Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2678 del 4 aprile 2017 - Resoconto

OGGETTO N. 2678/XIV - Relazione conclusiva della commissione consiliare d'inchiesta.

Rosset (Presidente) - Con 30 Consiglieri presenti possiamo procedere con il punto all'ordine del giorno n. 16.01. Ha chiesto la parola il Consigliere Nogara, ne ha facoltà.

Nogara (UVP) - Prima di esporre al Consiglio il lavoro che è stato portato a termine dalla commissione d'inchiesta sull'operato della CVA per quanto concerne la gestione per l'acquisto di materiale cinese, vorrei fare una serie di ringraziamenti innanzitutto ai colleghi Consiglieri che hanno portato a termine questo lavoro: al Consigliere Cognetta, al Consigliere Bertin, al Consigliere Fosson, al Consigliere Fabbri, al Consigliere Gerandin e, per la prima parte di questa commissione, al Presidente Marquis e all'Assessore Roscio; inoltre, i funzionari che hanno collaborato con la commissione: Sonia Grieco e Giuseppe Pollano. Infine vorremmo ringraziare il personale di CVA, che ha dovuto dedicare diverso tempo alla preparazione della documentazione che ci è stata fornita. Vorrei infine specificare che quanto è stato riportato sulla relazione che andrò ad esporre è esclusivamente il frutto della valutazione della documentazione acquisita e delle numerose audizioni svolte.

Venendo ora alla relazione, questo è quanto. La commissione consiliare d'inchiesta è stata costituita in data 17 febbraio 2017 attraverso l'approvazione da parte del Consiglio regionale di una risoluzione con l'incarico di "verificare e approfondire le modalità con le quali CVA S.p.A. ha proceduto all'acquisto di turbine e altro materiale proveniente dalla Cina al fine di verificare la qualità delle forniture aggiudicate". La commissione si è riunita sei volte, nel corso delle quali ha valutato la cospicua documentazione acquisita e ha proceduto a numerose audizioni che hanno interessato la Dirigenza di CVA, alcuni tecnici operanti a diverso titolo nella stessa società, oltre che amministratori e imprenditori privati operanti nel settore. La commissione ha concluso i suoi lavori nel termine previsto con la presente relazione. L'attento ascolto delle persone udite e la lettura della documentazione acquisita hanno consentito di tracciare una ricostruzione del percorso con il quale, dal 2007 ad oggi, la Dirigenza di CVA ha proceduto all'acquisizione di turbine e di altro materiale proveniente dalla Cina. Tale ricostruzione lascia aperti alcuni quesiti, ai quali la commissione, pur non avendo potuto dare, nell'ambito dei poteri alla stessa assegnati, univoca risposta, ha tuttavia ricondotto, evidenziandole, le numerose criticità e contraddizioni circa le modalità con le quali CVA ha proceduto all'acquisto di turbine e altro materiale proveniente dalla Cina.

Come premessa inizierei con le motivazioni alla base della scelta di CVA S.p.A. di rivolgersi al mercato cinese. Occorre premettere che la scelta operata dalla Dirigenza di CVA di rivolgersi al mercato cinese per l'acquisto di forniture è stata dalla stessa motivata con l'intento di interrompere un "cartello" formato da aziende italiane ed europee che ostacolava e monopolizzava l'approvvigionamento da parte di CVA di impianti e macchinari e, nello stesso tempo, di ottenere un risparmio finanziario operando su un mercato più ampio. Dalla ricostruzione operata dalla commissione emerge come tale scelta di approvvigionamento sul mercato cinese abbia condotto, più che al superamento del presunto cartello, alla creazione di un rapporto esclusivo con la società Water Gen Power S.r.l.. Infatti, da un certo momento in poi, CVA si è rivolta esclusivamente ad un unico fornitore creando di fatto una situazione anomala nell'ambito di un mercato di libero scambio, che pare non avere peraltro condotto ad un significativo risparmio sulle forniture di materiale considerate le somme spese per il rifacimento delle centrali idroelettriche presenti sul territorio.

In sintesi, da un lato, utilizzando la prassi dell'open book - che, per chi non conoscesse questa prassi, consiste nell'affidamento diretto di lavori e materiali su prestazioni fuori contratto, con un utile per la società del 37 percento - gli importi contrattuali potevano aumentare considerevolmente; dall'altro, dopo l'acquisizione di quote di WGP da parte di CVA, si è proceduto, tramite l'applicazione dei cosiddetti "patti parasociali", agli affidamenti diretti della maggior parte degli acquisti del materiale elettromeccanico.

I contatti con il mercato cinese - e qui veniamo a questo capitolo -: dai contatti diretti della CVA ai contatti intermediati dalla società Water Gen Power. La situazione rappresentata nel corso delle audizioni consente di affermare che l'idea di CVA di sondare il mercato cinese risale al 2007 (tale data veniva indicata dall'allora Direttore della gestione impianti). Vede, Consigliere Rollandin, questo è il motivo per cui la commissione d'inchiesta voleva audirla: perché lei nel 2007, quando si è presa la decisione di rivolgersi al mercato cinese, era Presidente di CVA e fino a giugno 2008 è stato Consigliere d'amministrazione ed è proprio in quella veste che il suo contributo sarebbe stato utile. Snobbare la commissione d'inchiesta e non accettare l'invito ad essere audito non le fa di certo onore dando l'impressione che lei abbia qualcosa da nascondere visto che in questa legislatura, quando sono state presentate diverse iniziative sulla CVA, ha sempre sostenuto che su quest'azienda non ne sapeva assolutamente nulla.

Tornando alla relazione, come si diceva, l'idea di CVA di sondare il mercato cinese risale al 2007 e si concretizza nei primi mesi del 2008, anno in cui iniziano le "missioni aziendali" di diversi dirigenti e consulenti esterni di CVA e imprenditori privati, prima in Albania e poi in Cina, per verificare la qualità e l'affidabilità delle tecnologie idroelettriche utilizzate in tali Paesi e i rendimenti delle medesime in termini energetici. La commissione, in particolare, ha appreso da un consulente di CVA che lo stesso era stato inviato diverse volte in Cina alla ricerca di fornitori e di costruttori, attività questa che sarebbe continuata e avrebbe portato alla realizzazione di alcuni ordini con la cinese CWTW, a cominciare dalla centrale di Champagne, tramite Water Gen Power.

Visto il costo rilevante delle frequenti missioni in Cina, la commissione si è interrogata sull'utilità di questi viaggi, anche alla luce del fatto che CVA abbia poi deciso di demandare ad una società esterna l'incarico per l'acquisizione delle forniture. Emerge infatti che i contatti, dapprima avviati direttamente dall'azienda tramite missioni aziendali di propri dirigenti, siano stati da un certo momento in poi sostituiti da contatti intermediati dalla società Water Gen Power. Tale società, costituitasi nell'agosto del 2008 con capitale sociale di 10 mila euro, è diventata in breve la fiduciaria per l'importazione di materiale cinese a favore di CVA, nonostante sia poi parso evidente che non era in grado di fornire un idoneo supporto tecnico a CVA nei suoi rapporti con la società cinese, tanto che tale supporto continuò ad essere fornito dai consulenti della stessa CVA, come emerso nelle audizioni effettuate. Un consulente audito ha riferito, infatti, che la propria attività è proseguita anche dopo l'ingresso sulla scena di Water Gen Power e che il proprio ruolo consisteva inizialmente nel discutere degli aspetti tecnologici con la stessa Water Gen Power e non con la parte cinese, in quanto CVA avrebbe sostenuto di non poter acquistare direttamente il materiale in Cina. Secondo la ricostruzione effettuata, toccava infatti a Water Gen Power, quale intermediario, trasmettere l'ordine con le specifiche di tipo tecnico comunicategli dal consulente di CVA ed è stato proprio quest'ultimo ad evidenziare alla commissione le difficoltà oggettive riscontrate nel far comprendere alla parte cinese le necessità tecniche degli impianti di CVA, difficoltà che discendevano dalla presenza di un intermediario che doveva trasferire informazioni di carattere essenzialmente tecnico ad una terza parte in Cina. Tali difficoltà di fatto sarebbero state in seguito superate, concordemente a Water Gen Power, dalla sopravvenuta decisione di far discutere le questioni eminentemente tecniche direttamente da CVA, attraverso i propri consulenti e tecnici, con il personale della CWTW che realizzava la lavorazione in Cina.

Alla luce di quanto sopra, l'affermazione, riportata più volte nel corso delle audizioni dai tecnici di CVA, secondo la quale la Dirigenza della società avrebbe sostenuto di non poter acquistare direttamente il materiale dalla Cina, motivando in tal modo la necessità di utilizzare un intermediatore, non risulta verificata alla luce di una serie di considerazioni. Innanzitutto occorrerebbe far chiarezza sull'applicazione o meno ai contratti stipulati da CVA (dal 2009 in poi) del Codice dei contratti pubblici, sul periodo nel quale avrebbe operato un'ipotizzata esclusione dall'applicazione del codice, e quale tipologia di forniture avrebbe interessato tale esclusione.

Una volta chiarito tale aspetto di carattere giuridico, si potrebbe capire se l'utilizzo di una società di intermediazione fosse in ogni caso necessario e, in caso affermativo, fino a quale momento considerata l'evoluzione della normativa in materia di contratti pubblici, o se invece da un certo momento in poi tale intermediazione non fosse più necessaria e Water Gen Power abbia concluso un contratto di esclusività con la cinese CWTW al solo fine di mantenere con CVA la propria posizione di intermediazione sul mercato cinese, pur essendone venuta meno la necessità.

Ora veniamo ai rapporti tra CVA e Water Gen Power: dalla negoziazione privata all'acquisto di quote societarie. Dalla documentazione analizzata si evince che il perno di tutta la vicenda è rappresentato proprio dalla Water Gen Power che nel 2009, a pochi mesi dalla sua costituzione, venne scelta tramite negoziazione privata quale intermediatore esclusivo per l'acquisto di forniture sul mercato cinese. Tale negoziazione privata venne avviata a seguito di un'indagine di mercato apparsa sul sito internet di CVA, il cui testo è il seguente - l'abbiamo voluto riportare perché è particolare -: "la CVA nel periodo giugno 2008-gennaio 2009, a seguito della crescita rilevante dei prezzi di fornitura registratasi negli appalti affidati nel corso degli anni 2007 e 2008, solo in parte giustificata dal costante rialzo dei prezzi delle materie prime, aveva condotto un'indagine di mercato nel contesto industriale cinese, recandosi sul posto per verificare la tecnologia adottata relativamente alla produzione di turbine, alternatori e condotte forzate da utilizzare per la produzione di energia elettrica. CVA S.p.A. ritiene i risultati dell'indagine soddisfacenti, riscontrando nel settore verificato interessanti opportunità di commercio con il mercato cinese. La Direzione gestione impianti della CVA S.p.A. si rende sin d'ora disponibile a confrontarsi con gli operatori industriali interessati ad avere informazioni sugli esiti della suddetta indagine. A tal fine le aziende interessate possono richiedere informazioni al Responsabile dell'esercizio e ingegneria impiantistici al numero telefonico...", che è qui, con questo sistema si è avuta la collaborazione con Water Gen Power.

La prima fornitura di materiale cinese effettuata nel 2009 con il ricorso alla negoziazione privata, che portò alla scelta di Water Gen Power fu resa possibile - riferito alla commissione in sede di audizione - dal fatto che il relativo bando ad evidenza pubblica fosse andato deserto. In riferimento a tale circostanza, la commissione ha rilevato che società affermate nel settore, pur avendo manifestato l'intenzione di concorrere per l'approvvigionamento del materiale per il rinnovo delle centrali valdostane, dovettero rinunciare a fronte di requisiti posti dal committente nel bando ad evidenza pubblica giudicati troppo stringenti. Tra tali requisiti si trovavano la previsione di tempi di realizzazione giudicati troppo stretti e l'utilizzo di tecnologie ritenute dagli stessi ormai obsolete e inadeguate, obiezioni queste che avrebbero portato tali importanti società a non presentare alcuna offerta, aprendo la strada con la loro rinuncia alla negoziazione privata ed esclusiva con Water Gen Power.

In relazione a quanto sopra riportato, in sede di audizione dei rappresentanti di due importanti aziende operanti nel settore, è peraltro emersa la circostanza che Water Gen Power non avrebbe poi rispettato le specifiche previste dal contratto (tra le quali i tempi di consegna e le tecniche costruttive). Alla luce di quanto descritto, la commissione si è chiesta se la Dirigenza CVA si sia posta il problema del codice etico a cui l'azienda avrebbe dovuto attenersi nelle procedure da utilizzare per gli appalti relativi alle proprie forniture, rilevato che si tratterebbe di circa 100 milioni di euro, spesi per la maggior parte in affido diretto, tra acquisto di materiale cinese e realizzazione delle opere edili necessarie.

