Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 903 del 9 dicembre 2014 - Resoconto

OGGETTO N. 903/XIV - Illustrazione del disegno di legge n. 43 (Legge finanziaria per gli anni 2015/2017) e del disegno di legge n. 44 (Bilancio di previsione per il triennio 2015/2017).

Presidente - Sono state distribuite le relazioni del collega La Torre e dell'Assessore al bilancio. La parola al collega La Torre.

La Torre (UV) - Signor Presidente, Colleghi.

In qualità di relatore presento all'aula il disegno di legge n. 43 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione autonoma Valle d'Aosta (Legge finanziaria per gli anni 2015/2017). Modificazioni di leggi regionali" e il disegno di legge n. 44 "Bilancio di previsione della Regione autonoma Valle d'Aosta per il triennio 2015/2017". Come è mia consuetudine e come d'altronde molti di voi si aspettano, centrerò parte della mia relazione al bilancio su riflessioni di carattere politico che, senza alcuna presunzione di primogenitura, presento solo come spunti utili a svolgere un confronto sereno ed aperto in aula, per la ricerca di nuove modalità di interazione e integrazione tra la politica, i cittadini e le parti sociali in un momento di grandi difficoltà e cambiamenti epocali avvertiti da tutti.

Per svolgere queste riflessioni occorre una premessa d'insieme possibilmente condivisa, che prenda atto della crisi d'identità della politica italiana a tutti i livelli, delegittimata dall'opinione pubblica ma anche da fattori endogeni come l'incapacità di decidere, le continue polemiche e divisioni, il conflitto costante tra poteri dello Stato e comportamenti deviati di alcuni protagonisti. Credo che sarete d'accordo con me nel riconoscere che tutto questo accade in Italia proprio nel momento in cui il nostro Paese avrebbe più bisogno di una classe politica legittimata, forte e credibile per affrontare con urgenza e determinazione i problemi reali, di una situazione economica e sociale che non si può più sbrigativamente definire come una crisi, ma che va riconosciuta per quello che realmente si palesa e cioè una fase di decrescita nel cambiamento di un macrosistema economico.

La domanda che pongo è: come può una classe politica, che viene percepita nell'immaginario collettivo come inutile e dannosa agli interessi del Paese, rilanciare e guardare in modo sereno e concreto a un progetto di sviluppo dell'Italia? Lasciando inalterati questi presupposti negativi, qualunque progetto, per quanto valido, sarà sempre bollato di inadeguatezza e insufficienza cronica, all'insegna della confusione più totale, dove tutti hanno ragione e tutti hanno torto. Senza nessun cambiamento dell'atteggiamento politico i sacrifici collettivi, ormai indiscutibilmente necessari per raggiungere obiettivi strategici di sistema, non saranno mai riconosciuti e accettati dall'opinione pubblica, neanche quelli introdotti dai bilanci regionali che vivono le medesime difficoltà del Paese. La questione, perciò, fatta questa premessa, è che la costruzione di un bilancio, riconoscibile come valido dalla collettività, passa dal ridare credibilità ai processi decisionali politico-amministrativi che governano la Pubblica amministrazione e contribuiscono alla formazione del bilancio come progetto di una comunità e non mero strumento contabile.

La risposta perciò alla domanda di come si può cambiare un atteggiamento politico ci viene suggerita dalla stessa Costituzione italiana che prevede che le decisioni che riguardano il bene pubblico, prese dalle istituzioni e quindi anche dalla politica, debbono essere socialmente condivise. Nella nuova visione, perciò, le decisioni politiche, soprattutto quelle del bilancio, vanno considerate rispetto alla loro capacità di inclusione della collettività; i cittadini non possono essere considerati sudditi. Solo così si può costruire un nuovo valore di riconoscimento, da parte della società civile, di un'azione politico-amministrativa, al di là delle scelte stesse, anche di quelle difficili. Se questa azione non viene posta in essere, qualunque proposta amministrativa, buona o cattiva che sia, sarà criticata, ritenuta insufficiente o di parte e comunque non accettata dall'opinione pubblica generale, specialmente se si tratta di sacrifici, generando un ulteriore scollamento tra chi amministra e la collettività stessa, come appare ormai palese dal risultato di astensionismo che ha sfiorato il 70 percento alle recenti elezioni regionali.

Occorre che la politica cambi metodi nella sostanza e nella forma. Un paese governato da un orientamento politico di centrosinistra, in cui lo stesso partito del leader si divide e si osteggia, in cui i sindacati dei lavoratori si schierano all'opposizione contestando le scelte del Governo, in cui il centrodestra è frantumato tra maggioranza ed opposizione senza alcun progetto comune, un Paese dominato dalle scelte europee che subisce l'immigrazione di massa e che continua a vessare i cittadini aumentando le tasse dirette e indirette senza nessun riequilibrio del sistema, è un Paese che se non cambia non farà molta strada. In questo nuvoloso contesto le Regioni italiane si accingono a discutere e definire le leggi finanziarie e i bilanci di previsione 2015/2017.

Passando ora dal quadro generale al contesto del nostro bilancio, come relatore e come uomo politico mi sento di fare alcune affermazioni, indicando a mio avviso le priorità su cui lavorare. La prima: difendere la nostra autonomia speciale e la potestà legislativa deve diventare il primo obiettivo di ogni nostra azione politica, amministrativa e finanziaria. Su questo obiettivo si deve cercare la massima coesione politica nel nostro Consiglio regionale. La seconda: occorre sostenere e rafforzare il lavoro svolto dalle segreterie dei movimenti politici, per dare in tempi brevi maggior solidità e credibilità alla maggioranza di governo regionale nei numeri e nel progetto di prospettiva. La terza: pur essendo scesi sotto la soglia psicologica del miliardo del saldo di bilancio, occorre rileggere con una visione ottimistica le nostre potenzialità, riconoscendo che un miliardo di risorse contengono ancora grandi energie per rilanciare la nostra regione e garantire il benessere della nostra collettività.

La prima priorità, la difesa dell'autonomia, è un argomento conosciuto a tutti voi e già da me ampiamente trattato nella relazione al bilancio dell'anno scorso: non intendo perciò dilungarmi su di esso, lasciando al dibattito politico gli approfondimenti che riterrete necessari. Sottolineo solo il fatto che occorre urgentemente ridefinire con lo Stato italiano un rapporto di reciproco rispetto politico basato sul principio dell'intesa e, se non ascoltati - qui esprimo una mia valutazione personale - dobbiamo essere pronti a fare anche manifestazioni di piazza sostenute da gesti pacifici, ma significativi.

La seconda affermazione deriva dalla lettura degli eventi politici che hanno caratterizzato il Consiglio regionale in quest'ultima legislatura. A mio avviso appare evidente che non si è analizzato correttamente il messaggio che gli elettori valdostani hanno espresso alle ultime elezioni regionali. Cioè che, escludendo dalla rappresentanza del Consiglio regionale i più importanti partiti nazionali, Forza Italia, Lega, NCD, eccetera, fatto salvo il Partito Democratico che si consolida a livello nazionale alla guida del Paese e con cui in Valle d'Aosta occorre aprire un confronto approfondito sul suo possibile ruolo cerniera tra Stato e Regione, i valdostani hanno votato e scelto in gran massa l'area delle forze regionaliste autonomiste, al di là delle divisioni sul progetto di governo che hanno caratterizzato la fase preelettorale e postelettorale, indicando con il voto ai decisori politici eletti la volontà popolare di mettere al primo posto i movimenti politici regionalisti e la difesa dei valori autonomisti che hanno sempre garantito il benessere della nostra Regione negli ultimi decenni.

Colleghi, solo con un reciproco riconoscimento dei ruoli di minoranza e di maggioranza e individuando, con un serio ed approfondito confronto, un progetto condiviso per la collettività, che si trasformi in un percorso amministrativo sui grandi temi, si riuscirà a ricostruire in tempi brevi le fondamenta per una seconda autonomia, forte e coesa, non limitata nelle sue prerogative, ma riconosciuta e rispettata dallo Stato, abbandonando concetti superati di indipendentismo, ma capace nella sua autodeterminazione di rilanciare a tutti i livelli la nostra Regione e gettare le basi per un patto federativo tra le forze autonomiste che si candidi a governare la Valle d'Aosta per i prossimi dieci anni e più. Considero, perciò, segnali positivi in questa direzione l'accordo raggiunto sull'importante tema della legge regionale sugli Enti locali, così come la volontà condivisa di presentare una legge sulla trasparenza e la gestione delle società partecipate, così come l'utilizzo di gruppi di lavoro denominati task force su temi delicati come il Casinò, l'ambiente e la sanità. Per un'azione amministrativa credibile a sostegno del rilancio del sistema Valle d'Aosta occorre il supporto di un nuovo progetto politico che, federando le differenti energie e storie autonomiste, costruisca un percorso aperto, condiviso e riconoscibile dalla nostra comunità, per la difesa dei legittimi interessi dei valdostani; insomma, un nuovo progetto politico.

