Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 617 del 17 luglio 2014 - Resoconto

OGGETTO N. 617/XIV- Approvazione della proposta di programma di sviluppo rurale della Valle d'Aosta 2014/2020 cofinanziato dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e dal Fondo di rotazione statale. (Reiezione di un ordine del giorno)

Presidente - Qualcuno del Governo per la presentazione? La parola all'Assessore Testolin.

Testolin (UV) - Grazie Presidente.

Come già emerso più volte in questa mattinata, siamo a sottolineare come l'attuale situazione finanziaria complessiva a livello nazionale e regionale ci imponga di analizzare le risorse messe a disposizione dalla Comunità europea e dallo Stato italiano, oltre a quelle messe in campo dalla nostra Regione in un'ottica diversa rispetto al passato. In un contesto generale di forte contrazione delle risorse pubbliche, il piano di sviluppo rurale 2014-2020 rappresenta oggi per la nostra Regione il principale strumento a supporto della politica agricola, forestale e per lo sviluppo del territorio montano. Le risorse proprie della Regione, che nel passato hanno fortemente sostenuto le politiche del settore, negli ultimi anni hanno subito un calo importante e progressivo, tanto che il prossimo PSR dovrà cercare di rispondere, rispetto al passato, a maggiori fabbisogni identificando nuovi equilibri. Un contributo importante all'interno del ribilanciamento delle risorse complessive del settore potrà arrivare dalla trasformazione della politica agricola comunitaria nel suo complesso. La revisione del primo pilastro della PAC determinerà, a partire dal 2015, un progressivo aumento dei pagamenti diretti per il nostro territorio regionale. Tale aumento dei pagamenti, al di là delle legittime e comuni perplessità sulle procedure tecnico-operative che gli agricoltori dovranno attivare per accedere al premio, è una conseguenza del maggiore peso acquisito a livello comunitario dall'agricoltura estensiva che caratterizza l'agricoltura delle zone di montagna come la nostra, nelle ripartizioni dei fondi dedicati, appunto, al primo pilastro della PAC. Tale aumento di risorse a regime contribuirà a compensare quelle risorse aggiuntive che i bilanci della Regione, a differenza dello scorso settennio, non permettono più di allocare. Le risorse che verranno messe in gioco tramite il PSR dovranno complessivamente dare delle risposte ai bisogni della nostra agricoltura e del nostro territorio attraverso il rispetto e la coerenza con quelli che sono i tre obiettivi trasversali stabiliti ed indicati dal regolamento comunitario: "l'incremento della competitività dei settori agricolo, forestale ed agroalimentare; lo sviluppo dei settori agricolo, forestale ed agroalimentare più equilibrato dal punto di vista della distribuzione territoriale e più sostenibile dal punto di vista ambientale e climatico; la crescita economica e sociale delle zone rurali regionali". Tali obiettivi generali dello sviluppo rurale sono poi declinati in sei priorità, che sono assolutamente state contemplate all'interno del PSR della Valle d'Aosta, tali priorità sono: "promuovere il trasferimento di conoscenze e l'innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali; potenziare la competitività dell'agricoltura in tutte le sue forme e la redditività delle aziende agricole; promuovere l'organizzazione della filiera agroalimentare e la gestione dei rischi nel settore agricolo; preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti dall'agricoltura e dalle foreste; incentivare l'uso efficiente delle risorse ed il passaggio ad un'economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale; adoperarsi per l'inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali".

Nel rispetto delle indicazioni delle priorità dell'Unione europea ed in coerenza con l'accordo di partenariato, cioè di quel documento fondamentale previsto dai regolamenti europei che impone e definisce una linea strategica nazionale e, conseguentemente, anche regionale, la Valle d'Aosta ha definito le priorità e le modalità di impiego dei fondi strutturali europei per il periodo 2014-2020, in seguito alla determinazione ed alla valutazione dei propri fabbisogni e ha identificato una linea di intervento in ambito agricolo, agroalimentare e forestale. La strategia di sviluppo rurale della nostra regione deriva dalle linee guida tracciate dalla strategia complessiva "VdA 2020" e ricerca un giusto equilibrio tra la continuità di attività e misure già adottate in passato con azioni ed approcci innovativi, con l'obiettivo di creare i presupposti per una crescita equilibrata del settore, cercando, pur con un calo complessivo delle risorse pubbliche, di rispondere ai bisogni e alle istanze dei settori agricolo e forestale e favorendo gli interventi in ambito rurale, sostenendo lo sviluppo locale di tipo partecipativo. Questi sono gli obiettivi prioritari della strategia del PSR 2014-2020 della Valle d'Aosta: "mantenere il tessuto agricolo sul territorio regionale, migliorando la competitività delle aziende agricole; garantire la tutela dell'ambiente e del paesaggio; incrementare la qualità e il valore aggiunto delle produzioni, con particolare attenzione al prodotto fontina; assegnare particolare attenzione e priorità ai giovani agricoltori e al ricambio generazionale; diversificare le produzioni agricole e le attività aziendali; promuovere lo sviluppo locale di tipo partecipativo".

