Oggetto del Consiglio n. 727 del 25 settembre 2014 - Resoconto
OGGETTO N. 727/XIV - Approvazione, ai sensi della legge regionale 1° agosto 2012, n. 26, del piano energetico ambientale regionale (PEAR).
Presidente - Sì, prima di passare la parola all'Assessore Marquis, voglio solo ricordare ai colleghi che si discute quest'atto amministrativo con i relativi emendamenti allegati presentati dall'Assessore già nella scorsa seduta, gli allegati vi sono stati forniti per via telematica. La parola al collega Assessore Marquis.
Marquis (SA) - Grazie Presidente. Buon pomeriggio colleghi.
Il piano energetico ambientale regionale che vi viene proposto discende dalla legge 10 del 1991 e dalla legge regionale 26 del 2012, fa seguito a quelli già approvati nel 1998 e nel 2003 e contiene gli indirizzi evolutivi della politica energetica, con un orizzonte temporale al 2020. La predisposizione di questo piano è stata curata dagli uffici dell'Assessorato delle attività produttive, dal COA Energia e dal Dipartimento DIMSET dell'Università degli Studi di Genova. Hanno inoltre contribuito e collaborato a quest'iniziativa diverse strutture della Regione sia in fase di redazione, sia in fase di valutazione di impianto strategico. É un piano molto articolato e complesso con riferimento agli argomenti trattati. La sua definizione ha comportato l'acquisizione di dati in parte su base statistica e in parte su base analitica, su scala nazionale e locale, relativamente al consumo e alla produzione di energia. I dati sono chiaramente fondamentali per valutare la compatibilità della pianificazione energetica con le disposizioni della legislazione vigente. Il riferimento di certi dati omogenei, tra livelli territoriali diversi, unitamente alla continua evoluzione della normativa di settore e alla multidisciplinarietà degli apporti hanno inciso sulla tempistica dell'iter di definizione di queste proposte. È con il Protocollo di Kyoto del 1997, siglato dai rappresentanti di Governo dei Paesi industrializzati, che si è formalmente affermata e condivisa la preoccupazione sull'impatto energetico delle azioni legate alle attività dell'uomo sull'ambiente. È in quella sede che vennero presi i primi impegni per ridurre le emissioni di anidride carbonica e dei gas ad effetto serra, al fine di contrastare i cambiamenti climatici. Da allora è cresciuto il dibattito sui temi energetici con riferimento agli effetti derivanti sia dalla produzione, sia dal consumo, tanto da essere argomenti di grande attualità nelle politiche comunitarie per perseguire lo sviluppo sostenibile e per favorire il rilancio dell'economia e dell'occupazione; temi di estremo interesse in Europa, che è anche il principale importatore di combustibili fossili su scala mondiale. Oggi si importano i due terzi del gas che si consuma e la quasi totalità del petrolio. I recenti avvenimenti in Ucraina, Siria e Iraq hanno dimostrato inoltre la vulnerabilità della nostra economia all'impennata dei prezzi, alle crisi energetiche esterne e alle prese di posizione da parte di regimi a noi lontani. La sostituzione di combustibili fossili di importazione con l'energia rinnovabile è pertanto una priorità, poiché aumenta l'indipendenza sotto il profilo energetico, sicurezza energetica ed energie rinnovabili vanno quindi di pari passo. Il prezzo che impone oggi la dipendenza energetica è alto sotto i profili economico e politico. Mai in precedenza nella definizione del PEAR vi è stata tanta consapevolezza sull'importanza dello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili sia con riferimento alla sicurezza energetica, ai costi, alla sostenibilità ambientale, nonché all'impulso che può offrire questo settore al miglioramento della competitività di un sistema territoriale. Le rinnovabili, la green economy costituiscono un'opportunità per una regione alpina qual è la Valle d'Aosta, i cui valori paesaggistici, ambientali da salvaguardare e valorizzare costituiscono un'importante fonte di attrattività turistica. In questo settore, per le competenze acquisite e le potenzialità territoriali, si può aspirare a costituire una filiera produttiva con la finalità di innescare un circolo virtuoso per rilanciare l'economia in modo sostenibile e creare nuova occupazione.
Prima di introdurre il PEAR con orizzonte temporale al 2020, mi pare opportuno e utile condividere alcune brevi riflessioni sul piano precedente, sul quale si innesta, e quindi sul punto di partenza rispetto agli indirizzi che oggi vengono presi. Nel periodo di vigenza precedente sono stati perseguiti gli obiettivi di piano con la promozione di interventi mirati alla crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili e al contenimento, per quanto possibile, della crescita dei consumi. Il PEAR precedente affrontava le tematiche inerenti le catene stazionarie, ovvero ad esclusione dell'incidenza dei trasporti. I risultati sono stati allineati a quelli attesi, nonostante vi sia stato nel periodo un incremento dei consumi termici ed elettrici, che è stato compensato dalla maggiore produttività rispetto a quella prefigurata nel piano da parte delle energie rinnovabili.
Per quanto concerne la proposta che esaminiamo oggi di PEAR con orizzonte temporale 2020, vi voglio significare che è armonizzato con il documento 20-20-20 che è stato predisposto dalla Comunità europea nel 2007, che sostanzialmente fissa tre obiettivi: quello di riduzione del 20 percento dei consumi finali lordi, dicendo che deve provenire da fonti energetiche rinnovabili, questo entro il 2020; il secondo che i consumi energetici complessivi devono ridursi del 20 percento rispetto a quelli tendenziali ovvero che si stimano in assenza di una pianificazione; ultimo e terzo obiettivo è che l'emissione di CO2 deve essere ridotta del 20 percento rispetto ai livelli che erano stati raggiunti nel 1990. La pianificazione energetica trae origine dai bilanci energetici regionali in cui vengono analizzati i flussi energetici che caratterizzano la regione. L'attendibilità dei dati, soprattutto in una regione piccola, è fattore di incertezza ed è necessario tenerne conto nella lettura critica di questi bilanci e nella definizione degli scenari...l'incertezza che deriva dall'attendibilità dei consumi riferita ai combustibili fossili, che, derivando da ripartizione statistica nazionale, potrebbe portare a variazioni significative, tali da incidere sul raggiungimento dei rispettivi target.