La terza affermazione prevede in premessa un'ulteriore domanda: questo bilancio ha i requisiti di un progetto di una comunità o è solo un mero strumento contabile? La risposta è pesantemente e oggettivamente condizionata dalla realtà dei fatti: oggi al nostro bilancio è impedito di essere un progetto per il futuro di una comunità. Infatti, quali concetti di programmazione seria, quali opportunità di sviluppo sociale e di crescita economica, quale continuità amministrativa possiamo garantire al nostro bilancio e ai valdostani per il futuro, senza un'intesa definitiva con lo Stato? Venendo sempre meno agli impegni assunti con la Valle d'Aosta - e vi ricordo il federalismo fiscale - lo Stato continua ad emanare nuove manovre finanziarie e patti di stabilità sulla base di parametri iniqui per la Valle d'Aosta, fortemente coercitivi e generanti incertezze nei confronti delle nostre scelte amministrative. Quali saranno gli effetti perversi che il perdurare della decrescita economica e i continui attacchi alla nostra autonomia finanziaria produrranno sul sistema della Valle d'Aosta? Occorre reagire. Il territorio e la cultura sono le nostre ricchezze e la difesa e il rilancio delle nostre naturali vocazioni (turismo, agricoltura, energia, artigianato, commercio) sono le risposte che i valdostani si aspettano da un progetto di una comunità che si deve concretizzare in un bilancio condiviso e riconosciuto dalla collettività, generato e sostenuto da processi decisionali politico-amministrativi comprensibili. Occorre rompere con il pessimismo diffuso, ribadendo la forza e le opportunità di una Regione, la nostra, che ha ancora energie e risorse da spendere e valorizzare per il futuro.

Il nostro bilancio, così condizionato, non ha ancora questi requisiti di prospettiva, è un bilancio difensivo e di transizione, soggetto, come abbiamo detto, a eventi esterni difficili da accettare e ancor di più da spiegare alla nostra gente. Un bilancio obbligatoriamente fatto di tagli, molti dei quali non condivisi neanche dalle forze politiche che lo devono sostenere. Un bilancio, perciò, di attesa e di riflessione che deve introdurre con forza il concetto che se c'è una decrescita e se dev'essere subita, questa deve avere almeno il pregio di essere ristrutturante. Sono in questo quadro che vanno valutate le utili indicazioni emerse nel corso delle audizioni della II Commissione da parte delle numerose parti sociali intervenute che evidenziano, oltre alle problematiche di cui abbiamo già parlato, l'importanza per il futuro di una progettualità condivisa tra le parti, con priorità e piani d'azione chiari e presentati per tempo. In particolare, le forze sindacali congiunte ribadiscono che ulteriori sacrifici sui capitoli di spesa essenziali, come istruzione, welfare e sanità, sono socialmente insostenibili alla luce anche di una crisi occupazionale senza precedenti.

L'associazione industriali evidenzia la fase di decrescita che ha colpito le imprese valdostane e la conseguente e difficile situazione a mantenere per esse una stabilità occupazionale e chiede un intervento sull'imposta dell'IRAP che elimini l'incremento minimo del 2,5 percento delle unità nette di lavoro, per avere il diritto alle riduzioni previste dalla legge. La Chambre e le associazioni di impresa danno comunque atto all'Amministrazione regionale che, pur nelle difficoltà di un bilancio che si riduce, sono state confermate per il settimo anno consecutivo le misure anticrisi a favore delle imprese e delle parti sociali più deboli, pur dichiarando la loro difficoltà a continuare ad operare nel contesto regionale.

Il bilancio 2015 è quindi un documento contabile di una Regione che resta nell'incertezza dell'attesa di chiarire con lo Stato le rispettive posizioni e acquisisce in forza di questo il ruolo di documento di riflessione, utile a far comprendere a tutti come sia arrivato il momento di sgomberare il campo di ipocrisie e reciproche accuse alimentate da interminabili analisi di "com'era bello e di chi è la colpa". È arrivato il momento di guardare al futuro, di ricominciare, di comunicare fiducia alla popolazione e di agire per costruire il nuovo sistema Valle d'Aosta, ancora forte nelle sue risorse e potenzialità, sostenendolo con un nuovo progetto politico.

Il bilancio 2015 è perciò un bilancio responsabile che non può risolvere oggi le problematiche di una fase di decrescita generalizzata a tutto il Paese, ma che non nasconde le difficoltà e le affronta nelle sue linee guida in modo serio, dando comunque risposte concrete alla collettività valdostana. Infatti, vengono garantite le risorse necessarie per l'adesione alla programmazione europea, consapevoli che su questo terreno si giocherà la grande sfida per il recupero di risorse su cui dovremo impegnarci con convinzione. Si prosegue nell'utilizzo dei fondi di rotazione per garantire lo stimolo allo sviluppo di nuovi investimenti. Si supporta il sostegno occupazionale nel settore forestale e delle opere stradali. Si garantisce il mantenimento degli investimenti già programmati. Si mantengono gli impegni a favore delle famiglie e delle categorie più deboli, anche se con rimodulazione dei requisiti per l'accesso. Si introduce il contenimento dei trasferimenti a fondazioni ed enti dipendenti dalla Regione. Si mantengono gli interventi anticrisi declinandoli: accesso al credito sociale, contributo alla locazione, sostegno all'emergenza abitativa.

Il bilancio 2015 subisce 47 milioni di contenimento di spesa generati dall'adesione al risanamento della spesa pubblica nazionale, più un incremento di 24 milioni rispetto al 2014 per contributo da versare allo Stato, per un totale accantonato di 220,8 milioni di euro costituiti da Salva Italia 2012, Decreto sviluppo e Decreto semplificazione 2012, spending review 2012, Legge di stabilità 2013, Federalismo fiscale 2010. Subisce un ulteriore incremento della spesa di 23 milioni, per effetto della regionalizzazione dei servizi ferroviari. Riduce le previsioni di entrate di circa 59 milioni rispetto al 2014, di cui 48 milioni circa dovuti all'imposta sostitutiva dell'IVA d'importazione, non più riconosciuta per effetto del federalismo fiscale. Un bilancio, però, che sceglie di non effettuare manovre sulle aliquote dei tributi regionali, per non gravare sulle disponibilità economiche delle famiglie e delle imprese. Un documento contabile che nella sua programmazione triennale presenta un pareggio di bilancio interamente ottenuto con risorse disponibili.

Complessivamente il valore della manovra finanziaria regionale è pari a circa 102 milioni di euro. Il saldo di bilancio per l'anno 2015 prevede un totale di spesa di circa 1 miliardo e 265 milioni di euro, contro 1 miliardo e 320 milioni dello scorso anno. La previsione di spesa disponibile per la Regione, ovvero le spese relative ai Titoli I e II, spese correnti e investimento senza considerare mutui e le partite di giro, sarà per il 2015 pari a 973,8 milioni contro il miliardo e 77 dello scorso anno.

In conclusione, colleghi, il bilancio 2015/2017 che oggi esaminiamo è prevalentemente un documento contabile, quindi non ancora il progetto di una comunità proiettata nel futuro, come noi vorremmo, ma rimane una transizione dignitosa verso una necessaria fase ristrutturante del sistema Valle d'Aosta, che deve partire dalla razionalizzazione dell'Amministrazione pubblica, Regioni e Comuni, rileggendo e riscrivendo le leggi di spesa, tagliando gli sprechi, anche quelli della politica, ottimizzando dove è possibile l'efficienza, eliminando la burocrazia, investendo sul territorio e sull'ambiente, che restano le radici orgogliose della nostra popolazione, sul turismo e sulla cultura, motori della nostra economia e sviluppo, affrontando con serietà i problemi della mobilità al Casinò, aprendosi all'esterno e valutando partnership ed investimenti, andando a cercare nell'Unione europea nuove risorse in sostituzione di quelle perse con lo Stato, così ottimizzando la funzione delle società partecipate ed i loro obiettivi. Solo così potremo tornare a essere quel progetto ricco di storia e cultura che ha garantito nel tempo crescita, serenità e benessere a tutti i valdostani di origine e di adozione, diventando addirittura modello di sviluppo e di esempio nell'arco alpino.

Concludo parafrasando le dichiarazioni dell'associazione industriali presentate al bilancio del 2014 che dicevano: "servono scelte immediate, forti e coraggiose. Senza queste scelte nei prossimi anni non cresceremo più. Abbiamo invece tutti l'obbligo di restituire un domani di prosperità ai valdostani e in particolare ai giovani che sono quelli che stanno subendo maggiormente gli effetti della crisi". Riflettete colleghi: è passato un altro anno, è arrivato il momento di fare queste scelte, di non giocare più in difesa, di guardare al futuro con serena determinazione, forti della nostra identità di valdostani.

Infine, un ringraziamento a tutti i colleghi della II Commissione permanente, per la loro disponibilità e ai dipendenti del Consiglio regionale che hanno collaborato con noi con grande professionalità. Grazie.

Presidente - Grazie collega La Torre. La parola all'Assessore Perron.

Perron (UV) - Merci Monsieur le Président.