In merito al primo obiettivo: "mantenere il tessuto agricolo sul territorio regionale, migliorando la competitività delle aziende agricole", si evidenzia come, in un contesto di progressiva riduzione del numero di aziende agricole, qualsiasi intervento pubblico che promuova lo sviluppo competitivo non può prescindere dal garantire il mantenimento del tessuto agricolo sul territorio. Ne consegue che il primo obiettivo prioritario è perseguito, in primis, garantendo un livello reddituale sufficiente agli agricoltori, attraverso la compensazione degli svantaggi naturali determinati dal territorio montano, attraverso opportune indennità compensative a favore degli agricoltori delle zone montane. Contribuiscono al sostegno del reddito i premi derivanti dalla riformata applicazione del primo pilastro che nella nuova programmazione, come già precedentemente evidenziato, attribuisce un maggior peso all'agricoltura estensiva e, in particolare, alle superfici prato-pascolative e prevede, inoltre, un premio accoppiato per le vacche da latte che risulta maggiorato per le zone di montagna. In un panorama costituito da piccole e piccolissime aziende a carattere familiare, l'obiettivo di rafforzare la competitività passa anche attraverso il sostegno ad una migliore strutturazione delle aziende stesse, attraverso investimenti aziendali ed investimenti per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli. In maniera trasversale contribuiscono al primo obiettivo prioritario anche le azioni di formazione, di consulenza aziendale e di cooperazione, volte a migliorare le competenze gestionali degli operatori e, per i settori minori, anche le competenze tecniche.

Per quanto riguarda l'obiettivo 2: "garantire la tutela dell'ambiente e del paesaggio", nella logica di salvaguardia del patrimonio naturale ed ambientale, si iscrivono le misure agro-climatico-ambientali, che contribuiscono, in generale, alla riduzione degli input chimici in agricoltura e, nel quadro della zootecnia, al mantenimento del carico animale corretto sulle superfici prato-pascolative, a garanzia della gestione ottimale delle superfici foraggere da cui dipende la produzione dei principali beni pubblici ambientali, ma anche paesaggistici e culturali. In maniera generale, l'auspicato aumento della competitività non deve dunque andare a detrimento delle tradizionali pratiche estensive di produzione che caratterizzano l'agricoltura di montagna. La sostenibilità ambientale, infatti, oltre ad essere un obiettivo prioritario, deve essere il filo conduttore che caratterizza trasversalmente tutte le azioni presenti nel programma, sostenibilità che si identifica, in via principale, nella conservazione di pratiche tradizionali di allevamento e di coltivazione, ma anche nella promozione dell'agricoltura biologica. Con quest'obiettivo la misura è stata implementata in seguito alle valutazioni emerse nei confronti con il partenariato. La fragilità del territorio, testimoniata da rischi idrogeologici elevati, è alla base delle misure forestali per il loro fondamentale ruolo di prevenzione e protezione, a cui si aggiungono gli interventi volti a migliorare l'efficienza dell'importante rete irrigua esistente e, di conseguenza, a ridurre ed ottimizzare l'utilizzo della risorsa acqua. A questo si aggiungono gli investimenti non produttivi volti al mantenimento della biodiversità, alla tutela del paesaggio agrario montano ed alla prevenzione dei dissesti di versante. Le risorse programmate in quest'ambito, seppure non molto elevate, se ben indirizzate, potranno permettere interventi puntuali importanti.

In merito all'obiettivo 3: "mantenere la qualità ed incrementare il valore aggiunto delle produzioni con particolare attenzione al prodotto fontina", si sottolinea come, al fine di assicurare la sostenibilità delle imprese in un contesto di montagna, saranno quindi confermate le attività di supporto e di aiuto al mantenimento ed al miglioramento della qualità, parallelamente ad attività di controllo stringente della medesima. Assistenza e controllo sono anche finalizzate ad una maggiore responsabilizzazione dei produttori e a supportare azioni di segmentazione e di differenziazione del prodotto. Nella filiera lattiero-casearia, nell'ottica di favorire le rese produttive e migliorare la qualità dei prodotti che ne derivano, in particolare della fontina DOP, si inseriscono gli interventi mirati al miglioramento del benessere animale. La misura intende premiare gli allevatori che si impegnano a mantenere elevati standard di benessere degli animali, legati principalmente alla corretta gestione della lettiera ed alla tradizionale pratica della monticazione in alpeggio. Le risorse, compatibilmente alle disponibilità complessive, sono state aumentate rispetto ad una stima iniziale in coerenza con un'esigenza condivisa di incentivare la suddetta pratica della monticazione. La promozione dei prodotti è un altro tassello importante per favorire la chiusura dei cicli di produzione con un'adeguata presentazione degli stessi sul mercato. Per la promozione saranno attivate per il settore vitivinicolo anche gli strumenti specifici previsti nel quadro dell'OCM vino. Sono determinanti in quest'ambito formazione e servizi di consulenza, i quali, benché incidenti direttamente sull'obiettivo di competitività giocano un ruolo determinante per l'identificazione di tecniche e processi funzionali non solo al miglioramento della qualità del prodotto, ma anche ad una sua adeguata valorizzazione e commercializzazione, valorizzazione che passa in un contesto montano ad alto valore naturale attraverso un rafforzamento del legame tra prodotto e territorio. In questo senso un'attenzione particolare sarà dedicata all'applicazione dell'identificazione facoltativa "Prodotto di montagna", prevista nel "pacchetto qualità" del regolamento europeo. Contribuisce ad un'accresciuta remunerazione delle imprese produttrici anche l'accorciamento della filiera e la promozione dei mercati locali.

Per l'obiettivo 4: "assegnare particolare attenzione e priorità ai giovani agricoltori e al ricambio generazionale", nell'ambito di quest'obiettivo prioritario, il premio di insediamento per i giovani agricoltori presenta un'importante novità rispetto al passato, ovvero l'attivazione di uno sportello unico per la raccolta e la gestione congiunta delle diverse domande di aiuto che devono essere inserite ed illustrate nel piano aziendale funzionale all'insediamento. L'iniziativa nasce per dare risposta ai bisogni di semplificazione amministrativa e burocratica, assicurando un maggiore coordinamento delle tempistiche e nelle modalità di erogazione dei sostegni per aumentarne l'efficacia. Nell'ottica del mantenimento del tessuto sociale nelle aree più marginali, è previsto un premio aggiuntivo per gli insediamenti singoli o di nuclei familiari in aree depresse o in via di abbandono. In modo trasversale le iniziative di formazione rivolte ai giovani agricoltori hanno il duplice effetto di orientare e sostenere le scelte in sede di primo insediamento, prima, e ad approfondire conoscenze e competenze specifiche in una logica di formazione continua, poi.

