Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3270 del 7 marzo 2018 - Resoconto

OBJET N° 3270/XIV - Communications du Président du Conseil régional.

Farcoz (Président) - À la présence de 31 Conseillers, je déclare ouverte la séance. Point n° 1 à l'ordre du jour.

Je vous communique que le projet de loi suivant a été déposé à la Présidence du Conseil: projet de loi n° 132, présenté par le Gouvernement régional le 2 mars 2018: "Disposizioni in materia di urbanistica e pianificazione territoriale. Modificazioni di leggi regionali".

Une proposition d'acte administratif a été également déposée: "Approvazione del nuovo Statuto della Finaosta S.p.A.".

Je vous informe aussi qu'à partir du 20 février 2018, les réunions suivantes ont eu lieu:

Bureau de la Présidence: trois fois;

Conférence des Chefs de groupe: deux fois;

Ie Commission: une fois;

IIe Commission: deux fois;

IIIe Commission: deux fois;

IVe Commission: une fois;

Ve Commission: une fois;

IIe et IVe Commissions conjointes: une fois.

Aujourd'hui débute le programme des événements des Journées de la Francophonie en Vallée d'Aoste, organisées par le Conseil de la Vallée, la Présidence de la Région, l'Assessorat de l'éducation et de la culture, avec la collaboration des associations culturelles du territoire. Cette synergie fructueuse a comme trait d'union la langue française et se propose d'offrir un éventail de la diversité culturelle et identitaire présente dans l'espace francophone.

Je vous informe que, comme convenu au sein de la Conférence des Chefs de groupe, les points n° 24 et n° 31 à l'ordre du jour seront discutés conjointement.

Je vous informe que ce matin le Conseiller Nello Fabbri a annoncé ses démissions de Chef de groupe de l'Union Valdôtaine Progressiste. Toujours ce matin, le Conseiller André Rosset a communiqué son adhésion au Groupe Mixte. Lundi 5 mars les Conseillers Cognetta et Ferrero ont communiqué leur passage au Groupe Mixte.

La parole au collègue Ferrero.

Ferrero (GM) - La mia è una comunicazione quasi di servizio.

Il giorno successivo a quello della sessione precedente del Consiglio, recandomi in ufficio, ho notato che una porta dell'armadio era aperta (porta che regolarmente è chiusa); era quella che conteneva le richieste di accesso agli atti, le fatture ai sensi dell'articolo 116, nonché alcune segnalazioni alle autorità giudiziarie e contabili riguardo a certe questioni.

Volevo solo raccomandare possibilmente una maggiore attenzione riguardo alla sorveglianza dei locali, poiché si è capito che ad entrare non è stato Arsenio Lupin, dato che la piccola unghietta con la quale gira la serratura era storta, quindi la porta è stata aperta in maniera abbastanza grezza. Questo mi dispiace, ma non farò assolutamente nessuna segnalazione, esposto o denuncia, anche perché c'è talmente tanta roba che sarebbe un problema andare a vedere se è stato sottratto qualcosa. Lascio perdere, penso che Magistratura e Forze dell'ordine in questo periodo abbiano altro da fare.

Ho cercato se trovavo qualche migliaio di euro, magari 4 mila, 20 mila: niente. Per cui mi sono detto: magari quel qualcuno che ha aperto l'armadietto ha voluto fare una donazione... avrebbero potuto essere utili! Purtroppo è stata solo un'effrazione, niente di grave, ma un po' di attenzione sarebbe gradita.

Presidente - Grazie, collega. Mi rammarico di averlo saputo solo adesso. Sicuramente avremmo potuto attivarci per fare un esposto e, secondariamente, invito lei e i colleghi a chiudere a chiave gli uffici.

La parole au collègue Rosset.

Rosset (GM) - È con amarezza e un certo malessere che oggi annuncio la decisione di lasciare il gruppo politico che ho contribuito, con altri colleghi e amici (Luciano, Laurent, Elso), a far nascere e a cui ho aderito con convinzione in questi anni. Il movimento era nato con un progetto di ricostruzione unionista, un progetto politico progressista, progetto politico che fosse di rinnovamento e di apertura; tale movimento voleva riportare ad avere fiducia nella politica e, soprattutto, fiducia in chi la rappresenta. Il nostro era un messaggio che voleva interpretare l'esigenza del cambiamento, del rinnovamento, era un progetto che parlava alla gente con un linguaggio diretto, lontano dalle ampollosità del "politichese". La nostra visione voleva concepire l'azione politica e i suoi metodi attraverso un agire diverso che mettesse in pratica i valori come: libertà, etica, morale, dibattito, condivisione, lealtà.

È vero, in una società che tende ad uniformare il tutto - il bene con il male, il buono con il cattivo - questi valori sono l'essenza indispensabile per ricostruire la "casa comune dei valdostani" di cui tanto si parla, ma anche il senso di appartenenza e lo spirito di comunità. Purtroppo in quest'ultimo periodo sono venuti a mancare la sensibilità umana e la lealtà, sono venute a mancare sincerità e trasparenza, addirittura abbiamo dovuto accettare e subire imposizioni, e non entro nel merito di altre forze politiche. Sono venuti a mancare valori per me fondamentali, perché senza umanità non si può costruire una società migliore.