Gentili colleghi, ci apprestiamo ad affrontare un percorso lungo che ci vedrà impegnati a confrontarci su due disegni di legge che riguardano la Legge finanziaria e il Bilancio di previsione della Regione Autonoma Valle d'Aosta per il triennio 2015-2017. Ringrazio sin da subito i dirigenti dell'Assessorato, il dottor Peter Bieler, la dottoressa Luigina Borney, il dottor Roberto Nuvolari e tutte le strutture dell'Assessorato, per il grande lavoro svolto e per la disponibilità nel preparare il documento che ci prepariamo a discutere. Ringrazio il Presidente della II Commissione, il collega La Torre, anche e soprattutto per la sua veste di relatore e per le parole appena pronunciate, e ringrazio tutti i componenti della II Commissione e i colleghi consiglieri che, pur non facendone parte, hanno comunque dato un contributo. Ringrazio il Consiglio permanente degli Enti Locali, il suo Presidente, le associazioni di categoria, i sindacati, la Confindustria, la Chambre, Finaosta, le Confidi che, nel corso delle audizioni con la Commissione e dei confronti avuti con il Governo, hanno portato alla nostra attenzione problematiche e critiche, dal nostro punto di vista non sempre condivisibili, ma certamente utili a ponderare le priorità e a qualificare l'importanza di questi disegni di legge. Un dibattito che giudico proficuo, tant'è che alcuni di questi contributi sono stati ripresi e hanno portato alla formulazione di emendamenti che vi saranno distribuiti. Allo stesso modo la fase di condivisione delle linee programmatiche del bilancio, che è stata prevista in II Commissione, in anticipo rispetto a quanto fatto in passato, ha permesso, a mio modo di vedere, di recepire alcune indicazioni, per la composizione del disegno di legge successivamente approvato dalla Giunta regionale.

Presentiamo oggi il bilancio con annessa legge finanziaria, in una situazione economicamente molto difficile, se non critica. Nel prosieguo, con questa relazione cercherò di esaminare senza ipocrisie questa condizione di crisi, ma anche con la necessaria attenzione volta a cogliere all'interno di questa situazione drammatica quelle condizioni che, a mio modo di vedere, possono essere oltre che delle sfide anche delle opportunità.

In primo luogo risulta evidente a tutti come il lungo periodo di crisi che ha investito l'Occidente a partire dal 2008, purtroppo persista ancora. Ritengo utile sottolineare, tuttavia, come in questi anni la crisi si sia sostanzialmente trasformata. I primi anni sono stati caratterizzati da una forte contrazione di liquidità sistemica, ed è forse proprio la caratteristica anzitutto finanziaria della crisi che ne ha ritardato la percezione da parte della gente, come dimostrato dai consumi che nei primi anni di crisi si sono assestati ancora su livelli sostenuti. Nei primi anni di crisi, ricorderete, la principale problematica economica discendeva dal differenziale dei tassi di interesse confrontati con la Germania. Oggi la crisi ha contenuti certamente più reali: si riscontra un rallentamento della produzione e la disoccupazione è, a livello di Paese, in drammatico aumento.

Ci sono tuttavia in questo quadro a tinte fosche delle luci da sottolineare: finanziariamente parlando, il problema della liquidità sembra superato. L'incontro con le banche presenti sul territorio della Valle d'Aosta, che l'Assessorato congiuntamente con la Presidenza ha organizzato, ha raccolto una pressoché unanime disponibilità del sistema bancario locale a sostenere l'economia e il credito a breve e a medio-lungo termine. È emerso come alcuni istituti bancari abbiano riservato al territorio della Valle d'Aosta un plafond di credito, reso disponibile dai fondi messi a disposizione dalla Banca Centrale Europea, che è stato quantificato per difetto in 103 milioni di euro che troveranno sfogo nei prossimi quattro anni. La principale preoccupazione del sistema bancario non è quindi la contrazione del credito, che anzi è stata negata, bensì una certa mancanza di fiducia da parte di imprenditori e famiglie che frena la domanda di credito. Dai confronti di questi mesi, ho potuto cogliere chiaramente come la parte industriale lamenti un calo della produzione dettata da un calo dei consumi. Va tuttavia detto che le aziende che hanno almeno un 30 percento di fatturato export, in qualche modo non vanno così male e tra queste ci sono iniziative piccole ma interessanti, di chi in questi anni ha saputo guardare più in là del mercato locale. Anche la filiera agro alimentare valdostana presenta alcune produzioni di eccellenza le cui vendite sono in controtendenza rispetto ai trend della macro economia. Nel settore turistico, le prenotazioni per la stagione invernale, per quanto riguarda il mercato estero, sono o stanno andando bene, quasi a suggerire che solo la qualità percepita dal consumatore è anticongiunturale in un mondo sempre più globalizzato.

In questi pochi mesi ho potuto toccare con mano l'importanza, ma al tempo stesso anche la fragilità - me lo permetterete - della nostra Autonomia. Sono argomenti di cui abbiamo già discusso in passato, ma mi rendo ancora più conto come le Regioni a Statuto speciale siano vittime di un atteggiamento che a tratti può sembrare persecutorio. Dal nostro punto di vista ci presentiamo nei confronti dello Stato italiano con le carte in regola, avendo puntualmente e continuamente rispettato i patti e gli accordi a suo tempo firmati, facendo fino in fondo, con senso di responsabilità, la nostra parte anche quando si è trattato di contribuire al risanamento della finanza pubblica. La quota che quest'anno la piccola Valle d'Aosta accantona, a favore della disastrata finanza italiana, è di 220 milioni di euro: un dato che, considerata la sua entità, si commenta da solo.

Le entrate regionali previste dall'ordinamento finanziario della Regione, la legge 690 del 1981, sono formalmente garantite, cioè nessuno tocca i dieci decimi dell'IRPEF che vedremo essere previsti nel bilancio nella loro interezza, salvo poi trattenere dal totale delle compartecipazioni l'importo corrispondente alle manovre statali di contenimento della spesa. Un atteggiamento non più accettabile se si considera che la Regione, già dal 2011, ha promosso l'impugnativa delle norme statali per legittimità presso la Corte Costituzionale e siamo ancora oggi in attesa di una pronuncia. Non c'è una certezza sul livello di spesa che la nostra Regione potrà sostenere nell'esercizio 2014, non essendoci ancora l'accordo per il Patto di stabilità, e in questa situazione è molto difficile programmare il 2015. Con tutte queste incertezze e queste oggettive difficoltà, nonché la già richiamata mancanza di fiducia diffusa tra i consumatori e le aziende, il bilancio regionale mette in campo nuove importanti risorse per il sostegno dell'economia.

Le linee di indirizzo. La metodologia adottata per la stesura del bilancio ha previsto, l'abbiamo già detto anche in Commissione, come punto di partenza, l'esame delle spese cosiddette obbligatorie. Da questo è scaturito un confronto forte e direi anche robusto da parte dell'Assessorato con i vari colleghi Assessori, con la Presidenza della Regione, con la Presidenza del Consiglio regionale, attraverso un lavoro di collegialità, di confronto continuo e costante con la parte politica e con le strutture dei vari assessorati, che ha portato a prendere coscienza sin da subito che gli spazi di manovra erano assolutamente limitati.

Ci si è concentrati su quattro linee programmatiche. La prima è quella di massimizzare l'equilibrio dei fondi comunitari, che rappresentano oggi una delle tematiche importanti su cui lavorare e su cui sono impegnate tutte le Regioni. Il primo anno del triennio del bilancio in discussione, il 2015, risente ovviamente ancora delle code della gestione della programmazione scorsa e proprio durante il 2015 si entrerà pienamente nella programmazione 2014-2020. Ricordo che la Regione ha inviato entro i termini stabiliti la proposta di programma operativo. Gli uffici della Commissione Europea stanno istruendo le pratiche che al loro termine assegneranno alla nostra Regione una spesa complessiva di poco inferiore ai 120 milioni di euro nel sessennio, di questi 65 milioni sono riferiti al FES e 52 al Fondo Sociale Europeo. Questo è un primo aspetto sul quale abbiamo fortemente lavorato e abbiamo chiesto ai colleghi di Giunta interessati da questi programmi di attivarsi per presentare e seguire da vicino l'opportunità di avviare i progetti. Il punto fondamentale nell'esame del bilancio di previsione è tenere presente che nello stesso bilancio non compaiono ancora i fondi per la quota di provenienza europea e statale. Questa importante somma non è stata inserita nel bilancio, in quanto correttamente non esiste ancora il titolo giuridico di spesa per iscriverla. Quella che compare nelle unità intestate ai fondi europei è la sola quota di cofinanziamento a carico della Regione stessa, che è necessario inserire al fine di poter inserire in corso d'anno una variazione di bilancio per incrementare sia le entrate che le spese per la quota di cofinanziamento europeo e statale.

Segue una tabella nella quale si riporta il valore della spesa autorizzata nel sessennio per ciascun programma europeo. Nella tabella successiva, che trovate nella relazione, invece vengono sintetizzati gli stanziamenti del bilancio 2015-2017 che sono stati qui riclassificati per programma con l'evidenza delle corrispondenti risorse iscritte in parte e in toto.

