Oggetto del Consiglio n. 1331 del 15 luglio 2015 - Resoconto
OGGETTO N. 1331/XIV - Discussione generale congiunta dell'accettazione delle dimissioni rassegnate dal Consigliere Marco Viérin dalla carica di Presidente del Consiglio, dai Consiglieri David Follien e Andrea Rosset dalla carica di Vicepresidente del Consiglio e dai Consiglieri André Lanièce e Fabrizio Roscio dalla carica di Segretario del Consiglio regionale e loro sostituzione.
Presidente - Come concordato nella Conferenza dei Capigruppo di ieri, faremo una discussione congiunta dei punti 4, 5 e 6 e poi si procederà a una votazione separata. La discussione è aperta. La parola al collega Farcoz.
Farcoz (UV) - Merci Président. Bonjour à toutes et à tous.
La Conférence des Chefs de groupe a tranché pour aujourd'hui, le 15 de juillet, comme avait été délégué par le Conseil régional, ces points à l'ordre du jour. Je crois qui est nécessaire, par contre, faire une petite synthèse des points principaux qui nous ont mené à renvoyer cette date jusque aujourd'hui. Je crois que ce n'est pas négligeable de rappeler ce qui s'est passé au début de l'année, c'est à dire l'ouverture des différentes tables politiques dans laquelle la Présidence du Conseil et l'ensemble du Bureau de la Présidence étaient à l'ordre du jour.
Je dois aussi rappeler ceux qui étaient présents à ces tables et ce qui a été dit, mais surtout ce qui a permis que cette table puisse être ouverte. Pertanto devo ringraziare il gesto che è stato fatto dal Presidente del Consiglio e di conseguenza anche dall'Ufficio di Presidenza, che ha dimissionato appunto per agevolare un dialogo fra le diverse forze politiche, le quali si sono trovate attorno ad alcuni punti: l'Ufficio di Presidenza, la Presidenza del Consiglio, e altri fattori che hanno portato dei frutti in questo periodo primaverile.
Vorrei ricordare che un altro punto ampiamente discusso in questo Consiglio è stato la necessità di trovare un equilibrio politico definito, in modo tale che l'Ufficio di Presidenza, composto come sappiamo da un presidente, da due vicepresidenti e da due segretari, abbia il garbo istituzionale di garantire da una parte la maggioranza, con un vicepresidente e un segretario di maggioranza, dall'altra la minoranza, con un segretario e un vicepresidente.
Crediamo che, avendo definito questo quadro politico in toto, sia necessario procedere con l'elezione dell'Ufficio di Presidenza e del Presidente, dando continuità all'azione portata avanti sin qui dal Presidente Marco Viérin. Ringrazio ovviamente tutti coloro che hanno fatto parte dell'Ufficio di Presidenza sino a ora e che hanno portato avanti con dedizione il proprio lavoro. Grazie.
Presidente - La parola al collega Cognetta.
Cognetta (M5S) - Provo a spezzare un po' il ghiaccio, se no restiamo qui a guardarci.
Mi fa piacere che abbiano rinnovato la sua candidatura. Noi, come Movimento Cinque Stelle, siamo poco d'accordo con questo rinnovo di candidatura e infatti io, a nome di questo gruppo e soprattutto del comitato che ci segue, propongo il collega Stefano Ferrero. La nostra è una candidatura, diciamo così, di rottura rispetto a questo vostro modo di lavorare. Sottolineo che è una candidatura non concordata con l'opposizione e che quindi riguarda esclusivamente il Movimento Cinque Stelle. Il mio collega presenterà successivamente un programma rispetto a questa consiliatura: un programma di cose che avrebbe dovuto fare lei, Presidente, ex presidente o nuovo Presidente, non so più come chiamarla in questo momento, e che sicuramente non ha fatto. Di sicuro non ha difeso questa istituzione in nessun passaggio, di sicuro non difende le prerogative dei consiglieri e di certo non ha fatto nulla, per esempio, per il taglio degli emolumenti. Ma di questo ne parlerà in maniera più diffusa il mio collega. Ribadisco la nostra intenzione di portare la candidatura del collega Ferrero. Grazie.
Presidente - Grazie, la parola al collega Ferrero.
Ferrero (M5S) - Grazie Presidente.
Per noi è importante contrapporre alla candidatura che è stata generata dagli intrighi di palazzo, quella che è espressione della volontà dei cittadini. Volontà del nostro gruppo, del Movimento Cinque Stelle della Valle d'Aosta, che in una votazione pubblica all'unanimità ha espresso la volontà di esprimere un candidato per la Presidenza del Consiglio. In questo caso i cittadini elettori hanno potuto dire la loro e non c'è stato nessun mercanteggiamento di posti di potere o trattative riservate nelle segrete stanze. È venuto il momento di smetterla con le perdite di tempo: i cittadini valdostani ne hanno piene le tasche di parole al vento, di promesse mai mantenute e di ritardi.
Inizio subito con i tre punti che sono alla base della nostra candidatura e che sono anche il cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle. Ecco, allora, che nell'impegno del candidato del Movimento Cinque Stelle c'è la rinuncia immediata, quindi da subito, ai 5 mila 730 euro che si prende in più il Presidente del Consiglio come indennità di funzione, che vogliono dire uno stipendio mensile di 8 mila 917 euro puliti che entrano in tasca; e ovviamente l'impegno a continuare con l'autoriduzione dello stipendio a 2 mila 500 euro. La rinuncia immediata al segretario particolare che oggi costa alle casse del Consiglio 94 mila euro all'anno e l'utilizzo di personale già assunto dalla Regione. Il taglio immediato di tutte quelle spese di rappresentanza che sono poco utili (acquisti di pubblicazioni, iniziative editoriali, manifestazioni) in modo che ci sia un risparmio immediato di 500 mila euro all'anno.
Questa è la sfida che il Movimento Cinque Stelle porta a una politica che ormai voi fate tutta fuori dal Palazzo, con incontri segreti ma anche con riunioni pubbliche sul cambiamento, che poi hanno padrini di novantaquattro anni sul palco, gente che per ventisei anni è stata Consigliere regionale e che sedici anni li ha passati in Parlamento, cioè quarantadue anni di politica e tre pensioni! Sono loro l'esempio che voi portate per il cambiamento? Tenetevelo! Io oggi, con tutta umiltà, vorrei che dal Consiglio Valle uscisse un segnale forte, un vero abbraccio dell'istituzione che rappresentiamo, per condividere le sofferenze e le difficoltà che in questo momento sta vivendo la comunità valdostana, affinché questa politica si effettivamente più vicina alla nostra collettività non solo con le parole ma anche con l'esempio, che purtroppo fino ad ora è completamente mancato.
Oggi siamo a discutere della nomina alla carica più importante del Consiglio regionale, della carica di garanzia di colui che dovrebbe essere l'arbitro assoluto, oppure vogliamo ridurre la nomina a un discorso di trattative tra pochi capi di partito? A una spartizione della poltrona del Presidente, come se fosse il nono assessorato? Come è avvenuto per gli ultimi due colleghi: un assessorato a Tizio, la presidenza a Caio e i conti poi li fate tornare? E poi ci stupiamo se dobbiamo, ogni sei, sette, otto o nove mesi, sostituire il precedente Presidente del Consiglio con uno nuovo, ovviamente a seconda degli equilibri politici e anche, qualche volta, delle ambizioni personali.
Dobbiamo capirci se siamo a parlare della massima carica istituzionale regionale o semplicemente di un posto di governo che ti porta a guadagnare tantissimo, di un posto che ti porta ad essere sempre presente e visibile dappertutto, che ti consente di spendere anche un bel argent de poche (centinaia di migliaia di euro) dando lavoretti - lavoretti! - senza nessuna gara, comprando libri scritti magari dall'amico di partito.
