Oggetto del Consiglio n. 3251 del 20 febbraio 2018 - Resoconto
OGGETTO N. 3251/XIV - Interpellanza: "Adozione di misure per la riduzione del tasso della "mortalità evitabile"".
Farcoz (Président) - Point n° 19 de l'ordre du jour. La parole au collègue Chatrian pour l'illustration.
Chatrian (ALPE) - Solo pochi giorni fa il rapporto MEV (Mortalità Evitabile) con intelligenza a livello nazionale ha confermato un'Italia a più velocità: in base alle classifiche provinciali e regionali, Rimini, Treviso e il Trentino ai primi posti, Napoli e la Campania restano in fondo. Un approfondimento sulla mortalità evitabile per tumori evidenzia tra i maschi un'incoraggiante diminuzione, questa è un po' la fotografia di pochi giorni fa. Il rapporto scientifico che è stato fatto mette in evidenza, in luce le diverse velocità di un'Italia che ha veramente un sistema sanitario diverso. Confermata dai dati definitivi, la notizia ha provocato indubbiamente discussioni a diversi livelli, spesso supportate da pochi dati oggettivi fino a veri e propri j'accuse contro il Servizio sanitario pubblico, perché poi alla fine, come si dice in gergo, il punto di caduta è quello che fa la differenza, cioè avere contezza di qual è la temperatura del termometro per quanto riguarda la mortalità evitabile, con intelligenza.
Abbiamo voluto fare questa iniziativa per conoscere il punto di caduta politico di chi in questo momento governa la sanità valdostana, gradiremmo non parlare del passato - più volte in quest'aula abbiamo parlato della situazione sanitaria -, gradiremmo invece avere contezza e sapere cosa avete fatto, cosa state facendo, quali sono gli obiettivi che l'allora Direttore generale ha dato ai suoi dipartimenti, al suo staff, ai dirigenti.
Faccio un passaggio legato al piano della salute, che a metà 2015 era stato illustrato a tutte le forze politiche. Il suo parto è stato molto difficile, tant'è vero che a inizio 2016 la terza bozza era pronta, ma poi non ha trovato corrispondenza, non c'è stato un atto definitivo, cioè non c'è stata un'approvazione vera e propria. Qui chiedo a lei, collega Bertschy: "se è a conoscenza dei dati riguardanti la nostra regione riportati proprio dal rapporto MEV 2018 e quali valutazioni esprima in merito anche in relazione al trend degli ultimi anni". Questo è un passaggio delicatissimo. Abbiamo un trend negativo, che continua purtroppo ad alimentare in maniera negativa il rischio della poca prevenzione che viene fatta in Valle d'Aosta, tant'è vero che a livello nazionale - ed è lì che siamo molto preoccupati - la Valle d'Aosta presenta livelli particolarmente elevati, al di sopra della media nazionale con riferimento alla mortalità prevedibile, piazzandosi al diciottesimo posto tra le regioni italiane: questo è un dato tecnico, un dato scientifico.
Si sottolinea l'importanza della prevenzione per ridurre il tasso di mortalità evitabile e quindi la seconda domanda che poniamo all'Assessore competente è: "se nell'ultimo triennio l'Amministrazione regionale ha assegnato all'USL obiettivi...", perché sono i documenti che fanno la differenza, con le buone intenzioni non andiamo da nessuna parte. Vogliamo sapere negli ultimi due anni quali sono stati gli obiettivi assegnati all'Azienda, con che strumenti, con che risorse, in che modo e in che tempi.
Terza domanda invece: "quali misure intenda attuare al fine di mutare la preoccupante classifica...". Il nostro trend è negativo, siamo vicini alle due regioni del Sud e tutto questo non solo ci preoccupa, ma vorremmo capire cosa c'è a monte. Siamo preoccupati soprattutto perché il trend, evidenziato negli ultimi anni in Valle d'Aosta, evidenzia una costante e cattiva performance. Legato a questo, oggi su La Stampa nazionale a pagina 15 si è dedicata un'intera pagina a questo, si mette in evidenza una sanità a diverse marce, la sanità che divide l'Italia: al Sud si muore prima che al Nord, le differenze fra le aspettative di vita arrivano fino a quattro anni, purtroppo anche qui noi siamo tra gli ultimi. Dove si vive di più in tutta Italia? In Trentino, nelle Marche, in Umbria, in Veneto, in Toscana, in Lombardia, in Emilia, in Abruzzo, in Friuli e poi man mano andiamo verso il Sud e noi siamo tra la Sicilia e la Calabria. Questi sono altri dati statistici che pongo al fattor comune di quest'aula, ma soprattutto al collega che si occupa di sanità, di prevenzione.
