Oggetto del Consiglio n. 2650 del 10 marzo 2017 - Resoconto
OGGETTO N. 2650/XIV - Mozione di sfiducia costruttiva nei confronti del Presidente della Regione (ai sensi dell'articolo 5 della l.r. 7 agosto 2007, n. 21).
Rosset (Presidente) - Possiamo proseguire con il punto n. 4 all'ordine del giorno, al quale è iscritta la mozione di sfiducia costruttiva nei confronti del Presidente della Regione, ai sensi dell'articolo 5 della legge regionale n. 21/2007, presentata in data 4 marzo 2017 dai consiglieri Pierluigi Marquis, Laurent Viérin, Albert Chatrian, Antonio Fosson, Alberto Bertin, Roberto Cognetta, Claudio Restano, Chantal Certan, Luigi Bertschy, Nello Fabbri, Elso Gerandin, Vincenzo Grosjean, Fabrizio Roscio, Stefano Borello, Alessandro Nogara e Patrizia Morelli. Evidenzio che la mozione è approvata a maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati e che la votazione si effettua per appello nominale. Infine vi ricordo che l'approvazione della mozione comporta la cessazione dalla carica del Presidente e della Giunta regionale e il contestuale subentro del nuovo Presidente della Regione e del nuovo esecutivo.
Ha chiesto la parola il consigliere Marquis, ne ha facoltà.
Marquis (SA) - Cari colleghi, nell'accingermi a introdurre la mozione di sfiducia, desidero innanzitutto ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a questa difficile fase della vita valdostana. Ho sostenuto la proposta politica, ho osservato, commentato e partecipato al dibattito democratico di questi giorni. Stiamo attraversando un momento importante della vita democratica della nostra Regione ed è un peccato vedere queste sedie vuote oggi in quest'aula. Vi sono scontri e tensioni che si svolgono in un clima duro: siamo passati attraverso una sequenza di fatti in un progressivo aggravamento dei problemi e in un irrigidimento delle posizioni, sfociati nella crisi politica con le dimissioni degli assessori di alcuni giorni fa.
Se ricordate, la fase di approvazione del bilancio regionale ha già costituito un momento di novità. Il Consiglio Valle è prima intervenuto sui contenuti del documento di economia e finanza, e ha poi inserito nella legge finanziaria diverse iniziative: sulla casa da gioco, sulla riduzione delle imposte sul lavoro e sulle imprese, sulla semplificazione nell'edilizia e sull'agricoltura, sul turismo e sulla filiera agroalimentare, sullo sport e sui cantieri edili comunali. È stato un momento di novità anche politica: è nato un confronto costruttivo sui problemi, a cui hanno partecipato tutti in modo corale con le varie sensibilità. È nata una vera solidarietà valdostana, focalizzata sui problemi da risolvere. Anche se qualcuno votava con reticenza, l'atmosfera era comunque positiva. Sembrava che le forze politiche avessero percepito la portata del cambiamento. Da questa solidarietà sono nati i voti che hanno approvato le diverse iniziative. L'Assemblea legislativa ha indirizzato il Governo regionale verso soluzioni precise: un piano strutturato per la casa da gioco, iniziative per il lavoro, l'agricoltura, l'edilizia con incentivi, sgravi e semplificazioni.
Erano proposte che venivano dal Consiglio regionale e non dal Governo. Dopo questa fase corale e di solidarietà del mese di dicembre, la Giunta le avrebbe presto dimenticate in un cassetto. L'azione di governo si è di nuovo arenata: ha cercato soluzioni impraticabili e ha volto la testa a una cultura politica superata dalla realtà, come a voler riparare le auto di oggi con la cassetta degli attrezzi di trent'anni fa.
Anche le due leggi di iniziativa popolare avevano mostrato un'insufficienza della politica. Le leggi su ferrovia e mobilità e sul quorum in materia di referendum hanno dovuto nascere da una proposta popolare, colmando un vuoto di iniziativa del Governo e dello stesso sistema politico. Con responsabilità, il Consiglio ha votato le due leggi all'unanimità, ma la lezione politica che l'ha accompagnata è stata sotto gli occhi di tutti: le istituzioni erano state superate dai cittadini per forza e contenuti.
A questa debolezza politica, a questa distanza tra cittadini e istituzioni si doveva porre rimedio. Con più grande lucidità del Governo, il Consiglio vedeva l'accumularsi di problemi. I primi allarmi sulla casa da gioco erano emersi dalle nebbie solo in autunno. Alla fine è esplosa una crisi gravissima, con rischi di legittimità e profondi contrasti sociali. Altri dossier sono giunti al capolinea, provocando degenerazioni e tensioni: dai pagamenti in agricoltura, alla chiusura di aziende piccole e grandi, alla crisi del lavoro, alla finanza comunale. Il dialogo con le parti sociali si è arenato, il funzionamento della macchina pubblica rischia di saltare le procedure ordinarie per seguire scorciatoie e stiracchiamenti delle norme.
Abbiamo dovuto prendere atto della gravità della situazione. È stato proposto un tavolo per affrontare insieme i problemi, per aggiornare il programma. È stato posto il problema del metodo. Per elaborare le decisioni non basta una persona sola, ma occorre condivisione e lavoro di gruppo, per ridurre gli errori e migliorare le soluzioni a favore dei valdostani. Il tavolo della verifica era necessario: collettivo e non bilaterale. Alcuni non si sono presentati all'appuntamento. È stato probabilmente il passaggio più grave: essersi sottratti al confronto ha indebolito e poi definitivamente stremato il Governo regionale.
Alla fine il Presidente ha indotto gran parte dei suoi assessori alle dimissioni, accelerando la crisi e creando una situazione di grave e irresponsabile stallo. Una situazione insostenibile con le urgenze che abbiamo davanti, con l'impoverimento delle famiglie, le imprese in difficoltà, come la GPS di Arnad in questi giorni, la disoccupazione al 9 percento, quella giovanile quasi al 30 percento. È una crisi grave e senza soluzioni, che allarga il solco tra i cittadini e le istituzioni e che produce protesta e rassegnazione, due sentimenti che fanno male alla comunità valdostana, che deve saper guardare con speranza al futuro.
La situazione di stallo non è ammissibile: dobbiamo superarla, dobbiamo adattare il programma ai problemi e alle urgenze. Di fronte a questa sfida due forze si sono sottratte al confronto e altre, con coraggio, ne hanno accettato il peso e la responsabilità. A loro va il riconoscimento di tutti. È più facile restare all'opposizione, come qualcuno ha fatto notare; governare invece è difficile, specie in questi frangenti. Vi è dunque un mix di continuità e di innovazione. È necessario un aggiornamento di visione, di squadra e di metodo più partecipato e trasparente. Ci rendiamo conto che si tratta di un cambio non da poco, che è stato a lungo atteso ed è liberatorio.
La nostra è una proposta di intervento sulle urgenze, aperta a tutte le forze politiche e alle forze vive della comunità valdostana, anche di quelle che per il momento si sono chiamate fuori. È un cambiamento nell'impegno e nella speranza di un'assunzione collettiva di responsabilità per affrontare insieme questa crisi. Mi rendo conto che le resistenze siano naturali, credo però che il tono istituzionale debba essere sempre preservato, che non si possa giocare con le regole dell'autonomia rallentando o impedendo il regolare funzionamento del Consiglio regionale, non partecipando. È sbagliato sotto il profilo istituzionale ed è grave politicamente, come una fuga infantile dalle responsabilità, proprio di fronte alle crisi e alle urgenze di questi giorni. Mi auguro che il buonsenso guidi al più presto la vita politica valdostana, che torni la serietà e che si abbassino i toni.
Dobbiamo sempre distinguere i compiti degli uni e degli altri. Il nostro è un lavoro politico, la nostra proposta intende rispondere alle urgenze con l'azione di governo. Dobbiamo parallelamente guardare con distacco e rispetto ai pur gravi eventi che attraversano il Consiglio regionale, in particolare con gli effetti della sentenza recente della Corte d'appello di Torino. La legge va applicata con la serietà richiesta, senza ostacolare la vita politica e il lavoro delle istituzioni. Dobbiamo sempre riconoscere la separazione tra i poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario. È sbagliato fare un uso politico delle sentenze per adattarle ai propri interessi. La nostra proposta è un cambio di metodo anche per questo, ed è un messaggio anche per coloro che stanno smettendo di guardare indietro a un mondo che non c'è più. L'epoca della ricchezza dell'ente Regione è tramontata, quel benessere si è dimostrato effimero e di breve durata, ha lasciato il posto a frustrazioni e sofferenze. Speriamo che il cambiamento nei cuori e nelle idee arrivi presto anche per loro, anche in questo Consiglio regionale, e che si uniscano a questo impegno. A tutti noi deve venire voglia di ricostruire, di rimettere in moto lo sviluppo, il lavoro e la crescita per dare una svolta a questo momento di difficoltà.
Voglio allora salutare i Consiglieri che accogliamo oggi in quest'aula: il nostro è un lavoro politico importante e ora ne fate parte. È un benvenuto a coloro che già sostengono questa fase difficile, ma è anche un messaggio di apertura a tutti i nuovi membri. Soprattutto in questa fase di urgenza è un incoraggiamento a superare rabbia e rassegnazione, a tirarsi su le maniche, a ricostruire e a ripartire con fiducia. È una proposta che nasce da questioni di carattere straordinario e per superare uno stallo grave, un compito preciso e delimitato. Dobbiamo restituire condizioni minime di stabilità all'economia valdostana e alla società, per restituire la parola agli elettori in condizioni di sufficiente serenità.
Come sapete, nella nostra proposta proponiamo la riduzione, a livello di organigramma, di un assessorato. Anche questo è un segnale importante. La proposta prevede che il Governo regionale sia così costituito: Claudio Restano, Assessore al turismo, sport, commercio e trasporti; Fabrizio Roscio, Assessore alle attività produttive, energia, politiche del lavoro e ambiente; Albert Chatrian, Assessore al bilancio, finanze, patrimonio e società partecipate; Chantal Certan, Assessore all'istruzione e cultura; Luigi Bertschy, Assessore alla sanità, salute e politiche sociali; Stefano Borello, Assessore alle opere pubbliche, difesa del suolo ed edilizia residenziale pubblica; Laurent Viérin, Assessore all'agricoltura e risorse naturali e Vicepresidente del Governo. Desidero ringraziarli tutti sin d'ora per il coraggio e la determinazione che hanno mostrato nell'accettare la sfida della responsabilità. Lavoreremo alle azioni urgenti con spirito di squadra e di condivisione. Sarà mio compito coordinare e sollecitare, non come un capo ma come primo tra i pari, capace di ascoltare e di recepire, risoluto nel raggiungere i risultati.
A livello programmatico sono state individuate sette aree di intervento urgente. Una sul lavoro, una sulle società partecipate e la casa da gioco, una sulla scuola e la cultura, una di applicazione della legge sui trasporti, una sull'ambiente e una sul welfare. Dobbiamo mettere mano agli intoppi che bloccano la macchina regionale e alle semplificazioni, alle regole di funzionamento della nostra autonomia. Sono tutti interventi straordinari, rapidi e indispensabili, per i quali ci mettiamo al servizio con uno scopo preciso e delimitato, nel tempo necessario e nelle condizioni che saranno decise in questa Assemblea.
Desidero anche ringraziare tutti i Consiglieri che hanno sostenuto la proposta, contribuito al diradamento delle nubi e all'individuazione dei problemi attraverso l'attività ispettiva, con l'azione di indirizzo con le osservazioni e i contributi nelle diverse sensibilità politiche e posizioni personali. Desidero ringraziare gli Assessori e il Presidente uscenti sin d'ora come atto di rispetto e come riconoscimento per l'impegno profuso. Ci auguriamo che ognuno di loro compia il passo verso una nuova consapevolezza sui problemi della nostra comunità e sulla necessità di un metodo nuovo. Soprattutto desidero ricordare che questo difficile e importante atto politico è compiuto pensando a tutti i cittadini valdostani. È un atto importante che va compiuto con senso di responsabilità, guardando l'interesse generale di tutti i valdostani. Oggi siamo in una fase emergenziale. Come quando scoppiava un incendio nei nostri villaggi, tutti si impegnavano a portare l'acqua, a fare una catena umana, a lavorare in solidarietà: è sbagliato sottrarsi a questo impegno comune. Fa bene chi si tira su le maniche, chi lavora in solidarietà nell'interesse di tutti e della nostra bellissima Valle d'Aosta.