La mia non è un'accusa, è una semplice constatazione che evidenzia come i valori in cui io credo, di cui ho parlato e ho citato poc'anzi, rischiano di trasformarsi in gusci vuoti se non sono sostenuti da strumenti più adatti a realizzarli. Oggi mi allontano, non scappo. Lo dico con tristezza, con l'augurio che questa scelta induca riflessioni profonde, che non porti processi sommari o a battute di spirito. Per me questi sono stati anni intensi, fatti di tempi esaltanti, ma anche di momenti difficili. Come posso dimenticare il 10 marzo 2017? Sia chiaro che non porto rancore, né condurrò polemiche personali, ma al tempo stesso non devo chiedere scusa a nessuno; mi assumo tutte le responsabilità di questa mia scelta, perché ogni diritto implica una responsabilità, ogni occasione un obbligo, ogni possesso un dovere.

Président - La parole au collègue Fabbri.

Fabbri (UVP) - Vorrei anch'io illustrare i motivi delle mie dimissioni. Molti passaggi politici, che ultimamente mi sono sfuggiti, mi hanno convinto che non possiedo quella capacità di interpretare i momenti politici che un Capogruppo deve avere nei confronti dei colleghi e del movimento. Questa mancanza di finezza e di interpretazione nelle varie situazioni che si sono verificate mi ha fortemente messo a disagio; per cui, per evitare il ripetersi in futuro di tale spiacevole situazione e fraintendimenti, do le dimissioni da Capogruppo solo ed esclusivamente per motivi personali.

Questo passaggio, però, non implica che io non condivida, come ho sempre sostenuto nel movimento e pubblicamente in Consiglio, il progetto di rifondazione delle forze autonomiste, specialmente in questo momento, che per me e per noi rimane l'unica possibilità per ridare slancio e un futuro alla nostra Valle d'Aosta. A mio avviso, però - ma credo possa essere condiviso da tanti - deve essere una rifondazione sostanziale, non di forma, non di facciata, deve essere una ricostruzione che si basa sulla roccia e non sulla sabbia, perché possa dare quella speranza di cui parlavo prima.

Président - La parole au collègue Gerandin.

Gerandin (CC-MOUV) - Penso che ora ci sia davvero tanto su cui riflettere della politica valdostana. Facevo due conti: in questo momento, in quest'aula, tenuto conto anche del passaggio dei colleghi Cognetta e Ferrero al Gruppo Misto, se confrontiamo i dati delle elezioni politiche la rappresentatività di questi dati è sotto il 42 percento, per cui penso che il messaggio che ci è giunto dai valdostani non può essere sottovalutato, non può essere banalizzato, soprattutto è un risultato che deve fare riflettere la politica valdostana. Sicuramente è frutto di cinque anni deficitari a livello parlamentare, per essere molto onesti e non polemici; cinque anni di fiducie date senza alcun motivo, quando le Finanziarie, una dietro l'altra, ci massacravano; cinque anni in cui l'unica Regione a Statuto speciale che non ha concluso un accordo finanziario con lo Stato è la Valle d'Aosta, ma non perché non l'abbia raggiunto, bensì perché non ci siamo neanche mai seduti. Il ruolo dei Parlamentari è stato quantomeno deficitario. Qualcuno si vantava degli 800 milioni: è bene che i valdostani sappiano che gli 800 milioni la Regione li aveva già spesi, sono stati dilazionati in cinque anni, erano "dovuti" dallo Stato a seguito dei rapporti finanziari pregressi e qualcuno si è vantato di averli portati a casa. Questa non è la politica della presa in giro per i valdostani, e questo è un aspetto.

C'è un altro aspetto che, secondo me, è sintomatico di questo risultato elettorale: in cinque anni di governo regionale, dove è regnata sovrana l'incoerenza, la mancanza di rispetto degli elettori, il fatto che fossero le segreterie e le commissioni politiche a decidere se e come disfare e fare nuove maggioranze, dove c'è stata poca trasparenza e incompetenza da parte di chi ha amministrato e soprattutto gli interessi personali, dove invece del Rassemblement - come qualcuno sta rilanciando in questo momento - c'è stato più che altro un embrassons-nous per interessi di poltrone, il risultato finale è questo!

Io ho un altro motivo di preoccupazione: che in questo momento si stia mettendo in discussione l'autonomia, principio che la Valle d'Aosta si è guadagnata e che è da difendere. Si mette in discussione perché è stata usata in maniera assolutamente inesplicabile per i valdostani: per questioni personali, per strani interessi, usando la politica. È stata mortificata la nostra Autonomia. In questo momento l'autonomia fuori Valle è vissuta come un privilegio e come un sistema per avere benefici personali, ma penso che i valdostani, con questo voto, abbiano dimostrato che probabilmente non è l'autonomia ad esser messa in discussione, bensì come vengono gestite le competenze che la stessa autonomia ci dà. Non fare una riflessione in questo momento mi pare estremamente deficitario.

Concludo con un rammarico e mi unisco a quanto detto prima dal collega Rosset: io sono stato tra i membri fondatori dell'UVP e vedere il movimento che si sta sfasciando sotto questo progetto che nessun in Valle ha capito (perché penso che gli elettori lo abbiano affossato definitivamente), e soprattutto che dei tre membri fondatori che ha ricordato - mi dispiace non abbia ricordato anche Claudio Brédy, che purtroppo è mancato, ma che aveva già preso le distanze a suo tempo - rimangano lei, Presidente, e qualcuno dei suoi amici più fedeli, a me dispiace. Non è motivo di soddisfazione, io ho creduto in quel progetto, per cui è un po' una mortificazione soprattutto il fatto che in questo momento non ci sia trasparenza amministrativa e non si voglia, quando si parla di "Rassemblement", affrontare la questione morale. Se noi non ripartiamo da una questione morale azzerando anche quelli che possono essere - per il momento - solo sospetti, l'autonomia non solo sarà a rischio, ma sarà a rischio anche quel famoso "Rassemblement" che io chiamo più comunemente "embrassons-nous" per interessi di poltrona. Se si leggono le dichiarazioni fatte, mi pare che non sia stato capito questo messaggio, per cui sono due volte preoccupato.