Sempre in corso di audizione, è emerso che un'azienda privata, che dal 2003 rappresenta in Italia una società cinese produttrice di turbine idroelettriche, ha fornito la documentazione relativa ad un'offerta per la fornitura di turbine (datata 27 giugno 2008) che la CVA avrebbe richiesto per l'impianto idroelettrico di Champagne 2, a cui non sarebbe stata data dalla stessa CVA alcun tipo di risposta, nonostante tale offerta fosse di gran lunga inferiore a quella presentata dalla società Water Gen Power. Tuttavia, la vera svolta nella vicenda sottoposta all'analisi della commissione avrebbe avuto inizio nel 2011, quando CVA deliberò l'entrata nel capitale sociale di Water Gen Power per una quota pari al 35 percento. Sembrerebbe proprio questo il capitolo nuovo che lascia all'interpretazione più ardita le reali motivazioni per cui il cliente CVA ha deciso di entrare nel capitale sociale del fornitore Water Gen Power.

Dall'insieme dei fatti esaminati parrebbe che l'unico obiettivo dell'acquisto di quote societarie di Water Gen Power fosse quello di scoraggiare, anche attraverso i patti parasociali, eventuali concorrenti nelle gare per l'affidamento di forniture. A ciò si aggiunga il fatto che il Vicepresidente di Water Gen Power era al contempo Direttore generale di CVA e pertanto firmava gli ordini di materiale a Water Gen Power a seguito della proposta poi formulata da CVA.

La commissione si è inoltre domandata a cosa fosse servita la ricapitalizzazione di Water Gen Power dal momento che la stessa si aggiunse alle partecipazioni regionali, rilevando come la risposta fornita in merito dall'allora Presidente della Regione durante un'interpellanza sull'argomento non avesse chiarito tutti i dubbi sulla questione. La risposta infatti motivava la scelta della partecipazione regionale in Water Gen Power con il fatto che quest'ultima, avendo rapporti di natura esclusiva con la cinese CWTW, sarebbe stata indispensabile per evitare di perdere il know-how (conoscenze tecniche specifiche) e che sarebbe servita inoltre da supporto ingegneristico alle professionalità interne a CVA. La commissione non ha trovato elementi a supporto di tali affermazioni, o fatti volti a suffragare l'esistenza di un know-how di importanza strategica riferibile alla società neonata Water Gen Power, anche alla luce delle dichiarazioni soprariportate del consulente di CVA chiamato a discutere gli aspetti tecnici direttamente con la parte cinese, senza l'intermediazione di Water Gen Power. Questo fatto è stato anche confermato in sede di audizione dalla proprietà di Water Gen Power.

Veniamo alle verifiche che CVA ha fatto sulla qualità delle forniture cinesi. Con riferimento al momento successivo all'acquisto delle forniture cinesi da parte di CVA, la commissione ha appreso che la Direzione della gestione impianti di CVA non avrebbe verificato, attraverso le prove di rendimento certificate convenzionali previste dai diversi contratti stipulati, la quasi totalità del materiale cinese acquistato. I tecnici interpellati hanno posto in evidenza il fatto che fosse indispensabile effettuare le prove di rendimento certificate al fine di tutelare la società nel caso ci si fosse resi conto che il materiale fornito non rispondeva alle esigenze richieste, anche in considerazione dell'inesperienza della Water Gen Power e del fatto di rilievo che la cinese CWTW non avesse mai fornito prima di allora alcun tipo di materiale a CVA e, cosa di non poco conto, neppure ad altri in Europa (circostanza appresa dai commissari nella seduta congiunta delle Commissioni II e IV del 24 gennaio 2017, in cui il Direttore generale di CVA affermava che non aveva notizie di aziende che si fossero fornite da questa fabbrica oltre alla stessa CVA).

L'effettuazione delle prove per la verifica del rendimento convenzionale certificato delle giranti costituiva peraltro il rispetto di un punto essenziale presente in tutti i contratti di acquisto di materiale cinese, che ne prevedono il termine entro 12 mesi dalla data di messa in servizio di ciascuna girante. A sostegno di tale tesi, nella citata riunione in data 24 gennaio 2017 in cui vengono ascoltati i tecnici e il Direttore generale di CVA, i commissari hanno appreso che sulle 39 giranti acquistate in Cina sarebbero state effettuate soltanto tre prove di rendimento certificate e che quindi non solo la quasi totalità delle giranti non sarebbero state oggetto di tali prove certificate, ma neanche i trasformatori e gli alternatori provenienti da quel mercato sarebbero stati sottoposti ad alcun tipo di verifica.

In riferimento a tale questione, alcuni commissari hanno fatto rilevare l'incongruenza tra quanto dichiarato in sede di audizione, come soprariportato, e quanto invece dichiarato nel corso di altre audizioni, come quella tenutasi in II Commissione in data 16 dicembre 2013 dallo stesso Direttore della gestione impianti in merito al fatto che i controlli certificati fossero stati tutti eseguiti regolarmente. Esaminando la documentazione a disposizione della commissione si è appurato che, nonostante la Dirigenza abbia sempre sostenuto che l'obiettivo prioritario fosse aumentare le performance degli impianti grazie ad una tecnologia sempre più performante, venivano invece richiesti in contratto dei bassi rendimenti in specifica rispetto allo storico, nella consapevolezza che la normativa nazionale consentiva un ulteriore scostamento massimo nella misura dell'1,5 percento. È stato altresì evidenziato da un tecnico, audito nella commissione del 28 marzo 2017, che le richieste di rendimenti più bassi rispetto agli storici siano da mettere in relazione con l'ipotesi che il materiale cinese non fosse in grado di ottenere quei rendimenti che a livello europeo sono considerati nella norma. La richiesta di rendimenti più bassi è in aperta contraddizione a quanto affermato dai committenti riguardo al risparmio ottenuto rivolgendosi al mercato cinese. Infatti, ammettendo che tale risparmio si verifichi al momento dell'acquisto, vi è la certezza che il mancato fatturato legato alla minore produzione avrebbe ampiamente vanificato il risparmio stesso.

A tali dubbi si aggiunge la preoccupazione per il fatto che, a distanza di pochi anni dalla messa in servizio del materiale di produzione cinese, si è già evidenziata una precoce usura, soprattutto nelle giranti, e una pericolosità delle stesse per eventuali rotture che avrebbe portato, in alcuni casi già dopo un breve periodo di esercizio, alla loro sostituzione ed in altre situazioni a continui lavori di manutenzione. Particolarmente grave appare la difformità delle forniture di giranti alle centrali di Valpelline e Avise rispetto a quanto stabilito in contratto: infatti le stesse avrebbero dovuto essere realizzate tramite fusione in un pezzo unico, ma, in realtà, contrariamente ai disegni tecnici e all'insaputa dei committenti - come affermato in audizione -, sono state costruite assemblando due dischi concentrici forgiati e uniti attraverso una saldatura che presentava peraltro grossi difetti. Tali difformità nella tecnologia costruttiva, che risultano essere attestate da una società torinese di consulenza tecnica nel settore, hanno peraltro reso le giranti, oltre che inefficienti, anche pericolose, determinando addirittura il ripristino del materiale antecedente montato in quella centrale. La commissione ha inoltre appurato come anche nei casi in cui sono stati rilevati errori macroscopici nella tecnologia utilizzata per la costruzione delle giranti la scarsa qualità delle stesse abbia portato negli ultimi anni all'espletamento di numerosi lavori di manutenzione nelle centrali idroelettriche nelle quali è stato usato materiale di fabbricazione cinese con un conseguente chiaramente costo e perdita di denaro.

Conclusioni. A conclusione del lavoro svolto la commissione ritiene di evidenziare quanto segue:

- la Direzione di CVA si è affidata, per la fornitura di materiale per il rifacimento delle diverse centrali idroelettriche, ad una società esterna (Water Gen Power), sconosciuta e inesperta nel settore, costituitasi soltanto nell'agosto del 2008, che a sua volta rappresentava un'azienda (CWTW), altrettanto sconosciuta, che non aveva mai fornito questo genere di materiale in Europa;

- la Dirigenza di CVA operava inoltre con affidi diretti anche per cifre importanti per un totale di circa 60 milioni di euro, qui ci sono state un po' di problematiche per capire esattamente quanti sono i milioni. Non risulta chiaro il motivo per cui non si sia trattato direttamente con l'azienda che produce tale materiale idroelettrico, soprattutto successivamente all'emanazione del decreto del Ministero delle politiche europee del 5 agosto 2010, considerato che i "sondaggi" volti all'individuazione di un fornitore in Cina in grado di soddisfare le esigenze aziendali furono condotti da personale dipendente della CVA, personale che continuò a seguire tutte le fasi di lavorazione in Cina, anche dopo la scelta di utilizzare un intermediatore data l'inadeguatezza della Water Gen Power sotto l'aspetto tecnico;

- la Dirigenza di CVA ha deciso di espletare un numero limitatissimo di prove di rendimento certificate sul materiale acquistato in Cina per il rifacimento delle centrali idroelettriche, pur nella consapevolezza dell'inesperienza di Water Gen Power. In particolare, sulla fornitura di 39 giranti sono state eseguite solamente tre prove certificate di rendimento. Tale mancanza risulta ancora più grave se si considera quanto disposto con i contratti di fornitura del materiale, che nel caso specifico della fornitura delle giranti prevede l'effettuazione di prove di rendimento certificate entro 12 mesi dalla messa in esercizio delle stesse. Alla commissione risulta inspiegabile un simile comportamento da parte della Dirigenza di un'azienda partecipata che in quanto tale dovrebbe tutelare gli interessi del proprio datore di lavoro (della comunità valdostana/della Regione), ponendo in essere tutte le azioni necessarie a garantire l'acquisto di materiale performante, anche e soprattutto alla luce di un notevole investimento di risorse economiche;

- dalla consultazione della documentazione in possesso della commissione è inoltre emerso che nei contratti per l'acquisto di materiale dalla Water Gen Power e quindi dalla CWTW venivano richiesti rendimenti più bassi rispetto a quanto venisse richiesto nei contratti di fornitura stipulati in anni precedenti. Tale indicazione contrattuale appare in netto contrasto con quanto sostenuto da sempre dalla Dirigenza di CVA in merito ad una continua e puntuale ricerca di performance migliori rispetto al passato per le centrali idroelettriche valdostane. La commissione si è domandata se la richiesta di rendimenti inferiori nei contratti di fornitura di giranti dalla Water Gen Power, e quindi della CWTW, non sia in correlazione con la consapevolezza che il materiale cinese non fosse in grado, per le carenze di tipo tecnologico sopra richiamate, di raggiungere certe prestazioni;

- la commissione ritiene di poter individuare, alla luce degli approfondimenti posti in essere, una responsabilità riconducibile alla Dirigenza di CVA S.p.A. (con particolare riferimento al Direttore della gestione degli impianti), ma comunque con l'accordo di tutta la Dirigenza tecnica e legale relativamente alle anomalie riscontrate sia in merito alle modalità con le quali si è proceduto all'acquisto di turbine e altro materiale proveniente dalla Cina, sia in relazione alla qualità delle forniture aggiudicate e sia in relazione alla modifica o al cambio delle normali procedure di approvvigionamento attuate prima dell'avvento di Water Gen Power. La commissione, nella consapevolezza dei poteri alla stessa attribuiti, fa rilevare che la complessità delle operazioni effettuate nella triangolazione CVA-Water Gen Power-CWTW richiederebbe competenze specifiche in materia tecnica, economica, giuridica, doganale e fiscale che esulano dal ruolo dei commissari e ritiene che ulteriori approfondimenti possano essere compiutamente svolti soltanto da esperti a servizio degli organi preposti ai controlli. La commissione tiene a precisare che quanto sopra rappresentato sia da ricondursi esclusivamente ad una parte della Dirigenza di CVA e non all'azienda in quanto tale: i commissari desiderano infatti esprimere nuovamente il proprio apprezzamento nei confronti di tutto il personale tecnico e amministrativo che opera all'interno dell'azienda.

Presidente - Siamo in discussione generale, ci sono richieste di intervento? Ha chiesto la parola il collega Fabbri, ne ha facoltà.

