Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3283 del 7 marzo 2018 - Resoconto

OGGETTO N. 3283/XIV - Interrogazione: "Indicazioni fornite per conciliare il rispetto della legge in materia di prevenzione vaccinale con i diritti costituzionali dell'individuo".

Grosjean (Président) - Point n° 15 à l'ordre du jour. La parole à l'Assesseur Bertschy pour la réponse.

Bertschy (UVP) - Nell'interrogazione, vista la legge n. 119/2007 recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, si chiede al Governo "quanti siano i casi di bambini non vaccinati secondo quanto previsto dalla legge". Alla data del 26 febbraio 2018 sono 1.495 su 17.063 bambini soggetti (che corrispondono quindi all'8,9 percento); 510 bambini hanno una situazione vaccinale in corso di regolarizzazione e 1.149 sono stati vaccinati e regolarizzati dal 7 giugno al 26 febbraio. I dati sulla vaccinazione sono chiaramente in forte aumento, anche perché l'applicazione del dispositivo è partito da allora. Sull'antipolio siamo al 93,66 percento, sull'antidifterica al 93,56 percento, sull'antitetanica al 94 percento, sull'antiepatite B al 92,93 percento, sull'antipertossica al 93,56 percento e sul morbillo siamo al 90,33 percento: questi sono i dati attuali.

Seconda domanda: "quali indicazioni sono state date per accordare il rispetto della legge con i diritti costituzionali dell'individuo". Le azioni intraprese in questi mesi sono state e continuano ad essere improntate al recupero dei soggetti minori non vaccinati, secondo quanto previsto dal DL n. 73 del 7 giugno 2017, convertito con modificazioni nella legge n. 119 del 31 luglio 2017, e delle relative circolari attuative emanate dal Ministero della salute con il parere favorevole da parte del Garante per la protezione dei dati personali.

Le indicazioni fornite sinora a livello regionale sono state rispettose sia dell'obbligo imposto dalla normativa suddetta, sia dei diritti costituzionali dell'individuo, e mirate a semplificare gli adempimenti delle famiglie, avendo come obiettivo il graduale e continuo miglioramento delle coperture vaccinali, coscienti che una normativa di tale portata avrebbe creato importanti ma non insormontabili problemi di applicazione. Ne è la prova che sinora nessun minore è stato allontanato dall'accesso ai servizi scolastici ed educativi.

Sulla legittimità costituzionale di tali norme si è già espressa la Corte costituzionale con sentenza n. 5/2018 del 18 gennaio 2018, in coerenza con l'articolo 32 della Costituzione. La Corte costituzionale ritiene che la decisione del legislatore nazionale è volta a tutelare la salute individuale e collettiva e fondata sul dovere di solidarietà nel prevenire e limitare la diffusione di alcune malattie. Soltanto la più ampia vaccinazione dei bambini costituisce misura idonea e proporzionata a garantire la salute di altri bambini e che solo la vaccinazione permette di proteggere, proprio grazie al raggiungimento dell'obiettivo dell'immunità di gregge, la salute delle fasce più deboli: coloro che, per particolari ragioni di ordine sanitario, non possono vaccinarsi. Porre ostacoli di qualunque genere alla vaccinazione, la cui appropriatezza sia riconosciuta dalla più accreditata scienza medico-legale dalle autorità pubbliche, legislative e amministrative a ciò deputate, può risolversi in un pregiudizio per il singolo individuo non vaccinato, ma soprattutto vulnera immediatamente l'interesse collettivo, perché rischia di ledere irreparabilmente la salute di altri soggetti deboli. La sentenza poi dice altre cose.

In applicazione della recente circolare congiunta del Ministero della salute, del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 27 febbraio 2018 recante "Indicazioni operative per l'applicazione dell'articolo 18-ter del decreto legge 16 ottobre 2017, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 2017, n. 172, e per l'attuazione dell'articolo 3 del decreto legge 7 giugno 2017, n. 73, convertito con modificazioni dalla legge 31 luglio 2017, n. 119, per gli anni scolastici-calendari annuali 2017/2018 e 2018/2019", le indicazioni fornite con la circolare regionale sono improntate ai concetti soprarichiamati di rispetto della privacy e di semplificazione. Infatti la procedura che sarà adottata per lo scambio di flussi tra le scuole o i servizi educativi per l'infanzia e l'azienda per l'anno scolastico in corso prevede che i primi inviano all'azienda l'elenco degli iscritti compilando l'allegato approvato dal Garante della privacy, solo di coloro che non abbiano ancora prodotto nessuna attestazione di conformità vaccinale rilasciata dall'azienda (sempre che ce ne siano) da un indirizzo PEC dedicato. L'ASL risponderà entro il 10 marzo 2018 sulla PEC inviando l'elenco e completandolo con l'eventuale indicazione di non conformità vaccinale del minore. Questa procedura consentirà, per chi non è ancora in regola, ulteriori venti giorni dal 10 marzo 2018, pertanto le regolarizzazioni potranno pervenire entro fine marzo 2018.

Président -La parole au collègue Roscio pour la réplique.

