Oggetto del Consiglio n. 2758 del 23 maggio 2017 - Resoconto
OGGETTO N. 2758/XIV - Interpellanza: "Presa di posizione contro le dichiarazioni rilasciate da un rappresentante politico sugli immigrati".
Rosset (Presidente) - Punto n. 15 dell'ordine del giorno. Per l'illustrazione, chiede la parola il collega Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Portare in Consiglio regionale un episodio ridicolo, una gaffe quasi surreale nella sua assurdità potrebbe essere di ottenere il risultato di dare importanza a qualcuno che non la merita. Qualcuno che, tra l'altro, cerca la notorietà a tutti i costi, anche a costo di apparire grottesco, un po' come quei tizi che si piazzano dietro le telecamere dei TG con taccuino e penna biro per avere il loro momento di gloria.
Ho evitato fino ad ora di ammorbare la massima Assise regionale con le sciocchezze di questo personaggio, ormai noto ai più per le sue ossessioni quotidiane nei confronti di quelli che lui chiama "clandestini" a prescindere dal loro status - non gli importa che siano rifugiati o richiedenti asilo - o scimmiottando le definizioni di un qualche leader nazionale "risorse boldriniane". Questo Signore di cui trattiamo oggi è noto per alcune sue "denunce", se possiamo definirle così. Qualche tempo fa sul sito del suo partito, di cui mi risulta essere responsabile, curatore, non so bene cosa faccia, uscì una foto di alcuni ragazzi di colore che durante una festa alla Cittadella dei giovani furono trovati niente poco di meno che a giocare a calcetto. Foto il cui commento, attribuibile al Signore in questione o comunque a qualcuno del suo partito, diceva sostanzialmente che mentre lui, mentre loro sudano al lavoro per mantenerle, queste risorse giocano al calcio balilla. A parte che nessuno sa cosa faccia per vivere il soggetto in questione; sul suo profilo Facebook alla voce "informazione" dice che di mestiere fa il politico e il volontario. Per dire del grande contributo all'Erario di questo personaggio che, a sentirlo, suda tutto il giorno per mantenere i clandestini e gli immigrati. Ancora lo si ricorda per la foto di un tizio di colore ripreso da dietro, mentre fa i suoi bisogni all'aperto. È un'ossessione quella delle foto rubate ai ragazzi di colore, o per la polemica contro il parroco della Chiesa di Maria Immacolata per aver organizzato addirittura un aperitivo a base di piatti della tradizione africana per festeggiare la fine del Ramadan. Diceva che si sentiva sconcertato per la scelta di aprire il salone dell'Immacolata ai musulmani. Parrocchia peraltro guidata da una congregazione di Padri missionari da sempre in prima linea nei Paesi più poveri del mondo. Già allora la polemica finì oltre i confini regionali, addirittura su Repubblica, anche per i commenti al post, alcuni dei quali risultavano al limite dell'istigazione alla violenza e all'odio razziale. Ho fatto gli screenshot e a rileggerli oggi mi si accappona la pelle.