Tali considerazioni, in aggiunta al fatto che le metodologie di calcolo e di monitoraggio degli obiettivi nazionali non sono ancora perfettamente delineate, hanno portato a considerare cautelativamente nel piano una serie di interventi volti a definire un traguardo superiore rispetto a quanto richiesto a livello nazionale. Dalla lettura di contesto mediante l'analisi dei BER e da quanto rilevato sul territorio della Valle d'Aosta, emerge, unicamente all'incremento di produzione di energia da rinnovabili, una crescita dei consumi elettrici e termici sia in ragione dell'incremento demografico, sia in ragione dall'essere una regione alpina. L'orografia della Valle d'Aosta, la polverizzazione della presenza umana e degli insediamenti sul territorio determinano implicazioni anche sotto il profilo energetico sia riguardo alla catena stazionaria, sia a quella dei trasporti. I consumi pro capite sono più elevati rispetto a quelli di altre realtà italiane. Il bilancio energetico regionale 2010 ci dice che il 43 percento dei consumi è ascrivibile al settore dei trasporti, il 38 percento al comparto civile e il 17 percento all'industria e, infine, il 2 percento al comparto dell'agricoltura. Ma qual è la caratterizzazione dei consumi e della produzione in Valle d'Aosta? Quali sono le azioni che negli ultimi anni sono state fatte e hanno inciso significativamente? Una è la metanizzazione, che è stato quel processo di infrastrutturazione che ha portato alla netta crescita dei consumi di gas naturale nel settore civile con la relativa riduzione di combustibile di origine petrolifera. Ci sono i consumi termici da fonte rinnovabile e quindi la rivalutazione principale della biomassa che consegue ad un progetto europeo, finanziato negli scorsi anni, che ha consentito di fare un'indagine conoscitiva sul territorio e che ha sostanzialmente dato un censimento più corretto rispetto a quelle che erano le medie statistiche nazionali che ci venivano assegnate su quest'ambito e quindi ha moltiplicato di quattro volte l'importanza di questo settore sui consumi e quindi per tutte le iniziative sul territorio, dove ci sono delle centrali termiche alimentate a biomassa o a pellet. Unitamente a questi fattori di carattere generale c'è da significare che l'energia elettrica è un'energia elettrica pulita...quella che viene prodotta quasi totalmente da impianti idroelettrici.
Per perseguire gli obiettivi di riduzione dei consumi e di riduzione di CO2, sono stati considerati due scenari: uno libero, caratterizzato da un congelamento della situazione attuale della produzione del rinnovabile e dall'assenza di politiche mirate alla riduzione dei consumi e l'altro di piano, che comprende gli interventi da attuare per soddisfare le condizioni di legge in rapporto allo scenario libero. Gli interventi verranno declinati in azioni specifiche, supportati da leggi di settore a livello regionale, in armonia con la legislazione nazionale ed europea attingendo, oltre che alle finanze locali, alle fonti di finanziamento disponibili FES, pertanto non vengono portate nel documento in discussione, ma saranno ricomprese nella programmazione.
Gli obiettivi che ci si prefigge a livello locale entro il 2020, per quanto concerne il primo, ovvero quello di far sì che vi sia un incremento dei consumi da fonti rinnovabili, con la finalità di perseguire lo scopo che almeno il 20 percento dei consumi finali lordi deve provenire da fonti energetiche rinnovabili...l'Unione europea ha ripartito tra i Paesi membri i rispettivi contributi da apportare, all'Italia è stato assegnato il valore del 17 percento, successivamente nella ripartizione che lo Stato ha fatto per le Regioni alla Valle d'Aosta è stata assegnata la percentuale da raggiungere entro il 2020 del 52,1 percento, cautelativamente nel nostro piano l'obiettivo è stato fissato nel 53,4 percento.
Quanto al secondo obiettivo: quello della riduzione dei consumi rispetto allo scenario libero, l'obiettivo che ci si è prefissati nel piano è quello di raggiungere un decremento dei consumi al 2020 del 4 percento.
Quanto al terzo obiettivo, l'energia elettrica esportata ci consente di evitare la produzione di CO2 in altri territori contermini e pertanto, rispetto ai livelli che erano stati consolidati nel 1990, ci sarebbe una riduzione del 27 percento delle emissioni in atmosfera.
Come abbiamo fatto per prefigurare il raggiungimento di questi obiettivi? Si è intervenuti nel potenziamento, nell'incremento della produzione da fonti rinnovabili e in parallelo è stata prevista una politica di riduzione dei consumi attraverso l'efficientamento del parco degli edifici e attraverso interventi di efficienza delle conversioni energetiche. Nello specifico, per quanto concerne le fonti energetiche rinnovabili, si prevede un incremento di produzione da qui al 2020 del 5,5 percento, rispettivamente l'idroelettrico si prevede che incrementi la produzione del 40 percento, mentre il 60 percento dell'incremento della produzione dovrebbe venire dagli altri settori rinnovabili, ovvero l'eolico, il solare fotovoltaico, il solare termico, la biomassa e il biogas.
Quanto agli interventi di efficientamento energetico, come dicevo poc'anzi, sono stati previsti degli interventi di riqualificazione energetica annualmente sul 4 percento delle civili abitazioni, gli interventi di razionalizzazione dei processi produttivi industriali e la diminuzione del fabbisogno elettrico nei settori industriali e civili con risparmi significativi. Quanto al miglioramento dell'efficienza attraverso le conversioni energetiche, si interviene sull'efficientamento della produzione del calore nei settori civili e industriali anche attraverso la creazione di reti di teleriscaldamento tra le quali figurano quella di Aosta e quella di Breuil-Cervinia, gli impianti di cogenerazione a gas e l'installazione di pompe di calore in sostituzione di caldaie tradizionali presso utenze domestiche.
Quanto alla crescita della produzione delle energie rinnovabili, occorre rimarcare che, nonostante gli obiettivi che sono stati dati con il documento Europa 20-20-20, la Comunità europea diciamo che sta andando avanti e sta maturando la consapevolezza dell'importanza di queste tematiche. Sono già stati prefissati ulteriori obiettivi che non sono ancora stati oggi formalizzati con dei documenti, però, per quanto ne sappiamo, si prevede che al 2030 dovrebbe essere ridotto del 40 percento il livello di emissioni rispetto ai livelli raggiunti nel 1990 e si dovrebbe arrivare ad una produzione di energia da fonti rinnovabili rispetto al consumo pari al 27 percento rispetto a quanto siamo ora.
