Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2872 del 14 luglio 2017 - Resoconto

OGGETTO N. 2872/XIV - Approvazione di mozione: "Impegno del Governo regionale a sollecitare il Parlamento ed il Governo ad impedire l'entrata in vigore in Italia del Trattato CETA".

Rosset (Presidente) - Punto n. 29 all'ordine del giorno. Per l'illustrazione, chiede la parola l'Assessore Viérin, ne ha facoltà.

Viérin (UVP) - Questa iniziativa nasce da un documento inviato alle istituzioni, non solo al Consiglio regionale ma anche agli Enti locali, che lo hanno peraltro ricevuto in modo singolo alcuni Comuni e in modo unitario l'organismo che li rappresenta. È un documento che è arrivato dalla Coldiretti nazionale, ma soprattutto dalla Coldiretti Valle d'Aosta in questo caso - e lo vedremo nel dibattito perché, al di là dei temi nazionali e internazionali, esistono delle ricadute anche per la nostra comunità -, che evidenziava un argomento peraltro noto, alla ribalta nelle cronache anche nazionali: la ratifica di questo Trattato sintetizzato nella sigla di CETA. Il 15 febbraio il Parlamento europeo ha approvato la conclusione di questo accordo economico-commerciale globale tra l'Unione europea e il Canada, firmato il 30 ottobre 2016, che prevede l'abolizione della maggior parte dei dazi doganali tra gli Stati. In questa lettera l'Associazione Coldiretti chiede alle istituzioni di prendere posizione per evitare che si mettano a rischio - sicuramente sarà un rischio plausibile se questo accordo viene ratificato - sia da un punto di vista di qualità, ma anche da un punto di vista di originalità i prodotti e il commercio dei prodotti a livello internazionale, soprattutto per una Regione come la nostra che ha delle caratteristiche anche in termini di OGM-free, che è una Regione con una connotazione dei propri prodotti, una filiera che segue con attenzione i disciplinari, che ha dei prodotti riconosciuti, che, attraverso delle operazioni grandi e anche difficili, ha visto riconosciute le proprie prerogative.

"Cosa potrebbe succedere?" è quello che si chiede il consumatore, perché poi le istituzioni in generale devono pensare alla propria comunità e soprattutto a tutelare i consumatori sia in termini di qualità che in termini di rischi di contraffazione dei marchi. Noi sappiamo che già abbiamo delle grandi difficoltà a vedere tutelati i nostri marchi in territori extraeuropei, che non hanno disposizioni che vanno nell'ottica di dire: "noi riconosciamo quel prodotto", i nostri sono dei prodotti di eccellenza, DOP, quindi la fontina, il lardo, piuttosto che il prosciutto Jambon de Bosses che il Fromadzo. Al di là di questo, noi crediamo che questo accordo porterebbe alla possibilità di importare marchi contraffatti, che già oggi vengono prodotti in questi Paesi, e in barba a tutte le regole che noi invece dobbiamo imporre ai nostri agricoltori, allevatori e poi a chi fa la promo-commercializzazione. Si vedrebbe importare in Europa, e quindi anche in Italia, questi prodotti senza controllo.

Ieri il collega Bertschy ed io abbiamo sentito il Presidente di Coldiretti nazionale in un'intervista radio raccontare come il grano viene lavorato in Italia con autenticità e come invece certe pratiche anche con rischi tumorali vengono portate avanti nei territori canadesi. Questo per dire che forse l'appello che questa mozione porta avanti è una goccia nell'oceano, però noi crediamo in un Consiglio regionale che si muove e che fa sentire la propria voce. Io qui ho cercato di scaricare una rassegna stampa per vedere come altre Regioni si sono mosse: sicuramente la Regione Puglia - che è la Regione capofila per quanto riguarda gli Assessori regionali -, ha avuto una presa di posizione -; la Lombardia e altre prese di posizione sono arrivate da più parti. Ci sono anche categorie - e bisogna dirlo ad onor del vero - che hanno difeso questo accordo, però noi riteniamo che, per quanto concerne la comunità valdostana, ci possa essere effettivamente il rischio - rischio che era stato peraltro anche evidenziato anche da un punto di vista tecnico da parte dell'Amministrazione - di avere delle ricadute estremamente negative su questi importanti principi. Noi non siamo sicuramente contro il libero scambio, siamo per un'economia che gira, con i prodotti che vengono esportati, ma in questo caso il problema è un po' diverso. La Giunta della Puglia ha approvato l'atto di indirizzo contro la ratifica del CETA, come la Giunta del Lazio e la Lombardia. L'appello di Coldiretti era rivolto ai Governi. Ho coinvolto in questo senso il Presidente e ci siamo confrontati con il Presidente della III Commissione proprio per non dare una valenza politica di appartenenza maggioranza/opposizione, ma per dire che il Consiglio regionale nel suo insieme dà un messaggio in questo senso, se lo condivide. Impegniamo il Governo a sensibilizzare a livello nazionale, abbiamo citato il Parlamento e il Governo, al di là dei nostri Parlamentari, che chiaramente saranno il nostro tramite; attraverso le sensibilità anche politiche che ci sono e i contatti che alcuni eletti possono avere, occorre sensibilizzare da più parti su questa questione. È una mozione di principio quindi che afferma che una comunità è attenta all'identità, alla provenienza, alla qualità e non allo sfregio delle regole, che poi tutelano anche la salute e la qualità della vita delle persone.

Presidente - Siamo in discussione generale. Ha chiesto la parola il collega Padovani, ne ha facoltà.

Padovani (GM) - Per dire che condivido in pieno questa iniziativa dell'Assessore e del collega Nogara, perché si parla in questa iniziativa di un trattato che ha visto l'opposizione di tantissime associazioni, che difendono vari interessi: dalle associazioni dei consumatori alle associazioni degli agricoltori; in Italia c'è un insieme di associazioni che comprende la Coldiretti, le associazioni dei consumatori, l'ARCI, molti movimenti che fanno riferimento alla sinistra sia in Parlamento che fuori. È un trattato che, come diceva bene prima l'Assessore, colpirebbe l'agricoltura italiana e ovviamente anche l'agricoltura valdostana e causerebbe dei gravissimi danni soprattutto alle produzioni di qualità, che in Valle d'Aosta sono tantissime e di altissima qualità. Il rischio è che molti prodotti che sono delle brutte copie dei prodotti italiani, magari anche con dei nomi che in Canada possono suonare come nomi italiani, entrino nel commercio europeo facendo concorrenza ai prodotti originali che hanno anche magari la dicitura DOC, DOCG e varie diciture di qualità. È un trattato che è frutto della politica commerciale europea e canadese, che dà la priorità all'apertura dei mercati, alla crescita guidata delle esportazioni e ai profitti delle imprese, alla deregolamentazione e a speciali privilegi per gli investitori.

Uno dei capitoli più preoccupanti di questo trattato è appunto quello sugli investimenti perché prevede l'istituzione di un tribunale, un arbitro privato che regolerebbe le cause tra gli investitori privati e gli Stati e le Regioni, comunque gli enti pubblici. È preoccupante perché in questo tribunale sostanzialmente le cause possono essere unilaterali, nel senso che gli investitori, i privati possono fare causa alle istituzioni pubbliche nel caso in cui vedano lesi i loro interessi di profitto da leggi che potrebbero essere fatte anche a tutela del bene pubblico da parte delle istituzioni stesse. È un trattato che riduce i diritti del lavoro, in questo trattato non c'è nessuna garanzia che il livello dei diritti del lavoro in Europa verrà mantenuto e garantito. È un trattato che mette a rischio il principio di precauzione. È un trattato che mette in pericolo i servizi pubblici. È un trattato che sostanzialmente fa rientrare dalla finestra l'altro trattato, oggi congelato, che si chiama TTIP e che era quello che doveva essere ratificato insieme agli Stati Uniti: lo fa rientrare dalla finestra perché permetterebbe alle aziende statunitensi che hanno delle filiali in Canada di poter essere riconosciute come canadesi e quindi rientrare nei privilegi del trattato. È un trattato che, come ho detto, ha visto grandissime contestazioni in tutta Europa e in Italia e che probabilmente verrà portato in Parlamento in piena estate.

Concludo dicendo che voterò convintamente a favore di questa mozione, perché penso che se le Regioni si faranno sentire al Parlamento italiano, forse questo Parlamento magari un pensiero in più su questo trattato, che, come dicevo, metterebbe a rischio gran parte della nostra economia, magari lo farà e non lo approverà.

Dalle ore 10:13 assume la presidenza il Vicepresidente Fosson.

Fosson (Presidente) - Ha chiesto la parola il Consigliere Cognetta, ne ha facoltà.

Cognetta (M5S) - Solo qualche parola per esprimere il nostro sostegno a questa mozione. Noi, come Movimento Cinque Stelle, sia a livello nazionale che europeo abbiamo combattuto e stiamo combattendo contro questi trattati di libero scambio, prima e comunque contemporaneamente sia per il TTIP che per il CETA. In effetti, come ricordava il collega Padovani, di fatto c'è già un Trattato (NAFTA) che gestisce i rapporti di libero scambio tra Canada, Stati Uniti e Messico e che, di fatto, li rende come un'unica entità, quindi questo è soltanto un grimaldello per riuscire ad entrare in Europa e di fatto ripetere il Trattato TTIP.