Il secondo aspetto su cui abbiamo cercato di ragionare, consci dell'attuale situazione, è quello relativo a quali azioni congiunturali avremmo potuto adottare e in particolare come sostenere gli investimenti, con l'obiettivo, che credo sia nell'agenda politica di tutti, di attivare la ripresa economica. Abbiamo quindi prorogato il pacchetto anticrisi, seppur con dei piccoli adattamenti. Per le imprese è stata prorogata la facoltà di sospensione delle rate dei mutui regionali e sono state ampliate le risorse per finanziare investimenti a valere sui fondi di rotazione, che noi consideriamo uno strumento importante e fondamentale nell'impostazione della nostra legislazione per cercare di dare sostegno ad imprese e famiglie. Abbiamo fatto dei ragionamenti cercando di cogliere le sensibilità emerse anche durante i confronti in fase di preparazione al bilancio. Per la parte più debole della società, quindi le famiglie, oltre alla proroga della facoltà di sospendere le rate dei mutui regionali, abbiamo istituito un fondo per il contrasto all'esclusione sociale dei senza reddito per un importo di 9 milioni di euro.

Nel corso dell'autunno il Governo regionale ha incontrato i rappresentanti di Confindustria e di altre associazioni di categoria per esaminare delle proposte presentate al tavolo della Regione. Per quello che riguarda l'Assessorato, nella riunione conclusiva è emersa la richiesta di istituire un tavolo di lavoro sul credito e l'Amministrazione si è immediatamente attivata per la sua costituzione. Durante i lavori di questo tavolo sono state proposte diverse soluzioni per aumentare le opportunità di credito e in particolare è emersa l'ipotesi di rifinanziare i fondi di rotazione. Il rifinanziamento dei fondi di rotazione sarà reso possibile con un indebitamento presso Finaosta, che viene autorizzato nel disegno di legge finanziaria. Il finanziamento è autorizzato per 100 milioni di euro, ipotizzando di poter soddisfare le esigenze per le leggi di finanziamento sia a valere sui fondi di rotazione già esistenti, sia sui nuovi fondi di rotazione da istituirsi con legge, in sostituzione della contribuzione a fondo perduto. La Giunta regionale ha approvato recentemente un accordo con il Ministero dello Sviluppo Economico finalizzato a massimizzare i fondi statali a sostegno delle imprese. Sempre nell'ambito del sostegno agli investimenti, continua il supporto della Regione alle Confidi valdostane, che hanno un ruolo importante nel sostegno dello sviluppo economico stesso.

Il terzo aspetto riguarda l'importanza dell'occupazione. Per il sostegno all'occupazione i fondi per i piani straordinari dei cantieri forestali e delle opere stradali, finanziati nel 2014 in sede di assestamento del bilancio, sono stati stanziati per il 2015 sin da subito, permettendo così il pronto avvio delle procedure per l'attivazione di cantieri. I finanziamenti del piano di politica del lavoro sono inizialmente previsti in 3,8 milioni di euro per il triennio e saranno integrati in corso d'anno dalle disponibilità garantite dal Fondo Sociale Europeo della programmazione 2014-2020, nonché dal piano giovani.

Il quarto aspetto riguarda, per il bilancio 2015-2017, l'accantonamento nella parte spesa di un apposito stanziamento di 220 milioni di euro per l'anno 2015, di cui ho già parlato, a cui si aggiungono 23 milioni di euro per il pagamento dei servizi ferroviari. Nella relazione questo aspetto è piuttosto approfondito sia nei riferimenti normativi che lo determinano - ringrazio anche il relatore di aver parlato già di questo - sia nei suoi effetti sull'incidenza che questo comporta sul rapporto tra la spesa corrente e la spesa di investimento. In questa sede, voglio ancora una volta sottolineare come il contributo da versare allo Stato sia pari a 220 milioni di euro e sia in aumento rispetto al 2014 di 24 milioni di euro, pari al 12 percento. Lo stesso contributo, cui vanno aggiunti 23 milioni di oneri per il pagamento dei servizi ferroviari, incide per il 19 percento del totale dei primi tre titoli del bilancio. Per l'anno 2015 l'articolo 5 del disegno di legge finanziaria determina, in via prudenziale, la spesa in termine euro compatibile ai fini del Patto di stabilità interno. Ricordo che per il 2014 questa determinazione fu inserita soltanto nella legge di assestamento. La discussione con lo Stato si è protratta, come più volte discusso in Consiglio regionale, nel corso dell'anno. La Regione ha inviato la sua proposta nei termini di legge, entro il 31 marzo, per la definizione dell'accordo sull'obiettivo di Patto di stabilità. A breve, immaginiamo che il Patto di stabilità sarà rivisto, forse superato, utilizzando il criterio del pareggio di bilancio entrate-spese. Ciò avverrà contestualmente all'attuazione dell'armonizzazione dei bilanci pubblici, che per la nostra Regione si ipotizza attivare dal primo gennaio 2016, adeguando l'ordinamento regionale con la norma di attuazione.

Il bilancio regionale pareggia nell'importo complessivo di euro 1 miliardo 375 milioni per l'anno 2015, 1 miliardo 370 per il 2016, 1 miliardo 346 per il 2017. Il bilancio di previsione è composto dalla Parte 1 che riguarda le entrate e le spese per l'attività della Regione e dalla Parte 2 che riguarda le spese per la contabilità speciale e le partite di giro. La previsione delle entrate della Regione, al netto sempre delle partite di giro, è pari a 1 miliardo 265 per l'anno 2015, 1 miliardo 260 per il 2016, 1 miliardo 236 per 2017. La flessione rispetto al precedente esercizio e l'andamento decrescente nel triennio sono determinati dal combinarsi del perdurare della crisi economica con gli effetti della partecipazione della nostra Regione al risanamento dei conti pubblici, in attuazione della legge 42 del 2009, il federalismo fiscale, con importi crescenti fino al 2017. Le entrate derivanti dai tributi propri e dal gettito di tributi erariali, che costituiscono oltre il 94 percento del totale delle entrate complessive, pari a 1 miliardo 200 milioni, sono previste in calo rispetto al precedente esercizio. Ipotizziamo, cioè, un calo del 3,7 percento, per effetto di un calo del gettito di alcune imposte, l'IRAP e l'IRPEF, le imposte indirette sugli affari, registro e ipotecarie, attribuibile al perdurare della crisi economica ed al pesante calo di gettito di tributi legati all'auto derivante dal settore del noleggio dei veicoli. Se si esamina l'andamento nel triennio in esame i tributi propri, costituiti da IRAP, addizionale regionale IRPEF, alcune imposte sull'auto, sono previsti in lieve incremento, passando da 129 a 134 milioni; le imposte su reddito e patrimonio, costituite principalmente da IRPEF e IRAP, passano da 512 a 521 milioni e le imposte e tasse sugli affari, in cui prevale ovviamente l'IVA, ma si annoverano anche le imposte indirette sugli affari, passano da 267 a 275 milioni e le accise passano da 238 a 242 milioni.

Tra i contributi e i trasferimenti dello Stato e dell'Unione Europea, oltre al fatto che non possono essere ancora iscritti nuovi fondi, si segnala anche, nel 2016, la scadenza dei piani di ammortamento dei mutui con oneri a carico dello Stato contratti per gli eventi alluvionali del 2000 e quindi il venir meno dei contributi statali a tale titolo. La riduzione è di pari importo anche nella parte spesa. Le entrate patrimoniali si attestano intorno ai 31 milioni di euro negli anni successivi al 2015 e sono costituiti per oltre il 50 percento da entrate patrimoniali, quali le concessioni, i dividendi delle società partecipate e gli affitti.

Voglio evidenziare che il documento programmatico presenta per l'intero triennio - l'ha già evidenziato il relatore, ma voglio riaffermarlo - un pareggio di bilancio ottenuto interamente con risorse disponibili, cioè in assenza di ricorso ad un futuro indebitamento. Questo realizza pienamente il dettato costituzionale, che impone il rispetto degli equilibri di bilancio e permette di non appesantire i futuri bilanci con oneri che sarebbe necessario stanziare per prevedere l'ammortamento di prestiti. A ciò si aggiunge un saldo corrente, ossia la differenza tra entrate correnti e spese correnti, che resta positivo intorno ai 100 milioni di euro all'anno, che viene destinato a finanziare le spese di investimento. Il bilancio è stato redatto a legislazione vigente, in particolare con l'ipotesi di mantenere al minimo ammesso dalle leggi statali le aliquote delle imposte che la Regione avrebbe la possibilità di rimodulare in aumento, ottenendo così un maggior gettito teorico stimato in circa 33 milioni annui. Quindi è un punto questo importante, nel senso che non viene aumentata la pressione fiscale.

Si segnala, inoltre, che l'articolo 4 della legge finanziaria introduce delle esenzioni sul bollo auto per agevolare le ONLUS, che già godono dell'esenzione IRAP. Per completezza, ritengo corretto richiamare il fatto che l'articolo 19 della legge finanziaria modifica la soglia per l'applicazione del ticket sulle prestazioni di specialistica ambulatoriale, ivi compresa la diagnostica strumentale e di laboratorio.

Le spese. Se consideriamo solo la Parte 1 della spesa, senza partite di giro, la spesa per l'anno 2015 ammonta a euro 1 miliardo 265 milioni, 1 miliardo 260 milioni per il 2016 e 1 miliardo 236 milioni per il 2017. Trovate un decremento della spesa: per l'anno 2015 il totale della spesa corrente e degli investimenti è pari a 1 miliardo 217 milioni, di cui il 91 percento è destinato alla parte corrente e l'8,31 percento è destinata a quella per gli investimenti, per un importo di 101 milioni e 700 mila.

