Oggetto del Consiglio n. 2643 del 1° marzo 2017 - Resoconto
OGGETTO N. 2643/XIV - Comunicazione e presa d'atto delle dimissioni rassegnate dai Signori Mauro Baccega, Luca Bianchi, Raimondo Donzel, Aurelio Marguerettaz, Ego Perron, Emily Rini e Renzo Testolin dalla carica di Assessore regionale.
Rosset (Presidente) - Punto n. 3.01 all'ordine del giorno. Ha chiesto la parola il consigliere Chatrian, ne ha facoltà.
Chatrian (ALPE) - Avendo ricevuto alle ore nove in Conferenza dei Capigruppo questo atto formale sottoscritto da numerosi Assessori, e la relativa comunicazione, chiederei al Presidente della Regione, che non è dimissionario, se può spiegare al Consiglio le motivazioni. Aspettiamo le motivazioni a seguito di questo atto.
Presidente - Ha chiesto la parola il Presidente della Regione, ne ha facoltà.
Rollandin (UV) - Le motivazioni credo che siano abbastanza facilmente intuibili. C'è stata in queste ultime sedute del Consiglio regionale un'oggettiva difficoltà ad avere nei vari atti una presenza ufficiale e globale della maggioranza attuale. Questo ha portato a fare delle riflessioni legate a una difficoltà oggettiva di poter portare avanti il programma che era stato l'oggetto e la base dell'accordo. Ora, se non ci sono le possibilità di svolgere questo ruolo, credo che si debba oggettivamente prendere atto che non c'è la totale disponibilità a trovare degli accordi che vadano nella logica di rispettare gli impegni politici presi, i quali si devono trasformare e tradurre in atti concreti a favore delle esigenze della popolazione.
Questa è la sostanza e la ragione per cui noi abbiamo ritenuto che, a questo punto, sia necessario un chiarimento: bisogna che si capisca dove si vuole andare, se si vuole andare avanti e in che termini. Ci sono tutte le possibilità di fare i chiarimenti necessari (si può chiamarli in diversi modi), ma l'importante è capire, per quanto riguarda la maggioranza che aveva firmato quei documenti di programma, se questi sono validi, sono attuali, se devono essere cambiati, come e in che termini, in modo che questa discussione venga fatta. Altrimenti obiettivamente non sarebbe facile spiegare che cosa facciamo. Non sarebbe facile spiegare quali atti portiamo avanti in questo periodo, se c'è la difficoltà di tradurre il programma in atti concreti. Questo è il nostro unico obiettivo. Il resto è una derivata.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Bertschy, ne ha facoltà.
Bertschy (UVP) - Senza entrare nella discussione politica, che credo avverrà più tardi, ritengo che sia corretto chiarire le ragioni delle mancate dimissioni al momento dell'assessore Laurent Viérin. I fatti dicono che le persone che oggi erano invitate a dimettersi erano il Presidente della Giunta ed eventualmente una discussione sull'Assessore al bilancio. Invece ci troviamo stamattina con una mozione...
(Voce fuori microfono)
C'era un invito alle dimissioni che forse in settimana lei si è dimenticato di considerare, e questo è un discorso che abbiamo già fatto nei giorni scorsi.
C'era una mozione di sfiducia rispetto all'assessore Perron - una mozione di sfiducia costruttiva magari arriverà a forza di annunciarla! - che andava discussa in aula questa mattina, e poi andavano valutati i fatti. Ci troviamo invece con una valutazione politica fatta non dalla politica - o quantomeno è una valutazione che non ci ha coinvolto - con le dimissioni di assessori che appartengono a tre gruppi.
Se questa è l'intenzione, la valuteremo, anche perché non succede niente tra dimissioni e attività ordinaria o non ordinaria della Giunta. La Giunta in questo periodo continuerà a riunirsi in attività ordinaria, quindi che un assessore si sia dimesso o meno non cambia l'operatività in questo momento. Però se il problema è di tipo politico, lo risolveremo in questo senso. Prendiamo atto che si è azzerata una Giunta che costituita da componenti politiche e, in termini politici, tutto questo non è stato discusso, ma è stato deciso dal Presidente che era stato invitato a dimettersi.
Presidente - Ha chiesto la parola il Presidente della Regione, ne ha facoltà.
Rollandin (UV) - Solo per correggere questa interpretazione, perché non è assolutamente così. Io ho cercato per tre giorni l'Assessore competente, l'assessore Laurent Viérin, ma purtroppo non ho potuto parlargli. Non era presente quando abbiamo fatto le riunioni ufficiali e quindi non ho potuto parlargli. Questa è la ragione per cui io non ho potuto dire quella che era una posizione che si andava definendo. Tutto lì.
Presidente - Ha chiesto la parola l'assessore Laurent Viérin, ne ha facoltà.
Viérin L. (UV) - Solo per una precisazione e non vorrei che poi la discussione diventasse personale. Probabilmente in questi ultimi giorni ci sono delle difficoltà di comunicazione. Presidente, ci siamo visti alla festa dell'autonomia domenica pomeriggio e abbiamo anche scambiato alcune parole. È vero che l'Assessorato della sanità non è a palazzo: è leggermente di fronte e l'Assessore era presente. Questa mattina ho anche richiamato il Presidente in ufficio, ma era già sceso.
Solo per dire che non vogliamo fare nessun tipo di polemica. Il collega Bertschy ha giustamente ricordato che viviamo un momento di crisi politica, che è stata aperta qui in Consiglio con questa dimissioni. Credo che adesso la politica debba mettersi in moto e debba trovare delle sintesi per inventare delle soluzioni. In effetti la discussione è su un azzeramento che non è tale perché, al di là delle dimissioni del sottoscritto, mancano anche quelle del Presidente. Quando ci saranno tutte le dimissioni sarà un vero azzeramento e la politica potrà probabilmente ritrovare un po' di aria, di respiro e rimettere assieme magari quei pezzi per costruire qualcosa di utile per la Valle d'Aosta. Fuori di qui oggi la comunità non percepisce questo messaggio, difficile da far passare anche a fronte di richieste di dimissioni che mai si realizzano, anche a fronte di una politica che non riesce a trovare una sintesi di discussione nei movimenti e nei partiti.
Oggi noi siamo sicuramente disponibili - lo chiediamo da settimane - a un azzeramento reale del Governo, ricordandoci che esso è espressione di questo Consiglio, davanti al quale noi rispondiamo. Noi non siamo nominati per grazia ricevuta: non siamo dei nominati, ma degli eletti in quest'aula. Quindi davanti a questo Consiglio noi risponderemo e rispondiamo: sicuramente anche le nostre dimissioni, assieme alle sue, Presidente, apriranno una vera crisi.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Cognetta, ne ha facoltà.