Presidente - Siamo in discussione generale sulla mozione. Chi intende prendere la parola?
Ha chiesto la parola il consigliere Bertschy, ne ha facoltà.
Bertschy (UVP) - Innanzitutto grazie Presidente per il suo lavoro di questi giorni. Un lavoro serio, meticoloso, determinato, coraggioso che ci ha permesso oggi di ritornare in aula con la sicurezza di poter procedere in maniera legittima verso un nuovo percorso politico. Grazie anche ai suoi dirigenti, oggetto in questi giorni di polemiche e contestazioni che, a nostro avviso, sono fuori luogo nei toni e nei contenuti.
Un benvenuto a Carlo Norbiato, ad Andrea Padovani e a Paolo Contoz. Possiamo dirvi che, grazie a noi, oggi entrate in Consiglio regionale, anche perché se avessimo adottato nei prossimi giorni lo stesso atteggiamento dei nostri colleghi, oggi assenti, forse in Consiglio non sareste più entrati. Grazie a un Presidente del Consiglio che ha studiato la materia e grazie alla responsabilità di chi oggi è qua in aula, potete cominciare un percorso che sicuramente, collega Norbiato, è difficile. Entrate in un momento politico molto particolare e le posso assicurare che non ci siamo divertiti a discutere fra di noi, ma tutto questo è stato oggetto di grandi attenzioni verso l'obiettivo di raggiungere i risultati per i quali cittadini ci hanno eletti: obiettivi politici e risultati concreti. Dico anche a chi non ha accettato questa carica che, seppure non sembri, ogni giorno dal mattino alla sera si passano tante ore in ufficio a studiare leggi, provvedimenti, a cercare di dare soluzioni, per le capacità e le competenze che si hanno, ai problemi che i cittadini vivono. Certo - ormai mi è capitato di dirlo in quest'aula più di una volta - se si sta zitti e si accetta un certo metodo, allora è tutto tranquillo, tutto funziona, tutto piace e tutto scorre in maniera serena in Valle d'Aosta. Ma se si cerca di fare un percorso chiaro verso i progetti che si sono presentati ai cittadini, se questo percorso poi trova degli ostacoli e, per essere portato avanti, ha bisogno di discussioni politiche che portano momenti di tensione, anche come quelli di questi giorni, allora il tentativo è di delegittimare questo percorso.
Le posso assicurare che c'è una visione serena del futuro e io, a questo punto, vorrei ringraziare il candidato alla presidenza Pierluigi Marquis, per il coraggio che anche lui ha messo in campo. Non è facile in questo momento dare la disponibilità in una Valle d'Aosta che soffre in maniera importante di un vuoto di metodo di organizzazione del lavoro, ma soprattutto soffre nel suo tessuto sociale, nei suoi punti più deboli, nelle sue fragilità; soffre di mancanza di lavoro, soffre di difficoltà economiche e soffre soprattutto di una mancanza di speranza verso il futuro. Quindi grazie, collega Marquis, per quello che ha rappresentato anche in questi giorni, e grazie a tutti i colleghi che, descritti come una "allegra brigata", molto variegata nei componenti e nella sensibilità politica, sono riusciti in un'impresa e in quella sfida che ci era stata lanciata non più tardi di qualche giorno fa in aula: costruire una mozione di sfiducia costruttiva, che non è contro qualcuno, ma è a favore di un progetto per una visione nuova della Valle d'Aosta.
Sicuramente è una mozione di sfiducia costruttiva limitata nei numeri, nei suoi primi contenuti, in difficoltà. Ma, se permettete, è una mozione di sfiducia costruttiva che arriva al momento giusto, perché colma un vuoto di amministrazione e di governo che qualcun altro ha provocato. Qualcun altro l'ha provocato, chiedendo le dimissioni di una Giunta. Mi fa sorridere che si dica in un comunicato non più tardi di questa mattina che un Governo esiste. Il Governo è in ordinaria amministrazione. Secondo voi si possono affrontare i problemi che vive la Valle d'Aosta con un Governo di ordinaria amministrazione in questo momento? Si possono creare condizioni di sviluppo con un Governo di ordinaria amministrazione in questo momento? Un Governo completamente dimesso e completamente anche rassegnato.
Il nostro è un tentativo che arriva dopo un lungo percorso. Non ripeterò le parole dette in maniera molto chiara e molto corretta dal collega Marquis, candidato alla presidenza. Un lungo percorso in cui si è cercato un confronto, quello rivendicato questa mattina a quattro ore dalla discussione in aula di una mozione costruttiva, dove si è cercato di valutare tempi, metodi, organizzazione e progetti. Non si è riusciti a dialogare insieme, cosa che invece è avvenuta come d'incanto con gli altri colleghi in pochi giorni, quando si è riusciti a mettere da parte le cose che normalmente in politica dividono, a partire dalle questioni più legate ai piccoli cabotaggi, fino a quelle più grandi, alle visioni più importanti e si è riusciti a mettersi insieme per provare a fare qualche cosa.
Questo qualcosa, un minuto dopo che è stato presentato, è stato denigrato da colleghi presenti in Consiglio: non criticato, ma denigrato! In politica si può criticare, ma denigrare è un'altra cosa. Questo dispiace perché, sia agli ex colleghi di maggioranza dell'Union Valdôtaine che al PD, ma anche al presidente Rollandin, noi non abbiamo nessun problema a ricordare le cose buone fatte insieme, e anche a ringraziarli per l'impegno messo. Ma la visione e l'organizzazione di un lavoro di gruppo e di gruppi politici, sono state sempre più diametralmente opposte; e il mondo va avanti! Si guarda verso il futuro e non possiamo fermarci a continuare a pensare di trovare piccole soluzioni. C'è bisogno di un'opera di rilancio, c'è bisogno di un progetto come questo, aperto a tutti. È chiaro che parte da qualcheduno, ma non vorremmo che, solo perché non parte sempre dallo stesso, non fosse più un progetto anche per gli altri.
Questo è un progetto che oggi ha trovato una sua base di partenza, che è anche per gli altri. Sappiamo benissimo che viviamo un momento di emergenza, sappiamo benissimo che questo è un Governo che avrà bisogno di affrontare nella maniera giusta i problemi quotidiani come i problemi di prospettiva, ma sappiamo anche bene che questo è un Governo che non ha ancora un colore politico definitivo. Non è ancora un progetto politico affermato, ma che sta crescendo, che parte da questo palazzo, ma che si rivolge a tutti coloro che fuori da questo palazzo hanno voglia di sostenerlo, di dare un contributo, di implementarlo nei suoi contenuti e nelle persone che possono portare un valore in più e un valore aggiunto. Sicuramente è una fase molto delicata e sicuramente è una fase di tensione, ma nella tensione non bisogna perdere né la lucidità, né la serenità e neanche la volontà di provare a fare qualche cosa nella quale si crede. Ed è questo quello che è venuto fuori da noi.
Oggi questa mozione viene portata all'attenzione di un Consiglio regionale purtroppo non al completo, e di questo non possiamo che dispiacerci, però è una mozione che ha una sua validità politica e, se sarà votata, una sua legittimità amministrativa.
Concludo dicendo che il potere può avere un significato importante per il benessere dei cittadini, se usato per i cittadini stessi, se usato in funzione delle possibilità che il potere dà. Noi da sempre, dalla nostra nascita diciamo che il potere non può essere per fare qualche cosa contro qualcuno, ma il potere è per fare qualche cosa in favore di tutti, per dare delle possibilità a tutti, per dare delle possibilità in particolare ai più deboli. Da questo punto d'incontro noi abbiamo trovato l'idea e le possibilità per provare a garantire una governabilità di questa emergenza e per provare a portare avanti un progetto di sviluppo. Non è un progetto di divani e sofà: lo dico sorridendo, seppure chi ha usato questa battuta mi sembrava un po' più alterato nel momento in cui la utilizzava. Ci mancherebbe ancora che ognuno di noi avesse fatto un percorso come questo per arrivare ai divani e ai sofà. Dico sofà, perché in Valle d'Aosta passa di più il messaggio. Vi posso garantire che ce n'erano a sufficienza, anche in queste ultime settimane, per tutti noi. Il problema non era quello e credo che anche il maggior imprenditore di divani e sofà in Valle d'Aosta, in termini politici, poteva evitare questa caduta di stile.
Questo è un progetto che ha tutti i suoi limiti, ma anche delle grandi potenzialità, e non sono i piccoli numeri e le differenze che devono preoccupare le persone che hanno voglia di lavorare insieme. Sono piuttosto altri i problemi che possono dividere le persone. Se saremo seri, e abbiamo dimostrato di esserlo in questo periodo, daremo una pronta, efficace e concreta risposta ai bisogni della Valle d'Aosta e dei valdostani.
Presidente - Ha chiesto la parola la consigliera Morelli, ne ha facoltà.
Morelli (ALPE) - Je veux d'abord exprimer aux collègues qui viennent d'entrer au Conseil de la Vallée pour la première fois, à Paolo Contoz, à Carlo Norbiato et à Andrea Padovani, la bienvenue et les souhaits de bon travail de la part du groupe ALPE.
Ça fait drôle de voir aujourd'hui cette salle avec des sièges vides. Tout à l'heure en venant au Conseil j'ai rencontré une personne qui m'a dit: aujourd'hui vous allez écrire un morceau d'histoire. Je ne sais pas si nous sommes en train d'écrire un morceau d'histoire, ce sera l'histoire qui le dira. Je crois que nous exerçons simplement celui qui est notre devoir de conseillers de la Vallée d'Aoste et, si nous avons du courage, c'est le courage du quotidien, c'est le courage des personnes qui tous les jours se rendent à leur travail et font leur devoir. C'est simplement ce que nous sommes en train de faire. Questo non è un ribaltone, perché, se lo fosse, sarebbe il ribaltone più lento della storia.
En effet, chers collègues, la déchéance du gouvernement Rollandin ne s'est pas consommée en une nuit dans des endroits secrets, par des réunions secrètes, en l'absence du Président. Ça c'est de l'histoire. L'histoire que nous écrivons aujourd'hui est une autre. C'est une histoire que nous écrivons à la lumière du soleil, qui a été écrite dans les sièges des partis et des mouvements par des votations claires, qui a été écrite à l'intérieur de cette salle du Conseil et dans la salle des Commissions à partir, comme justement le rappelait le collègue Marquis, de la discussion du budget et, même avant, de la discussion du document économique et financier. Le présent est la conséquence de ces actions claires et absolument transparentes.
La chute d'aujourd'hui aurait pu être arrêtée, s'il y avait eu de la part du président Rollandin et de son Gouvernement la volonté de trouver des solutions partagées aux problèmes urgents de la Vallée d'Aoste, que nous tous connaissons. Il aurait fallu rechercher un partage dans des temps non suspects, d'abord à l'intérieur des forces de la majorité, mais également vis-à-vis de tout le Conseil, même parmi les forces d'opposition. Face aux urgences, quand la maison brûle, comme le rappelait le collègue Marquis, personne ne peut se soustraire à apporter sa contribution, mais il faut de la clarté, il faut de la loyauté, il faut du respect des rôles. Il ne faut surtout pas tricher, en particulier ceux qui occupent les places de responsabilité. Ils ont triché: au lieu d'être francs, ils ont continué à agir de manière sournoise, de manière fourbe, même après ce qui s'est passé pendant la discussion du budget. Sul dossier casinò, dove si è volutamente lasciato precipitare le cose, scegliendo manager non all'altezza delle sfide, dove per anni si sono illusi i dipendenti che avrebbero potuto mantenere stipendi importanti senza rinunciare a niente, dove, nonostante la nave stesse affondando, si è continuato a fare promozioni e a dare compensi immeritati.