Per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, quali sono le azioni più significative fra tutte quelle che ho citato? L'incremento di produzione dell'idroelettrico pesa al 38 percento, il 29 percento lo pesano gli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio sotto il profilo energetico, il 12 percento l'incremento del fotovoltaico, il 7 percento la biomassa, il 5 percento gli impianti rispettivi di teleriscaldamento. Come ha detto poc'anzi il Presidente nella sua relazione, il cambio di approccio che c'è stato nella predisposizione della documentazione europea è che questa volta, al di là della verifica della capacità di spesa, verranno verificati anche i risultati che si andranno a raggiungere. È quindi importante anche l'azione di monitoraggio che verrà prevista e predisposta su queste iniziative, per cui, per il raggiungimento degli obiettivi, è indispensabile un'azione pianificata, soprattutto per ciò che concerne l'aggiornamento dei bilanci energetici regionali e soprattutto per quello che concerne l'allineamento delle banche dati e la costituzione di banche dati che siano le più reali possibili, perché, per quanto concerne il consumo di prodotti combustibili di origine fossile, abbiamo delle grosse discrepanze in funzione del soggetto che fornisce il dato a livello nazionale.
Io vorrei ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla predisposizione di questa copiosa documentazione, di questo studio, che raccoglie dei significativi contributi in settori molto articolati e complessi, in cui serve un approccio su base scientifica. C'è stata molta difficoltà, come dicevo prima, perché non abbiamo un catasto ancora aggiornato sotto il profilo energetico e quindi la strada da fare in questa direzione è ancora molta. Vorrei ringraziare anche i componenti della IV Commissione, che nello scorso mese di luglio hanno affrontato quest'argomento e l'hanno esaminato nonostante ci fossero pochi giorni a disposizione per fare una valutazione complessiva di questo dossier. Io concludo così questa breve relazione e vi lascio spazio per i vostri interventi e mi riservo poi di intervenire in fase di replica. Grazie.
Presidente - Qualche collega che chiede la parola in discussione generale? Nessuna richiesta di intervento? Chiudo la discussione generale...in discussione generale la parola al collega Roscio.
Roscio (ALPE) - Sì, grazie Presidente. Grazie Assessore per la sua relazione dettagliata, che fornisce un'analisi sicuramente interessante sullo stato attuale e anche sulle prospettive di questo piano energetico ambientale.
Forse c'è un aspetto, che è più forse quello di indirizzo politico che quello tecnico rispetto al PEAR - avevamo già avuto modo di fare alcune considerazioni nella commissione - ed è quello che...l'obiettivo, come lei ha ricordato...è che la prospettiva di questo piano energetico ambientale è il 2020...ora, è vero che l'Europa non ha ancora formalizzato obiettivi di più lungo termine, ma ormai sono pressoché accertati, come ha anche ricordato da alcune cifre che ha fornito...che gli obiettivi al 2030...che ormai è un orizzonte temporale non troppo lontano, perché ricordiamo che l'obiettivo 20-20-20 datava dal 2007, noi oggi ci prepariamo a fare questo piano energetico e siamo al 2014, quindi ha senso cominciare a spostare l'obiettivo temporale un po' più in là e su questo forse dobbiamo fare una riflessione...ma non è così lontano, Presidente, il 2030, soprattutto se noi andiamo a ragionare sulla produzione e soprattutto se teniamo conto del fatto che, laddove noi andiamo ad intervenire, cioè sull'aumento di produzione specialmente da idroelettrico, dove ormai siamo quasi alla saturazione, oltre una certa soglia non si potrà andare. Se quindi vogliamo riuscire ad arrivare a quel 45 percento di produzione da fonti rinnovabili, al 40 percento di risparmio energetico e al meno 55 percento di emissioni di CO2, forse la strada non è tanto quella di soffermarsi su come fare a produrre più energia, anche se quest'energia è prodotta in maniera...da fonti rinnovabili, perché non è detto, se il criterio di base è la sostenibilità, che il fatto di fare solo fonti rinnovabili risponda alla sostenibilità reale. È molto labile il confine tra sviluppo e danno permanente quando sto parlando di fonti rinnovabili, quindi forse su questo bisognerebbe fare una riflessione, tanto più che, quando io vado a parlare di questi dati, di percentuali, si parla sempre di rapporti fra i consumi effettivi e l'energia che viene prodotta. Nel rapporto di solito - e questa è matematica -, a parità di incremento, se io diminuisco quello che sta sotto, ottengo dei vantaggi maggiori, cioè se io vado a diminuire i consumi del 5 percento, ottengo un aumento della mia percentuale maggiore che se aumento del 5 percento la produzione anche da fonti rinnovabili...e questo è...
(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)
...no, non sono due cose diverse, perché la percentuale che devo raggiungere è quella. Il rapporto tra queste due cose mi dà l'obiettivo che devo raggiungere. Sono quindi esattamente la stessa cosa, nel senso che conviene puntare di più al risparmio che aumentare la produzione anche quando questa produzione proviene da fonti rinnovabili. Credo che su questo bisognava incentrare il discorso più che cercare di aumentare la produzione anche se da fonti rinnovabili...
(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
...non sono due cose diverse, Presidente, io insisto, poi, se vuole, ci confrontiamo...e soprattutto su un passaggio che ha fatto l'Assessore, dicendo che ci sono ancora delle incertezze sul catasto, cioè sulla conoscenza ad oggi della produzione di energia e del consumo di energia: ecco, forse su questo bisognerebbe fare una riflessione per riuscire ad avere come base di partenza dei dati certi ed affidabili, perché sennò diventa molto difficile riuscire a fare una programmazione di lungo termine.