Concludo. Auguro sicuramente buon lavoro ai nostri Parlamentari, in particolare alla collega Tripodi che è stata eletta per la prima volta. Come cittadino non sono però tranquillo, se leggo che tra le prime cose che si vogliono mettere in discussione ci sono le competenze prefettizie ed eventualmente lo Statuto della Valle d'Aosta.

Président - La parole à l'Assesseur Bertschy.

Bertschy (UVP) - Non sarei intervenuto nel dibattito se non dopo le dichiarazioni del collega Gerandin, che dispiacciono, perché la campagna elettorale è terminata domenica e ognuno sta analizzando i risultati. Ieri sera il Conseil des Communautés dell'Union Valdôtaine Progressiste si è riunito, tra l'altro in una sala non pubblica, non delle istituzioni, gli organi politici li riuniamo in altre sale, però ci siamo detti le cose che sono andate bene e quelle che sono andate male. Ringrazio il collega Andrea Rosset per quanto ha fatto per l'UVP e spero che con questo suo segnale ci dia un ulteriore stimolo per ripartire. Ci siamo detti cosa ha funzionato e cosa no, non usando i termini che si usano alla fine di una campagna elettorale per lanciarne un'altra.

Collega Gerandin, io stimo la sua attività da amministratore, però quando banalizza così l'attività degli altri movimenti secondo me sbaglia, anche perché lei è rimasta l'unica persona coerente qua dentro, ma non mi pare che la sua coerenza abbia pagato per il candidato Marcoz, sostenuto da MOUV e che avrebbe dovuto fare un exploit di voti alle elezioni. Forse oggi il messaggio non può essere quello dei buoni e cattivi, quanto piuttosto: ognuno faccia i suoi ragionamenti, cerchi di pensare agli errori che ha fatto, se ne ha fatti, parli alle persone con le quali dialoga in termini politici e proviamo a capire, riguardo al mondo autonomista e senza spostarci su altro, se ci sono le condizioni per fare progetti e percorsi diversi in futuro, senza però gettare sempre fango su tutti e su tutto, perché non credo sia questo l'atteggiamento con il quale poter ripartire.

Il collega Nello Fabbri ha detto bene: c'è politicamente l'intenzione di fare qualche cosa di diverso, di migliore rispetto a quello che forse l'UVP ha proposto insieme all'Union Valdôtaine. Se ci sono idee migliori le vedremo in futuro; però, se l'atteggiamento è semplicemente quello di squalificare gli avversari, ritengo che non sia il punto di ripartenza giusto dal quale possiamo confrontarci.

Ribadisco: abbiamo fatto le nostre analisi e le abbiamo fatte anche velocemente. Ieri sera un'ottantina di persone si sono ritrovate per parlare dell'UVP, dei suoi problemi, delle difficoltà che abbiamo vissuto in queste elezioni; non mi pare che il risultato delle forze autonomiste possa far gioire chi crede in questo ideale e nella rappresentanza di persone che a Roma possono difendere con quei valori la nostra regione e valorizzarne le peculiarità.

Detto questo, buon lavoro a chi è stato eletto e speriamo che noi, come forze autonomiste, sapremo sostenere le cose buone che andranno fatte e contrastare, evidenziare e segnalare tutto quello che andrà invece in contrasto all'interesse della nostra comunità e del nostro Statuto. Le chiederei però di parlare del suo movimento e di smetterla di parlare del nostro, perché non mi sembra corretto nei confronti anche delle tante persone che ancora oggi comunque sostengono il nostro ideale e di altre che si stanno avvicinando.

Président - La parole au collègue Cretier.

Cretier (PD-SIN.VDA) - Volevo esprimere anch'io qualche preoccupazione sulla situazione riferita alle elezioni. Chiaramente siamo tutti bravi a trarre le conclusioni e la colpa nessuno la vuole. Bisogna fare, ognuno nelle proprie sedi, delle valutazioni corrette all'interno dei partiti, dei movimenti e dei gruppi per capire cosa non ha funzionato a livello di autonomia e di Valle d'Aosta.

C'è un malcontento generale legato sicuramente al perdurare della crisi economica e di valori, e forse la nostra colpa è quella di non aver dato risposte, sia nell'immediato che nel passato. A livello nazionale vi è un trend lento, ma positivo, di tematiche di economia, di lavoro e di occupazione. Certo, tutti vorrebbero dei grandi cambiamenti a breve termine, ma questo non è possibile. Soprattutto penso che nel ventennio precedente grandi azioni - causate anche dalla crisi - non sono state portate a termine, non erano tra gli obiettivi e questo ha condizionato molto. Una stabilità sicuramente era necessaria, sia al Governo, a Roma, sia qui, in Valle d'Aosta, per proseguire in questi intenti.