Vogliamo parlare dei documenti che sono stati finora negati ai consiglieri per svolgere il loro lavoro? Dei ricorsi al TAR che i consiglieri devono fare per poter svolgere il loro lavoro e per avere la documentazione per poter fare il controllo e la verifica che è l'essenza della loro funzione? Vogliamo parlare della libertà di parola dei consiglieri all'interno del Consiglio? Vogliamo parlare della manina del Presidente del Consiglio che non ha saputo neanche schiacciare, dando un sì o un no, quando si è trattato di parlare di insindacabilità di quello che si dice qui dentro, quindi della libertà di parola dei consiglieri?
Io penso che se il Presidente del Consiglio ha la posizione simbolicamente più alta in questa assemblea, il motivo è che è lui la figura più importante all'interno dell'assemblea. Non solo un compito di rappresentanza, di presenzialismo a inaugurazioni o ad altre occasioni e convegni, ma di garante di tutti i consiglieri, dal collega Presidente Rollandin all'ultimo dei consiglieri del Movimento Cinque Stelle, e di garante anche del regolare svolgimento dei lavori. Troppo spesso - veramente troppo spesso! - ho visto il capo dei Presidenti del Consiglio chinato verso il basso in momenti delicati, quasi a prendere l'imbeccata per fare ciò che suggeriva loro non la coscienza, ma ciò che veniva mormorato all'orecchio da altri. Io ritengo che questo sia una vergogna per la carica istituzionale che hanno ricoperto.
Forse - può darsi, anzi forse è certo - già tutto è stato deciso. Oggi facciamo allora solo un teatrino? Dateci, colleghi, la prova che non è così! La prova che tra gli accordi elettorali e quelli per le future poltrone non sia già stata messa in mezzo anche la carica del Presidente del Consiglio Valle. Diversamente non voteremo per l'occupazione di una poltrona spartita, nella migliore tradizione, da pochi, a porte chiuse e in una specie di patto del Nazareno in salsa valdostana.
Oltre ai punti che riguardano la riduzione dei costi della politica, fondamentale sarà per noi la scelta dei fornitori per qualsiasi acquisto fatto dal Consiglio regionale, sempre con una procedura di richiesta di almeno cinque preventivi: non più incarichi personali o fiduciari ad amici, parenti o compari di partito. Un'analisi entro tre mesi di tutte le spese del Consiglio regionale, con l'obiettivo di arrivare ad una riduzione del dieci per cento, eliminando tanti sprechi che ci sono e a cui i precedenti presidenti non hanno mai guardato con la giusta attenzione. La pubblicazione dei vitalizi, delle pensioni e delle liquidazioni di tutti gli ex consiglieri: una vergogna che non riusciamo a capire perché non venga sanata. Questo deve essere fatto: è una questione di trasparenza. E se qualcuno prende grosse somme non deve vergognarsene: queste informazioni devono essere messe a disposizione di tutti i cittadini, perché possano rendersi conto di quello che è la politica. Subito ricorsi, nel caso in cui ce ne siano i presupposti, da parte della Presidenza del Consiglio direttamente al TAR, nel caso di rifiuto di documenti ai consiglieri regionali. Subito interventi della Presidenza nel caso di mozioni o risoluzioni non rispettate dal Governo regionale - anche questo è completamente mancato - perché se noi prendiamo degli impegni qui dentro, qualcuno deve farsene garante. La presentazione alla prima seduta del Consiglio regionale del tanto atteso piano di riduzione degli stipendi e delle indennità dei consiglieri regionali. Finora si è parlato, parlato, parlato! Si è prodotta una documentazione veramente rilevante, però non si fatto nulla e siamo ormai in estate: non è stata adottata nessuna decisione, nonostante le promesse fatte. L'istituzione di borse di studio incentive agli studenti delle scuole valdostane, anche tramite concorsi di idee nell'ambito di forniture che interessano il Consiglio regionale: un Consiglio regionale che sia vicino alla comunità e non qualcosa di staccato.
Se qualcuno, beninteso, adesso firmerà questi impegni, io ritiro immediatamente la candidatura e lo voto indipendentemente dalla persona o dal partito che rappresenta: non mi interessa. Per noi la Presidenza è una questione di contenuti, non di persone; ma se ci sono le persone, esse devono assumersi degli impegni. In caso contrario sono convinto che i valdostani avranno la prova che la parola cambiamento, che è stata finora tanto abusata, è solo una presa in giro e qualsiasi tipo di incarico attribuito in un Ufficio di Presidenza sarebbe comunque svuotato del suo significato.
Siamo purtroppo in questo periodo nel bel mezzo del crollo di un sistema e dipende anche da che cosa si deciderà in questi giorni quale sarà il destino dei valdostani, ma sembra che questo non interessi a nessuno. Fino ad oggi i valdostani sono stati tenuti in ostaggio da una politica che non decide, che si trascina e che chiude il portafoglio quando si tratta di aiutare i cittadini, ma che mantiene vergognosamente i propri privilegi e fa finta di niente. La Valle, io penso, ha urgente bisogno di una riappacificazione tra le forze politiche, per fare quello che la gente veramente si aspetta e non il solito teatrino della politica: i posti di lavoro, le grandi idee per risollevare l'economia, gli aiuti alla famiglia e meno tasse. Un cambiamento con dei presupposti del genere potrà avvenire a trentacinque consiglieri. Se così non fosse noi saremo realmente dispiaciuti, ma andremo avanti con i controlli, le denunce, le proposte e il fiato sul collo a una vecchia politica che, travestita da nuova, rimane però attaccata rabbiosamente alle poltrone, ai privilegi e alla fine dei cinque anni vi accorgerete che il vostro sistema sarà tramontato.
Nulla di personale con l'attuale Presidente del Consiglio uscente, per carità, ma la Valle d'Aosta non ha bisogno in questo momento di un Presidente del Consiglio zombie, resuscitato da sei mesi di morte apparente, dopo aver contratto il virus "dimissionis". Quello che vogliamo eleggere sarebbe questo! Quindi il nostro invito al Presidente è di sottoscrivere gli impegni che noi abbiamo elencato, oppure di farsi da parte.
Presidente - Grazie. La parola al collega Rosset.
Rosset (UVP) - Grazie Presidente. Buongiorno colleghi.
Il mondo valdostano è un piccolo mondo in cui tutti ci si conosce. Fa sorridere che, almeno fra di noi, si faccia del cinema quando i retroscena sono così chiari da invitare a lasciar perdere nel cercare giustificazioni e pretesti. "Potere e poltrone": ecco il titolo adatto per questo film, per venire al sodo senza troppi giri di parole.
So che la tentazione è quella di essere attaccanti, in una seduta come quella di oggi, quando si conoscono vizi e virtù dei protagonisti oggi in primo piano: quante cose ci sarebbero da dire e quanti episodi si potrebbero raccontare! La caratteristica più grave di quello che è stato un gioco dell'oca è che si è tornati al punto di partenza, a quella sfiducia datata 29 luglio 2014.
Rifletto su come, di fronte ai problemi da risolvere, ci si sia rifugiati dietro a bizantinismi giuridici, spesso in contrasto, violando elementari princìpi di buonsenso istituzionale, se non vogliamo scomodare l'etica e i princìpi del diritto. Tutto questo quando la Valle d'Aosta vuole vedere equità, partecipazione, trasparenza e invece siamo di fronte ad un sussulto politico che non so dove ci porterà; semmai, in tutto questo c'è qualcosa di malinconico. È vero che i regimi politici camminano sulle gambe degli uomini e non vivono nel mondo della luna, ma non è una questione solo di personalismi e di togliere a Caio per premiare Sempronio. Quel che si evidenzia oggi è una crisi etica - lo dicevo prima - direi una crisi morale. La gravità è nel comportamento politico irrispettoso della comunità, dei rapporti democratici, della considerazione reciproca, ma soprattutto del ruolo del Consiglio regionale. Da sempre in Valle la politica ha raggiunto momenti di grande polemica, di scontri epocali, di passaggi storici delicati, ma qui siamo scesi molto in basso! E pensare che questo avviene in un momento molto importante e difficile.