Il nostro obiettivo, nel momento in cui abbiamo predisposto questa iniziativa, è stato uno solo: stimolare, cercare di provare a dare qualche suggerimento a chi guida l'Assessorato e, di conseguenza, l'Azienda, in modo che ci sia la possibilità di obbligare l'Azienda a raggiungere determinati obiettivi, a fare della prevenzione, a mettere in campo un piano che possa fare la differenza. Dubito che in due anni si possa cambiare marcia, ma sono certo che il collega in quest'anno e mezzo-due anni di Assessorato abbia avuto modo di raggiungere degli obiettivi di cui oggi noi non siamo a conoscenza, obiettivi che il Direttore generale non ha messo in campo, ma soprattutto strumenti. Magari non è lei che se ne occupa da due anni, ma il suo movimento sì. Mi scuso per aver sbagliato il delta temporale, ma l'obiettivo era esclusivamente di natura politica per capire qual è stata l'inversione di rotta, quei famosi annunci, avete messo a posto l'agricoltura, avete già messo a posto tutta la sanità, adesso vi accingete a mettere a posto il "sistema Valle d'Aosta". Noi siamo contenti se in pochi anni riuscite ad invertire la rotta in tutti i campi: questo è quanto annunciate per il tramite della stampa, ma noi rimaniamo sui dati. La classifica 2018 regionale dice questo: "a livello regionale, ad esempio, il Trentino-Alto Adige ha progressivamente risalito negli anni la classifica regionale fino a raggiungere in questo rapporto la prima posizione per entrambi i generi. Di contro la Campania permane sul fondo della classifica con valori sensibilmente maggiori anche rispetto alle regioni che la precedono. La distribuzione dei valori regionali per le due componenti della mortalità evitabile è particolarmente esplicita nel grafico alla pagina seguente - e c'è un passaggio sulla Valle d'Aosta, questo a livello nazionale - la tabella in questa pagina e la sua rappresentazione grafica permettono di cogliere altre particolarità. L'unica Regione del nord che si posiziona in fondo alla classifica è la piccola Valle d'Aosta: ad esempio, si evidenzia per entrambi i generi un valore al di sotto nettamente della media nazionale".
Penso che questo debba farci riflettere, ma l'obiettivo della nostra iniziativa è sapere non cosa faremo, cercheremo, metteremo, parleremo, affronteremo, ma i documenti che invece avete posto, invertendo la rotta all'interno dell'Azienda dicendo: "questo è il nostro piano, queste sono le nostre idee, questa è la prevenzione che vogliamo fare, questi sono gli strumenti che noi mettiamo in campo, queste sono le risorse". È stato bravo ad avere più risorse nel suo dicastero in questi mesi e quindi utilizzare al meglio le risorse pubbliche per poter fare la differenza.
Ho voluto dilungarmi un po', ma io penso che questo possa essere utile a provare a mettere in campo delle azioni per poter invertire la classifica in questo senso e, dall'altra parte, tenendo sempre molto fermo il baricentro, quello del punto di caduta, e, se riusciamo a fare meglio la prevenzione, io penso che siano degli elementi fondamentali e importanti per tutta la comunità valdostana.
Président - La parole à l'Assesseur Bertschy pour la réponse.
Bertschy (UVP) - Collega Chatrian, io posso risponderle in qualsiasi maniera che lei completerà la sua interpellanza dicendo che siamo scarsi, che non siamo efficaci e non riusciremo a risolvere i problemi. Visto che lei mi ha detto cosa devo rispondere nella sua interpellanza, mi ha già detto cosa si aspetta che io le rispondo, come capita in tutte le interpellanze, anticipo, perché poi magari... ogni tanto dice: "ma perché l'Assessore non replica?". Nell'interpellanza succede che uno espone, l'Assessore risponde e poi l'interpellante replica. È capitato così in ogni interpellanza: siamo scarsi, non siamo capaci e quindi a breve finalmente ci sarà qualcuno più capace che risolverà i problemi.