Per quanto riguarda la spesa corrente in essa sono compresi, come è noto, sia il cospicuo finanziamento per il concorso della Regione e degli Enti locali valdostani al riequilibrio della finanza pubblica, sia gli oneri per i servizi ferroviari, per complessivi 243 milioni di euro. Per l'anno 2015, la previsione di spesa corrente è pari a 1 miliardo 116 milioni di euro, contro 1 miliardo 109 milioni del 2014. Al netto del concorso al riequilibrio della finanza pubblica, la spesa corrente è pari a 872 milioni contro i 912 milioni del 2014 e la riduzione è pari a 40 milioni di euro.

La spesa di investimento per l'anno 2015 è pari a 101 milioni contro i 164 milioni del 2014. La riduzione della spesa di investimento deve essere valutata tenendo conto degli effetti del trasferimento di importanti investimenti in capo alle società partecipate.

Trovate successivamente una distribuzione della spesa per funzioni obiettivo, che do per letta. Voglio innanzitutto osservare che oltre la metà del bilancio regionale è destinato alle prime tre funzioni obiettivo, cioè il personale, la sanità e la finanza locale. Le spese previste nella funzione personale ammontano a 253 milioni e comprendono tutto il personale dipendente, cioè il personale dei servizi regionali, 126 milioni, il personale direttivo e docente delle scuole, 117 milioni, quelle per il personale assunto con contratto nazionale nel settore dell'agricoltura, delle risorse naturali e dei lavori pubblici, per 9 milioni. Rispetto allo stanziamento iniziale del 2014, la funzione obiettivo sconta l'effetto dell'anticipazione dello stanziamento per il piano dei cantieri forestali al bilancio di previsione. Al netto della spesa per gli investimenti sul territorio, previsti nell'ambito del piano dei cantieri forestali, la spesa di personale nel 2015, rispetto al 2014, si riduce di oltre 1 milione di euro. Trovate poi le spese stanziate nella funzione sanità che sono pari a 244 milioni di euro, ripartite principalmente in spesa sanitaria corrente, per 243 milioni, e altri interventi nel settore sanitario.

Per gli interventi di finanza locale sono stanziati complessivamente 224 milioni di euro, di cui 10 destinati al concorso al risanamento della finanza pubblica, quindi 141 milioni nella funzione 4, 72 milioni nella funzione 8 e 1 milione e mezzo per altri interventi di finanza locale. La finanza locale è completata dalle risorse della funzione 8, cioè i diritti sociali, le politiche sociali e la famiglia e gli interventi di finanza locale. Qui trovate innanzitutto il finanziamento in questi settori: l'infanzia, i minori, gli asili nido, la disabilità, gli anziani, i soggetti a rischio di esclusione sociale, le famiglie, la programmazione e il governo della rete dei servizi sociosanitari, la cooperazione e l'associazionismo, i servizi cimiteriali e necroscopici, l'erogazione di trattamenti di invalidità civile. Trovate di seguito nella relazione elencate le principali leggi finanziate, che darei per lette.

Nella funzione oneri non ripartibili sono previste complessivamente risorse per 75 milioni di euro, di cui 47 milioni per rimborso mutui e prestiti e 24 milioni per interessi passivi. Gli interventi della Regione per la funzione sviluppo economico, dove sono stanziati 56 milioni di euro, sono destinati principalmente ai seguenti settori: interventi di contesto, nell'ambito del turismo, nell'ambito dell'industria, nell'artigianato, nella cooperazione, nell'energia, nella politica del lavoro. Nella relazione trovate evidenziate le principali leggi finanziate, che eviterei per economia di tempo di ripercorrere.

Per quello che riguarda la funzione servizi generali che ha uno stanziamento per l'anno 2015 di 39 milioni, segnalo che la legge regionale n. 16 del 1996 prevede che siano stanziati quasi 13 milioni per quello che riguarda la programmazione, l'organizzazione e la gestione del sistema informativo regionale. La funzione fondi di riserva e globali ha una previsione complessiva di spesa di 33 milioni di euro. Le risorse destinate alla funzione governo del territorio ammontano a 23 milioni e comprendono principalmente interventi di tutela dell'ambiente e urbanistica (in modo particolare sottolineo il finanziamento dell'ARPA), parchi e riserve naturali, gestione dei rifiuti, tutela delle risorse forestali e faunistiche, tutela dai rischi naturali derivanti dall'attività dell'uomo, antincendi e Protezione civile, assetto idrogeologico.

Nell'ambito della funzione cultura e sport, per l'anno 2015 sono previsti complessivamente 16 milioni 770 mila: nella relazione trovate la parte destinata alla cultura, come quella indirizzata in modo particolare allo sport. Nella funzione istruzione primaria e secondaria sono stanziati 15 milioni, che comprendono i trasferimenti alle istituzioni scolastiche sia dipendenti dalla Regione per circa 3 milioni, sia quelle non regionali per quasi 5 milioni, le spese generali, l'edilizia scolastica, la tutela del diritto allo studio e di seguito trovate le principali leggi che sono finanziate.

Nella funzione infrastrutture per mobilità e reti, sono previste risorse per 14 milioni, destinate principalmente a questi settori: viabilità, trasporto pubblico e trasporti su rotaia, al finanziamento delle spese di gestione dell'aeroporto regionale, a infrastrutture informatiche e telematiche. Vengono destinati 14 milioni di euro, con una riduzione, alla funzione organi istituzionali. Per quanto riguarda l'istruzione universitaria, sono stati previsti 11 milioni nel 2015 e alla funzione agricoltura sono state destinate risorse per poco meno di 9 milioni di euro. Su quest'ultimo settore trovate anche gli interventi relativi al programma di sviluppo rurale: la Regione ha previsto risorse per 5 milioni e 200 mila euro, che sono state iscritte nell'ambito della funzione undici, e per il programma di sviluppo rurale sono stati stanziati 10 milioni di euro a valere sul fondo di gestione speciale presso la Finaosta, che erano già stati autorizzati con legge finanziaria per il triennio 2014-2016.

Il disegno di legge è composto da trentaquattro articoli e contiene nella forma della revisione dell'ordinamento giuridico finanziario quanto finora ho evidenziato. Gli ambiti della legge finanziaria sono riconducibili al suo contenuto obbligatorio: la spesa di personale, la finanza locale, la spesa per la salute pubblica e il sociale, il finanziamento delle politiche del lavoro e dei programmi comunitari, che coincidono con altrettanti specifici capi del disegno di legge. A questi si aggiungono le manovre anticrisi per il sostegno delle imprese e delle famiglie, la disciplina delle misure di contenimento e di razionalizzazione della spesa pubblica regionale. Molto si è detto, in questo periodo di dibattito, sul fatto che i tagli del bilancio non abbiano sufficientemente inciso sui costi della macchina pubblica regionale e comunale, i costi della politica e in generale che la sfida della sburocratizzazione sembri ancora solo un proclama a cui non corrispondono azioni concrete. Gli articoli dal 6 all'8 del disegno di legge finanziaria introducono limiti, a mio giudizio, pesanti al turnover del personale, incentivando la gestione in forma associata delle funzioni comunali e bloccano gli importi delle indennità di funzione dei gettoni di presenza degli amministratori degli Enti locali rispetto a quelli stabiliti per il 2014. Si disciplina con gli articoli 9 e 10 la centralizzazione delle funzioni di committenza da parte dei Comuni e viene istituita la Stazione Unica Appaltante. Il capo VI, riferito agli interventi per lo sviluppo economico, prevede le autorizzazioni in materia di politiche del lavoro, le autorizzazioni delle quote regionali al finanziamento dei programmi europei, il programma di sviluppo rurale, il piano degli interventi in ambito agricolo-forestale e nel settore delle opere di pubblica utilità. Completano il disegno di legge gli interventi in materia di gestione del territorio e di tutela dell'ambiente.

Con la riduzione delle risorse finanziarie disponibili sul bilancio regionale, il sistema pubblico complessivo, che coinvolge anche le partecipate regionali, assume ancora un particolare rilievo per il sostegno allo sviluppo economico. In questo ambito, in primis voglio sottolineare il ruolo svolto dalla Finaosta e in particolare gli investimenti effettuati dalla regione per il tramite del fondo in gestione speciale di cui all'articolo 7 della legge 6 del 2006. Molti investimenti, che in passato trovavano copertura sul bilancio regionale, sono finanziati per 371 milioni di euro complessivi con mutuo già autorizzato dall'articolo 40 della legge 40 del 2010, di cui solo gli oneri per interessi quota capitale gravano sul bilancio regionale, in particolare nella funzione 11, che ricordavo, per 16,7 milioni nel 2015 e a seguire. A questi interventi, sul fondo in gestione speciale presso Finaosta, si aggiungono quelli previsti dal disegno di legge finanziaria, per la costituzione di un fondo straordinario per il sostegno all'inclusione sociale e il mutuo per il rifinanziamento dei fondi di rotazione.

