di cui all'articolo 1, comma 7, del Decreto Legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 e l'adeguamento della delibera di Giunta 1902/2014, che è la disciplina regionale dei LEA e dei LEA aggiuntivi. Sono misure di sostegno, che prevedono sostegni economici per le spese di viaggio dei malati oncologici che non trovano definizione nella nomenclatura dei LEA ordinari e continuano a essere mantenuti ed erogati quali LEA aggiuntivi regionali per i residenti in Valle d'Aosta.
Crediamo che queste azioni, per quanto piccole, se confrontate con il peso della malattia, contribuiscano in qualche modo a qualificare l'offerta che la sanità della nostra Regione dà a queste gravi patologie.
Presidente -. Per la replica, ha chiesto la parola la consigliera Nasso. Prego, collega.
Nasso (M5S) - Grazie, Assessore. Nella mia replica andrò per punti. Lei mi ha comunicato che avete appena affrontato questo importante tema e sarebbe utile averne un riscontro in Commissione perché è un tema, come ho detto, trasversale e portarne a conoscenza per poi lavorare tutti meglio secondo me potrebbe essere una buona direzione.
Come lei mi ha spiegato, noi non abbiamo il bacino di utenza, di abitanti, lei mi ha parlato del numero che queste strutture partono da 600 mila abitanti in su. Ci sono delle strutture di buon livello a Torino e abbiamo un buon referente qui nei nostri reparti: tutto vero, e tutto molto importante, ma io volevo soffermarmi di più sui trasporti. La struttura di Torino sappiamo bene che è rinomata, il punto non era quello, ma ben contenta di avere avuto qualche dato in più.
Per quanto riguarda la dichiarazione di prestazione, lei mi ha spiegato che, appunto, la prestazione non è possibile farla ad Aosta; sì, è vero, ed è declinata su delibera e purtroppo tante prestazioni non rientrano e magari si potrebbe lavorare in quella direzione perché, se è vero che è un ciclo di chemioterapia, come lei mi ha raccontato, rientra, è anche vero che una visita di controllo, la visita preliminare, eccetera non rientrano e per una famiglia vuol dire un viaggio, un'andata- ritorno, quando non ha possibilità di stare in loco.
Per quanto riguarda il terzo quesito, se vi sia sufficiente disponibilità, lei ha risposto che risultano circa dieci casi all'anno di pazienti che scelgono di andare autonomamente nelle città limitrofe per le visite che la nostra Regione, per i motivi detti prima, non può fornire, ma attraverso la mia indagine sono venuta a conoscenza che sono di più i casi all'anno e che spesso ai pazienti viene detto: "Il suo trasporto sarebbe da fare in ambulanza, ma purtroppo non ne abbiamo abbastanza a disposizione durante questa giornata" e poi il paziente - quando vi è un motivo così delicato di salute - si muove; però spesso mancano anche le autoambulanze e anche lì potreste pensare di fare una valutazione.
Per concludere, è un impegno importante da prendere, da portare avanti perché è davvero una piaga importante. Continueremo a osservare la situazione e come si evolverà.