Ci dev'essere da parte di tutti noi la consapevolezza di essere chiamati a svolgere un ruolo nel massimo organo istituzionale della Regione. Ruolo che ci chiede di farci interpreti delle aspettative e dei bisogni di chi ci ha scelto come rappresentanti delle proprie istanze, ma anche di contribuire a impegnare le proprie energie a favore del nostro Paese, della Valle d'Aosta, avendo come punto di riferimento lo Statuto di autonomia e l'intero ordinamento valdostano. Qui si fa politica, ma si fa anche amministrazione: un binomio che pretende un lavoro concreto, onesto e a solo favore del popolo valdostano, che ci ha dato la sua fiducia. Tutto questo lo dobbiamo fare nel rispetto dei valori fondanti della nostra specialità e del sistema parlamentare, così come disegnato nelle norme statutarie di rango costituzionale. Tutto questo in un clima di attesa e di speranza, in uno scenario economico difficile, in cui si somma la necessità di una difesa intelligente delle prerogative derivanti dal nostro sistema di autonomia speciale verso lo Stato e l'Unione Europea. Sappiamo che periodicamente questa autonomia viene posta in discussione e allora spetta a noi non solo difenderla, ma esserne degni interpreti.
Il mio auspicio è che attraverso questa assemblea, con il nostro lavoro, sia sempre più valorizzata la funzione istituzionale del consigliere all'interno di una salutare dialettica politica nella nostra assemblea legislativa. Sono convinto che da ciò, al di là di chi sarà a sedere su quello scranno, ci sarà la possibilità di trarre un beneficio non soltanto per l'assemblea, ma per l'intera nostra comunità. Grazie.
Presidente - La parola alla collega Certan.
Certan (ALPE) - Grazie Presidente. Buongiorno a tutti.
Questo di oggi è un teatrino con tante comparse e pochi attori. Il Capogruppo di maggioranza Farcoz ci ha spiegato che "ce n'est pas négligeable", parce qu'il arrive après un parcours et l'ouverture de dialogues et de tables; nous avons compris. Potremmo cantare, se fosse un cabaret, "aggiungi un posto a tavola che c'è un amico in più e se sposti un po' la seggiola stai comodo anche tu".
Noi in Conferenza dei Capigruppo, collega Farcoz, abbiamo chiesto di dividere i due punti della Presidenza del Consiglio e dell'allargamento della maggioranza, perché per noi hanno un significato totalmente diverso. Lei li mette insieme, ma hanno un ruolo totalmente diverso, così come l'avevano - l'ha ricordato il collega Rosset - un anno fa. A gennaio abbiamo fatto finta di e abbiamo accettato le dimissioni - come Consiglio, eh! Chiaramente poi i singoli gruppi hanno fatto le loro valutazioni - ma lo scorso anno eravamo al mese di luglio esattamente allo stesso punto. Il Presidente Rollandin si ricorderà che in una discussione durante un confronto mi aveva detto che voi eravate talmente forti da riuscire ad andare avanti in un altro modo da soli; era un pourparler. In effetti eravate talmente forti che oggi siamo di nuovo qua a discutere di allargamenti e di dimissioni di tutta la Presidenza.
Ringraziamo il Presidente Viérin che ci ha permesso di trattare questi punti in modo separato, perché vorremmo come gruppo ALPE insistere proprio sul ruolo istituzionale che ha la Presidenza del Consiglio. Lo abbiamo sempre ricordato: è soprattutto un ruolo di garante per tutti i consiglieri regionali e quindi per tutta la comunità valdostana, perché ciascuno dei consiglieri regionali rappresenta una parte di popolazione e di comunità. Vorremmo questa garanzia, perché il ruolo di Presidente del Consiglio è molto diverso da una funzione operativa, e a volte è anche di posizioni e di scelte.
Voi ci dite che la prima scelta è di continuità. Beh, noi invece avremmo voluto proprio una discontinuità con quello che c'è stato soprattutto con gli ultimi Presidenti: le scelte non sono state programmatiche, non sono state condivise con tutta l'Assemblea e quindi con tutta la comunità valdostana; sono state scelte che non hanno rispettato la mission - lo ripeto e lo sottolineiamo - che ha un Presidente del Consiglio. Si parla e si dice solo a parole, ma poi i discorsi non vengono rispettati. Avremmo gradito e voluto - l'abbiamo richiesto più volte - degli impegni precisi da parte del Presidente e invece ci siamo resi conto che probabilmente ci sono stati degli accordi preliminari. Sì, perché una delle cose che bisogna sottolineare è che spesso il dibattito arriva in aula alla fine di tantissimi accordi preliminari in sedi più o meno segrete. L'ho ripetuto molte volte anche ai cittadini che mi chiedono spiegazioni, perché non capiscono che cosa sta succedendo ed è certamente difficile capire perché questo percorso arriva alla fine di accordi in stanze diverse dall'Assemblea consiliare.
Noi avremmo voluto impegni precisi: magari nel programma del prossimo Presidente Viérin ci saranno degli impegni molto più precisi riguardo all'altra volta. Temiamo che siano invece la stessa minestrina, ma noi fino a prova contraria non perdiamo la speranza. Qualcuno parla di choix réels: sì, certo, bisogna farli! Abbiamo detto che chiediamo maggiore trasparenza, anche nello svolgimento quotidiano dell'azione del Presidente del Consiglio. Il Presidente Viérin era presente alle séances de l'Assemblée Parlementaire de la Francophonie: questo aspetto della maggiore trasparenza delle assemblee parlamentari o consiliari è stato evidenziato più volte. Presidente Viérin, noi vorremmo sentire questo: maggiore trasparenza. Questa richiesta l'hanno declinata i colleghi Ferrero e Rosset. Invece noi oggi vediamo sempre lo stesso copione e, Presidente Viérin, temiamo - non glielo diciamo da un punto di vista personale o umano - che quello che oggi si vedrà sarà di nuovo l'ennesimo teatrino, il medesimo copione e lo stesso percorso di spartizione di poltrone; anche la Presidenza del Consiglio è finita nel calderone della divisione delle poltrone.
Al di là di tutte le parole, noi oggi vorremmo sentire un impegno preciso, ad esempio riguardo al ruolo ispettivo che hanno i consiglieri regionali. Spesso il collega Guichardaz ripete: noi nel nostro ruolo ispettivo svolgiamo il nostro compito. Noi vorremmo poter svolgere questo ruolo ispettivo fino in fondo. Vorremmo che il Presidente svolga il suo ruolo da garante.
Vorremmo che si affronti fino in fondo il discorso della riduzione dei costi della politica o della democrazia, chiamiamoli pure come vogliamo. Siamo tutti d'accordo che alcune riduzioni e alcune razionalizzazioni possono essere fatte e però bisogna farle in un modo chiaro, con un percorso chiarissimo anche per i cittadini. Noi ci auguriamo, Presidente Viérin, che lei su questo prenda degli impegni chiarissimi.
Quando avevamo presentato la candidatura della collega Morelli come Presidente del Consiglio, il nostro programma era chiaro e credo che sia ancora assolutamente attuale, perché non è cambiato nulla. Finora siamo stati praticamente in una situazione di limbo, quindi tutto il programma di allora è ancora valido. Ricordo, a titolo esemplificativo, che avevamo parlato di riduzione anche dei posti di governo, cosa che - a meno di avere oggi delle sorprese - non crediamo che avverrà. Tante parole, tante cose che molti partiti e movimenti di maggioranza avevano scritto anche nei programmi elettorali, per cui anche i cittadini che hanno votato questi movimenti lo hanno fatto su cose che poi in effetti non sono mai state prese in considerazione. Sicuramente non è una questione personale, ma politica, Presidente Viérin. Noi vorremmo davvero dei segnali chiari, chiarissimi, sui contenuti e soprattutto vorremmo che si smettesse una volta per tutte di confondere il ruolo - diciamo: il posto - di Presidente del Consiglio con la spartizione dei vari posti da distribuire per poter tenere in piedi una maggioranza che forte non è e che, anzi, è sempre più debole, sempre più superficiale e direi anche con grandi grandi faiblesses. Merci.