Fabbri (UVP) - Ovviamente vorrei esprimere anch'io alcune considerazioni dopo aver seguito tutto l'iter dei lavori della commissione sulla CVA. Vorrei iniziare con il ringraziare il Presidente Nogara per il suo lavoro e il suo impegno non solo in questa commissione, ma che è durato negli anni nei quali si è occupato dell'argomento e che ha considerato tutte le sue varie sfaccettature. Voglio anche ringraziare coloro che hanno avuto la disponibilità, direi quasi il coraggio di essere auditi e di partecipare a confronti alle volte non facili e molto impegnativi. Alcuni hanno avuto questa disponibilità, altri, pur essendo informati dei fatti, hanno preferito non presentarsi. Nel considerare la ratio e il motivo che ha condotto la Dirigenza CVA ad iniziare questo percorso cinese non si può che essere d'accordo. Ci hanno detto: "rompere un monopolio, un cartello che imponeva dei prezzi non di mercato ed espandere la ricerca su nuovi e più vantaggiosi mercati". Tutto ciò ha una logica condivisibile. A parte che però viene quasi subito il dubbio che ad impedire i cartelli commerciali vi è un'agenzia nazionale preposta a questo scopo e a parte poi che le ditte che sono state interpellate durante tutte queste audizioni hanno escluso categoricamente di essere in combutta nel costruire questi cartelli e fare dei prezzi artefatti. Comunque, man mano che in commissione si dipanava la matassa dei vari passaggi del programma di acquisto cinese, sorgevano dei dubbi che i buoni propositi suddetti si fossero persi per strada.

Giova qui brevemente ripetere lo svolgimento negli anni dei fatti. Riprendo i punti salienti, anche se nella relazione c'è stata un'anamnesi approfondita di tutti gli argomenti. I tecnici CVA iniziano a sondare il mercato cinese e individuano la ditta cinese che potrebbe avere la tecnologia e il materiale per costruire materiale elettromeccanico simile a quello all'europeo e accettabile per i nostri standard. A questo punto esce dal cappello magico questa neonata società (WGP), capitale sociale 10 mila euro, di cui possiamo immaginare la potenza, la quale, dopo aver letto sul sito CVA uno stringatissimo ed enigmatico comunicato, unica in Italia, si propone di fare da consulente per questo business milionario per CVA, che non vede l'ora di importare questo materiale performante che in seguito però non si dimostrerà tale. Di fatto, WGP elimina i colossi della concorrenza e può dare inizio al programma di importazione e di vendita. Da qui in avanti si cominciano a verificare tutta una serie di circostanze che vanificano i buoni propositi iniziali. Arriva del materiale che deve essere quasi subito rettificato e rifinito da ditte italiane. Incomincia un andirivieni tra Genova e Schio, dove ci sono queste ditte di rettifica, perché ci sono già da subito dei problemi che vanno risolti. Materiale che si scoprirà in seguito costruito non conforme al capitolato, com'è stato detto dal Presidente, in quanto doveva essere in un pezzo unico forgiato, in realtà è stato costruito con due pezzi forgiati e uniti da un anello di saldatura, con conseguenze gravissime tali da imporre il fermo di queste giranti e il ripristino delle precedenti, soprattutto ad Avise e Valpelline.

Ci sono stati rendimenti non certificati che avrebbero dovuto garantire dei rendimenti più bassi rispetto allo storico dei rendimenti certificati negli anni da CVA. Questo è un passaggio particolarmente importante, perché vanifica il motivo principale dell'"operazione Cina". Infatti sin dall'inizio si sapeva che la minore produzione di energia avrebbe annullato un risparmio sull'acquisto del materiale. Valori poi di acquisto del materiale che, attraverso vari passaggi, attraverso questo meccanismo che diceva prima il Presidente dell'open book e delle spese accessorie annesse, si sono dilatati notevolmente. Tutte queste anomalie si sono andate scoprendo durante quest'audizione e naturalmente hanno posto nei commissari dei seri dubbi.

Dico che se errare è umano, perseverare è diabolico. Infatti, nonostante i difetti riscontrati e nonostante tutti i problemi che si evidenziavano, si decise di proseguire nell'acquisto di questi materiali, oltretutto con uno stratagemma che rendeva ancora più facilmente percorribile la strada che dalla Cina arrivava a Genova e poi alla Valle d'Aosta. Infatti l'ingresso della CVA nella società WGP e il rispetto dei patti parasociali compresi in questo ingresso rendeva possibile gli acquisti diretti senza bandi di questo materiale. A parte poi che è stato abbastanza difficile - io non sono un tecnico - capire dal punto di vista finanziario qual è stata l'utilità dell'acquisto di WGP dal punto di vista finanziario intendo, non dal punto di vista operativo, tramite questi patti parasociali, ed è ancora un dubbio che ho. Comunque sulle fatture di fornitura tramite spese open book - come dicevo prima - risultavano essere superiori al convenuto e di quanto questo sia stato usato qualcuno dopo di me penso che lo metterà in evidenza.

Tutti questi passaggi sono stati analizzati in commissione e ben approfonditi nella relazione del Presidente e da chi ha seguito i lavori. Al di là degli aspetti tecnici e finanziari, rimane da chiarire il quesito fondamentale che man mano che si procedeva, io ma credo anche tutti commissari ci ponevamo: il cui prodest, a chi giova tutto ciò? Dalla disamina dei fatti, io sinceramente non sono in grado di definire a chi ha giovato tutto questo passaggio, ma mi sento sicuramente in grado di affermare a chi non ha giovato: sicuramente non ha giovato né alla CVA, né ai lavoratori della CVA, né ai cittadini valdostani.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Bertin, ne ha facoltà.

Bertin (ALPE) - Quando sento parlare di Cina, di viaggi e di avventure, automaticamente penso a Marco Polo, anche in questo caso l'associazione è stata immediata. In effetti, come dei novelli Marco Polo i dirigenti di CVA si sono avventurati in un lungo viaggio verso l'Oriente alla ricerca di nuovi mercati e di nuovi territori. Non so se come il celebre veneziano hanno seguito la via della seta, certamente hanno fatto una deviazione passando da Genova e affidandosi ad una società neocostituita per trattare l'acquisto di centinaia di milioni di euro di forniture. Dei viaggi verso l'Oriente che sono costati centinaia di migliaia di euro, quasi 300 mila euro, forse addirittura più dei viaggi di Marco Polo. Se il viaggiatore veneziano è passato alla storia e ha rappresentato l'apertura verso un mondo allora semisconosciuto con vantaggi reciproci per tutti, dei viaggi di CVA purtroppo non si può dire lo stesso. Marco Polo scrisse "Il Milione" su questi suoi viaggi, anche in questa nostra storia di milioni ne sono girati tanti. Milioni e milioni di euro, ma certo il risultato non è un capolavoro che rimarrà nella storia, ci restano dei problemi e delle perplessità riguardo a quest'avventura. Marco Polo, oltre ad essere un commerciante e un viaggiatore, era anche un Ambasciatore della Serenissima, un rappresentante politico di Venezia e dell'allora Doge, con un incarico tra l'altro ufficiale, anche in questa nostra storia vi sono ovviamente dei risvolti politici e delle responsabilità ad essi collegati, anche in questa nostra storia vi è probabilmente un doge che ha dato la copertura politica a questi viaggi per quest'avventura: questa è stata una scelta ovviamente condivisa anche dalla politica.

L'avventura cinese della CVA inizia una decina d'anni fa (2007). L'azienda in quegli anni decise di sperimentare l'utilizzo di turbine prodotte nel Sol Levante, unica società nel settore della produzione idroelettrica in Europa di certe dimensioni a tutt'oggi ad utilizzare prodotti cinesi. Una scelta azzardata, giustificata, secondo i dirigenti, per risparmiare e per rompere il cartello di monopolio dei produttori di turbine dell'Occidente. Il risultato di questa decisione è però poco efficace, si potrebbe dire fallimentare. Non si ottengono dei risparmi - almeno questo emerge dai lavori della commissione - e non si rompe il monopolio dei produttori occidentali. I prodotti acquistati in Cina si dimostrano di qualità inferiore, tant'è che devono subire una rifinitura in Italia prima di essere utilizzati, inoltre i tempi di consegna non sono sempre stati rispettati. La capacità produttiva di queste turbine è inferiore pare agli standard utilizzati dagli europei, richiesti in precedenza anche dalla CVA. Quanto alla longevità, secondo i tecnici, non è da paragonarsi a quella dei produttori europei e rischia di essere inferiore. Non si vuole in questo caso mettere in discussione la qualità dei prodotti cinesi, che in termini assoluti probabilmente non sono distanti da quelli europei, ma il fatto è che questi, inseriti nel contesto produttivo locale riguardante le caratteristiche degli impianti e delle acque, si sono dimostrati non all'altezza. Insomma, si mette in discussione soltanto la scelta fatta da CVA di acquistare questi prodotti per le nostre centrali. Per questa sperimentazione non si è fatto un investimento di qualche milione di euro; per acquistare questi prodotti, al contrario, si sono spesi poco meno di 100 milioni di euro, utilizzando le turbine in questione anche per le centrali importanti creando non pochi problemi.

Anche l'obiettivo di superare il cartello dei produttori occidentali e il relativo monopolio non ha sortito alcun risultato. In effetti, prima CVA si è vincolata in un rapporto esclusivo con la Water Gen Power, che ha creato in questo caso un monopolio dell'offerta tutt'altro che vantaggioso e in seguito, come abbiamo appreso, ha abbandonato sia la WGP, sia l'idea di fornirsi prioritariamente con la Cina ritornando ad una situazione antecedente al 2007. A meno che non esistessero intenzioni non manifestate di cambiare gli equilibri geopolitici del commercio internazionale, l'obiettivo del viaggio in Cina non è stato raggiunto; comunque la si guardi, anche soltanto seguendo gli intenti manifestati dai dirigenti della società, quest'avventura non ha raggiunto gli obiettivi.

La commissione ha svolto il suo lavoro diligentemente. Restano evidentemente delle responsabilità che non è a questa commissione di individuare. Altre autorità nel caso potranno approfondire ulteriormente la questione rilevando eventuali profili di responsabilità che non competono a quest'aula.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Gerandin, ne ha facoltà.

Gerandin (GM) - Volevo anch'io ringraziare il Presidente della commissione perché siamo stati davvero molto sollecitati e soprattutto per lo spirito con cui si è cercato di lavorare all'interno di questa commissione, nel senso che non ha mai voluto essere e non vuole essere un tribunale in cui si valuta, si decide, si giudica, si emettono sentenze: è semplicemente una commissione nata con l'esigenza di raccogliere informazioni che da più parti abbiamo ricevuto in questi anni. Ha voluto e vuole essere uno strumento che noi consegneremo nelle mani di Finaosta, chiaramente in questo caso il destinatario di questa nostra raccolta dati: destinatario perché è chiaramente Finaosta il soggetto che deve intervenire se vuole, se ritiene: questo si tiene a sottolinearlo anche per quello che riguarda il discorso della risoluzione. Noi siamo ben consci che la risoluzione di un organo rappresentativo come il Consiglio regionale della Valle d'Aosta nei confronti di società partecipate ha un valore politico e di indirizzo generale, non può in alcun modo vincolare le decisioni della stessa azienda, altrimenti implicherebbe negare l'autonomia dell'azienda statutariamente prevista. Noi su questo eravamo a conoscenza prima, siamo felici che sia stato ribadito nel parere legale dell'avvocato Treu, per cui non è che una presa d'atto che va nel senso in cui avevamo intenzione di intervenire, noi parimenti chiediamo che questa documentazione venga trasmessa agli organi competenti di Finaosta, perché saranno loro che, sulla base di questo, perché peraltro anche nel parere così importante di un avvocato come Treu dice che comunque Finaosta deve procedere ad eventuali contestazioni, con la possibilità da parte di chi vede contestati alcuni fatti di difendersi. Noi crediamo e vogliamo che si possa difendere, perché non è un tribunale questa commissione, ma nello stesso tempo noi chiediamo per la prima volta forse in maniera ufficiale, a seguito di questa documentazione, che Finaosta agisca.

Faccio una breve premessa perché penso che nei fatti quello che il collega Nogara ha esternato sia sicuramente il dato fondamentale riassunto in quelle che sono state le varie audizioni che abbiamo avuto, e devo ringraziare tutti quelli che - a volte qualcuno in pensione ed altri - si sono dati disponibili, alcune delle ditte che non avevano più nessun rapporto con CVA sono state disponibili ad essere audite per capire qual è stato questo percorso.

Tornando alla breve ricostruzione, può esserci una logica, perché noi abbiamo sentito dire che quando eravamo in audizione, nel periodo in cui c'era una sorta di segretazione degli atti, nel periodo in cui ci veniva risposto che non avevamo accesso a tutti gli atti, nel senso che era una società e come tale era tutelata per cui non avevamo accesso a tutti gli atti, però nelle poche audizioni in cui siamo riusciti a sentire la Dirigenza di CVA ci è stato detto che la motivazione alla base di questa scelta era interrompere questo benedetto cartello. Quello che faceva, e ci ha fatto e, a seguito di questa commissione, ci fa ancora più pensare è come mai per interrompere un cartello si debba mettere in piedi un rapporto esclusivo com'è stato messo in piedi con la Water Gen Power. È già una cosa anomala quella di dire: "interrompo un cartello e metto in piedi un rapporto esclusivo", ma è ancora più anomalo - se mi permettete - il fatto di com'è stata scelta questa Water Gen Power, perché se in una strategia aziendale un'importante società come CVA decide di ampliare il mercato, eventualmente incentivare il mercato affinché ci siano ulteriori offerte, io non penso che possa mettere sul sito internet un annuncio nel quale si dice: "sono stato in Cina nel periodo 2008-2009 a seguito della crescita rilevante dei prezzi di forniture che si è registrata negli anni affidati nel corso degli anni 2007 e 2008, solo in parte giustificata dal costante rialzo dei prezzi delle materie prime, io come CVA a titolo personale ho condotto un'indagine". CVA ritiene i risultati d'indagine soddisfacenti per cui dice: "quel mercato potrebbe anche interessarmi, la Direzione gestione impianti della CVA si rende sin d'ora disponibile a confrontarsi con gli operatori industriali interessati ad avere informazioni sugli esiti della suddetta indagine". Vi sembra un annuncio in cui io vado a ricercare un partner privato e affidargli decine e decine, oserei dire quasi centinaia di milioni di affidamenti diretti?