Una cosa su cui vale la pena di soffermarsi è quel 29 percento di riqualificazione del patrimonio energetico, che forse vale la pena di spingere ancora di più, perché, se noi vogliamo andare veramente ad ottenere un risparmio, tenuto conto che solitamente le case difficilmente ad oggi si riscaldano con fonti rinnovabili, spesso e volentieri si riscaldano con fonti fossili e la Valle d'Aosta, fino a prova contraria, le fonti fossili le importa dall'estero, cioè dal di fuori, non ha fonti fossili proprie, ragione per cui questo discorso servirebbe sia a garantire una sostenibilità per la Valle d'Aosta, per il futuro, sia a preservare quelle fonti non solo di energia, ma anche questo patrimonio ambientale che la Regione ha.
Presidente - Grazie collega Roscio. Siamo sempre in discussione generale. La parola al collega Donzel.
Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.
Sicuramente c'è stato uno sforzo di scrittura non indifferente, lo dimostra la mole del piano energetico. Bisogna poi capire se a questo sforzo di scrittura teorica, che riprende i principi sostanziali che lei, Assessore, ha ricordato, enunciati dalla comunità internazionale sulla necessità di controllare e gestire meglio l'energia, soprattutto per evitare quelli che sono i fenomeni che, in qualche modo, stiamo ancora studiando...non riusciamo bene neanche a capire, a controllare l'effetto serra, le emissioni e quindi, diciamo, c'è una presa di coscienza, almeno in molti Paesi occidentali. Ci sono poi ancora alcuni Paesi che magari questa presa di coscienza ce l'hanno, ma sono abbastanza sordi a seguire quelle che sono le indicazioni che vengono prese dalla comunità internazionale; proprio recentemente Cina e India hanno abbastanza snobbato uno di questi vertici, che hanno appunto l'obiettivo, in qualche modo, di determinare delle strategie comuni nell'utilizzo dell'energia, nello sfruttare le risorse del pianeta. Così la piccola Valle d'Aosta, come dicevo prima, si trova dentro questo mondo gigantesco e deve fare giustamente la sua parte. Una parte che, come viene riportato correttamente da questi documenti, viene fatta anche se non è ancora così facile calcolare con esattezza e precisione determinati dati. È vero che la fisica è una scienza che misura, però è anche vero che, leggendo questi piani, quando la fisica si collega alla politica, può venir fuori qualcosa di molto interessante, cioè non è sempre detto che tutte le azioni che vanno in una direzione siano così coordinate, si intreccia quindi l'esigenza di sviluppare l'utilizzo di fonti rinnovabili da una parte con l'esigenza anche comunque di contenere determinate emissioni e non è detto che l'utilizzo - come forse accennava anche il collega Roscio - di fonti rinnovabili sia poi sempre così sostenibile in un determinato ambiente.
Vengo alle questioni concrete. La Valle d'Aosta, lo sappiamo, ha una fonte di energia straordinaria, che è quella idroelettrica, però sappiamo che nell'utilizzo di quest'energia dobbiamo - per quanto mi riguarda, l'ho già segnalato in altre occasioni - migliorare nella gestione della risorsa acqua. L'acqua è un bene comune, non è una proprietà privata di qualcuno, che la utilizza a fini esclusivi, cioè io faccio energia idroelettrica, non sporco il mondo, però non è così scontato quest'utilizzo, dobbiamo... Tra l'altro, anche la Regione sta facendo delle ricerche molto interessanti sul calcolo del deflusso minimo vitale, sulla gestione delle acque, perché dobbiamo far vivere comunque i nostri torrenti, dobbiamo far vivere l'agricoltura, quindi la spinta verso lo sfruttamento dell'energia idroelettrica non è infinita, non è una cosa che può procedere in modo inesauribile, ha dei limiti, bisogna conoscerli, bisogna vedere dove abbiamo fatto degli errori. Se stiamo spendendo centinaia di migliaia di euro, milioni di euro per abbattere una diga in questo momento...per ridurla nelle dimensioni è perché abbiamo sbagliato, perché, convinti di sfruttare un'energia positiva e rinnovabile, abbiamo fatto un piano che è andato al di là di quelle che erano le potenzialità che offriva quel determinato ambiente. In questo senso quindi anche uno sfruttamento che può a prima vista apparire positivo può avere degli effetti negativi.
Altro discorso molto importante per la Valle d'Aosta è quello della presenza qui in Valle di significative biomasse: le foreste che crescono. Anche qui però le indicazioni...hanno delle controindicazioni, se la scienza dice che bruciare biomassa non significa aumentare quella che sarebbe comunque la CO2, che viene liberata dalle piante che da sole invecchiano e deperiscono, dall'altra, noi dobbiamo sapere che però questa cosa determina la produzione di fumi, polveri sottili, che quelli sì creano problemi, magari sono gestibili nell'ambito dell'energia cosiddetta "rinnovabile". Lo scienziato cioè si mette lì, calcola tot di biomassa bruciata uguale la stessa quantità di CO2 della biomassa che marcisce e deperisce nel bosco, quindi il calcolo è matematico, ma quella produce, per quanto riguarda la vita dei cittadini, molti meno problemi di quelli che crea un camino e quindi le stesse avvertenze poi sono quelle di dover poi ricorrere a sistemi di controllo dei fumi molto particolari e delicati. Da questo punto di vista, anche nell'utilizzo privato delle biomasse, bisognerebbe quindi iniziare a fare delle riflessioni, non soltanto quindi controllare le grandi fonti di emissione, ma anche immaginare un percorso che vada in qualche modo a controllare quello che esce dal camino generico dei cittadini.