I risultati delle elezioni sono un po' come le sentenze: vanno rispettati e accettati; non è tutto oro ciò che luccica e ci saranno - penso - dei risultati diversi. La politica in questo periodo è stata un po' autocelebrativa, sicuramente non si è occupata a tempo pieno di cosa succede là fuori, sulla strada, i problemi che assillano tutti i giorni la popolazione. Indubbiamente ognuno mette davanti certe situazioni anche familiari e noi non siamo stati capaci di risolverle: questa è chiaramente una mia considerazione. Un'accusa che viene sempre mossa è quella di non aver ragionato su quali scelte occorre fare, scelte fondamentali, che dovrebbe essere un principio cardine della politica. Come è stato detto poco tempo fa a proposito dell'autonomia, qui, a Palazzo regionale, durante un convegno, tutti i santi giorni ci dobbiamo ricordare dell'autonomia e dell'intesa con lo Stato in modo pattizio, non soltanto alle scadenze elettorali.

L'azione che bisognerà intraprendere è quella di riprendere in mano tutti gli aspetti finanziari con decisioni condivise da tutti, per ripartire al meglio e dare un senso alla politica. Io credo che non siamo al fallimento dell'autonomia, anzi, nella nostra concezione forse pratica essa è valida sia per il nord che per il sud e per tutte le Regioni a Statuto speciale. Fanno anche riflettere le molte schede bianche e quelle nulle. Un buon segnale, secondo me, è l'affluenza, espressione di un discreto interesse alla politica e la volontà di partecipazione alle scelte democratiche del Paese, una speranza di contare di più in una comunità e in una società moderna.

L'augurio che faccio al Senatore e amico Lanièce e alla neo Deputata Tripodi è che siano loro gli Chevaliers de l'Autonomie, che grazie anche al voto di altre Regioni a Statuto speciale non venga nuovamente messa in discussione la nostra pietra miliare. La prima autonomia poggiava su due principi base: le agevolazioni di ordine economico e tributario a favore della regione e la concessione novantanovennale per le acque e le miniere. Le concessioni economiche non sono più applicabili per le miniere, ma sicuramente sono ancora valide per l'acqua. Vorrei citare una piccola ricerca fatta da una scolaresca di Donnas: "L'acqua è di tutti".

Occorre quindi pensare ad un'economia autoalimentata, legata alla montagna e alle risorse naturali, potenziando la rete dei trasporti garantendo servizi in loco, perché tutti siamo autonomisti e tutti dobbiamo presidiare il territorio. Siamo legati alla montagna e alle difficoltà, siamo stati capaci di alzare la testa dopo i terribili momenti della guerra, quindi andiamo avanti con obiettivi seri e condivisi.

Président - La parole au Président de la Région.

Viérin (UVP) - Nous croyons que le Conseil est sûrement le lieu du débat et surtout de la confrontation, même si parfois les attaques personnelles ne font pas du bien à la politique: cela a été probablement un des signaux que les électeurs ont voulu donner. Nous croyons donc important de souligner dans ce Conseil quelques considérations politiques sur certains passages qui ont été cités.

Collega Gerandin, credo che ogni movimento debba fare una riflessione su queste elezioni e su tutte le elezioni in generale, così come sulle ultime elezioni comunali che hanno portato a una forte riflessione.

Noi veniamo da una condivisione comune, assieme ai colleghi che lei ha citato: Andrea Rosset, Luciano Caveri, Claudio Brédy e a tanti altri dell'Union Valdôtaine in primis, non dimentichiamocelo. Ad un certo punto ci siamo staccati dall'Union Valdôtaine con un nome e con un progetto ben preciso che si chiamava "Rompre pour reconstruire" (credo non le sia sfuggito). Non penso che allora fosse un suo progetto personale per avere qualche poltrona, ma penso che - come tutti noi - fosse accomunato, visto che il sottoscritto, come altri, le poltrone le aveva abbandonate (lei un po' meno), però siamo certi che in allora fosse una scelta di stimolo per il movimento autonomista principale, per denunciare alcune cose che non funzionavano: metodi, questioni di principio rievocate oggi, e che il nostro obiettivo fosse proprio quello di rompere per ricostruire su presupposti diversi.

Questa legislatura, al di là di tutte le negatività dei passaggi e non passaggi, e anche frazionamenti di gruppi di cui lei peraltro è protagonista assieme ad altri, sicuramente fuori non ha dato il messaggio che noi probabilmente avevamo nella bontà del nostro progetto. Noi rivendichiamo quindi la bontà di avere sempre dibattuto qui in Consiglio e all'interno degli organi dei nostri movimenti - lei peraltro c'era - per cercare di portare a un compimento, perché ci dispiaceva, scindendo le persone dai movimenti, che si andasse a dissipare il patrimonio di tutte le forze autonomiste, non solo di chi come noi aveva fatto una scelta coraggiosa, ma anche di chi l'aveva fatta prima di noi. Questa era una discussione nell'ambito delle forze autonomiste. È stato difficile realizzare questo progetto in questa legislatura, ci sono state grandi problematiche.

Noi oggi rivendichiamo che i progetti politici dei movimenti debbano essere discussi dai movimenti. È anche giusto che le elezioni siano dei momenti in cui si debbano trarre delle considerazioni, tant'è che ieri noi - lo ricordava il collega Bertschy -abbiamo avuto la riunione del nostro "parlamentino" dove ci sono stati tantissimi spunti di riflessione. Sicuramente l'UVP è una di quelle forze che sa fare autocritica e il documento prodotto parte da alcune considerazioni: per esempio che il progetto da noi lanciato quest'estate portasse a costruire una unione delle forze autonomiste almeno riguardo alle elezioni politiche, non solo - come dice lei - con un "embrassons-nous", ma con un "rassemblement", con una ricostituzione di tali forze, le quali, ognuna con le proprie identità, potessero riuscire ad avere un fronte compatto almeno per le elezioni politiche, salvo poi distinguersi a livello regionale. Questo non è avvenuto. Uno dei primi elementi è che il movimento che ha vinto alla Camera ha avuto pochi voti in più rispetto a cinque anni fa, ma la divisione del fronte autonomista ha fatto sì che il fronte autonomista esprimesse solo uno dei due candidati, mentre, unito, avrebbe espresso i due candidati. Questi sono elementi politici.