Cognetta (M5S) - Vorrei intervenire in una discussione politica che abbiamo cercato di aprire su questo punto. Assessore Perron, lei crede di essersi salvato? Vorremmo fare un breve ragionamento sul fatto che lei ha l'apporto dei suoi colleghi nello scappare di fronte alle difficoltà. Ma effettivamente mi fa più strano la sua posizione, presidente Rollandin: fa dimettere tutti gli assessori e lei resta lì? Ma che razza di posizione politica potrà mai sostenere in questo modo? Lei crede a questo punto di essere veramente indispensabile. Lei ritiene di essere indispensabile! Io non riesco a capire come si possa credere una cosa del genere, a fronte di ciò che è accaduto fino a questo punto.
Gliel'ho detto diverse volte, Presidente, che forse era giunto il momento di cambiare il suo modo di far politica e lei invece insiste. Anzi, adesso si è inventato questo colpo di teatro: vi dimettete, ben sapendo che restate lì a fare l'ordinaria amministrazione e a gestire quello che avete gestito fino a oggi. D'altronde, continuate anche a percepire gli emolumenti relativi alla carica, perché non è che voi di fatto vi sediate qui tra i banchi come i consiglieri normali.
Quindi cari valdostani, dovete sapere una cosa importante: è tutta una presa in giro! Chi doveva dimettersi è il presidente Rollandin, ma non lo farà mai, cari valdostani, perché lui è convinto di essere indispensabile per questa regione, nonostante sia chiaro ormai che la sta distruggendo, per non dire che l'ha completamente distrutta.
Chiedo ai colleghi che sono qui seduti tra i banchi come il mio, di andare fino in fondo. A questo punto andiamo fino in fondo, perché è inutile continuare con questa farsa. L'assessore Perron di fatto è sfiduciato e sarebbe stato lo stesso per tutti gli altri, uno alla volta, senza problemi, visto che non si vuole capire qual è il vero punto della questione. Qua il vero punto della questione è che chi gestisce non può più gestire, non è più in grado, ma soprattutto non ha più la capacità politica di farlo. Ma invece insiste.
Consiglieri, a chi ha veramente a cuore la Valle d'Aosta chiedo finalmente un ultimo sforzo per cercare di sistemare definitivamente questa questione. Io non vedo l'ora di leggere una mozione di sfiducia costruttiva. Vi aspetto.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Restano, ne ha facoltà.
Restano (PNV) - Solo per chiedere una breve sospensione per una riunione dei capigruppo.
Presidente - Per quale motivo chiede una riunione dei capigruppo? Ha chiesto la parola il consigliere Restano, ne ha facoltà.
Restano (PNV) - Io ritengo che la situazione sia sufficientemente grave per giustificare una riunione dei capigruppo, dopo le spiegazioni avute dal presidente Rollandin. Chi vuole partecipa e chi non vuole - come ho sentito dai banchi del Consiglio - può non partecipare. Poi, se la riunione non viene accordata, mi rimetto alla sua decisione.
Presidente - Va bene, è concessa una sospensione per una riunione della Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è sospesa alle ore 10:05 e riprende alle ore 10:14.
Rosset (Presidente) - Riprendiamo i lavori. Il collega Restano che aveva chiesto la sospensione vuole motivare? Ha chiesto la parola il consigliere Restano, ne ha facoltà.
Restano (PNV) - Visto che alla riunione dei capigruppo non hanno partecipato tutti i componenti, volevo solo illustrare la mia richiesta che era molto semplice. Era solo per richiedere, anche in virtù di quanto si era già discusso nella capigruppo precedente, di allargare un pochino i tempi della discussione. Era solo questo: avevo proposto venti minuti, tutto qua.
Presidente - Invito i consiglieri che intendono intervenire a prenotarsi.
Riformulo la domanda: qualcuno vuole prendere la parola? Chiederei cortesemente di prenotarsi, come era stato concordato, per discutere il punto in merito alle dimissioni degli Assessori. Qualcuno intende prendere la parola?
Ripeto: qualcuno intende prendere la parola?
Riformulo per l'ultima volta la domanda, se qualcuno vuole prendere la parola! Se nessuno si iscrive a parlare, sospendo la seduta!
Ha chiesto la parola il consigliere Marquis, ne ha facoltà.
Marquis (SA) - Abbiamo appreso poc'anzi della volontà degli Assessori di rassegnare le proprie dimissioni dal ruolo che hanno ricoperto. Questa sicuramente è una decisione responsabile in un momento di difficoltà operativa della Giunta regionale, dell'Amministrazione e del Consiglio. È un momento di difficoltà che si è manifestato ed è cominciato dall'approvazione del bilancio regionale. Un bilancio che è entrato in aula di un colore e che è uscito di un altro colore, a seguito della formulazione/approvazione di tutta una serie di iniziative che non erano preventivate inizialmente. Questo per interpretare le esigenze della popolazione, per venire incontro ai temi che interessano la nostra comunità.
Ricordo com'era stata conclusa questa approvazione: con gli interventi di diversi capigruppo che auspicavano, per poter dare gambe al successivo lavoro di attuazione del bilancio, l'immediata apertura di una verifica strutturale all'interno della maggioranza. Una verifica strutturale che aveva il fine di ristabilire le priorità d'azione, di ristabilire le modalità di confronto su come dare attuazione ai contenuti, per innovare e rafforzare il programma precedentemente condiviso dalla maggioranza.
Il 9 gennaio all'interno del gruppo Stella Alpina, come segreteria, è stata deliberata la richiesta di dare luogo a questa verifica politica, che non era stata ancora intrapresa. Oggi, finito il mese di febbraio, è quasi passata una stagione, ma non siamo ancora riusciti ad attivare questa verifica politica, malgrado l'espressione e la sollecitazione che è stata fatta in più momenti. Purtroppo la politica si è confrontata su questo argomento, ma ancora oggi si discute su come fare la verifica: se in modo bilaterale, se in modo congiunto tra tutte le forze di maggioranza, attorno a un tavolo rotondo, quadrato o ellittico.
Io credo che su questo bisogna saper fare autocritica, perché se mettiamo al centro le esigenze dei valdostani e della nostra comunità, trovo che non sia responsabile trascorrere tre mesi senza riuscire a incontrarsi per ridefinire queste priorità che stanno a cuore a tutti. Ma credo che oggi non dobbiamo fare un'analisi sul passato, ma bisogna guardare al futuro. Ritengo che le dimissioni che sono state presentate possano oggi fungere da punto di partenza, per verificare se si ritrovano le condizioni all'interno di questa coalizione per poter riprendere il cammino. Un cammino che deve essere rivisitato sia nei modi che nei contenuti, perché evidentemente i problemi non sono di natura statica ma dinamica: cambiano, mutano e occorre adeguare l'azione. Abbiamo diversi dossier che nel frattempo, da quando è stato approvato il bilancio, hanno interessato l'azione politico amministrativa di questo Consiglio e delle Commissioni: le tematiche del casinò e della CVA. Sono temi di una certa rilevanza e di un certo spessore che hanno incrementato questa situazione di difficoltà, dalla quale oggi bisogna cercare di uscire tutti assieme all'interno di quest'aula.