Ditemi solo se vi sembra un annuncio in cui io, società come la CVA, che faccio parte comunque della galassia Finaosta, metto sul sito e ricerco il mio partner. È ovvio che nessuno ha risposto a questo annuncio, è ovvio che nessuno abbia risposto di quelle ditte di un certo livello interessate magari a fare delle forniture. Ha risposto una sola ditta: quella che forniva cavi elettrici, perché la verità è che questa ditta è stata formata con un capitale sociale di 10 mila euro, forniva cavi elettrici fino a poco tempo prima alla CVA, improvvisamente si è vista paracadutata, si è vista benedetta, si è vista scelta in un rapporto diretto, dov'è stato inserito il discorso dei patti parasociali. Per chi non capisce cosa sono i patti parasociali, io posso anche mettere in piedi un appalto pubblico, ricevo delle offerte, dopodiché questa società, partecipata da CVA, ha il diritto di prelazione finale, nel senso di dire: "io ti offro un euro in meno, te lo aggiudico", finito, nessuno ha più partecipato a nessun appalto, mi sembra ovvio. Chi vuole partecipare ad un appalto sapendo che io società CVA poi posso esercitare i patti parasociali e chiedo di farmi un'offerta di un euro di meno per portarla a casa?

Noi sappiamo che gli appalti come le forniture...ci è stato detto - perché io sono incompetente e lo ammetto - che alla base di un'offerta tecnica di una turbina ci sono progettazioni tecniche e quant'altro, per cui chi va a buttare soldi se sai già che alla fine non avrai nessuna possibilità di aggiudicartelo? Se aggiungiamo l'open book...io aggiudico con questi sistemi, dopodiché probabilmente "ho sbagliato qualche conticino e alla fine i conti non tornano, io ti aggiudico ulteriori...in open book", questa ditta che si è aggiudicata mi fa un'offerta di carattere economico, io glielo aggiudico direttamente, bene, questa ditta si porta a casa un utile come Water Gen Power del 10 più 27, e correggo il collega Nogara perché 10 più 27 fa 39,7 percento, non è il 37. Pertanto - io dico - è ovvio che il mercato è finito, è ovvio che la concorrenza è finita, ma quello che è emerso è che questo forse era frutto di una strategia e di una scelta. Se la strategia era di dire: "evitiamo questa sorta di monopolio", bene, metti in piedi un qualcosa dove partecipino anche magari queste ditte che sono un po' più tecnologicamente avanzate, senza nulla togliere a Water Gen Power, che poi si è rivelata - e non sto a ripetere quello che è stato detto -, dal punto di vista tecnico, assolutamente impreparata, perché andavano i tecnici CVA a trattare direttamente con i fornitori cinesi, perché le tecnologie - è ovvio - non si improvvisano su questo mercato.

Pertanto a noi è parso sinceramente che ci fosse una sorta di velato timore a dire come sono andate le cose: dico: "velato timore, perché qualcuno dovrà spiegare perché di fronte a 39 forniture di giranti solo 3 sono state certificate, hanno fatto le prove certificate. Soprattutto se - io dico - trattavo per la prima volta con un cliente che era un fornitore - non voglio offendere Water Gen Power - alle prime armi, possiamo dirlo? Motivo in più per fare queste prove, motivo in più per sapere se effettivamente i rendimenti erano questi, se le tecnologie costruttive erano queste e parlo di tecnologie costruttive, perché qualcuno l'ha già detto, è stato confermato nelle audizioni da parte dei vertici di CVA. I vertici di CVA non sapevano mica nulla che le giranti di Valpelline e di Avise erano costruite in maniera tecnologicamente diversa, invece di avere un pezzo unico forgiato, c'erano due pezzi con un anello saldato, con delle difficoltà riferite alla saldatura. Hanno dovuto rimuovere queste due turbine e montare le vecchie. C'è un qualcosa che stride in tutta questa storia?

Torno a dire - e poi chiudo con la storia legata alle turbine - che sarebbe folle in questo momento per noi non trattare CVA come un patrimonio di cui andare fieri. Noi ne siamo consci, sappiamo che è un patrimonio da difendere, un patrimonio da valorizzare che si vada o meno alla quotazione in Borsa, per noi rimane un patrimonio da valorizzare. Sarebbe ingeneroso non riconoscere il ritorno economico che ha avuto negli anni questa società, per cui noi, quando leggiamo i report di chi si è dimesso in questo momento e ci dice: "abbiamo creato utili"...certo che avete creato utili! Nessuno lo mette in discussione, nessuno ha detto che alla base della richiesta delle dimissioni c'era il fatto di non avere creato utile. La nostra preoccupazione è un'altra: quanto dureranno queste turbine? Una delle cose che è emerso è quanto la durata di queste turbine. Se le tecnologie costruttive vengono apprese a posteriori...noi abbiamo audito i vertici, sulla centrale di Valpelline ci è stato detto che sono a conoscenza di queste difficoltà di carattere costruttivo tecnico, quando abbiamo detto che ci risultava che anche Avise avesse le stesse problematiche, non se ne sapeva nulla, per cui ci si sta accorgendo poco alla volta che ci sono delle amare sorprese.

Per continuare, dicevo che sarebbe nello stesso tempo ingiusto non fare chiarezza sulla gestione di alcuni dirigenti, perché non possiamo dire che siano tutti ad aver creato tante ombre sulla trasparenza e sulla scelta di CVA, scelte che rischiano di non valorizzare le competenze e la preparazione del personale tecnico-amministrativo. Noi abbiamo avuto delle audizioni con personale tecnico di cui qualcuno diceva: "noi abbiamo un patrimonio da difendere". Queste persone, quando parlavano di CVA, parlavano con il cuore, erano dispiaciute di alcune scelte che anche per loro erano incomprensibili, per cui la vedevano come un patrimonio prima che della Valle d'Aosta, un patrimonio in cui hanno dato tutta la loro esperienza lavorativa e queste sicuramente vanno valorizzate, mica è colpa loro se qualcuno ai vertici ha deciso di fare delle scelte di carattere assolutamente diverso! Ci dispiace anche che alcuni, trovatisi di fronte a queste scelte, si siano stufati per cui abbiamo sentito anche di gente che si è allontanata volontariamente, qualcuno che è stato mandato in pensione, altri che non sono stati rinnovati, per cui anche queste erano persone che magari osavano mettere in dubbio le scelte tecniche. Non era personale che metteva in dubbio il bilancio della CVA, non era quella la loro competenza: mettevano in discussione le scelte tecniche.

Io non voglio più parlare di CVA, perché, a mio modesto parere, mi scuserete ma a questa relazione manca un soggetto che per me è fondamentale: quello legato a Finaosta, che comunque è la finanziaria regionale, il "salvadanaio" della Valle d'Aosta, quella che controlla a tutti gli effetti CVA...io vorrei che qualcuno venisse e ci spiegasse. Questa relazione è fondamentale, noi chiediamo che Finaosta la prenda in esame e approfondisca gli elementi che abbiamo avuto, ma non può più far finta di non sapere, perché io ne ho già parlato una volta. Finaosta ha un codice etico, un codice etico che ognuno di voi può leggere, è un codice etico che è pubblicato su internet, è un codice etico che dice: "è in virtù di tale proponimento che la società intende riaffermare con grande forza che la correttezza e la liceità nel lavoro e negli affari costituiscono e costituiranno sempre un valore imprescindibile...è di importanza fondamentale per il buon funzionamento, l'affidabilità e la reputazione di Finaosta, fattori che costituiscono un patrimonio decisivo per il successo dell'impresa...i componenti degli organi sociali di Finaosta che siano coinvolti nella definizione e/o valutazione di operazioni con soggetti privati, impresa e/o parti correlate in cui siano soci, membri di organi amministrativi, di direzione o di controllo dovranno garantire che sia chiaramente e formalmente evidenziato nell'iter di analisi dell'operazione...il ruolo svolto nel processo decisionale...pertanto, dal punto di vista operativo, il membro degli organi sociali e/o il dipendente che si ritrovi in una situazione che possa determinare, anche in astratto, un conflitto di interessi dovrà rendere evidente la propria posizione astenendosi da eventuali decisioni in merito se non già espressamente approvate da altro organo". Qualcuno ci spiega il doppio ruolo che aveva qualche dirigente di Finaosta nella CVA e nella Water Gen Power? C'erano dei ruoli?

C'è un altro aspetto che riguarda sempre il codice etico, e l'ho già letto una volta, ma mi fa piacere ripeterlo: "nell'ambito delle attività svolte da Finaosta rientra altresì la gestione di gare d'appalto e più in generale l'acquisto di beni e servizi nell'interesse proprio per finalità strumentali all'attività aziendale. Poiché Finaosta crede nel valore della libera concorrenza quale strumento fondamentale per la tutela del consumatore, eseguirà con la massima trasparenza e buona fede tale attività. Allo stesso tempo Finaosta agirà nel pieno rispetto della normativa vigente in materia di appalti, in modo da non falsare in alcun modo le regole del mercato e della concorrenza". Ora mi spiegate se la ricerca del socio che ha fatto mediante quell'avviso è rispettosa di questo articolo? Articolo 1.3 sulla concorrenza del codice etico di Finaosta.

Ultimo passaggio, e chiudo, che vorrei capire, e vorrei che qualcuno ci rispondesse: è se mai è stato attivato l'organismo di vigilanza di Finaosta, quali sono stati i risultati, se si sono mai approfonditi questi aspetti. Io dico: non è che ci andava una commissione d'inchiesta, una commissione speciale per raccogliere questi particolari, era sufficiente che qualcuno prendesse in esame alcune interpellanze, alcune interrogazioni che negli anni sono state presentate. Nessuno a me risulta che abbia avuto accesso agli atti, fatto richiesta di accesso agli atti per capire questo, pertanto con il bene che tutti noi vogliamo a CVA, ai suoi dipendenti, al personale, a quelle persone che ci hanno dato il cuore e la vita, e che continueranno a darlo, noi sinceramente riteniamo che qualcosa debba essere esaminato, qualcosa di chi ha la competenza per esaminare se ci sono stati dei comportamenti scorretti...vada esaminato al più presto e soprattutto vengano date delle risposte. Noi vogliamo solo sapere se il percorso è corretto; se non è corretto, ognuno si deve assumere le proprie responsabilità, chi l'ha scelto ma anche chi doveva controllare.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Guichardaz, ne ha facoltà.

Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Solo per spiegare il motivo per cui noi del PD-SIN.VdA non abbiamo chiesto di entrare nella commissione d'inchiesta, così com'è stato fatto rilevare escludendoci giustamente dai ringraziamenti all'inizio di questa discussione. Intanto la sua istituzione è avvenuta, se ben ricordate, senza un particolare coinvolgimento del nostro gruppo. Eravate, colleghi, nella fase un po' di innamoramento politico naturalmente, tra quelli che sono poi diventati compagni di avventura della nuova maggioranza e quindi devo dire che sembravate più disponibili a raccontarvela tra voi, o di ideare iniziative prodromiche al cambio di governo, che non a cercare di motivare le vostre legittime scelte, iniziative e necessità di approfondimento. Diciamo che ci trovammo la commissione già bella e confezionata. Un po' come successe già per la legge sul Casinò, con il Presidente già deciso.

Il collega Nogara ha da sempre avuto - e io glielo riconosco - il pallino di queste giranti e anche le competenze, quindi andava da sé che si indicasse lui come Presidente. Con un mandato di questa commissione che francamente mi sfuggiva, visto che nessuno si è mai preoccupato in quel periodo, in quella fase in cui voi evidentemente istruivate questa iniziativa, di spiegare, di spiegarmi a quali conclusioni volesse giungere questa commissione. Forse sono io che sono un po' "corto", ma non capivo se la commissione aveva solo degli obiettivi di trasparenza o di approfondimenti, o se questa, così come altre iniziative estemporanee - sempre risoluzioni mai mozioni - presentate da alcuni dell'ex maggioranza più l'opposizione, sarebbe servita a mettere in difficoltà qualcuno dentro l'ex maggioranza o dentro la stessa CVA. Con questo non voglio dire che la commissione non abbia fatto un buon lavoro, commissione anzi dopo la diffida con richiesta di danni da parte di WGP per il presunto danno inflitto con la risoluzione approvata il 25 gennaio scorso sulla rimozione dei vertici di CVA, in cui si ribadivano alcune criticità relative alle turbine cinesi, devo dire che ho sperato vivamente nel lavoro della commissione e nelle sue competenti conclusioni, che mi pare confermino le affermazioni fatte nella premessa di quella risoluzione che votammo tutti all'unanimità.

