Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 896 del 18 novembre 2014 - Resoconto

OGGETTO N. 896/XIV - Approvazione di risoluzione: "Sostegno al popolo catalano per le iniziative volte al raggiungimento di una maggiore autonomia".

Presidente - Chi chiede la parola? La parola al collega Bertin.

Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.

Il tema è decisamente complesso ma, vista l'ora, cercherò di essere più che sintetico, schematico nell'illustrare la risoluzione, ma una premessa sul percorso è necessaria anche per capire che cos'è successo in questo periodo in Catalogna. Nel 2005 il Parlamento catalano ha approvato una revisione del proprio Statuto, approvato a larga maggioranza dal Parlamento catalano e in seguito inviato, secondo il procedimento previsto, al Parlamento di Madrid, alle Cortes, e, dopo una trattativa tra la Comunità autonoma e lo Stato centrale, questo nuovo Statuto di autonomia fu approvato dalle Cortes. Successivamente lo stesso Statuto venne approvato dal corpo elettorale catalano attraverso un referendum, anche questo referendum ha avuto un successo di partecipazione e di voto. Successivamente il Partito Popolare è ricorso al Tribunale costituzionale e questo nuovo Statuto approvato è stato completamente modificato dal Tribunale costituzionale.

All'epoca questa situazione aveva generato molte mobilitazioni e proteste, tra l'altro, in quell'occasione avevamo approvato all'unanimità una risoluzione in questo Consiglio per esprimere la nostra solidarietà a quanto era accaduto in quel periodo in Catalogna.

Successivamente le posizioni tra la Catalogna e lo Stato centrale si sono irrigidite soprattutto a causa della vittoria del Partito Popolare alle successive elezioni nazionali e la comunicazione tra le due entità si è complicata. Da parte della Catalogna i vari tentativi di aprire un dialogo e cercare di modificare in una via tradizionale il proprio rapporto con lo Stato centrale sono falliti a causa di un irrigidimento, come dicevo, da parte del Partito Popolare in particolar modo ha determinato una situazione piuttosto complicata. Da questo punto di vista, in Catalogna sono iniziate una serie di iniziative volte, vista l'impossibilità di poter avere un confronto con lo Stato centrale, a rivendicare il diritto di poter decidere del proprio futuro, che sia un futuro all'interno dello Stato spagnolo o meno, ma a decidere, secondo proprio queste iniziative che hanno caratterizzato gli ultimi tre anni del dibattito politico, e non solo perché vi sono state mobilitazioni popolari volte a rivendicare il diritto di decidere del proprio avvenire politico.

In questo contesto il nuovo Governo nato nel 2013 in Catalogna aveva tra i suoi obiettivi quello di consultare la popolazione attraverso un referendum; come sappiamo, poi ci sono stati numerosi ricorsi sulla legittimità di quest'iniziativa. Il Governo catalano pertanto il 9 novembre ha attivato e promosso con il sostegno - bisogna dirlo - di quasi tutte le forze politiche, tranne il Partito Popolare ed un'altra piccola formazione di destra, un processo partecipativo utile a conoscere l'orientamento del popolo catalano rispetto al suo futuro politico. Questo processo partecipativo, pur non avendo un valore strettamente legale, ha evidentemente un forte riscontro di natura politica e questo è un aspetto che riprendiamo nella risoluzione. Tra l'altro, quest'appuntamento è stato anche una grande mobilitazione popolare e bisogna riconoscere che è stata organizzata estremamente bene ed è stato un successo sia dal punto di vista della partecipazione, sia anche, se vogliamo, per il carattere pacifico che ha permesso a tutti di poter esprimere liberamente la propria opinione in questo - ripeto - referendum che poi di effetti legali direttamente non ne poteva avere.

Tutti gli abitanti della Catalogna hanno partecipato senza nessun vincolo, la sola...come dire? richiesta era quella di essere residenti in Catalogna, per cui è stato anche dal punto di vista dell'apertura verso tutti, che fossero comunitari ed extracomunitari...tutti potevano partecipare a questo processo democratico per decidere del proprio futuro. Per questo riteniamo che, vista la situazione, sia importante sostenere questo processo democratico aperto e, qualunque soluzione si ritenga di voler dare all'assetto e ai rapporti tra la Catalogna e la Spagna, è importante che si trovi innanzitutto una soluzione politica ed istituzionale che sia in grado di rispettare questa volontà del popolo catalano di decidere liberamente del proprio avvenire, in un quadro, come richiesto dagli stessi catalani, comunque e qualunque sia la loro scelta, di un'Europa unita: questa è la sostanza della risoluzione. Grazie.