Noi riteniamo che sia importante e responsabile da parte di tutti fare una verifica urgente, per esplorare tutti gli spazi che ci possono essere per ritrovare una comune veduta, che in questo momento significa avere responsabilità di fronte alla nostra comunità che rappresentiamo. Diversamente, credo che non si possa pensare a dei pasticci, a delle formule strane, ma occorrerà pensare di ridare la parola agli elettori. E questo lo dico per senso di responsabilità e di serietà rispetto a tutta la popolazione valdostana.
Io mi auguro, quindi, che da oggi ci sia un momento di confronto, si possa ripartire a dare gambe a questa verifica e che queste dimissioni possano essere lo stimolo per trovarsi tutti insieme. Le vecchie formule di trovarsi in modo bilaterale non funzionano più. Credo che non abbiamo niente da nascondere, che dobbiamo trovarci tutti assieme tutte le forze politiche, perché questo deve rappresentare e per noi rappresenta un nuovo modo di concepire la politica in un momento di grande difficoltà. Diversamente, disperdiamo delle forze, disperdiamo delle energie che possono essere adoperate per risolvere i problemi, le utilizziamo male e soprattutto senza soddisfare le finalità che ciascuno di noi si prefigge, dal momento che ha deciso di candidarsi e di dare risposta alle esigenze e alle problematiche della comunità valdostana.
Presidente - Altri intendono prendere la parola?
Non vorrei che i tempi di attesa fossero più lunghi del tempo degli interventi! Chi intende prendere la parola?
Se non ci sono richieste, si chiude la discussione? Non ci sono richieste?
Ha chiesto di intervenire il consigliere Chatrian, ma prima di dare la parola al collega lo ripeto per l'ultima volta: o vi prenotate o non accetto più tempi di attesa! Per un discorso di correttezza e di sensibilità amministrativa.
Il consigliere Chatrian ha la facoltà di parlare.
Chatrian (ALPE) - Da parte del gruppo ALPE qualche considerazione doverosa e importante. Il nostro contributo lo vorrei mettere sul tavolo in modo chiaro e, mai come in questo momento, in maniera inequivocabile.
Abbiamo ascoltato attentamente le parole del presidente Rollandin. Bisogna capire dove andare: questa è la sintesi del ragionamento. Noi ci chiediamo sinceramente, nel momento in cui non ha più i numeri per governare, perché il presidente Rollandin non si è dimesso! Si azzera all'interno di questo Consiglio lo stato dell'arte...
(Voci fuori microfono)
Presidente - Collega, prosegua.
(Voci fuori microfono)
Chatrian (ALPE) - Chiederei al Vicepresidente del Consiglio se gentilmente...
Presidente - Prosegua, collega.
Chatrian (ALPE) - Grazie, presidente Rosset. Ho voluto chiedere qualche minuto fa al Presidente della Regione di spiegarci le motivazioni. Il Presidente ci ha detto che bisogna capire dove andare: "ho delle difficoltà in maggioranza; in questi mesi, in queste settimane non sono più riuscito a portare avanti i dossier che si intendeva approvare; la situazione è oggettiva - ho ripreso parzialmente la risposta che ci ha dato - il resto è una derivata". L'unico obiettivo da parte del Presidente non dimissionario - sinceramente, non capisco perché non è dimissionario - è portare avanti il programma di legislatura a ventisette.
Sui contenuti, sullo stato dell'arte, sul futuro, sul metodo di lavoro noi di ALPE pensiamo che mai come in questo momento la Valle d'Aosta abbia bisogno di tantissima collegialità. Mai come in questo momento la Valle d'Aosta non ha bisogno di forzature e di uomini soli al comando. Mai come in questo momento il gioco delle tre carte di Porta Palazzo non porta da nessuna parte. Mai come in questo momento la Valle d'Aosta ha un bisogno. Però se c'è un barlume di speranza, abbiamo due opzioni, perché poi dobbiamo essere pragmatici.
Lo diceva prima il Presidente: bisogna essere chiari, le strade sono due e noi siamo disponibili a entrambe le soluzioni. La prima sono le elezioni subito, modificando le regole del gioco. Le regole del gioco vanno cambiate e penso che su questo siamo tutti d'accordo, perché ci va un premio di maggioranza e si deve eliminare il controllo del voto. Abbiamo sessanta giorni, ma io penso che in due settimane si trovi la convergenza per approvare una legge con cui si modificano le regole del gioco. Penso che siano questi i due obiettivi per quanto riguarda l'"opzione A", chiamiamola così: si cambia le regole del gioco subito e con chiarezza; questo Consiglio non ha modo di andare oltre, per cui si modificano le regole e si va alle elezioni.
La seconda opzione, invece, è se c'è un barlume di speranza, se c'è un minimo di possibilità di presentare una mozione di sfiducia costruttiva, per dare delle risposte a una società valdostana in grossa difficoltà - è questo il dato più importante - a una società valdostana che non capisce assolutamente più nulla di cosa sta succedendo all'interno di questo Consiglio. Settori troppo importanti e strategici non stanno avendo delle risposte dalla politica. Cito l'esempio del settore agricolo, cito il problema delle non pari opportunità in tantissimi ambienti, cito i temi legati alle società partecipate direttamente o indirettamente, cito la questione della trasparenza nelle nostre società, cito il dossier casa da gioco, sul quale apro una parentesi, perché è troppo importante.
Noi ieri abbiamo audito in II Commissione l'amministratore unico della casa da gioco, che ci ha ulteriormente messo sul tavolo le proposte fatte ai sindacati, dicendo tranquillamente che sono stati proposti, ai rappresentanti sindacali che in questo momento rappresentano i lavoratori, che o c'è un abbassamento totale - questa è stata la proposta da loro avanzata, che deve essere sostenibile da un punto di vista economico e finanziario - altrimenti il default è totale.
Per quanto riguarda la terza considerazione, io penso che il dato politico sia l'incapacità di governare a ventisette. Io non voglio scaricare le responsabilità in maniera unanime su questo Consiglio e probabilmente ci sono state da subito in questa legislatura delle vedute completamente diverse.
Torno però sulla mia considerazione iniziale: se bisogna capire dove andare, come ci ha detto il Presidente della Regione, allora si dimetta subito! Se troviamo la sintesi sull'opzione 1, rifacciamo le regole per i due motivi principali che ho spiegato. Altrimenti l'opzione 2, se c'è un barlume per ridare speranza, futuro, una certa dignità e soprattutto delle pari opportunità a una Valle d'Aosta in ginocchio, è di proseguire subito, in fretta, in maniera chiara e soprattutto performante, per creare quelle condizioni per quelle migliaia di persone valdostane che probabilmente in questo momento ci stanno ascoltando.