In merito all'obiettivo 5: "diversificare le produzioni agricole e le attività aziendali", com'è emerso dalle analisi di contesto, in una realtà di piccole imprese agricole con possibilità colturali spesso limitate, tanto la diversificazione delle produzioni quanto la diversificazione delle attività contribuiscono a migliorare l'allocazione dei fattori produttivi. Si evidenziano in tal senso i buoni risultati registrati da colture di relativamente recente introduzione quali, in particolare, i piccoli frutti e le erbe officinali, settori da promuovere per il ruolo che possono rivestire nel quadro dell'agricoltura di montagna sia per la vocazionalità del territorio, sia per le scarse alternative che le zone montane presentano. Rispetto allo sviluppo di attività connesse a quelle agricole, un ruolo fondamentale è giocato dalla famiglia: la manodopera familiare, su cui si basa il sistema agricolo valdostano, trova nelle attività remunerative alternative a quella agricola vera e propria una nuova opportunità di reddito, che contribuisce in modo sostanziale alla sostenibilità stessa delle aziende. In una regione a forte attrattività turistica, l'obiettivo è di rafforzare in particolare le sinergie tra turismo ed agricoltura per l'ulteriore sviluppo di specifiche attività integrative di ospitalità agrituristica, offerta diretta ad un pubblico in crescita interessato alla scoperta del territorio, ai suoi prodotti e alla sua storia.

Per quanto riguarda l'obiettivo 6: "promuovere lo sviluppo locale di tipo partecipativo", l'ultimo obiettivo prioritario è di rafforzare e mantenere un tessuto sociale vitale nelle aree rurali particolarmente marginali sul territorio, promuovendo dinamiche di sviluppo sostenibili sul lungo periodo. Rispetto alle passate programmazioni, attraverso il metodo LEADER sarà perseguito e rafforzato l'approccio integrato e multisettoriale, che si sostanzierà nella messa in rete di attori ed iniziative a livello locale. Pur nel quadro di una gestione monofondo dello sviluppo locale partecipativo, finanziato direttamente solo dal FEASR, un'attenzione specifica sarà riservata a favorire l'integrazione e il coordinamento con i diversi programmi operativi cofinanziati dall'Unione europea interessanti la Valle d'Aosta, così com'è già stato sottolineato in precedenza per gli altri due piani. In linea con le previsioni dell'accordo di partenariato, attraverso l'approccio LEADER, i GAL potranno attivare, nelle strategie di sviluppo locale, fino a tre ambiti tematici tra quelli identificati dall'Autorità di gestione. Gli stessi dovranno essere fortemente integrati tra loro in un'ottica di concentrazione per risultati concreti e misurabili. Tali ambiti tematici riguardano: il turismo sostenibile, la valorizzazione dei beni culturali e del patrimonio artistico legato al territorio, l'accesso ai servizi pubblici essenziali, lo sviluppo e l'innovazione delle filiere e dei sistemi produttivi locali, la riqualificazione urbana con la creazione di servizi e spazi inclusivi per la comunità. Per quanto riguarda gli interventi dei GAL, credo che l'attenzione dovrà essere rivolta il più possibile a linee strategiche non dispersive, con l'identificazione di progetti e strategie semplici che possano creare vero valore aggiunto per i territori interessati: poche e mirate azioni di investimento attorno alle quali far ruotare progetti che abbiano una ricaduta turistica, sociale, culturale, ambientale ed economica sui nostri territori.

Il PSR valdostano vale finanziariamente circa 138.700.000 euro, che dovranno dare una risposta agli obiettivi prioritari precedentemente tracciati, al fine di sostenere, in continuità con quanto fatto nella precedente programmazione, il reddito all'attività agricola, garantendo un'adeguata compensazione dei redditi agricoli, ma cercando contestualmente il miglioramento competitivo delle stesse aziende, cercando altresì di incentivare all'interno del comparto un indispensabile ricambio generazionale, affiancato ad una ricerca costante del miglioramento della qualità dei prodotti agricoli del territorio e puntando sul loro sempre maggiore utilizzo e commercializzazione soprattutto in ambito locale. Le scelte che hanno portato alla redazione del PSR che oggi siamo chiamati ad approvare sono sicuramente scelte di compromesso, dettate da una situazione finanziaria complessiva, che ci porta a dover ricomprendere all'interno di questo documento di programmazione tutta una serie di misure che precedentemente nella nostra regione venivano finanziate con risorse regionali. Nell'analisi complessiva - che esula dall'approvazione di questo documento, ma dalla quale, evidentemente non si può prescindere, e ne siamo tutti consapevoli - si sottolinea con chiarezza come le risorse regionali proprie impiegate per il finanziamento di leggi specifiche di settore ed allocate per gli investimenti fuori dal contesto del PSR, che nello scorso settennio hanno garantito un sostegno importante agli investimenti, al momento non ci sono più. Tale concetto è stato già bene illustrato in sede di approvazione di bilancio di previsione e ribadito più volte in questa stessa aula ogniqualvolta si sono lamentate delle carenze finanziarie a sostegno del settore agricolo come di altri settori. I bilanci regionali, almeno quelli del prossimo futuro, non saranno più in grado di contribuire come in passato a finanziare a fondo perso l'infrastrutturazione. Tale sostegno sarà garantito dalle risorse a disposizione del PSR destinate a tale fabbisogno affiancate da un sistema di fondi di rotazione regionali, che contribuiranno a garantire mutui a sostegno di una forma agevolata di accesso al credito per chi nel settore agricolo vorrà continuare ad investire con convinzione e con delle prospettive di crescita e di redditività.