Altro però è il messaggio che gli elettori hanno voluto dare alla politica, quello sì: la troppa litigiosità, i cambi di campo, le risposte che non sono arrivate in questi anni, questi sicuramente ci sono. Noi, come UVP, crediamo che la gente oggi ci chieda messaggi profondi e temi concreti, quindi lavoreremo sulle tematiche che interessano la gente. I temi nazionali interessavano la gente, ma probabilmente il mondo autonomista non ha saputo affrontare quelli che le forze nazionali hanno saputo cavalcare. Tutte queste riflessioni, assieme ad altre, fanno sicuramente parte del nostro movimento. Noi siamo abituati - lo ricordava il collega Bertschy - a parlare del nostro movimento, non degli altri, perché qui è facile venire a distribuire patenti di vincitori e di vinti. Se vogliamo parlare di vincitori e di vinti, questa coalizione ha espresso il Senatore anche e soprattutto con i voti degli alleati, mentre il suo movimento, collega Gerandin, che era pesantemente schierato solo su una candidatura, non ha mosso la classifica. Il messaggio che gli elettori hanno dato l'hanno dato a tutti, lei compreso!

La campagna elettorale è finita; è vero che ne inizia un'altra, ma noi oggi chiederemmo di non trasformare l'aula del Consiglio in campagna elettorale per altri scopi - che saranno le nostre elezioni regionali - come è stato per le elezioni politiche: con conferenze stampa sulle iniziative consiliari nelle sedi istituzionali, attaccando i candidati delle altre liste. Secondo noi - l'abbiamo detto anche pacatamente - non è questo ciò che oggi la gente chiede e, al di là di tutto, non è ciò che noi sentiamo.

In modo molto pacato, collega Gerandin, dico semplicemente che noi crediamo ancora che tutte le forze autonomiste siano una grande risorsa e che potrebbero veramente trovare delle sintesi sui temi dando anche messaggi diversi che noi per primi abbiamo sempre dato e continuiamo a dare. Non ci sentiamo toccati da certi attacchi, perché non riguardano le persone che lei ha citato, soprattutto quelli dell'UVP.

Concludo, Presidente, con un messaggio all'amico Andrea Rosset. Capisco i periodi di amarezza che ci sono in politica, raccolgo anche i contenuti di ciò che lui ha espresso, peraltro non solo qui, in aula, e negli organi del movimento. Ribadisco la stima e il rispetto per il collega e amico Andrea, per le battaglie condivise anche assieme, con l'augurio che questo allontanamento possa farci ritrovare per nuove sfide e nuove battaglie su nuovi presupposti per ripartire assieme.

Président - La parole au collègue Fosson.

Fosson (AC-SA-PNV) - Oggi ritengo anch'io doveroso esprimere con pacatezza alcune considerazioni a nome del gruppo che rappresento, anche per guardare al futuro e fare delle considerazioni non solo riguardo ad una campagna elettorale.

Il risultato delle politiche è chiaro, non si può barare, si vede benissimo chi ha vinto e chi ha perso. Vi è però una novità: l'affermazione - come nel resto del Paese - dei partiti nazionali, di quello che loro portavano avanti. La Valle d'Aosta non è più un angolo, un laboratorio di politica diverso. E poi vi è anche l'affermazione della protesta al sistema. In un contesto comunque di crisi economica, occupazionale ma anche valoriale, certi populismi hanno fatto breccia e in questo noi forse siamo stati tutti più corretti.

Noi, come raggruppamento, avevamo un progetto di cambiamento e l'abbiamo proposto. Era iniziato con percorsi diversi, si è concretizzato con la Giunta Marquis e poi con questi mesi di opposizione, ma non è stato creduto possibile, valido o percorribile. Tuttavia il cambiamento dell'assetto politico dentro quest'aula è sicuramente partito, così come in Valle d'Aosta, ormai è ineluttabile ed indifferibile. Forse non ne condividiamo le modalità, ma il cambiamento c'è stato e ci dovrà essere, non si può più fermare: è partito.

Quello che colpisce profondamente chi nel cuore è autonomista è la sconfitta di tutti i progetti autonomisti, chi più, chi meno, soprattutto di quanto sta alla base di un progetto autonomista: il credere che l'autonomia speciale della Valle d'Aosta sia un grande valore. L'autonomia per noi è una conquista preziosa, perché permette un percorso specifico che rispetta la nostra realtà, le nostre specificità, che dà dignità anche alla singola persona, ma non è più percepita come un bene da difendere. A me colpisce anche la prima affermazione della deputata del Cinque Stelle (a cui faccio molti auguri), la richiesta di cambiare una delle peculiarità più importanti per lo Statuto della Valle d'Aosta, il riunire le competenze prefettizie insieme a quelle del Presidente della Giunta. Se questo avvenisse, chiaramente la nostra autonomia sarebbe ridotta notevolmente già alla base, come ha spiegato di recente il professor Louvin.