Per entrare però nello specifico della mozione, vorrei chiedere al collega Laurent Viérin se è possibile modificarla, emendarla aggiungendo una sollecitazione più che un impegno del nostro Consiglio ai Parlamentari valdostani di votare contro una possibile attuazione, di specificarlo se possibile all'interno, perché questo invito sarebbe importante ai fini dello sviluppo di questa mozione, questo chiaramente se l'aula è d'accordo, perché poi va votato.

D'altronde la questione di questi trattati è sempre la stessa ed è quella che contrappone le grosse industrie, le grosse multinazionali rispetto ai piccoli produttori. Di fatto, siccome sono i soldi che fanno girare il mondo, si tenta sempre da parte di queste multinazionali di distruggere ciò che invece di buono viene fatto dai piccoli produttori che si impegnano sul territorio e noi che di fatto abbiamo solo piccoli produttori, ed è giusto che sia così, dobbiamo difenderli a tutti i costi. Resta quindi questo impegno, resta la possibilità...se chi ha presentato questa mozione, quindi anche il collega Nogara, è d'accordo a fare questa modifica in maniera da renderla più completa e più incisiva...

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Lanièce, ne ha facoltà.

Lanièce (EPAV) - Oggi, grazie a questo documento, ci troviamo ad esprimere un parere in merito al Trattato di libero scambio tra l'Unione europea e il Canada, giunto alla notifica presso il Parlamento nazionale a riflettori abbassati. Occorre per questo motivo ringraziare la presa di posizione della Coldiretti, che ha portato all'attenzione anche del dibattito politico locale i contenuti di questo accordo, mettendo in evidenza aspetti preoccupanti per il mondo agricolo e per il consumatore in generale. Infatti l'accordo, finalizzato a promuovere relazioni più approfondite con il Canada, introduce in modo sostanziale un meccanismo di deregolamentazione degli scambi e degli investimenti che non solo non giova alla causa del libero commercio, ma costituisce di fatto un precedente sulla modalità di costruzione degli accordi di libero scambio con pregiudizio della qualità, della competitività e dell'identità del sistema agricolo nazionale e della sicurezza dei consumatori. Sulla sicurezza alimentare il CETA introduce l'applicazione del principio di equivalenza delle misure sanitarie e fitosanitarie, che consentirà ai prodotti canadesi di non sottostare ai nuovi controlli, dimostrando proprio l'equivalenza con quelli commercializzati in Europa, meccanismo rischioso per la salute dei consumatori considerato che in Canada sono impiegate 99 sostanze attive vietate nell'Unione europea.

Di fatto, nel CETA manca il riferimento alla portata vincolante del principio di precauzione, che in Europa impone una condotta cautelativa nelle decisioni che riguardano questioni scientificamente controverse circa i possibili impatti sulla salute e l'ambiente, un principio formalmente rispettato dal Canada ma ritenuto non vincolante sul piano commerciale.

Sotto il profilo della protezione delle indicazioni geografiche, l'accordo penalizza in modo significativo il made in Italy agroalimentare di qualità. Non tutti i tipi di alimenti prodotti in Unione europea potranno godere di un livello di protezione paragonabile a quello conferito dal diritto europeo. All'Italia, che vanta 291 DOP e IGP registrati, ne saranno riconosciuti solo 41, alla Valle d'Aosta la sola fontina DOP. Allo stesso tempo sarà prevista la coesistenza con marchi già registrati in uso in Canada: dal San Daniele al Parmesan, dall'Asiago alla fontina cheese. La tutela dei prodotti italiani appare quindi insufficiente sia sotto il profilo del numero dei prodotti tutelati, sia per la legittimazione nella sostanza di pratiche fraudolente e ingannevoli del made in Italy agroalimentare. Ne è ulteriore dimostrazione il fatto che per alcuni prodotti, tra le quali la nostra fontina, sarà consentito in Canada l'uso degli stessi termini accompagnati con genere, tipo, stile e da un'indicazione dell'origine del prodotto, indicazione che non sarà neanche necessaria per i prodotti già commercializzati prima del 18 ottobre 2013. È evidente che richiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi è inaccettabile, in quanto trattasi di concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori, con la conseguenza che il settore agroalimentare made in Italy, universalmente riconosciuto come straordinaria leva competitiva, ne potrebbe subire un rilevante danno. Da qui la piena sintonia con l'azione di Coldiretti, già promotrice di numerose battaglie a difesa del made in Italy, sulla necessità di difendere i nostri prodotti che sono espressione di un'identità territoriale non riproducibile altrove, realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione sotto un rigido sistema di controlli, come già ha affermato l'Assessore Viérin.

Tutelare le piccole produzioni agroalimentari è una precisa scelta che la Regione e gli Enti locali valdostani percorrono da tempo. Ecco perché oggi, assieme al mondo agricolo valdostano, vogliamo fare la nostra parte per sensibilizzare il Governo e il Parlamento italiano nell'adottare la massima cautela e attenzione prima di siglare l'accordo del CETA, che, attraverso la deregolamentazione degli scambi e degli investimenti, metterebbe in particolare a rischio i prodotti con denominazione e indicazione geografica protetta su cui tanto il "sistema Valle d'Aosta" ha investito in questi anni. Si tratta di una presa di posizione politica, che mi auguro sia condivisa all'unanimità, a favore delle imprese agricole valdostane, che, come tutti sappiamo, sul territorio contribuiscono alla creazione di valori e atout economico e sociale, e svolgono anche una funzione cruciale di mantenimento delle vallate, contrastando lo spopolamento delle stesse.

Tornando infine agli aspetti generali dell'accordo, l'abbattimento istantaneo e quasi totale dei dazi attiverà l'importazione di quantità rilevanti di prodotti a basso costo che l'agricoltura italiana non sarà in grado di reggere. Non parliamo naturalmente di bloccare la libera circolazione delle merci, ma non possiamo restare indifferenti davanti al danno che il nostro settore primario potrebbe subire da una concorrenza mirata al basso costo dei prodotti, figli di regole diverse, produzioni diverse e sicurezze diverse. Se in Europa a febbraio hanno votato "sì" a questo trattato, l'Italia non può e non deve ratificarlo perché non possiamo accettare che su 291 denominazioni di origine solo 41 siano tutelate. È una questione di rispetto per i nostri agricoltori, per il loro lavoro, per l'identità produttiva della nostra Regione e delle altre Regioni italiane e per la sicurezza alimentare e la salute dei cittadini. Da qui il nostro convinto appoggio e voto favorevole alla mozione presentata dall'Assessore e dal collega Nogara.

Dalle ore 10:20 riassume la presidenza il Presidente Rosset.

Rosset (Presidente) - Ha chiesto la parola il collega Testolin, ne ha facoltà.

Testolin (UV) - Per esprimere anche da parte del gruppo dell'Union Valdôtaine un paio di riflessioni che vanno a riprendere evidentemente le considerazioni espresse da chi ci ha preceduto. Tre considerazioni che vanno fatte per dimostrare il perché in quest'aula...e speriamo che con un'unanimità di consenso si potrà andare verso un'indicazione da parte della Regione Valle d'Aosta di salvaguardia dei nostri progetti e delle nostre prerogative in merito alla qualità dei nostri prodotti agroalimentari.

Una prima riflessione va nel senso di sottolineare quelle che sono state nel tempo tutta una serie di iniziative a tutela della specificità dei nostri territori, della cultura, delle regole di produzione, della sicurezza alimentare, della tutela del consumatore e della salvaguardia delle piccole unità operative, come quelle che operano sul territorio regionale. L'attenzione verso i prodotti di qualità nasce in Valle d'Aosta da molto lontano e già nel 1972 la prima DOC (l'Enfer d'Arvier) con quella di Donnas si affaccia sul panorama nazionale e internazionale. Poi nel 1985 i vini valdostani si uniscono sotto un'unica denominazione: "Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste DOC", che con grande lungimiranza fa sì che la nostra peculiarità territoriale venga portata in evidenza, così come in evidenza si cerca di portare la qualità dei nostri vitigni autoctoni, dopo un lavoro di ricerca sapientemente portato avanti dall'Amministrazione regionale insieme all'Institut agricole, che, giorno dopo giorno, assieme ai nostri viticoltori, cercano di valorizzare le nostre peculiarità. La fontina, il nostro cavallo di battaglia, già nel 1952 si dotava di un consorzio di tutela proprio a dimostrazione del fatto che le nostre peculiarità e le nostre caratteristiche sono uniche al mondo e dal 1996 si pregia della DOP, così come le altre tre produzioni locali di qualità: il fromadzo, il Jambon de Bosses Vallée d'Aoste e il Valle d'Aosta Lard d'Arnad. In tempi più recenti l'attenzione continua ad essere alta, fino ad arrivare ai giorni nostri con la presentazione il 5 novembre 2014 della IG Genepì della Valle d'Aosta, poi approvata il 20 febbraio 2015, per proseguire poi, sempre con il sostegno dell'Istituto Grappe e della collaborazione dell'Institut agricole régional, con la richiesta di iscrizione nella IG anche della grappa della Valle d'Aosta.

Disciplinari rigidi - lo ha ricordato anche l'Assessore nella sua presentazione -, tutela della qualità del prodotto, della sicurezza alimentare, della serietà dei produttori e di tutta la filiera di trasformazione sono una garanzia per i consumatori sia dal punto di vista sanitario, sia etico, sia sotto il profilo della sostenibilità ambientale e della sua autenticità. Poi nell'anno di EXPO c'è stata l'approvazione della legge regionale n. 2/2015 sul divieto assoluto della coltivazione delle OGM in Valle d'Aosta e la nostra Regione è diventata la prima Regione OGM-free in Italia.