Penso soprattutto alle persone che in questo momento ci stanno ascoltando, perché altrimenti non ci si capisce e non si capisce. Dicevo prima che ci sono due possibilità: la prima è di rivedere subito, in due settimane, la legge elettorale, modificando quella parte e cambiando le regole del gioco, e andare alle elezioni; la seconda opzione, inserita all'interno di una legge regionale del 2007, è la mozione di sfiducia costruttiva, per cui ci devono essere diciotto consiglieri tra gli eletti in questo Consiglio, che trovano una sintesi, che mettono in campo un progetto politico, che scrivono nero su bianco dei contenuti, delle cose da fare, come farle, in che maniera, in che tempi e con quali soldi. Se ci sono queste condizioni, se c'è una speranza di barlume, noi diciamo che bisogna perseguirla per dare comunque una risposta immediata e concreta a quei troppi settori che sono stati bistrattati e volutamente mal gestiti, cercando di dare gambe e corso da subito quello che da troppi anni la società valdostana si sta aspettando.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Restano, ne ha facoltà.
Restano (PNV) - Alla fine oggi si è aperta la crisi. È una crisi che noi non volevamo fosse declinata in questa maniera. Noi avevamo chiesto una verifica di maggioranza, una verifica politica. È strano che lo chieda un appartenente a un gruppo che non fa parte di un movimento politico, ma è questo che doveva essere. Invece, diciamo in autonomia, la Giunta ha deciso di aprire la crisi rassegnando in parte le dimissioni, senza, da quello che ho capito, passare attraverso i movimenti politici, senza un reale confronto - come avevamo chiesto - con l'intera maggioranza.
Una procedura strana, che potrei definire da irresponsabili. Ma perché dico questo? Perché l'abbiamo già vissuta nel 2014! E dove ci ha portato questa sceneggiata? Ci ha portato ad avere altri tre governi che non hanno concluso nulla, perché se no non saremmo qua in questo momento. Ci ha portati a un periodo di gestione in prorogatio, dove di fatto la Giunta è andata avanti come se niente fosse e ha continuato a deliberare, per poi trovare una sintesi chiamiamola politica, e trascinarsi avanti ancora per due anni, senza dare alla popolazione le reali risposte di cui ha parlato prima il Presidente.
È vero e dobbiamo dircelo: le risposte le dobbiamo dare, ma non è questo il percorso! Abbiamo già visto che è un percorso che non ci porta da nessuna parte ed è per questo che noi avevamo chiesto una verifica costruttiva. Si era parlato di gruppi di lavoro che non si sono mai riuniti, si era parlato di scelte partecipate, ma l'abbiamo visto nella legge finanziaria cosa abbiamo ottenuto: il nulla del nulla. Abbiamo saputo le cose dalle conferenze stampa con i giornalisti. Abbiamo portato il casinò nella situazione che vediamo tutti oggi; un disastro sulla CVA. Ma la cosa ancora più grave è che manca il confronto! Non iscriviamo neanche più le risoluzioni in aula, non partecipiamo alle riunioni della Conferenza dei Capigruppo, e questo mi rammarica. La democrazia è sotto i piedi, non c'è più confronto.
Ben vengano le parole del collega Marquis: ripartiamo da zero e confrontiamoci. Arrivano un po' in ritardo, però. L'abbiamo chiesto a dicembre e ci siamo trascinati tre mesi senza nulla fare. È questa la cosa grave. Noi siamo sempre disponibili al confronto e ci siamo. È chiaro che in questo momento abbiamo resistito fino ad oggi, ma quanto detto dal collega Chatrian che mi ha preceduto, sulla mozione di sfiducia costruttiva, andremo a considerarlo in questo momento.
Ci sentiamo presi in giro. Fa bene ad annuire, collega: ci avete presi in giro! E avete preso in giro i valdostani, perché il confronto doveva iniziare nel dicembre scorso. Vi abbiamo dato tutte le disponibilità, ma neanche una telefonata io ho ricevuto come capogruppo! Non siamo stati considerati. Una scelta forse saggia, quella di non considerarci. Noi abbiamo chiesto dignità, non abbiamo rivendicato nulla, rivendichiamo solo un cambiamento di metodo. Abbiamo accertato che questo non è avvenuto: ci sono state solo prese e prove di forza.
Noi rimaniamo qua disponibili, nel rispetto dei valdostani, nel rispetto di chi ci ha eletti, siamo disponibili a confrontarci con tutti per risolvere in brevissimo tempo questa situazione. E a nostro modo di vedere, però, ci deve essere chiarezza - mi rivolgo a chi è ancora seduto tra i banchi della Giunta, e non ha ancora rassegnato le dimissioni - e si deve passare attraverso le dimissioni di tutti. Siamo stufi di essere presi in giro.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Gerandin, ne ha facoltà.
Gerandin (GM) - Dopo tanto far finta di nulla, anche i nodi vengono al pettine, come si usa dire, per cui i tanti segnali volutamente sottostimati e volutamente non presi in considerazione hanno fatto degenerare questa situazione. Può darsi che io vada anche un po' controcorrente rispetto a quello che hanno detto coloro che mi hanno preceduto, perché io sono anche contento di questo epilogo, Presidente, e penso che con queste dimissioni si sancisca il fallimento degli inciuci, si torni a dare un po' di dignità agli elettori che avevano scelto ben altra cosa. I cittadini si sono trovati di fronte a delle scelte non coerenti con il mandato elettorale, si sono trovati di fronte a scelte che in parte, o forse neanche in parte, hanno delegittimato la scelta e il mandato elettorale che ognuno di noi aveva ricevuto. Pertanto, io ritengo che sia un epilogo annunciato, ma alla fine anche coerente con il mandato elettorale.
Detto questo, volevo dire che mi sembrava riduttivo, anche se ero uno dei firmatari della mozione di sfiducia all'Assessore, concentrarsi solo su di lui. Anche perché, se prendiamo ad esempio la vicenda casinò, c'era un bel parterre in Giunta a cui avremmo dovuto chiedere le dimissioni - assolutamente sì! - tra coloro che costituivano il braccio operativo, ma anche coloro che erano la mente pensante della gestione del casinò.
Per completare il mio ragionamento, quando affermo che sono anche felice di questo epilogo, dico che a questo finale manca solo una cosa, Presidente. L'ho già detto in tanti dei miei interventi: mancano le sue dimissioni, se lei vuole essere coerente con quello che ha detto quando ha illustrato le motivazioni delle dimissioni dei suoi assessori. Lei ha detto che "non c'è disponibilità di prendere impegni concreti nell'interesse della popolazione e non sarebbe facile spiegare cosa stiamo facendo", ma io non penso che mantenendo lei la poltrona di Presidente sia facile prendere degli impegni concreti nell'interesse dei cittadini, men che meno spiegare che cosa state facendo. Quando in un esecutivo non c'è più politicamente una maggioranza, il primo che deve fare un passo indietro è il regista dell'operazione. E voglio sottolineare un aspetto al quale dobbiamo porre attenzione: rispetto al resto d'Italia noi abbiamo una legge elettorale per cui il Presidente della Regione viene eletto in quest'aula! Noi non abbiamo l'elezione diretta del Presidente, ma viene eletto in quest'aula, e c'è una grande differenza politicamente, perché è quest'aula che legittima! Quando, con l'iscrizione del punto all'ordine del giorno di oggi, quest'aula deve prendere atto che non c'è più un esecutivo, non c'è più una maggioranza, io penso che sia non solo legittimo, ma anche doveroso chiedere al Presidente di fare un passo indietro, per il rispetto di quest'aula, dei cittadini e di chi l'ha eletta. La prima analisi, a mio parere, è questa.