Ho fatto questo breve florilegio per dire che il Signore in questione, peraltro Consigliere comunale di Aosta, non è nuovo a questo tipo di uscite, che non definirei provocazioni perché fatte ogni volta con l'assoluta convinzione di essere nel giusto, di affrontare una sorta di guerra santa contro il diverso per il colore della pelle, per le proprie idee politiche, per il credo religioso, per la condizione sociale. Ricordo a tutti le foto di mendicanti di Aosta intenti a chiedere l'elemosina, presentata quasi come se fosse una colpa essere poveri. L'ossessione di costui per tutto ciò che non è bianco, cristiano, leghista fino al post oggetto di questa interpellanza che restava, per quanto mi riguarda, una sua ossessione, un suo, seppur non condivisibile da parte mia naturalmente, punto di vista verso un mondo che evidentemente lo turba al punto da indurlo ad andare in giro armato di macchina fotografica per riprendere i negretti e i vagabondi che defecano all'aria aperta. Ha fatto anche questo il Signore in questione. Dicevo, fino al post in oggetto di questa interpellanza, perché in queste occasioni il Manfrin - così si chiama questo personaggio - si è fatto talmente prendere dal suo sacro ardore contro quelli che hanno la pelle di colore diverso dalla sua da scrivere, a corredo di una foto di un uomo sempre fotografato da dietro: credo che il Consigliere comunale abbia un atavico timore di affrontare vis-à-vis le vittime delle sue scorribande fotografiche, dicevo che il Signore in questione qualche giorno fa postò sul suo profilo Facebook una foto di una "risorsa boldriniana" - così definiva questo uomo di colore ripreso di spalle -, la cui colpa secondo lui era di andare a spasso vicino alla Cogne o in subordine di scappare dalla guerra, ha proprio scritto questo, su uno skate elettrico: un hoverboard mi dicono che si chiamino quegli aggeggi che, a suo dire, non potrebbe permettersi, o non dovrebbe permettersi, in quanto "risorsa boldriniana", in quanto - dice lui - già eccessivamente caro per un cittadino valdostano medio. La cosa sarebbe rimasta uno dei suoi soliti incazzosi post razzisti se non fosse che, dopo poco tempo dalla sua pubblicazione, sono fioccati i commenti che gli facevano notare che non si trattava di un clandestino, ma di un cittadino aostano che risiede da anni in Italia, tra l'altro, regolarmente sposato con una valdostana, con il cognome valdostano tanto per dire, e padre di un bambino. La cognata e la moglie ad un certo punto scrivono che quello era l'hoverboard che avevano regalato per il compleanno al loro figlio e che lui lo stava usando semplicemente per andare a fare la spesa. Potete immaginare come la gaffe sia immediatamente diventata virale, soprattutto dopo che il Manfrin, resosi conto di aver scritto una fesseria, provvedeva a rimuovere il post. La notizia ha fatto il giro dello stivale e personalmente mi sono reso conto del risalto datogli dai media nazionali quando un mio amico di La Spezia mi ha scritto un post ironico che fa così: "ma che diavolo fate in Valle d'Aosta? Date la caccia ai neri che fanno la spesa in skate?". Questo è un messaggio che mi ha mandato ironicamente un amico. Non mi ha fatto piacere ricevere quel messaggio, perché mi sono reso conto che l'eco giunta fuori Valle - qui in Valle d'Aosta tutti lo conoscono il Manfrin e la maggior parte delle persone sa bene delle sue fisse e delle sue manie e delle sue ossessioni - può aver fatto emergere in qualcuno l'idea che i valdostani tutti siano un popolo di razzisti e pure un po' idioti. Il Signor Manfrin, il cui cognome non mi pare proprio autoctono da autorizzarlo a farsi paladino dei cittadini valdostani, come dice lui, ha sdoganato una rappresentazione del popolo valdostano che francamente mi addolora, leggendo anche i numerosi post di presa di distanza e di indignazione profonda e di sincero dolore da parte di moltissime persone. Una rappresentazione, tra l'altro, che è stata stigmatizzata anche dall'Ordine dei giornalisti, che ha definito il post discutibile e deprecabile.