L'analisi che dobbiamo fare tutti è però perché questo è avvenuto. L'autonomia, proprio perché è un percorso specifico di autogoverno, deve portare a percorsi amministrativi validi, deve risolvere i problemi di chi vive nella nostra Valle in modo diretto, efficace, più semplice, forse perché lo Stato non è capace di fare queste cose come le avremmo dovute fare noi. Tutti dobbiamo farci un'autocritica sulla protesta di ieri degli agricoltori per tutto quello che abbiamo messo in piedi in questo settore: non abbiamo sicuramente risolto i problemi della categoria. La nostra forma di governo non ha garantito alla Valle quel sistema di sviluppo auspicabile, dobbiamo farci tutti un'autocritica.

Come si può difendere il futuro, ripartire da questa nostra conquista preziosa per non perderla per strada, così messa in discussione da questo voto? Riuniamo tutti gli autonomisti. Dimentichiamo le divisioni, era evidente a tutti che questo può essere un percorso valido da percorrere. Ci siamo divisi su chi era più o meno autonomista, su chi aveva diritto di definirsi tale. Riunire le forze autonomiste è chiaramente una possibilità, è ovvio, ma permettetemi, se "riunirsi" vuol dire rinforzare alcuni personalismi che comunque hanno condotto tale percorso autonomista in detti anni (allora ce ne siamo andati perché contestavamo proprio questo, non per altri motivi), viene difficile ricongiungersi se non affrontiamo questo nodo importante. Non è che non si vuole stare insieme, ma abbiamo visto e esperimentato che quando siamo insieme qualcuno prevale sempre. Sarà quindi utile fare qualche passo indietro per difendere l'autonomia. Chi è capace di fare un passo indietro in questo momento per favorire questo percorso di riunificazione farà sicuramente un grande favore alla nostra Valle e a coloro che vi abitano.

Président - La parole au collègue Chatrian.

Chatrian (ALPE) - È da due giorni che il gruppo di ALPE cerca di analizzare il voto, perché non ci si deve nascondere dietro un dito: noi pensiamo che il valdostano abbia voluto darci uno schiaffo a titolo di avviso prima che sia troppo tardi. ALPE deve riconoscere che il messaggio politico non ha raggiunto la testa e il cuore del numero degli elettori necessario per ottenere la rappresentanza in Parlamento. Prima considerazione.

Seconda considerazione. Non possiamo non rilevare come il responso delle urne punisca in particolare l'autonomismo: sono i numeri a dirlo, i dati, le elezioni, chi ha votato in tutte le sue diverse forme senza distinzioni, quasi a significare che per la maggioranza della popolazione questo non costituisca più un valore fondante del sistema democratico valdostano.

Terza considerazione. Sono le cause di questo disamore e del voto di protesta conseguente che vanno analizzate con onestà intellettuale e lungimiranza, se si vuole recuperare un rapporto di fiducia con gli elettori. Ho ascoltato attentamente le parole del collega Rosset e non ho capito se rimarrà in maggioranza oppure no, ma poco importa. Ho ascoltato anche le parole del collega Fabbri, ma mi dispiace non aver sentito invece i due colleghi che hanno preso la decisione di uscire dal loro gruppo e che hanno condizionato le elezioni di tre giorni fa. Mi dispiace non capire quali sono state le loro motivazioni, ma magari avremo modo di sentirlo nelle prossime ore.

Quarta considerazione. A livello nazionale mi sembra di aver capito che tre sono i poli: Centrosinistra, Movimento Cinque Stelle, Destre. In Valle d'Aosta i poli sono quattro: due sul fronte autonomista, che hanno presentato due proposte (e pensavamo entrambi che fossero proposte forti) e altri due poli (Movimento Cinque Stelle e Lega) che hanno fatto la differenza. Forse il Senatore Lanièce è stato eletto per i suoi voti personali nella Bassa Valle, dico "forse" guardando i risultati, ma l'autonomismo ha perso, le due proposte hanno perso. Chi ha perso di più poco importa: forse più la maggioranza, forse più questa parte del campo? In questo momento io penso che importi poco, perché i tre partiti nazionali, in sommatoria, sono andati oltre il 50 percento.

Quinta riflessione. Probabilmente lo schiaffo che i valdostani hanno voluto darci sulle proposte che abbiamo fatto - poiché sono due le proposte che non sono passate, né la vostra, né la nostra, però parlo della nostra, non parlo degli altri, perché sono abituato a parlare di cosa facciamo noi - è sicuramente perché non vogliono più annunci, nel settore agricolo le associazioni non vogliono più annunci, vogliono fatti e, se non possiamo dare delle risposte, non vogliono essere presi in giro. Se non ci sono i soldi o le risorse vogliono sapere che quello non si può fare.

Io penso che sia troppo importante e fondamentale la concretezza. Lasciamo perdere il riempirci la bocca - parlo per noi, per il sistema - del fatto che siamo i migliori in tanti campi. No, non siamo i migliori. Avete visto i risultati in Südtirol, hanno fatto cappotto, a differenza di tutte le altre Regioni del nord: sei a zero, quattro autonomisti e due eletti nel momento in cui hanno fatto la loro proposta di natura politica. Per quanto riguarda invece la Provincia di Trento, non è andata così, al contrario, probabilmente qualcosa non ha funzionato anche da loro. Questo per dire che non possiamo fare gli struzzi. L'autocritica, per quanto ci riguarda, l'abbiamo fatta, la stiamo facendo e la stiamo analizzando molto bene. Per noi la proposta deve continuare, perché il sentimento di questa campagna elettorale è che il valdostano ha voglia di cambiamento, ma tocca a noi presentare una proposta credibile, sostenibile, di persone capaci, preparate che facciano la differenza e che possano farla non solo a livello nazionale, ma a livello locale. Penso sia il momento della concretezza più totale, dei fatti, della non millanteria, di non prendere in giro le persone. Se le cose non si possono fare si deve dire, ma soprattutto se non siamo capaci di fare le cose bene dobbiamo presentare persone che facciano la differenza, lasciando i mediocri a casa e mettendo in campo persone che sappiano fare la differenza.