Ci sono una serie di punti che sono emblematici di questa crisi e del comportamento scorretto. Voglio ricordare i 177 dipendenti assunti con contratto privatistico, che improvvisamente erano diventati la priorità su cui bisognava assolutamente agire per produrre dei risparmi. Voglio ricordare i contributi agli agricoltori, molto millantati ma lesinati e ritardati al punto da portare il settore sull'orlo del fallimento. La questione dei trasporti trascinata per anni - ma non è l'unica questione trascinata per anni dall'Assessore competente - al punto che hanno dovuto scendere in campo i cittadini per rendere chiare quali erano le priorità. Per ultimo, ma non per importanza, i rapporti con lo Stato gestiti in modo opaco, per nulla condiviso e anche in modo poco efficace, dal momento che la nostra piccola Regione è stata quella che ha dovuto contribuire in modo sproporzionato, e ben più delle altre, al risanamento del debito pubblico.
Stupisce che non si siano colte le vie d'uscita. Stupisce che, nonostante la perdita costante di pezzi, non si sia voluta arrestare la corsa per cercare di ricomporre, per cercare una soluzione, per cercare di contenere i danni. Stupisce come un Presidente di lungo corso non abbia saputo trovare la volontà e il coraggio di fare in tempo un passo indietro per il bene della comunità. Stupisce che, di fronte a un appello a smorzare i toni, lanciato al congresso dell'Union Valdôtaine, chi invece cerca di accentuarli siano proprio gli stessi. Stupisce che ci si ostini pervicacemente fino all'ultimo a non mollare lo scranno, arrivando a cercare di forzare sulle procedure per continuare un'opera di delegittimazione del Consiglio regionale, che evidentemente è funzionale al mantenimento del potere, arrivando a fare appello - come è stato fatto con una lettera a firma del Presidente - alla necessità di non arrecare danni irreversibili all'immagine della Valle d'Aosta, nel momento in cui abbiamo presentato la mozione di sfiducia costruttiva; nel momento in cui abbiamo "osato" presentare la mozione costruttiva!
Ci si spieghi quali altri gravi danni d'immagine avrebbero mai potuto causare i colleghi La Torre e Viérin, che anche noi salutiamo e a cui mandiamo un pensiero solidale, che già non abbia potuto determinare la presenza in Giunta dell'assessore Donzel, che era esattamente nella stessa situazione. A nulla è valso brandire minacciosamente, come ha fatto il presidente Rollandin in conferenza stampa, i decreti come se fossero delle armi nei confronti di rappresentanti del popolo valdostano quali noi siamo, perché noi proseguiamo serenamente secondo le regole, perché la prima condizione per governare democraticamente è di avere i numeri necessari, e i numeri del Presidente non esistono più. Ma si è preteso, si è forzato, si è finto di fare come se nulla fosse! Con una mancanza di rispetto totale nei confronti di questo Consiglio, che prosegue anche in questo momento: mentre noi dibattiamo di fronte ai valdostani, perché tanti stanno seguendo il Consiglio regionale, Augusto Rollandin è in conferenza stampa con Orfeo Cout! Credo che ogni commento sia superfluo.
Si continua a fare come se nulla fosse. Noi di ALPE non vogliamo fare come se nulla fosse. Non vogliamo restare fermi, non vogliamo sottrarci alle responsabilità che il nostro ruolo politico e istituzionale ci impone. Non vogliamo limitarci a fare dei calcoli elettoralistici di convenienza: state bravi, state tranquilli, voi siete nella posizione migliore. Non è questo che ci interessa. Non ci interessa anteporre il piccolo tornaconto personale e neanche l'interesse partitico a quella che riteniamo essere l'unica missione per la quale noi siamo qui: cercare di migliorare la nostra Valle per qualcosa - giusto, collega Bertschy - non contro qualcosa o contro qualcuno. La sindrome della rivincita, semmai l'abbiamo avuta, l'abbiamo superata da un pezzo. Quello che oggi andiamo ad assumerci, è un impegno che ci impone la nostra storia - breve, sicuramente - ma fatta di coerenza e di obiettivi precisi: creare le condizioni perché nella nostra regione ci sia una migliore qualità di vita, perché la nostra regione possa crescere culturalmente con l'aiuto di tutti coloro che in questa missione credono.
Noi crediamo profondamente nel pluralismo. Non crediamo nel pensiero unico. C'è bisogno di una virata e da sempre noi pensiamo che questa svolta non ce la può offrire una compagine e una maggioranza, che ormai non è neanche più tale, che ha una propensione consolidata a orientare la politica verso l'intervento diretto, personalizzato, fortemente presidiato sul mondo economico e basato sul controllo del voto. Noi vogliamo e invochiamo libertà.
Il nostro percorso ci porta a convergere dunque su un progetto che ha i presupposti per essere di lungo corso, ma che oggi è principalmente un progetto di emergenza per mettere in sicurezza quanto è possibile salvare. La crisi non l'abbiamo aperta noi e le responsabilità sono di altri, gli stessi che oggi mancano in quest'aula. Invece, noi tutti qui presenti ci siamo messi all'opera con un lavoro di squadra, per fare fronte e proporre una soluzione in pochi giorni. Nessuno potrà accusarci di aver fatto melina e aver trascinato per giorni la crisi. Noi ci presentiamo in aula e ci siamo presentati sempre: altri non possono dire la stessa cosa. Non possono dire la stessa cosa e sorge il sospetto che l'intento sia semplicemente quello di allungare i tempi, di cercare di guadagnare ancora qualche giorno.
Ancora oggi c'è stato il tentativo di guadagnare qualche giorno, per non discutere la mozione di sfiducia costruttiva e per continuare a deliberare su temi che non riteniamo essere ordinari. C'è da chiedersi veramente se ci sia qualcosa da nascondere con questo accanimento. Perché questo accanimento a negare la possibilità che si discuta e che si formi un nuovo Governo? Di fronte all'evidenza! Veramente, tanto astio ci risulta incomprensibile. Viviamo ancora in democrazia, noi crediamo.
Noi andiamo avanti, perché non vogliamo ignorare i mille problemi urgenti e ci sentiamo forti di un accordo che è stato stipulato, ragionato, sottoscritto tra gruppi e tra movimenti politici. Siamo coscienti che non sarà facile. Siamo quasi certi che avremo sgradite sorprese. Non conosciamo esattamente quale sia la situazione reale e lo scopriremo un po' per volta. Pare che mai come in questi giorni i trita documenti abbiano funzionato alla grande. Sospettiamo che il compito non ci verrà facilitato. Io vorrei solo che chi si sta opponendo in un modo così meschino, sia consapevole che non solo arreca un danno a noi, ma arreca un danno alla Valle d'Aosta.
Per chi invece vuole mettere a servizio di questo progetto le sue proposte, le sue energie, le sue competenze - è già stato detto - la porta è aperta. Ci sarà spazio, ci sarà modo per tutti di contribuire veramente. Bisognerà lavorare alacremente, ognuno secondo le sue possibilità e le sue competenze, per raggiungere gli obiettivi che per noi sono prioritari. Sono già stati enunciati dal collega Marquis e non li ripeterò. ALPE mette in campo tutte le sue energie e non si fa intimorire dalla campagna denigratoria e infamante di chi ha predicato lo stop alla conflittualità, ma poi ha scatenato la tifoseria becera, quasi come quella da "curva sud". La Corte di appello di Torino non contesta ad Albert Chatrian alcun rimborso personale, ma unicamente una condivisione di principio delle spese sostenute dal gruppo. La sua posizione, rispetto agli importi per cui vi è stata la condanna, è uguale a quella degli altri componenti del gruppo nella scorsa legislatura, di cui facevamo parte il collega Chatrian, il collega Bertin e io; il collega Bertin che non è mai neanche stato indagato. Nella passata legislatura Albert Chatrian non ha mai ricoperto la carica di capogruppo, e questa è la ragione per la quale non è stata aperta nessuna vertenza da parte della Corte dei conti nei suoi confronti, a differenza di altre posizioni quali la mia. La sentenza non pone nessun limite alla sua partecipazione al lavoro delle istituzioni: egli fa ciò che la legge gli consente di fare. Il direttivo di ALPE si è posto la questione etica e ne ha discusso lungamente, anche con posizioni diversificate: alla fine ha concluso votando all'unanimità l'appoggio ai tre colleghi che vengono indicati come assessori: Roscio, Certan e Chatrian. In attesa che tutta la vicenda venga chiarita definitivamente dalla Corte di cassazione, il movimento e il gruppo consiliare hanno ritenuto di non voler rinunciare all'apporto competente di Albert Chatrian, che peraltro credo neanche i suoi detrattori hanno mai negato. Quindi ALPE c'è convintamente.
Je conclue. ALPE a été constitué dans le but de travailler pour une Vallée d'Aoste à la hauteur des temps, une Vallée d'Aoste forte de son histoire et de son autonomie et projetée vers le futur, une Vallée d'Aoste ouverte au monde, qui n'a pas de craintes, qui est prête à se mesurer avec les autres Régions de l'arc alpin, une Vallée d'Aoste fière de son savoir-faire, de ses beautés, de ses gens, de ses jeunes, pour lesquels il faut créer des opportunités, en offrant à tous la possibilité de tenter la chance, en reconnaissant le mérite d'abord et non pas l'appartenance ou la fidélité au pouvoir, mais sans laisser personne en arrière.
Les valdôtains nous demandent d'arrêter ce qu'ils définissent un théâtre, de mettre fin à la politique politicienne et de s'atteler au travail avec orgueil, avec la volonté de bien faire. Relisons de temps en temps la phrase qui est gravée là-derrière, sur le mur de la salle du Conseil. N'ayons pas d'arrogance, mais de l'enthousiasme, de la conviction, une bouffée d'air frais à même de repousser cette couche de pesanteur et de résignation qui nous a enveloppés trop longtemps. Que le printemps de la Vallée d'Aoste commence.
Président - La parole au collègue Restano.
Restano (PNV) - Innanzitutto da parte del gruppo Pour Notre Vallée un benvenuto ai nuovi colleghi Contoz, Norbiato e Padovani, e un saluto e un ringraziamento ai colleghi Fontana, Donzel, Viérin e La Torre che da oggi non parteciperanno più ai lavori di questa Assemblea. Sicuramente è un momento particolare e l'aula che vi accoglie oggi è parzialmente vuota: un clima un po' strano.
È indubbio ed è sotto gli occhi di tutti, come è naturale che sia, che si siano creati due poli, due modi diversi di affrontare le cose. Due poli che non sono quelli originari, ma che si sono sviluppati nel tempo collaborando, lavorando insieme e analizzando di volta in volta le varie situazioni che si sono succedute.
Per dare una spiegazione a questi fatti e a questi eventi, che sembrano dall'esterno traumatici e incomprensibili, bisogna anche analizzare gli antefatti. Una crisi finanziaria importante e una maggioranza che ha fatto delle scelte politiche altrettanto importanti. Scelte che riguardavano i trasporti, la gestione del casinò, un esecutivo che ha fatto scelte su questi temi, scelte importantissime sull'agricoltura, sulle imprese edili, sull'artigianato, sulla Compagnia Valdostana delle Acque, sulla scuola e anche sull'ambiente sportivo e turistico, quali l'organizzazione del famigerato 4K. Sono state delle scelte a volte giuste, ma altre - forse le più importanti - si sono rivelate sbagliate. Ci sono stati degli errori reiterati nel tempo, che hanno portato ai disastri a cui noi abbiamo assistito. Mi riferisco in modo particolare all'agricoltura, al casinò, oppure a delle situazioni specifiche ancora da chiarire, quali alcune scelte commerciali da parte della CVA, anche queste ripetute nel tempo.
Così il 27 ottobre noi di Pour Notre Vallée abbiamo fatto una scelta forte, motivata e giustificata: siamo usciti dal gruppo dell'Union Valdôtaine. Non è stata una scelta casuale, ma sofferta e difficile, che ha avuto anche dei riscontri non felici rispetto alle nostre famiglie. Però l'abbiamo affrontata con la dignità, il coraggio e la consapevolezza di chi vuole costruire qualcosa di importante per questa regione, ben sapendo che ciò che era stato fatto in certi settori, non era stato quello che era il meglio per i nostri compaesani e per le nostre aziende. È nata così una volontà trasversale, prima all'interno della maggioranza e poi all'interno del Consiglio, per cercare di dare una soluzione importante a questi problemi, che si è poi trasformata in progetti all'atto della discussione del documento economico finanziario prima, e del documento di programmazione finanziaria dopo, del bilancio di previsione.