L'altra questione - anche qui mi riallaccio ad una cosa che condivido con il collega Roscio - è soprattutto quella che le nostre società immaginano ancora un crescente fabbisogno di energia e quindi c'è una rincorsa a produrre quest'energia. Dal nostro punto di vista, bisognerebbe incominciare ad immaginare una cosa, che già si sta facendo, che forse va incentivata: quella di riuscire, per esempio, in uno dei consumi più forti che abbiamo, cioè quello del riscaldamento, in una regione come la Valle d'Aosta...quella di riuscire ad avere delle abitazioni...l'abbiamo fatto in questi anni finanziando dei serramenti migliori, finanziando le ristrutturazioni delle case, ma spingendo più a fondo, soprattutto per quanto riguarda anche l'edilizia pubblica - io questo discorso, tra l'altro, l'ho sollevato anche in occasione della discussione su quale università bisognava costruire -, cioè realizzare degli edifici che consumino meno energia, perché alle volte qua ci si riempie la bocca delle traditions, "nos ancêtres..." e quant'altro, ma tutti hanno dimenticato che i nostri genitori non vivevano in case gigantesche con, diciamo, dei volumi d'aria da tre metri o cose di questo tipo, vivevano in piccolissime abitazioni. È una cosa che noi, veramente, abbiamo spesso dimenticato, magari andando di nuovo qualche volta a qualche "véillà" (traduzione letterale dal patois: "veglia") di Gimillan o di qualche luogo, entriamo in case e diciamo: "miseria, com'è piccola questa casa!", ma questo dà l'idea di come una popolazione alpina aveva costume di vivere in determinate abitazioni. Noi oggi abbiamo, ovviamente, cambiato usi e costumi e abbiamo a dei consumi di energia che sono esageratamente enormi rispetto a quelli del passato. Da questo punto di vista, bisogna imparare a costruire delle abitazioni che assolutamente consumino meno energia.
Un'altra considerazione: quanto siamo padroni del nostro destino? O quanto il nostro destino ce lo impongono altri? Perché ad un certo punto una grande società decide di costruire un metanodotto che attraversa il Mediterraneo e un metanodotto che attraversa tutta l'Europa? Spende, fa un investimento enorme per portare il metano e ci dice che dobbiamo usare il metano e noi usiamo il metano. Ad un certo punto un'altra società decide di inventarsi un'altra cosa e noi corriamo sostanzialmente dietro a scelte che sono fatte molto lontano da noi. Dovremmo cominciare a ragionare se una parte di quest'energia che noi produciamo per pulire...cioè l'energia elettrica che, come dice lei, noi produciamo e contribuisce a tenere pulito l'ambiente altrove non possiamo in qualche modo gestirla meglio nel nostro territorio per abbattere i consumi fossili esagerati del nostro territorio? Questi camion di gasolio che risalgono le valli alpine per pompare gasolio, metano nelle nostre case, mentre un filo di energia elettrica scende per portare l'energia elettrica nelle grandi città...è sensato tutto questo? Nel lungo periodo non possiamo immaginare che, invece di pompare noi energia fuori e pompare energia dentro, riusciamo a gestire in modo diverso il sistema di produzione e di gestione dell'energia nel nostro territorio? Questo dovrebbe in qualche modo intravvedersi in uno scenario di piano energetico ambientale che abbia cura di dire: "questa regione offre una qualità ambientale che decisamente è migliore che altrove", si lanciano oggi, credo...di solito prima delle elezioni, un anno prima delle elezioni arrivano gli spot, ho visto l'altra sera in TV gli amici della Stella Alpina, che sono abbastanza abili in queste cose, quando arrivano le elezioni, diventano ecologisti, ambientalisti...credo fosse il collega del Comune di Aosta, l'amico Serra, bravissima persona, che promuoveva l'utilizzo delle auto elettriche, ovviamente cominciamo a promuoverle adesso perché ci si avvicina alle elezioni del 2015, quindi tutti in auto elettrica! Ecco, però se queste cose non fossero degli spot elettorali, andrebbero prese molto sul serio, dovrebbero esserci nel piano energetico regionale e non in uno spot elettorale e andrebbero ragionate in un contesto regionale in cui, venuto meno il buono di benzina, almeno in un'area urbana sarebbe interessante, anziché prendere il petrolio dal Golfo Persico, farlo raffinare in una raffineria, portarlo su immense navi che consumano nafta, eccetera, portarlo qui, noi avessimo delle auto che fossero alimentate da una nostra centrale idroelettrica qui, con un risparmio ambientale e per il bene della comunità enorme...ma questo fuori dallo spot elettorale, in un ragionamento più ampio.
Trovare dentro questo piano poi la questione teleriscaldamento...ovviamente io la affronto non nei termini polemici di questo periodo, eccetera, ma in termini teorici...di nuovo, anche qui un progetto interessantissimo, mentre c'era un consumo esasperato di gasolio e di caldaie a gasolio nella città, c'era una fabbrica che produceva calore, che veniva disperso, fra l'altro, con anche un grosso problema di raffreddamento delle acque, di depurazione delle acque, che è il sistema che conosciamo della fabbrica siderurgica, c'era l'idea di recuperare il calore della fabbrica, metterlo a disposizione di una città. Oggi sappiamo che questo progetto, con gli anni che passano, si sta snaturando. Le famiglie, aspettando il teleriscaldamento, sono passate al metano o ad altre fonti di riscaldamento, la fabbrica produce molto meno calore e acque calde rispetto a quando fu pensato questo progetto e noi continuiamo a vendere il teleriscaldamento come una soluzione straordinaria. Chiaramente questa soluzione si sta depotenziando e il rischio è che ci dovremo concentrare sulla cosa più antipatica che hanno tutte queste situazioni: quella dei camini e del controllo dei fumi previsti naturalmente da questo piano, giustamente, perché io ripeto che non è solo un problema da imputare ai grossi impianti e una questione che riguarda solo l'Amministrazione, sono dei cittadini, anche ambientalisti ed ecologisti, che poi non fanno caso che nella loro abitazione bruciano legna di qualsiasi tipo, esce fumo...e va beh, quello è il problema, bisogna immaginare come anche nelle abitazioni private riusciremo in futuro a trovare dei sistemi di maggior controllo ed abbattimento dei fumi. Se vogliamo veramente costruire un piano che guardi al futuro e se vogliamo andare veramente a valorizzare le biomasse regionali, perché altrimenti rischiamo di farci del male da soli: da una parte, risorse rinnovabili, dall'altra, fumo e - ripeto - non è una questione di CO2, sono stato chiaro: la CO2 si compensa nelle fonti rinnovabili biomasse, ma è una questione di inquinamento atmosferico, che è altra cosa della CO2.