Presidente - Grazie collega Bertin. Altri? Chiudiamo la discussione generale. La parola al collega Donzel.

Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.

Su quest'argomento in tempi non sospetti, perché era il giorno dopo il voto, ho scritto sul mio blog un breve pensiero: "se fossi stato catalano...". L'ho scritto tempo fa, ma penso che sia molto valido anche oggi rispetto al fatto che non è solo un sostegno che dobbiamo dare al popolo catalano, ma è proprio un nuovo modo di pensare il rapporto tra le Regioni in un'Europa che, da questo punto di vista, è sempre più rappresentata a livello internazionale dagli Stati centrali. "Ieri, se fossi stato catalano, mi sarei messo in coda e sarei andato a votare, perché? Anche se non si trattava di un referendum legale, questo referendum spontaneo catalano sul modello delle "primarie" dava la possibilità di esprimere a molti cittadini (maggioranza o minoranza che fosse) una loro idea sull'organizzazione dello Stato. Il voto è un atto di grande libertà e democrazia! - non è una cosa improvvisata quella che è stata fatta in Catalogna, c'erano tantissime persone che si erano messe in fila com'è capitato a noi quando abbiamo fatto delle primarie, perché sentivano il bisogno di uscire di casa e di potersi esprimere pubblicamente - Non si può negare questo diritto di esprimersi! Il voto catalano (non meno di quello scozzese) - che pure era legale - ha un grande valore politico. Lo Stato centrale non può essere sordo alle richieste dei cittadini e mascherare le sue debolezze dietro a cavilli legali - il riferimento alla scelta del Governo nazionale spagnolo è chiaro - da anni sostengo nel PD (invano purtroppo, dopo la sconfitta alle politiche del 2008 di Veltroni) l'esigenza di un progetto federalista per l'Italia, altrimenti alimenteremo i secessionismi e gli indipendentismi a cui la Lega, per quanto rozzamente e maldestramente, sta dando voce. Ora, la crisi economica non fa venir meno le esigenze federaliste, la ripresa parte dai territori, questo non significa che non serva una visione economica europeista e statale, che lo Stato non debba farsi carico di settori strategici, ma che la risposta più dinamica e vivace sarà quella dei singoli distretti regionali o interregionali - è un caso specifico e qualificante quello che sta accadendo, per esempio, nel Veneto - se fossi stato catalano, avrei votato per dire a uno Stato centralista che fare orecchie da mercante alle richieste dei territori non farà che far crescere l'insofferenza verso l'incapacità dei Governi nazionali di far fronte alla crisi che viviamo. E dunque il Presidente Renzi e tutto il PD ritornino alle origini federaliste del primo PD e lascino perdere la deriva centralista che Monti e le burocrazie ministeriali hanno fatto prendere alla politica italiana. Gli errori amministrativi, gli sprechi e anche le illegalità di alcune Regioni e Comuni vanno denunciati (non meno di quelli statali), ma si correggono con le buone prassi e norme chiare sui rapporti Stato/Regioni/Enti locali, rafforzando le idee federaliste e non con politiche accentratrici post unitarie o - addirittura - del tragico ventennio. La Scozia non ha avuto l'indipendenza ma più autonomia sì. La Catalogna se non avrà più autonomia (come propongono, per esempio, i socialisti) continuerà a lottare per separarsi da Madrid. L'Italia, Renzi, il PD non stiano a guardare tra silenzi ambigui e senso di impotenza! Attendo una risposta federalista forte!" E anche fuori dalla parentesi, perché avevo messo quest'ultimo passaggio tra parentesi: "Il Ministro Boschi la smetta di attaccare le Regioni a statuto speciale! Si informi e non si preoccupi solo degli accordi con Verdini!". Questo per dire che abbiamo preso molto sul serio quello che è avvenuto in Catalogna e quindi sicuramente sosterremo questa richiesta di ALPE di esprimere anche pubblicamente la nostra posizione a sostegno del voto e del desiderio dei catalani di avere una maggiore capacità di autodeterminarsi come popolo.