Questo modo di lavorare nuovo, questa capacità di confrontarsi in maniera libera e spontanea ha portato i singoli consiglieri a mettere a fattor comune una maggiore quantità di idee, ha responsabilizzato i singoli consiglieri dando un nuovo slancio, determinazione, volontà di lavorare e la capacità anche di analizzare in maniera diversa le singole situazioni. È per questo che, con il voto favorevole al bilancio di previsione, abbiamo chiesto alla maggioranza di svolgere una verifica strutturale, una verifica a tutto tondo, una verifica sulle cose fatte che prevedesse un'attenta analisi dello stato di fatto e dei riscontri avuti dalle nostre scelte. Abbiamo chiesto di analizzare su un tavolo congiunto quanto era stato fatto, prima amministrativamente e poi anche politicamente. Come è già stato anticipato da chi mi ha preceduto, non abbiamo avuto riscontro.
Sono passati mesi, praticamente siamo stati quasi ignorati, invitati singolarmente a degli incontri. Ma questo non fa più parte del nostro DNA. Noi ci siamo "evoluti", non siamo rimasti alle poltrone e ai sofà, siamo andati oltre. Abbiamo cercato di portare avanti un discorso a favore della comunità, chiedendo anche agli altri partner di maggioranza un comportamento diverso. Purtroppo non abbiamo avuto risposte. Non le abbiamo avute in maniera diretta, ma abbiamo potuto appurare la volontà dei nostri colleghi da dichiarazioni varie rilasciate in diversi contesti. Una di queste dichiarazioni ci invitava e ci sfidava a portare una mozione di sfiducia costruttiva. Ma se noi avessimo voluto fare il cosiddetto ribaltone e presentare una sfiducia costruttiva, lo avremmo già fatto all'atto dell'approvazione del bilancio. Noi avevamo altro in testa per la Valle d'Aosta, volevamo aprire un confronto trasversale prima di tutto all'interno della maggioranza e poi, se ne venivano i presupposti e le intenzioni, aperto anche agli altri componenti del Consiglio, per rispondere alle urgenze che incombono, alle urgenze attuali.
La risposta - per farla breve - è stata una fuga dalle responsabilità. Forse in questo momento si è fatto il record del mondo di rapidità nelle fughe. Prima una grande lentezza nell'affrontare il confronto politico, uno stallo e poi dopo un'accelerazione incredibile: una medaglia olimpica, potrei dire. Non è così che si dovrebbe fare in politica. Bisogna saperci mettere la faccia e fare delle proposte per guardare avanti, per il futuro della popolazione valdostana.
Siamo arrivati così alle dimissioni della Giunta assolutamente non richieste, imposte e da noi subite. Mi sembra, permettetemi, un atto per scappare dalla realtà. Devo dire che non tutti si sono dimessi, qualcuno è rimasto al suo posto e non ha accettato questa provocazione. Si vuole fuggire dalla realtà, o forse evitare che alcune Commissioni facciano il loro corso e possano accertare determinati fatti relativamente alla gestione di società partecipate importanti, perché sapete tutti che con le dimissioni della Giunta si ferma l'attività delle Commissioni consiliari. L'obiettivo era ormai dichiarato e chiaro sotto gli occhi di tutti: trascinarsi avanti in questa situazione per sessanta giorni e non arrivare alla soluzione. Si voleva perdere tempo per poi portarsi lentamente in gestione ordinaria verso le elezioni, quindi non affrontando più gli annosi e spinosi problemi che attanagliano la Valle d'Aosta.
Ebbene, noi non ci stiamo. Noi abbiamo sviluppato al nostro interno la convinzione che i valdostani, quali noi siamo, meritino altro: meritino delle scelte coraggiose. E proprio questa capacità di lavorare insieme, è la grande novità: il parlarsi, il confrontarsi continuamente, il ricercare il lavoro di gruppo anziché privilegiare il rapporto uno a uno, che tanto male ha fatto alle scelte di questa Regione. Direi che sarà bandita la prepotenza, l'arroganza, la presunzione politica che abbiamo udito anche in questi giorni, che hanno subito i dirigenti che facevano il loro lavoro, con chiari interventi di intimidazione in seno alla Conferenza dei Capigruppo. Ci sarà un nuovo modo di lavorare basato sul rispetto e sulla proposizione. Non credo che ci sarà più confusione nei ruoli: tra il ruolo prefettizio e il ruolo di Presidente della Regione, che tanti problemi ha portato in questi giorni, avvantaggiando dal punto di vista politico la comunicazione di alcuni movimenti rispetto ad altri.
Noi abbiamo una proposta diversa, una proposta positiva. Non siamo i portatori di un ribaltone, come è stato detto. Siamo i portatori di un atto politico in positivo, una proposta politica forte, una proposta di responsabilità nei confronti dei valdostani, perché noi prima che politici siamo dei valdostani, siamo figli di questa terra e amiamo questo territorio, di conseguenza sappiamo assumerci le responsabilità, abbiamo il coraggio di farlo, per cercare di uscire da questa impasse istituzionale.
Abbiamo a cuore i problemi degli agricoltori. Certo, se la ricerca dei fondi per l'agricoltura fosse stata altrettanto rapida quale la staffetta Aosta-Roma, Roma-Aosta dei giorni scorsi, forse avremmo risolto i problemi dei finanziamenti europei. Invece sono quattro anni che non diamo risposte. Abbiamo a cuore i problemi degli impiegati forestali, ma rispettiamo i ruoli: vogliamo confrontarci con i sindacati, prima di dare in pasto una proposta ancora in fase embrionale. Abbiamo a cuore il problema del casinò, i problemi turistici e sportivi. Cercheremo di dare in breve tempo risposte anche ai problemi legati ai trasporti. In poche parole, affronteremo le emergenze e cercheremo di farlo in maniera propositiva, che è quello che ci contraddistingue nel rispetto di tutte le parti e dei ruoli.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Cognetta, ne ha facoltà.
Cognetta (M5S) - Innanzitutto un saluto ai nuovi colleghi Contoz, Padovani e Norbiato. Per quanto mi riguarda, questo intervento comprende sia l'analisi politica della situazione che c'è stata finora sia la dichiarazione di voto. Il mio è un voto contro la giunta Rollandin. Io sono entrato in questo Consiglio regionale contro Rollandin, contro il suo modo di fare politica, contro tutto quello che lui rappresenta e ha rappresentato in tutti questi anni nella gestione della cosa pubblica, come se fosse stata cosa privata. Mi dispiace solo in questo momento di parlar male degli assenti, ma chi ha seguito il Consiglio regionale sa benissimo che io gliel'ho detto in faccia un sacco di volte le cose che pensavo, quindi questa volta mi perdonerà se continuo a farlo, anche se è assente. Ma volendo, c'è la diretta televisiva.
Una delle cose, per esempio, che mi preme sottolineare, è come è fatta la legge che prevede la mozione di sfiducia costruttiva. Con questa legge si vota in un colpo solo un giudizio sulla vecchia giunta, ma contemporaneamente un giudizio sulla nuova. È stata fatta apposta per mettere in difficoltà chi, come me, ha una posizione politica molto chiara, che non sarà mai di supporto a nessuna giunta, a meno che questa non sia fatta interamente dal Movimento Cinque Stelle. Però c'è una questione politica alla base di tutto ciò. Devo scegliere, devo fare una scelta e come Cognetta Roberto la scelta l'ho fatta. Sinceramente mi interessa poco il fatto che qualcuno richiami i vertici nazionali per indicare cosa devo votare: qua ci sono io e decido io! E sono disposto a sopportare tutte le conseguenze di questo mio voto, perché io prima di essere del Movimento Cinque Stelle, sono Cognetta Roberto e ho delle idee. E anche se non sono nato in Valle d'Aosta, c'è un filosofo, non ricordo esattamente di quale nazionalità - magari se ci fosse il collega Donzel, me lo direbbe - che dice che si è del paese nel quale si diventa maturi. Io sono maturato in Valle d'Aosta, non avrò sangue valdostano, ma forse questo è un aiuto in alcuni casi - solo così per dire - o è un demerito in altri casi. Il fatto di aver subito tutti gli attacchi che ho subito e che continuo a subire, in questi quattro anni, sinceramente non mi fa cambiare idea su ciò che faccio. Io non sono né di qua, né di là. Non lo sono mai stato e l'ho dimostrato in tantissime occasioni, quando sono stato attaccato sia da di qua, che da di là: l'avete visto e i colleghi che sono in quest'aula lo sanno. Il che mi fa dire che certi discorsi non hanno proprio nessun senso.
Io credo che la nuova Giunta verrà giudicata per il lavoro che farà, però non da me, o non solo da me, ma da tutti i valdostani che stanno fuori e che aspettano delle risposte chiare. Vi state assumendo un peso che, secondo me, è gigantesco. Io vi auguro sinceramente che ce la facciate, però è un peso enorme. Ci vuole molto coraggio, perché voi dovete dimostrare di essere migliori di quelli che stavano lì, con tutti i problemi che ci sono in questo momento, a cominciare dal problema, ormai bruciante direi, del casinò. Per non parlare di tutto il resto.
Concordo su quanto detto dal collega Restano: io credo che tutto questo sia frutto del fatto che finalmente si stavano aprendo dei cassetti. Tutto questo è cominciato a ottobre dello scorso anno, quando finalmente abbiamo cominciato ad avere delle risposte su ciò che c'era di nascosto. Finalmente si avevano le risposte ai nostri 116. Ha tirato fuori talmente tanta pressione quello che sta venendo fuori, e quello che verrà fuori, che bisognava assolutamente fermare tutto questo in qualsiasi modo. Purtroppo per qualcuno, noi vogliamo andare avanti. Io voglio sapere come va a finire la questione di CVA, non è che me la sono dimenticata. Questo i miei colleghi qui lo sanno. Io voglio sapere come qualcuno si metterà a gestire le centraline e che tipo di legge farà sulle centraline idroelettriche. E questo i miei colleghi lo sanno. Io voglio sapere come finirà la questione dei trasporti e, sempre i miei colleghi, lo sanno. Qualcuno qui racconta che uno si vende, che uno smette di fare il suo lavoro. Io lo farò più di prima. Dovete dimostrarmi davvero molto più di prima, perché voi siete gli onesti? Vediamo! Ve lo farò vedere io. È per questo che voto questa mozione, capite? Se qualcuno ha un briciolo, pure di qua, di competenza politica, capisce il perché si fanno certe scelte. Qualcuno racconta che noi siamo buoni solo a distruggere, ma questo è il momento che vi dimostra che non è così.
Non molto tempo fa ho detto in questo Consiglio che la situazione che aveva creato il presidente Rollandin faceva chiaramente capire che stava vincendo chi costruisce ponti contro chi costruisce muri, ed è quello che è accaduto. Qualcuno continua a dire che sono io l'artefice di tutto questo? Se ha ragione, mi fa piacere. Poi ovviamente non sono io l'artefice. Ma se ha ragione, mi fa piacere.
Io sinceramente non capisco come mai è così strano vedere un consigliere regionale che parla in nome e per conto dei valdostani, e non porta a casa nulla per sé. Ma perché è così strano, me lo spiegate? Per me non è affatto strano. Invece qualcuno continua a insinuare, a dire, a fare, ma poi passa il tempo e non succede nulla; e poi passa il tempo e non mi sono venduto; e poi passa il tempo e tiro fuori sempre cose nuove, molto allegre ed esaltanti. Allora smettiamola di prenderci in giro.
Qui c'è qualcuno che è assente in questo momento, qualcuno che in questi giorni ha tritato carta, come diceva la collega Morelli. L'hanno detto anche a me: le persone delle pulizie degli uffici regionali hanno dovuto fare gli straordinari. Ma saranno le pulizie di primavera: succedono normalmente, ovviamente.