La nostra lettura di quest'immenso materiale ci fa dire che l'argomento è importante, è trattato in maniera...ovviamente con piglio scientifico, ma poi quello che diciamo sfugge un po' a quella che è la ricaduta concreta, la ricaduta...il percepire se questo Governo vuole portare ad una Valle d'Aosta che non solo rispetta dei numeri, perché quelli sono imposti dalle leggi, ma se dentro questo rispetto dei numeri c'è una visione della Valle d'Aosta da qui al 2020 che sia una Valle d'Aosta che in qualche modo ha una capacità di ridurre i consumi, ma non per ridurre la qualità della vita, ma perché è riuscita ad organizzare la propria vita in modo diverso, più moderno, più adeguato a quello che è il rapporto migliore tra l'uomo e l'ambiente.
Presidente - Grazie collega Donzel. Altri che chiedono la parola? Siamo in discussione generale, la parola al collega Chatrian.
Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente.
Qualche considerazione. Il collega Roscio ha già ben espresso l'importanza di questo documento per il nostro gruppo, ma condividendo tutti gli obiettivi che sono inseriti all'interno del PEAR, sapendo perfettamente che è un dossier, diciamo, pianificatorio, quindi di pianificazione per quanto riguarda il comparto energetico ambientale regionale e poi stra-caricato di azioni per poter dare delle risposte puntuali agli obiettivi e verificandoli, come diceva lei, Assessore, entro il 2020, mi soffermerò solo ed esclusivamente su un punto, condividendo, come dicevo prima, gli obiettivi: quali interventi si possono raggiungere per arrivare a questi obiettivi. Il primo, com'è stato detto, l'incremento della produzione, è già stato ben dettagliato da lei, ma il secondo, soprattutto la seconda azione da mettere in campo è sicuramente quella della riduzione del fabbisogno energetico e, quando si parla di riduzione del fabbisogno energetico, si parla soprattutto di patrimonio immobiliare. Per ridurre il fabbisogno di energia termica, occorre intervenire sulle prestazioni energetiche degli edifici, soprattutto quelli esistenti, cioè sulla loro capacità di non disperdere inutilmente calore all'esterno, ad esempio, sull'isolamento del tetto, sull'isolamento delle pareti esterne e sui serramenti. Su questo...semplice probabilmente da scrivere e difficile da attuare, perché abbiamo un patrimonio immobiliare pubblico e privato che è...possiamo utilizzare il termine "un colabrodo", soprattutto i fabbricati costruiti negli anni '70-'80-'90 fino agli anni 2000.
Vengo al dunque. Per quanto riguarda la proposta che inserite nel documento di sintesi, si parla di riduzione del fabbisogno energetico termico, efficienza energetica, riduzione del fabbisogno energetico. Per "riduzione del fabbisogno energetico termico" si intende il risparmio conseguente alla realizzazione di interventi volti alla riduzione dei consumi, sia nel settore civile, quindi residenziale e terziario e anche nel settore industriale. Mi sembra, Assessore Marquis, che le alternative tecnologiche che inserite a pagina 44 siano molto poco credibili, a nostro avviso... Mi spiego meglio: si intende...così inserite in questo documento all'interno del pacchetto PEAR...per raggiungere gli obiettivi del piano, sono stati ipotizzati interventi globali di isolamento degli edifici con una penetrazione del 4 percento annuo; si prevede cioè che annualmente vengano effettuati interventi per la riduzione del fabbisogno energetico sul 4 percento degli edifici presenti sul territorio regionale. Vi è poi un ulteriore passaggio: per quanto riguarda il settore industriale, si ipotizza una penetrazione annua sempre dell'1,5 percento annuo.
A noi piace analizzare nel merito i documenti e fare anche dei confronti, dei paragoni con altre realtà che forse sono un po' più avanti di noi. Lei sicuramente conoscerà nel dettaglio...la Provincia di Bolzano ha approvato il piano clima-energia Alto Adige 2050 e all'interno di questo piano, approvato dal Südtirol, ci sono le azioni messe in campo negli anni '80, negli anni '90, negli anni 2000. Si è fatto il punto della situazione nel 2010 e poi pianificato il 2010-2050. Vi è quindi la visione della politica energetica per il 2050 con le varie azioni che il pubblico ha messo in campo, con l'urbanistica, con la pianificazione, con gli aiuti e con gli aiuti di natura regionale, provinciale e statale. Leggo solo qualche considerazione che può essere utile al dibattito su questo documento, a nostro avviso, importante: "il pacchetto di misure strategiche per la tutela del clima energia-Alto Adige 2050 indica la via da percorrere per affrontare queste sfide, mostrando il contributo che l'Alto Adige può offrire per la tutela del clima a livello internazionale e le misure che possono essere attuate per garantire soprattutto un futuro energetico sostenibile, cioè suddivide la sostenibilità vera, quindi la riduzione della dispersione del fabbisogno energetico e invece la produzione...". La suddivide proprio in due tronconi principali e dettaglia molto bene non solo la visione, ma quali sono stati gli aiuti, le azioni che sono state messe in campo. Questo per dire che, a nostro avviso, è molto poco credibile quel dato che avete inserito sulla riduzione del fabbisogno energetico: 4 percento annuo. Loro, che, dal punto di vista energetico, sono molto avanti rispetto a noi, nel 2013 sono passati dall'1,5 percento del 2010 al 2,5 percento annuo nel 2014, 2,5 percento, cioè quasi la metà delle previsioni che voi inserite nel piano energetico regionale valdostano e, sempre nella Provincia del Südtirol, entro il 2018, il 60 percento degli edifici pubblici dovrà essere sottoposto ad interventi di riqualificazione energetica puntuale. "A partire dal 2011 la riqualificazione energetica degli edifici pubblici si è riservata un budget puntuale separato proprio su due filoni. Per quanto riguarda invece quella privata, la riqualificazione energetica sarà promossa anche nel corso dei programmi congiunturali rivolti al superamento della crisi", quindi mettono insieme le azioni vere da mettere in campo con i risultati da ottenere, da portare a casa.
L'altro esempio che, a nostro avviso, è importante riguarda sempre le efficienze, le misure di risparmio energetico, di conseguenza, gli incentivi che vengono messi in campo per beneficiare non solo di sovvenzioni, ma per avere un catasto aggiornato che controlli e monitori anno dopo anno la veridicità di quel 2,5-3 percento annuo.