Nel tempo sono sempre state appoggiate questo tipo di iniziative, come quella sollecitata da Coldiretti in questa occasione, e sono stati deliberati dei provvedimenti che andavano esattamente in questa direzione. Basti pensare a dei provvedimenti a tutela del made in Italy approvati nel febbraio 2012, così come nel dicembre 2013, dove si è voluto sottolineare con forza il ruolo delle produzioni locali. Si deliberava in merito all'opportunità di mettere in campo tutta una serie di azioni politiche amministrative utili a rafforzare il valore e l'unicità delle produzioni del territorio, con particolare riferimento alla loro origine e alle loro caratteristiche di produzione. L'esistenza in Valle d'Aosta di oltre 30 prodotti agroalimentari tradizionali sta a sottolineare l'attenzione che c'è e che continuerà ad esserci sulle nostre produzioni particolari. Sottolineiamo ancora il sostegno ad iniziative per la valorizzazione dei prodotti delle materie prime e del loro luogo di produzione, con la necessità di inserire questo luogo di produzione in etichetta proprio a tutela dell'originalità del prodotto e a tutela delle prerogative che questo prodotto ha nel vedere la sua produzione in realtà come la nostra. Da sottolineare ancora come dal 2015 si sia attivata una sperimentazione, poi seguita anche da altre Regioni italiane, volta all'utilizzo di sistemi innovativi di tracciabilità dei prodotti regionali per la certificazione dell'autenticità e l'originalità degli stessi per i consumatori di tutto il mondo.

Queste sono le attività che nel tempo hanno caratterizzato l'Amministrazione, ma direi tutta la collettività valdostana e oggi ci troviamo di fronte a tutta una serie di problematiche, che sono state evidenziate poc'anzi dal collega Lanièce e che non starò a ripercorrere, ma che vanno a minare questo lavoro di cesello fatto nel tempo dalla nostra comunità. Oggi ci troviamo a dover portare avanti delle iniziative che vengono richieste dal mondo dei produttori, che vengono richieste dal mondo agricolo, ma che vengono richieste anche da chi pensa che questo tipo di presupposti possa continuare a caratterizzarci nel mondo, anche se siamo molto piccoli. Anche se le nostre produzioni probabilmente non andranno ad incidere sulle caratteristiche commerciali tra Unione europea e Canada, c'è da sottolineare che le più grandi esportazioni a livello europeo verso proprio il Canada sono rappresentate da formaggi, vini e prosciutti: quattro delle cinque DOP che abbiamo sul territorio regionale e che, seppur con piccoli numeri, possono rappresentarci degnamente in un panorama di biodiversità: la biodiversità che sembra essere abbandonata con questo trattato, o comunque passare decisamente in secondo piano, così come in secondo piano passano tutta una serie di normative legate alla salubrità degli alimenti, all'attenzione al territorio, all'attenzione a delle pratiche corrette di agricoltura.

Oggi ci troviamo giustamente sollecitati da delle associazioni a voler dare il nostro contributo. Altre amministrazioni, altri organi dell'amministrazione si sono mossi, il CELVA si è mosso con una dichiarazione chiara a sostegno dell'iniziativa e alcuni Comuni hanno già deliberato a sostegno dell'impegno contro la ratifica del trattato, in assoluta continuità con l'attenzione sempre dimostrata dal Consorzio degli Enti locali valdostani e da molte Amministrazioni comunali nei confronti dei prodotti di produzione locale. Il CELVA, in sinergia con l'Amministrazione regionale, nel tempo ha portato avanti iniziative puntuali per la valorizzazione di questi prodotti: basti pensare a "Io mangio valdostano", piuttosto che a tutta una serie di interventi attivati tramite i gruppi di azione locale. La Regione approccia oggi la sollecitazione arrivata da Coldiretti e da altre associazioni. L'Assessore - lo ha dichiarato - ha scelto una strada diversa da quella scelta e proposta in primis dalla Coldiretti e attuata da altre Regioni, che hanno deliberato come Giunta, per dare probabilmente una cassa di risonanza più importante a questo tipo di argomento. Noi ne cogliamo le sfumature, ma avremmo gradito anche un intervento che portasse all'attenzione anche altre valutazioni in aggiunta a quelle che sono state messe in evidenza dalla Coldiretti. La Regione avrebbe potuto inserire...e lo proporremo tramite due piccoli emendamenti che vanno un po' nell'ottica di quello che ha già anticipato il collega Cognetta, e un emendamento, che, se avrete voglia, si potrà eventualmente inserire all'interno delle premesse, in quanto diciamo che non c'è stata menzione dei percorsi che hanno portato a delle scelte strategiche a livello nazionale e internazionale di un tipo di agricoltura come la nostra. Non si è fatto cenno nella mozione a situazioni paradossali quali quella che la Comunità europea mette la maggior parte delle risorse a sostegno dell'agricoltura europea, le mette in funzione di impegni ambientali forti e mirati alla salvaguardia dell'ambiente e all'abbassamento dell'utilizzo dei fitofarmaci, così come alla promozione di qualità DOC e DOP e biologico, e poi va a penalizzare fortemente con l'approvazione di questi tipi di accordi commerciali internazionali. Questo per dire che sarebbe magari opportuno sottolinearlo e farci forza anche di questi aspetti per condividerli con altre Regioni che, come noi, stanno lavorando in questa direzione.

Lo Stato italiano sta poi finanziando interventi nelle aree interne marginali come il programma di sviluppo rurale che avvantaggia azioni a favore delle aree più disagiate delle varie Nazioni, e poi si approva un trattato commerciale che tutto fa invece di garantire protezione alle produzioni locali di qualità dei nostri territori, che in molti casi rappresentano l'unica arma - e forse la più importante e più spendibile che abbiamo - per mantenere sui nostri territori le popolazioni.

Sulla scorta di questa riflessione, presenterò prima della chiusura della discussione generale due emendamenti che vanno in questa direzione: sottolineare all'interno delle premesse questa incongruità da parte dell'operatività della Comunità europea e dello Stato italiano e a sollecitare - così com'è già stato anticipato anche dal collega Cognetta - il coinvolgimento dei Parlamentari valdostani di lavorare in sinergia con le altre Regioni, cosa che è già stata peraltro anticipata anche dall'Assessore nella sua presentazione, e che darebbe così più forza alle azioni di una pur piccola Regione come la nostra, ma che conta pur sempre a livello delle indicazioni importanti per la salvaguardia di realtà particolari che possono veramente fare la differenza.

Presidente - Ha chiesto la parola la Consigliera Morelli, ne ha facoltà.

Morelli (ALPE) - Anche come gruppo ALPE vogliamo dare il nostro contributo a questo argomento, a questo tema importante per intanto apprezzare la tempestività con cui l'Assessore all'agricoltura Laurent Viérin e il Presidente della III Commissione, la Commissione competente in tema di agricoltura, hanno reagito alle sollecitazioni che tutti abbiamo ricevuto da Coldiretti, e poi per apprezzare il lavoro fatto da Coldiretti per rendere comprensibile ai più una materia che tanto semplice da capire non è. L'opera di divulgazione fatta da Coldiretti su un argomento così complesso e che sarebbe difficilmente valutabile dall'opinione pubblica, da chi non è addentro al tema dei grandi trattati internazionali e alle produzioni agricole credo sia assolutamente apprezzabile.

Vorrei sintetizzare perché non voglio competere con i dotti interventi che mi hanno preceduto, fatti da persone che sicuramente hanno avuto un ruolo, anche di rilievo, nella nostra Regione nel settore agricolo, voglio semplicemente ricordare tre punti che, dal nostro punto di vista, sono importanti e vanno assolutamente a sostegno del fatto che sia inopportuno che l'Italia ratifichi questo trattato internazionale con il Canada. Intanto il Canada non ha ratificato delle convenzioni, che per noi sono basilari sui diritti dei lavoratori, sono diritti che per noi sono acquisiti e per il Canada non lo sono: il diritto alla contrattazione collettiva, l'età minima per l'accesso al mondo del lavoro, la convenzione sulla sicurezza e la salute dei lavoratori. Sono dei temi che per noi sono importanti, ma che evidentemente in altre realtà non lo sono altrettanto, ma sono condizioni che avvantaggiano quei Paesi che non applicano queste convenzioni, perché vanno a diminuire il costo del lavoro e provocano quindi anche un'azione di concorrenza sleale nei nostri confronti. Questo è il primo punto.

Secondo punto. Hanno regole molto meno restrittive nella produzione, nell'utilizzo dei fitofarmaci. Il glifosato di cui abbiamo parlato talvolta anche in Consiglio regionale in Canada è tranquillamente ammesso. Sono quindi ragioni ambientali, ragioni che comportano rischi per la salute e su cui credo noi dobbiamo porre la più grande attenzione.