Come si è arrivati a questo punto? Si è arrivati grazie al fallimento completo dell'azione amministrativa. Al di là della politica non legittimata e di scelte di maggioranza non legittimate dagli elettori, c'è un fallimento politico-amministrativo di questa Regione. Nell'ultimo bilancio abbiamo potuto leggere per la prima volta qual è la situazione economica della Regione: ricordo ai valdostani che, mediante la gestione speciale e le società partecipate, il deficit che ha a bilancio questa Regione è di 600 milioni di euro, che non sono pochi per una regione come la nostra. C'è un dato indiscutibile: una Amministrazione che in un anno perde 10 milioni di euro di IRPEF, significa che è una Regione che non investe, non produce, non guadagna ed è in recessione. E questo a seguito delle scelte politiche.
L'assessore Perron, aggiudicando un appalto sui servizi di pulizia agli stabili regionali - era uno dei motivi per cui avrei chiesto sicuramente le sue dimissioni - è riuscito a distribuire povertà, perché ha accettato ribassi del 44 percento a ditte di fuori Valle! È la verità, Assessore! Ha accettato dei ribassi fino al 44 percento: se ne vergogni! Certo, se ne vergogni, perché ha distribuito povertà: lo stipendio medio dei dipendenti del mese di maggio era di 378 euro! Io mi vergogno di essere rappresentato da personaggi del genere!
Con le vostre sistematiche bugie e nascondendo la verità, avete ridotto sul lastrico una società come la Casinò! Per tre anni io ho detto e ripetuto in quest'aula che i bilanci andavano avanti grazie a imposte anticipate, che non erano effettivamente riscuotibili, perché non c'era un utile. La situazione è questa, malgrado - io dico - si sia letteralmente buttato e dilapidato 60 milioni di euro di risorse dei cittadini nel 2014. Le avete dilapidate! Le avete buttate! Siete riusciti a fare - lei è l'esecutore e la mente pensante sappiamo chi è - quello che nessuna Regione italiana è riuscita a fare: avete derubato i Comuni valdostani degli avanzi d'amministrazione. Non c'è un altro esempio in tutta Italia: chapeau! Vi riconosceranno anche questo merito. Avete ridotto il mondo agricolo all'agonia, nella confusione più totale che regna nell'assessorato, ma anche nell'Assessore: lo abbiamo visto ultimamente, che assolutamente non c'è una visione e non si danno risposte. Noi abbiamo passato mesi e mesi qua a farci ripetere: "il mese prossimo", "regolarizziamo il mese prossimo". Le aziende stanno morendo.
Voglio concludere dicendo che, a mio parere, se ci sarà il coraggio di andare alle elezioni ben venga, ma per quanto mi riguarda, Presidente, non dovrà mai più esserci una riedizione di una crisi politica, di un voto politico gestito da una persona sola come è successo l'ultima volta. Quello è stato veramente uno dei passi negativi per l'immagine politica, perché poi qualcuno è riuscito anche a passare nel ruolo di vittima, dicendo di essere l'unico in grado di andare avanti. Non so se sarà solo lei in grado di andare avanti. Io mi auguro che con questa crisi la Valle d'Aosta e questo Consiglio diano un'immagine totalmente diversa. O ci sono i numeri e si dà la voce agli elettori, oppure che qualcosa nasca, ma non si può più lasciar gestire da una persona sola questo momento, in cui c'è un limite molto labile tra l'ordinaria e la straordinaria amministrazione. L'abbiamo visto l'ultima volta, quando praticamente c'era un uomo solo al comando che mandava avanti le cose come se nulla fosse.
In conclusione, penso che coloro dell'esecutivo che hanno dato le dimissioni, ancora una volta - mi dispiace dirvelo - sono stati usati. Ma non è una novità, nel senso che penso che nessuno abbia brillato di luce propria. Avete mandato avanti quello che vi veniva dettato, quello che vi veniva imposto, perché le scelte venivano da ben altra parte. Ho parlato l'altra volta di "complici fedeli" e di "servi sciocchi"; io non so dove vorrete collocarvi, ma in una delle due casistiche io vi ci vedo bene tutti.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Bertschy, ne ha facoltà.
Bertschy (UVP) - Concedo al collega Guichardaz di chiudere il dibattito. Ci siamo un po' marcati a vista con il dito e questa volta avevamo paura, Presidente, che ci togliesse la parola, ma è un'occasione che, in termini di responsabilità e anche di discorsi che dobbiamo fare in aula, non potevamo farci sfuggire. Avremo comunque un intervento di venti minuti, grazie al fatto che in Conferenza dei Capigruppo si è riusciti a deliberare a ventuno e quindi ad avere i numeri sufficienti per permettere di modificare quanto concordato in precedenza. È questo un aspetto che la dice lunga su come si sta vivendo questo momento politico.
(Voce fuori microfono)
Ho detto una cosa che non è giusta? Allora la ritiro, perché è quella che avevamo provato a discutere.
Ancora di più, asserisco quello che volevo affermare, che la dice lunga su come si vogliono usare e comunicare gli spazi di democrazia a seconda della forza che si ha. L'UVP - il collega Gerandin credo volesse coinvolgere anche noi, quando parlava di inciuci - è entrata in questo progetto non per fare un inciucio, ma per continuare un percorso che è quello che aveva dichiarato ai propri elettori e che ha cercato di fare anche in questa maggioranza, ottenendo dei buoni risultati. Ecco perché, insieme agli altri colleghi della maggioranza, è bene ricordare che abbiamo approvato in aula leggi come quella della ferrovia; abbiamo approvato modifiche a situazioni che, rispetto all'opinione pubblica, erano diventate imbarazzanti, tipo quella del 4K; abbiamo fatto percorsi di approfondimento su tematiche molto difficili.