Ora, penso che la politica, al di là delle posizioni dei singoli, che molti hanno espresso individualmente...mi ha fatto piacere leggere molte prese di distanza, debba ribadire con forza che questa solfa del "nero brutto e cattivo" a prescindere, dell'immigrato che è clandestino a prescindere, questa visione un po' lombrosiana di chi non ha le nostre fattezze è da guardare con sospetto a prescindere, non ci appartiene. Non è patrimonio di una comunità, che ha fatto dell'accoglienza, della tolleranza, dell'integrazione e del multiculturalismo la sua cifra, di una comunità sempre ospitale verso lo straniero e d'altronde la storia della nostra gente, del nostro popolo è una storia di immigrazione, ma anche di emigrazione. Per dire, mia madre è siciliana e alcuni Guichardaz della linea di mio padre risiedono ormai da generazioni in Francia e in Belgio, sono cittadini francesi e belgi a tutti gli effetti. La famiglia di mia moglie è di origine veneta, i suoi parenti sono finiti a cercare lavoro in Argentina e in Canada, tanto per dire. Stigmatizzare comportamenti che fanno male all'immagine della nostra regione e che rischiano di essere alla lunga digeriti dalla gente a furia di giudicarli folkloristici, un po' fuori della riga ma, tutto sommato, innocui, pone da subito una barriera etica alle derive ideologiche che tanto male hanno fatto nel corso della storia a chi le subiva, ma anche a chi le praticava. La storia insegna sempre. Basta mettersi nella disposizione di voler imparare. Mettere subito la parola stop a questi atteggiamenti, a questi comportamenti deprecabili e discutibili, come li definisce l'Ordine dei giornalisti, è segno di maturità politica e anche di coraggio politico. Capisco che a volte possono intervenire ragionamenti altri di tipo elettoralistico, di alleanze che magari inducono alla prudenza nelle prese di distanza ufficiali, ma un atteggiamento franco, corretto sui principi, sui confini etici oltre i quali non è concesso andare, è segno di autorevolezza politica, è segno che vi sono dei limiti etici che non si possono superare, pena la frantumazione delle idee a beneficio delle ideologie becere e pericolose.
Presidente - Per la risposta, chiede la parola il Presidente della Regione, ne ha facoltà.
Marquis (SA) - Collega Guichardaz, siamo immersi in un'epoca social. Molto spesso si è portati a congelare le emozioni e il pensiero del momento, dell'istante, in rete. Io credo che ci vorrebbe un attimo in più di riflessione prima di postare e prima di prendere delle decisioni affrettate a scrivere. È proprio in questa cornice che ritengo che anche la politica non debba dare troppa risonanza alla rete, amplificando l'effetto di dichiarazioni come queste estemporanee, che non sono sicuramente un vanto per chi le ha pronunciate. Credo che la responsabilità delle espressioni pubbliche spetti a chi le pronuncia e le scrive. Sono ovviamente da stigmatizzare, dal nostro punto di vista, e anche in riferimento ai nostri valori comuni. È un giudizio tuttavia questo che esprimo dal punto di vista politico, proprio in difesa del nostro modo di vivere e di promuovere la nostra società democratica. Tuttavia, il compito della Regione, e in generale delle istituzioni, non è quello di regolare il dibattito pubblico, che deve rimanere libero, né di biasimare le persone per le loro opinioni o affermazioni, ma di garantire le condizioni affinché tutti possano partecipare ad un dibattito democratico. Nel caso specifico, al di là dell'opinione che ciascuno di noi può liberamente farsi ed esprimere, la risposta è arrivata direttamente dalla cosiddetta "società civile", che ha evidenziato l'incidente in cui è incorso il Signor Manfrin. Ha eventualmente danneggiato con questo incidente solo se stesso e non la comunità valdostana che, anzi, ha dimostrato una volta di più la propria capacità critica e l'attaccamento ai valori del rispetto e della tolleranza.