Infine, last but not least, il CETA colpisce il made in Italy agroalimentare. Qualcuno lo ha già ricordato: su 280 DOP e IGP ne sono riconosciute soltanto 41. Colpisce quindi le produzioni di qualità che per l'Italia, ma in particolare per la piccola Valle d'Aosta costituiscono il valore aggiunto per un settore agricolo che altrimenti non sarebbe sostenibile e non può reggere la concorrenza con le grandi realtà e che, come giustamente qualcuno ricordava, ha un effetto importante sulla salvaguardia del territorio. Il fatto che i canadesi possano produrre impunemente della fontina solo di nome, usurpando un marchio che comporta una tradizione, che comporta delle regole che sono molto restrittive, a cui i nostri agricoltori devono attenersi, quindi non può starci bene.

L'Assessore, ma anche altri, ricordavano che siamo stati la prima Regione ad adottare una legge OGM-free, credo che già solo questo ci spinga ad avere una posizione molto chiara e molto netta nei confronti di questo trattato. Una Regione come la nostra, che è attenta a garantire dignità, a cercare di garantire dignità e giusta redditività agli agricoltori, non può non pronunciarsi contro un trattato che invece andrebbe ad acuire le disuguaglianze. Da parte nostra quindi vi è l'assoluto sostegno a questa mozione.

Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore Viérin, ne ha facoltà.

Viérin (UVP) - Intervengo in discussione generale così da poter ancora modificare la mozione, quindi non per sottrarre tempo ai colleghi, ma per alcune considerazioni sulle proposte che sono arrivate, da parte del collega Cognetta in primis. Sicuramente, lo avevo detto nelle premesse, avevamo citato l'invito ad agire sul Governo e sul Parlamento - per il tramite anche dei nostri Parlamentari - ma crediamo che sarebbe rafforzativo, in effetti, aggiungere il fatto che impegniamo i nostri Parlamentari ad esprimere un voto negativo, perché tante volte in quest'aula ci siamo interrogati sul ruolo dei nostri Parlamentari e alla fine se vanno a rappresentare le istanze del Consiglio regionale, fanno un'operazione di tutela degli interessi della comunità valdostana, al di là delle proprie convinzioni, quindi in questo senso lo accettiamo. Come accettiamo, collega Testolin, tutte le suggestioni e ne discutiamo, ma non vorremmo che fosse interpretato male il fatto di aver portato l'argomento in Consiglio. Intanto le iniziative del Consiglio di solito sono a istanza e su iniziativa dei Consiglieri, quindi, avendo tutti ricevuto questa cosa, il collega Testolin compreso, si poteva anche impegnare assieme a noi, o magari sentirci. Io ho coinvolto il Presidente della III Commissione, ripeto, per non dare una connotazione di maggioranza e opposizione a questo atto e l'ho portato in Consiglio non per visibilità, collega Testolin, ma per rafforzare la visibilità del Consiglio su un argomento che è trasversale.

Abbiamo quindi ascoltato con attenzione tutto il percorso che ognuno di noi ha fatto, che ha cercato di fare e quindi ben venga, anzi è rafforzativo se c'è nella mozione un pezzo che tratta delle cose che sono state fatte. Ripeto: tutti i contributi che arrivano sono positivi, li vediamo assieme e credo che possano essere accettati. Ringraziamo anche noi Coldiretti e, in particolare, il Direttore Richard Lanièce, perché ci hanno scritto una lettera ed è per questo che abbiamo presentato la mozione, quindi con il senno di poi, va benissimo...si poteva scrivere anche meglio, per semplificarla, collega Testolin, si poteva fare, ognuno di noi poteva farlo. Noi abbiamo recepito questa cosa, ci è venuta l'idea e ve la portiamo in aula. Tutti i contributi sono ben accetti e l'abbiamo fatto proprio per non avere una prerogativa di Giunta, ma per portarla all'attenzione di questo Consiglio. Almeno su questi temi cerchiamo di fare fronte comune e di evitare di mettere sempre i piccoli distinguo per dire: "io lo sapevo prima", "io l'avevo fatto", "io l'ho detto", "io ho lavorato bene". Questo non credo che porti beneficio al settore.

Ripeto: se vengono formalizzati al tavolo della Presidenza gli emendamenti del collega Cognetta in primis e quelli del collega Testolin, credo che, assieme ai colleghi intervenuti, si possano analizzare, ma se vanno nella direzione di ricordare e rafforzare un messaggio, di solito nelle mozioni si cerca di sintetizzare, tutto qui. Questo per dire prima della chiusura della discussione generale - quindi eviterò in sede di replica l'intervento - che siamo propensi ad accettare gli emendamenti.

Presidente - Si stanno fotocopiando gli emendamenti, poi verranno consegnati. Ha chiesto la parola il collega Nogara, ne ha facoltà.

Nogara (UVP) - Molte cose, praticamente tutte, sono già state dette dai miei colleghi. Come Presidente della III Commissione e dopo essermi confrontato con l'Assessore competente, quando dalla Coldiretti ci sono arrivate tutte le documentazioni, si era deciso di prendere questa posizione. Questa mozione, firmata dall'Assessore e firmata in rappresentanza della III Commissione, voleva dare un segnale dell'unanimità di tutto il Consiglio regionale. Io a quanto è stato detto qui in aula vorrei solo aggiungere un piccolo tassello. Come sapete bene, la scorsa settimana, sono stato con i colleghi Rollandin e Morelli all'APF in Lussemburgo, io facevo parte della Commissione dello sviluppo. Il Canada, essendo un Paese francofono, ha dei rappresentanti chiaramente anche nell'APF e ha presentato un piano di sviluppo per i Paesi africani, piano di sviluppo che non è altro che...non dico il CETA, perché con i Paesi africani non hanno un granché di scambi, però di fornitura soprattutto di grano, di frumento, eccetera. Ad una domanda dei delegati di quanto di quanto spende lo Stato canadese per sostenere l'agricoltura e soprattutto questo tipo di agricoltura in Canada è stato risposto che si spendono 2,8 miliardi di euro all'anno. La seconda domanda è stata: come vengono spesi questi soldi, perché vengono spesi? È stato risposto che questi soldi vengono spesi, vengono impegnati per i danni causati da condizioni meteo avverse, perché sapete che in Canada c'è un clima particolare, ma in gran parte vengono usati per aiutare le aziende del settore ad acquistare, quindi usare, sostanze vietate nel nostro Paese, qui si finanziano fitofarmaci, diserbanti, antibiotici. Gli antibiotici che dal 1970-1971 sono stati vietati qui in Europa loro li usano tranquillamente e ci hanno detto: "sì, noi, tra l'altro, adesso stiamo ampliando i territori, abbiamo delle problematiche, allora dobbiamo usare dei diserbanti, ma usiamo, per esempio, tanta streptomicina, perché abbiamo dei problemi con degli antibiotici". Questo è quello che noi dovremmo andare a scambiare.

È chiaro poi che, come hanno già detto i miei colleghi, ci sono diverse problematiche. Qui noi effettivamente, come ha ricordato la collega Morelli, ci troviamo con una concorrenza sleale, perché non possiamo giustamente - e siamo contenti di questo - usare tutti gli antibiotici, i fitofarmaci e diserbanti che usano in Canada. Ci sono problemi lavorativi di contratti, come accennava la collega Morelli, ma qui si usano anche un sacco di ormoni per gli allevamenti degli animali. Per quanto riguarda la tutela delle denominazioni ad origine controllata o geografica, su 280 e passa che abbiamo ne usano 41, e continuano comunque a produrre la Fontina con scritto: "Fontina style", "Asiago tipo" o "Genere di Asiago" e "Parmesan". Tra l'altro, una cosa che è stata anche rilevata nell'assemblea dell'APF: qualcuno ha detto che gli impatti sulla salute e sull'ambiente con l'uso di tutti questi antibiotici per loro non sono un problema. Io sono convinto che per noi invece è un grande problema, perché in tutti questi anni abbiamo cercato di combattere e di portare i nostri prodotti ad un livello di eccellenza. A questo punto vorrei leggervi una cosa che mi ha colpito, che condivido in pieno e che ha scritto il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo: "l'Italia e la sua agricoltura costituiscono un binomio tanto ricco quanto delicato: sapori, identità territoriali, produzioni di nicchia, storia appaiono così inestricabilmente legati nel definire il successo del cibo italiano che turbare questo equilibrio significa imboccare una strada di cui non conosciamo la destinazione". Secondo me, la cosa più importante è questa: "un impianto industriale perduto può conoscere una sua rinascita in altri luoghi e in tempi relativamente rapidi. Un allevamento che si spegne, un insediamento agricolo, in montagna o collina, che chiude invece non torna più". Questa è, secondo me, la cosa principale, che è riferita, sì, al territorio italiano, ma soprattutto al territorio della Valle d'Aosta.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Grosjean, ne ha facoltà.

Grosjean (UVP) - Questo è un ulteriore passo avanti da parte delle multinazionali, che sicuramente sono molto più interessate al business che alla salubrità e alla qualità del prodotto. Credono fortemente nel dio denaro e quindi tutto si paga, non ci sono problemi. Questi prodotti però presto li vedremo sui nostri mercati e vedendo l'elenco dei fitofarmaci o dei diserbanti autorizzati ancora in Canada, non solo in Canada, perché il Canada sarà il punto di riferimento di terreni coltivati magari in Messico o da altre parti in tutta l'America, mi sembra di tornare agli anni Settanta, quando anche qui si usavano o venivano proposti quei prodotti per la gestione delle nostre colture e dopo qualche anno venivano tolte dal commercio perché cancerogene, o perché creavano tutta una serie di dipendenze della pianta, perché si ammazzava un insetto che era utile a combatterne altri, quindi si è creata veramente una situazione molto critica. In Canada, Paese che noi pensiamo molto sviluppato, sono ancora nelle condizioni in cui eravamo noi 70 anni fa, però fanno quantità e invaderanno il mondo con queste cose.