Termino questo mio breve intervento per dire che, se possiamo condividere gli obiettivi, Assessore Marquis, all'interno di questa pianificazione mi sembra che ci sia la confusione più totale per quanto riguarda, invece, il come ridurre realmente il fabbisogno energetico per quanto riguarda il patrimonio immobiliare, soprattutto privato. Le azioni sono limitate e soprattutto i dati che avete inserito all'interno del documento di sintesi del PEAR, a nostro avviso, sono sopravalutati in una maniera folle. Ripeto: una Provincia autonoma, come il Südtirol, che è avanti anni luce, prevede che chi costruisce in questo momento in quelle poche aree nuove in Südtirol, o sono case clima B o non puoi neanche più costruire, B, parliamo del nuovo. Riguardo invece al patrimonio esistente, praticamente sono avanti, per come dicevo prima, anni luce. Ecco la veridicità a pagina 44 del 4 percento annuo di penetrazione quindi ci sembra veramente molto poco attendibile e gradiremmo da parte sua avere delle spiegazioni nel merito e soprattutto conoscere quali sono le azioni che intendete mettere in campo non nel 2016-2017, ma da subito per far decollare aiuti diretti o indiretti, o comunque penetrazioni varie per poter mettere mano ad un patrimonio immobiliare, che in questo momento ha delle dispersioni molto alte. Grazie.
Presidente - Grazie collega Chatrian. Altri colleghi intendono prendere la parola? Non vedo altri colleghi, quindi chiudo la discussione generale. La parola all'Assessore Marquis per la replica.
Marquis (SA) - Grazie Presidente.
Ho ascoltato con attenzione le vostre considerazioni e valutazioni sul documento, ho apprezzato le analisi significative che avete fatto, perché è indice che avete valutato con attenzione quanto vi è stato proposto. Vorrei fare alcune considerazioni puntuali. Con riferimento a quanto sostenuto dal collega Roscio: che occorre incidere molto di più a denominatore che a numeratore, cioè ovvero andando a ridurre i consumi, piuttosto che intervenire sull'incremento delle rinnovabili, volevo significare che l'intervento incrementale di valutazione che abbiamo fatto sull'energia di produzione da rinnovabile non è un intervento spinto, ma molto cautelativo, tant'è che vi è un incremento del 5,5 percento dei livelli di produzione attuale. Tenete conto che quei dati si riferiscono al 2010 e, per quanto concerne l'idroelettrico, è previsto un incremento di 190 gigawatt-ora, dei quali 80 sono già stati raggiunti con la messa in esercizio delle centrali di Faubourg e di Torrent in Alta Valle e pertanto c'è un incremento di 110 chilowatt ancora da perseguire, che sostanzialmente deriva dalle iniziative che dovranno entrare in funzione, dovranno essere completate o realizzate, relative agli impianti già autorizzati a livello di concessione d'uso d'acqua.
Per quanto concerne gli interventi a denominatore, vorrei evidenziare che parecchia attenzione è stata posta...ed è stato fatto un grosso sforzo di natura scientifica da parte di chi ha predisposto la documentazione e non tanto con delle valutazioni di tipo superficiale. Mi riferisco in particolare ai consumi relativi al patrimonio edilizio, di tipo abitativo, che sappiamo che è la voce più significativa dei consumi, al netto dei consumi da trasporto, il 70 percento dei consumi termici deriva dal parco edilizio. Per fare la valutazione di riduzione del 29 percento dei consumi, cioè per raggiungere l'obiettivo che ci siamo prefissi, sono stati sostanzialmente analizzati gli interventi che sono stati fatti in questi ultimi anni, sono stati reperiti dei dati dall'ENEA su base nazionale e altri a livello locale. La sommatoria di questi dati ci dice che dal 2011 al 2013 sono stati messi in essere sul territorio 5.700 interventi di efficientamento edilizio, che hanno fatto riferimento a delle pratiche che sono state presentate di detrazione fiscale, ovvero sono state incentivate dall'Assessorato: questo sta a significare che sono stati fatti mediamente circa 1.800 interventi all'anno sul patrimonio edilizio esistente valdostano. L'obiettivo che ci si dà a livello di piano è di portare questi 1.800 interventi all'anno a circa 2.000. Credo quindi che questo sia un obiettivo che possiamo definire ambizioso, ma perseguibile per la situazione della Valle d'Aosta, perché, in riferimento alla situazione di Bolzano e del Trentino, è evidente che, laddove si è già virtuosi su questo settore, è difficile incrementare l'efficienza. Noi partiamo da una situazione più difficile, da degli edifici che hanno dei coefficienti di dispersione più elevati e pertanto apportare dei miglioramenti è più facile rispetto a quelle situazioni. Credo quindi che il 4 percento possa essere un'ipotesi di stima, è pur vero questo, ma fondata e ragionevole da perseguire.
Quanto invece al patrimonio edilizio pubblico, saranno previsti all'interno dei fondi FSE degli incentivi per intervenire in questo settore per efficientare il patrimonio esistente.
Quanto ad alcune considerazioni che sono state fatte dal collega Donzel al riguardo di una possibile diffusione di mobilità sostenibile e di quanto si sta dicendo in questi giorni, volevo sottolineare che noi, come Assessorato...come Governo regionale, è da tempo che stiamo portando avanti, pur nelle difficoltà di diffondere questi sistemi di mobilità, delle iniziative che vanno nella direzione giusta, tant'è che all'interno dei finanziamenti c'è già stato un approccio a queste iniziative nel progetto Rê.V.E. Grand Paradis, come il progetto CityPorto, dove sostanzialmente si sono sperimentate delle iniziative di introduzione della mobilità elettrica in un contesto di montagna e in un contesto alpino. Sarà in questi giorni che verrà dato anche conto delle risultanze e delle valutazioni che abbiamo fatto unitamente al Politecnico di Torino, con la sede di Verrès, al riguardo delle possibilità che questo sistema offre per una realtà come la nostra.
Vorrei anche evidenziare il fatto che negli ultimi mesi del 2013 abbiamo partecipato ad un bando nazionale relativo a dei finanziamenti che sono stati messi a disposizione dal Ministero delle infrastrutture per creare una rete di ricarica per le vetture elettriche in Valle d'Aosta. Abbiamo partecipato con due bandi: uno relativo alla conurbazione di Aosta e l'altro relativo ad altri comuni del territorio e devo dirvi con molta soddisfazione che ci siamo aggiudicati il primo premio a livello nazionale col progetto della conurbazione di Aosta e siamo arrivati diciassettesimi con l'altro progetto e avremo un finanziamento di 480 mila euro per installare sul territorio 33 colonnine di ricarica per mezzi elettrici.
