Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 244 del 20 dicembre 2018 - Resoconto

OGGETTO N. 244/XV - Interrogazione: "Criteri adottati per l'acquisizione e la valorizzazione dei prodotti dell'artigianato valdostano".

Rini (Presidente) - Punto 11 all'ordine del giorno. La parola all'assessore Testolin per la risposta.

Testolin (UV) -Visto che nelle premesse dell'interrogazione si evidenziano come modalità di acquisto quelle in conto vendita e in conto capitale, partirei con il sottolineare una piccola precisazione che mi sembra d'obbligo, al fine di una migliore comprensione della risposta. In effetti alla presente interrogazione occorre premettere che l'IVAT (Institut Valdôtain de l'Artisanat de Tradition) non provvede ad acquistare nulla in conto capitale. Le spese in conto capitale comprendono infatti generalmente le spese di investimento, sia dirette che indirette, attuate con l'assegnazione di fondi ad altri soggetti, oppure le spese per l'acquisizione di partecipazioni, azioni e altre cose. I rapporti con gli artigiani interessati a usufruire dei servizi proposti dall'Institut, nello specifico sono definiti attraverso contratti commerciali, rivolti a produttori professionali, iscritti al registro dei produttori di artigianato istituito ai sensi dell'articolo 8 della legge n. 2 del 2003, i quali possono conferire le rispettive produzioni secondo due modalità operative: una che si chiama contratto di compravendita e l'altra che si chiama contratto di commissione, che presentano caratteristiche differenziate, quali definite nell'atto di approvazione che è una deliberazione del consiglio d'amministrazione n. 25 del 17 aprile 2014. Se poi ha bisogno dei dati, eventualmente glieli lascio. Il contratto di compravendita si applica ai prodotti conferiti dai produttori e aventi valore imponibile di acquisto inferiore a 65 euro, mentre il contratto di commissione si applica obbligatoriamente ai prodotti aventi valore di vendita superiore ai 100 euro, ed è prevista la facoltà di accordo tra i referenti, l'IVAT e l'artigiano produttore, per l'applicazione del contratto eventualmente anche a beni di valore di vendita inferiore. Peraltro non è corretto affermare che l'IVAT acquisisca il materiale in conto vendita per opere più costose rispetto a quelle in conto commissione. Chiaramente si ritiene utile ai fini commerciali evitare di immobilizzare dei fondi per acquisti di opere importanti, la cui vendita è più difficile e meno frequente.

In merito al primo quesito, "con quali criteri vengono effettuate e a quanto ammontano le acquisizioni in conto capitale e come sono suddivise fra i diversi produttori", l'IVAT commercializza i prodotti dell'artigianato valdostano di tradizione, riconducibili alle categorie di cui all'articolo 3 della legge n. 2 del 2003, e i prodotti dell'artigianato valdostano di cui all'articolo 7 comma 2 della medesima legge. In merito all'ammontare delle acquisizioni, sul sito dell'IVAT vengono costantemente aggiornate le tabelle, dove si riportano i dati aggiornati con l'indicazione dei singoli produttori. Tuttavia, a mero titolo indicativo, le fornisco i dati per l'anno 2017 e 2018. Sono stati effettuati pagamenti con contratto di compravendita per 271 mila 500 euro e con contratto di commissione per euro 148 mila 100 euro; per l'anno 2018, il cui l'esercizio è ancora in corso, i dati registrati al 30 settembre sono relativi a 195 mila euro all'incirca per i pagamenti, con contratto di commissione invece pari a 37 mila euro. Io ho stampato una tabella nella quale è indicato anche da chi sono stati acquistati, che è comunque consultabile sul sito; se vuole posso lasciarne eventualmente copia.

Per quanto concerne il secondo punto, "a quanto ammontano le spese per l'acquisizione in conto capitale di pezzi unici, rispetto a quelle destinate all'acquisto di opere di tipo seriale", non esiste una distinzione tra gli acquisti di pezzi unici e di pezzi seriali, perché l'IVAT, come precedentemente detto, acquista rispettando la normativa citata (articolo 3 della legge n. 2 del 2003).

In merito alla richiesta circa un eventuale criterio di valorizzare dei primi rispetto ai secondi, tale criterio in realtà non c'è, in quanto l'IVAT rispetta le normative vigenti in merito all'acquisizione dei prodotti. Svolge invece un'importante azione culturale ed educativa di valorizzazione dei saperi artigianali, al fine di ottenere una sensibilizzazione del mercato in merito a tutta la produzione artigianale nel suo complesso, sottolineando quelli che possono essere gli aspetti più particolari o più premianti di un certo tipo di iniziativa piuttosto che di un'altra.