Considerate le difficoltà di natura economico-finanziaria, con le conseguenti ricadute sociali che caratterizzano questo particolare momento storico, riteniamo che il documento di bilancio che presentiamo oggi rappresenti quanto di più equilibrato possa essere proposto per la nostra comunità, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione delle risorse regionali che ancora possono essere finalizzate allo sviluppo e agli investimenti, sottolineando che non è stato fatto nessun aumento di aliquote d'imposte. Importanti sono le risorse destinate allo sviluppo economico regionale, i cui stanziamenti peraltro non comprendono ancora i fondi europei della programmazione 2014-2020 per la quota di cofinanziamento statale ed europeo. In tale ambito sono stati prorogati gli interventi di sospensione dei mutui alle imprese. Il rifinanziamento dei fondi di rotazione è garantito da una autorizzazione ad indebitarsi con la BEI per 100 milioni di euro nel triennio. Il sostegno all'occupazione, oltre che nel sostegno allo sviluppo economico, è finanziato dal bilancio con le iniziative del piano di politica del lavoro, con il piano straordinario dei cantieri forestali e stradali, con il piano giovani nell'ambito del programma del Fondo Sociale Europeo. Il tema sociale è adeguatamente sostenuto dalle risorse stanziate nel fondo per le politiche sociali e dal nuovo fondo per favorire l'inclusione sociale. Sono mantenuti gli interventi a favore delle famiglie, per la sospensione del pagamento delle rate dei mutui sull'abitazione. La società di rating ha riconosciuto come elementi positivi l'equilibrio di bilancio con risorse proprie, il buon livello del saldo corrente e i livelli molto buoni dei pagamenti di servizi e forniture.

Dobbiamo misurarci con una forte contrazione delle risorse disponibili, la maggior parte delle quali destinate alle spese obbligatorie per il funzionamento di un apparato complesso che, oltre alla funzione amministrativa e organizzativa, ricopre anche un ruolo rilevante sul fronte dell'occupazione. Da questa consapevolezza sono scaturite scelte e assunzioni di responsabilità da parte del Governo regionale che ha voluto condividere con le parti sociali, le associazioni di categoria, i rappresentanti delle professioni, ma anche con la II Commissione consiliare, analisi delle difficoltà e definizione di programmi, per quanto fosse possibile. Il documento che vi presentiamo è frutto quindi di valutazioni approfondite, di indagini di prospettiva ed è caratterizzato da principi di concretezza e di equilibrio. È necessario prendere atto che ci si trova di fronte a una radicale modificazione del sistema economico e sociale ed essere coscienti del fatto che un'inversione di tendenza non è forse prevedibile in tempi brevi. Quanto prima riusciremo ad essere consapevoli di ciò come comunità tutta intera, tanto prima saremo in grado di dotarci degli strumenti per affrontare questo stato di cose, perché, come ho già sottolineato, non vi sono più le risorse per sostenere il sistema come lo conoscevamo e al quale eravamo abituati. È quindi necessario immaginarne un altro e per fare ciò bisogna sapere da dove si vuole partire e con quale visione d'insieme vogliamo costruire.

Bisogna considerare in modo adeguato il fatto che la Valle d'Aosta, come le altre Regioni, è diventata suo malgrado il terminale di imposizioni economiche dello Stato, il quale a sua volta è sottoposto alla vigile tutela in materia economica da parte dell'Unione Europea. È però inconcepibile immaginare di continuare ancora così e le Regioni, in particolare quelle a statuto speciale, sono ancora disposte a subire un tale modo di procedere, che arriva a volte sino alla loro profonda e radicale messa in discussione? Esistono certamente dei vincoli economici, che però non possono essere presi unilateralmente a pretesto per ogni richiesta di pedaggio alle collettività locali da parte dello Stato, a seconda dei suoi bisogni. Oggi più che mai è necessario giungere ad una definizione chiara e non equivoca dei rapporti fra Stato e Regioni, al fine di regolare reciprocamente i contenuti, l'efficacia e i rispettivi impegni nel dare e nell'avere, attraverso la riaffermazione dei principi di leale, reciproca e democratica collaborazione, che non può trovare altra sintesi che in un processo federalista, all'interno del quale si riaffermi, al di là dei numeri e dei ruoli, la pari dignità di ogni soggetto. La volontà della Regione di andare in questa direzione sarà tanto più rafforzata se si consoliderà la consapevolezza dell'importanza della posta in palio e se si troverà la determinazione per sostenere con forza un progetto, anche politico, che consenta alle realtà locali di affermare la loro autonomia decisionale sulla base di un confronto leale con lo Stato che non può pretendere di mantenere tutti i privilegi di funzionamento con costi che gravano sull'intero Paese. Per la nostra comunità che sta attraversando un periodo di grande difficoltà nel fronteggiare una congiuntura economica sfavorevole, in un contesto caratterizzato da una conflittualità politica a volte anche molto forte, abbiamo lavorato alla elaborazione di un bilancio responsabile, per trasmettere ai valdostani un messaggio di speranza e di fiducia, per esortare tutti al superamento delle divergenze e per fare fronte comune nel rilanciare la nostra Valle d'Aosta e continuare a farla crescere nei suoi valori sociali, nella sua cultura e nella sua economia. Grazie dell'attenzione.

Si dà atto che dalle ore 16,11 assume la presidenza il Vicepresidente Follien.

Follien (Président) - Merci Assesseur Perron. La parole au Président Rollandin.

Rollandin (UV) - Grazie Presidente.

Sono state distribuite due relazioni che, come prevede da una parte la legge 6 del 2007, riferita alle disposizioni in materia di interventi regionali di cooperazione, sviluppo e solidarietà internazionale, e gli articoli 66 e 116 della legge 54, che prevedono un rendiconto, una comunicazione al Consiglio sul sistema delle autonomie, quindi sull'approccio dell'attività, in particolare, degli Enti locali in collegamento con l'Amministrazione regionale. Essendo state distribuite, credo che farò un breve cenno senza leggerle puntualmente, se i colleghi non si offendono, perché credo che, per quanto riguarda il discorso delle disposizioni in materia degli interventi regionali di cooperazione, come spiegato in questa breve relazione, i fondi che sono stati stanziati nel 2013-2014 prevedono una coda di interventi che va anche nel 2015, quindi poi, sulla base di ulteriori nuovi programmi, si esamineranno le possibilità eventuali di intervenire.

Per quanto riguarda l'applicazione degli articoli 66 e 116 della legge 54, come vedete, sono le attività svolte dal Consiglio permanente degli Enti locali: le riunioni, quindi tutta una serie di richieste fatte dai singoli Assessorati per quanto riguarda le attività ad essi collegate, la finanza, la contabilità, quindi come si è continuato a lavorare sul benchmarking nei Comuni, con problemi non indifferenti ma con grande responsabilità da parte di tutti i Comuni sulla possibilità di migliorare l'efficienza e soprattutto la trasparenza di questo criterio che è stato adottato ormai da tutti i Comuni. Poi c'è l'attività istituzionale, ordinamentale, l'esercizio in forma associata delle funzioni comunali, come sono state svolte da parte del CELVA e sul territorio sovracomunale e comunale e, di conseguenza, le attività ad esse collegate. I contributi per lo svolgimento in forma associata delle funzioni di polizia locale, che sapete ha avuto un suo esito positivo per un certo periodo e che adesso è ancora messo in discussione. La modifica delle leggi regionali: la n. 4 che sappiamo con l'ultima legge...con l'applicazione ai Comuni delle disposizioni regionali che definiscono gli ambiti territoriali di cui abbiamo appena discusso e abbiamo dato la prima applicazione con la delibera appena approvata, dopo il passaggio agli Enti locali con il parere favorevole degli stessi; ecco, queste sono in sostanza le due relazioni.

Vorrei brevemente soffermarmi sull'attenzione che l'aula, giustamente, dedica in questi giorni alla presentazione del documento per eccellenza sull'attività dell'Amministrazione regionale. Ringrazio, naturalmente, l'Assessore e i relatori che hanno voluto presentare i numeri che, come tali, rendono sì l'idea, ma non sempre danno la possibilità di capire le filosofie che stanno alla base. Proprio per questo credo che sia giusto ritornare su alcuni di questi temi che cercherò di declinare brevemente. Il tema è sostanzialmente che questo è un bilancio ponte, un bilancio che permette di attivare dei meccanismi che sono aperti. È un bilancio sicuramente molto spartano - e dirò perché - non programmatico, ma prospettico: il programma non è possibile, l'ha già detto bene il relatore, per tutte quelle condizioni di non osservanza delle regole che sono state portate avanti, per cui fare dei programmi in queste condizioni è quasi proibitivo. Un bilancio molto realistico, in quanto tiene conto di quelle che sono le nostre situazioni, ne fa una ripartizione equilibrata - e dirò anche perché - e soprattutto aperta. Aperta a che cosa? Siccome c'è una discussione in atto e ci sono gruppi di lavoro che stanno discutendo su molte tematiche, non poteva che essere un bilancio aperto. Il bilancio si concentra su due o tre focus importanti: sviluppo e lavoro, scuola, università e ricerca, da una parte, e poi la scelta di fondo di uno stop alle nuove grandi opere.