In coerenza con quanto enunciato in precedenza, le risorse a disposizione del PSR 2014-2020 troveranno nelle voci principali il seguente collocamento - andrò ad elencare quelli che sono gli interventi più importanti, trascurando le attività considerate più marginali percentualmente -: circa 2.100.000 euro destinati ai regimi di qualità dei prodotti agricoli ed alimentari, pari ad una percentuale di circa l'1,50 percento; 29.100.000 euro saranno gli investimenti in immobilizzazioni materiali, pari a circa il 21 percento; 4.300.000 euro saranno invece destinati in parte all'insediamento dei giovani agricoltori, in parte agli investimenti per la creazione e per lo sviluppo di attività agrituristiche ricomprese nello sviluppo delle aziende agricole e delle imprese; 5.100.000 saranno destinati ad investimenti nello sviluppo delle aree forestali e nel miglioramento della redditività delle foreste, pari ad un 3,7 percento; i pagamenti agroambientali e climatici saranno di 28.600.000 euro, pari a circa il 20,6 percento; all'agricoltura biologica sarà destinato circa il 2 percento con un importo intorno ai 2.500.000 euro; le indennità a favore degli agricoltori nelle zone montane saranno 46.000.000 di euro, impiegati su questa misura, pari al 33,2 percento dell'intero programma; per i pagamenti per il benessere animale, saranno stanziati 10.000.000 di euro, pari al 7,2 percento del programma; per le azioni LEADER, ovvero quelle destinate allo sviluppo locale partecipativo, saranno destinati 7.000.000 di euro, pari al 5 percento, che, peraltro, è la percentuale minima imputabile al programma su questa misura.

L'attuale allocazione delle risorse sulle varie misure è, come si è cercato di specificare in precedenza, la risposta alle priorità strategiche evidenziate dalle analisi di contesto e da scelte che hanno cercato di tenere il più possibile conto delle istanze delle associazioni di categoria e degli interlocutori interessati, con i quali ci si è confrontati fino alle ultimissime fasi di redazione del piano finanziario del PSR. Si è cercato dunque di costruire con le risorse a disposizione un PSR equilibrato che prevede un insieme eterogeneo di misure che, per certi versi, rispecchia le tante peculiarità della nostra regione. Tale ventaglio di misure è finalizzato a creare opportunità diversificate di interventi che, tempo per tempo, la politica potrà attivare sul territorio a seconda delle esigenze prioritarie che si presenteranno. Si ricorda come, sebbene i lavori propedeutici alla preparazione del programma siano iniziati oltre due anni or sono con le prime fasi di analisi e di valutazione, oltre che di consultazione partenariale, solo negli ultimi mesi, in seguito all'emanazione da parte della Commissione europea dei regolamenti - che è avvenuta nel dicembre del 2013 - e degli atti applicativi - alcuni dei quali sono ancora in attesa di pubblicazione -, si sia riusciti ad entrare nel merito della stesura definitiva del programma stesso. I tempi ristretti e i lavori complessi e concitati non hanno forse permesso un'analisi nel complesso più approfondita come si sarebbe voluto fare, anche se poi le maggiori osservazioni scaturite dal confronto con il partenariato sono ricadute quasi esclusivamente sul piano finanziario.

Si è dunque cercato, nel rispetto dell'osservazione del lavoro di tutti coloro che a vario titolo hanno partecipato alla stesura del piano, di trovare una soluzione di compromesso seria ed aderente il più possibile alle esigenze del mondo agricolo e rurale della nostra regione, una stesura che anche tecnicamente propone alla Commissione europea delle soluzioni innovative dal punto di vista gestionale. Dalla Commissione europea si attendono poi le osservazioni, al fine di poter giungere, con l'ultimazione dell'iter, all'approvazione del programma entro la fine dell'anno, in modo da poter evidentemente partire nel 2015 con questo nuovo piano di sviluppo.

Pur consci che il limite di qualsiasi scelta politica attualmente adottabile sia condizionato da una situazione di risorse disponibili, che è cronicamente inferiore a quella che si vorrebbe, si reputa comunque di aver lavorato con serietà al fine della predisposizione del programma in oggetto e ci tengo dunque a ringraziare tutti coloro che, con interventi anche critici, osservazioni, segnalazioni e condivisioni, hanno collaborato alla realizzazione dello stesso. Un grazie alla commissione consiliare per il tour de force che ha effettuato al fine di rispettare le tempistiche di presentazione del piano stesso, che, lo ricordo, vede nel prossimo 22 giugno il termine ultimo per la sua presentazione a Bruxelles. Infine, un grazie particolare per il lavoro svolto da dirigenti e funzionari dell'Assessorato, perché ognuno, per quanto di propria competenza, ha cercato di portare il proprio personale e fattivo contributo alla stesura di questo programma. Merci.

Presidente - Grazie Assessore. La parola al collega Nogara.

Nogara (UVP) - Merci Président.

