Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2740 del 9 maggio 2017 - Resoconto

OGGETTO N. 2740/XIV - Disegno di legge: "Disposizioni urgenti in materia di caccia. Modificazioni alla legge regionale 27 agosto 1994, n. 64 (Norme per la tutela e la gestione della fauna selvatica e per la disciplina dell'attività venatoria)".

Rosset (Presidente) - Punto n. 24.02 dell'ordine del giorno. Ha chiesto la parola il Consigliere Nogara; ne ha facoltà.

Nogara (UVP) - Innanzitutto vorrei ringraziare la disponibilità della III Commissione per lo studio e per la presa visione di questa legge, che è stata votata all'unanimità da tutta la Commissione.

Il presente disegno di legge reca "Modificazioni alla legge regionale 27 agosto 1994, n. 64, "Norme per la tutela e la gestione della fauna selvatica e per la disciplina dell'attività venatoria", al fine di recepire le richieste del mondo venatorio valdostano per un'immediata attuazione delle norme concernenti il legame cacciatore/territorio e per il riconoscimento in capo al Comitato regionale per la gestione venatoria di una maggiore autonomia gestionale.

Recentemente, con la legge regionale 21 luglio 2016, n. 10, è stato sostituito il comma 2 bis dell'articolo 31 della legge n. 64/1994, prevedendo che "al fine di assicurare il legame cacciatore/territorio per gli ungulati cacciabili soggetti ad assegnazione nominativa, i capi prelevabili in una determinata Circoscrizione venatoria sono assegnati al cacciatore appartenente alla stessa, e sono ripartiti prioritariamente nelle sezioni comunali cacciatori, nel cui territorio ricade il settore gestionale sub circoscrizionale di riferimento. Il prelievo della specie cinghiale, in forma diversa dalla braccata, è esercitato nell'ambito della Circoscrizione di appartenenza. Il prelievo delle altre specie cacciabili è esercitato nell'ambito dell'intero comprensorio alpino di caccia".

Dette disposizioni, ai sensi di quanto stabilito dall'articolo 17, comma 3, della medesima legge regionale n. 10/2016, trovano applicazione soltanto a far data dal 1 gennaio 2018, essendo previsto nel secondo periodo del predetto comma 3 che fino al 31 dicembre 2017, per le specie soggette ad assegnazione nominativa, "i capi prelevabili in una determinata Circoscrizione venatoria sono prioritariamente assegnati ai cacciatori ad essa appartenenti sino al raggiungimento della media di prelievo pro capite regionale e sono ripartiti nelle sezioni comunali cacciatori nel cui territorio ricade il settore sub circoscrizionale di riferimento. I capi eccedenti sono assegnati a cacciatori di altre Circoscrizioni venatorie, al fine di garantire una quota media di prelievo pro capite omogenea in tutte le Circoscrizioni venatorie e un'equilibrata distribuzione dei cacciatori nel territorio regionale".

Nondimeno la maggior parte dei cacciatori valdostani negli incontri che hanno preceduto e seguito l'approvazione della legge regionale n. 10/2016, ha auspicato che la disciplina relativa al legame cacciatore/territorio potesse trovare applicazione prima della data del 1 gennaio 2018, per assicurare sin da subito una migliore gestione dell'attività venatoria, richiedendo al contempo che detto principio possa ammettere deroghe in casi particolari. L'approvazione della legge regionale n. 10/2016 è stata ritenuta dai rappresentanti del mondo venatorio non aderente agli esiti della concertazione che aveva preceduto la stesura del disegno di legge, portando alle dimissioni della maggior parte dei rappresentanti di Circoscrizione in seno al Comitato e determinando il commissariamento dello stesso, commissariamento che ancora oggi si protrae per la mancanza di candidati alle successive elezioni del Comitato.