Io credo che noi non dobbiamo scoraggiarci, perché se c'è una cosa che loro possono fare, come diceva il collega Padovani, sono solo le brutte copie. L'originale ce l'abbiamo noi, l'originale ce l'hanno i territori e quindi non dovremmo neanche tanto spaventarci. Dovremo continuare a lavorare sulla qualità, ma soprattutto quello che non ci potranno mai direi quasi rubare, o usurpare è il territorio, il nome del territorio. Dobbiamo quindi sempre di più ricordarci che, quando si punta alla valorizzazione di un prodotto, si deve valorizzare il territorio. I francesi sono stati maestri nel mondo del vino, non trovate un grande vino francese che porti il nome del vitigno, portano tutti il nome del territorio.

Qui dovremmo fare una riflessione e noi come viticoltori la stiamo facendo sulla nostra denominazione d'origine. Noi abbiamo un piccolo dramma: stiamo valorizzando i vitigni autoctoni, ma purtroppo stiamo mettendo sul mercato il nome del vitigno autoctono e non tanto il nome del territorio. Ora, per le regole del gioco che esistono, un vitigno autoctono non è legato a un territorio. Non è che si può limitare la coltivazione di un vitigno autoctono in un solo territorio, perché tutti i vitigni sono autoctoni da qualche parte. Anche lo Chardonnay, o il Merlot, o il Cabernet sono nati da qualche parte e poi sono diventati internazionali. Dovremo quindi anche qui fare una riflessione se continuare a chiamarli con il nome del vitigno, o se individuare dei nomi di territorio per identificare questi vitigni. Un primo passo l'avevamo fatto già una decina d'anni fa quando abbiamo modificato il nome del Blanc de Morgex a livello di schedario viticolo. Oggi come oggi, il vitigno si chiama Prié Blanc e non si chiama più Blanc de Morgex, come una volta si chiamava. Noi quindi vendiamo sul mercato il vino Valle d'Aosta Blanc de Morgex; se lo vogliono piantare da un'altra parte, lo pianteranno come Prié Blanc, ma non ci sarà un'identificazione con la zona di Morgex. Un altro vitigno che non è proprio autoctono, ma è diventato molto caro alla Valle d'Aosta ed è un cugino, arriva dal Vallese, è la Petite Arvine, che si sta espandendo, lo stanno piantando in California, in Oregon in quantità piuttosto importanti, dove hanno dei climi molto simili ai nostri, con delle grandi escursioni termiche, quindi è un vitigno che sta andando bene. Glielo abbiamo indicato noi mettendo sul mercato un vino con il nome di Petite Arvine, l'avessimo chiamato con un nome di territorio, probabilmente avremmo avuto un vantaggio più interessante per noi.

Io quindi credo che noi dobbiamo credere nei nostri prodotti, ma soprattutto dobbiamo valutare molto attentamente la valorizzazione attraverso il nome o della Regione, quindi "Valle d'Aosta" come cappello è stata una scelta azzeccatissima nell'anno 1985, vorrei ricordare che il professor Fregoni dell'Università di Piacenza ci ha suggerito il fatto di fare una DOC unica per i vini della Valle d'Aosta e credo che questa sia veramente la strada anche per i formaggi: mettere più in evidenza "Valle d'Aosta" che non "fontina"; mettere più in evidenza sempre il nome del territorio della zona, il nostro fromadzo: "Valle d'Aosta DOP fromadzo"...è un nome che non ha identificazione, quindi studiamo, cerchiamo di trovargli un'identificazione di territorio e quella non sarà mai usurpabile da altre organizzazioni, mentre, purtroppo, i nomi commerciali abbiamo visto che ce li portano via tutti.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Cretier, ne ha facoltà.

Cretier (PD-SIN.VDA) - J'en profite pour saluer nos voisins français, qui aujourd'hui fêtent leur fête nationale, j'en profite du moment, on parlera aussi de la maison à Paris.

Gli argomenti chiaramente sono stati già dibattuti. Non vorrei ripetermi su molti argomenti. Il primo fatto è che chiedo ai membri effettivi della III Commissione - e, se non basta, ci sono i verbali -: veramente di questo CETA in commissione non abbiamo parlato e non abbiamo firmato nessun documento, quindi chiedo il vostro sostegno. Nell'ultima commissione in tutta onestà l'Assessore ci aveva detto: "ne parleremo alla fine", ma poi, per questioni di tempo, se si ricorda, abbiamo chiuso la riunione e non abbiamo avuto nessuna comunicazione...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

...se si ricorda, aveva detto: "ne parleremo alla fine", chiedo conferma, comunque..."successivamente".

La disciplina del DOP e dell'IGP in Valle d'Aosta, chiaramente, com'è stato ricordato anche dal collega Testolin, parte da molto lontano ed effettivamente dà una garanzia sui nostri prodotti, soprattutto legata al territorio, come ha detto il collega Grosjean, in particolare è tracciabile il prodotto. Lasciatemi dire però - credo che tutti abbiamo letto perlomeno il documento della Coldiretti, che ringrazio per l'attenzione che ha posto anche ai Consiglieri - che io mi sono trovato in difficoltà a capire bene la portata di questi accordi, soprattutto a livello commerciale. La Valle d'Aosta ha una serie di prodotti, ma in quanto a esportazioni, se non qualcosa negli Stati Uniti, non riesce chiaramente, non avendo produzioni, a sfondare sul mercato. Il contenuto del CETA, letto così, sicuramente è molto pesante da sostenere, soprattutto per le realtà di montagna, soprattutto per quanto riguarda le nostre aziende e le nostre produzioni. È molto vago perché sugli aspetti di controllo la maglia è molto larga ed è molto più restrittiva quella dell'Italia e della Valle d'Aosta.

Avete già ricordato prima per quanto riguarda i diserbanti e anche per quanto riguarda l'uso di sostanze. Nelle aziende zootecniche, gli antibiotici, per esempio, da noi sono anni che sono stati tolti, eliminati, fatte salve alcune situazioni sanitarie in cui sono stati reintrodotti. Anche il collega Testolin ha ricordato - e mi ripeto - la legge sugli OGM, praticamente questa ha già normato, legiferato a partire dal 2015 e questo ha dato un favorevole riscontro. È un obiettivo generale a cui dovrebbe puntare la Valle d'Aosta, soprattutto per quanto riguarda le condizioni climatiche favorevoli e del tipo di alimentazione del settore zootecnico, che dipende molto dalle foraggere e poco dall'importazione di cereali. Io credo che poi fondamentalmente, lasciatemelo dire, che alla fine è il consumatore che decide. Credo anche che nel momento di crisi spesso e volentieri i prodotti di qualità vengono scartati, perché, purtroppo, la cassa non permette acquisti di prodotti di qualità, ma spesso e volentieri si tende a guardare anche al prezzo e si tralascia in parte il discorso della qualità.

Abbiamo letto molti slogan su questa situazione del libero scambio, ma ribadisco che c'è stata poca discussione e credo che, prima di portarla in Consiglio, avremmo dovuto confrontarci magari anche in commissione. Io scommetto che è difficile valutare l'impatto di questi cambiamenti. Personalmente, ma credo anche come gruppo, ci viene difficile valutare in modo serio la portata di questi accordi. Non entro in merito sul discorso dei lavoratori del Canada perché non conosco il problema. Possiamo discutere sul discorso dei prodotti. La nostra economia, per forza di cose, deve sostenere i settori produttivi, ma hanno bisogno di politiche serie, settoriali e ricordando anche il convegno C.I.D.A in cui si è evidenziata la necessità di ripensare alle azioni tenendo conto dell'istruzione, le indicazioni scaturite anche dall'Università ripropongono un ripensamento sul connubio scuola-lavoro, che vale anche chiaramente per il settore agricolo.

Infine, per il CETA sarebbe opportuno un approfondimento in commissione. Sarà tardivo, però entra in vigore il 21 settembre, quindi potremmo perlomeno prendere in considerazione mozioni o modifiche. Per conoscere precisamente l'impatto sul settore agricolo valdostano, italiano, ricordo che molti consorzi, circa il 92 percento, si sono schierati a favore; hanno altre dimensioni, hanno bisogno di vendere, quindi chiaramente sono più propensi. Butto lì soltanto dei momenti di valutazione che dobbiamo fare tutti insieme. Senza questo passaggio, il nostro gruppo veramente è in difficoltà, perché mancano degli elementi di valutazione più precisi. Alcune associazioni si sono schierate precisamente per essere a favore. Il momento è molto delicato, soprattutto per il mondo agricolo. Io direi di fare delle valutazioni perché con un atto politico così poco condiviso diventa sicuramente difficile esprimere un parere pro e contro, bisogna fare, secondo me, delle valutazioni intermedie.

Chiudo quindi chiedendo a chi era presente nella commissione se mi può sostenere in quanto non c'è stata discussione.

Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore Viérin, ne ha facoltà.