Mi scusi, Assessore, non vorrei essere sgarbato, ma mi aspettavo un qualcosa di più dalla sua relazione, perché la relazione che abbiamo ascoltato è la relazione che lei ci ha portato in commissione la prima volta che ci siamo incontrati, più o meno... A parte questo, noi siamo tutti d'accordo e non c'è dubbio sull'importanza e l'aiuto che lo strumento del PSR dà al mondo agricolo valdostano e fortunatamente c'è quest'aiuto, cioè un insieme di aiuti dallo Stato, dalla Regione e dall'Europa. Ringrazio anch'io, ringrazio il lavoro dei dirigenti che lo hanno sviluppato e che in tempi ristretti l'hanno illustrato in III Commissione e parlo di dirigenti - e qui voglio fare un inciso - e non del Coordinatore, che è apparso una volta e che d'altronde non ha neanche aperto bocca, non è intervenuto, ecco, sarebbe importante capire il ruolo di questo funzionario, che dovrebbe essere l'artefice di scelte, un vulcano di idee, eh, per cercare di risolvere i problemi, ma risolvere i problemi non solo del PSR, perché, per i problemi del PSR, i soldi sono quelli, ma i problemi che tutti i giorni il mondo agricolo valdostano sta passando...ma stendiamo un velo pietoso su questa vicenda che in questo momento non c'entra con la discussione.

Tornando al PSR, io quando l'ho sentita parlare, Assessore, mi sono venute in mente due sole valutazioni: una valutazione tecnica, che è la valutazione su come è stato costruito il piano del PSR e una valutazione politica. Vorrei fare un piccolo inciso soprattutto...lascio probabilmente ad altri parlare sulle valutazioni tecniche, ma vorrei dire due cose: vede, Assessore, come ho già avuto modo di dirle anche in commissione, qui si è spacciato...e continuo a dire che fortunatamente ci sono questi soldi, ma si sono spacciati tanti soldi che in questi sette anni si dovranno usare per l'agricoltura della Valle d'Aosta, però non si è detto a quanto abbiamo...non dico a quanto abbiamo rinunciato, ma quanto l'Amministrazione regionale dal suo bilancio non mette più per il mondo agricolo valdostano e questo è molto importante. Io capisco che c'è una grandissima crisi, capisco tutto, ma la gente che sta lavorando adesso nel mondo agricolo valdostano deve sapere a quello che va incontro! Lei allora mi parla di primo pilastro, che sembra la risoluzione di tutti i problemi, lo sa benissimo anche lei, tra l'altro, che i primi tre anni del primo pilastro ci saranno pochi soldi, è vero che andrà in crescendo, però sono tutti dei punti interrogativi, non sono delle certezze. Lei lo sa benissimo, il primo pilastro c'è sempre stato, nel primo pilastro ci sono dei titoli, dei titoli a seconda di quello che si coltiva, di quello che si produce. Le aziende valdostane che avevano aderito al primo pilastro sono 1.000 su 3.500 aziende, rimangono 2.000 aziende che non avevano richiesto niente, perché non conveniva neanche fare la domanda per quello che si prendeva, adesso la politica europea giustamente dice di portare più o meno sullo stesso livello tutti i titoli che possono essere..."io coltivo il mais", "io ho i pascoli in alpeggio", questo però...ci sono delle regole, le regole del primo pilastro...per prendere i contributi, bisogna essere iscritti al primo pilastro da almeno...come si dice? due campagne, allora vorrei capire queste aziende che, poi si iscrivono quando poi prenderanno questi soldi e come li prenderanno e per il nostro mondo agricolo in questo momento...il mondo agricolo valdostano ha bisogno adesso di questi soldi. Ho apprezzato lo sforzo dei dirigenti che nell'ultima commissione ci hanno detto che andranno a Bruxelles a proporre il fatto di invertire la tendenza, cioè a portare nei primi tre anni, che sono gli anni critici, più soldi e poi calare in seguito, dicendoci anche che non sanno dove si andrà a finire per una cosa del genere, perché non è mai successo, non c'è mai stata una richiesta del genere.

Lei poi mi ha fatto anche tutto l'esempio delle vacche da latte, allora le vacche da latte...intanto per la zona di montagna sono stati stanziati 10 milioni di euro, zone di montagna, penso che lei lo sappia...praticamente tutte le regioni d'Italia sono considerate zone di montagna, c'è solo l'Umbria, che ha qualcosa che non è zona di montagna. Qua è lo spartirsi quello che rimane, nel senso...qui si mettono 10 milioni di euro, bisogna vedere quanti partecipano, quante vacche ci saranno e poi facciamo i conti alla fine, ma io quello che voglio...la ratio di quello che le sto dicendo è che tutte le cose che ha portato lei come cose che dovrebbero arricchire i nostri agricoltori sono tutti dei grandissimi punti interrogativi, che non danno nessuna certezza alle aziende valdostane.