Infine, in merito alla circostanza "se esiste (o se è in fase di individuazione) un criterio per valorizzare tipologie produttive in fase di scomparsa o poco rappresentate (Attrezzi agricoli, Dentelles, Ferro battuto, Cuoio, oreficeria,...), rispetto a quelle maggiormente diffuse", riteniamo utile evidenziare che l'IVAT svolge azioni culturali e di promozione delle attività in fase di scomparsa, e acquista oggetti dalle cooperative tessili degli artigiani, anche di prodotti di ferro battuto o cuoio, che sono iscritti al registro dei produttori. Si ricorda a tal proposito che la totalità delle produzioni connesse al mondo agricolo - quelle più comunemente conosciute, quali rastrelli, vannerie, cucchiai, scale, eccetera - è prettamente di tipo hobbistico e non professionale. Quindi l'artigiano molto sovente non è titolare di partita Iva e qualche volta non rientra nelle definizioni dei regimi fiscali ordinari che IVAT deve applicare in quanto ente pubblico. Tuttavia, per sopperire a questo tipo di inconveniente, grazie anche a una collaborazione con l'ASIV, che è l'Associazione Scultori e Intagliatori Valdostani, periodicamente e a necessità si cerca di concludere delle commesse che ricomprendono questo tipo di oggettistica o comunque di attrezzatura che, in funzione delle potenzialità di vendita previste, possa soddisfare la presenza nei punti vendita o le richieste da parte della clientela. Spero di aver dato una risposta sufficientemente esaustiva.

Presidente - La parola al consigliere Vesan per la replica.

Vesan (M5S) - Grazie, Assessore, per la sua risposta, esauriente per alcune parti e per altre non tanto. Confidiamo nel fatto che la sua nuova posizione sia ancora talmente luccicante da non averle permesso di mettere mano a tutto quanto. D'altra parte il mantenere l'accorpamento tra finanze e attività produttive, secondo me, è già stato un errore della maggioranza precedente e probabilmente non permette di mettere sufficiente attenzione a un importante settore della Valle d'Aosta. Magari con il bilancio approvato sarà più facile.

Relativamente alla sua piccola precisazione su come vengono definiti i contratti, chiedo scusa: ho usato la definizione "bieca" che veniva usata negli uffici acquisti dell'IVAT, che ho frequentato per molti anni, ma mi rendo conto che, da un punto di vista legale e commerciale, non è la terminologia corretta. Sostanzialmente si tratta di beni che vengono acquistati dall'IVAT e rivenduti o di beni che l'IVAT prende e paga all'artigiano solo nel momento in cui sono stati ceduti sul mercato.

Le tabelle sulle vendite riferite al singolo artigiano non le ho trovate sul sito dell'IVAT, ma riconosco a questo punto la mia incapacità informatica e, se riesce a passarmele, la ringrazierò e farò attenzione anche a tenermi aggiornato sull'argomento. Mi sarebbe piaciuto, ma ho visto che non vengono distinte le produzioni seriali, denotando forse anche non sufficiente attenzione da parte dell'IVAT a questo tipo di produzione: quella fatta manualmente in pezzi unici dai nostri artigiani, rispetto a quella di oggetti fatti con tornio copiatore, con macchine a controllo numerico o ceramiche prodotte con la collatura all'interno di stampi, che in fondo sono un po' più lontani da quel savoir faire che noi tendiamo a tramandare con la tutela dell'artigianato di tradizione. Però sarebbe importante, se fosse possibile, avere questa distinzione, che esiste ai sensi di legge, fra la categoria dell'artigianato di tradizione citata nella sua prima deliberazione e quella dell'artigianato equiparato (ceramica, rame, oreficeria), che invece è nell'altro settore. Sappiamo che questo tipo di distinzione non c'è e non viene neanche citata, ma potrebbe essere importante, proprio perché la stessa normativa regionale fa tale distinzione. Non essendoci dei criteri per stabilire cosa viene comprato, non sappiamo nemmeno quanto venga venduto di uno e dell'altro.

L'IVAT fa valorizzazione educativa, mi ha detto, ma se la stessa non passa anche attraverso l'attività commerciale, è chiaro che il sostegno alle categorie meno tutelate finisce per venire meno. Lei mi ha citato l'importante iniziativa da parte dell'IVAT legata alla commercializzazione anche della produzione degli hobbisti: sappiamo tutti che alla Fiera di Sant'Orso il 90 percento non sono espositori professionali. Però, lei mi ha citato questa possibilità di acquisto di prodotti per il tramite dell'ASIV, che è l'Associazione Scultori e Intagliatori Valdostani: sono tutti hobbisti, ma comprende quasi esclusivamente produttori di scultura, di intaglio e di tornitura, tre categorie comunque molto rappresentate da parte degli artigiani e sicuramente non in via di scomparsa. Queste tre categorie ricomprendono più del 90 percento dei corsi di artigianato fatti nella regione, quindi l'acquisto di prodotti provenienti da hobbisti per il tramite dell'ASIV forse non è la scelta ottimale per valorizzare e tutelare quella che è ormai la tristemente residuale produzione di attrezzi agricoli, di vannerie e di altre categorie, purtroppo non sufficientemente tutelate dal punto di vista commerciale. Ribadisco tutta la mia stima nei confronti della qualità del lavoro dell'IVAT per quello che riguarda la promozione e l'educazione, ma siccome c'è questo importante canale, che è anche di sostegno prettamente economico a questo tipo di attività, mi chiedevo e mi chiedo se l'Assessorato vorrà insistere nei confronti dell'IVAT.