Il presente disegno di legge, nel rispetto del predetto percorso di concertazione, si propone pertanto di introdurre modificazioni alla disciplina legislativa dell'attività venatoria, che consentano, mediante l'abrogazione della norma transitoria contenuta nell'articolo 17, comma 3, della legge regionale n. 10/2016 e la riformulazione dell'articolo 31, comma 2 bis, della legge regionale n. 64/1994, di rispondere alle sopra rammentate istanze del mondo venatorio valdostano. Il disegno di legge prevede in particolare l'immediata applicazione della disciplina relativa al legame cacciatore/territorio e rafforza, attraverso la modificazione degli articoli 15 e 17 della medesima legge regionale n. 64/1994, l'autonomia gestionale e il ruolo consultivo del Comitato regionale per la gestione venatoria.

Il presente disegno di legge si compone di cinque articoli. L'articolo 1 modifica la lettera g) del comma 6 dell'articolo 15 della legge regionale n. 64/1994, precisando che "eventuali ulteriori funzioni e incarichi del Comitato regionale per la gestione venatoria sono individuati dalla Giunta regionale con propria deliberazione, che ne stabilisce anche gli indirizzi per il relativo svolgimento". L'articolo 2 introduce modificazioni al comma 1 ter dell'articolo 17 della legge regionale n. 64/1994, prevedendo che "le variazioni del territorio di competenza delle Circoscrizioni venatorie possano essere disposte dalla Giunta regionale, previo parere favorevole del Comitato regionale per la gestione venatoria, e sentita la Consulta faunistica regionale". L'articolo 3 modifica il comma 2 bis dell'articolo 31 della legge regionale n. 64/1994, stabilendo che "il Comitato regionale per la gestione venatoria possa derogare motivatamente ai criteri di assegnazione e ripartizione dei capi prelevabili, nel rispetto degli indirizzi eventualmente stabiliti dalla Giunta regionale". Questo articolo è proprio nell'ottica di ottenere un'equità di prelievo per tutti i cacciatori della Valle d'Aosta. L'articolo 4 dispone l'abrogazione del comma 3 dell'articolo 17 della legge regionale n. 10/2016, così superando il differimento inizialmente previsto al 1 gennaio 2018 della nuova disciplina dei criteri di assegnazione e ripartizione dei capi prelevabili, che troverà pertanto immediata applicazione con le modificazioni introdotte dall'articolo 3 del presente disegno di legge. L'articolo 5 reca infine le dichiarazioni d'urgenza.

Presidente - Siamo in discussione generale. Qualcuno intende prendere la parola? Ha chiesto la parola il Consigliere Cretier; ne ha facoltà.

Cretier (PD-SIN.VDA) - Avendo partecipato alla III Commissione permanente, vorrei ricordare qualche pensiero già espresso in quell'occasione all'Assessore, pur non conoscendo a fondo le dinamiche della caccia e i risvolti che comportano le applicazioni pratiche. Il parere sarà quindi su aspetti legislativi e unicamente sugli articoli proposti.

Il primo impatto con il testo presentato lasciava trasparire una certa ingerenza della Giunta. In due distinti articoli, e più precisamente il n. 1 e il n. 3, mi sembrava oltremodo marcare strettamente il Comitato caccia, precisando che (articolo 1) "ulteriori funzioni e incarichi sono individuati dalla Giunta regionale" e (articolo 3) "il Comitato possa derogare ai criteri di assegnazione e ripartizione dei capi prelevabili nel rispetto degli indirizzi eventualmente stabiliti dalla Giunta regionale". Secondo noi lede la piena autonomia del Comitato caccia. È giusto che la Regione dia degli indirizzi e stabilisca eventualmente il calendario venatorio, ma qui vi sono più interferenze e, più che presunte, sono reali e scritte chiaramente nell'articolato.

Nell'articolo 2, che richiama anche aspetti legati alla conoscenza del territorio delle Circoscrizioni venatorie, credo che molti aspetti pratici vengano descritti - e richiamo l'articolato - prevedendo che le variazioni possano essere disposte dalla Giunta regionale "previo parere favorevole del Comitato caccia e sentita la Consulta faunistica regionale". In questo caso mi sembra si entri impropriamente in argomenti molto più tecnici, con specifiche valutazioni, a modificare anche i confini delle Circoscrizioni.