Noi abbiamo presentato due persone molto capaci, molto preparate. Ci dispiace di non aver potuto intercettare e quindi arrivare fino in fondo alla proposta che abbiamo fatto, e mi dispiace che quella parte che ha condizionato le elezioni politiche non abbia voluto dire certe cose prima. Noi continueremo su questa linea, perché la Valle d'Aosta ha bisogno di un cambiamento e di persone capaci. Non ci nascondiamo, non c'è nessuno che ha vinto - io penso - soprattutto per chi è stato fuori dalla partita. Tutti abbiamo perso, chi di più, probabilmente la maggioranza perché i numeri non mentono, ma i nostri candidati non hanno vinto.

Président - La parole à l'Assesseur Baccega.

Baccega (EPAV) - Anche noi, come Edelweiss Popolare Autonomista Valdostano, abbiamo iniziato ieri sera un percorso di valutazione sul risultato elettorale delle politiche in Valle d'Aosta. Secondo noi il risultato è stato una batosta, è stato fortemente condizionato anche dai media nazionali in cui sistematicamente erano presenti i Cinque Stelle, il Centrodestra e Renzi. Questo sicuramente non ha favorito e dato chiarezza al messaggio che le forze autonomiste hanno voluto portare nei vari Comuni, al percorso intrapreso in questa campagna elettorale che si è conclusa.

Noi abbiamo ritenuto che il progetto autonomista fosse un progetto serio, un progetto nel quale andavano profuse tutte le energie e le forze, ma ovviamente si è risentito fortemente di quanto successo in cinque anni in questo Consiglio regionale. Noi abbiamo aderito con convinzione alla coalizione della lista "Vallée d'Aoste", abbiamo voluto essere presenti in tutti i contesti in cui si è sviluppata la campagna elettorale perché ritenevamo che quel progetto di rilancio dell'autonomia fosse serio e concreto, sul quale i valdostani dovevano fare una più attenta valutazione. Il rilancio dell'autonomia non è completato, non è concluso, e l'invito che noi facciamo è a proseguire in quella direzione. L'autonomia è una forza importante che questa Regione deve salvaguardare.

Il fatto è uno: in base alle dichiarazioni che si sono susseguite ieri, la Valle d'Aosta ha perso un deputato, e questo è un fatto gravissimo sul quale tutti quanti abbiamo grosse responsabilità. Non so se sarà il caso - magari lo valuteremo - di invitare i due Parlamentari per capire come inizieranno i loro percorsi all'interno di questo Consiglio regionale, ma noi riteniamo che sia importante guardare avanti. Lo abbiamo detto in tutti gli ambiti in cui ci siamo confrontati, in tutti i Comuni: guardare avanti significa anche essere intelligenti, significa dare prospettive e cercare di capire meglio le esigenze della nostra collettività.

Président - La parole au collègue Marquis.

Marquis (AC-SA-PNV) - Anch'io ritengo doveroso fare alcune considerazioni politiche sul risultato delle elezioni di domenica e dello scenario che si prefigura. Sicuramente è giusto che la politica sappia fare dell'autocritica.

La popolazione valdostana si è espressa in modo chiaro e inequivocabile: ha detto che la Valle d'Aosta fa parte dell'Italia, hanno prevalso i movimenti di matrice nazionale, in particolare il Movimento Cinque Stelle e Lega Nord, che erano i portavoce del malessere della comunità, di coloro che vivono in una situazione di difficoltà. Credo che bisogna saper cogliere con attenzione questo messaggio di protesta verso un contesto difficile, caratterizzato da una fortissima crisi economica, valoriale, occupazionale. Tante famiglie che vivono in Valle d'Aosta si trovano in una situazione di difficoltà, così come tante imprese non riescono a trovare le giuste gratificazioni per il loro lavoro.

Da mesi sostenevamo che fosse necessario un progetto del cambiamento. Noi abbiamo provato a predisporre una proposta e a sostenerla, ma non siamo riusciti a fermarla. Avevamo una base di partenza più ridotta di quella della maggioranza regionale, però sicuramente oggi siamo convinti che quella fosse la strada giusta per dare delle risposte alle esigenze della comunità valdostana. Noi riteniamo che oggi l'autonomia non sia stata sentita come un valore dalla popolazione, perché la popolazione era impegnata su altri fronti, con altre problematiche. Probabilmente la riflessione va fatta sulla gestione dell'autonomia in questi anni, un'autonomia non più a servizio della comunità, ma vista come uno slogan, uno slogan vuoto.

Io non condivido il discorso di rilanciare l'autonomia così come è stato fatto in passato; bisogna rilanciarla in modo responsabile, perché l'autonomia è una cassetta degli attrezzi: se la cassetta degli attrezzi non la si adopera, non serve! Oggi i valdostani hanno detto che l'autonomia non serve, perché non si sono riconosciuti nei progetti presentati dalle forze autonomiste. Credo che questo sia il problema del cambiamento di approccio, non basta riunire le forze. Rassembler per fare cosa? Bisogna avere una visione comune e dei progetti per riunire i valdostani, per raggiungere degli obiettivi, credo sia questa la lezione di cui si debba prendere atto! Abbiamo cercato di portare avanti un progetto del cambiamento e di transizione in sei mesi, ma probabilmente il messaggio non è arrivato.