Viérin (UVP) - Intervengo solo per parlare degli emendamenti. Collega Testolin, c'è un refuso, probabilmente, nella formulazione: il termine corretto è "tecniche", questo per quanto riguarda la prima parte. Per quanto concerne la seconda parte, faremmo una sintesi dell'emendamento dei colleghi Cognetta e Testolin e concluderemmo nel modo seguente: "invitando i Parlamentari valdostani ad esprimere voto contrario alla ratifica del trattato". Così siamo espliciti, più che il "coinvolgimento", che poi è un coinvolgimento propedeutico a che cosa? E questo lo consegniamo al tavolo della Presidenza.

Solo un appunto, collega Cretier. In commissione non solo ci siamo soffermati sul tema ma abbiamo parlato - e i colleghi sono testimoni di questo - anche degli emendamenti eventuali al disegno di legge che si potrà concludere nell'iter dell'assestamento.

Per quanto riguarda la mozione, io ho detto alla commissione che, essendo pervenuta la lettera da parte della Coldiretti il giorno prima la scadenza dei termini - citando anche che non sapevo il fatto che fosse arrivata a tutti i Consiglieri, ma mi è poi stato detto dalla collega Morelli -, ho pensato di non fare una mozione di Governo, come hanno fatto tutte le altre Regioni, ma di coinvolgere il Consiglio, nella persona del Presidente che ci rappresenta tutti, inteso non come maggioranza o opposizione, ma la commissione, quindi ne abbiamo parlato. Era già all'ordine del giorno quindi, era già iscritto, ed era già arrivato ai Consiglieri. Come ricordava il buon defunto collega Consigliere Bich, si aprono i lavori del Consiglio e si sentono aprire le buste gialle. L'ordine del giorno era arrivato, tutti avevano il testo, ben vengano le modifiche migliorative a questa cosa, sperando che questa nostra goccia nell'oceano possa servire effettivamente, almeno attraverso i nostri Parlamentari, giustamente, a fermare questa ratifica.

Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore Restano, ne ha facoltà.

Restano (AC-PNV) - Solo per significare che attorno ai termini utilizzati nella presentazione del provvedimento da parte del collega Viérin: identità, provenienza, qualità, si chiudono anche i pilastri rispetto ad una strategia di promozione del territorio, turistica e commerciale della nostra Regione. Oserei dire di aggiungere la caratterizzazione dei prodotti enogastronomici, delle eccellenze morfologiche del territorio e di un'offerta turistica, che passa anche attraverso le strutture che sono state realizzate in questo periodo, che ci permettono di svolgere un'azione di marketing territoriale molto importante, che nel corso degli anni ha dato degli importanti risultati.

Mi permetto di aggiungere che fin dagli anni Sessanta vi è una copiosa normativa che tutela i prodotti alimentari italiani: una tutela sia dal punto di vista commerciale della promozione - e questo si parla degli anni Ottanta - per poi arrivare ai contenuti e quindi parlare di prevenzione della salute. Nei primi anni Duemila l'applicazione dei regolamenti europei ci aveva già portato verso questo percorso, che è quello dei Trattati internazionali di libero scambio e la Valle d'Aosta era già stata fortemente penalizzata. Il compito che noi dobbiamo permettere di svolgere a chi lavora nel settore è quello di tutelare le corrette pratiche commerciali che, al di là dei contenuti dei prodotti - e convengo con tutto quanto detto -, sono quelle che ci penalizzeranno e penalizzeranno i nostri piccoli produttori. Ciò che noi intendiamo per piccoli produttori non è quello che intende l'Europa, né tanto meno a livello internazionale. Le nostre piccole aziende contano di 2-3 persone che lavorano; fuori dall'Italia, dalla Valle d'Aosta si parla minimo di 50-100 unità di personale.

Io quindi ritengo che questo sia un argomento che può aggregare l'intero Consiglio a prendere una posizione unica rispetto a quanto ci viene proposto e quanto viene proposto oggi - e ringrazio il collega Testolin che lo ha richiamato - va nel solco di quanto svolto anche da parte della società di EXPO nel 2015, quindi di dare, attraverso un contratto firmato con apposita ditta, evidenza della tracciabilità dei nostri prodotti; inserire questo percorso attraverso una specifica QR-code sulle etichette e affiancare alla tracciabilità del prodotto, quindi un adempimento di norma, una strategia di marketing e di visibilità per le aziende, per il nostro territorio e per l'intera Valle d'Aosta. Con questi trattati parte di questo percorso potrebbe essere vanificato. Il nostro compito, anche in questo caso, è quello di rimarcare la nostra particolarità e la nostra autonomia, quindi prendere una posizione forte rispetto a questo argomento.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Cognetta, ne ha facoltà.

Cognetta (M5S) - Stavo seguendo la discussione e non volevo accendere una polemica, per carità, siamo tutti d'accordo, però alcune parole del collega Cretier mi hanno fatto fare un ragionamento. Il ragionamento è il seguente: è vero che i prodotti meno commerciali, più artigianali hanno un costo più alto, però è anche vero che la nostra fontina si acquista normalmente tra i 9 e i 10 euro al chilo. Io quella che compro da un produttore locale la pago 9,40-9,50 euro: parlo di quella DOP d'alpeggio. Non è buona, è squisita, non voglio fare il nome per non fare pubblicità, ma, secondo me, è ottima. È un prezzo molto basso rispetto ai prodotti, invece, che trovo fatti delle grandi catene, fatti da multinazionali del settore. Lo stesso discorso lo posso fare sul prosciutto: il prosciutto di Bosses, per quanto sia un prosciutto con un prezzo non popolare, è comunque un prezzo inferiore a quello che trovi sui Parma, sui San Daniele, e così via, e, secondo me, ha una qualità superiore.

Secondo me, quello di cui noi manchiamo fondamentalmente in questa Regione è la promozione: noi non siamo in grado di vendere i nostri prodotti in maniera adeguata e di dare un giusto ritorno. Se poi a questo aggiungiamo il fatto che queste grosse società hanno una possibilità nel marketing e nella vendita superiore alla nostra, allora poi abbiamo il doppio problema di fare dei prodotti di qualità ad un prezzo basso, che non riescono ad andare in concorrenza con prodotti di qualità più bassa, venduti a un prezzo più alto, è assurdo. A maggior ragione, secondo me, non si dovrebbero votare queste cose perché diamo ancora più spazio a questi Signori di poter mistificare le regole di mercato, perché loro basano tutto semplicemente su un discorso di pubblicità, di fregare il consumatore. In realtà, la qualità del prodotto intrinsecamente è più bassa in tantissimi casi, non voglio dire tutti, ma in tantissimi casi rispetto ai prodotti fatti invece come facciamo noi, come si fa normalmente. La invito quindi a rivedere alcune sue considerazioni, la sua posizione, perché non è una questione esclusivamente di appartenenza politica, c'è un discorso di ragionamento rispetto a tutta la politica commerciale che si porta avanti da decenni. Per decenni ci hanno spiegato alla televisione che certi prodotti sono migliori di altri, ma non è così. Ce ne siamo accorti, ormai siamo più smaliziati come consumatori e, di conseguenza, non dobbiamo dare spazio a chi racconta queste cose rispetto invece a ciò che non è vero: primo tra tutti, i costi, spesso e volentieri i costi dei prodotti artigianali sono più bassi, tutto qui, senza polemica.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Guichardaz, ne ha facoltà.

Guichardaz (PD-SIN.VDA) - È un tema sul quale non ho particolari competenze, ma il dibattito di oggi è un dibattito interessante, sicuramente mette a confronto idee, posizioni che hanno tutte dignità, credo, all'interno proprio del dibattito consiliare, credo abbiano tutte le medesime dignità. Proprio perché stiamo parlando di argomenti estremamente delicati e che richiedono competenze e conoscenze approfondite, io credo che non si possano discutere solo sotto il risvolto politico ideologico. Ritengo che le considerazioni fatte dai colleghi, dall'Assessore abbiano anche una loro dignità di verità, ma sono delle verità che in qualche modo vengono poi contraddette da altre verità. Io, per esempio, leggevo...proprio perché, ripeto, non mi sono mai particolarmente interessato dell'argomento - che è diventato adesso, come diventano poi questi temi, argomento anche di discussione accesa ideologica di schieramenti -, mi sono un po' documentato cercando di capire sia le ragioni dei sostenitori di questo trattato, sia le ragioni di chi non li sostiene. Non dico nemmeno i detrattori, perché non penso che su argomenti come questi ci possa essere un dibattito tra persone di buone ragioni e persone invece che vogliono il male di qualcuno. Io leggo, per esempio, l'articolo de "Il Sole 24 Ore": "Coldiretti dice no al CETA. Consorzi DOP e IGP schierati per il sì". Rispetto al "no", avete evidenziato molto bene le posizioni di Coldiretti. Leggo, per esempio, le dichiarazioni del Presidente del Consorzio Grana Padano, il prodotto DOP più consumato al mondo: "l'accordo, seppur frutto di evidenti compromessi, potrebbe aprire interessanti prospettive di aumento del nostro export - dice Baldrighi - e sancire un principio per noi fondamentale, ovvero il riconoscimento di DOP e IGP anche per quanto riguarda direttamente il settore lattiero-caseario. Con il CETA le importazioni canadesi di formaggi comunitari di alta qualità a dazio zero passeranno da 12.000 a 29.000 tonnellate". "È un risultato storico per il prosciutto di Parma, che prenderà finalmente possesso con il proprio nome in Canada - aggiunge Stefano Fanti, Direttore Consorzio di Tutela - precisando che l'intesa prevede la coesistenza della denominazione originale Prosciutto di Parma finora venduto come The Original Prosciutto/Le Jambon Original senza il marchio Parma, attualmente detenuto dalla società canadese Maple Leaf". Ci sono poi, per esempio, associazioni come CIA, Confagricoltura e CoopAgri, che rappresentano i due terzi delle aziende agricole italiane, il 60 percento della produzione agricola e il 30 percento del nostro agrifood, che si sono schierate a favore. Dicono: "il CETA spalanca reali e interessanti opportunità commerciali, marginalità che possono compensare il calo dei consumi interni. Il settore lattiero-caseario, con 11 formaggi riconosciuti, può arrivare a raddoppiare le proprie vendite. Per il vino italiano è prevista l'eliminazione completa delle tariffe e la tutela di tutte le denominazioni...", e via dicendo. Ripeto: la situazione probabilmente, in questo caso, intercetta, come giustamente credo rilevate voi, delle grandi realtà produttive e sono realtà produttive che evidentemente hanno degli interessi che le piccole realtà di nicchia della nostra Regione con i quali possono entrare in conflitto. Io è per questo motivo che - ripeto - non conoscendo nel dettaglio, non avendo avuto il tempo, anche materiale...probabilmente voi, che siete più impegnati direttamente in questo argomento, avete avuto il tempo materiale di approfondire, di fare delle audizioni, di recarvi credo a Bruxelles presso gli organi che hanno discusso queste cose, di fare delle riunioni a Roma, io sono un semplice Consigliere e, più che leggere i vari posizionamenti, non ho potuto fare.