Presidente - Grazie. Altri? Non ci sono altri e quindi chiudiamo la discussione generale. La parola al Presidente della Regione.

Rollandin (UV) - Grazie Presidente.

Credo che la presentazione di questa risoluzione sia corretta nel senso dell'auspicio che viene fatto di dare un giusto risalto ad una votazione che, seppur sapendo fin dall'inizio che non avrebbe sortito effetti, perché era una consultazione che, purtroppo, il Governo aveva già dichiarato che non avrebbe preso in considerazione al di là del risultato, ha avuto sicuramente un grande riscontro. Ora, la Valle d'Aosta è sempre stata molto legata alla Catalogna, voglio ricordare che il suo Presidente storico Pujol non solo è venuto diverse volte qui in Valle - ed è anche venuto a tenere delle lezioni di autonomia -, ma la Regione è stata invitata più volte a tenere in giusta considerazione il modello catalano. Veramente la Catalogna è uno dei quattro motori dell'Europa: ha un'economia fortissima, ha una capacità di impatto enorme e quindi indubbiamente ha un peso economico che credo tutti conoscono, perché dico questo? Perché sicuramente la paura a livello nazionale di perdere la Catalogna è perché, perdendo la Catalogna, perdono, di fatto, un salvadanaio, perdono quello che è il riferimento economico. Il resto, tolta la Catalogna, è una parte che avrebbe dei seri problemi, oltre a quelli che ha già avuto come l'Italia.

Ora, sicuramente, quella che era la risoluzione che era stata votata il 15 luglio 2010 sperava ed andava in una direzione che non era quella a cui, purtroppo, si è giunti con il voto del 9 del mese scorso. Noi, comunque, riteniamo che il sottolineare che la ricerca di una maggiore autonomia debba essere in qualche modo valutata molto positivamente sia corretto anche se, come dico, l'ultimo capoverso sostiene il percorso avviato...purtroppo, oggi si tratterebbe di prendere in considerazione che cosa e come si deve trovare una via che in qualche modo faccia riflettere su come intervenire nell'ambito del riconoscimento di un sistema che, come si ricordava, almeno deve essere federale, se non nell'autonomia, nel senso più spinto in cui volevano i catalani. Abbiamo avuto due episodi: la Scozia e la Catalogna. La Scozia ha creato, in qualche modo, un sussulto di volontà di intervenire per mitigare alcune situazioni economiche. Per la Catalogna, credo che, per il momento, il discorso con il Governo attuale sia abbastanza difficile.

Credo quindi che sia giusto intervenire per quello che vale una risoluzione in un Consiglio regionale, ma credo che simbolicamente debba essere salutata positivamente per lo spirito con cui deve accomunarsi con le realtà che in qualche modo sono di esempio per un'autonomia che sicuramente parte da pilastri diversi da quelli...

Presidente - Chiedo scusa, ma è arrivato un emendamento in merito a questa risoluzione. Visto che il collega Laurent Viérin riteneva che fossimo ancora in discussione generale, se il Consiglio è d'accordo, lo distribuiamo e discutiamo il testo con l'emendamento...lo faccio fotocopiare e ve lo distribuisco. Allora, prego il collega Segretario di leggerlo così recuperiamo anche del tempo.

Lanièce (Segretario) - "Nel condannare l'atteggiamento dello Stato centrale spagnolo che non ha riconosciuto al popolo catalano, attraverso presunti alibi costituzionali, la possibilità di vedere riconosciute appieno le proprie aspirazioni di sovranità".

Presidente - La parola al collega Viérin Laurent.

Viérin L. (UVP) - Merci Monsieur le Président.

Je m'excuse...forse l'ora tarda, Presidente, forse è stata male interpretata l'organizzazione della discussione...abbiamo presentato un emendamento da inserire, tanto per situarlo, prima del "sostiene il percorso avviato"...aggiungere l'emendamento che il Segretario del Consiglio ha letto.