Per quello che riguarda il rapporto del MEV 2018 e i dati che ha citato, ne siamo a conoscenza e, come nella gestione di qualsiasi politica, si cerca prima - e si cercherà di farlo dopo - di dare, attraverso una programmazione dei progetti ancor prima che delle risorse, una priorità alle criticità che vengono segnalate. I dati, come lei ha ben evidenziato, dicono che la quota dei decessi che intervengono prima dei 75 anni di età, per cause prevenibili o trattabili con interventi di prevenzione primaria, secondaria attraverso la diagnosi precoce, una terapia o altra assistenza sanitaria di riconosciuta efficacia, ci vedono per una parte di questo rapporto in difficoltà. È chiaro che la prima cosa riguarda la prevenzione primaria, che riguarda le iniziative di promozione di corretti stili di vita: alimentazione, attività fisica, lotta al tabagismo e all'alcol, sicurezza nei luoghi di lavoro e in casa; la seconda la prevenzione secondaria che riguarda la diagnosi precoce delle malattie e la terza l'attività di prevenzione, igiene e assistenza sanitaria.
La complessità dei temi da affrontare è molta ed è importante una lettura differenziata di questi dati, altrimenti si rischia anche di generalizzare sull'argomento. Una lettura differenziata dei dati per cause di mortalità, in modo da fare una valutazione che sia di tipo analitico. Ciò consente di riscontrare le criticità e mettere in atto degli interventi che possano modificare i trend segnalati nel corso degli anni in rapporto con le altre Regioni. I dati del rapporto MEV 2018, che si riferiscono al 2015 sulla mortalità evitabile in Valle d'Aosta, confermano il dato medio nazionale, che vede i maschi superare le femmine di grande misura su questa specifica mortalità. Nel 2015 i maschi valdostani deceduti hanno perso mediamente 25,97 giorni di vita contro i 13,68 delle femmine. I corrispondenti valori medi nazionali per i maschi sono di 23,36 giorni e per le femmine di 13,42 giorni, ciò verosimilmente per l'effetto degli stili di vita nocivi, ai quali i maschi sono tendenzialmente più esposti.
La mortalità evitabile ha due componenti: la mortalità cosiddetta "prevenibile" e la mortalità cosiddetta "trattabile". La prima si riduce con una prevenzione efficace, la seconda con una buona qualità assistenziale. La Valle d'Aosta presenta - e questo credo vada sottolineato per il lavoro che fino ad ora è stato fatto - dei valori inferiori alla media nazionale per entrambi i generi per la componente trattabile, ma registra nel 2015 dei livelli particolarmente elevati a confronto delle altre regioni per la componente prevenibile. Infatti se in media a livello nazionale si sono persi 11,36 giorni nei maschi e 8,95 nelle femmine decedute per cause dovute alla mortalità trattabile, gli stessi valori nella nostra regione sono stati più bassi: pari al 10,68 per i maschi e 8,07 nelle femmine. Diversa e opposta, invece, è la situazione per le cause di morte che potevano essere evitate con maggiore prevenzione. In questo caso nel 2015 la Valle d'Aosta ha perso 21,08 giorni per i maschi deceduti e 11,11 giorni tra le femmine decedute, a fronte dei medesimi valori medi nazionali di 18,50 per i maschi e 10,16 tra le femmine. Il differenziale rispetto alla media nazionale è quindi più elevato anche se più ampio tra i maschi valdostani, che non tra le valdostane. È sulla mortalità prevenibile quindi che la Valle d'Aosta evidenzia dati che devono essere sempre più attenzionati.
Negli ultimi anni sono stati programmati a livello nazionale, e in parte attuati, progetti di prevenzione primaria che vedranno i loro frutti nel corso dei prossimi anni, poiché l'effetto di tali interventi, come credo tutti capiamo, si sviluppa non nel breve ma nel medio periodo. I dati del MEV vanno comunque approfonditi nella maniera più analitica possibile, perché questo ci permetterà di entrare nelle aree di criticità da affrontare in maniera sempre più tempestiva con attività di prevenzione primaria. Un esempio su tutti più evidente è quello rispetto alle altre regioni, dove si riscontrano, nel gruppo delle morti violente, dati sugli incidenti stradali e sugli incidenti domestici da sottolineare. Diciamo che questo richiederà un approccio alla materia con interventi di sensibilizzazione e informazione di natura multiprofessionale e multidisciplinare.