Roscio (ALPE) - Grazie Assessore per la risposta, magari dopo le chiederemo di farci avere una sintesi di tutti i dati, perché sono numerosi e non so se siamo riusciti a segnarceli tutti in maniera corretta.

Una prima osservazione, una prima perplessità: il tema che noi abbiamo posto non era tanto sugli aspetti sanitari introdotti dalla legge Lorenzin (n. 119/2017) che ha introdotto ed esteso l'obbligatorietà dei vaccini; noi volevamo piuttosto chiedere delucidazioni sugli ostacoli applicativi - quello che lei ha richiamato - i quali, sebbene non siano insormontabili perché nulla è insormontabile, comportano comunque serie difficoltà. Forse anche l'intento originario della legge era buono, ma vi sono ancora oggi molti dubbi sulle modalità applicative, sull'iter, e anche sulle disposizioni successive. È quasi una sorta di dilemma: ci chiediamo se il fine giustifica i mezzi, se per arrivare agli obiettivi della legge è tutto lecito, perché diversi aspetti rimangono un po' borderline. Ci sono ancora diversi dubbi sul rispetto dei diritti garantiti dalla Costituzione: i diritti della persona, i diritti all'istruzione, quelli dell'uguaglianza del trattamento di fronte alla Repubblica, perché, dal nostro punto di vista, tutto quello che ha a che fare con la sfera personale è molto delicato, va trattato con estrema cautela, soprattutto da parte di chi ha ruoli importanti decisionali. Su questo ci è arrivata anche una segnalazione: all'atto dell'iscrizione on line nelle scuole, veniva richiesto alle famiglie di comunicare se era stato dato corso agli obblighi vaccinali. Ci sembra una cosa alquanto lesiva di certi diritti delle persone. Una cosa simile era già successa l'anno scorso con la questione delle adaptation e abbiamo visto cosa è successo in seguito.

Lei ha ricordato che le scadenze sono imminenti (ecco perché abbiamo ritenuto opportuno parlarne), si parla del 10 marzo, e ci ha detto che la circolare proroga i termini, per cui probabilmente si andrà ancora oltre. Forse è questa la cosa importante: si andrà talmente oltre che si arriverà in dirittura d'arrivo dell'anno scolastico. Proprio in vista di queste scadenze, lei ha richiamato alcune circolari emanate a diversi livelli, sia nazionale che regionale, in cui si demandano però alle scuole - in particolare ai dirigenti scolastici - le incombenze su cui noi esprimiamo dei dubbi. Non abbiamo la certezza granitica che questi possano assumere gli obblighi e le incombenze che vengono loro demandate. A noi risulta che i dirigenti possano comunicare esclusivamente gli elenchi degli iscritti, non altre notizie. Non possono comunicare a nessuno l'elenco di soggetti che non sono in regola, figurarsi altre notizie che riguardano la salute! I dati sensibili vanno trattati con cautela. Non ci sembra che questo problema sia stato risolto.

Un'altra questione sulla quale la Valle d'Aosta ha fatto scelte importanti riguarda le istituzioni scolastiche, i servizi dedicati all'infanzia, in particolar modo quelli in cui la fascia di età va dagli zero ai sei anni, che ormai si possono ritenere in maniera pacifica equiparabili alla scuola dell'obbligo perché sono servizi essenziali. Le norme prevedono, per chi non è in regola, che si arrivi alla sospensione, all'allontanamento dalla frequenza. A nostro parere questo potrebbe generare dei contenziosi e riteniamo inaccettabile proseguire in questa direzione. Fino ad oggi non si è mai verificato (meno male!) e vorremmo che non si verificasse in nessun caso. Ci sembra che il termine per l'ultima trasmissione sia il 30 aprile, il che vuol dire che siamo a un mese dalla chiusura di gran parte delle scuole, e comunque in dirittura di arrivo di tutto l'anno scolastico, che già di per sé ha tantissime incombenze sia per il personale, che per gli studenti e le famiglie, per cui forse aggiungere altre problematiche in un momento del genere non è opportuno, tanto meno avere lo spettro dell'allontanamento e delle sanzioni. Per gli under sedici anni, in caso di inadempienza è prevista una sanzione che può arrivare fino a 500 euro, metodo che noi riteniamo inaccettabile, perché mina l'uguaglianza e l'imparzialità del trattamento delle persone da parte dell'Amministrazione. La Repubblica non può trattare diversamente i cittadini. Sembra quasi che chi può pagare è a posto e può proseguire e, chi no, deve sottostare. Non è usare lo stesso trattamento nei confronti di tutti. Tutto questo senza che ci siano questioni di urgenza, perché non ci risulta che ci siano epidemie giustificanti atti coercitivi come le sanzioni. In altri Paesi europei altri metodi sono stati seguiti e hanno raggiunto risultati migliori.

Dal nostro punto di vista, non ci sono le premesse per non continuare oltre e chiederemo, visto il poco tempo a disposizione, un impegno ben preciso. Presenteremo una risoluzione per avere un po' più di tempo per discutere sulla questione. Grazie e mi scusi, Presidente, se sono stato lungo.