Presidente - Grazie. La parola al collega Borrello.
Borrello (SA) - Grazie Presidente. Colleghe e colleghi buongiorno.
Ci ritroviamo oggi a parlare della ricostituzione e della presa d'atto delle dimissioni dell'Ufficio di Presidenza, organo sicuramente importante dal punto di vista istituzionale, il più alto organo per quanto riguarda la rappresentatività istituzionale dell'assemblea regionale. Permettetemi di fare un minimo di riassunto: l'abbiamo fatto più volte perché - ahimè - più volte abbiamo dovuto trattare questo argomento iscritto all'ordine del giorno.
Il risultato della tornata elettorale del 2013 è stato inequivocabile, con degli equilibri precari che hanno portato a una rappresentazione del Consiglio di diciotto a diciassette. Si è capito sin dal primo giorno che c'erano delle difficoltà nella gestione di quest'aula, tant'è che più volte ci sono stati dei passaggi a vuoto per quanto riguarda la nomina della Presidenza del Consiglio: ricordo quanto è successo alla collega Emily Rini e il passaggio, non legato all'Ufficio di Presidenza, della richiesta di dimissioni di tutti gli assessori presenti all'interno dell'esecutivo. Questo a testimonianza delle difficoltà legate essenzialmente alla rappresentanza presente all'interno di questo Consiglio. Nel luglio del 2014 c'è stata una mozione presentata dai gruppi dell'opposizione, con un invito a dimettersi rivolto alla Presidenza del Consiglio. Questo invito e questa mozione sono stati accettati da quest'aula consiliare, ovviamente con l'apertura di una crisi che si è concretizzata ufficialmente nel gennaio del 2015, quando l'intero Ufficio di Presidenza - così come testimoniato dalle dichiarazioni fatte all'interno del Consiglio del gennaio 2015 - ha rassegnato le dimissioni, per dare la possibilità di favorire una definizione del quadro politico-amministrativo volto a dare maggiore stabilità e prospettive alla Valle d'Aosta. Da quel momento in poi sono iniziati tutta una serie di confronti tra le varie forze politiche, per cercare di venire a una soluzione che potesse dare delle prospettive migliori e maggiori par la Valle d'Aosta.
Io ci tengo, in questo mio passaggio all'interno della discussione generale, a ringraziare l'intero Ufficio di Presidenza, nella persona del Presidente uscente Marco Viérin, dei colleghi Vicepresidenti Follien e Rosset e dei colleghi Segretari Lanièce e Roscio. Al di là delle questioni di appartenenza politica, io penso che l'Ufficio di Presidenza abbia garantito con impegno e professionalità, nonostante vi sia stato un momento transitorio legato alle dimissioni, la gestione dell'aula e degli aspetti più di carattere amministrativo legati a quest'organismo. Un ringraziamento voluto e dovuto ai colleghi e rappresentanti all'interno dell'Ufficio di Presidenza, per la serietà con la quale hanno affrontato la loro attività lavorativa.
Nel merito dell'indicazione rispetto alla carica importante di Presidente del Consiglio, che noi abbiamo proposto dapprima all'interno della Conferenza dei Capigruppo, così come ha anticipato il collega Farcoz, noi crediamo che Marco Viérin sia una figura che può essere garante dell'attività di ogni singolo consigliere all'interno di quest'aula. Riteniamo che la continuità di percorso, rispetto all'azione che lui ha già prodotto in questi mesi, siano sinonimo di garanzia. Riteniamo che la sua esperienza all'interno del Consiglio regionale possa essere un elemento sicuramente favorevole, affinché si possano gestire le tematiche all'interno dell'aula consiliare.
Si dà atto che dalle ore 9,47 assume la presidenza il Vicepresidente Follien.
Follien (Presidente) - La parola al Consigliere Roscio.
Roscio (ALPE) - Grazie Presidente.
Volevo fare un breve intervento in questa fase dove si sta parlando della sostituzione e della nomina dell'Ufficio di Presidenza. Innanzitutto volevo ringraziare i colleghi per avermi dato l'opportunità di far parte dell'Ufficio di Presidenza, che io ritengo essere un onore, come rappresentante delle istituzioni valdostane. Come è stato ricordato dal collega Borrello che ha ripercorso un po' il cammino che ci ha portati ad arrivare fino a qui, l'Ufficio di Presidenza per intero a gennaio aveva dato le dimissioni, proprio per dare ancora più valore a questa istituzione. Forse il fatto che si arrivi oggi, in concomitanza con la formazione di una nuova maggioranza di governo, forse sminuisce un po' il valore istituzionale che ha l'Ufficio di Presidenza e addirittura il suo massimo rappresentante che è il Presidente, il quale dovrebbe essere il garante di tutta l'assemblea. Questo è già stato ricordato prima e brevemente vorrei solo rammentare che i temi che ancora adesso vengono sollevati, sono gli stessi che sono stati trattati durante il lavoro, direi quotidiano, proprio nell'Ufficio di Presidenza.
Con il collega Rosset, che è già intervenuto, credo che abbiamo avuto un ruolo nel sollecitare e stimolare gli altri colleghi per intraprendere certi cammini. Vorrei solo ricordare la nostra insistenza per trovare dei criteri che definissero bene quali iniziative dovessero essere sostenute e quali no, visto che il compito principale dell'Ufficio di Presidenza dovrebbe essere quello di promuovere le istituzioni del Consiglio regionale. Un lungo percorso è stato fatto per il contenimento dei costi della democrazia e le motivazioni per cui oggi ancora siamo qui a discuterne non sono da cercarsi nell'Ufficio di Presidenza, perché è la politica che non ha saputo trovare una sintesi sul tema. Proprio ieri, con il collega Rosset, abbiamo sollecitato ancora una volta l'intervento del Presidente per tutelare i consiglieri tutti, per poter svolgere bene il loro mandato, sulla questione che si protrae da tempo dell'accesso agli atti con l'articolo 116. Un percorso in Ufficio di Presidenza è stato iniziato, purtroppo non è ancora compiuto e noi speriamo che il prossimo Ufficio di Presidenza avrà la forza per riuscire a portare a compimento tutte queste questioni.
Abbiamo sentito la proposta di un candidato e sarebbe interessante sentire qual è l'impegno che l'altro candidato, cioè il Presidente uscente Marco Viérin, intende portare avanti su tali questioni, per poter ragionare concretamente nel merito di temi che non sono più rinviabili. Su questo vorrei fare un'ultima battuta: noi crediamo che il ruolo di tutti i consiglieri regionali debba essere valorizzato nella figura del Presidente del Consiglio, il quale dev'essere veramente il presidente di tutti. Su questo volevamo proprio sentire qualcosa da parte di chi si candida ad avere questo onore, perché spesso è successo - è stato già ricordato - che il ruolo del Consiglio regionale è stato messo un po' in ombra in certe occasioni, anche istituzionali, importanti.
Grazie: io concludo ringraziando veramente i colleghi per questo onore che mi è stato concesso. Grazie.
Presidente - Ci sono altri interventi? La parola al Consigliere Donzel.
Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.
Intanto mi pare opportuno ringraziare il Presidente e i componenti, i due Vicepresidenti e i consiglieri Segretari, che in questo lungo percorso anche difficile dal punto di vista umano, perché erano dimissionari, hanno continuato a svolgere, comunque, appieno e con correttezza le funzioni a loro deputate e in tal modo hanno permesso il regolare svolgimento di tutte le attività del Consiglio regionale.