Nell'ultimo triennio l'Amministrazione regionale ha assegnato all'ASL degli obiettivi che andremo adesso a specificare, cercando di andare un po' più veloce. Nell'ambito della prevenzione primaria l'assegnazione della relazione di sviluppo del piano regionale della prevenzione con monitoraggio e il raggiungimento dei valori attesi nel corso del quadriennio 2016-2020, culminato con l'approvazione del piano regionale avvenuto con la deliberazione del 2016, in cui si prevede espressamente la promozione di stili di vita attraverso il governo delle azioni del piano regionale teso alla promozione e all'adozione nelle popolazioni di stili di vita sani con particolare riguardo all'alimentazione, al contrasto al fumo e all'alcol, alla promozione dell'attività fisica, al benessere psicofisico delle nuove generazioni, passando attraverso la sensibilizzazione e la responsabilizzazione genitoriale a partire già dal periodo della gravidanza e dell'attesa. Non ultimo ricordiamo l'approvazione del piano di prevenzione vaccinale 2017-2019. Per quanto riguarda la prevenzione secondaria, ricordiamo la deliberazione della Giunta con la quale sono stati introdotti screening oncologici femminili; si è incrementata l'offerta attiva per lo screening mammografico, riorganizzata l'attività di senologia clinica e si è previsto anche l'utilizzo del test HPV come test primario.
Per ciò che concerne invece l'attività definita dal MEV "igiene e assistenza sanitaria", ricordiamo che l'area ospedaliera ha ricevuto come mandato la costituzione di reti cliniche per patologie tempo dipendenti quali infarto, ictus, traumatologia, sviluppo dei DEA di secondo livello.
L'area territoriale è stata incaricata di occuparsi, tra l'altro, di assistenza in emergenza e assistenza primaria. Inoltre sono stati affrontati percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali per le principali e più diffuse patologie che integrano i servizi sanitari ospedalieri con quelli territoriali e i servizi sanitari con quelli sociali, ma anche la riorganizzazione dei servizi socio-sanitari rivolti a quella fascia di popolazione, minori adolescenti e giovani che consentano la diagnosi precoce delle problematiche di salute più diffuse e preoccupanti riferite alla salute mentale e alle dipendenze patologiche e la presa in carico, attraverso competenze, di servizi specifici dedicati ai minori di età attraverso lo sviluppo di collaborazione fra dipartimenti aziendali, servizi sociali regionali e le istituzioni scolastiche.
"Quali misure intenda attuare al fine di mutare la preoccupante classifica, riportata nel rapporto sopracitato, che mette in luce le criticità della prevenzione sanitaria": nel piano regionale 2016-2020 sono quindi previsti obiettivi che riguardano, direttamente e indirettamente, la riduzione della mortalità evitabile attraverso interventi di prevenzione primaria, quindi sono in progetto azioni rivolte ad incidere in tal senso con i risultati che saranno però rilevabili solo a medio-lungo termine. Alcuni tra gli interventi di prevenzione primaria in via di sviluppo rientrano tra le tematiche rilevate come particolarmente dolenti per la nostra regione. Sono previste specificatamente azioni basate su prove di efficacia che riguardano la riduzione del consumo a rischio alcol, l'identificazione precoce dei soggetti con problemi comportamentali, con disturbo del comportamento alimentare, con situazioni di disagio sociale e forme di dipendenza. Sono inoltre previsti interventi di formazione degli operatori socio-sanitari per il riconoscimento precoce di tali fattori di rischio, soprattutto tra gli adolescenti e i giovani.
Per quanto concerne la prevenzione primaria degli avvelenamenti da sostanze chimiche pericolose per l'uomo, sono in via di potenziamento i programmi di controllo oggi attivi e che mirano alle rilevazioni tempestive di situazioni di non conformità relativamente ai regolamenti di settore. Infine è in programma il potenziamento della sorveglianza epidemiologica per focalizzare meglio la natura delle problematiche a livello locale, ma anche l'obiettivo di monitorare efficacemente le situazioni di rischio e di disagio.
Per venire a concludere, anche perché il tempo è concluso, le sei azioni che si stanno promuovendo nel piano socio-sanitario sono: le scuole che promuovono salute, la comunità che promuove salute, l'Azienda sanitaria che promuove salute e la sicurezza, il programma 4 (Sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria), il programma 5 (Salute e benessere, sicurezza nei luoghi di lavoro) e il programma 6 (Ambiente e salute rivolto agli ambienti di vita). Su questi cinque programmi si sta sviluppando un'iniziativa importante, soprattutto un'iniziativa di rete con tutti i soggetti portatori di interesse che possono avvicinare i cittadini, soprattutto quelli in difficoltà nelle fasce di rischio. Rispetto a tutto questo, quindi c'è un ampio piano da sviluppare nei prossimi anni, da finanziare e da rendere efficace nell'interesse dei cittadini.