Credo però che le conclusioni evidenziate nell'ultima pagina della relazione - che per la cronaca io ho avuto modo di vedere solo ieri, quindi mi sono limitato ad una lettura veloce e approssimativa e oggi l'ho riascoltata, ma non ho avuto la possibilità di approfondirla -, in fondo alla relazione, quelle secondo cui "la complessità delle operazioni effettuate nella triangolazione CVA-WGP-CWTW richiederebbe competenze specifiche in materia tecnica, economica, giuridica, doganale e fiscale, che esulano dal ruolo dei commissari e ritiene che ulteriori approfondimenti possano essere compiutamente svolti soltanto - scrivete nella relazione - da esperti a servizio degli organi preposti ai controlli". Queste conclusioni, colleghi, dicono di una commissione consiliare che di fatto si autoaccusa, o si autoassolve, a seconda dei punti di vista, per le scarse competenze tecnico-giuridiche possedute. Una commissione, tra l'altro, che non detiene giustamente poteri di polizia giudiziaria, che non fa le funzioni dell'autorità giudiziaria come le commissioni d'inchiesta parlamentari, di una commissione che non può invitare e non può costringere le persone ad essere audite. Qualcuno ha anche citato alcuni rifiuti e non può, tranne con sforzi economici non previsti nella risoluzione, nominare periti ed esperti.

Per quello che mi riguarda - e parlo per me -, apprendere situazioni di cui si capisce poco, o si rischia di travisare il significato, può provocare dei danni di approssimazione, può alimentare generalizzazioni che, per quanto mi riguarda, potrebbero avere anche delle gravi ricadute in questo caso sulla reputazione della partecipata più importante della nostra Regione. Ho sentito dichiarazioni, anche pesanti, che attribuiscono responsabilità a questo o a quel dirigente, o comunque gruppo di dirigenti, dichiarazioni che giungono già a conclusioni molto impegnative, tranne poi rinviare il tutto agli organi preposti al controllo ed è per questo, e solo per questo, al di là del metodo, della modalità adottata, che ormai non ci stupiscono più, che noi non si è ritenuto di dover entrare a pieno titolo dentro una commissione d'inchiesta, perché questa è proprio una commissione d'inchiesta.

Voglio però dire a chi ci segue che non è che noi del PD-SIN.VdA ci siamo voluti disimpegnare sulla questione delle turbine cinesi. Tra l'altro, abbiamo anche votato la risoluzione per la rimozione dei vertici di CVA, dove in premessa venivano date una serie di indicazioni. Proprio per quel senso di responsabilità che ci impone di essere all'altezza dei compiti e soprattutto consci delle competenze, delle conoscenze che un tale compito richiede ed essendoci astenuti sulla costituzione della commissione d'inchiesta, avevamo però pubblicamente dichiarato che, pur non condividendo i modi e gli obiettivi e i metodi, avremmo partecipato da non titolari alla commissione. Noi avevamo detto: stanti le modalità con cui è stata costituita la commissione attraverso una risoluzione mollata lì, come al solito negli ultimi mesi in fretta e furia; stante il fatto che nessuno ci aveva coinvolti in questa necessità di fare una commissione d'inchiesta, noi avevamo detto di non voler fare come quelli che si tirano indietro, anche perché noi siamo abituati generalmente ad andare in quasi tutte le commissioni.

Devo dire, colleghi, che non mi pare che il giorno di esordio della commissione io sia stato proprio accolto a braccia aperte. Qualcuno ha cominciato anche a dire che io mi dovevo vergognare di essere lì. Poi quando avete, colleghi, fatto girare il testo dell'articolo 31, comma 6, del Regolamento del Consiglio, che prevede la possibilità di decidere che "per determinate notizie, documenti o discussioni i componenti delle commissioni siano vincolati al segreto; in questo caso - dice il Regolamento - possono partecipare alle sedute soltanto i Consiglieri che facciano parte della commissione...", alla fine della commissione vi dissi che toglievo disturbo e che vi evitavo anche l'imbarazzo di cacciarmi fuori con la scusa del vincolo del segreto. Poi devo riconoscere che i commissari comunque si sono anche scusati, o comunque hanno detto che non c'era nessuna...e che io probabilmente avevo travisato la volontà che io non rimanessi lì, però oramai le cose erano state dette. Qualcuno ha detto che mi sarei dovuto vergognare. Il testo dell'articolo 31 era stato in qualche modo rappresentato e quindi io, per correttezza nei confronti della commissione, ho ritenuto di non dover più partecipare.

Oggi comunque, collega Nogara, ho ascoltato con attenzione la sua relazione, devo fare gli ennesimi complimenti, devo dire che avete comunque fatto un buon lavoro. Non posso fare altro che attendere le decisioni consequenziali che assumerete e che assumeranno anche gli organi di controllo preposti e le autorità competenti. Se vi sono responsabilità in capo a qualche dirigente o ad altri soggetti, noi siamo i primi a dire che devono essere evidenziati e costoro devono essere cacciati, se sono da cacciare, o comunque devono essere in qualche modo segnalati se si sono macchiati di reati o di comportamenti illeciti. Ha ragione il collega Gerandin quando dice che la CVA è...forse ha detto: "il nostro gioiello", comunque è un patrimonio di tutti i valdostani, noi compresi.

Presidente - Ha chiesto la parola la collega Morelli, ne ha facoltà.

Morelli (ALPE) - Collega Guichardaz, noi crediamo che il fatto che il Consiglio regionale dovesse occuparsi in modo serio e approfondito della questione delle forniture cinesi per CVA fosse doveroso. È una questione importante, impattante che ha fatto discutere molto sin dagli esordi, sin dal 2008, anche prima, che ha sollevato molte polemiche e molti dubbi all'interno e all'esterno del Consiglio regionale, che ha sollevato molte polemiche e molti dubbi all'interno e all'esterno di CVA ed era quanto meno necessario cercare di fare chiarezza e si è cercato di ricostruire la vicenda nel modo con cui la commissione d'inchiesta poteva farlo: avvalendosi della documentazione disponibile e delle audizioni delle persone che, a vario titolo, hanno avuto un ruolo in questa vicenda ed era necessario farlo non fosse altro che per sgombrare il campo da tutta una serie di congetture fumose, di non detti, di "zone grigie", di illazioni anche che stavano offuscando il buon nome di CVA, che - com'è già stato detto da tutti i colleghi, cosa che assolutamente condividiamo - è e deve rimanere un caposaldo dell'economia valdostana profondamente legato al territorio proprio per la sua caratteristica di produttore di energia idroelettrica. È un'azienda CVA a cui i valdostani tengono molto, perché è una fonte di sostentamento per tante famiglie, perché è un terreno di formazione per tante figure professionali, perché è il momento di valorizzazione massima della nostra principale risorsa: l'acqua, pertanto è bene chiarire che l'intento della commissione non era assolutamente sovversivo e nemmeno scandalistico e ancor meno l'intento era quello di gettare del discredito su CVA, anzi era l'esatto contrario. In effetti - lo ribadisco - l'esigenza di fare chiarezza era sentita proprio all'interno di CVA da tutti quei lavoratori che provano nei confronti della loro azienda un senso forte di appartenenza, una sorta di orgoglio a cui evidentemente quanto stava avvenendo in merito a questa vicenda non pareva corretto.

La prima considerazione da fare quindi è di apprezzamento, sicuramente di ringraziamento nei confronti dei colleghi che in commissione hanno lavorato, hanno messo il loro impegno e, in particolare, al collega Nogara che n'è stato il Presidente, che si è fatto sicuramente carico di una parte consistente del lavoro di sintesi.

La seconda valutazione - me lo consenta, collega Guichardaz - è di incomprensione nei confronti invece dei gruppi dell'Union Valdôtaine e del PD, una sensazione quasi di sbigottimento, che legittimamente hanno scelto di non partecipare ma se permettete, dal mio punto di vista, in modo incomprensibile, tanto incomprensibile che poi però la curiosità di sapere che cosa uscisse dai lavori della commissione era molto forte ed era molto percepita nei corridoi, anche poi la curiosità con cui si aspettava la relazione finale che è stata distribuita venerdì.

Ora, io non voglio ripetere quanto è già stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto, ma semplicemente ricordare alcuni punti salienti cercando di fare un ragionamento oggettivo. Punti desunti dalla relazione prodotta dalla commissione di cui peraltro io non facevo parte, a cui ho assistito soltanto alcune volte, anche perché in parte era secretata e quindi non ho potuto parteciparvi, però come tutti ho letto la relazione. Questi punti vanno assolutamente a sostegno dell'opportunità della decisione di costituire la commissione d'inchiesta e dell'assoluta utilità del lavoro svolto, che va a confermare e a rinforzare - si besoin en était - la posizione di criticità assunta dal Consiglio regionale in merito all'operato della Dirigenza di CVA in questa particolare vicenda, perché dalle audizioni sono emerse tutta una serie di incongruenze - le riprendo rapidamente - rispetto alla motivazione per cui si è deciso di rivolgersi al mercato cinese e alla soluzione poi adottata. Si vuole interrompere un cartello e poi ci si infila in una soluzione che è - definiamola in modo spiccio - monopolistica, così come sono venute alla luce carenze per quanto riguarda le prove di certificazione del rendimento, difformità di tecnica costruttiva e di tempi di consegna rispetto a quanto era stabilito nei contratti; tempi di consegna giudicati molto stretti al punto da discriminare la partecipazione di certe aziende, facendo venire meno il principio di concorrenza e pregiudicando anche potenzialmente l'ottenimento di risultati migliori e di condizioni più vantaggiose.

Scopriamo ieri, dalle dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa dalla minoranza, che da questa relazione, dai lavori di questa commissione non è emerso nulla di nuovo, si sapeva già tutto. Francamente ci sembrano delle affermazioni piuttosto gravi che se, da un lato, spiegano, potrebbero spiegare la non volontà di partecipare alla commissione; dall'altro, però non spiegano il fatto che, pur conoscendo quindi, a detta di chi ha rilasciato queste affermazioni, la situazione, non si sia agito di conseguenza per tempo, andando ad interrompere, a fermare questo meccanismo, questo rapporto con Water Gen Power sin dalle prime avvisaglie, sin dalle prime consegne di materiale che, a detta dei tecnici, era materiale scadente, quindi se si sapeva che la qualità di certe giranti fornite era scadente, che per via dell'erosione alcune sono già molto consumate e non avranno vita lunga, perché non si è fatto niente? Se l'ex maggioranza sapeva che ci sono giranti costruite in modo difforme rispetto al progetto e al contratto e che lo si è scoperto casualmente, mandando in manutenzione queste giranti perché avevano dei problemi di funzionamento, causando oltretutto un danno anche per mancata produzione, l'ex maggioranza sapeva che le prove certificati di rendimento sulle 39 giranti acquistate sono state eseguite solo in tre casi? A me francamente questo dato ha destato grandi perplessità. Che certi tempi di consegna hanno registrato ritardi importanti, addirittura di più di un anno...se tutto questo era noto e se si è andati avanti comunque un po' facendo come se nulla fosse, o quasi, a noi questo sembra grave. E francamente ci chiediamo come sia possibile che stimati colleghi dell'attuale minoranza che abbiamo conosciuto, apprezzato per essere precisi, intransigenti rispetto alla rigorosità delle forniture, oggi nel merito di questa vicenda siano invece più disattenti.

Collega Rollandin, l'affermazione, a quanto abbiamo letto, è stata sua che la questione fosse nota. Noi non possiamo credere che ciò che è emerso fosse noto proprio a tutti, forse a lei questo era noto ma non possiamo credere che a tutti fossero note queste caratteristiche di questa vicenda. Ciò che è emerso non è banale. In questa vicenda sono ballati milioni - lo diceva bene il collega Gerandin - decine di milioni, vi sono molti aspetti non chiari ed è giusto e corretto porsi delle domande e agire come ha fatto questo Consiglio, tra l'altro, all'unanimità, nei confronti di chi ricopriva ruoli di responsabilità in quell'azienda, nel momento in cui è venuto meno un rapporto di fiducia perché era evidente che certe cose non tornavano, dopodiché nel merito della questione entrano in gioco tali e tanti fattori per cui veramente la conclusione della relazione è molto onesta. Non si tratta di riconoscere di non avere delle competenze, tutti abbiamo competenze più o meno sviluppate in certi settori, ma qui entrano in ballo una serie di fattori talmente particolari e specifici per cui vanno veramente al di là del nostro ruolo di Consiglieri. A questo punto altri dovranno valutare se ci sono elementi sufficienti a far subentrare procedure o organismi di controllo che vadano al di là del compito del Consiglio regionale e dell'incarico di una commissione d'inchiesta che, per definizione del Regolamento, deve occuparsi del mero esame di una questione, tra l'altro, lo ha fatto a costo zero. È giusto anche ricordarlo, perché nessun compenso è stato percepito.