Come ha detto lei prima bene, la Valle d'Aosta è una terra di emigranti, di immigrati; è una terra che ha la cultura dell'ospitalità e che tanto fa per accogliere e per cercare di includere chi arriva da realtà difficili e che vive dei momenti di difficoltà non solo a livello di migranti. Credo quindi che noi possiamo dissociarci da queste parole, parole che non condividiamo, e nello stesso tempo rasserenare tutti che la comunità valdostana è una comunità che sa ospitare, è una comunità che sa accogliere e che sa condividere con il prossimo.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz (PD-SIN.VDA) - La ringrazio per la risposta, Presidente Marquis. Volevo solo dire che non sono io ad amplificare, tant'è che in questi anni io non ho mai portato...contrariamente a ciò che avviene invece da parte loro nel Consiglio comunale di Aosta, che pare abbiano una predisposizione a prendersi carico invece delle dichiarazioni e degli eventi che avvengono in questo Consiglio comunale, o che riguardano politici in questo Consiglio regionale, o che riguardano politici che non siano loro. Io non ho mai portato le dichiarazioni improvvide del Consigliere Manfrin o di alcuni suoi sodali in questo Consiglio. Anche dichiarazioni, lo voglio dire, l'ho detto e lo ripeto al limite dell'istigazione all'odio razziale. Io ho letto dei commenti a corredo di questi post, il famoso post che citavo prima sul Ramadan che - ho detto - fanno accapponare la pelle, dove si diceva: "mettiamoli dentro una scuola e bruciamoli", o cose del genere. Io non l'ho mai portato questo, perché penso che le dichiarazioni in qualche modo poi fanno giustizia, le persone hanno reagito bene, però si arriva ad un certo momento in cui il ridicolo, ma veramente il grottesco e poi questa situazione che non corrispondeva assolutamente al vero devono essere in qualche modo stigmatizzati. Mi fa piacere, devo dirlo, la risposta del Presidente che, pur con tutte le prudenze del caso, sono il primo a dire che non bisogna tarpare il dibattito democratico, quando il dibattito si esprime in modo democratico, ha comunque preso una posizione di distanza, non so se di tipo personale o a nome del Consiglio e della Giunta che rappresenta, però mi fa piacere che ci sia e ci sia stato intanto questo dibattito e poi queste dichiarazioni di presa di distanza perché io credo che la gente comunque abbia il bisogno di sentir dire dalle istituzioni a volte delle parole chiare, delle parole esplicite.
L'abbiamo detto tante volte, siamo usciti con dei comunicati, delle prese di distanza, abbiamo stigmatizzato e denunciato degli atteggiamenti che danneggiavano la Valle d'Aosta, degli articoli di giornale che parlavano della Valle d'Aosta come di un'isola a volte apparentemente felice e via dicendo. Io credo che questo aspetto, proprio per l'eco e per la viralità che poi ha determinato, deve essere stigmatizzato con le dovute cautele politiche, sempre nell'ottica di non chiudere il dibattito democratico, perché il popolo valdostano - l'ho voluto dire prima e mi fa piacere che l'abbia ribadito anche il Presidente - è un popolo da sempre abituato ad aprire le proprie case, ad aprire i propri Paesi, è un popolo che ha ospitato negli anni le persone che venivano qua a lavorare, che davano il loro contributo e questo è il caso, tra l'altro, che stiamo trattando. Non parliamo di pericolosi terroristi che si infiltrano, magari attraverso chissà quali sistemi: parliamo di un valdostano, di una persona che ha sposato una valdostana, integrato, tra l'altro, e che viene definito, etichettato a prescindere come un clandestino, una "risorsa boldriniana". Questo io credo che vada stigmatizzato per recuperare l'idea che noi siamo un popolo di emigrati, un popolo di immigrati, perché siamo un popolo che ha nel multiculturalismo, nella cultura diffusa e plurale un elemento di forza, quindi è bene che ci sia stato anche da parte sua questo ribadire che siamo comunque un popolo disponibile all'accoglienza: accoglienza - e lo dico chiaramente anch'io - che deve essere sempre conforme alla legge, conforme alle norme, conforme, anche per quanto possibile, al nostro modo di essere, al modo di essere di un popolo aperto e ospitale.
Presidente - Grazie. Credo che, vista l'ora, possiamo chiudere i lavori mattutini, che riprenderanno alle ore 15,30.
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La seduta termina alle ore 13:04.