Evidentemente, fino a un certo punto la nostra presenza e la disponibilità di dialogare con noi ha portato dei risultati per l'aula. Però poi quando si cerca di andare oltre, di affermare un po' la propria autonomia, la propria identità, si diventa agli occhi degli altri, soprattutto di chi ha un suo metodo di lavorare, dei ribelli, dei "ribaltonisti", dei ribaltatori dell'agire comune. Ci si prende gli schiaffi durante le conferenze stampa, tipo quella fatta dal PD durante la verifica. Vengono usati termini come "siamo in mezzo ai clan", e questo era riferito anche un po' a voi dell'Union Valdôtaine, se mi permettete. Quindi in politica si fa un po' di difficoltà in certi momenti, perché o si è silenziosi e mestamente accodati a chi da tempo vuole governare con i suoi metodi (finché non verranno messi in discussione, rimangono quelli, con tutto il diritto di poterlo fare), oppure se ci si prende la responsabilità di fare un percorso e di essere coerenti con la propria scelta, si viene additati come quelli che diventano irresponsabili e creano difficoltà a lavorare.
Noi non abbiamo nessun problema a dire che a queste condizioni non ci stiamo più. L'invito alle dimissioni era molto esplicito e arriva dopo tre mesi di discussione. È fatto direttamente al presidente dell'Union Valdôtaine, il quale mi ha detto tranquillamente - mi ha anche detto che non era un problema sostenerlo - che l'Union Valdôtaine non era d'accordo né ad azzerare la Giunta, né a far dimettere il proprio Presidente! E lo ha dichiarato al congresso, quindi non sono cose segrete. È legittimo - ci mancherebbe ancora! - ma sbagliato, a nostro avviso, perché noi abbiamo aderito a un progetto con ventisette punti programmatici e abbiamo chiesto di fare un certo tipo di percorso e di lavorare in una certa maniera. Magari non siamo stati neanche noi perfetti nel nostro agire, ma sicuramente abbiamo chiesto di cambiare passo, di cambiare marcia e di cambiare anche la visione della Valle d'Aosta.
Ci siamo ritrovati anche negli ultimi giorni - il collega Nogara qui presente ne è valido testimone - a toccare aspetti profondi - molto profondi! - dell'agire in certe società, che hanno creato addirittura un ribaltamento della verità. Società che si permettono di venire a chiederci i danni e a mettere pressione psicologica a un eletto che sta semplicemente cercando di difendere un bene comune, a degli eletti che stanno facendo quel lavoro lì. E state tranquilli che la Commissione speciale dirà delle verità, e non è inutile. Se si va oltre a certi livelli, diventa difficile fare bene il proprio lavoro: meglio tenere un livello medio, dove non si tocca troppo una cosa, non si tocca troppo l'altra e si rimane a galleggiare. Non è il nostro metodo. Ci rendiamo conto che questo ha creato degli imbarazzi forti e alle nostre proposte ci è stato risposto un bel niet.
Qualcuno la scorsa settimana, anche qualche organo di stampa, ha confuso una richiesta di dimissioni con una mozione di sfiducia costruttiva. Noi magari non siamo così avanti come altri, ma riusciamo a distinguere le due cose: una richiesta di dimissioni è un invito politico, mentre una mozione di sfiducia costruttiva è un progetto nuovo. Se avessimo voluto proporre una mozione di sfiducia costruttiva, probabilmente i numeri ci sarebbero anche stati da tempo, e a forza di sfidare questa mozione di sfiducia costruttiva oggi diventa anche un'opportunità da valutare, perché noi indietro non torniamo! O ci sono le condizioni di partenza, oppure noi indietro non torniamo.
Siamo aperti a tre scenari, non a due, perché qui oggi non c'è più tempo di fare sessanta giorni di crisi. Nessuno vuole fare sessanta giorni di crisi: o c'è una soluzione nelle prossime ore, o c'è una soluzione che altri hanno nelle prossime ore - e ben venga - oppure ci sono dei percorsi da fare. Ma la gente fuori non si può permettere una crisi della politica. E chi l'ha lanciata, si assuma le sue responsabilità.
È una sfida questa che avete lanciato. Se deve essere una sfida, non politica, noi la raccogliamo e nelle prossime ore ci confronteremo e vedremo se c'è una soluzione. Altrimenti nessuno si può permettere di essere irresponsabile: dal Presidente attualmente in carica a tutti noi Consiglieri! Ci sono dossier che hanno bisogno di un'urgenza per essere discussi e di trovare delle maggioranze. Se non saranno delle maggioranze, saranno delle situazioni di lavoro in emergenza e in urgenza, però è necessario procedere. Queste cose le abbiamo dette chiaramente, ma addirittura non siete venuti ai tavoli, quindi non date agli altri delle responsabilità che non hanno.
La crisi di oggi ci ha colpito per i metodi di queste ultime ore, perché arrivare alla richiesta di dimissioni di una Giunta politicamente eterogenea, è una cosa che ripete quanto già successo. A questo punto, vediamo chi ha provocato questa crisi come intende costruire un percorso per uscirne, o evidentemente quali sono i percorsi che tutti intendiamo sostenere.
Non è un problema di maggioranza a ventisette, ma di visione delle cose. È un problema di pensare a come portare avanti certe idee, certi progetti, certi programmi. Ripeto, ognuno si faccia la sua bella autocritica, ma dopo che ci siamo fatti l'autocritica, non è possibile fermarsi alla diagnosi: bisogna trovare la soluzione al problema. E la terapia rischia di essere lunga. La soluzione al problema è qualcosa di un po' chirurgico, questa volta, che la politica deve avere il coraggio di affrontare. Ma non a livello personale, perché qui tutte le volte si porta il discorso sul piano personale. È una visione diversa! Se poi la troviamo mettendo sul tavolo cinque cose da fare insieme, ripartiamo con chi ci vuole stare, però usciamo dalla logica per cui la politica gira sempre intorno alle scelte di una persona. I movimenti facciano le loro scelte, le persone siano a disposizione dei progetti e dei movimenti: se sarà questa persona, ben venga, ma sarà la politica che avrà fatto le sue scelte. Altrimenti qui continuiamo tutti a girare su una giostra, si prende il gettone, non si risolvono i problemi e alla fine si scende dalla giostra - tanti movimenti l'hanno fatto prima di noi - neanche tanto soddisfatti del giro che si è fatto. Noi siamo entrati volentieri a dare il nostro contributo e lo porteremo ancora avanti, però le condizioni le abbiamo messe chiare dall'inizio. Ripeto che in quel foglio che abbiamo firmato a ventisette, Presidente, si è costruito un programma, ma si era anche deciso che certi punti andavano declinati e portati avanti con delle discussioni e con degli approfondimenti; in quel programma non c'era un organigramma definito, non c'erano cariche irremovibili, ma c'era un percorso da fare tutti insieme.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Il collega Bertschy mi ha evocato. Non è detto che io avessi intenzione di intervenire in questa partita, ma siccome sono stato richiamato all'ordine dal collega, allora due cose le voglio dire.