Rispetto a questo tema nello specifico, al di là degli slogan a favore da parte di alcune associazioni e dei legittimi slogan, o comunque delle legittime considerazioni contrarie, io personalmente non sono ancora riuscito a farmi un'idea precisa. Poi è vero che è una goccia nell'oceano e giustamente dice l'Assessore Viérin, ma credo che qualunque goccia...anche la Regione Valle d'Aosta è una Regione che comunque ha dignità di istituzione, è una delle 20 Regioni italiane: quando si esprime, si esprime comunque non tanto come la piccola Regione marginale di confine che dice delle cose che nessuno ascolta, ma ha una sua dignità come Regione ed è una delle 20 Regioni italiane e quindi, quando si esprime, non è che si esprime in maniera non significativa ed è una goccia nell'oceano che credo richieda serietà e approfondimenti. Voi quindi dite che in III Commissione ci sia stato questo grande approfondimento sul tema...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

...non avete detto questo? Allora probabilmente non c'è stato approfondimento perché mi pare che il collega Nogara abbia detto che lui si fatto interprete della III Commissione e in rappresentanza della stessa...adesso sbatte le mani, poverino, come al solito, quando lo cito, poi lui esplode un po'... Lei ha detto chiaramente - me lo sono segnato -: "in rappresentanza della III Commissione". Lei si sente, essendo Presidente, evidentemente, la III Commissione, ma tale Commissione - forse non siete tanto abituati voi... - è composta di persone di cui una parte, magari di minoranza, che non hanno la stessa dignità evidentemente di chi decide in luogo dei propri numeri della maggioranza...ma a me pare di aver capito che questa discussione fosse stata portata in III Commissione e che fosse stata poi data una delega al Presidente Nogara, oggi mi pare di capire che non è stato così.

Noi quindi accogliamo sicuramente le obiezioni in ordine alla tutela dei prodotti di nicchia, alla tutela delle nostre specificità, ma credo che il dibattito, e lo ribadisco...poi probabilmente è troppo tardi, perché le accelerazioni consiliari sono tali per cui alla fine si prendono delle decisioni probabilmente sull'impeto delle iniziative presentate momento per momento. Io continuo a dire che, al di là dell'esito di questa risoluzione - sulla quale noi non voteremo assolutamente contro, ma ci asterremo più per un'esigenza nostra di comprensibilità e di approfondimento -, che sarebbe opportuno che si portassero in commissione i pro e i contro, eventualmente aprendo delle audizioni alle associazioni e - perché no? - anche a chi ha in qualche modo seguito i lavori a livello sia parlamentare che a livello di istituzioni europee, in modo tale che alla fine magari pure noi possiamo essere, essendo Consiglieri della Regione Valle d'Aosta...al di là delle sigle, degli schieramenti che in questo caso interessano poco, noi ci siamo molte volte schierati al di là delle indicazioni nazionali che personalmente a me interessano relativamente poco, m'interessa di più capire quali sono gli interessi diretti della Regione su questi temi, a quel punto io credo che la scelta potrebbe essere una scelta più consapevole.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Padovani, ne ha facoltà.

Padovani (GM) - Solo per dire che capisco l'imbarazzo dei colleghi del PD non più Sinistra VdA, perché il Partito Democratico sia a livello europeo nel PSE, che, come guida del Governo italiano, ha spinto e ha accelerato l'approvazione di questo trattato. Ora, il collega Guichardaz elencava alcune associazioni che sostengono questo Trattato. Io tra quelle che sono contrarie leggo: la CGIL, l'Arci, Legambiente, il Movimento dei consumatori, Greenpeace, Federconsumatori, Slow Food, in Parlamento si è schierata contro Sinistra Italiana, Articolo 1, il Movimento Cinque Stelle, come diceva prima il collega Cognetta, movimenti che sono fuori dal Parlamento, ma che sono nel Parlamento europeo, come l'Altra Europa con Tsipras, il Partito della Rifondazione Comunista. Insomma, per concludere, di dossier, di documenti che spiegano che cos'è questo trattato, quali sono i grandissimi pericoli, lo ribadisco, per l'economia italiana ed europea, è pieno. Io ne ho trovati, in due giorni, tre o quattro, ne ho uno qui, poi, se volete, ve lo distribuisco anche. Io quindi capisco l'imbarazzo, però si dicano le cose come stanno, perché questa è la realtà politica che ha portato alla discussione nel Parlamento italiano di questo trattato. Chi ha sostenuto questo trattato e che ha accelerato la discussione di questo trattato si chiama, tra gli altri, Partito Democratico, quindi io capisco l'imbarazzo.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Cretier, ne ha facoltà.

Cretier (PD-SIN.VDA) - Penso non ci sia nessun imbarazzo, perché noi abbiamo parlato di aziende agricole e abbiamo valutato attentamente e lo sappiamo qual è la condizione delle aziende agricole. È per questo che ci mancano degli elementi. Non siamo né per il protezionismo, né per portare danno alle aziende agricole valdostane. Sarebbe opportuno avere dei dati, capire per le aziende valdostane quanto conta il Canada, che tipo di importazioni fanno. Io so che vanno verso gli Stati Uniti, ma non verso il Canada al momento...anche perché, come ho già detto prima, non siamo contrari, ma non abbiamo dei volumi di esportazioni dalla Valle d'Aosta verso questi Paesi e non sappiamo ancora adesso quali risultati porteranno. Se avete voi le competenze per valutare questo tipo di situazione, noi in questo momento - era solo per ribadire - non abbiamo degli elementi di valutazione.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Gerandin, ne ha facoltà.

Gerandin (GM) - Semplicemente per dire che voterò convintamente questa mozione, anche perché io penso, al di là di tutti gli interventi che sono sicuramente condivisibili, che il ragionamento nell'interesse della Valle d'Aosta deve essere un ragionamento che va al di là della politica, perché se continuiamo a rimarcare delle politiche anche a livello nazionale in quest'aula non andremo molto distanti. Sinceramente a me non interessa molto di quello che succederà nelle aziende italiane. Io penso alla piccola produzione di qualità della Valle d'Aosta, che da questo trattato ne uscirebbe con le ossa rotte, per cui, fuori la politica da quest'aula, facciamo l'interesse dei valdostani e il mio sarà un voto convintamente per questa mozione.

Presidente - Non ci sono altri interventi. Dichiaro chiusa la discussione generale. Ha chiesto la parola l'Assessore Viérin, ne ha facoltà.