Come anche ricordato dal collega Nogara, nel verbale si rammenta che chi ha deciso come suddividere le Circoscrizioni non è il politico di turno, ma un esperto faunistico.

Avremmo preferito che l'autonomia del Comitato fosse stata chiaramente esplicitata nella legge, anche se l'Assessore competente ha più volte dichiarato in Commissione di garantire questo fatto. Noi avremmo preferito fosse stato scritto in modo inconfutabile, sia in fase di approvazione che di applicazione. Abbiamo comunque votato a favore e non rinneghiamo l'operazione, poiché sostanzialmente ci interessa il legame cacciatore/territorio, il fondamentale ripristino del Comitato e della sua autonomia gestionale nel complesso delle norme e delle regole stabilite.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Isabellon; ne ha facoltà.

Isabellon (UV) - Anch'io intervengo in qualità di membro della III Commissione e mi associo ai principi generali, già illustrati, che stanno alla base di questo disegno di legge; principi che d'altra parte erano già riconosciuti in una proposta precedente già esaminata in Commissione.

L'aspetto che vorrei mettere in evidenza è in particolare l'esigenza di rendere operativo tutto il settore dell'attività venatoria e ricostituire gli organismi, perché credo che questo sia riconosciuto da tutti come un aspetto della massima importanza. Noi pensiamo all'attività venatoria come a un'attività a volte ricreativa, in realtà c'è anche l'aspetto sportivo, c'è l'aspetto di rapporto dell'appassionato con il territorio, ci sono vari aspetti che si intersecano fra di loro, ma dobbiamo riconoscere che la piena attività degli organismi è anche funzionale ad obiettivi più ampi. Credo che questo emerga sempre più nel momento in cui l'equilibrio della presenza della fauna sul territorio va magari a cozzare contro le altre esigenze di chi opera sul territorio. Mi riferisco in particolare ai problemi legati all'aumento delle specie che a volte sono in contrasto con l'attività agricola. Ho qui sottomano un articolo de la Repubblica del 24 gennaio 2017 in cui, sui grandi numeri legati alla fauna, si riconosce l'aumento degli animali selvatici dal 1980: un più 700 percento di cervi, un più 400 percento della specie cinghiale e poi, a decrescere, il capriolo e il muflone. Vi ricordo che qui in Valle abbiamo anche una presenza del muflone, magari temporanea, nella Valle di Champorcher, che va anch'essa a creare alcuni problemi per i gestori degli alpeggi che operano in quella zona. Il cervo è più presente nella Valle del Gran San Bernardo; adesso si è distribuito su tutto il territorio, e anche lì crea non pochi problemi. Sul cinghiale sappiamo quali sono i problemi.

Io credo che la rimessa in marcia dell'organizzazione del settore sia importante. Credo anche che l'impostazione che è stata data e presentata in III Commissione, quella di dare degli indirizzi al Comitato e di conseguenza anche alla Consulta per la gestione dei capi che sono prelevabili, non si deve fermare qui. Bisogna andare ad individuare anche dei supporti da parte del mondo venatorio per la gestione di questa presenza molto impattante per quanto riguarda le specie che ho citato.

Non ci fermiamo qui, evidentemente. Noi da alcuni anni abbiamo una presenza che a volte è oggetto di controversie, anche di carattere ideologico e di estremismi vari, che è quella del lupo. Già solo a nominarlo sembra che si facciano delle eresie, sembra che si evochino degli abbattimenti selvaggi: ha un approccio molto spesso emozionale soprattutto da parte di chi non vive sul territorio. L'altro giorno, su un post di Facebook, c'era un allevatore di Cogne, tale Cavagnet Enrico, che con un post provocatorio ha fatto un invito a coloro che vivono magari di tutte altre attività e che anch'io reputo a volte delle "anime belle" - ricordo, questo è un allevatore - dicendo di avere un piccolo gregge che non giustifica determinati investimenti per la guardiania e per la sua gestione come normalmente è l'entità dei nostri greggi, e si è dato disponibile a creare un banchetto per la mensa per i lupi, purché qualcuno faccia l'adozione del lupo. A fronte dell'acquisto di una pecora, di un agnellone o di un agnellino, si è reso disponibile a dare questo servizio nella sua vallata per salvare le coscienze di chi pensa che il controllo del lupo sia un'eresia.