Vorrei brevemente ripercorrere come siamo arrivati a questa difficile soluzione. Intanto, tutti siamo convinti dell'importanza della figura del Presidente del Consiglio e dell'autorevolezza che dovrebbe avere in quest'aula. Proprio per questo il Regolamento interno per il funzionamento del Consiglio è molto chiaro e non consente che una semplice risoluzione abbia un valore effettivo sulle dimissioni vere e proprie, ma svolge una funzione di indicazione. Si diede l'indicazione al Presidente del Consiglio di dimettersi, perché si voleva in qualche modo avere un maggiore chiarimento politico all'interno di quest'aula sul funzionamento dell'assemblea, dove dopo un anno di difficilissimi rapporti effettivamente era difficile lavorare. Oggi si parla molto della fase conclusiva e si accenna a tavoli segreti o ad accordi strani. Io non so se sono più buoni i tavoli a cui partecipavano i colleghi dell'ALPE un anno fa, a cui personalmente io avevo chiesto di poter partecipare, non io ma il Partito Democratico. Si diceva: andiamo insieme agli incontri con l'Union Valdôtaine; l'ALPE rispose: preferiamo andare a parlare da soli. Non penso che facessero trattative segrete, orribili o ingiustificate. È normale: ci si parla tra forze politiche e non è che ci sono tavoli buoni se c'è qualcuno, ma che diventano cattivi se ci sono altri. La politica è dialogo, discussione e confronto. Le dimissioni del Presidente Marco Viérin arrivano proprio a seguito di un tavolo di confronto tra consiglieri regionali, che invitano il Presidente a sbloccare la situazione per favorire una riflessione diversa all'interno del Consiglio regionale. Sono buoni i tavoli quando si portano a casa le dimissioni? Sono cattivi i tavoli che portano a casa una soluzione? Non lo so. Starà al giudizio di ognuno di noi dare queste valutazioni, però penso che quello del Presidente fosse un atto di responsabilità concordato fra le forze politiche per dire: proviamo a sbloccare questa soluzione. Peraltro, altri tavoli hanno deciso per esempio, a mia insaputa, che si dimettessero gli esponenti di tutto l'Ufficio di Presidenza, e io ho rispettato le scelte dei colleghi e le ho anche apprezzate, perché servivano proprio a sbloccare la situazione. Non per questo quei tavoli sono stati luoghi dove sono state trattate poltrone per uno o per l'altro. Erano tavoli dove si cercava di fare una politica che le persone sedute lì ritenevano fosse utile per portare a una soluzione.
Che dire? Dei giorni si implora che il Presidente non è sul palco, dei giorni si dice che questo Presidente non ha fatto nulla, è un disastro e non ci rappresenta. Come il clima, probabilmente anche la politica ha le sue evoluzioni da una parte e dall'altra. A me ha fatto molto piacere, in questi giorni, leggere l'elogio della figura del Presidente Marco Viérin, perché qui non è che certi giorni il Presidente è buono perché dice una cosa, mentre negli altri giorni diventa cattivo.
Io penso che su alcuni temi sia necessario fare chiarezza e vado subito al punto cruciale che è quello dell'accesso agli atti, il quale è stato sicuramente oggetto di grandi discussioni. È oggetto di una discussione molto approfondita, condotta dal Presidente della II Commissione La Torre che, nell'ambito della discussione di una legge sulle società partecipate, sta condividendo - mi ha fatto piacere che a quel tavolo sia presente di nuovo il Movimento Cinque Stelle - dei meccanismi particolari di riflessione su come garantire l'accesso agli atti, che il famoso articolo 116 garantisce già di per sé in modo assoluto, ma bisogna trovare le formule di una maggiore efficacia della sua applicazione. Teoricamente noi abbiamo già l'articolo massimamente garantista, ma ci sono dei problemi di applicazione e c'è un confronto in atto, non semplicistico, che non può ridursi al "se lo faccio io il Presidente del Consiglio domani mattina avrete tutti gli atti sul tavolo". Tex Willer qui non esiste e probabilmente dobbiamo scordarcelo. Possiamo immaginare che un Presidente del Consiglio possa apprezzare i contributi che stanno venendo fuori da quel tavolo di confronto sulla legge delle partecipate, e in qualche modo tutto il Consiglio possa mettere a frutto quel lavoro. Non diamo per scontati dei percorsi. Devo dire che tutte le forze politiche presenti a quel tavolo di lavoro - noi siamo dello stesso avviso - hanno ravvisato l'esigenza di avere la certezza dell'accesso agli atti e di trovare un modus vivendi che limiti la necessità, che pure rimane un diritto, di rivolgersi al TAR per avere una determinata documentazione. Quindi, sarei un po' più cauto nello scaricare questo tipo di problema tutto solo sulla Presidenza del Consiglio, proprio perché tutti insieme - spero non sia considerata anche quella Commissione un tavolo segreto dove si fanno strani accordi, ma sia un normale tavolo politico - si sta riflettendo su come addivenire a una soluzione concreta di quel problema.
Per quanto attiene invece al nostro appoggio alla figura del Presidente Marco Viérin, questo è determinato da un normale confronto fra forze politiche che hanno ritenuto di vedere nella sua figura una persona che ha dato una disponibilità molto difficile e che poche persone avrebbero dato, di mettere in campo delle dimissioni, quando ci si poteva trincerare dietro il fatto che non si può far dimettere in quattro e quattr'otto un Presidente del Consiglio, perché altrimenti si crea un precedente secondo cui qui nessuno è più garante dell'aula. Figuratevi un Presidente del Consiglio di minoranza che diventa ostaggio di una maggioranza che tutti i giorni lo ricatta se si può dimettere. C'è anche il risvolto opposto di questo lato della medaglia. Ecco perché l'elezione dev'essere condivisa con un certo numero di persone e perché devono esserci dei meccanismi di garanzia. Faccio un esempio: alla Camera la maggioranza ha nominato un Presidente, dopodiché il movimento a cui appartiene è passato alla minoranza, ma il Presidente della Camera non è cambiato. Queste sono forme di tutela e abbiamo visto già nella passata legislatura questo tipo di meccanismo. Bisogna stare molto cauti in queste battaglie che, giustamente - ci mancherebbe - si devono fare anche sulle figure apicali della presidenza, ma senza che questo porti allo sgangheramento totale delle istituzioni e del rispetto che tutti noi abbiamo riconosciuto verso le istituzioni. Da questo punto di vista ritengo che ci siano tutte le condizioni per confermare e, in questo caso, da parte nostra votare la proposta che viene avanzata.
Presidente - Grazie. La parola al Consigliere Bertin.
Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.
Sono passati esattamente sei mesi dalle dimissioni dell'intero Ufficio di Presidenza. Oggi finalmente la vacanza, diciamo così, dell'Ufficio di Presidenza dovrebbe concludersi. Sei mesi nei quali il Consiglio si è trovato in una situazione piuttosto assurda e imbarazzante. In questo lungo periodo il Consiglio regionale non ha avuto la pienezza delle sue funzioni, in quanto dimissionario l'Ufficio di Presidenza, l'organo che ne dovrebbe amministrare l'attività.
Non credo che esista una classifica per questa particolare situazione, vale a dire la durata delle dimissioni di un organo, ma se ne esistesse una di questo genere, credo che saremmo tra i primi, se non addirittura un record; fortunatamente per noi, non credo che esista una classifica del genere. A memoria mi ricordo - ma era un esecutivo - che uno dei record è stato il governo Di Rupo in Belgio, che per costituirsi e per sostituirsi ci aveva impiegato quasi un anno e mezzo; ma quello è stato un caso unico e si trattava di un esecutivo. Per quanto riguarda le assemblee credo che francamente, se non siamo vicini al record, poco ci manca.