Viérin (UVP) - Non vorrei interrompere un discorso politico interno ad una certa area, ma ritornare un attimo sulla questione. Noi crediamo che sia importante approvare questa mozione, che non sia il tempo ulteriore che possa chiarire le idee, che sono già chiare per la stragrande parte dei Consiglieri qui presenti. Vorrei ribadire che non è una risoluzione che è stata presentata in aula...così lo diciamo anche per chi è fuori, visto che sembrava che ci fossero accelerazioni del Consiglio. Quali accelerazioni? Questa è stata iscritta in modo ordinario alla scadenza termini. Le buste gialle di cui parlavo sono state aperte, si spera, in tempi utili per poter leggere quello che c'era dentro. C'era una mozione. Come tutti noi, io sono andato su internet, ho seguito il dibattito, le manifestazioni a Roma, la Coldiretti ha scritto a tutti i Consiglieri regionali. Se poi vogliamo prendere ancora tempo, mi sembra tanto una scusa per non decidere, perché, tra l'altro, con i tempi della politica noi spesso convochiamo audizioni, che l'anno scorso sono state fatte sui trattati in Commissione, ne sono testimoni l'ex Presidente della Commissione Restano, il collega Cognetta, perché era stata una sollecitazione in quest'aula del Movimento Cinque Stelle, quindi questo argomento è stato dibattuto per chi era interessato ad andare nelle commissioni. Oggi è giusto quello che si diceva: ognuno ha la propria sensibilità, ma nessuno obbliga ad essere unanimi. Oggi però dobbiamo decidere e vi diciamo anche perché, colleghi Cretier e Guichardaz: perché questa questione va in approvazione e quindi sarebbe, a babbo morto, una bella posizione del Consiglio regionale della Valle d'Aosta, peccato che, dopo la ratifica da parte dell'Italia, o del dibattito in Parlamento, ancora una volta il Consiglio arriverebbe tardi su un argomento. Abbiamo avuto quindi 15 giorni, tra tutti, per leggere il pacco e per prendere le informazioni. La Coldiretti ha sollecitato un dibattito. Oggi, secondo noi, questo Consiglio deve prendere una decisione, anche se con sensibilità diverse che ci stanno. Il dibattito ci sta, io non entro nel merito delle discussioni, però nessuno qui ha detto che in III Commissione questa settimana è stato fatto un dibattito: io ho semplicemente detto che ero lì per i danni causati dagli animali della fauna selvatica, perché portiamo la delibera lunedì prossimo in Giunta e volevo condividerla, anche se è un atto di Giunta, prima con la commissione, che ha fatto tutte le sue audizioni e a margine ho chiesto io se potevo annunciare questa cosa e ho spiegato perché ero stato costretto ad inserire, après il n'y a pas de pire sourd de celui qui ne veut pas entendre, poi l'abbiamo ripetuto tre volte oggi nel dibattito. Se poi vogliamo fare delle discussioni, facciamole, però ricostruiamo le cose così come sono state. Io non ho detto che c'è stato un ampio dibattito: ho semplicemente ricordato perché il collega Cretier me l'aveva chiesto, e ho spiegato perché avevo avuto questa "accelerazione" di iscrivere la mozione. Credo che questo conti poco per la comunità in generale, ma che conti molto di più che il Consiglio regionale si esprima in un modo o nell'altro su questo argomento.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Guichardaz, ne ha facoltà.

Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Collega Padovani, lei è comprensibilmente trascinato nelle sue decisioni da indicazioni politiche, forse politiche e partitiche movimentistiche forse più di noi, tant'è che ricordo, probabilmente lo ha pure letto, che il dibattito sul CETA ha creato all'interno del movimento e del Partito Democratico dei dissensi, un dibattito. Ci sono molti Parlamentari che vedono in modo non così convinto questo trattato. Riguardo alla questione dei trattati, io penso che non sia su un tema come questo...che per me continua ad essere complesso, poi io non sono come il collega Gerandin, che probabilmente ha degli elementi tali per cui lo portano a votare convintamente a favore di questa mozione che richiede il ritiro del mandato. Io personalmente continuo a dire che, malgrado i 15 giorni di tempo che mi sono stati concessi - ma in questi 15 giorni sono state riunite le commissioni praticamente tutti i giorni e abbiamo dovuto preparare anche altro -, non ho avuto la possibilità, così come il collega Cretier che è molto più competente di me, di farmi un'idea chiara. Ho letto il documento della Coldiretti che è arrivato, certo, dopodiché ho letto il documento della delegazione delle associazioni, per esempio, a favore. Ho letto quello che ho potuto ritrovare, ma questo è un dibattito che va avanti da anni, nell'istituzione europea è un dibattito che è in evoluzione anche al Parlamento malgrado la prossima e immediata approvazione.

Qua tutti si fanno paladini del Made in VdA, ma non è che noi non siamo paladini del Made in VdA, non è prerogativa solo di quei partiti e di quei movimenti che hanno la sigla che richiama in qualche maniera la Valle d'Aosta. Io penso che il senso di responsabilità nella scelta e nel voto debba essere un senso di responsabilità che permea tutti i partiti. Poi voi siete convinti, avete i dati, avete le competenze, avete potuto approfondire. Io non sono convinto, ma non perché il PD a livello nazionale...ripeto: non me ne frega niente del dibattito nazionale, ma credo che l'abbiamo già dimostrato più di una volta: non andiamo dietro agli schemi. Non mi interessa se l'Arci, Tsipras, non so più quali altri movimenti ha citato il collega Padovani...se lui va a dietro ai richiami dei movimenti, io sono una persona che ragiona per conto suo. In quest'aula abbiamo votato spesso contro le indicazioni nazionali, motivandole, perché non siamo soggetti a indicazioni nazionali.

Su un tema come questo io e il collega Cretier credo che abbiamo espresso a sufficienza una necessità di approfondimento. Ripeto: non votiamo contro, ma ci mancherebbe, perché siamo convinti che la realtà regionale sia una realtà particolare, di nicchia, che ha delle sue prerogative, ma le considerazioni che ha fatto il collega Cretier, per esempio, rispetto ai flussi di esportazione verso il Canada, non sono delle considerazioni così banali. Cercare di capire qual è la ricaduta, per esempio, o l'apertura di strade, di possibilità che un trattato come questo potrebbe dare su mercati diversi...è vero, i nostri mercati sono direzionati soprattutto verso gli Stati Uniti, una piccola nicchia probabilmente verso altri Stati, non so, il Giappone. Parlavo con alcuni produttori che hanno delle piccole produzioni che vengono inviate con più difficoltà in quei mercati perché soggetti a molti più vincoli. Sinceramente, ripeto, nella mia assoluta ignoranza - ma non ignoranza perché non ho cercato di documentarmi, ho cercato di documentarmi, ma la mia assoluta incapacità di valutare - avevo bisogno probabilmente di un approfondimento e sarei venuto in III Commissione, perché ritengo che questo sia un tema necessario. Rispetto poi - e qui concludo con una piccola polemica - al fatto che vengono inviate le documentazioni, va bene, vengono inviate 15 giorni prima, ma noi, per esempio, stiamo ancora aspettando tutta la documentazione sulla variazione di bilancio. Non è che da un Consiglio all'altro ci mandate la documentazione e noi siamo in grado di diventare tuttologi e di entrare immediatamente dentro e di centrare l'argomento. Io penso che manchi un pochettino di attenzione verso quelle persone che hanno magari meno capacità e velocità di apprendimento, che vogliono approfondire. Approfitto quindi anche per magari un richiamo a chi è competente in questo tema per darsi una mossa, per esempio, a mandarci la documentazione, perché il prossimo Consiglio è a breve e parleremo di cose importanti, per le quali al momento non abbiamo nulla.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Nogara, ne ha facoltà.

Nogara (UVP) - Per fare solo due precisazioni. Io, da quando sono membro e Presidente della III Commissione, non ho mai avuto il piacere di avere il Consigliere Guichardaz presente in commissione. Volevo solo ricordargli che sono passate tre leggi all'unanimità, è stato condiviso sempre tutto in III Commissione. Non penso di aver mai dato l'impressione ai membri della commissione di voler prevaricare qualcuno o qualcosa. Forse lei non si parla abbastanza con il suo collega Cretier, perché penso che tutte le volte e tutte le discussioni che abbiamo avuto in III Commissione sono sempre andate molto bene, anche perché ho la fortuna di avere una III Commissione fatta di persone che ne capiscono di agricoltura e masticano tanto in questo settore. Le sue polemiche che tutte le volte lei deve tirare fuori veramente non le capisco. Come le ho già detto una volta: "io vorrei ma non posso". Probabilmente lei adesso si sta sfogando di tutto quel periodo in cui ha dovuto stare zitto. Può darsi che adesso debba tirare fuori tutto quello che ha dentro, ma non so cosa dirle. Noi cerchiamo di lavorare nel miglior modo possibile, cerchiamo di condividere tutto. Abbiamo condiviso tutto finora, più di così non sappiamo cosa fare.

In più le devo dire che io non ho assolutamente detto che abbiamo condiviso in commissione il CETA. L'Assessore nell'ultima commissione ha spiegato il perché ha fatto questa mozione e ha chiesto a me, come Presidente della III Commissione, per non fare una mozione di Giunta, di firmare questa mozione. Io l'ho firmata in rappresentanza della III Commissione perché aveva un senso, solo questo, senza né strapparsi i capelli, né battere le mani, io ho solo fatto queste cose.

Presidente - Ci sono altri interventi in dichiarazione di voto? La discussione generale è già stata chiusa. Si può fare l'intervento ancora per dichiarazione di voto. Ha chiesto la parola il Consigliere Testolin, ne ha facoltà.

Testolin (UV) - Intervengo per dichiarazione di voto solo per ringraziare dell'accoglimento dell'emendamento che abbiamo presentato e per esprimere una sorta, per certi versi, di dispiacere nell'aver colto nelle parole dell'Assessore una nostra intenzione di provocare in qualche modo una reazione nel fatto di portare questo tipo di provvedimento in aula. Era proprio per sottolineare il fatto di dare la possibilità di discutere. La nostra intenzione quindi era di andare nell'ottica di dare un piccolo contributo e di allargare le riflessioni. Per il resto, noi avremmo votato convintamente questa risoluzione e lo facciamo ancora più adesso che è stato accolto l'emendamento.

Presidente - Non ci sono altri interventi. Mettiamo in votazione la mozione con l'emendamento n. 1 di Testolin corretto e l'emendamento dell'Assessore al dispositivo. Dichiaro aperta la votazione. La votazione è chiusa.

Presenti: 33

Votanti : 31

Favorevoli: 31

Astenuti: 2 (Cretier, Guichardaz)

Il Consiglio approva.