A volte guardiamo alla Francia come ad esempi che, a seconda dell'occasione, sono virtuosi. Siamo reduci dai risultati di un'elezione in Francia che ha permesso di eleggere una figura che, a quanto pare, non è così classificata, però tutti saltano sul carro del vincitore, anche a distanza, con telefonate di congratulazioni e quant'altro. La Francia va bene come esempio per avvalorare a volte le proprie posizioni, però in merito al lupo vorrei ricordare che alla base di una raccolta firme fatta tra gli allevatori, in particolare proposta da Camillo Brunet di Introd della sezione ovicaprina dell'AREV, fra la documentazione esibita è stata presentata una mozione dell'organismo EELV (Europe Écologie Les Verts) della regione PACA (Provence-Alpes-Côte d'Azur) che si intitola "Loup et pastoralisme" in cui pare che si dicano anche qui delle eresie, ma al contrario. In questa mozione ritengono opportuno un controllo della specie numerica del lupo quando questo raggiunge presenze non accettabili, soprattutto nelle zone che molto spesso, anche in maniera intensa, sono urbanizzate e vissute. Noi non abbiamo enormità di spazi, per cui, se storicamente sono stati presi dei provvedimenti nei confronti di questo animale, a detta delle persone semplici che vivono sul territorio ci sarà pure un motivo. Ho fatto questo esempio per dire che il lavoro da fare comincia da domani. Il fatto che in Commissione ci sia la possibilità di approfondire determinati indirizzi, a prescindere dalle appartenenze di noi commissari - parlo di appartenenze e di sensibilità - sia positivo.

I cacciatori sono come gli Alpini: hanno la passione, hanno qualcosa nel cuore, ma dal punto di vista politico non sono sicuramente così facilmente identificabili. Io ritengo che sia necessario proseguire con questa attività, dare questi indirizzi e, soprattutto, fare attenzione al rapporto corretto fra il numero di capi di fauna presenti sul territorio, le interferenze con l'agricoltura e anche con l'allevamento zootecnico.

Un suggerimento che mi sono già permesso di dare in Commissione - è un pensiero di carattere personale - è quello di un'attenzione ai numeri. Tutte o la maggior parte delle diatribe e delle discussioni emerse che hanno fatto sì che ci fosse stata questa impasse sono legate in particolare ai numeri derivanti dai censimenti. I censimenti non sono organizzati secondo delle tavole divine immodificabili, sono attività necessarie - perché stanno alla base poi dell'assegnazione dei capi - a cui partecipano i vari responsabili. Nell'idea dei cacciatori e nelle varie Circoscrizioni si pensa sempre però che ci siano conteggi a volte non veritieri. Io mi sono permesso di suggerire una modalità che potrebbe essere interessante. Noi abbiamo dei cacciatori esperti che partecipano ai controlli proposti dall'Assessorato e dagli organismi venatori in collaborazione e sottoposti all'approvazione di chi, a livello statale, permette di eseguirli; si potrebbe quindi creare, se possibile, un apposito albo di cacciatori disponibili a partecipare - ovviamente non nella loro Circoscrizione - ai censimenti come garanti di quello che viene fatto durante queste rilevazioni statistiche. Questa è un'idea che ho recepito dai cacciatori e credo che si potrebbe fare un approfondimento, ma come questa ce ne potrebbero essere altre.