Il ruolo del Consiglio nella fattispecie quindi si esaurisce qui, ma non si esaurisce qui il ruolo della buona politica. La buona politica non ha colore, non è né di maggioranza, né di minoranza: è buona politica e deve continuare ad interrogarsi sui modi e sugli strumenti per far sì che non esistano situazioni opache in realtà importanti e fondamentali come lo è la CVA per la nostra Regione. Io credo che questo debba essere assolutamente l'auspicio e l'augurio che possiamo fare a noi stessi, ma principalmente all'azienda stessa.

Presidente - Ci sono altre richieste di intervento? Fate con comodo. Se qualcuno vuole intervenire, si prenoti per gentilezza. Non ci sono richieste? Ha chiesto la parola il collega Rollandin, ne ha facoltà.

Rollandin (UV) - À propos de la question qui a été soumise cet après-midi avec cette relation, présentée par le Président de la commission et relue dans son ensemble, je veux avant tout préciser deux aspects que je crois être importants. Pendant ces années, comme a été rappelé par certains collègues, on a eu l'occasion de répondre à différentes questions, interpellations et motions. J'ai voulu les relire pour comprendre si, par hasard, dans ces déclarations il y avait quelque chose qui n'avait pas été présenté ou en quelque sorte qui n'avait pas été l'objet d'une réponse.

Ho visto che quanto è ripreso nella relazione...tutti i temi - naturalmente qui sono in qualche modo sviluppati in una relazione - erano stati oggetto di relazioni puntuali che erano state in risposta...tutte le volte - le interrogazioni erano tante - avevo sottolineato che erano i dati che mi erano stati trasmessi dalla società.

Voglio qui sottolineare un aspetto. Credo che qualcuno abbia fatto allusioni al mio ruolo all'interno rispetto a questa società, io sono andato via dalla società all'inizio del 2008, perché - come sa il collega - c'era la legge che era stata appena inventata che bisognava dimettersi sei mesi prima per essere candidati, la società è stata costituita ad agosto e quindi bisognava dimettersi a dicembre. Io voglio solo specificare che, quando è stata costituita la società, io non c'ero. Sul resto io ho risposto secondo indicazioni che qui ho ritrovato in buona parte, perché ci sono le notizie relative al perché, al come che avevamo illustrato per una parte dicendo le motivazioni sono queste, senza entrare oltre nel merito. Sicuramente nel momento in cui ci è stata proposta la commissione noi abbiamo detto che noi ci astenevamo, ci siamo astenuti, non partecipavamo per questa ragione: perché ritenevamo di aver dato le informazioni necessarie che servivano per avere un quadro di quello che era successo in questi anni, sempre nella logica in cui va questa relazione: quello che si poteva desumere dalle varie dichiarazioni a suo tempo fatte, naturalmente concordiamo su tutte le lodi che sono state fatte alla CVA. Noi siamo convinti di questo, siamo convinti anche di quello che è stato fatto, però voglio riprendere un aspetto che mi sembra qui è stato leggermente spostato quando si è parlato di come intendere la famosa risoluzione votata all'unanimità.

Io voglio ricordare che, prima di votare questa commissione all'unanimità, c'era stato un ulteriore incontro per cercare di capire, soprattutto sul discorso dei controlli delle giranti, che cosa era successo e io devo dire che in quell'occasione ho "sentito", come hanno sentito i colleghi che erano con me, che c'erano state quelle risposte: su 39 erano state fatte 3. Al che quello che avevo proposto era di individuare quali erano gli interessati: le persone che in qualche modo non avevano ottemperato a quanto era previsto dalle rispettive commissioni che erano previste per fare i controlli entro massimo 12 mesi e come mai non erano stati fatti. Io avevo previsto e proposto questo tipo di soluzione, non di dire semplicemente: "togliamo il Presidente e il Direttore generale perché non hanno più la fiducia", in quanto ci sono state sicuramente delle situazioni poco chiare, o non chiare, o da chiarire. Credo che siano buoni testimoni quelli che erano al momento in cui si è discusso a lungo su questa mozione, che poi è stata votata alla fine come sappiamo. Questo è il punto, perché quando il Consigliere Gerandin mi dice che è normale che adesso spetti alla CVA fare alcuni passi, ma nella risoluzione non si è parlato in quei termini. La relazione non dice quello ma dice che Direttore generale e Presidente devono andare a casa e correttamente il collega Gerandin ha ripreso le consulenze fatte che dicono che non è così.

In premessa va rilevato che - dice uno dei pareri - la risoluzione di un organo rappresentativo quale il Collegio regionale della Valle d'Aosta nei confronti delle società partecipate ha un valore politico e di indirizzo generale, ma non può in alcun modo vincolare la decisione della stessa azienda in materie attinenti alle loro competenze gestionali, nello specifico le questioni relative ai rapporti di lavoro con i propri dipendenti, ma noi nella mozione non abbiamo detto questo, né abbiamo questo spirito che è stato riletto che è giusto. Se era così, noi non andavamo a chiedere le dimissioni del Direttore generale e del Presidente: andavamo a chiedere giustamente di fare all'interno della CVA la giusta indagine per riuscire a capire che cosa era successo e perché questo non era avvenuto, cosa che sgonfiava questo tema, io parlo per questo tema, riusciva a far capire che cosa era successo e perché non erano stati fatti alcuni controlli, che, com'è stato ricordato, corrispondono.

Poi sempre nei pareri e nelle relazioni che sono stati fatti credo che vadano giustamente a dire: "nel merito della risoluzione del Consiglio regionale per motivare il venire meno del rapporto di fiducia adduce una serie di decisioni riguardanti procedure di gara ritenute nei vari aspetti irregolari...non si hanno allo stato elementi per valutare la fondatezza dei fatti segnalati...", quello che emerge dalla relazione, quindi questo riprende un dato importante. "Si rileva peraltro che alcune irregolarità riguardanti decisioni di CVA risalenti fino al 2012, la cui rilevanza ai fini delle decisioni in questione non è sostenibile, in quanto non risulta che siano state contestate con la necessaria tempestività...". Tutta una serie di notazioni, io non voglio leggere oltre quella che è questa interpretazione e quest'analisi, questo parere pro veritate che è stato fatto su questo tema. Questo è un tema importante perché la decisione di dire quello che abbiamo in quel momento votato perché c'era questa difficoltà...era di individuare noi chi doveva andare a casa, questo non si può fare. Il problema giusto è quello di dire, e per quello ho ribadito, noi con la relazione andiamo a dire che si deve attivare un meccanismo che accerti quali sono i responsabili di alcune situazioni che sono state evidenziate: questo è il punto. E a quel punto si devono fare i passi necessari per gli accertamenti. Io credo che questo è l'aspetto che in qualche modo si distingue rispetto alle altre situazioni.

Siccome è stato detto che io non ho voluto partecipare alla commissione, vorrei chiarire che mi è stato chiesto se potevo martedì pomeriggio partecipare alla riunione, io ho detto che quel martedì non potevo. Ho solo detto questo, poi ho trovato ancora il Presidente al quale ho chiesto se c'era ancora bisogno; il Presidente mi ha risposto che non c'era più bisogno. A parte che io quello che potevo dire alla commissione l'avevo detto per voce della CVA nel momento in cui avevo risposto alle interpellanze, interrogazioni e mozioni. Non c'è nulla di più di quello che...prego i colleghi se vogliono rileggere, io l'ho fatto per correttezza...sono delle situazioni che...sono già state più volte reiterate tutte le risposte ai diversi punti che oggi sono stati in qualche modo riassunti e che tengono conto di quel lavoro che è stato fatto.

Ora, non penso che si possa dire automaticamente che i responsabili sono A e B dopo questa risoluzione, non è possibile. Questo è il punto debole di quella risoluzione che è stata votata e noi questo lo riconfermiamo. Riteniamo che sia giusto che si facciano gli accertamenti necessari, si veda e si verifichi perché, come mai, chi, perché questo è giusto che si verifichi, però c'è la società con la sua autonomia che deve giustamente andare incontro a questi passi e fare le verifiche necessarie. Sugli altri punti ha già detto il collega, sul perché della Water Gen Power io non entro nel merito, del perché questa è stata subito trasformata in società e poi la società è diventata l'unica referente, queste sono valutazioni di cui di volta in volta io davo le risposte che mi venivano fornite. Per quanto ci riguarda, quindi questa posizione sicuramente va chiarita al più presto, perché nel chiarimento interno della CVA devono giustamente essere evidenziate le perplessità, le difficoltà di comprensione che ancora esistono in modo da fare chiarezza.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Cognetta, ne ha facoltà.

Cognetta (M5S) - Vorrei ricordare a quest'aula, anche se penso che molti di voi lo ricordino, che all'inizio di questa legislatura, quando eravamo ancora 18 a 17 in una situazione diversa dall'attuale, fummo promotori, insieme ai 17 dell'opposizione di allora, di una mozione con la quale chiedevamo la commissione d'inchiesta che poi abbiamo avuto in questi ultimi due mesi. Voglio ricordare questo perché la nostra posizione, almeno per quanto riguarda il nostro gruppo, non è mai cambiata dall'inizio della legislatura ad oggi rispetto alla voglia di fare chiarezza su questo tema. Allora ci fu negata, questa volta invece è stata fatta e ha portato alla luce una serie di cose, non tutte sono all'interno della relazione. Ci sono "enne" dati di file che sono a disposizione di tutti i Consiglieri sulla intranet dei Consiglieri, in parte secretati e in parte no, per richiesta della CVA, non perché li abbiamo secretati noi. Ci sono delle questioni che sono emerse all'interno della relazione e altre che non sono emerse. Alla fine di tutto quanto questo lavoro fatto insieme ai miei colleghi nella commissione d'inchiesta, faccio a tutti un'unica domanda che è la seguente: visto che in passato quando CVA testava i nuovi fornitori, faceva un acquisto campione di un prodotto, lo provava, faceva tutte le prove necessarie, dopodiché decideva se utilizzare quel fornitore oppure no - questo non lo dico io, lo ha detto uno dei tecnici che è venuto in commissione - come mai per la società Water Gen Power il primo acquisto è di 15 milioni di euro? Tutto qui, io non voglio sapere altro. Vorrei sapere, al di là delle leggi, dei regolamenti, del fatto che non si può importare direttamente dalla Cina fino ad una certa data e dopo sì, del fatto che adesso i materiali non vanno, di tutto quello che abbiamo discusso fino adesso, perché è stata fatta una scelta di questo tipo: anziché acquistare un pezzo e provarlo, la prima fornitura è stata di 15 milioni di euro più IVA, con un open book di un altro milione? Tutto qua. Se i vertici di CVA che hanno fatto quella scelta, che sono gli stessi come Direttore generale...mentre invece il Direttore tecnico è andato in pensione con quella che c'è stata prima definita come "legge Fornero", quando in realtà non è stata la "legge Fornero": questo è un dettaglio che non c'entra, ma è sempre negli atti...dicevo, se ci spiega questo semplice passaggio, io smetto di fare domande strane.

Le leggi a volte si possono interpretare e gestire con uno meglio crede: è questo il punto di tutto questo discorso. Questo potrebbe anche essere stato fatto tutto nei termini di legge, ma siamo sicuri che, quando è fatto tutto nei termini di legge, è tutto giusto, è tutto corretto, va tutto bene? Perché se prima c'era una procedura consolidata negli anni all'interno di ENEL, poi CVA sempre utilizzata e di colpo ci si dimentica di quella procedura e si fa tutta un'altra cosa, un dubbio normalmente deve venire a tutti: tecnici o non tecnici, è naturale e da lì vengono fuori tutta una serie di altre domande, perché se su 66 milioni di fornitura 53 sono stati dati in affido diretto e su questi 53 non c'è stata nessuna richiesta di danni di nessun tipo, e i dati sono quelli che mi dà CVA, l'unica richiesta di penale attualmente è di 266 mila euro su una fornitura che però era in gara guarda caso e non un affido diretto. Sono domande che uno si deve porre alla luce di poi quello che è emerso all'interno della relazione rispetto alle giranti che non rispondono esattamente a quanto richiesto.