Mi rendo conto che questo è l'inizio di un percorso, ma che dimostra la sensibilità che si ha su questi argomenti. Io credo che la sensibilità ambientale non abbia delle motivazioni di tipo ideologico, ma deve essere trasversale e insita nell'essere umano e quindi non deve essere prerogativa di gruppi politici. Credo che questo lo sentiamo tutti e noi lavoriamo con attenzione, con dedizione in questa direzione per valorizzare le risorse naturali della Valle d'Aosta anche ai fini energetici e per conservare l'ambiente, che sostanzialmente costituisce la principale attrattività sotto il profilo turistico. Io credo che questo sia un documento importante, che vuole tracciare le linee guida, sicuramente non è un documento operativo, l'operatività verrà inserita nella programmazione in funzione anche di tutti quelli che sono gli incentivi che verranno messi a disposizione dall'Europa e dallo Stato per poter perseguire quest'obiettivo.
Vorrei anche ricordare quindi che le linee di azione non sono delle linee d'azione che possiamo decidere in modo autonomo, ma fanno parte di un catalogo e qui abbiamo la possibilità di scegliere iniziative che vengono spinte a livello europeo, per le quali ci viene chiesto di investire. Credo quindi che i prossimi anni saranno anni importanti sotto questo profilo e cercheremo di andare nella strada giusta: quella che abbiamo intrapreso per raggiungere gli obiettivi prefissati. Per questo vi ringrazio per l'attenzione.
Presidente - Per dichiarazione di voto? Non ci sono richieste di dichiarazione di voto. La parola al collega Bertschy.
Bertschy (UVP) - Grazie Presidente.
Sarei intervenuto anche nella discussione generale, abbiamo avuto modo di approfondire in commissione e poi successivamente con i dirigenti tutta una serie di indicatori dati dal piano. Come Union Valdôtaine Progressiste, vediamo questo piano come inizio - anche se è un piano molto travagliato, perché la sua discussione è iniziata nel 2010 -: l'inizio di una prospettiva differente che possa in qualche maniera riordinare un po' le varie legislazioni e creare quel volano che interessa tutti oggi anche per creare un po' di sviluppo. Una serie di possibilità speriamo che vengano collegate non solo a dei puri indicatori scientifici, ma che creino anche una rete significativa per portare sul territorio investimenti, ma soprattutto collegare questi investimenti a futuri sviluppi economici. In Valle d'Aosta generalmente si tende a cercare fuori la tecnologia, fuori...anche la possibilità di ricercare la possibilità soprattutto di sviluppare le cose che ci mancano, sarebbe interessante che questo piano creasse una condizione nuova, migliorare la nostra capacità imprenditoriale, ma cercare anche di attrarre un'industrializzazione su certi settori tecnologici, una significativa attenzione rispetto alle nuove tecnologie che oggi avanzano per...soprattutto uno dei tre indicatori. La produzione di energia è sottostimata come abbiamo visto dalle analisi che sono quelle di inizio 2010. Ci interessa soprattutto far sì che questo piano crei gli stimoli politici e anche ai nostri dirigenti e alle persone, ecco, che dovranno sostenerlo, perché soprattutto nel trasporto pubblico, Assessore Marguerettaz, che sarà fortemente coinvolto dalla riduzione delle emissioni...piuttosto che nelle capacità future anche di educare i nostri cittadini a stili di vita differenti...possano essere questi appunto degli indicatori che ci aiutano.
Vorremmo che questo piano venisse accompagnato da un'educazione dei nostri ragazzi...verso un'educazione dei nostri ragazzi, quindi rendere questo piano molto più...scomporre questo piano e fare qualcosa di più semplice, portarlo nelle scuole e dare una prospettiva di crescita, di educazione insieme a questi fattori, fare qualche cosa di molto semplice se fosse possibile, ma fare qualche cosa in accordo tra Assessorati che permetta a questo piano di penetrare nella comunità e soprattutto permetta a questo piano di penetrare come obiettivi 2020/2030/2050, che è un obiettivo che ha reso molto più ambiziosa poi tutta la riduzione dell'emissione, perché, per il 2050, si prevede l'80 percento della riduzione delle emissioni. La necessità quindi che questo piano non rimanga solamente sulla carta, ma che diventi qualche cosa di vivo, che non rimanga solamente per i nostri dirigenti, ma che diventi qualche cosa che entra nei suoi obiettivi più politici, appunto in maniera significativa nella comunità.
In commissione avevo avuto anche modo di precisare che, pur non facendo massa critica, il recupero del patrimonio immobiliare nei centri storici...è importante comunque cercare di avere una sensibilità anche per tutti quei cittadini che possono investire solo nei centri storici e che hanno qualche difficoltà ad utilizzare una serie di possibilità per ridurre le emissioni o quanto meno per contenere i costi di riscaldamento. Quindi che ci sia un'attenzione anche a questo fattore, anche se questo fattore non pesa in maniera percentuale importante sulla riduzione delle emissioni rispetto al patrimonio immobiliare, ma che sia un'attenzione significativa per rendere equo il sistema di aiuto verso i nostri cittadini. Trasformiamo quindi il nostro voto di astensione in commissione in un voto favorevole con la speranza che ci sia un'attenzione particolare nel prossimo periodo per sostenere con forza questo piano e per dargli lo sviluppo che serve in un settore così importante e trainante per la nostra comunità.
Presidente - Grazie collega Bertschy.
Altri per richieste di voto? Nessuno, quindi metterei in votazione l'atto amministrativo, compresi gli allegati e i quattro emendamenti presentati dall'Assessore Marquis. La votazione è chiusa.
Presenti: 35
Votanti: 27
Favorevoli: 27
Astenuti: 8 (i colleghi Bertin, Certan, Chatrian, Donzel, Fontana, Guichardaz, Morelli e Roscio)
Il Consiglio approva.
Punto 43 all'ordine del giorno.