Questo ritardo al di fuori di questo palazzo è risultato piuttosto incomprensibile, ma non solo all'esterno di questa sede istituzionale. Sarò forse un po' rigido, ma a mio avviso le dimissioni devono avere effetto immediato e non trascinarsi per sette mesi. Il risultato di questo trascinamento, l'effetto di questa situazione assurda ed imbarazzante è l'ennesima dimostrazione di incapacità della politica, di perdita di credibilità delle istituzioni e discredito per tutti. Fortunatamente, tra virgolette, bisogna dire che da un certo punto di vista queste dimissioni sono state un po' virtuali, nel senso che poi i lavori dell'Ufficio di Presidenza sono andati avanti comunque e, se andiamo a vedere, si è riunito all'incirca lo stesso numero di volte dei periodi non dimissionari e ha affrontato più o meno le stesse questioni che venivano affrontate quando era nella pienezza delle sue funzioni. Una cosa che da un certo punto di vista può essere positiva, ma che mette anche in evidenza quali sono poi i confini tra l'ordinaria e la straordinaria amministrazione e quali i confini tra un organo dimissionario e uno nella pienezza delle sue funzioni.
Sono state però, a parte le attività fatte in questo periodo, accantonate molte cose che dovrebbero essere riprese al più presto. Rimane ad esempio da affrontare la questione del contenimento dei costi della politica, che nonostante le risoluzioni approvate da questo Consiglio, non è ancora stata affrontata: va fatto e va fatto presto, una volta per tutte. Ci sono poi tutte le altre questioni che sono state già sottoposte all'attenzione di questa assemblea, in questa legislatura e nella passata, riguardanti la trasparenza e la pubblicità dei lavori delle Commissioni e in generale delle attività di questo Consiglio, aspetto riguardante il rapporto tra l'opinione pubblica, la cittadinanza e il Consiglio regionale.
Bisogna intervenire e rinnovarsi se si vuole avere un Consiglio moderno e al passo con i tempi. Un Consiglio che deve essere anche sobrio e, per quanto riguarda la sobrietà, io spero e mi auguro che il prossimo Ufficio di Presidenza decida in modo definitivo riguardo alla terza ipotetica sede del Consiglio regionale, quella che si vorrebbe acquistare nella palazzina ex ENEL, ora CVA, per trasferirvi l'Ufficio di Presidenza (la Presidenza, più che l'Ufficio di Presidenza). Un'operazione che complessivamente, tra i vecchi uffici e quelli nuovi, supera i 18 milioni di euro, qualcosa che di questi tempi non è più comprensibile ed accettabile. Bisogna limitare le attività, contenere i costi e io sono assolutamente contrario alle ipotesi che vedono il moltiplicarsi delle sedi del Consiglio regionale. Le attuali sedi, quelle di via Piave e del primo piano di Palazzo regionale, sono più che sufficienti. Mi auguro che si affronti questa questione e si chiuda una volta per tutte, rinunciando ad aggiungere sedi ad un Consiglio che non ha bisogno di questo per aumentare il suo prestigio, ma forse di comportamenti di responsabilità nell'azione amministrativa e politica.
Insomma, rimangono da fare tante cose e credo che da parte nostra, da parte mia, ci sia tutta la disponibilità, se verranno affrontate. Abbiamo bisogno di un Consiglio sobrio, che non sprechi risorse, che riprenda il centro della politica in Valle d'Aosta, che promuova attività di qualità e che cambi il rapporto con i cittadini. È qualcosa che bisogna fare e farlo in fretta: mi auguro che il prossimo Ufficio di Presidenza possa affrontare queste questioni. Grazie.
Presidente - Grazie. La parola al Presidente Marco Viérin.
Viérin M. (SA) - Merci.
Permettez-moi, avant tout, de remercier également les quatre collègues du Bureau de la Présidence, Follien, Rosset, Lanièce e Roscio pour le travail réalisé pendant cette période qui s'est révélée particulièrement difficile. Nous avons toujours travaillé avec l'objectif de rechercher un partage sur les choix et sur les thèmes à traiter. Je rappelle que plus que le 99 pourcent des décisions ont été prises à l'unanimité. Par ailleurs nous avons abordé thématiques que quand-même la collègue Morelli, candidat il y a quelques mois, avait aussi présentées à cette salle le 18 juin dernier. Questo è per dire che tutti insieme abbiamo cercato di portare avanti le questioni non solo che io avevo posto all'aula, ma anche quelle che aveva posto la collega Morelli e quindi la parte di questo Consiglio che lei rappresentava in quel momento e che l'aveva proposta per la carica di Presidente del Consiglio regionale.
Ricordo in breve, senza tediare nessuno, che si è proceduto alla razionalizzazione dei costi delle attività istituzionali e culturali, si è data una maggiore sobrietà alla finalizzazione delle iniziative del Consiglio, si è definita una programmazione annuale (almeno l'80 percento delle attività le abbiamo programmate, ne abbiamo parlato anche nelle ultime riunioni dell'Ufficio di Presidenza), si sono verificate le possibilità ed è stato già avviato un percorso d'azione per meglio garantire la diffusione televisiva, ma anche radiofonica del Consiglio, con riferimento alla trasmissione in diretta dei lavori dell'aula sul canale digitale terrestre. La RAI purtroppo ha evidenziato l'impossibilità di attivare un canale unicamente dedicato al dibattito politico e in particolare alle trasmissioni delle sedute consiliari. A tal riguardo l'Ufficio di Presidenza, sempre all'unanimità, ha richiesto a INVA, per evitare ritardi, di apportare quindi idonee migliorie alle problematiche di tipo tecnico, evidenziate soprattutto dal collega Rosset, come da indicazioni contenute nella risoluzione approvata dal Consiglio regionale del dicembre 2013. Si è altresì rimodulato in diminuzione l'impianto assegnato al bilancio del Consiglio regionale, per circa 990 mila euro: le spese variabili, ovvero quelle a carattere più discrezionale, come ripeteva il collega Ferrero, sono state portate al 9,78 percento della spesa totale del Consiglio, con una riduzione di circa il 39 percento. Si è altresì riorganizzato il personale, con l'accorpamento di funzioni e la soppressione di una struttura dirigenziale, risparmiando circa 100 mila euro annui, ed è stata inserita la figura da tempo richiesta di un istruttore amministrativo per l'ufficio legislativo, per l'analisi tecnico-finanziaria delle leggi, che è richiesta da tantissimi consiglieri.
Certamente restano ancora da verificare alcune questioni, che sono state anche snocciolate da chi mi ha preceduto. La riduzione dei costi della democrazia: l'Ufficio di Presidenza sin da subito ha provveduto a trattare l'argomento in più riunioni, ha predisposto un dossier, come è stato ricordato dal collega Ferrero, che a fine gennaio è stato inviato ai Capigruppo, al fine di avviare un confronto. La Conferenza dei Capigruppo ha concordato di disporre di ulteriori dati, quindi questo è un dossier aperto e anch'io ritengo che comunque la proposta che l'Ufficio di Presidenza andrà a fare vada fatta nei tempi brevi.
Rimane poi l'annoso problema - lo chiamo così per farmi capire - dell'articolo 116, cioè quello sulla vigilanza. In questa occasione torno a ribadire la ferma volontà di questa Presidenza di essere vigile sul rispetto di tale articolo, che è sempre stato fatto rispettare coi mezzi di cui si dispone, come qualcuno ha ricordato poc'anzi. Qualora si verifichino ritardi o vengano posti dinieghi alle richieste di accesso, il Regolamento interno prevede che i consiglieri possano rivolgersi al Presidente del Consiglio, il quale richiede gli opportuni chiarimenti al Presidente della Regione e agli Assessori competenti. Si tratta, tuttavia, di una procedura di natura sollecitatoria, priva di incidenza coercitiva sul soggetto chiamato ad adempiere. Non mi dilungo in questo, perché stiamo recuperando anche tutta la giurisprudenza, proprio per cercare di migliorare la situazione. Molti aspetti del diritto di accesso, infatti, sono controversi e oggetto di numerose procedure giurisprudenziali. Si dovrà, quindi, lavorare per migliorare l'efficacia dell'articolo 116.