Tutto questo serve per far capire ai valdostani - coloro che vogliono capirlo, perché poi ci sono quelli che anche di fronte all'evidenza hanno qualcosa da dire - che il mio è un voto contro quella Giunta, ma io resterò in opposizione, continuerò a fare il mio lavoro, continuerò a votare, come in passato, le cose che mi vanno bene e come in passato, anche a trentatré contro uno, ho votato contro. Ve lo ricordate, su diverse leggi l'ho fatto. Non mi omologo al sistema, anche se c'è una stragrande maggioranza di persone contro di me: nel mio pensiero politico, a me non importa.
Per arrivare al punto in cui siamo oggi, io non ho eretto muri, io ho parlato con tutti, ho discusso, a volte in maniera accesa, con tutti i consiglieri presenti qui e sono fiero di averlo fatto. Quindi se si riesce a capire una volta per tutte qual è il lavoro che faccio, il portavoce dei cittadini all'interno di questa istituzione, bene; chi non lo vuole capire, non lo capisca, non mi interessa.
È un momento in cui, dopo quarant'anni, siamo arrivati a una svolta! In meglio o in peggio? Come faccio a saperlo ora? Se sarà in meglio o in peggio dipenderà da voi. Io darò il mio giudizio politico come ho sempre dato, e parlerò francamente con voi di quali sono i problemi per cercare di aiutarvi a fare il lavoro che dovreste fare e che dovremo fare: aiutare i valdostani. C'è un problema di lavoro che è gigantesco, c'è un problema economico che non ha fine, e dovete veramente darvi da fare, perché il problema è davvero grande. I tatticismi che sono stati fatti in questi giorni non servono assolutamente a nulla: era la politica fatta da quel Governo che non aveva nessun senso di esistere, ma erano anni che lo dicevo in quest'aula.
Poi vorrei aggiungere un'ultima cosa. Quando nel 2014 ci fu quella famosa votazione in cui il Governo andò giù e poi rimase al posto suo il consigliere Rollandin a fare quello che ha fatto, e dopo il fatto che il PD passò in maggioranza, una persona come me poteva tranquillamente dire che non si riuscirà mai più a fare nulla: me ne resto tranquillo seduto a fare le mie interrogazioni, interpellanze e via andare per i prossimi anni. Invece non è stato così. Mi sono messo a lavorare ancora più di prima, e anche quando eravamo solo in sette l'ho fatto. Molto più di prima. Ma anche se fossi rimasto da solo l'avrei fatto, perché l'unico modo che hai per vincere è quello di non mollare mai, ma proprio mai! Chiaro, bisogna avere quello ha qualcuno dei miei colleghi, oggi assente - dopo diciannove anni non è questo il problema -, bisogna avere qualcosa sotto montato già dall'inizio, altrimenti non ci riesci. Quindi spero che questa nuova Giunta faccia ciò che dice di fare.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Gerandin, ne ha facoltà.
Gerandin (GM) - Anch'io ringrazio i nuovi colleghi che si sono seduti con noi in quest'aula consiliare. A loro voglio augurare di poter lavorare nell'interesse dei valdostani, con quella libertà che ognuno di noi ha in quanto eletto. Prendendo spunto da un breve post che ho fatto alcuni giorni fa, in cui dicevo che non si giura fedeltà alle persone, alle icone e ai simboli, ma coerenza con il mandato degli elettori, questo è quello che posso augurare ai nuovi colleghi.
Oggi non è un bel momento per le istituzioni della Valle d'Aosta. Un Consiglio con tante assenze, un Consiglio in cui non si è voluto utilizzare quest'aula per un legittimo dibattito politico, per la presa d'atto di una situazione che si era incancrenita con il tempo. Non si è accettato un confronto nella sede istituzionale, quella in cui la politica deve fare la politica, ma deve anche recepire una serie di segnali.
Io vorrei ricostruire qualcosa partendo da quello che, a mio parere, è fondamentale: il ruolo del Consiglio. Noi abbiamo assistito, in occasione dell'ultimo bilancio regionale, a un momento in cui il Consiglio si è sostituito all'esecutivo, prima con il DEFR e poi con un confronto nelle varie Commissioni. Abbiamo avuto dall'esecutivo regionale un DEFR, prima, e un testo del bilancio che poi di fatto è stato stravolto negli impegni e nelle risorse da destinare; è stato stravolto in Consiglio.
Un sentore c'era che qualcosa non funzionava, e non era il primo segnale, badate bene. Qualcosa si capiva già da prima, perché il risultato del referendum costituzionale è stato un segnale molto forte che hanno dato i cittadini, quelli stessi che da più parti si diceva essere talmente delusi da non andare più a votare. Sono andati a votare e hanno dato un segnale molto diverso rispetto alla posizione che aveva preso larga parte del Governo. Parlo del Governo regionale, in questo caso, e non sto parlando del Governo nazionale.
Un secondo segnale è stato sicuramente la legge per quello che riguarda la ferrovia. Noi in quest'aula abbiamo vissuto mesi, per non dire anni, di disinteresse da parte dell'Assessore incaricato, che ha dovuto prendere atto che questo Consiglio aveva fatto scelte diverse, che questo Consiglio aveva optato per riprendere in mano il suo ruolo di istituzione. Ha fatto buon viso a cattiva sorte, nel senso che, a mio parere, è un segnale molto importante.
Ci sono stati altri segnali, per ciò che riguarda la crisi del casinò. Abbiamo detto più volte in quest'aula che non si raccontavano le verità. Si è lasciata degenerare una situazione come quella del casinò e poi all'improvviso c'è stata una sorta di presa di distanza da parte della politica: non c'erano colpevoli e tutto era alla luce del sole; quello che si era detto in quest'aula, era acqua passata. Cento e più milioni di euro erano stati un investimento non produttivo? Beh, pazienza! Chi li ha autorizzati? Non si sa ancora! Sappiamo che nel 2014 ci sono state ricapitalizzazioni per una sessantina di milioni di euro, letteralmente buttati, io dico! Questo è quello che si viveva in quest'aula. Per tre anni di seguito abbiamo detto che i bilanci non erano attendibili; per tre anni di seguito abbiamo parlato di imposte anticipate che non avevano titolo a essere iscritte. Adesso improvvisamente si abbatte il capitale sociale e si annunciano licenziamenti. Non so come finirà, ma di certo la politica non può non farsene carico in questo momento, o quantomeno deve capire qual è la situazione e il futuro della Casinò.
Finaosta e le partecipate, CVA. Abbiamo la finanziaria regionale che è il vero salvadanaio per il bilancio regionale. Noi per anni abbiamo bypassato il bilancio regionale, abbiamo fatto indebitare la Regione mediante Finaosta, amministrando tutto in gestione speciale, tutto gestito direttamente dal Governo regionale; nessuno ne sapeva niente e a bilancio regionale non si vedevano. Adesso, con l'ultimo bilancio ci accorgiamo che abbiamo 600 milioni di euro di debito! È chiaro che qualche segnale c'era. È ovvio che il sistema era messo in discussione.
Durante l'ultimo Consiglio sono state manifestate una serie di legittime preoccupazioni su come dipendenti e dirigenti Finaosta gestiscono le società pubbliche: mi riferisco a CVA, ma posso parlare anche della fondazione Forte di Bard. Io avevo letto personalmente in quest'aula il codice etico per quello che riguarda Finaosta, in cui si parla di trasparenza, di competitività e di linearità degli affidamenti degli incarichi. Faccio un esempio molto pratico: si è detto che a marzo 2011 la fontina venduta al Forte di Bard costava 11,45 euro più Iva, ma che a maggio 2011 costava 15,30 euro più Iva. Tale anomalia è stata denunciata in quest'aula, senza voler perseguire nessuno, ma per capire come mai lievitava il prezzo di un bene che è conosciuto in tutta la Valle, anche per rispetto di quegli agricoltori che lo vendono all'ingrosso a 8 o 9 euro al chilo. In quest'aula si è fatto orecchio da mercante e nessuno è intervenuto.
Una mozione di sfiducia come quella che è stata presentata, e che ho personalmente sottoscritto assieme con altri colleghi, era probabilmente l'iter più normale, tenuto conto che questa mozione è stata sollecitata - ci tengo proprio a ricordarlo - dallo stesso Presidente della Regione, quando ha fatto dimissionare i suoi assessori! C'è stato un inizio e la mozione di sfiducia è una risposta al fatto che qualcuno ha ritenuto, piuttosto che rimettersi in gioco, di sfiduciare la propria Giunta. È il Presidente che ha sfiduciato la propria Giunta! Io quando parlavo di "complici fedeli" e "servi sciocchi", forse non avevo tutti i torti.
Voglio fare un passo avanti. Quando parlo, ho l'abitudine di guardare gli interlocutori in faccia, per cui mi dispiace tanto dell'assenza in aula. Magari sbaglio nell'impostazione, però io dico delle cose in cui credo guardando in faccia le persone. Guardare il vuoto assoluto mi dispiace. Avrei chiesto e avrei ripetuto quello che due Consigli fa ho detto al Presidente: non ha più i numeri, se ne renda conto! Porti dodici firme della sua attuale maggioranza, io in qualche maniera sei firme di minoranza gliele porto, perché il percorso più legittimo sarebbe quello delle elezioni. È stato detto di no. È stato detto che non eravamo pronti, che avevamo ancora altri passaggi da fare.
Non ci sono più scusanti per questa mozione, nel senso che è l'atto conseguente al fatto che non c'è più un esecutivo che può operare nella propria pienezza. È la conseguenza che una proposta politica a breve termine aperta a tutti - legge elettorale, DEFR e impostazione del bilancio, poi le elezioni - non è stata recepita da nessuno dell'attuale maggioranza, che non è presente in quest'aula. Io penso che non sia il caso di defilarsi da un confronto in sede istituzionale e non si possa gridare al complotto, bensì occorra fare un esame di coscienza e dire che probabilmente qualcuno ha sbagliato i calcoli.
Voglio guardare un po' alla prospettiva futura. Quando noi si parlava di un governo di scopo a breve scadenza, ci si augurava chiaramente una presidenza dove non ci fosse solo il "più io e forse gli altri", ma si pensava a un "noi" nell'interesse dei valdostani. Forse non era questa la linea di indirizzo dell'esecutivo uscente. Pertanto quella di oggi non può che essere una proposta politica di emergenza. Non è una proposta di legislatura ma di emergenza, per recuperare, se c'è una volontà condivisa, la distanza con il mondo degli enti locali - vengo da quel mondo, per cui ci tengo a citarlo - perché dobbiamo recuperare un po' di condivisione e dare un po' di certezze al mondo degli enti locali! Gli ultimi due anni lo abbiamo usato come bancomat della Regione: l'unico caso in Italia dove sono stati portati via gli avanzi di amministrazione degli enti locali; non esiste altro caso, neanche nelle Regioni a Statuto ordinario.
Urge una legge elettorale con premio di maggioranza, perché è chiaro che non si può pensare di amministrare con diciotto a diciassette. Dobbiamo dare la possibilità alla gente di esprimere il proprio voto in tutta serenità, tranquillità, senza correre il rischio di essere magari schedati o comunque controllati a distanza.
Ci vuole una bozza di bilancio regionale: sicuramente non possiamo pensare di non mettere in piedi almeno una bozza di bilancio regionale. Poi, senza dubbio, senza se e senza ma - a mio parere e in coerenza con quanto ho detto prima - si vada a elezioni anticipate.
Qualcuno ha già sottolineato che questo Governo nasce senza grandi numeri, ma non per questo è più debole. I consensi e i voti dovrà conquistarli in aula: portando scelte e metodi diversi, dovrà avere quella trasparenza e imparzialità che gli ultimi governi non hanno mai avuto. Dovrà soprattutto avere il coraggio di dire la verità. Io l'ho sempre detto in quest'aula: in chi ha incarnato il Governo negli ultimi anni è mancata la verità. Si cercavano scuse per non dire la verità.
Ringrazio sicuramente il presidente Marquis, ringrazio i colleghi che hanno accettato gli incarichi di governo. Da parte mia avranno collaborazione, avranno aiuto se lo riterranno necessario. Penso e mi auguro che quest'aula giudichi gli atti e le risposte che come esecutivo saranno in grado di dare, senza sconti ma senza pregiudizi.