L'occasion de cette résolution nous donne la possibilité de discuter du thème de la question de la souveraineté politique dans ce cas du peuple catalan, mais en général des peuples qui représentent aujourd'hui dans l'Europe et dans le monde des exemples de peuples qui ont un parcours d'autodétermination et qui ont été insérés dans un contexte d'État-Nation dans lequel ils ne se reconnaissent plus...

Presidente - Un po' di silenzio, per cortesia!

Viérin L. (UVP) - ...la formation de l'Europe...est une Europe qui aujourd'hui est probablement une Europe des pouvoirs économiques et non des peuples, telle que nous l'avons, en tant qu'autonomistes convaincus, toujours songée et qu'avant Emile Chanoux...mais Bruno Salvadori aussi nous l'a véhiculée dans les écrits et dans la pratique...aujourd'hui a porté certaines communautés comme l'Écosse, comme l'Irlande, comme la Catalogne, mais aussi des Régions italiennes et des Régions européennes qui revendiquent aujourd'hui, face à une dégringolade même économique des propres communautés, un nouveau sens d'appartenance à leurs communautés, surtout un esprit séparatiste, voire même souverainiste, qui est nouveau concept introduit par le peuple québécois et qui a un élan moderne et qui a un élan différent.

La Catalogne est un peuple - le Président Rollandin l'a rappelé - ami de la Vallée d'Aoste. Le Président Pujol comme d'autres représentants des institutions catalanes ont depuis toujours mené un parcours d'autodétermination démocratique, donc, par rapport aux Pays Basques, par rapport à l'Irlande, par rapport à d'autres communautés, il y a eu un parcours démocratique d'une partie de la communauté catalane qui dans un État monarchique a su reconnaître des aspirations du peuple. Nous partageons en partie ce texte, mais nous avons voulu introduire un amendement car nous croyons qu'il y a dans cette résolution une "emphatisation" de ce référendum qui, par contre, à notre avis, a été un référendum octroyé par la même communauté non reconnue par l'État.

À quelques semaines de l'élection et de ce référendum donc il y a eu une bataille entre la communauté catalane, les institutions catalanes et l'État central afin de voir reconnaître, même d'un point de vue légal, ce référendum. Cela ne s'est pas produit, l'État a utilisé bien évidemment la Cour constitutionnelle et toutes les mesures démocratiques, bien évidemment, mais constitutionnellement reconnues, mais pas, disons, dans le sillon de celle qui était l'aspiration du peuple catalan et donc nous croyons de pouvoir nous reconnaître dans le texte avec cet amendement qui condamne l'aptitude de l'État central espagnol qui n'a pas reconnu, justement, au peuple catalan, à travers ses alibi constitutionnels, la possibilité de voir reconnues les aspirations de souveraineté politique et démocratique.

Nous reconnaissons donc dans ce moment historique un pas de l'avant pour l'autodétermination de la Catalogne, mais nous croyons que c'est une mortification du peuple catalan que l'État dans cette phase historique n'ait pas donné la possibilité à ce peuple de s'exprimer avec des conséquences qui sont des conséquences normales: si un peuple, une communauté tout entière, un peuple de plusieurs millions d'habitants décide d'avoir une autodétermination avec, entre autres, une grande querelle qui rappelle les querelles qui sont engendrées même en Italie sur la répartition fiscale, car la Catalogne a une possibilité économique très grande, mais elle doit contribuer à l'État central et pour cela elle préfère aujourd'hui reconnaître la possibilité de vivre toute seule comme communauté... C'est donc un nouveau centralisme qui arrive en Italie, c'est un nouveau centralisme qui arrive en Espagne ou qui, peut-être ne s'est jamais plaqué, mais qui doit être aujourd'hui un signal même pour le peuple valdôtain afin que même les Gouvernements nationaux...et même les Gouvernements nationaux du changement ne sont pas les amis des autonomies... Nous espérons que le changement qui est en train de se passer en Italie ne soit pas un changement qui va anéantir les autonomies spéciales comme cela est en train de se passer, donc nous nous reconnaissons avec cette modification dans cette résolution.