Vengo ad una breve illustrazione di questi temi che ho appena accennato. Perché un bilancio ponte? Perché siamo in una fase delicata della politica regionale, dove ci sono oggi una serie di dialoghi aperti in quest'aula - in quest'aula sono stati dichiarati - quindi non è un'attività che esula dalla presa di coscienza da parte dell'aula stessa, dall'esigenza di prendere in considerazione questo punto importante in un momento difficile ed approfittare, giustamente, della possibilità di confrontarsi su una serie di temi e argomenti, per avere una possibilità di accordi che evitino la parte estrema, perché, se non si riesce a trovare degli accordi, non c'è che la soluzione estrema delle elezioni. Credo che dobbiamo dircelo con serenità: se non si riesce a trovarsi su degli argomenti cardine, su dei temi importanti che riescano a far uscire da un impasse che tutti abbiamo onestamente riconosciuto, credo che l'unica soluzione sarebbero le elezioni, che ribadiamo di non volere, ma non si può nemmeno continuare solo a perdere tempo.

Le soluzioni proposte, anche con emendamenti che verranno presentati entro domani, risentono di un fatto anche questo un po' diverso e anomalo rispetto alle altre finanziarie, e tengono conto di alcuni suggerimenti, di alcune indicazioni. Correttamente l'Assessore Perron ha detto che abbiamo anche ritardato la presentazione stessa della finanziaria, per dare lo spunto e per cogliere una serie di indicazioni che sono state svolte molto correttamente dai colleghi; per carità, non si è potuto magari riprendere tutto, ma comunque sono state prese in considerazione, proprio perché è un confronto aperto. Per la prima volta, io credo, come è stato sottolineato, si è stanziato un fondo che è ancora da definire, un fondo per l'inclusione: è la prima volta che viene predisposto. Una risorsa che deve essere ancora declinata: alcune iniziative sono già state presentate dai colleghi e altre saranno oggetto di un approfondimento che deve dare la possibilità di andare nella direzione auspicata, cioè che inclusione vuole dire non escludere nessuno, vuol dire cercare di rendersi conto che ci sono condizioni difficili a cui bisogna dare delle risposte. Tutto questo viene messo all'attenzione dell'aula, tenendo conto che questo cambiamento di approccio è alla base di queste scelte. È alla base del fatto che i problemi devono essere in qualche modo rivisitati con delle risposte che devono, giustamente, tener conto delle riduzioni radicali che sono state portate e anche dei cambiamenti radicali nella politica e nelle leggi che saranno approvate nel 2015, perché i contributi sono la parte residuale rispetto a quelle che sono le leggi, con indicazioni precise di andare verso mutui, fondi di rotazione o comunque la possibilità di avere un coinvolgimento diretto e forte degli interessati.

Una finanziaria sicuramente spartana, perché - è già stato detto - c'è una riduzione dei costi di gestione che va nella logica di ridurre ancora i costi dell'Amministrazione regionale e anche a livello delle altre partecipate, con una razionalizzazione sia degli organici sia delle attività che sono da essi derivate. Questo con riferimento puntuale alla riorganizzazione e alla rimodulazione degli interventi, là dove è possibile in tutte le parti, all' ISEE modificata, all'ultima proposta di ISEE riformata, che noi ormai dobbiamo applicare e che comunque tiene conto di avere un parametro, in modo tale che chi ha di più paghi di più. Una riduzione del personale della Regione, con riferimento sia alla parte della dirigenza sia al ricalcolo di quella che è la possibilità di attuare un meccanismo di posizionamento: come avete visto, per quanto riguarda i pensionamenti viene fatto solo il 10 percento, anche con una possibilità di accedere al prepensionamento ante Fornero, quindi con una possibilità di vedere le eccedenze eventuali, e di andare in questa direzione. Credo che sotto questo profilo sia un bilancio che tiene conto dei cosiddetti (così sono stati chiamati) costi della democrazia, vedendo nell'ambito della Regione una serie di interventi che vadano in questa logica.

Abbiamo detto che non si può programmare, perché per fare un programma bisogna avere tempi più lunghi e bisogna soprattutto avere certezze sia delle entrate sia delle possibilità di intervento, che oggi sono per molte di queste alla base di una programmazione - questa sì - vera e fatta da un confronto che deve nascere anche dai gruppi di lavoro, da una serie di interventi che sono in itinere e che quindi come tali devono dare delle risposte, a cui va abbinato poi, nell'arco di questo tempo, una considerazione la più attenta possibile. È già stato detto molto correttamente dal relatore: purtroppo il continuo e insidioso riferimento fatto al non rispetto della legge 42, cioè la legge sul federalismo, che prevedeva un coinvolgimento di tutte le Regioni, ma il coinvolgimento della Regioni a statuto ordinario aveva una logica, mentre per quelle a statuto speciale prevedeva un patto tombale, che non prevedeva ulteriori interventi e che in qualche modo andava a scardinare la certezza delle entrate e quindi la difficoltà a fare una programmazione. Queste sono le difficoltà. Se poi lo colleghiamo al Patto di stabilità, lì si chiude la frontiera! Perché, oltre a non avere certezza delle entrate, in più c'è la certezza di non poter superare il Patto di stabilità, il che significa che se anche avessimo ulteriori fondi a disposizione non li potremmo spendere, perché c'è il Patto di stabilità.

Ecco, questo credo che sia il perché questo bilancio, per la prima volta, non può essere nemmeno nominato come un bilancio programmatico; al massimo è prospettico, un bilancio di proiezione ad un anno, dove guardi la prospettiva di quello che può essere l'esigenza acclamata e acclarata, a cui diamo delle risposte. Risposte sicuramente parziali, risposte che dovranno essere in qualche modo rivisitate e riviste, con correttezza, tenendo conto dei giusti cambiamenti che devono essere apportati.

Per correttezza voglio dire - credo che l'Assessore l'abbia puntualizzato, dando anche le cartelle con i dati dei fondi europei - che per fortuna le notizie sotto questo aspetto sono buone, nel senso che l'analisi a livello europeo è quasi terminata. Sono state mantenute le disponibilità dei fondi anche per il 2015 - parlo solo del 2015 perché, naturalmente, per gli anni a venire la programmazione è pluriennale, fino al 2020 - e questo porterà un risultato per la Regione, che sarà quello che ci permetterà gli investimenti, perché i fondi europei distribuiti nelle varie situazioni, con i 48 milioni che dà la possibilità di utilizzare, avranno quest'effetto.

Sicuramente un bilancio realistico, perché il rispetto puntuale delle entrate, con quello che ne consegue, dà questa caratteristica. È anche un bilancio equilibrato, in quanto ogni settore, ogni assessorato, pur con dei sacrifici, ha avuto la possibilità di vedere mantenute tutta una serie di attenzioni. Sicuramente, noi abbiamo dovuto tenere conto che c'è l'esigenza di intervenire in un modo nuovo, nel rispetto del servizio da dare, ma con dei criteri che vanno riformulati. L'abbiamo fatto anche in settori strategici e, quindi, questo equilibrio deve essere dato. È chiaro che chi guarda ad alcuni settori... in particolare credo che, in questo momento, molti hanno guardato al settore dell'agricoltura, dicendo: oh, ma non c'è quasi più niente nel settore dell'agricoltura! Beh, credo che una considerazione su questo settore vada fatta. Si va a vedere quali sono le indicazioni che ancora emergono, però diciamo che molto del settore di sviluppo dell'agricoltura riguardante gli alpeggi, i mayen, è chiuso! Il discorso degli interventi per gli alpeggi è chiuso. Anzi, purtroppo, dobbiamo dire che adesso che abbiamo finito gli alpeggi, non abbiamo più chi va in montagna con la mandrie; vediamo solo più i greggi che vanno negli alpeggi e diverse zone stanno diventando un problema. Lo dico perché solo due o tre anni fa questo era impensabile, mentre oggi purtroppo è realtà. Noi abbiamo speso milionate per gli alpeggi, purtroppo oggi non abbiamo la possibilità di vederli utilizzare tutti, molti sì, proprio perché è cambiato anche lì un sistema. In molti alpeggi vanno solo più con i manzi e non utilizzano le strutture per cui abbiamo speso, in altri, invece, vanno direttamente con i greggi. Ho detto dell'agricoltura, perché è quello più sentito, che è più vistoso, ma questo è equilibrato proprio perché sono cambiati i termini.

Ho fatto il discorso di un bilancio aperto, perché su alcune tematiche ci sono discussioni in atto: sui trasporti, sulle partecipate, anche sul Casinò e su una serie di interventi. Sarebbe stato non corretto dare oggi su queste tematiche delle soluzioni, che se non anticipavano, andavano comunque a dire qualcosa non in linea con quello che può emergere, come noi ci auguriamo, da questa discussione e da questo tema che in qualche modo va ad arricchire la possibilità di dare un input importante a queste funzioni e a questi temi che sono oggi all'attenzione di tutti noi. Credo che sia giusto e corretto ricordarlo e riconoscere che dobbiamo tener conto di questi limiti, perché è giusto che sia sottolineato.