Per concludere, io ritengo sia importante dare degli indirizzi alla gestione del settore caccia, soprattutto per uscire dall'aspetto di sola assegnazione dei capi, ma di allargarci un po' di più per risolvere, se possibile, quei conflitti a cui accennavo precedentemente. Il motivo per cui abbiamo avuto questa approvazione singolarmente può essere identificato in maniera diversa, però credo che la cosa da fare in questo momento sia guardare al futuro e, soprattutto, cercare di gestire al meglio la caccia su questo nostro territorio.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Gerandin; ne ha facoltà.

Gerandin (GM) - Semplicemente per esprimere alcuni concetti che mi stanno particolarmente a cuore e che sono legati all'iter di questo ultimo disegno di legge. Dico questo, perché in quest'aula si sente più volte fare riferimento alla centralità del Consiglio, sicuramente, ma si fa anche riferimento al confronto, alla condivisione.

Io ricordo che il primo testo di legge (n. 10 del 26 luglio 2016) ha avuto un iter a mio parere molto importante, perché c'è stato un lungo periodo di concertazione. Una volta tanto si era deciso di aprire un tavolo di confronto con chi era direttamente interessato al mondo venatorio, con alla base a mio parere un obiettivo molto importante, perché si diceva di valorizzare il legame cacciatore/territorio, partendo anche da esempi molto virtuosi di questo legame. Mi pare fossero due anni di lunghi lavori, di concertazione, con un testo definitivo approvato all'unanimità da parte di chi, in quel momento, rappresentava il mondo venatorio.

Poi c'è stato un passaggio di cui io sinceramente non ho mai capito quale fosse la vera verità, perché dopo questo lungo periodo di concertazione, con un testo condiviso da tutto il mondo venatorio, si è deciso, a mio parere inspiegabilmente, di presentare un testo diverso da quello concordato. Questo ha comportato chiaramente una presa di posizione da parte dei rappresentanti di Circoscrizione, in cui mi pare ci sia stata la quasi totalità delle dimissioni di costoro, che ha portato ad un periodo di commissariamento. Già il termine "commissariare" fa pensare, perché significa che in questo momento c'è una presa di posizione diversa tra il mondo venatorio e la parte politica, che dovrebbe, quando c'è una condivisione di carattere generale come in questo caso, essere dalla parte di chi ha condiviso questo percorso.

Ora mi pare che non ci sia uno stravolgimento nei contenuti di legge, perché poi alla fine si tratta di abolire il periodo transitorio, per cui l'auspicata applicazione della legge non decorrerà più dal 1 gennaio 2018 ma sarà immediatamente applicabile, e questo ha portato ad un clima di serenità. A volte basta poco per trovare nuova sinergia tra il mondo venatorio, come in questo caso, e quello della politica.

Non entrerò nel merito del disegno di legge, perché l'abbiamo già discusso e nei contenuti non cambia molto rispetto al testo approvato. C'è solo questa entrata a gamba tesa della politica quando non necessaria, c'è questo poco rispetto di due anni di lavoro e di concertazione. Questa era un po' la mia riflessione, che è del tutto personale. In questa occasione c'è l'opportunità di farla, ma io auspicherei veramente che questa concertazione e questa condivisione fossero alla base di tutte le scelte politiche, perché quando sono condivise sul territorio io penso che "la politica abbia fatto buona politica".

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Rollandin; ne ha facoltà.

Rollandin (UV) - Le relazioni dei colleghi sul disegno di legge, in particolare l'intervento del Consigliere Nogara, credo abbiano specificato il cambiamento sostanziale di questa norma rispetto alla precedente, cosa che il collega Isabellon ha ripreso e illustrato nella sua filosofia generale.

Il 1 gennaio 2018 la norma si sarebbe già comunque applicata, ma in questo caso viene descritta dando delle possibilità di deroghe collegate con valutazioni diverse, sicuramente vanno nella logica che obiettivamente credo sia da considerare. In una regola generale per tutto diventa sovente difficile che ci possano essere alcune eccezioni, ma ci devono essere, soprattutto se lo si considera in funzione della ripartizione degli animali, come è stato detto da chi mi ha preceduto.