Per il futuro, quello che mi auguro è che si abbandoni la personalizzazione della politica e dell'amministrazione, nell'interesse del bene comune. Mi auguro che alla base dell'azione politica ci sia la trasparenza, la condivisione sui metodi e su pochi temi, ma che creino sviluppo, lavoro, stato sociale, speranza e certezze per la Valle d'Aosta.
Ci si è dimenticati di dire che un piccolo segnale è stato dato. Lo voglio sottolineare, perché l'ho portato quando si è discusso dei posti di governo: un assessorato in meno. Un piccolo segnale, ma io penso significativo.
Torno a dire che mi dispiace parlarne senza l'interlocutore davanti, ma ieri pensavo come potrebbe essere la Valle d'Aosta se si fosse lavorato in sinergia tra tutti, con una persona che sicuramente ha dimostrato negli anni competenza e che ultimamente ha dimostrato quale influenza e quale conoscenza avesse nei poteri forti, nei palazzi romani. Immaginatevi una Valle d'Aosta dove, sfruttando queste competenze, conoscenze e influenze, non avremmo probabilmente un bilancio ridotto del 40 percento dal 2010, non avremmo subito per anni un patto di stabilità siglato con lo Stato un anno dopo con grossi ritardi. Avremmo sicuramente quelle competenze sulla fiscalità locale che da altre parti sono state portate a casa e - l'ha ricordato il collega Restano - probabilmente i nostri agricoltori non avrebbero il PSR e il verde agricolo solo del 2015 e l'acconto del 2016, ma avrebbero magari già il 2017 e qualcosa in tasca.
In politica si vince e si perde, ma si dovrebbe sempre mantenere la dignità. È legittimo gioire quando si vince, ma è doveroso prendere atto quando non ci sono più i numeri. Io penso che i valdostani alla politica chiedano rispetto e coerenza. Basta prime pagine su quotidiani nazionali, in cui si deridono competenze e scelte amministrative che vengono fatte in Valle; basta all'indicarci come esempio di autonomie mal gestite, di autonomie da cancellare. La nostra autonomia è alla base della rinascita della nostra regione, non appartiene alla politica, a questa politica, ma dobbiamo almeno difenderla e non mortificarla.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Padovani, ne ha facoltà.
Padovani - Ringrazio il Presidente per il benvenuto, come ringrazio le colleghe e i colleghi presenti. Quando ho scritto il mio intervento, l'ho fatto pensando che questi banchi sarebbero stati tutti pieni, invece a quanto pare c'è chi continua, in maniera totalmente irresponsabile, a disertare questa che è l'aula massima dell'espressione della volontà delle valdostane e dei valdostani. Magari mi faranno sapere tramite i giornali, se avrò capito bene la situazione.
Quando nel 2013 sottoscrissi il programma della lista PD-Sinistra VDA, nell'ambito della quale presentai la mia candidatura, l'obiettivo era chiaro: prima di tutto, prima cioè delle proposte programmatiche, l'idea era quella di chiudere con "l'uomo solo al comando", una condizione prepolitica che riguardava e che riguarda ancora il modo di intendere la democrazia.
Negli anni successivi molto è cambiato. Il Partito Democratico su quella condizione prepolitica ha cambiato idea, alleandosi con l'Union Valdôtaine del presidente Rollandin, forse ex presidente Rollandin. Anche l'UVP, che nel 2013 si opponeva, ha deciso di entrare nella squadra del Presidente: ingressi che non hanno portato cambiamenti di metodo, né hanno consentito di risolvere le delicatissime situazioni di crisi che colpiscono la nostra regione.
Il mio ingresso in questo Consiglio avviene in un momento di ulteriore turbolenza politica. Il presidente Rollandin ha perso la sua maggioranza. Alcuni di coloro che nel 2013 erano suoi alleati, hanno cambiato idea. Si è costituita di fatto una nuova maggioranza molto eterogenea, di cui, considerati i discorsi programmatici e le conflittualità del passato, dall'esterno si fa fatica a individuare il collante. La Valle d'Aosta è vittima ormai da diversi decenni di contrapposizioni personalistiche più che politiche, che da anni tengono in ostaggio le istituzioni, e credo che i fatti di questi ultimi giorni siano emblematici di questa cosa. Ma dove sta in tutto questo la politica intesa come progettualità collettiva?
La scelta che sono chiamato a fare, dopo aver assistito per anni dall'esterno a questo spettacolo poco edificante, mi pone quindi di fronte numerose contraddizioni. Se penso alle culture politiche presenti in questo Consiglio - devo dire la verità - faccio fatica a individuare colleghi con i quali poter realizzare il programma elettorale da me sottoscritto nel 2013, ovviamente con alcune eccezioni. Detto questo, la situazione mi obbliga a scegliere. Facendo dimissionare sette assessori, il Presidente uscente ha messo il Governo regionale nella pericolosa condizione di non poter lavorare alla soluzione di questioni delicate come quella del casinò, ma come quella di tanti valdostane e valdostani in grandissima crisi e difficoltà in questo periodo.
Una soluzione va trovata entro sessanta giorni da quelle dimissioni. Quindi delle due l'una: o il presidente Rollandin - si presentasse anche in aula - ricompatta la sua maggioranza, cosa che ha dimostrato di non saper fare, o se ne trova un'altra che possa affrontare l'emergenza del momento per poi andare a votare. Queste sono le regole del sistema di governo assembleare: le maggioranze si costituiscono in Consiglio. Se poi non ci si riesce, si torna alle elezioni. Io per coerenza con il programma sottoscritto nel 2013, non posso aiutare il presidente Rollandin a ritrovare una maggioranza. Quella strada per me è totalmente sbarrata, quindi mi resta soltanto l'altra via: votare la mozione di sfiducia. Ma vorrei essere molto chiaro su questo: non lo faccio senza porre condizioni. Voglio essere molto chiaro: voterò a favore della mozione solo perché voglio assumermi la responsabilità di trovare una soluzione a questa assurda situazione politica venutasi a creare, pur essendo lontano dalle culture politiche di alcuni di coloro che si candidano oggi a governare la Regione. Valuterò provvedimento per provvedimento, apporterò il mio contributo e, se necessario, mi opporrò a quello che si vorrà presentare.
Nel documento programmatico della mozione di sfiducia si parla di nuova legge elettorale. Bene se parliamo di rendere il voto libero e non controllabile e se parliamo di misure che consentano a più donne di essere elette. Non posso però condividere, per coerenza politica e con quello che ho votato al referendum del 4 dicembre, modelli presidenziali maggioritari che altro non farebbero che ulteriormente svilire l'apporto delle culture politiche, a tutto vantaggio dei leaderismi che ci hanno portato a questo disastro. Anche sulle partecipate dobbiamo intenderci: occorre ripensare da zero a un modello di gestione, ma stop sin da subito all'occupazione dei consigli d'amministrazione da parte dei partiti. Esigo una dimostrazione tangibile che la nuova maggioranza voglia lasciarsi alle spalle il sistema clientelare: alla prima nomina di qualche amico dell'amico, io ritirerò il mio appoggio. Infine l'ambiente: dobbiamo dare corso al risultato del referendum del 2012, che ci dice che le valdostane e i valdostani hanno scelto affinché i rifiuti siano trattati a freddo. Sul lavoro è assolutamente necessario approntare un piano di occupazione, per risolvere l'ormai gravissima questione della disoccupazione, soprattutto di quella giovanile. Bisogna anche ripensare a quella che viene chiamata "legge Fontana", perché a oggi è totalmente inadeguata. Sulla scuola dobbiamo mettere mano alle adaptations e dobbiamo approntare quel piano di assunzioni immediatamente. Sul sociale bisogna ripensare al nostro modello di welfare per fare in modo che venga garantito un livello di servizi adeguato per tutte e tutti. Dobbiamo ripensare il trasporto su gomma e renderlo più efficiente, anche creando il biglietto integrato. Sui lavori pubblici bisogna limitare, per quanto possibile, i ribassi negli appalti che riguardano il sociale.
Qualche segnale nel programma proposto c'è, ma le parole a me non bastano. Mi aspetto che le cose scritte vengano attuate senza le amnesie a cui la politica in questa legislatura ci ha abituato e senza compromessi al ribasso. Il compito che do a me stesso è di essere inflessibile.
Mi permetta, Presidente, poi di ricordare una persona che ha occupato questi banchi ormai qualche decennio fa, che ho avuto il piacere di conoscere e dalla quale ho avuto il tempo di imparare molte cose: quella persona si chiamava Vittorino Chiarello.
Presidente - Altri interventi? Non ci sono altri interventi, pertanto dichiaro chiusa la discussione generale.
Interventi di replica? Non ci sono altri interventi, quindi passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto la parola il consigliere Bertin, ne ha facoltà.
Bertin (ALPE) - Mettere fine all'agonia della giunta Rollandin è a questo punto un atto dovuto. Un Governo incapace di rispondere alle esigenze della collettività, che rappresenta l'ultimo atto nel tentativo di mantenere un sistema di potere ormai inadeguato. Ne abbiamo visto anche oggi l'inadeguatezza, al punto di non presentarsi neanche a una discussione. Un sistema costruito nel tempo, negli ultimi trent'anni, che ha goduto di un largo consenso in questa sala, un sistema nato dall'abbondanza finanziaria e dall'irresponsabilità politica a essa collegata e basato sul diffuso clientelismo. Oggi i nodi vengono al pettine, l'abbondanza finanziaria ormai è un ricordo e il sistema si sta sgretolando.
Urgente e doveroso - poco responsabile non averlo fatto prima - mettere mano alla legge elettorale: un Porcellum alla valdostana che riesce a togliere rappresentanza, senza dare governabilità. Una legge elettorale che in questa legislatura ha evidenziato tutti i suoi limiti e che rischia di riprodurre un eterno "diciassette a diciotto" con conseguente instabilità. Un sistema che favorisce acrobazie, capriole e funambolismi politici di vario tipo, come quelli ai quali abbiamo potuto assistere. Un sistema che giustifica in qualche modo i salti della quaglia, allargamenti e rimpasti, crisi a ripetizione, cambi di schieramento e nuovi governi a cui abbiamo assistito in questa legislatura. Governi con le porte girevoli, nei quali assessori escono senza soluzione di continuità, soprattutto con la poltrona.
Una legge elettorale che favorisce, ma certo non obbliga a questi spettacoli. Inoltre con le tre preferenze, questa legge favorisce il controllo del voto e la deriva a esso collegata: clientelismi e corruzioni in primis. Un sistema che va obbligatoriamente cambiato, liberando l'elettore da un potenziale controllo. Si possono verificare tutte le possibilità, sapendo però che la scelta migliore e più semplice a questo scopo è la preferenza unica. Ricordo che la preferenza unica ha goduto di un largo sostegno della popolazione. In effetti, già nel referendum del giugno 1991 per l'abolizione delle preferenze plurime, quello in cui Bettino Craxi invitava ad andare al mare, i valdostani si espressero con il 96,8 percento per l'abrogazione. Stesso discorso anche per la preferenza unica nel referendum del 2007, nel quale 25 mila cittadini valdostani si espressero per la preferenza unica. La preferenza unica, peraltro, è applicata in quasi tutte le Regioni italiane e la Valle d'Aosta è un'eccezione.
È inevitabile che la nuova maggioranza che si formerà abbia riunito frettolosamente sensibilità e storie politiche molto diverse. In questo senso ricordo gli obiettivi e le ragioni che hanno portato alla nascita del movimento ALPE, nata da un'iniziativa politica per il cambiamento nel modo di fare politica, per cercare un diverso rapporto con la società civile e sperimentare soluzioni innovative alla partecipazione democratica. Un'azione che univa l'autonomismo, responsabile e aperto al cambiamento, all'ambientalismo, con un chiaro ancoraggio al campo progressista e al centrosinistra.