Nous remercions les collègues d'ALPE qui ont bien voulu prôner cette cause qui a été, comme cela a été souligné, déjà prônée en 2010 par ce même Conseil et comme souvent nous l'avons fait ici dans cette Assemblée sur d'autres communautés. Nous rappelons d'autres peuples qui sont en train de lutter d'une façon bien moins démocratique par rapport à la Catalogne et à l'État même espagnol sur celle qui est l'inspiration de droit du peuple. Donc que cet exemple du peuple catalan avec cette devise: "Visca Catalunya llure!", qui anime les amis catalans, puisse être un réveil d'orgueil pour d'autres communautés et pour la communauté valdôtaine aussi, afin que, justement, comme nous l'avons rappelé aujourd'hui, les autonomies ne soient pas simplement des dossiers à affronter d'un point de vue économique, mais qu'il y ait des sensibilités, des idéaux, une envie de se reconnaître dans une identité qui est une identité culturelle, mais aussi géographique: le sens d'appartenance à un lieu physique qui est une région, qui est un peuple, qui a une langue ou plusieurs langues, qui a une culture, qui a une identité géographique et qui aujourd'hui peut représenter un nouvel élan dans cette Europe que nous espérons être une Europe des peuples. Si la synergie entre ces minorités, ces peuples, ces communautés pourra être un réseau des minorités et des peuples souverains à l'intérieur d'une Europe différente, même la Vallée d'Aoste dans son petit...d'un point de vue numérique, dans sa petite identité pourra jouer un rôle de synergie.

J'ai assisté en 1992 à une conférence, ici au Palais régional, du Professeur Miglio, l'idéologue de la Lega Nord qui à l'époque était au début, et le Professeur Miglio avait dit, ici dans cette salle du Palais, que l'Europe serait née, qu'il y aurait eu la crise de l'euro, la crise du pouvoir économique et, surtout, la crise des États un peu plus faibles qui auraient adhéré à l'euro et qu'il y aurait eu la renaissance des États-Nations d'un côté et surtout des aspirations des peuples comme la Catalogne, comme l'Irlande, comme l'Écosse. Il avait donc prévu cela et je voulais rappeler cet épisode car il avait été un moment intéressant lu avec les yeux historiques d'aujourd'hui. Cela pour dire que les luttes de peuple ne sont pas des luttes figées dans le bien et dans le mal et que même la Vallée d'Aoste pourra affronter dans les prochains mois, malheureusement - et bon gré, mal gré -, une nouvelle lutte pour réaffirmer ses aspirations de peuple et surtout ses aspirations d'autonomie.

Président - Merci Conseiller Viérin Laurent.

Altri? Voglio solo ricordare che l'emendamento è stato inserito come posizione tra il "considera" e il "sostiene" al penultimo comma. L'unica cosa, collega, è che andrebbe poi inserito "condanna l'atteggiamento", anziché "nel condannare", lo diamo per cambiato...

(interruzione del Consigliere Laurent Viérin, fuori microfono)

...va bene, d'accordo...okay, nel senso "nel condannare...sostiene...". La parola di nuovo al collega Viérin.

Viérin L. (UVP) - Senza nulla togliere alle sue doti lessicali, Presidente Marco Viérin - suggerite peraltro -, le volevamo semplicemente ricordare che è "nel condannare...sostiene...", cioè è un'integrazione alla frase già inserita, quindi è un rafforzativo di ciò che si dice nel considerare qualche cosa che però non è avvenuto.

Presidente - Non facciamo discussioni. Allora, altri interventi? Mettiamo in votazione la risoluzione con il testo emendato dall'emendamento del collega Viérin. Prego i colleghi di votare...la parola al collega Bertin.

Bertin (ALPE) - Rapidamente non temete... Non abbiamo enfatizzato il ruolo di questo referendum. Credo che in Europa ci siano diversi processi interessanti da questo punto di vista e quello catalano è certamente un modello, perché è un modello pacifico, aperto, che cerca di coinvolgere, che non cerca il conflitto per il conflitto, ma che cerca di risolvere una situazione che va affrontata: questo era lo spirito di questa risoluzione. L'integrazione evidentemente è positiva perché spiega meglio una cosa che era implicita nella risoluzione.

Presidente - Passiamo alla votazione. Prego i colleghi di procedere al voto. La votazione è chiusa.

Presenti: 32

Votanti: 32

Favorevoli: 32

Il Consiglio approva all'unanimità.

Buona serata. La seduta è tolta.

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L'adunanza termina alle ore 00,45.