La mia domanda è politica a questo punto è: è giusto mantenere dei dirigenti che si sono comportati in questo modo? Questa è la domanda che mi pongo io, poi possiamo anche dire che la politica non può rispondere, perché, essendo il dirigente un dipendente, non possiamo fare nulla, poi non è neanche vero questo, il Governo qualcosa la può fare. Finaosta qualcosa la può fare, se va a guardare nel dettaglio come giustamente diceva il collega Rollandin. Allora andassero a guardare finalmente nel dettaglio. Ci abbiamo messo quattro anni, andassero a guardare finalmente visto che c'è una relazione che dice determinate cose. Verificassero se sono vere quelle cose una volta per tutte, o sbugiardassero la politica, però poi ci devono spiegare il perché di tutte queste domande: a cominciare dalla prima fornitura, perché vorrei ricordare a tutti che questi Signori portano la nostra società in Borsa più o meno al 35 percento. La stessa società che attualmente ci ha portato utili per 50 o 60 milioni a seconda dei casi, quindi dovremmo dire addio perlomeno al 35 percento di questi utili e forse anche di più, chissà perché.

Mi vengono delle domande. Io quindi chiedo personalmente come porre fine a questo annoso dibattito e finalmente fare luce fino in fondo e non soltanto chiacchiere. Da lì la richiesta che organi esterni a questo Consiglio, preposti per fare i controlli super partes credo, possono finalmente dirci che cosa fare, poi si poteva fare anche da noi. Le ricordo però o, meglio, ricordo a tutti che i dati abbiamo cominciato ad averli ad ottobre 2016, perché prima nulla. Questo magari qualcuno se l'è dimenticato, io sono stato il primo a ricevere faldoni portati con il carrellino, che era anche un po' esagerato o un modo per evitare di scavare, non lo so, sono ancora in dubbio.

Io quindi accolgo con piacere l'invito fatto dal mio collega di minoranza, Consigliere Rollandin, di fare luce su tutta la faccenda e spero che il Governo dia mandato a Finaosta, al Consiglio di amministrazione di CVA, non so bene a chi, scegliete voi, di definire tale questione una volta per tutte, magari rispondendo anche alla mia domanda iniziale: perché si è comprato, anziché un pezzo, 15 milioni di fornitura? Tutto qua. Quando invece la prassi era diversa, e non lo dico io ma lo dice chi è venuto in commissione?

Presidente - Ricordo che siamo in discussione generale. Ha chiesto la parola l'Assessore Chatrian, ne ha facoltà.

Chatrian (ALPE) - Innanzitutto un grazie particolare al Presidente della commissione, ai membri della commissione e a tutti i Consiglieri che sono intervenuti nel dibattito.

Qualche considerazione di natura generale. Fino a pochi mesi fa abbiamo avuto delle grosse difficoltà ad avere quelli che erano i dati, i risultati per poter affrontare nel merito un dossier che è iniziato mi sembra a luglio 2008, forse fu il collega Tibaldi a iniziare a fare luce sull'operazione, positiva o negativa che fosse, perché poi bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. Nel prosieguo della passata legislatura avevamo un altro ruolo come gruppo e non solo come gruppo ALPE chiesto delle informazioni per poter entrare nel merito sul chiamiamolo dossier "forniture cinesi".

Non vorrei né far perdere tempo, perché mi sembra il Presidente Nogara e tutti i colleghi che sono intervenuti, maggioranza e opposizione, e anche chi in questi anni ha guidato l'Amministrazione regionale ha messo in evidenza che comunque bisogna, anche a seguito di questo lavoro fatto in maniera certosina dalla commissione, chiudere il cerchio. Per poter chiudere il cerchio o per cercare di chiudere il cerchio, bisogna affrontare fino in fondo e quindi la veridicità di quanto è stato inserito nero su bianco nelle conclusioni, il perché di certe operazioni sono andate in quella direzione. Non voglio neanch'io dilungarmi sulle premesse, sulla genesi del 2007, 2008 fino ad oggi, però certe verifiche probabilmente non sono state fatte o sono state fatte. Ad oggi mi sembra di poter capire che neanche la commissione ha avuto contezza al 100 percento. C'è una responsabilità dell'azienda. Poi c'è l'altro soggetto importante, che io direi sarà sicuramente deputato a fare queste verifiche, che è Finaosta, che è il proprietario del gruppo, del colosso CVA, e noi oggi - riprendo i passaggi che ha fatto il collega Rollandin -abbiamo votato all'unanimità una mozione/risoluzione dando degli indirizzi. Io penso che a questo punto oggi con questa relazione, con il dibattito che c'è stato oggi in aula si è fatto il 95 percento di quanto questo Consiglio ha sia come compito che come informazioni. La chiusura del cerchio deve essere fatta sulla verifica di quanto nelle conclusioni c'è scritto all'interno di questa relazione e chi sono, o chi è il responsabile comunque di chi ha permesso, di chi ha seguito e di chi immagino abbia accompagnato all'interno dell'azienda CVA tali forniture, tali percorsi e tali scelte. Tutto questo indubbiamente deve essere valutato anche da un punto di vista di risultato all'interno dell'azienda, se la strada intrapresa, il percorso, le forniture messe in campo sono più positive per l'azienda CVA o più negative per l'azienda CVA. Io penso che un certificatore che ci dica, e non è neanche il nostro ruolo in questo momento, questo, io penso che sia la chiusura del cerchio del lavoro che è stato fatto in queste ultime settimane, tenendo comunque da conto un passaggio importante che noi fino a cinque mesi fa, io dico come Consiglieri regionali, non abbiamo avuto accesso a tali informazioni, questo penso me lo riconoscete fino in fondo perché così è. Ci ha aiutato una sentenza che ha dato la possibilità ai Consiglieri di maggioranza e di opposizione di avere tutte le informazioni delle nostre società partecipate e controllate.

Dalle ore 17:27 assume la presidenza il Vicepresidente Fosson.

Fosson (Presidente) - Ha chiesto la parola il Consigliere Nogara, ne ha facoltà.

Nogara (UVP) - Vorrei fare una replica a quanto affermato dal Presidente Rollandin, se fosse possibile averlo in aula, altrimenti la faccio dopo. Io aspetterei un attimo...

Presidente - Se potete chiamare il Presidente Rollandin e anche il Presidente Rosset...

Dalle ore 17:30 riassume la presidenza il Presidente Rosset.

Rosset (Presidente) - Ci sono richieste di intervento? Ha chiesto la parola il collega Fosson, ne ha facoltà.

Fosson (PNV) - Abbiamo già discusso molto oggi su questo, però, come membro della commissione, mi sembra giusto fare alcune precisazioni anche dopo l'intervento del collega Rollandin. Io intanto volevo ringraziare la commissione che ha approfondito questo tema, lo ha portato avanti nel tentativo di risolvere queste voci, queste contestazioni che sentivamo da tanto tempo su CVA. Ringrazio quindi il Presidente, ma ringrazio anche chi nelle altre legislature - è stato nominato il Consigliere Tibaldi - aveva avanzato questo problema.

Io penso che questa su CVA sia una di quelle fondamentali "prove verità" che abbiamo voluto richiedere e che sembravano necessarie per avere un quadro più preciso della realtà valdostana. Che cosa ci spingeva, quale pallino? Il pallino unico era quello di fare luce e di conoscere la verità su quanto era successo. Al di là di ogni discussione politica, di ogni schieramento politico, era necessario per noi veramente conoscere la verità di quanto era successo su un tema così importante. Vede, Consigliere Rollandin, non mi ha molto convinto, lei intanto mi dice che la sua indisponibilità era del martedì e noi avevamo detto che l'unica possibilità per udirla era martedì. Io penso se non altro per il fatto che lei conosceva l'argomento molto più di noi avendo risposto tante volte ad interpellanze, eccetera, che la sua audizione in commissione ci avrebbe apportato sicuramente degli elementi nuovi per questo pallino che avevamo di fare luce e di non essere nessun tribunale, ma di ascoltare quello che lei avrebbe potuto dirci. Le assicuro che avremmo spostato l'audizione a mercoledì, giovedì, venerdì, non l'avremmo sicuramente limitata al martedì, perché il discorso di CVA - ed è vero quello che diceva Cognetta - è apparso nella sua realtà, nei suoi dati soltanto nell'ottobre del 2016, prima erano voci su queste prove, su queste turbine cinesi che non funzionavano. Mi sembra strano anche che a lei, Presidente, che ha seguito così a lungo, ma le credo, nessuno le avesse detto che sulle 39 turbine fossero state fatte solo 3 prove. Allora veramente questa Direzione, o chi per lei, che non le aveva riferito che esistevano questi problemi, a maggior ragione ha delle responsabilità.

Si dice che la risoluzione era scritta male, è vero, però l'avete votata anche voi, quindi forse quelle considerazioni che lei ha fatto sulla risoluzione di sostituire la Dirigenza, forse se venivano fatte al momento del voto, sarebbe stato meglio...

(interruzione del Consigliere Rollandin, fuori microfono)

...non ha parlato, l'ha votata, Presidente, mi scusi.

Io poi vorrei riassumere i punti in due punti...mi fa piacere che lei rida...noi avevamo desiderio di sentirla in commissione, ma lo dico solo per una conoscenza maggiore della verità e non credo che fosse solo il martedì la disponibilità che le avevamo dato. I punti riassuntivi di questo discorso sono due: il primo, perché abbiamo comprato queste turbine in Cina. Sicuramente all'inizio era per un desiderio di risparmio, per rompere il cartello così come hanno detto bene i miei colleghi, ma poi sono emerse delle difficoltà su questa fornitura. Al collega Guichardaz quando dice che non siamo tecnici, è verissimo, ma noi abbiamo messo in questa commissione la disponibilità ad ascoltare dei tecnici, che sono venuti in commissione e da tecnici hanno fatto delle valutazioni e queste valutazioni erano...cito, per esempio, quello che ha detto uno di questi tecnici, da cui traspariva l'amore per la sua azienda, il desiderio, persone che prima provenivano da ENEL, poi sono confluite in CVA, questo tecnico ha dichiarata: "quando sono arrivati questi materiali, ci siamo accorti subito che non erano all'altezza di quelli precedenti".

Poi è venuto fuori, sempre da parte di questi tecnici, soprattutto per la centrale di Valpelline il fatto che si sono accorti che queste turbine non erano costruite come avrebbero dovuto essere costruite: non erano costruite in una parte unica, ma erano fatte in due fusioni e poi messe insieme con un anello, tant'è vero che la seconda fornitura di queste turbine arrivava a Genova e poi andava fino a Schio, dove, com'è stato detto, venivano rilucidate, trattate, eccetera. A questo punto la seconda fornitura dalla Cina veniva poi trattata a Schio e da altre ditte italiane dove il prodotto veniva reso più valido e più accettabile. È chiaro che il desiderio iniziale di andare a comprare delle turbine che costassero meno ma funzionassero nello stesso modo era corretto, ma quando si è capito che queste turbine non funzionavano come quelle precedenti, probabilmente qualche cosa bisognava fare. Come se uno ha un'Audi, ha una macchina di un certo pregio e va a comprare una Fiat, è chiaro che non può pretendere che la Fiat non abbia rumori, non abbia piccoli inconvenienti sulla portiera, però chiede che questa Fiat cammini, vada, faccia il servizio. Io ho una Fiat e questo servizio lo fa ampiamente.

Inoltre la CWTW non aveva mai fornito materiali né a CVA, né a nessuna azienda europea. Tra l'altro, ci raccontano i tecnici sempre che da quando ci sono state le forniture di turbine cinesi, l'ingegneria della CVA si è divisa in due parti: un'ingegneria che faceva gli ordini e un'ingegneria che faceva...

Presidente - Per cortesia, chiedo all'Assemblea di fare un minimo di silenzio, sembra di essere al Bar Sport...

Fosson (PNV) - ...ma sono l'ultimo a parlare. Poi è un tema così noto ormai che non c'è bisogno di aggiungere null'altro. E i controlli, certo, ne sono stati fatti 3 su 39, anche se - e lo disse l'avvocato che venne in commissione - per contratto c'era l'obbligo di verificare se queste turbine andavano bene. Io quindi penso che sicuramente si è voluto fare qualche cosa in più, però si è sbagliato perché il prodotto non era quello che ci si aspettava, una qualità diversa, ma se io compro una Fiat e prendo un modello e dopo due o tre modelli che prendo, questi non funzionano e non vanno avanti, comprarne altri 36 o 37 mi sembra che fosse veramente dubbia la scelta e sicuramente non serio l'approvvigionamento di questo tipo.