Parlando invece dell'aspetto politico, l'aspetto politico sono le scelte che fate voi come Governo regionale. È chiaro che noi, io qua ho...ah no, prima di passare a questo, voglio ancora dirle una cosa tecnica. Lei ci ha parlato degli obiettivi prioritari, noi abbiamo stabilito sei obiettivi prioritari nel PSR, ecco, io sono andato a vedermi anche gli obiettivi prioritari di diverse Regioni italiane, per esempio, perché nessuno ci obbligava a prendere sei obiettivi prioritari, potevano anche essere tre, come l'hanno presi la maggior parte delle altre Regioni, io sono andato a vedermi la Lombardia e altre Regioni, hanno tre obiettivi prioritari. Quando però si prendono tre obiettivi, ci si deve credere negli obiettivi, perché, se lei mi parla di diversificazione e mi mette l'1,83 percento, mi deve spiegare che obiettivo prioritario è questo, ecco. Come le dicevo, nessuno ci ha obbligato a metterne sei, magari se ne potevano mettere tre e non in mille rivoli portare i soldi che abbiamo come PSR, visto che, come la relazione che ha fatto lei, questi saranno gli unici soldi che ci saranno per i prossimi sette anni per l'agricoltura. Ecco, con un'affermazione del genere - e qua torno al discorso politico - probabilmente si sancisce la fine e la morte di moltissime aziende agricole qui in Valle d'Aosta e vi spiego anche perché...e qui non è che sono conti che ho fatto io così a tavolino, sono conti reali che sono stati presi da...allora, nell'altro settennio, dal 2007 al 2013, mettendo anche in mezzo i soldi dei consorzi, questo devo dirlo, nell'agricoltura sono stati impegnati 348 milioni e 300 mila euro, noi adesso come adesso ce ne troviamo 138. Io allora ho fatto anche un altro calcolo: con tutti i paletti che sono stati messi, per esempio, quei paletti delle altitudini, delle pendenze, sono state fatte delle cose anche per giustificare il fatto che si danno meno soldi. Teoricamente, per il discorso che ha fatto lei, gli agricoltori, gli allevatori valdostani in questi anni qualcosa in più dovrebbero prendere, con tutte le migliorie per la montagna, per la monticazione, per i prodotti, eccetera, invece, facendo due calcoli, bisogna avere il massimo del "giochino" che è stato messo in piedi. Io ho fatto un calcolo, bisogna avere almeno una settantina di capi, bisogna essere sopra i 1.200 metri e bisogna avere il terreno tutto pendenza sopra il 30 percento, allora, sì, qualcosa in più prendi, ma chi è nella Bassa Valle, che è sotto i 700 metri, che ha il terreno piatto e ha 20 bestie o 25 capi arriva anche a prendere 10 mila euro di meno, e questa non è una cosa che mi invento, basta fare i calcoli, la matematica è questa... Prima si prendevano circa 600 euro ad ettaro, questi 600 euro ad ettaro adesso non sono 600 euro ad ettaro in crescendo, ma sono 600 euro ad ettaro al ribasso. Se a qualcuno nei prossimi anni, a qualche allevatore e a qualche agricoltore gli va bene prende i 600 ad ettaro, sennò sicuramente ne prende sempre di meno.

Ora, veniamo, come avevo detto, al discorso politico. Noi poi, come Governo regionale...mi pare che con i soldi che avete impegnato in tutti questi anni per l'agricoltura...credevate nel progetto dell'agricoltura, anche perché io vedo e penso sia lampante per tutti che l'agricoltura è molto legata al turismo, non solo per il mantenimento del territorio, ma per l'enogastronomia, per tutto quello che è collegato e io vi dico giustamente l'Amministrazione regionale ha impegnato tantissimo, è giusto che sia stato così. Ci ritroviamo, per esempio, con tutto...i fabbricati rurali e soprattutto negli alpeggi...io direi che adesso è il momento di dire: "quello che abbiamo fatto dovevamo fare", ci sono tante cose che si possono discutere su cui ci troviamo d'accordo, però dovete essere d'accordo voi anche su questa cosa qua, che se almeno...io ho fatto un conto che per quello che era...chiamiamolo il verde agricolo, in Valle d'Aosta andavano...erano necessari circa 16 milioni di euro all'anno, adesso come adesso, ho guardato, ce ne saranno circa 11, almeno questo...bisogna cercare di colmare, bisogna pensare di arrivare con un intervento dal bilancio regionale.

Io adesso anticipo un po' quella che sarà la mia presentazione dell'ordine del giorno, ma anche con fondi di rotazione aiutare queste persone in questo momento, perché l'agricoltore, l'allevatore non chiedono più a fondo perso, chiedono un aiuto che è anche quello di un mutuo, un mutuo chiaramente a tasso agevolato. Se però noi non andiamo in questa direzione, noi sanciamo...si sancisce in questo momento la morte di numerosissime aziende agricole, perché adesso come adesso chi...perché in fondo sono stati spronati fino adesso ad aprire un'azienda, a fare un mutuo per la stalla, a fare il mutuo per comprare gli attrezzi agricoli. Se adesso noi li lasciamo in mutande, mi spiegate come fanno ad andare avanti? Abbiamo dei problemi enormi per i pagamenti del verde agricolo, ce n'è sempre una: "e la domanda non è stata presentata", "le mucche erano troppe", "le mucche erano poche", "si è sbagliato nel verde", ecco. È ora di mettere un po' di ordine in queste cose. Ormai qui per il costo del latte e per quello che è...la gente, gli agricoltori vivono sul verde agricolo, in più gli mettiamo ancora questi paletti della pendenza, dell'altitudine, ci sono problemi adesso per calcolare queste cose, se gli aggiungiamo ancora altri problemi, con quelli che ci sono, io non so queste domande alla fine dove andranno a finire! Io ho parlato con diversi allevatori...o agricoltori, quello che è, si trovano in grosse difficoltà, ma non per colpa loro, hanno presentato delle domande ai CAA, all'AREA, spariscono, non sono state inserite, non vengono pagati, allora bisognerebbe fare un po' di chiarezza finalmente su queste cose...che non c'è.

Adesso poi mi recupero...sono d'accordo con quanto ha detto il Presidente prima, su quella che è la montagna, perché in fondo nessuno si rende conto che cosa vuol dire lavorare, ma in tutti i settori, si è sempre sentito della sanità, quello che è difficile il lavoro, nelle valli e tutto, ma per la montagna io penso...non è che vi vengo a dire novità, e voi lo sapete benissimo, se qui non si mettono dei soldi del bilancio regionale, anche lei, Presidente, può dirmi quello che vuole dei fondi europei, non ce la fanno, non si va avanti, questa è una priorità.