Voglio dire all'aula che posso qui assicurare una collaborazione e un confronto leale con tutti i consiglieri e i relativi gruppi. Credo che tutti possano dire che in questi mesi, sia prima delle dimissioni del sottoscritto e dell'intero Ufficio di Presidenza, sia dopo, la nostra porta, e parlo di tutto l'Ufficio di Presidenza, sia sempre stata aperta per qualsiasi suggestione, consiglio e confronto. Mi impegno anche con i relativi gruppi a raccogliere suggestioni e consigli per migliorare l'attività sia politica che istituzionale che ci è assegnata. È un ruolo importante, certamente molto delicato, che voglio, se eletto, interpretare con l'aiuto di tutti voi e in primis con l'Ufficio di Presidenza, per operare al meglio nell'interesse dell'intero Consiglio regionale. Grazie.
Presidente - Grazie. La parola al Consigliere Viérin Laurent.
Viérin L. (UVP) - Merci Monsieur le Président.
Nous avons écouté avec attention les interventions des différents groupes et nous prenons acte qu'après une année - il y a un an le Conseil avait approuvé une résolution qui demandait les démissions du Président du Conseil - finalement on arrive dans cette salle à nommer un nouveau Président, ou mieux à nommer le même Président. Diciamo questo perché è chiaro che anche a seguito delle dimissioni - qualcuno l'ha ricordato - l'Ufficio di Presidenza e il Presidente hanno continuato a lavorare, semplicemente perché non c'è stata la presa d'atto delle dimissioni, che avviene solo oggi. Come è avvenuto tante volte in quest'aula, quando il Consiglio ha votato certe decisioni, queste non sono poi state rispettate: in certi mesi c'è stato un regime di prorogatio, poi da gennaio - qualcuno l'ha ricordato - sono arrivate delle dimissioni perché c'erano dei tavoli aperti, ma nulla cambia alla sostanza della questione. Lo ha ricordato per l'UVP all'inizio di questa discussione il collega Vicepresidente Rosset e lo ribadiamo adesso: la nostra posizione non è mai cambiata. Passano gli anni e uno dice che ci sono delle evoluzioni, ma certamente fa strano che sul tema della Presidenza del Consiglio, che ha aperto questa legislatura con una richiesta forte da parte delle opposizioni tutte di una condivisione su questa figura, si arrivi oggi, invece, alla votazione non tanto della persona e dei contenuti che il Presidente Viérin adesso ha illustrato e sui quali in parte si può anche essere d'accordo, ma si arriva all'elezione di un Presidente del Consiglio che rientra nella logica, che era giustamente sostenuta dalla maggioranza, delle caselle e della spartizione dei rispettivi posti per coordinare e comporre una maggioranza.
Non dimentichiamo che dopo questo punto ne discuteremo un altro e i due sono collegati, tant'è che ieri nella Conferenza dei Capigruppo è stato discusso: si fa un punto unico o si fanno due punti? Vorrei ricordare, con tutto il rispetto per chi ha deciso di cambiare posizione, che i due punti sono collegati ed è stato questo uno dei motivi che ci ha fatto abbandonare i tavoli che si sono aperti in questi mesi, proprio perché noi riteniamo, ritenevamo e continueremo a ritenere che la Presidenza del Consiglio non deve essere considerata come un discorso spartitorio con il governo - questo l'abbiamo detto dall'inizio della legislatura - ma debba essere un ruolo da discutere in modo condiviso; magari anche appartenente alla maggioranza, non abbiamo detto che deve essere per forza dell'opposizione, ma che non rientrasse in una logica spartitoria.
Fa strano! È stato interessante in questi giorni - credo che tanti consiglieri lo abbiano fatto -andare a rileggersi tutti i dibattiti consiliari di questa legislatura dal 2013. Ciascun Consigliere ha un bel dossier ed è un po' come per i vini: abbiamo un Donzel 2013, un Guichardaz 2014, un Bertschy 2015. È chiaro che, un po' come per i vini - il collega Grosjean sicuramente è più esperto di me -, ogni anno il bouquet cambia, quindi un Bertschy 2015 non è magari il Bertschy 2013! È stato interessante notare i faldoni che si riducono con il passare degli anni: soprattutto per qualcuno il 2015 è stato molto ridotto e quasi non ci sono state più iniziative.
Noi vorremmo semplicemente capire che cosa è cambiato. Condividiamo che ci sono state delle stagioni di dialogo e oggi qualcuno è quasi pronto a sostenere che portano ad un Presidente condiviso. Noi crediamo invece che questo Presidente - ne siamo sicuri, anche perché abbiamo letto i giornali - fa parte di accordi politici non tanto sui contenuti, ma sul riempimento delle caselle, collega Donzel! Quando nel 2013 veniamo in quest'aula e il collega Guichardaz dice: "il Presidente del Consiglio deve essere una sorta di contrappeso istituzionale" e nel 2014 "questa elezione come al solito la riducete a pastetta, cioè la riducete alla suddivisione, alla spartizione delle poltrone secondo delle quote e secondo delle considerazioni che tutto hanno fuorché considerazioni mirate al bene pubblico e al bene comune"; quando lei, collega Donzel, nel 2013 dice: "siamo arrivati ad una situazione in cui non possiamo accogliere una proposta della maggioranza che risponda unicamente alla logica spartitoria delle poltrone, un puzzle composto per dare equilibrio all'interno dei rapporti della Stella Alpine e Union Valdôtaine". Noi diciamo che la maggioranza lo sosteneva già questo patto e voi l'avevate contestato: oggi prendiamo semplicemente atto che rientrate anche voi nel puzzle! Va benissimo, però che non si venga qui a giustificare l'ingiustificabile! Questa presidenza, al di là dei contenuti - lo ripetiamo - fa parte di una ricomposizione della maggioranza: che si abbia almeno il coraggio di dirlo! Noi per onestà intellettuale diciamo che, come nel 2013 e nel 2014 all'atto dell'elezione del Presidente Marco Viérin abbiamo ritenuto che non fosse una elezione condivisa, intesa come una logica diversa, ma che rientrasse nel sistema delle poltrone, così oggi prendiamo atto che è la stessa e medesima cosa! Questo cambiamento che viene paventato o comunque veicolato attraverso dei mutamenti politici, su questo punto non c'è. Vedremo sugli altri punti, ci sarà l'illustrazione di un programma, vedremo come questo si evolverà e ne parleremo, ma prendiamo atto che intanto sull'elezione del Presidente del Consiglio purtroppo tutte le battaglie fatte in questi due anni non hanno prodotto nessun effetto, per quanto riguarda le forze di opposizione. Anzi, hanno sortito l'effetto che una forza di opposizione condivide con la forza di maggioranza ciò che fino a due anni fa non condivideva, cioè che il Presidente del Consiglio è una casella, mentre invece, soprattutto in questa legislatura dove gli equilibri erano precari, noi avevamo cercato di rivendicarla in un modo diverso.
Noi capiamo che è già stato difficile far quadrare il cerchio con delle dimissioni che sono arrivate all'interno del governo e comprendiamo che gli equilibri hanno portato a questa riproposizione. Prendiamo atto dell'apertura del Presidente Marco Viérin, che è importante perché, come lei ha ricordato, certi temi che avevamo sintetizzato in una candidatura della Consigliera Morelli, noi li ritroviamo nel suo intervento. Seguiremo con attenzione i prossimi mesi, perché abbiamo sempre detto che la nostra candidatura Morelli incarnava certi contenuti e soprattutto un metodo che era stato seguito e che noi non avevamo condiviso. Il metodo è cambiato leggermente, nel senso che c'è stato un incontro nella Conferenza dei Capigruppo, ma forse è stato un po' tardivo e soprattutto è arrivato a seguito della quadratura del cerchio nel suo insieme.