Noi abbiamo detto in più di un'occasione e credo che sia questa un'ulteriore circostanza per ribadire che non siamo particolarmente interessati a strategie politiche, non siamo interessati - lo abbiamo detto e credo che lo abbiamo dimostrato anche con il voto - alle iniziative più o meno estemporanee della minoranza. Non siamo neanche interessati ai tentativi di verifica imposti da qualcuno. Le verifiche sono faticose, ma devono essere delle verifiche in cui tutti si è d'accordo e nelle quali tutti sono convinti che queste devono essere aperte, nel rispetto e nella dignità anche dei partiti e dei movimenti che hanno dei piccoli numeri. Noi l'abbiamo detto in tutte le salse e lo ribadiamo a costo di risultare noiosi: a noi interessano i contenuti, a noi interessa il programma, quello stesso che noi abbiamo sottoscritto nel luglio dell'anno scorso senza arrière-pensée. Un programma che completava un percorso di entrata in maggioranza, un percorso anche di tipo programmatico che noi avevamo dapprima sottoscritto con l'Union Valdôtaine e la Stella Alpina, e poi allargato e ampliato agli amici del UVP. Nient'atro: a noi interessa questo.
Io credo che fino a ora abbiamo dato dimostrazione che non ci interessano né i tentativi di destabilizzazione, né altri strumenti per incidere magari anche negli equilibri politici. Noi pensiamo che in un momento come questo, delicatissimo, su cui incombono dei dossier importanti - come li chiama qualcuno - di enorme importanza, ci si debba spendere e in qualche modo ci si debba dedicare all'analisi e alla risoluzione di questi stessi dossier. Io ricordo che ci sono aperte alcune questioni, che riguardano direttamente l'assessorato del collega Donzel, ma anche altre questioni che riguardano non solo il nostro assessorato. Ad esempio, siamo in un momento in cui è necessario, per capitalizzare e per poter spendere due milioni di euro fermi sulla legge n. 18, cercare di modificare la legge sull'inclusione sociale, in modo tale da renderla applicabile. C'è in ballo un difficilissimo accordo, una difficilissima trattativa con la Lavazza, che ha accettato - l'abbiamo letto in qualche occasione - di prorogare di altri due mesi la dismissione dei macchinari, in modo tale da poter comunque cercare quantomeno un'intesa e un accordo. Se l'operatività sia della Giunta che del Consiglio si ferma in qualche modo - perché comunque una crisi ferma in parte l'operatività della politica - se non riusciamo a trovare una soluzione per questo difficile dossier, si rischia anche di vanificare mesi di lavoro, mesi di contrattazioni non facili. C'è il bando sulla riqualificazione energetica e altre partite sulle quali è necessario prendere delle decisioni anche di tipo finanziario, e francamente io non so se una Giunta in amministrazione parziale o ridotta è in grado di poter operare. Vi è la proroga della restituzione dei mutui in agricoltura, quelli che non hanno ancora avuto i pagamenti del 2015.
Poi, come è stato evocato dai colleghi, vi sono partite difficilissime, già difficili da trattare e da affrontare quando si è in piena operatività, che diventano ancora più complicate quando invece l'operatività è ridotta. Avete evocato la questione del casinò: incombe una procedura oramai aperta con un'ipotesi di 264 licenziamenti ed è evidente che, nel momento in cui il Consiglio non può più legiferare e non può più operare, anche per cercare di ritoccare le normative o per cercare di risolvere delle problematiche, diventa più complicato e si allontanano sempre di più le soluzioni. Esiste la questione della quotazione in Borsa di CVA, che ovviamente poi si incrocia con la questione evocata da qualcuno, aperta all'interno della Commissione d'inchiesta su CVA. Esistono una serie di dossier che riguardano anche tutti gli altri assessorati e che qui non sto a dire, ma che invece sarebbe stato necessario affrontare con qualche senso di responsabilità, certamente sempre nell'alveo della discussione politica e di tutto ciò che la politica stessa ovviamente può mettere in campo in termini di chiarimento.
Io voglio dire che noi lavoreremo di sicuro non per rompere, ma affinché ci sia una ricomposizione, per quanto possibile, perché poi ci sono delle situazioni che si portano talmente avanti, che poi diventa anche complicato ricostruire. Lavoreremo perché ci sia una ricomposizione della maggioranza con priorità su queste tematiche e sugli altri temi. Personalmente io non dispero che ci sia un atto di responsabilità, come è stato quello di oggi: io lo considero un atto di responsabilità, a differenza di altri colleghi. Poi è legittimo che ognuno la possa pensare come ritiene, ma probabilmente era inevitabile che si potesse continuare a giocare come con i soldatini, abbattendone uno alla volta. Qua almeno oggi è stato fatto un chiarimento e ci sarà credo il Consiglio che si metterà a lavorare per le varie soluzioni che sono state evocate, ma credo che l'obiettivo di tutti oggi sia, se è possibile, di portare alla fine questa legislatura, lasciando un'impronta anche in termini di cose fatte, non solo di strategie o di tattiche, in modo tale che si arrivi al 2018 - se ci arriveremo, a questo punto - quando in occasione delle elezioni ognuno poi metterà sul tavolo quello che si è riusciti a realizzare, e io penso che gli elettori ci misureranno su quello.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere La Torre, ne ha facoltà.
La Torre (GM) - Io mi sento un po' chiamato a intervenire dall'intervento del collega Guichardaz, perché ha fatto un elenco di veri problemi, cose importanti, situazioni che sono sul tappeto di questa regione, che richiedono proprio un'attenzione e sarebbero i temi su cui questo Consiglio dovrebbe continuamente dibattere. Vede collega, è proprio per i motivi e per l'elenco che lei ha fatto, che oggi la Giunta non si doveva dimettere. Oggi la Giunta non si doveva dimettere, perché così abbiamo aggiunto una pressione a una situazione già tesa; però ormai è fatto. Io non condivido, proprio per i motivi che lei dice, per i dossier. D'altronde, solo pochi giorni fa il collega che si trova nella mia stessa condizione non si era dimesso, proprio dicendo che non se ne andava perché ci sono questi dossier; però oggi si dimette. Ma questo è un problema del collega Donzel.
Ormai è fatto, ma non è che possiamo dimenticarci dell'importante risultato che avevamo raggiunto con il bilancio, perché quello che abbiamo approvato quest'anno è stato un grande bilancio! È stato il primo bilancio riconosciuto da tutti come un elemento di novità, perché conteneva in sé la capacità di questo Consiglio di dare un contributo da parte di tutti. Era un bilancio difficile, che partiva dal presupposto di molti soldi in meno rispetto a quelli che eravamo abituati a gestire, ma nonostante tutto era riuscito a essere il bilancio di tutti. Il bilancio che poteva essere lo strumento su cui politicamente si ripartiva.
Però è anche qui che c'è stato l'errore, Presidente, perché quel bilancio si chiudeva con un impegno a fare una verifica strutturale, nemmeno politica. Io mi ricordo che il termine usato all'epoca fu "strutturale", e questo voleva dire strutturale su tante cose: sulle partecipate, sul metodo di lavoro, sul casinò, su tutte le questioni che c'erano.