Président - La parole au collègue Chatrian pour la réplique.
Chatrian (ALPE) - Cercherò di utilizzare aggettivi non troppo pesanti e di non urtare il suo essere nel rispondere e cercare di fare il punto della situazione su tre domande complesse, alle quali penso che in dieci minuti non sia facile rispondere. C'è una fotografia che penso preoccupi noi, ma preoccupa anche lei immagino, perché, dal momento in cui si mette in evidenza la situazione del sistema Valle d'Aosta, penso che ci obblighi a cambiare marcia.
Io ho ascoltato la sua replica, mi sembra una replica con tante buone intenzioni. Come un buon padre di famiglia dice che dobbiamo rivedere le nostre criticità. Le dico per il futuro, per le prossime settimane, per i prossimi mesi quanto meno su questo tema io penso che la differenza la facciano solo i risultati, ma se a monte ci sono delle priorità, se a monte però ci sono dei misuratori che possono valutare causa/effetto, azioni che devono essere molto forti, altrimenti io penso che siano delle azioni che alla fine non modificano la situazione, quello che, purtroppo, è lo stato dell'arte di questo documento che ho cercato di mettere in evidenza e che immagino che i suoi tecnici e lei stesso abbia avuto modo di studiare, dettagliare e capire.
Collega Bertschy, se poi questo le dà fastidio, non la voglio assolutamente urtare, ma penso che sia il momento di essere un po' più coraggiosi. Al di là del disguido che c'è stato qualche giorno fa, adesso non ha modo di avere un direttore generale, ma io penso che si debba avere un po' più di coraggio e non vivere alla giornata seguendo l'ordinaria amministrazione: "abbiamo questa barca, cerchiamo di non farla affondare". Io penso che sia il momento di prendere il toro per le corna, fare un'analisi dettagliata e puntuale e darsi delle priorità.
In pochi anni uno non può indubbiamente cambiare il mondo, ma può invertire la rotta. Se il trend è negativo, è importante mettere un freno, questo dal mio punto di vista. Mai vorrei dare delle lezioni a lei che guida l'Assessorato da un anno - e il suo movimento da due -, che sta mettendo a posto le sorti del sistema Valle d'Aosta, anche se i dati dicono il contrario. Vorremmo essere utili alla causa e quindi le facciamo sapere dove le cose non vanno, ma soprattutto come dovrebbe invece provare ad invertire quella rotta. Si prenda quindi qualche settimana, provi a fare un'analisi con i suoi tecnici, con i suoi capi dipartimento, con il futuro Commissario che guiderà l'Azienda e individui le principali criticità, tra le quali isoli le priorità e trovi gli strumenti, le risorse e la prevenzione che si vuole mettere in campo. In questi giorni mi sono studiato cosa succede nell'arco alpino, di chi abita in montagna come noi che ha le nostre stesse difficoltà, lei prima mi parlava di patologie, tempi dipendenti legati a chi per scelta vuole rimanere in montagna, nell'alta montagna, dove è distante, a cui dobbiamo garantire le pari opportunità: la salute dei residenti in aree rurali è peggiore di quella delle popolazioni urbane, questi sono dati scientifici e quindi noi su questo dobbiamo lavorare. Per territori rurali troppo antropizzati e con una popolazione dispersa e isolata nei centri più popolosi la montagna mostra svantaggi sia nei fattori di rischio che nella mortalità per tutte le cause, per le cause accidentali e per le malattie respiratorie e circolatorie ed è lì che io la invito veramente a, come si dice in gergo, flaggare, cioè provare a cambiare passo, cambiare marcia per raggiungere degli obiettivi che oggi non sono raggiunti per chi ha deciso, per scelta, di rimanere in montagna.
Una terza considerazione che vorrei farle è questa: il riscontro dei più sfavorevoli livelli di salute in montagna sarebbe contro intuitivo dato che nel senso comune prevale l'idea che la vita in montagna sia esente da molti fattori di rischio per la salute caratteristici dello sviluppo industriale. Tutto questo le assicuro, dati alla mano scientifici, non ci aiuta in questo momento e, se può esserle utile, se è sua intenzione, magari fermi un attimo la macchina per quanto riguarda la prevenzione e si dia tre semplici priorità per poter invertire la rotta sul nostro sistema di prevenzione.