Noi rispettiamo ciò che è stato fatto, anche se non lo condividiamo, perché riteniamo che questo organo istituzionale debba ritornare ad essere super partes, come è stato ribadito da tanti colleghi dell'opposizione, quando si è parlato di presidente condiviso o di un contrappeso istituzionale. In certi interventi i colleghi condannavano il fatto che la presidenza era diventata il nono assessorato. Difatti oggi è di nuovo un nono assessorato! Ma che cosa è cambiato? Spiegateci che cosa è cambiato: niente! È un nono assessorato e la persona tra l'altro è la stessa, con tutto il rispetto per il cambiamento e per tutto ciò che è stato detto sulla primazia del Consiglio sull'esecutivo.
La questione dei costi della politica. Qualcuno ricordava, sempre in questi interventi che è stato interessante leggere, che era stata presentata anche la riduzione dei costi della politica e chiesta l'abolizione degli emolumenti per i Presidenti delle Commissioni. Beh, anche le opposizioni in questa legislatura hanno presentato un ordine del giorno molto preciso sulla riduzione degli emolumenti del Presidente del Consiglio, equiparandolo agli assessori, e sull'abolizione del gettone per i Presidenti delle Commissioni. Allora questo cambiamento, che qualcuno oggi porta nella condivisione di questa nuova presidenza, dove è finito? Ci sarà questo?
Al Presidente, ex Presidente e probabilmente futuro Presidente Marco Viérin chiediamo: rispetto alla sua presidenza un po' travagliata di questo anno, rispetto a tutto ciò che i colleghi in questi due anni e soprattutto in questi ultimi mesi avevano chiesto in merito a certi contenuti, noi chiediamo se questi arriveranno, se questi faranno parte di quel cambiamento che qualcuno riuscirà o proverà a portare all'interno di questa istituzione. Diciamo questo perché ci dispiace che non si sia giunti ad una presidenza diversa, non per la persona, ma per la modalità e che non si sia riusciti a non far rientrare questa nomina all'interno di tutto un accordo complessivo, che non riguarda le forze di opposizione - almeno, non riguarda una parte delle forze di opposizione - ma che riguarderà qualcun altro. Rispetto al passato, non è nulla di diverso: avete di nuovo considerato la presidenza come un nono assessorato e questo è ciò che noi avevamo contestato nel 2013, nel 2014 e che contestiamo anche oggi.
Presidente - Grazie. La parola al Consigliere Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente.
La collega Certan e i colleghi Roscio e Bertin hanno ben evidenziato la posizione del nostro gruppo, ma volevo intervenire a seguito dell'intervento che il collega Marco Viérin ha fatto poc'anzi.
Ci dispiace molto perché oggi per l'ennesima volta dobbiamo obtorto collo prendere atto: stesso copione del luglio 2013, uguale e identico copione nel giugno 2014 e oggi praticamente il film è lo stesso. Ci dispiace sinceramente, perché noi ieri abbiamo chiesto e ottenuto - su questo lato ringraziamo il collega Viérin - l'opportunità e la possibilità di distinguere e scollegare i due interventi, quello sull'elezione del Presidente del Consiglio e di tutto l'Ufficio di Presidenza, dalla parte più politica che è legata all'allargamento della maggioranza. Abbiamo voluto distinguere, sapendo che le due opzioni sono ben collegate per diversi motivi.
Il primo: riteniamo che la figura della Presidenza del Consiglio mai come in questo momento debba essere su un altro crinale rispetto al governo regionale. Cosa contestiamo e cosa proponiamo? Contestiamo innanzitutto, come è stato detto da diversi colleghi oggi, che per l'ennesima volta è stato confezionato un pacchetto, che comunque doveva tener conto di equilibri, cadreghe, posizioni e ambizioni personali per chiudere il cerchio dell'allargamento della maggioranza. Quindi il primo motivo è sul metodo di lavoro e contestiamo il fatto che per l'ennesima volta sia stata comunque merce di scambio la più alta carica istituzionale di garante, che è quella della Presidenza del Consiglio regionale.
In seconda battuta, cosa critichiamo? Contestiamo, sempre dal punto di vista metodologico, anche se qualcosa è cambiato rispetto agli altri due incontri nel 2013 e nel 2014, il fatto di non aver voluto entrare in queste settimane nel merito di quali potevano essere gli accorgimenti e i contenuti da poter dettagliare e soprattutto modificare subito. Nell'intervento del collega Viérin ho comunque apprezzato certi passaggi. Sicuramente, rispetto a prima, la sobrietà del Consiglio regionale, obtorto collo anche su questo: l'ha deciso il Consiglio regionale, l'abbiamo deciso nell'ultima finanziaria. In secondo luogo - diamo a Cesare quello che è di Cesare - un po' di programmazione rispetto al passato.
Quello che però contestiamo e proponiamo su una strada alternativa, collega Viérin, è che indubbiamente noi consiglieri di opposizione e di minoranza, in questo momento ci sentiamo non tutelati e non garantiti. Lei prima citava l'articolo 116 e non so se devo chiedere il permesso a qualcuno per parlarne in quest'aula, per avere la possibilità di dare gambe e corso al nostro ruolo di eletti. Ma mi sembra che non sia un problema di applicazione, collega Viérin! È un problema di volontà e di non sudditanza nei confronti della Presidenza della Regione, di un governo comunque presente, pesante e di un Presidente della Regione che non ci dà la possibilità di avere le informazioni, per poter adempiere al nostro ruolo non di nominati, ma di eletti; una grande differenza, dal punto di vista del nostro gruppo di ALPE. Non cerchiamo degli alibi, cari colleghi, o delle millanterie: nulla c'entra la questione delle società partecipate, in questo caso. Bisognerebbe solo applicare l'articolo 116, che è scritto e confezionato molto bene. A domanda, qualcuno deve rispondere. Se qualcuno non risponde, noi gradiremmo che il Presidente del Consiglio facesse valere tutti i nostri diritti, per poter tranquillamente dare corso e gambe al nostro mandato di eletti, che i cittadini valdostani ci hanno dato qualche anno fa.
Termino dicendo, con parecchio rammarico, che per l'ennesima volta lei ha citato i punti della collega Morelli, presentati un anno fa: sono gli stessi. Peccato però che sui due principali, cioè la possibilità di adempiere al nostro ruolo e avere le informazioni per poter fare politica, per poter verificare e per poter proporre e il secondo, che dal nostro punto di vista è importante - collega Viérin, in questi mesi, ahimè, su questo punto la Presidenza del Consiglio è stata molto carente - è che in questo Consiglio qualcuno deve far rispettare gli atti approvati in quest'aula. Parliamo di diverse volte, in questi mesi e in questi due anni, di atti che sono di indirizzo e che sono comunque di natura politica; non entriamo nel campo dell'atto amministrativo, ma rimaniamo sull'atto di natura politica. Noi avremmo gradito un Presidente del Consiglio più performante, solo per dare gambe e corso a quello che è stato deciso da questa assemblea all'interno di quest'aula, cioè gli atti approvati da questo Consiglio. Dal nostro punto di vista, lei avrebbe dovuto far rispettare in tutti i casi.
Ripetiamo che contestiamo prima la parte metodologica, come vi abbiamo detto, perché comunque questa è una chiusura del cerchio per poter far quadrare i conti di un nuovo allargamento, che discuteremo successivamente in un altro punto. Ma la parte che ci tocca di più come consiglieri è che su delle cose importanti non abbiamo avuto la tutela e quella garanzia per poter affrontare serenamente il nostro mandato. Non è possibile che per poter avere delle semplici informazioni si debba continuamente, tra i vari gruppi, presentare iniziative, contro iniziative, mozioni e non solo, andare in Commissione e alla fine comunque la chiusura del cerchio non c'è. Guardando anche gli altri Consigli regionali italiani, mi sembra che la giurisprudenza, non solo quella dell'eletto, vada proprio nella direzione che la situazione dal punto di vista pubblico debba essere un libro aperto, quindi una casa di vetro in modo che i consiglieri possano e debbano avere tutte le informazioni per poter adempiere al proprio mandato. Grazie.