I temi su cui cerchiamo, come focus, di andare a lavorare: è soprattutto lo sviluppo e il lavoro. Dovrebbe essere un binomio che in qualche modo va da sé: dove c'è sviluppo, dove ci sono investimenti, c'è lavoro. Con una piccola sottolineatura: non sempre "appalto uguale lavoro". Noi, quando diciamo lavoro, vuol dire posti di lavoro per la nostra realtà, ma gli appalti più grandi sono dei rebus: mentre agli appalti più piccoli possono partecipare anche i nostri, quelli più grandi sono più difficili. Non sempre, quindi, questo è un collegamento così diretto e automatico, perché sicuramente dobbiamo tener conto di questo sistema.

Noi riteniamo che gli investimenti nei vari settori, nel settore industriale, alberghiero siano stati mantenuti proprio com'è stato detto con i fondi di rotazione e non ci sarà nessun investimento in questi campi che non possa essere soddisfatto con i fondi necessari a disposizione, per questo Consiglio, e sono settori che, per fortuna, hanno ancora delle richieste di investimenti, perché un punto di riferimento in quell'incontro che l'Assessore Perron ha ricordato con le banche è stato il riconoscere che i soldi ci sono, ma nessuno li chiede, perché? Perché sicuramente per una parte non hanno la possibilità di dare garanzie e questo è stato in modo molto dignitoso corretto con le CONFIDI per la gran parte, ma con dei livelli minimi, per le altre devono esserci comunque le condizioni. Ora, questo credo che la dica lunga perché gli interventi, voglio ricordarlo, anche a quest'aula...la Regione ha fatto interventi non solo per piccole e medie imprese, ma anche per l'unica grande impresa che abbiamo in Valle d'Aosta. La Cogne ha retto perché la Regione, tramite Finaosta, sotto quest'aspetto, ha fatto un intervento molto importante a garanzia con le altre banche. Sappiamo cosa significa la Cogne per i posti di lavoro. Ora, questo credo che sia giusto ricordarlo anche in questo momento, com'è giusto ricordare anche che gli investimenti sono importanti...non solo la Regione, ma anche le partecipate, questo credo sia un tema che sia stato riferito, e non solo le partecipate classiche, ma anche SAV e RAV, dove si è cambiato un po' il sistema con cui vengono dati gli appalti, vengono dati...anche questo è un segnale di novità, maggiormente vengono aperti anche qui gli appalti...oppure credo che sia giusto ricordare tutti i fondi che i Comuni hanno per i piccoli investimenti, per gli interventi che sicuramente vanno nella direzione auspicata, soprattutto per creare posti di lavoro, lavoro che sicuramente non può più essere solo corsi di formazione. I corsi di formazione vanno bene se sono propedeutici all'inserimento nel posto di lavoro, c'è tutta la politica giovanile, però giustamente non può essere solo il corso di formazione che si autoalimenta non arrivando mai alla fine del percorso.

Abbiamo credo mantenuto...credo che a livello nazionale abbia fatto molto scalpore il discorso dell'IRAP...la riduzione dell'IRAP. Se voi guardate...io inviterei a rileggere tutti gli interventi sull'IRAP a livello regionale per gli investimenti a tempo indeterminato, per la riduzione dei costi, per quelli che sono i nuovi insediamenti. Credo che questo vada riconosciuto e questo è stato mantenuto e anche, se mi permettete, per sviluppo e lavoro, anche gli interventi per EXPO, ma, tutto sommato, quello che succederà nel 2015 con l'EXPO, io mi auguro che sia attraverso la società appena costituita una possibilità di avere dei risultati molto positivi e non solo per il semestre in cui ci sarà questo, ma che sia, lì sì, un investimento a lunga gittata e questo forse è l'unico che ha una prospettiva più ampia. Questa è una prospettiva che potrebbe effettivamente allargare il panorama di interesse in questo discorso ampliato con tutti i settori, quello che stanno facendo i responsabili...credo che vada nella logica che noi auspichiamo per lo sviluppo dei diversi settori.

Ecco, abbiamo detto stop alle grandi nuove opere. Noi oggi abbiamo ancora come grandi opere la funivia Monte Bianco, che con grande successo l'anno prossimo chiuderà i suoi lavori, nel senso che finiscono i lavori e potrà essere inaugurata secondo i progetti che proprio EXPO porta avanti. Abbiamo poi l'università: abbiamo già ridotto anche alcuni interventi, andando nella logica di premiare il discorso universitario nel senso di sede per l'università e lasciando per il momento lo studentato a parte, proprio per le difficoltà che ci sono. Abbiamo poi due grandi opere un po' dimenticate, ma che finalmente vanno avanti, che sono i depuratori: i depuratori dell'Alta Valle e della Bassa Valle, che sono due opere attese, che - voglio ricordare - erano quasi a rischio infrazione europea e che dovranno andare avanti e poi c'è il discorso dell'ospedale. Sull'ospedale gli scavi sono in corso e credo a questo proposito che sono seguiti - perché è bene dircelo anche qui - con grande attenzione: grande attenzione da parte di esperti e in genere, quando parlo di esperti, parlo di esperti in archeologia, meno in astronomia o in preveggenti, o in esperti in oroscopo, più in archeologia. Io credo che lì ci sia la possibilità di avere delle risposte puntuali, forti, che vadano nella logica di dirci nel modo giusto quello che si può fare, dando fin d'oggi garanzia, com'è stato dato, che non ci sarà nessun passo avanti se non con l'attenzione dovuta a questi scavi, che, come dico, devono essere visti e seguiti a prescindere. Nel momento in cui ci sarà il via libera da parte di tutti gli interessati e che possono prevedere l'area da valorizzare...si dovrà valorizzare nel modo giusto se ci saranno i riscontri dovuti, se invece ci sarà la possibilità di andare avanti secondo il progetto approvato, questo verrà fatto, ma, ribadisco, solo in quel momento si potrà avere una soluzione a questo problema, che è molto delicato, perché su questo, giustamente, si sono fatti tanti discorsi, molte volte un po' avanzati, nel senso più avanti di quello che dovevano essere e forse senza tanta cognizione di causa, è bene dirlo qui che noi aspettiamo i risultati per poter dire cosa succede.

Ultimo punto: scuola, università e ricerca. Per quanto riguarda la scuola, credo che il diritto allo studio è stato mantenuto, si sono rinnovati i parametri, sono state rinnovate alcune situazioni relative all'università, di accesso ai presidi universitari, però garantendo sempre a tutti sia quelli che fanno l'Università in Valle d'Aosta e a Verrès come Politecnico, sia a quelli che sono fuori Valle. Si è sempre data la possibilità a tutti di poter mantenere, con una piccola sottolineatura che non sarà solo più la frequenza a contare, ma sarà anche il risultato e su questo credo sia giusto tenerne conto. Beh, se non ci sono i risultati, uno può andare a Torino, continuare ad andare a Torino, ma non a spese della Regione: questo credo che sia un correttivo che deve essere tenuto nella massima considerazione. Credo poi che sempre nella scuola ci sarà una priorità...un programma giustamente fatto per rivedere le condizioni degli edifici scolastici, dando la priorità assoluta; come abbiamo detto, forse non ci saranno più i FOSPI, ma rimarranno comunque i progetti e i programmi per l'edilizia scolastica, che deve avere la priorità assoluta: ecco su questo credo che ci sia la massima attenzione, come c'è una grande attenzione per la ricerca, e chiudo.

La ricerca credo che abbia dato in questi anni dei segnali positivi, ci sono state diverse aziende che sono venute, che si sono posizionate in Valle d'Aosta con l'impegno in questo settore. Abbiamo avuto la possibilità di seguire con l'Università di Torino con il Politecnico con sede a Verrès tutta la parte ricerca abbinata con l'impresa che ha dato e dà dei grandi risultati, e anche qui abbiamo messo forse un paletto che credo sia giusto mettere, che chi viene a fare ricerca, possibilmente...la parte di ricerca che è il risultato appunto...abbia anche un risultato che si "situi" in Valle d'Aosta. Non è che vengono qui a fare ricerca e poi i posti di lavoro li fanno fuori dalla Valle; credo sia anche giusto chiedere che quello che fanno abbia anche dei risultati positivi per la nostra Regione.

Io credo che questo bilancio...ho voluto sottolinearne alcune annotazioni, perché sui numeri, su tutto quello che è stato detto...è stato detto molto bene...poi lo diranno i colleghi, ognuno svilupperà tematiche importanti. Quello che voglio dire è che non è un bilancio che ha l'ambizione di essere quello che non può essere, è un bilancio che ha una funzione essenziale: quella di dare una risposta e di dare una prospettiva per il 2015, che deve essere un anno importante per cercare di attivare quei meccanismi che ci permettono di trovare su tematiche importanti il più largo consenso. Grazie.

Si dà atto che dalle ore 17,10 riassume la presidenza il Presidente Viérin Marco.

Viérin M. (Presidente) - Grazie Presidente. Con quest'intervento si chiudono, come concordato in Conferenza Capigruppo, i lavori di questo pomeriggio. Si riprenderà domani mattina con la discussione generale ai due provvedimenti del bilancio e alle sei relazioni della Corte dei Conti. Grazie colleghi.

---

La seduta termina alle ore 17,18.