Questa verifica, però, non è venuta e io non so perché. Mi sembra di rivedere un po' la situazione - mi scusi Guichardaz, ma mi viene facile tirarla in ballo - che accade nel PD in questo momento a livello nazionale, dove tutti sono contro tutti e si stanno scontrando, ma poi se chiedi a qualcuno il perché, più nessuno se lo ricorda. Ormai abbiamo preso talmente tante posizioni una dietro l'altra, che la somma di queste posizioni porta tutti allo sfacelo. Ma se uno dovesse tornare indietro per ricordarsi qual è il momento in cui si è rotto il meccanismo, non si riesce neanche più a ricordarlo.
Sicuramente nessuno si può tirare fuori dalle responsabilità, però quello che io oggi vorrei interpretare, visto che in qualche modo sono già quasi esterno rispetto al Consiglio, è la stanchezza dei cittadini, perché fuori ormai questo viene letto solo più come un teatrino. Oggi mi sento solo di dare un consiglio, che serva anche per questa Regione, perché secondo me non è un caso che stia accadendo tutto quello che vediamo ruotare attorno alla Regione: dalla durezza della Corte dei conti, agli interventi della magistratura esterna. C'è sicuramente anche una sorta di visione delle Regioni a Statuto speciale, in questo caso della Valle d'Aosta, che vuole dimostrare probabilmente la loro incapacità o la loro inutilità, cosa su cui io, chiaramente come voi credo, non possiamo essere d'accordo.
La stanchezza di questa politica: i cittadini ci guardano e ormai non ci capiscono più. Quindi c'è solo una cosa da fare: prendere una decisione. Non c'è altro. Non è più possibile continuare questo giochino della politica. Non è più possibile questo teatrino: bisogna prendere una decisione. O si prende una decisione oppure si va, come ha detto Chatrian, a votare! Si mette a posto il premio di maggioranza e si va a votare. Se no qui in questa situazione consegneremo questa Regione nelle mani di una frantumazione ancora più forte, dove il Movimento Cinque Stelle avrà sicuramente un riscontro, dove la Lega avrà sicuramente un riscontro, dove le liste civiche spazzoleranno via quello che non avete neanche idea! Perché è arrivato il momento delle liste civiche, che dimostreranno come i cittadini sono stufi di partecipare a una politica dove i partiti non ci sono. Non tutti, grazie a Dio, ma alcuni partiti non ci sono, e io questo l'ho sempre detto. Peccato che lasciare questi vuoti, o comunque lasciare sempre che la politica passi in secondo piano rispetto all'amministrazione - non dovrebbe essere così, dovrebbe essere qualcosa che va di pari passo - ha creato dei danni inimmaginabili. Oggi non esiste altra soluzione che decidere subito, per riprendere un po' di dignità di fronte ai cittadini.
Io non voglio neanche entrare nel merito di chi ha torto o chi ha ragione. Io lo dico a tutti i trentacinque colleghi che sono qui: decidiamo subito, o si prende una decisione o si va a votare. Non ci sono altre soluzioni. I cittadini non possono più guardare questa situazione, e questo vale per tutti. Non è che vale per un movimento e per un altro no. Questo vale per tutti, perché il giochino magari per cui "adesso è colpa tua", "i dossier" - così chiudo sui dossier citati da Guichardaz - "io li volevo fare i dossier, sei tu che non me li hai fatti fare". Ma questa è vecchia politica, Guichardaz! Non si offenda. Io credo che se lei crede in quello che ha detto, è d'accordo con me. Non penso che adesso lei ritenga di risolvere nei prossimi quindici giorni il dossier Casinò o nei trenta giorni quello della Lavazza. Quella della Lavazza è una storia lunga e io se vuole poi gliela racconto. Così come quella della CVA e dell'aggressività di questa azienda: perché la CVA doveva essere aggressiva? Io l'ho detto personalmente ai presidenti di CVA (non voglio fare i nomi): perché dovete essere aggressivi? Ma perché non si può collaborare? Pensate che oggi - io lo dico anche alla Giunta che si è dimessa e che secondo me ha sbagliato - con questo avete aiutato il casinò e i 273 dipendenti? Secondo me, le dimissioni di oggi in buona parte li condannano. Poi sarà una responsabilità di tutti, ci mancherebbe altro, perché alla fine - come ho detto - non si salva nessuno da questa situazione, ed è proprio questo il dramma: non si salva nessuno. Trentacinque, trentacinque!
Quindi, e concludo, prendiamo una decisione, riprendiamoci almeno questo briciolo di dignità nei confronti dei cittadini: o si decide subito che cosa fare - una volta tanto sono d'accordo con Chatrian, con il quale non sono mai d'accordo - oppure si va a votare. Trenta giorni per verificare il premio di maggioranza e le altre cose: le preferenze e il resto, che non so e non voglio neanche sapere. Ma questa è la soluzione, altrimenti di fronte a chi ci sta guardando non ce n'è uno che si salva, ricordatevelo!
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Farcoz, ne ha facoltà.
Farcoz (UV) - Credo che come Union Valdôtaine abbiamo sempre dimostrato di lavorare seguendo i programmi, che durante questa legislatura le diverse forze politiche hanno sottoscritto. Abbiamo dimostrato serietà, responsabilità e cercato sempre il dialogo con tutta la maggioranza soprattutto nelle riunioni fatte in questi ultimi mesi. È evidente e sotto gli occhi di tutti, però, che in questo periodo è sempre più complicato portare avanti il programma di legislatura che è stato sottoscritto. Con questo clima credo che non sia più possibile andare avanti ed è per questo che i nostri assessori, con forte senso di responsabilità, hanno rassegnato le dimissioni, aprendo dunque una fase in cui le forze politiche faranno gli opportuni chiarimenti, ovviamente per dare delle risposte ai valdostani.
Presidente - Non ci sono altri interventi. A questo punto, penso che possiamo prendere atto delle dimissioni rassegnate dai colleghi Baccega, Bianchi, Donzel, Marguerettaz, Perron, Rini e Testolin dalla carica di Assessore. Si prende atto che la Giunta non è più in condizioni di deliberare validamente, in quanto il numero dei propri componenti scende al di sotto del quorum strutturale previsto dall'articolo 3 della legge regionale n. 66/1979. Si dia atto che la Giunta continui in prorogatio ad assicurare l'ordinaria amministrazione fino al subentro del nuovo esecutivo, in analogia a quanto disposto dagli articoli 8 e 9 della legge n. 21/2007, nel caso di scioglimento anticipato o di annullamento delle elezioni o di scadenza naturale della legislatura. Si dia atto che, in analogia a quanto disposto dall'articolo 8 della legge regionale n. 21/2007, il termine massimo per l'esercizio dell'ordinaria amministrazione da parte della Giunta è di sessanta giorni, decorsi i quali si verificherà ex lege lo scioglimento funzionale del Consiglio regionale, ove non sia costituito un nuovo esecutivo.