Ma in politica quello che conta sono i fatti e ai fatti guarderò senza pregiudizi, però senza dimenticare il passato e gli obiettivi che mi hanno fatto impegnare in politica. Insomma, come al gioco del poker bisogna andare a vedere. Bisogna andare a vedere le carte per sapere se si tratta solo di un bluff o dell'inizio di un vero cambiamento. Il mio sostegno a questo Governo sarà legato ai fatti e alle azioni, se queste saranno coerenti con il programma che abbiamo condiviso, nella speranza che questo momento possa rappresentare l'innesco di un detonatore per un vero cambiamento della politica. La Valle d'Aosta ha urgente necessità di un cambiamento.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Contoz, ne ha facoltà.
Contoz - Devo ammettere che sono emozionatissimo e spero di essere all'altezza della situazione, perché mi trovo in un mondo per me completamente nuovo e decisamente diverso da quello per cui mi ero candidato nel 2013. Arrivare a essere un consigliere regionale era sempre stato il mio sogno e, secondo me, è una soddisfazione. Arrivare grazie all'indagine sui costi della politica, diciamo che non è la stessa cosa.
Per chi non lo sapesse, mi sembra giusto dire che io sono uscito nel 2015 dal movimento della Stella Alpina, scrivendo una lettera molto chiara che ne spiegava le ragioni, per cui non voglio ritornarci adesso; comunque, per chiunque la volesse, è a disposizione. Ho sentito parlare di coerenza e questo mi ha fatto piacere, perché nel bene o nel male sono la coerenza in persona, per chi mi conosce. L'amico Marquis qui vicino a me sa che, quando ero nella Stella Alpina, mi sono battuto in tante battaglie, anche se molte le ho perse, comunque ho combattuto sovente. Da quando sono uscito, ho intrapreso - non lo nego, anche se sono solo qui dentro - un avvicinamento al movimento dell'Union Valdôtaine, che è quello più vicino degli altri al mio pensiero di centro e autonomista. Sono un ex democristiano che è passato all'Union Valdôtaine, come è successo ad altri qui dentro.
In questo momento mi trovo, senza aver mai svolto un giorno da consigliere regionale, a dover fare l'ago della bilancia; forse no. È una cosa per me delicatissima ed è una scelta con la quale sicuramente, qualunque essa sia, scontenterò tanti amici e anche dei clienti. Però nella vita si devono prendere delle decisioni e la politica è proprio una cosa nella quale bisogna fare delle scelte.
Parlo in questo momento da uomo che sente cosa dice la gente: nel mio lavoro e nello sport che faccio, vengo sovente a parlare con le persone. Quello che vorrebbe la Valle d'Aosta in questo momento - non parlo nel mio interesse, perché oggi è il primo giorno che sono qui - sarebbe di andare alle urne, perché la gente vuole andare alle urne. In effetti ci sono dei grandissimi problemi - lo sapete meglio di me - quindi la gente vuole delle risposte ed è stanca di non capire cosa succede qua dentro: è giusto che lo sappiate. Prima però proporrei una modifica della legge elettorale, che permetta a coloro che sono eletti di poter governare senza incorrere in situazioni come questa. Ho sentito il collega Bertin sulla preferenza unica e io sono d'accordissimo con lui: finalmente non ci sarebbero più controlli del voto e finalmente non ci sarebbe più uno che porta l'altro, ma se uno è bravo viene votato e se non lo è non viene votato.
Ora sono a un bivio e devo decidere: devo decidere fra due proposte, due coalizioni. Da una parte c'è la possibilità che con il mio voto questo nuovo Governo, chiamiamolo così, regga quasi sicuramente fino a maggio 2018 e magari, con un bel accordo elettorale, anche dopo. Un Governo con a capo Marquis, che conosco da tanto tempo e che stimo, il quale però - dicendola tutta - era fino all'altro giorno il portavoce di Marco Viérin, di cui ho preso il posto, e che adesso vuole diventare e diventerà il presidente di un gruppo che, io dico, vede tutti uniti disperatamente. È questo che non mi convince. Cosa vuol dire? Abbiamo gli ex DC, abbiamo i Cinque Stelle, abbiamo Rifondazione Comunista. Io non sono molto propenso ad appoggiare un Governo di questo tipo, in cui ci sono tutti dentro.
Certo che la proposta che mi hanno fatto era molto allettante e tanti l'avrebbero accettata: è più semplice, è più facile. Però, ho una coscienza e spero di avere una mia coerenza che mi dice: hai intrapreso un percorso e devi continuare quel percorso. Anche perché mi ricordo che se sono uscito dalla Stella Alpina, era perché ne avevo le scatole piene. Quindi da cristiano, quale mi ritengo, riesco a perdonare, ma faccio molta fatica a dimenticare.
Io sono convinto che la volontà dei cittadini è quella di andare alle urne. Soprattutto voglio ricordare che quando nel 2013 i cittadini valdostani hanno votato, hanno scelto una coalizione formata da forze autonomiste, in cui la maggioranza ce l'aveva l'Union Valdôtaine. È vero che a capo di questa Union Valdôtaine - tanti che sono qui dentro si sono già defilati; io forse non la conosco ancora bene e sarà per quello, non lo metto in dubbio - c'è "l'imperatore Augusto", come voi lo chiamate, sul quale ne ho sentite di tutti i colori, oggi come sempre. Con il suo carattere forte e particolare, secondo me - magari mi sbaglio - è ancora un uomo che, con l'esperienza che ha, poteva servire a portare la Valle d'Aosta fuori da questo marasma. Comunque, secondo me la soluzione migliore è andare a elezioni e chi vincerà sceglierà il nuovo Presidente.
Inoltre, una cosa secondo me importantissima -parlo sempre della volontà degli elettori - è che io sono contrario ai ribaltoni. Voi avete detto che questo non è un ribaltone. Ma scusate, la volontà dei cittadini era un'altra. Qui c'è un insieme di forze che non sanno cosa voglia dire la parola omogeneità.
Ripeto, che in questo momento mi trovo in una posizione molto particolare. Più mi guardo intorno e più non vedo nessuno che probabilmente la pensa come me, però nella vita ognuno deve essere coerente e dire quello che pensa; forse magari premia.
Chiudo dicendo che mi prendo cinque giorni di tempo - come ha detto il collega Norbiato - per decidere dove collocarmi, e io non voterò la sfiducia al governo Rollandin.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Norbiato, ne ha facoltà.
Norbiato (UV) - Ho più volte sottolineato in occasione del precedente intervento l'imbarazzo di trovarmi in questa situazione. Mi corre l'obbligo, a questo, punto di dover esprimere un voto in merito a un atto che, se approvato, modificherà radicalmente l'assetto politico della massima istituzione di questa Regione. Tale proposta, approdata in aula dopo numerose traversie, è frutto di elaborazioni che in nessun modo mi hanno coinvolto. Sono queste le ragioni per cui anticipo la mia astensione al deliberato di cui trattasi.
Desidero tuttavia concludere sottolineando fermamente quanto già affermato: farò in ogni caso tutto il possibile e offrirò tutta la mia collaborazione, affinché comunque da questo consesso si possano sviluppare politiche, ovviamente da me condivise, che provvedano a risolvere i numerosi problemi che affliggono la nostra collettività. Grazie colleghi.
Presidente - Ci sono altri interventi per dichiarazione di voto?
Se non ci sono altri interventi, possiamo procedere alla votazione per appello nominale. Chiederei ai colleghi giornalisti possibilmente di non entrare e uscire, ma di rimanere o dentro o fuori dall'aula. E chiederei ai colleghi Consiglieri di rimanere seduti al loro posto, onde evitare confusione. Si eviti di andare avanti e indietro da questa porta, che chiederei agli uscieri di mantenere chiusa possibilmente.
Procediamo alla votazione e chiedo al collega Segretario di procedere all'appello nominale. Ciascun collega chiamato si alza in piedi e dichiara se è a favore o contrario.
Esito della votazione:
Presenti: 20
Votanti: 19
Favorevoli: 18
Contrari: 1
Astenuti: 1 (Norbiato)
I Consiglieri si sono così espressi:
Baccega Mauro: assente
Bertin Alberto: favorevole
Bertschy Luigi: favorevole
Bianchi Luca: assente
Borrello Stefano: favorevole
Certan Chantal: favorevole
Chatrian Albert: favorevole
Cognetta Roberto: favorevole
Contoz Paolo: contrario
Cout Orfeo: assente
Fabbri Nello: favorevole
Farcoz Joël: assente
Ferrero Stefano: assente
Follien David: assente
Fosson Antonio: favorevole
Gerandin Elso: favorevole
Grosjean Vincenzo: favorevole
Guichardaz Jean-Pierre: assente
Isabellon Giuseppe: assente
Lanièce André: assente
Marguerettaz Aurelio: assente
Marquis Pierluigi: favorevole
Morelli Patrizia: favorevole
Nogara Alessandro: favorevole
Norbiato Carlo: astensione
Padovani Andrea: favorevole
Péaquin Marilena: assente
Perron Ego: assente
Restano Claudio: favorevole
Rini Emily: assente
Rollandin Augusto: assente
Roscio Fabrizio: favorevole
Rosset Andrea: favorevole
Testolin Renzo: assente
Viérin Laurent: favorevole
Il Consiglio approva la mozione di sfiducia costruttiva.
L'approvazione della mozione comporta la cessazione dalla carica del Presidente della Giunta regionale e il contestuale subentro del nuovo Presidente della Regione e del nuovo esecutivo proposto. Invito i colleghi a prendere posto.
Chiederei di non esprimere consensi o dissensi, grazie.
Ha chiesto la parola il Presidente della Regione, ne ha facoltà.
Entrano in aula il neoconsigliere Orfeo Cout e il consigliere Guichardaz.
Marquis (SA) - Grazie presidente Rosset, grazie colleghi. È con grande emozione che mi accingo a prendere la parola. Vi ringrazio per la fiducia che mi avete accordato in questo difficile compito. Insieme e con responsabilità abbiamo svolto un compito difficile nel percorso previsto dalla legge e dalle istituzioni. La nostra è stata una crisi politica che abbiamo superato all'interno di quest'aula e che si è sviluppata in modo trasparente, malgrado i passaggi tecnici e politici che abbiamo superato in questi giorni. Ringrazio di cuore tutti i Consiglieri regionali, che hanno vissuto questo momento e che non si sono sottratti ai suoi difficili passaggi.
Probabilmente siamo riusciti a superare questa difficile fase, proprio per la situazione eccezionale che si è creata nel lavoro, nelle imprese che chiudono, nelle famiglie in difficoltà. Il rallentamento e poi lo stallo dell'azione degli ultimi tempi ha imposto un'assunzione di responsabilità del Consiglio. La mozione di sfiducia era tesa a rispondere con velocità e serietà alle emergenze che si sono create: dalle crisi nei comparti economici, alla casa da gioco, alle crisi sociali.
Soltanto una situazione eccezionale poteva permettere di superare questa prova. La nostra proposta risponde all'emergenza e rimane aperta a tutte le forze politiche e alle forze vive della società valdostana. Non ha preclusioni, non è nata per sostituire, ma nasce da un momento di condivisione, da un momento di solidarietà. Nasce quando tutte le forze sembravano aver compreso la portata della crisi, la gravità dei nodi ormai giunti al pettine, la necessità di un cambio di metodo e di velocità d'azione.
Purtroppo per alcuni a un certo punto è sembrato più facile guardare indietro, al consenso di un mondo che non c'è più, a una finzione superata dalla realtà. Noi il dialogo l'abbiamo cercato e ancora lo cerchiamo. Non volevamo arrivare alle frizioni di questi giorni: è stato un errore tirarsi indietro, un vero peccato sottrarsi al tavolo della verifica su come risolvere insieme i problemi, ma il messaggio d'apertura resta intatto. Oggi dobbiamo comunque ricostruire insieme, tenere la porta aperta a tutti i contributi e prendere atto della lezione della realtà.