Ricordo che ad ottobre si era detto di portare le lancette indietro, ma i valdostani ci hanno detto che le lancette vanno portate avanti, non indietro! Era stato presentato un progetto che si pensava dovesse durare quindici anni - così era stato descritto nel mese di ottobre - e oggi dobbiamo anche dire che è stato decretato il fallimento di tale progetto da parte dell'opinione pubblica valdostana. Su questo bisogna fare delle riflessioni serie, che non devono essere messe in campo per salvaguardare lo status quo, perché così non si riuscirà ad andare da nessuna parte! Si alimenterebbe ancora di più il populismo e la protesta. In questi giorni, però, mi sembra di aver colto dei messaggi deboli da questa lezione, che vanno nella direzione di dire: "mettiamoci assieme così risolviamo il problema". No, non possiamo chiuderci dentro il fortino per far sì che vengano a darci fuoco tutti assieme nel Palazzo!

Credo che dobbiamo cambiare marcia e cambiare progetto, dobbiamo renderci conto di quali sono i problemi della popolazione valdostana, dei problemi che necessitano di risposte concrete, non di chiacchiere o di annunci. Riconosco la buona fede di quanto è stato fatto, di quello che aveva in testa qualcuno quando ha detto di portare avanti un progetto di rottura per costruire. Il messaggio che però è arrivato alla gente è solo di rottura di questa legislatura, questa volontà non è arrivata sul territorio! È quindi da qui che bisogna partire in modo serio, se ci si vuole confrontare, perché diversamente continueremmo ad alimentare il populismo e sicuramente faremmo perdere alla Valle d'Aosta un'occasione per determinare nuovamente una situazione di ripartenza, di crescita che possa ritornare a dare speranza e fiducia a tutti i valdostani.

Président - La parole au collègue Rollandin.

Rollandin (UV) - Je crois que chaque groupe a déjà fait comprendre l'attitude de l'après-vote.

L'Union Valdôtaine, comme les autres forces, est en train de faire une analyse sérieuse sur ce qui s'est passé, tout en considérant le fait qu'il y a eu, pendant cette période, un effort pour faire comprendre qu'il s'agissait d'élections politiques et pas régionales. Cet aspect n'est pas banal, car les arguments à la une qu'on demandait de saisir portaient sur des arguments régionaux plutôt que sur la question nationale. Le projet essayait de faire comprendre qu'il ne faut pas donner pour acquis le Statut. Au contraire, malheureusement, la plupart des gens pensent que le Statut existe et qu'il n'y a pas de problèmes. Et voilà les Cinque Stelle, qui ont affirmé que le Statut peut être changé et qu'on commence par l'un des aspects les plus délicats: les compétences de la Présidence de la Région.

Io credo sia significativo cercare di far capire che lo Statuto speciale non deve esser dato per scontato, tant'è che, quando si parlava della modifica costituzionale, si voleva a tutti i costi l'accordo per poterlo modificare. Oggi non c'è e quindi malauguratamente possono modificare lo Statuto secondo logiche che non partono dalla considerazione della Regione per cui tutti possiamo dire "sosteniamo l'autonomia". Non è così. A riprova di questo è uscita immediatamente qual è l'origine, la volontà di qualcuno riguardo all'autonomia della nostra Regione. Noi siamo sempre più convinti che discutere per far capire che cos'è l'autonomia è un aspetto importante. Non può finire lì. Però volevamo capire quali erano gli argomenti che potevano essere portati a livello nazionale in questo contesto, perché le elezioni erano nazionali. Ecco che allora l'autonomia finanziaria, la competenza nelle leggi erano gli argomenti forti, ma non è stato questo l'argomento che è circolato. Su che cosa hanno vinto i Cinque Stelle in tutto il Sud? Sui contributi, sui 780 euro previsti per le persone che non hanno un lavoro e non hanno reddito. Guardate la macchia del Cinque Stelle da Perugia in giù, e poi c'è anche un puntino giallo per la Valle d'Aosta, per la Camera.

Io credo che le riflessioni non possano finire in quest'aula, ognuno le farà nel proprio ambito, però noi crediamo che su questo aspetto sia necessario insistere e trovare magari mezzi nuovi per metterli insieme. È molto più facile rompere. Qui, in questa sala, tutti lo hanno dimostrato: hanno tutti fatto parte della maggioranza, a parte i Cinque Stelle, quindi qui di vergini non ce ne sono. Allora bisognerà smettere di credere che quando si era in maggioranza tutte le cose andavano bene e quando non si era in maggioranza tutto andava male. Non ci crede più nessuno! Il problema è trovare gli argomenti, soprattutto le risposte a quello che chiede la gente.

Adesso andremo verso un periodo altrettanto difficile, a come dare le risposte, e non è così comodo. Ci sarà un'altra campagna elettorale, ma quella per le elezioni politiche ha subito e ha avuto un condizionamento forte dei problemi regionali. C'è poco da fare: questo ha condizionato un buon risultato.

Per quanto riguarda il Senatore, collega Gerandin, il discorso è che la Bassa Valle ha mantenuto e dato una disponibilità di voti che lo hanno favorito. Ci dispiace non averli avuti anche per la Camera e ci dispiace ancora di più pensando alle idee di chi è alla Camera e rappresenta la Valle d'Aosta. Questo è difficile da capire. Adesso non so come la gente se ne renderà conto, però ormai è un fatto. Evitiamo pertanto di fare altri errori.

Point n° 2 à l'ordre du jour: "Communications du Président de la Région". Il n'y a pas de communications.