Io credo che in sostanza questo tema sia legato all'atteggiamento portato avanti dal collega Testolin. Alla fine, tenuto conto delle sollecitazioni di alcuni distretti che si ritenevano non completamente tutelati - anche se, lo dico al collega Gerandin che lo ha richiamato, io ero presente a quel tavolo in cui c'erano tutti i rappresentanti di tutte le Circoscrizioni con il responsabile del Servizio caccia regionale e dei forestali -, con questa idea poi codificata in legge sono stati tutti d'accordo. Poi è successo un qualcosa per cui ci sono stati ulteriori approfondimenti e la morale è quella che sappiamo. Credo sia comunque positivo se oggi si può trovare una forma più snella per arrivare a dare una risposta efficace, che tenga conto del rapporto territorio/cacciatore - come ricordava il collega Gerandin -, e che poi è alla base di questa passione dei cacciatori. Pertanto, come ha già detto il mio collega Isabellon, da parte nostra il discorso viene recepito e crediamo che possa essere un passo avanti importante.

Presidente - Non ci sono altri interventi. Dichiaro chiusa la discussione generale. Ha chiesto la parola l'Assessore Viérin, per la replica; ne ha facoltà.

Viérin (UVP) - Je remercie tous les collègues, avant tout ceux de la IIIe Commission, le Président Nogara pour son rapport et tous les membres de majorité et d'opposition qui ont approuvé à l'unanimité ces modifications, ainsi que tous les collègues intervenus aujourd'hui pour réaffirmer un principe important. On avait besoin de donner une sorte de confiance, de codification et de concertation au monde de la chasse, car quelque chose n'avait pas fonctionné. Il est trop important, surtout en vue de la reconstitution du Comité de la chasse, d'avoir un respect pour le monde des chasseurs, des associations, des sections, des circonscriptions afin que la politique n'en remplace pas le rôle.

Le problematiche delicate del mondo venatorio hanno fatto oggetto - e alcuni colleghi lo hanno ricordato - di un lungo percorso di concertazione, un percorso di quasi due anni che aveva portato a proposte poi modificate. Questo aveva fatto scaturire nel mondo venatorio le dimissioni in blocco del Comitato (è importante sottolinearlo ed è stato anche ricordato nella relazione), così come l'aver disertato le elezioni della precedente tornata, che dovevano ricostituire un organo secondo noi fondamentale, perché è una realtà peculiare della Valle d'Aosta che codifica le esigenze non solo delle associazioni e delle Circoscrizioni del mondo venatorio, ma rappresenta anche altri enti: penso agli enti locali, alle varie associazioni che si occupano anche di tutela della fauna. È il luogo in cui, a volte in contraddittorio e a volte in sinergia con l'Amministrazione regionale - ma con posizioni e ruoli diversi - si discute delle problematiche della caccia e del ruolo che la caccia ha per una Regione come la Valle d'Aosta.

Ringrazio tutti i presidenti di sezione e le associazioni venatorie. Non avendo più un punto di riferimento, essendo noi Amministrazione regionale sia ente di controllo che ente stesso del Comitato caccia, ringrazio anche il nostro funzionario, perché attraverso il suo lavoro - eravamo anche commissari di questo ente - abbiamo potuto compiere tutte le funzioni che dovevano essere espletate in contraddittorio. Ecco il vero limite di questi mesi, la prima problematica che dovevamo ricostituire. Essendo questo l'ultimo organo codificato rimasto in assenza del Comitato, con i presidenti di sezione che rappresentano i cacciatori, con le associazioni venatorie, e chiaramente per quanto riguarda l'Amministrazione con il Comandante del Corpo Forestale, con il Vicecomandante e con il Direttore dell'Ufficio fauna, abbiamo riavviato un percorso di concertazione perché il periodo di commissariamento si concludeva a inizio maggio. Come ripartenza abbiamo quindi posto la volontà di partire dalle istanze che il mondo venatorio stesso avrebbe avanzato. Abbiamo iniziato il 29 marzo con un primo incontro, vi sono stati diversi incontri successivi che si sono conclusi 26 aprile e lo stallo si è in qualche modo sbloccato, anche in vista delle elezioni del 28 maggio, in cui si andrà a ricostituire sia il Comitato caccia che il Comitato pesca, attraverso non solo le candidature in tutte le Circoscrizioni, ma anche con diverse candidature alla carica di presidente, anche in un'ottica di pluralismo e di partecipazione. Pertanto la prima preoccupazione era quella di ritrovare l'armonia con il mondo venatorio. Credo che questo vada nella prospettiva che alcuni colleghi ricordavano, di concertazione e non - compatibilmente con quello che le normative dicono - di sostituzione dell'organo politico ad un organo che, invece, deve avere la propria dignità. Io condivido con i colleghi, in particolare con il collega Gerandin e il collega Cretier, l'autonomia del Comitato, è un organo peculiare e unico per la Valle d'Aosta. Abbiamo quindi portato avanti questo lavoro condiviso.

