Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3037 del 23 novembre 2017 - Resoconto

OGGETTO N. 3037/XIV - Rinvio di mozione: "Richiesta al Parlamento di esprimere un giudizio negativo nei confronti del Fiscal Compact".

Rosset (Presidente) - Punto n. 19 all'ordine del giorno. Per l'illustrazione, ha chiesto la parola il Consigliere Padovani; ne ha facoltà.

Padovani (GM) - Con questa iniziativa portiamo al dibattito consiliare un tema che potrebbe sembrare lontano dalla nostra Regione e dalle nostre discussioni, ma in realtà ci riguarda anche molto da vicino, tema che - come direbbe un collega - è à la une nei nostri dibattiti, quello dei 144 milioni, e poi spiegherò perché è strettamente collegato.

È da qualche tempo oramai che si è sviluppato nel Paese, anche a livello di istituzioni europee, un dibattito sull'opportunità di impedire la trasposizione in via definitiva nell'ordinamento europeo del Fiscal Compact, ovvero del Titolo III del Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione europea. Il Trattato, siglato a Bruxelles il 2 marzo 2012 da venticinque Stati membri dell'UE, è entrato in vigore a gennaio 2013. In quanto trattato intergovernativo, dal punto di vista formale il TSCG non rientra nell'ordinamento europeo. Va segnalato che il transito di un set di disposizioni da un trattato siglato dagli Stati contraenti come soggetti di diritto internazionale e ordinamento dell'UE non rappresenta una circostanza eccezionale. Anche le disposizioni del Trattato di Schengen, ad esempio, hanno seguito un iter analogo. Con tale trattato, come noto, si riproponevano alcune regole di bilancio già introdotte nell'ordinamento dell'Unione e si impegnavano gli Stati firmatari a recepire la regola del pareggio strutturale di bilancio in disposizioni vincolanti o in elevato livello di gerarchia delle fonti giuridiche, preferibilmente a livello costituzionale. Nel dibattito in corso, l'eventualità di una proposta di revisione del contenuto di tale trattato viene legata ad una clausola contenuta nell'articolo 16 del trattato stesso, che contempla, entro cinque anni dall'entrata in vigore, sulla base di una valutazione dell'esperienza maturata in sede di attuazione, l'adozione delle misure necessarie per l'incorporazione delle norme contenute nel trattato nell'ordinamento dell'UE. Questa disposizione recepisce una proposta di modifica avanzata dalla Commissione europea e dal Parlamento europeo durante il negoziato del trattato, alla quale le istituzioni dell'Unione parteciparono in veste di osservatori. L'emendamento rifletteva l'insoddisfazione delle istituzioni europee rispetto al metodo decisionale con l'iter governativo, che in quella circostanza era stato adottato per rendere vincolanti e in qualche modo blindare un elevato livello di fonti giuridiche alle regole di bilancio in questione. L'inclusione delle stesse norme nel diritto dell'Unione, attraverso modifiche dei trattati istitutivi, avrebbe invece richiesto, sulla base delle regole di funzionamento dell'Unione, l'approvazione degli Stati membri all'unanimità e del Parlamento europeo. La clausola di cui all'articolo 16, denominata in gergo "clausola rendez-vous", mirava a circoscrivere temporalmente il vulnus inferto alla prassi decisionale dell'Unione.

Alla fine di quest'anno, quindi cinque anni dopo la sua approvazione, il Fiscal Compact potrebbe essere inserito nell'ordinamento giuridico europeo, divenendo giuridicamente superiore alla legislazione nazionale e rendendo irreversibili le politiche di austerità. Il Fiscal Compact, infatti, proseguendo la linea tracciata da Maastricht in poi, assume la trappola del debito pubblico come cornice indiscutibile dentro la quale costruire la gabbia per i diritti sociali e del lavoro e la privatizzazione dei beni comuni. Basti pensare che, se dovesse essere confermato, il Fiscal Compact prevedrà per il nostro Paese l'obbligo nei prossimi vent'anni a portare il rapporto debito/PIL dall'attuale 132 percento al 60 percento, con un taglio annuale della spesa pubblica di 50 miliardi. A questo d'altronde mira l'inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione, pareggio di bilancio che noi, come Paese, abbiamo inserito in Costituzione, previsto dal Fiscal Compact, eseguito dal Parlamento italiano senza alcun referendum popolare nel 2012. Si tratta della definitiva consegna di tutto ciò che ci appartiene agli interessi delle grandi lobby finanziarie, nonché di una definitiva sottrazione di democrazia con scelte politiche ed economiche non più dettate dalla discussione democratica, bensì dagli algoritmi monetaristi.

Ora, perché ci riguarda molto da vicino? Perché le politiche e le misure di austerità sono state in questi anni scaricate sugli Enti locali attraverso il Patto di stabilità interno, che è quello per il quale noi dobbiamo dei soldi allo Stato; che poi ne dobbiamo 142 c'entra relativamente, quello è frutto di altri accordi, però noi dobbiamo dei soldi allo Stato per questo accordo. Tale accordo ha scaricato sugli Enti locali, attraverso il Patto di stabilità interno, i tagli ai trasferimenti erariali e i tagli lineari delle spending review fino a minarne le primarie funzioni pubbliche e sociali agli enti di prossimità per i servizi ai cittadini, togliendo quel poco di autonomia che gli Enti locali avevano nei confronti degli enti di rango superiore, vanificando nei fatti ogni spinta e velleità di federalismo (quindi sembra tanto lontano da noi, ma tanto lontano da noi non è).

Cosa chiediamo? Chiediamo che il Consiglio dia un giudizio negativo sugli effetti di tale trattato e chiediamo l'impegno ad inoltrare questa mozione alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica e, contestualmente, al nostro Deputato e Senatore, affinché sostengano il ritiro dell'adesione del nostro Paese, impedendo comunque che venga incardinato nel diritto dell'Unione europea e poi ad informare la cittadinanza sulle motivazioni della presente mozione, perché pensiamo che il dibattito pubblico sia importante.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Perron; ne ha facoltà.

Perron (UV) - Presidente, le chiedo cortesemente di accordarci una breve sospensione per una riunione dei Capigruppo con il Governo e con i proponenti, al fine di concordare un testo, così come avevamo detto.

Presidente - Sospensione concessa.

La seduta è sospesa alle ore 17:35 e riprende alle ore 17:45.

Rosset (Presidente) - Possiamo riprendere i lavori. Qualcuno vuole intervenire sulla riunione? Ha chiesto la parola il Consigliere Padovani; ne ha facoltà.

Padovani (GM) - Solo per annunciare che, come concordato in Conferenza dei Capigruppo, a seguito dell'impegno della I Commissione di audire i Parlamentari compatibilmente con i loro impegni prima del nostro prossimo Consiglio del 5 e 6 dicembre, noi rinvieremmo la mozione, così com'è, al prossimo Consiglio.

Il Consiglio prende atto del rinvio della mozione.