Seconda osservazione: perché Water Gen Power? È già stato detto molto bene da altri, ma forse non è conosciuto questo che abbiamo appreso dai tecnici, dagli amministrativi: non c'era nessuna necessità normativa di scegliere un mediatore. Molte delle aziende che comprano turbine in Cina le vanno a comprare direttamente, tant'è vero che, com'è stato detto, la parte tecnica veniva svolta da ingegneri di CVA. L'ingegner Serra è stato tra i primi a scegliere e a girare le aziende cinesi e a trovare che questa forse rappresentava delle caratteristiche opportune. Poi entra questo general contractor, com'è stato definito, senza un know-how particolare, non aveva esperienza in questo, ma che diventa l'intermediario per l'acquisto e la fornitura delle turbine. Lo diceva bene il collega Cognetta: quanto era il margine di guadagno di questa società? Il margine di questa società era quanto CVA perdeva a non diventare lei stessa il soggetto che acquisiva queste turbine. Poi ad un certo punto CVA acquista Water Gen Power, perché aveva paura di perdere il know-how di quest'azienda? Aveva paura di perdere questo? Non sembra che avesse un know-how. In commissione il Presidente di Water Gen Power Bianchi alla fine ha detto: "noi siamo dei general contractor, ma in Cina il grosso problema è la lingua. Siccome la CVA non sa il cinese, noi gli fornivamo degli interpreti". Io non penso che lo scarto di milioni, che ha definito così bene il collega Nogara, fosse necessario per prendere degli interpreti che conoscessero il cinese. Per i rapporti politici poi con la Cina, lo stesso Bianchi ci ha avvertito che l'allora Presidente Rollandin era sceso in Cina, ma ce lo aveva comunicato qui e giustamente curava i rapporti con le autorità cinesi e comunque cercava di sviluppare questo rapporto tra Italia e Cina.

Conclusioni. Non possiamo non dire che dietro questa operazione di CVA ci fosse una difficoltà nel rendere manifesti i dati, nel chiarire i dati, le rese, la possibilità di utilizzo, come queste turbine venivano fatte, almeno non a noi. Come le ho detto l'altra volta in Giunta, in tre anni non si è mai parlato di CVA. Confronto? Quando c'è stato un confronto su questo? Sicuramente l'autonomia dell'azienda è giusta, ma non credo proprio come si diceva: "c'era una volta", com'era una volta il rapporto...che non ci fosse comunque una conoscenza di quanto avveniva se non completa, se non al 100 percento, però una conoscenza di Finaosta e di chi sovrintendeva Finaosta a questo tipo di gestione e alle difficoltà che questa gestione aveva. Sicuramente CVA - è stato detto - è un patrimonio dei valdostani. Possiamo dire che abbiamo notato, per quanto riguarda i dirigenti che si sono presentati lì, una grande professionalità, una grande voglia di lavorare, quindi la responsabilità non è di tutti, sicuramente di qualche dirigente, ma non è di tutti. Qualcuno qualche responsabilità sicuramente ce l'ha, non si può non fare autocritica. CVA guadagna molto, dà molto alla Valle d'Aosta, verissimo, ma allora se una ditta, se un'azienda dà molto, può anche sprecare? Può anche fare delle iniziative non corrette? Può non ascoltare e non verificare quanto succede? Può non stare attenta quando i tecnici le dicono che queste turbine non funzionano? Se uno guadagna un capitale grosso, può sprecare? Allora assisteremmo in pochi anni alla distruzione di queste società, che comunque ci sono così care. Questo è molto difficile per chi è entrato in maggioranza prima e non ha mai provato a stare su questi banchi fino ad ora, bisogna fare un po' di autocritica su questo, verificare e guardare il lavoro che è stato fatto e vedere chi ha sbagliato. Il Consigliere Marguerettaz stamattina diceva: "chi non le ha azzeccate", qui non ne avete azzeccata nessuna, mi sembra che anche queste non siano state molto azzeccate.

È una pagina non bella per la Valle d'Aosta questa, per le sue partecipate, per la sua organizzazione, è una pagina da approfondire. La commissione lo ha fatto con tutta la forza e il desiderio di lavorare che aveva. Consegna questi dati a tutti: chi vuol vederli, chi non vuol vederli, chi dice che non c'è bisogno di vedere. Il futuro sta proprio nel prendere coscienza degli errori che sono stati fatti, nel non farli più e nel migliorare le nostre scelte e procedure.

Presidente - Ha chiesto la parola, per il secondo intervento, il collega Nogara, ne ha facoltà.

Nogara (UVP) - Ringrazio anche il Consigliere Rollandin che è rientrato, perché alcune precisazioni con il Consigliere Rollandin sono obbligato a farle. Lei, Consigliere, ha spostato, come fa spesso, come al solito, il tema della discussione. Noi oggi parliamo del lavoro delle commissioni d'inchiesta e non della richiesta di sollevare dal loro incarico il dottor Trisoldi e il dottor Giacchino. Sono due cose completamente diverse che io ho cercato di ribadire tantissime volte: le ho ribadite tantissime volte perché la commissione d'inchiesta faceva un lavoro, quello che è successo per il dottor Trisoldi soldi e il dottor Giacchino era un'altra cosa.

Devo confermare una cosa che ha detto: è vero, in sede di maggioranza quando abbiamo discusso di questa cosa: Trisoldi e Giacchino, lei era per sollevare tutti i tecnici. Non tanto la Presidenza e la Vicepresidenza o cos'era, lei sollevava tutti i tecnici, mandava via tutti tecnici di CVA. Sa che cos'è emerso anche dalle audizioni? Che chi provava a dire che magari il materiale della Cina non era proprio così performante se ne andava a casa o lo mettevano da un'altra parte. Chi aveva delle consulenze è stato mandato a casa, si sono lamentati perché non hanno mai potuto proprio dire quello che volevano...e lei fa: "ah, per i consulenti". Certo, per i consulenti. Tra l'altro, noi abbiamo sentito tantissimi consulenti ex dipendenti ENEL e CVA che hanno lavorato 40 anni in quest'azienda e, come diceva prima la Consigliera Morelli o il Consigliere Gerandin, abbiamo trovato persone che volevano bene a quest'azienda. C'è stata la discussione proprio in maggioranza su questo, ma guardi che lei era mica obbligato a votare, mica nessuno le puntava la pistola addosso! Lei ha votato per sollevare sia Trisoldi che Giacchino dal loro incarico. Solo che lei non perde occasione adesso tutte le volte di smarcarsi. Come ieri addirittura lei ha detto - ho sentito da una conferenza, da quello che è stato detto - che Trisoldi e Giacchino ricorreranno alla giustizia per attacchi reiterati e indebiti. Noi non abbiamo mai parlato, a parte quel giorno che c'è stata la votazione, che ha votato anche lei, di Giacchino e di Trisoldi: questo volevo chiarirlo, perché non è assolutamente vero quello che è stato detto in certi giorni.

Poi qua non è il caso di mettersi a raccontare cosa ci siamo detti io e lei per le scale, perché non è il caso e non è neanche il momento, però noi volevamo sapere solo da lei, glielo dico qua, perché diverse persone in audizione ci hanno detto che nel 2007, quando lei era Presidente della CVA, è stato deciso di andare in Cina. Allora volevamo sapere qualcosa di più da lei, del perché e del per come. Queste erano le uniche motivazioni del perché volevamo sentirla, non erano altre. Queste erano le poche precisazioni che volevo farle, ma senza fare confusione su altre cose o senza polemica.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Rollandin, ne ha facoltà.

Rollandin (UV) - Due brevissime note: la prima, rispetto alla possibilità di individuare da subito i responsabili, io ho ancora il foglio dove avevamo chiesto una modifica a quella risoluzione che era stata presentata. Poi non è stato possibile, non voglio riprendere i particolari di quella riunione: riunione molto accesa e alla fine si è votato e ho votato anch'io. Io ho detto solo che ad oggi emerge, anche dai consulenti, che era più giusto con quella versione di invitare la società ad individuare i responsabili che non dire: "il Presidente e il Direttore generale devono andare via": questo è quello che emerge chiaramente anche dalle valutazioni. L'ho riletto, non penso di rileggerlo un'altra volta, quindi, sotto questo aspetto, io le questioni che dovevano essere dette le ho dette lì. Non ho parlato non una volta, più volte e qualcuno c'era...quindi solo questo, sul resto non penso che sia solo un dialogo...le cose che dovevamo dire le abbiamo dette.

Presidente - Ha chiesto la parola il Presidente della Regione Marquis, ne ha facoltà.

Marquis (SA) - Grazie a tutti i colleghi che sono intervenuti in questa lunga discussione, grazie soprattutto al collega Nogara nella qualità di Presidente della commissione e a tutti i commissari che si sono adoperati e hanno lavorato per cercare di fare la massima chiarezza su questo argomento. Un argomento che rappresenta otto anni di storia, otto anni di acquisizione di forniture cinesi, sulle quali c'è stata molta attività ispettiva a livello del Consiglio regionale, ci sono state circa 30 iniziative per cercare di fare chiarezza, quindi un lavoro lungo, un lavoro in condizioni anche difficili, senza avere spesso e volentieri riscontro utile da parte della società.

Sicuramente questa è un'iniziativa che nasce per interrompere un cartello. Si crea un percorso, si va ad esplorare un nuovo mercato: la via cinese, un mercato che ha portato tutta una serie di problematiche, se vogliamo fare la sintesi di questa esperienza. Forse le difficoltà che si sono riscontrate lungo il percorso sono superiori a quelle che ci si sarebbe aspettati. Probabilmente derivano da un sistema di transazioni di tipo internazionale con realtà che hanno delle abitudini a noi lontane sia come regole, sia come sistema produttivo, sia come certificazioni, ma anche tutta una serie di situazioni che sono state poi connesse a queste forniture: qui mi riferisco a tutto l'aspetto dei controlli dei rendimenti.

Io credo sempre nella buona fede, fino a prova contraria, di chi opera in una società, di chi opera nell'Amministrazione per prefiggersi di raggiungere il bene comune, però, dalle audizioni, dalle numerose testimonianze che ci sono state portate, qualche elemento lo abbiamo tratto. Io ho avuto modo di assistere e di partecipare ai lavori della commissione per quasi tutte le sedute, sono emerse comunque direi delle cose nuove, delle cose importanti rispetto a quello che era di dominio pubblico dei commissari e colleghi consiglieri. È stata fatta chiarezza su un percorso, sul quale alcune parti mancavano, a noi erano oscure, ancorché sicuramente occorre evidenziare che la commissione d'inchiesta ha di per sé dei limiti nella sua operatività. Questo è stato già sottolineato dai colleghi che mi hanno preceduto.

Poi credo che alla fine occorra fare anche dell'autocritica. In estrema sintesi ritengo utile sottolineare che è emerso, dal lavoro della commissione e poi dalle testimonianze che ci sono portate, che i privati - perché noi abbiamo sentito anche dei rappresentanti degli imprenditori privati -, quando dovevano affrontare questo tipo di forniture, assumevano dei comportamenti più prudenti, più diligenti nei confronti dei fornitori e questo probabilmente è un aspetto che poteva sicuramente essere gestito meglio.

Quanto alle responsabilità, non posso concordare con le affermazioni fatte dal collega Rollandin, perché è vero che le responsabilità afferiscono a delle questioni di natura prevalentemente tecnica, però dopo 30 interpellanze, dopo 30 iniziative, io credo che, se anche il problema è di natura prettamente tecnica, la Dirigenza avrebbe dovuto intervenire: avrebbe dovuto intervenire non alla conclusione di questo procedimento, ma già da alcuni anni, andando a verificare se ci fossero delle inadeguatezze sulle forniture. Io ora credo che sia importante che la società completi questo lavoro attraverso le sue procedure di verifica interna per certificare eventualmente, laddove ci fossero, delle responsabilità.

Per noi CVA è una risorsa straordinaria, una risorsa che valorizza il nostro bene principale: l'acqua. È una società che ha dato dei profitti grandi alla Regione, che ne darà ancora in futuro. Direi che può essere il driver dello sviluppo, è la società che ci consente un'apertura verso l'esterno nell'ambito della Valle d'Aosta rispetto ai rapporti di natura commerciale, rispetto ai rapporti di natura industriale, perché deve mantenere, da una parte, il primato nell'ambito delle energie rinnovabili e, dall'altra, può attrarre anche degli investitori e quindi delle nuove persone, dei nuovi soggetti che possono dimostrarsi poi interessati al "sistema Valle d'Aosta" e ad investire nella nostra piccola realtà.

Pertanto, a conclusione, credo che oggi finalmente si sia concluso un percorso interno al Consiglio regionale, un percorso che ha messo in luce, sotto il profilo politico, la situazione gestionale rispetto a questo tipo di commesse e ci auguriamo che il prosieguo dei rapporti con la società possa avvenire in un clima di maggiore trasparenza rispetto a quello che c'è stato in passato, anche per le prerogative che oggi sono riconosciute al ruolo del Consigliere e quindi a tutta la sua attività ispettiva.

Presidente - Se non ci sono altri interventi, chiudiamo l'argomento con la presa d'atto di questa relazione.

Il Consiglio prende atto della relazione conclusiva della Commissione consiliare d'inchiesta.