Nel merito non entrerò, il collega Nogara ha già illustrato il frutto di questa codificazione in sinergia, e le istanze sono contenute in questa legge. Raccolgo anche gli spunti che hanno avanzato i colleghi intervenuti, i colleghi della Commissione, e non solo, perché credo che, come abbiamo concordato con le associazioni e con i cacciatori, queste sono modifiche che ci portano in questo anno di transizione. Avremo da rivedere diverse questioni sollevate in merito ai censimenti; abbiamo il piano faunistico che da cinque anni è in attesa di approvazione, cinque anni! Io credo che ci dobbiamo mettere in moto usando un metodo di lavoro che deve essere in sinergia con la controparte: il Comitato caccia.

Abbiamo la questione che è stata sollevata anche dai cacciatori: le modalità di elezione. Oggi forse potremmo, su istanza loro, trovare una modalità di elezione diversa rispetto a quella disgiunta di un direttivo e di un presidente che porterebbero ad avere un direttivo con una certa sensibilità, una certa linea d'azione, e un presidente che magari ne ha altre. Potremmo quindi avere, un po' come per il Comitato pesca, l'elezione del direttivo e poi, al proprio interno, l'elezione del presidente. Così anche per la questione dei cani, dei segugi, piuttosto che su altre problematiche che però, assieme e in condivisione con i cacciatori, abbiamo deciso di analizzare dal 28 maggio, dalla ricostituzione del Comitato in avanti, per avere un nuovo tavolo permanente di discussione che porti a conciliare le diverse esigenze esistenti all'interno del mondo venatorio. Quindi ringrazio per la sensibilità i membri della III Commissione e tutti i colleghi.

Oggi, attraverso questa legge e senza rientrare nei contenuti, vorrei dire che noi rafforziamo il potere del Comitato, lo rendiamo più autonomo. Collega Cretier, oggi si dice "previo parere del Comitato". In precedenza era sentito, si faceva una bella riunione dopodiché la politica decideva autonomamente. Oggi "previo parere" significa che il Comitato esprime un parere vincolante. Sulla questione delle zone la codificazione è chiaramente in concertazione con l'Amministrazione regionale, però è giusto, come diceva lei, collega, che ci sia un'autonomia da parte dei cacciatori, altrimenti non avrebbe senso avere un comitato ratificatore. Questo è emerso dalle riunioni. Esisteva già la possibilità di delegare le funzioni, ma non era specificato come, quindi noi l'abbiamo semplicemente aggiunto con delibera - perché la delibera è un atto condiviso in generale con tutti i colleghi, principalmente quelli che appartengono alla III Commissione - affinché le linee di indirizzo siano il più possibile condivise, visto che si sta andando nell'ottica, anche qui, in Consiglio, di avere una posizione univoca. Pertanto la questione di merito va sicuramente nell'ottica auspicata.