Su quello poi che è stato il tecnico...per come è stato fatto questo piano di sviluppo rurale, non...ci sarà qualcosa per carità! Mi viene in mente, per esempio, il fatto dei muretti...e poi bisogna pensare che tutte le cifre che ha detto sono per sette anni, cioè non è che sono all'anno...ci sono 900.000 euro per i muretti a secco di tutta la Valle. Mi sembra allora una cosa un po'...magari se si faceva una cosa mirata, per dire - adesso io le dico una stupidaggine -: facciamo a Donnas tutti i muri delle vigne, quello perché ha un senso, io voglio recuperare quella zona, incominciamo dai muretti, ecco, ma queste sono piccolezze, la coperta è cortissima, adesso alla fine, dopo le puntualizzazioni anche che vi hanno fatto le parti sindacali, avete fatto dei cambiamenti all'interno, la cifra è sempre quella, cioè, sì, avete agevolato qualcuno di più, qualcuno di meno, ecco, io una cosa...eppure parlo del mio settore, che ho sempre difeso e tutto, ma una cosa della forestale...per esempio, non è mai successo che nel PSR anche l'Amministrazione regionale potesse entrare nel finanziamento per prendere dei contributi. Se si devono fare delle piste, se si deve fare qualcosa, mi sembra giustificato che, invece di prenderli nel PSR, se li prendano dal bilancio regionale o sennò...mi sembra un po' tirata la cosa, ormai si spera e si riversa tutto nel PSR, ecco, su questo si può discutere.

Altre cose me le sono segnate, ce ne sono tantissime, mancano degli obiettivi prioritari, in questi anni, secondo me, si è fatto tantissimo sostegno, si è fatto tanto sostegno per l'agricoltura, però assolutamente di sviluppo non se n'è creato, probabilmente è uno sbaglio che è stato fatto, nostro, chiamiamolo come volete, però ci si è solo limitati a dare dei sostegni, ad aiutare, ma non ad aiutare tutte queste aziende agricole a crescere e a svilupparsi. Io spero che voi abbiate capito come...l'approccio che ho fatto...qui non si chiedono delle cose fuori dal mondo, si richiede solo di mantenere lo stesso status almeno di prima, ma pensate che con tutti i soldi che sono stati investiti fuori dal PSR dall'Amministrazione regionale...il mondo agricolo aveva dei problemi, figuratevi se qua non mettiamo più neanche una lira, dove andiamo a finire! Grazie.

Si dà atto che dalle ore 17 assume la presidenza il Vicepresidente Lanièce.

Lanièce (Presidente) - Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Roscio, ne ha la facoltà.

Roscio (ALPE) - Grazie Presidente.

Alcune considerazioni, anche se penso che mi dovrò ripetere, perché alcune cose le ha già anticipate il collega Nogara. Ho ascoltato la relazione più tecnica che politica dell'Assessore, ma effettivamente devo dare atto che il percorso in commissione è stato intenso visti i tempi ristretti appunto per via delle scadenze ravvicinate e sono state fatte diverse audizioni, sono stati auditi i tecnici dell'Assessorato, le categorie, allevatori, la Coldiretti, le sezioni ambientaliste, un po' tutti i portatori di interesse. Tutti hanno portato delle suggestioni interessanti, anche a noi della commissione, particolarmente interessante è stata l'audizione con i valutatori, che hanno fatto la valutazione ex ante del piano.

Due brevi considerazioni sul piano in generale. Effettivamente è un piano di quasi 140 milioni di euro, ma va detto che è distribuito in sette anni, quindi sembrano molti soldi, ma, in realtà, sono 20 milioni all'anno, non una cifra mostruosa. Quello che è emerso è che le misure sono ben quattordici e in alcuni casi è stato fatto osservare proprio dai valutatori come spesso queste misure siano un po' ridondanti, nel senso che si richiamano una con l'altra, che forse potevano essere accorpate. Alcune sono addirittura simboliche, perché, al di là dell'idea, laddove poi il finanziamento è pari allo 0,5-0,6 percento, diventa più una polverizzazione, un contentino che un investimento significativo. Non so, faccio alcuni esempi: per il ripristino delle foreste, ci sono 100 mila euro in sette anni, ma, per la conversione alle pratiche biologiche, siamo sempre su quelle cifre, quindi difficilmente si potrà dare seguito a veramente chi vuole intraprendere queste iniziative, sono più che altro cose simboliche. Anche la compensazione forestale per chi ricade in Natura 2000, sono 40 mila euro in sette anni, quindi cifre veramente irrisorie. Ci sono invece alcune misure che fanno la parte del leone nel piano, anche se il leone, com'è stato detto, è un po' "sdentato" per via della ristrettezza delle disponibilità e sono le cose come gli investimenti ancora in immobilizzazioni materiali, i pagamenti agroambientali climatici, le indennità che fanno un pacchetto che da solo occupa circa il 75 percento di tutto il PSR, quindi una parte consistente.