Non siamo più negli anni Novanta del secolo scorso. A quei tempi la vita politica si articolava in un sistema stabile con un ente Regione ricco, in cui ci si preoccupava soltanto di ridistribuire la spesa. Come ricordava una ricerca del Censis di quegli anni, era un benessere senza sviluppo, che era fondato sulla ricchezza straordinaria temporanea del bilancio regionale. La Regione beneficiava non solo del gettito delle imposte, ma anche di altre entrate: sdoganamento autoportuale, casa da gioco e altre imposte a base territoriale. Il cambio amministrativo di quegli anni, e anche la restaurazione che ne seguì, avvenivano in un contesto di grandi risorse finanziarie per l'ente Regione. Era un avvicendamento di forze politiche, la cui divergenza era solo sulla destinazione della spesa. Erano forze politiche che agivano sullo stesso contesto economico e sociale del benessere senza sviluppo. Vi fu un parziale momento di consapevolezza, quando venne chiuso l'autoporto e finì il gettito dell'Iva da importazione. Fu la coscienza di un attimo, come temporanea fu la soluzione individuata con la compensazione nel bilancio dello Stato.
Non è la situazione di oggi: la realtà è cambiata e dobbiamo essere capaci di ascoltare la sua lezione. Dopo la legge sul federalismo fiscale nel contesto della crisi nata nel 2007, l'ente Regione ha perduto le entrate che potremmo definire come "supplementari", le accise sui beni consumati fuori dal suo territorio e la compensazione dell'Iva da importazione. Inoltre il casinò ha smesso di produrre la ricchezza di una volta. Lo Stato ci ha chiesto per alcuni anni un contributo alla finanza pubblica. Forse solo la grande operazione di acquisto o di ritorno in possesso delle nostre acque ha potuto fornire un supplemento di risorse al bilancio regionale per mezzo di CVA. Con la fine della ricchezza del bilancio regionale, il benessere è scomparso e con lui progressivamente anche il consenso e la coesione sociale e politica. Molte aziende hanno chiuso, interi comparti, dall'edilizia alle professioni, hanno visto decrescere il loro fatturato. Persone e famiglie sono andate in sofferenza, sono emerse rabbia e rassegnazione. L'agricoltura è sostenuta con gli stessi mezzi di altre Regioni, cioè con i fondi europei, e il comparto dell'allevamento si è ridotto. Il benessere delle persone e delle famiglie non dipende più dalle risorse regionali.
La capacità di fornire beni e servizi pubblici dipende oggi dalla capacità del sistema economico Valle d'Aosta di produrre sviluppo, reddito e lavoro. È un grave errore usare concetti e metodi di trent'anni fa. La vecchia cultura politica pensa solo alle casse regionali, invece di riflettere su come rendere più vivace l'economia e la società valdostana. Non si può trovare il consenso di un tempo, perché non bastano le risorse, anche a cercarle o prenderle in prestito presso la BEI (Banca Europea degli Investimenti) o in una partecipata. Si favorisce solo una cerchia ristretta di beneficiari, acuendo le tensioni. È una coperta sempre più corta: l'uso delle procedure arrischiato, le maglie si stringono. Le nuove regole di Basilea impongono una diversa governance per la Finaosta; la legge Madia costringe a una disciplina più stringente per le partecipate, che non possono più essere in deficit. Così con la vecchia mentalità, il decisore resta sempre più solo, tenta di risolvere l'impossibile e non ci riesce.
La realtà è questa e da questo contesto sono nate le urgenze di oggi. La Valle d'Aosta è passata dal benessere senza sviluppo, al benessere dallo sviluppo. Che i soldi fossero finiti, era chiaro per alcuni di noi. Nel programma di legislatura, ma senza che diventasse una chiara priorità, avevamo già scritto azioni dedicate allo sviluppo, al lavoro, alla semplificazione. Al centro della domanda dei valdostani oggi ci sono lavoro e sviluppo. Per queste ragioni, se è vero che la proposta di oggi è rivolta all'immediato e alle urgenze, sullo sfondo si può ipotizzare una proposta politica più ampia, a cui far partecipare non soltanto questo Consiglio, ma tutte le forze vive della società valdostana. Una proposta per ripartire tutti insieme.
Per questo, rinnovo il mio ringraziamento alle forze politiche che hanno avuto la forza e il coraggio di assumersi la responsabilità di governo di fronte a queste urgenze. Per questo, rinnovo l'invito alle forze politiche a continuare a contribuire in questo percorso. Il nostro è infatti un Governo delle urgenze, che deve restare distinto da altri problemi e anche dalle vicende giudiziarie che possono attraversare la vita politica regionale. È necessario lavorare sui temi della crisi con la testa alta, anche con contributi specifici proprio in questa Assemblea. Siamo aperti all'apporto di tutti: dei corpi intermedi, delle forze politiche. Dobbiamo presto superare le dinamiche di scontro e ritrovare la solidarietà del lavoro in corvé. È un Governo con uno scopo, un Governo per portare soluzioni, per rimettere alcuni dossier nella giusta carreggiata. Politicamente, mentre affronta le urgenze, è anche un Governo dei cittadini: è un Governo in cui tutti i valdostani devono sentirsi rappresentati, in cui c'è sempre una porta aperta per trovare insieme una soluzione, in cui portare un contributo, non un luogo dove presentarsi con il cappello in mano, ma qualcosa di tutti. Per questo, il metodo della condivisione è importante. Per questo, le priorità sono le stesse che sentono i cittadini valdostani: il lavoro, la situazione delle famiglie, la sicurezza, la stabilità, una luce per il futuro.
È anche però un Governo della normalità. Dall'altra parte, io stesso sono un valdostano e, come tutti i valdostani, la mia storia personale è simile a quella di tanti altri. Sento il peso della responsabilità cui sono chiamato, come tutti gli Assessori di questa squadra. Ci mettiamo a disposizione con spirito di servizio per adoperarci senza arroganze. Abbiamo oggi bisogno di normalità, di fiducia, di affidabilità, di cuore, non di esagerazioni, di voci grosse. Abbiamo bisogno di un lavoro condiviso, moderno ed europeo. Da soli, i fuoriclasse non sono più sufficienti. Occorre gioco di squadra, la valorizzazione del singolo giocatore. Ogni singolo consigliere va ascoltato e coinvolto con rispetto umano e personale, partecipazione e coraggio. È come una famiglia che, in un momento di crisi, deve trovarsi intorno a un tavolo, vedere come fare, cercare le soluzioni con il contributo di tutti. E se alcuni membri se ne sottraggono, si cerca di farli tornare: anche loro hanno davanti problemi da cui non possono nascondersi.
Il est aussi un Gouvernement de l'identité, un Gouvernement de notre Vallée d'Aoste, dans le but de garder le lien de sa culture plus profonde, de sauvegarder sa langue, de promouvoir sa pérennité, sa visibilité, permettant son libre épanouissement, bien que dans un contexte italien, mais ouvert à l'Europe et à la francophonie. Bien que dans l'urgence des problèmes, on verra bientôt des résultats en cette matière: dans l'école, dans la culture, dans notre vie quotidienne. J'en remercie d'ores et déjà l'apport non seulement de notre Assesseur à la culture, mais de l'ensemble du Gouvernement. La culture valdôtaine, la "spécialisation intelligente" de notre territoire doivent nous guider dans les défis de l'urgence. Notre identité et notre autonomie resteront une référence pour tout choix politique urgent et toute action administrative à adopter.
È un Governo dei fatti, perché dovrà evitare le cortine fumogene e le fantasie, ma raccontare la realtà per quello che è. Si dovrà agire presto nelle urgenze e senza paura. Si dovrà sburocratizzare non con le chiacchiere, ma con i fatti. Anche nelle urgenze, si dovrà rendere la vita più facile ai cittadini, ai lavoratori e alle imprese, con azioni puntuali, anche riducendo i moduli da compilare on line. Si agirà dove sono possibili e necessari i risultati a breve termine.
Come sapete, abbiamo identificato sette capitoli di intervento urgente, che ho già richiamato: lavoro ed economia, crisi nelle partecipate e casinò, miglioramenti ambientali e nei rifiuti, sviluppo nel turismo, nuovo welfare, prevenire altre situazioni di crisi sociale, legge su ferrovia e trasporti. Dovremo anche risolvere i nodi della macchina regionale dove si è inceppata, della finanza locale con un nuovo dialogo con i Comuni, della libertà nel voto e nella governabilità. È urgente riparlare con lo Stato, sulla certezza delle entrate e sull'attuazione dello Statuto.
È un lavoro per il quale vorrei sin d'ora ringraziare chi ha contribuito a tracciarlo, coloro che si sono assunti la responsabilità di affrontarlo quando era più semplice restare all'opposizione o evitare di sottoporsi alle critiche sterili. Sui temi che riguardano il potere giudiziario, nella distinzione dei compiti per la comunità valdostana e per noi, ci vorranno rispetto e senso delle proporzioni. Sarà nostro compito agire nell'ambito della prevenzione, della chiarezza e del controllo, contrastare lo stiracchiamento di norme, i comportamenti che producono situazioni opache. Il mio ringraziamento personale va non solo ai membri della Giunta, ma anche a tutti i Consiglieri che si sono fatti carico di questo passaggio. Anche ai nuovi arrivati, che saluto ancora e che sono certo hanno inteso la gravità del momento. La Valle ha dinanzi un futuro incerto. Noi abbiamo la responsabilità di contribuire a un lavoro di ricostruzione e rilancio.
Desidero anche ringraziare le persone che hanno partecipato a questa fase, chi ha conservato spirito critico e intelligente, senso delle proporzioni, rispetto per le persone. In particolare, saluto i giornalisti e gli operatori della comunicazione, il personale regionale, chi partecipa più attivamente alla vita politica e sociale nei partiti, nelle associazioni, nei corpi intermedi, nella discussione delle cerchie familiari. La partecipazione e la cittadinanza attiva sono fondamentali per il buon funzionamento delle istituzioni dell'autonomia. Abbiamo bisogno di una società civile sana e vivace per vivere in una Valle d'Aosta migliore.
Voglio concludere con due osservazioni. La prima riguarda il nostro lavoro in quest'aula e il contesto politico. Vorrei essere chiaro sul fatto che noi difenderemo con calma e serenità le istituzioni dell'autonomia, che parleremo con lo Stato sullo Statuto, sui rapporti finanziari, nella collaborazione sui dossier importanti, come la mobilità, la sicurezza e lo sviluppo. Ma dobbiamo difendere la nostra Valle e lo Statuto, anche mostrando che siamo capaci di discutere e lavorare dentro le istituzioni dell'autonomia, come abbiamo fatto sin dal 1948. Dobbiamo essere all'altezza dei principi fondanti dell'autonomia.
Un vivo ringraziamento vorrei anche portare alla Presidenza del Consiglio, ai dirigenti, ai quali esprimo tutta la mia solidarietà per le inopportune e ignobili parole che qualche collega ha rivolto loro in questi difficili giorni. Noi operiamo sempre nella consapevolezza della separazione e nella distinzione dei ruoli, politico e amministrativo.
Il nemico della Valle d'Aosta è la crisi economica e la crisi del lavoro, non il nostro vicino di casa. Le dinamiche di scontro sono inutili, come per i quattro capponi di Renzo. È soltanto un modo per perdere tempo, per far decadere la nostra autonomia, per cedere le nostre ricchezze e la nostra Valle in altre mani. La Valle è dei valdostani ed è importante che tutti partecipino con solidarietà verso questo fine comune, che non si può né cambiare né occultare.
La seconda osservazione riguarda i valdostani. Vorrei dire loro di alzare la testa, di farsi coraggio, di lasciare da parte la rassegnazione, di pensare a come ricostruire, a quali proposte mettere mano, quali iniziative avviare. Siamo una regione bellissima, con molte opportunità. Dobbiamo rimuovere gli ostacoli che impediscono la creazione di lavoro e lo sviluppo di nuovi progetti. Dobbiamo preservarla, la nostra Valle, renderla più bella, svilupparla intorno ai suoi elementi di forza. Dobbiamo farlo senza burocrazie e senza arroganze, anche nelle urgenze. Dobbiamo saper guardare a una Valle moderna, con un benessere e una sicurezza fondati sullo sviluppo e sul lavoro. Una Valle in cui vivere con gioia e serenità, con la propria famiglia e nella propria comunità.
Mi sia consentito un pensiero alla mia famiglia, a mia moglie, a mio figlio e ai miei genitori ai quali, con l'accettazione di questo incarico, sottrarrò del tempo per stare al loro fianco. Bien faire et laisser dire: vive la Vallée d'Aoste et vive les Valdôtains!