Approfitto per annunciare - l'ha già fatto il Presidente Rosset - la presentazione di un emendamento. Mi scuso per la tempestività e soprattutto per essere arrivato oggi, ma c'è un ultimo approfondimento, visto che stiamo lavorando sulla questione dei danni in agricoltura. All'interno della legge che oggi andiamo a modificare esisteva una questione: il citare il regolamento europeo n. 1408, che fissa negli aiuti ai danni in agricoltura il de minimis a 15 mila euro. Esiste anche un altro regolamento della Commissione (n. 717/2014), che invece, specificatamente agli aiuti de minimis nel settore della pesca e dell'acquacoltura, fissa questi tetti a 30 mila euro. Il regolamento non era citato in questa legge e noi, con questo emendamento, diamo la possibilità migliorativa di arrivare al tetto di 30 mila euro. Questo era già stato oggetto di un'iniziativa del collega Nogara, qui, in Consiglio.

Pensiamo al problema dei cormorani, alla questione del lupo citata dal collega Isabellon. Vorrei dire che ho incontrato il responsabile della sezione ovicaprini dell'AREV che lei citava e sono a conoscenza di questa documentazione che viene dalla Francia, credo sia una documentazione molto interessante. Incontrerò nei prossimi giorni le associazioni ambientaliste e cercheremo di aprire un tavolo di confronto permanente, al fine di armonizzare le diverse esigenze che sono conciliabili. La questione dei cormorani la dovremo affrontare. Ci sono preoccupazioni dal punto di vista delle associazioni ittiche, ma non solo, di alcune zone del territorio valdostano su diversi alvei e in particolare nella Valle del Lys; quindi su questo argomento, avendo portato il tetto massimo a 30 mila euro, andiamo a fare una modifica migliorativa.

Concludo dicendo che il risultato più importante è in vista del 28 maggio, affinché si ricostituisca una certa codificazione tra Amministrazione e Comitato al fine di riportare serenità in un mondo sicuramente importante, non solo per quanto riguarda la funzione che questo mondo ha, ma anche perché è una passione, che non deve diventare spesso e volentieri una problematica e soprattutto non deve diventare un modus operandi tale da impedire, anche con sensibilità diverse, un'armonia in questo settore e con enormi problematiche da dover gestire.

Garantiamo quindi sin da oggi, e dal 28 maggio in particolare, una disponibilità a lavorare con il Comitato caccia, rispettando il suo ruolo e le sue funzioni, sapendo che l'Amministrazione regionale è sensibile a questo tema e che assieme porteremo avanti il dossier.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Cognetta per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.

Cognetta (M5S) - Volevo esprimere il voto contrario a questo disegno di legge, come ho già fatto quando è stato proposto la prima volta; ovviamente sarò contrario anche alle modifiche per la nota posizione assolutamente contraria alla caccia. Per quanto il collega Isabellon abbia voluto dare un'espressione colorita alla faccenda, mi sentirei quasi di fare una sottoscrizione per il povero agricoltore, ma chiaramente non è questo il momento. Era una provocazione e l'accetto come tale. Il mio voto a questo disegno di legge resta negativo.

Presidente - Non ci sono altre richieste per dichiarazione di voto. Possiamo procedere con la votazione. Aspetto un attimo che siano tutti in aula. Ora possiamo procedere.

Articolo 1. Dichiaro aperta la votazione. La votazione è chiusa.

Esito della votazione:

Presenti: 30

Votanti: 30

Favorevoli: 29

Contrari: 1

Il Consiglio approva.

Articolo 2: stesso risultato. Articolo 3: stesso risultato.

Articolo 3 bis. C'è l'emendamento n. 1 dell'Assessore Laurent Viérin. Metto in votazione l'emendamento. Dichiaro aperta la votazione. La votazione è chiusa.

Esito della votazione:

Presenti: 30

Votanti: 30

Favorevoli: 29

Contrari: 1

Il Consiglio approva.

Articolo 4: stesso risultato. Articolo 5: stesso risultato.

Metto in votazione il disegno di legge nella sua interezza. Dichiaro aperta la votazione. La votazione è chiusa.

Esito della votazione:

Presenti: 30

Votanti: 30

Favorevoli: 29

Contrari: 1

Il Consiglio approva.