Venendo ad un'analisi più generale, sembra che questo piano sia un piano conservativo per la sua grande maggioranza degli interventi e un po' piacione per alcuni interventi spot qua e là, ma con veramente pochissime risorse. L'impressione è che si tenti di replicare un modello come negli anni passati, però con le risorse ridotte. Ho sentito dire dall'Assessore che ci sarà un piano di politiche agricole comunitarie che risponderà al posto della Regione e il collega Nogara ha già fatto osservare che difficilmente si riuscirà a rispondere nella stessa maniera. Penso che la legge 32, che è stata citata più volte, probabilmente rispondeva in maniera molto più potente rispetto a quello che potrà fare il PAC. Sebbene la coperta - ormai è stato detto in tutte le salse - si riconosce che sia corta e sebbene ormai sia evidente che le risorse europee sono praticamente le uniche rimaste...e ci sono alcune criticità che sono emerse nel corso delle audizioni, per esempio, i portatori di interesse hanno ribadito più volte che laddove, per esempio, si è condiviso il principio di partenza, poi molto meno si è riusciti a poter dire la propria opinione nell'esplicitazione delle misure, nel senso che alcuni principi sono stati condivisi, ma poi non hanno trovato la logica conseguenza. Una è già stata ricordata: la suddivisione dei pagamenti rispetto a fasce altimetriche e pendenze, e il principio è corretto, perché è giusto incentivare chi fa l'attività con pendenze e in quota, peccato che poi, quando io vado a finanziare e vado a fare le proiezioni, com'è stato fatto, per esempio, da Coldiretti, che ce l'ha fornito, si vede che, in realtà, tutto questo si traduce in una diminuzione dei soldi che vanno agli allevatori, che fanno...salvo avere condizioni estreme, questa è una cosa che ci è stata consegnata con delle proiezioni nero su bianco. Il principio quindi è condivisibile, ma nella realtà si parla di tagli e quei 600 euro ad ettaro famosi non li prenderà più nessuno o perlomeno li prenderà solo una ristrettissima parte dei lavoratori.

Una cosa che viene da chiedere è...si tenta di replicare il modello Valle d'Aosta, forse con l'idea che il modello Valle d'Aosta fosse il migliore dei modelli possibili, che è anche possibile, ma allora qui sorge una contraddizione forte. Se il Governo e l'Assessore ritengono che il modello Valle d'Aosta fosse il migliore dei modelli possibili, allora serviva l'impegno politico per trovare dei finanziamenti che andassero oltre a quelli dell'Europa, con l'impegno politico nel bilancio regionale per riuscire a continuare in qualche modo a mantenere anche non...come chiedono i portatori di interessi...non chiedono di avere dei contributi in conto capitale, cioè a pioggia, chiedono di avere dei fondi di rotazione, cioè di avere dei mutui per cui possano riuscire a fare degli investimenti per compensare quelle difficoltà che chi fa agricoltura in montagna ha in più rispetto a chi fa agricoltura in pianura. Questo se si credeva nella politica, che è stata fatta fino ad ieri, perché c'è una fortissima discontinuità, se io facessi un grafico, vedrei che c'è un crollo rispetto a prima. Se invece la realtà è mutata e c'è consapevolezza che la realtà è mutata e le prospettive future sono diverse, quindi le prospettive future sono tutte agganciate alle politiche agricole europee, forse bisogna avere il coraggio di fare delle scelte politiche più forti. Bisogna avere il coraggio, per esempio, di riorganizzare tutto il sistema per rispondere a chi opera in quel settore per semplificargli la vita e per riuscire a far fronte anche con le risorse dell'Assessorato ai nuovi scenari - e poi ritorneremo su quello -, perché se io tento di mantenere solo un modello che ormai la realtà mi dice che è passato, è come se mi mettessi a fare più o meno il custode di un cimitero, insomma, non è che faccio sviluppo in qualche modo!

Che cosa proponiamo di fare? Beh, siccome ormai sembra abbastanza evidente che tutto ricade nell'ambito delle risorse europee, forse bisognerebbe cercare di capire che bisogna far fronte a procedure che diventeranno sempre più complesse e "sempre più complesse" vuol dire che l'accesso ai finanziamenti sarà più complicato per chi vorrà ottenerli. Siccome dovrebbe essere compito prioritario dell'Assessorato cercare di rispondere alle reali necessità di chi opera nel settore, forse quello che è già stato anticipato dal collega Nogara, cioè una riorganizzazione complessiva dell'Assessorato in termini di servizi, in termini di giusta informazione, di assistenza dovrebbe essere messa in campo, pensata e programmata per il prossimo futuro immediato e alcune cose sono già state ricordate, come il primo pilastro della PAC.

Un'altra questione che non è ancora stata citata è la capacità di poter spendere i soldi, perché non si ricorda che, se non riusciamo a spendere i soldi, rischiamo di perdere l'ultima parte del finanziamento europeo, che potrebbe voler dire circa 10 milioni di risorse in meno rispetto alle poche che abbiamo se l'Assessorato non riesce a mettere in piedi un'organizzazione tale da riuscire ad andare avanti con i progetti. Ci sono alcune misure, come quelle di Natura 2000, che non sono state utilizzate nel passato piano e che rischiano di essere sottoutilizzate, ma per una mera mancanza di conoscenza degli operatori del settore e per una difficoltà delle procedure da mettere in piedi.

Sulla cooperazione è stato detto, dai valutatori...c'è un minimo investimento, ma soprattutto la cosa importante è che bisogna cercare di far cambiare mentalità a chi opera nel settore, nel senso che non si potrà più finanziare il singolo, ma si potrà andare a finanziare chi fa rete, chi fa...chi si mette insieme per riuscire a produrre sempre meglio e con risorse ridotte. Ci sono procedure più complicate che la Valle d'Aosta non può mutuare tout court da realtà più grandi, questo l'ha ricordato anche il Presidente, è stato detto anche in commissione dalle associazioni ambientaliste e potrebbe essere interessante, per esempio, fare una task force per andare a valutare gli interventi grandi per la Valle d'Aosta, ma piccoli per il resto del mondo, diciamo, quindi una piccola unità interna che possa andare a valutare, magari composta da...come dire? professionalità che già esistono: un geologo, un agronomo, un biologo, che possano andare a valutare i singoli piani per evitare dei disastri, come sono successi...per esempio, quello di Nus, che è stato riconosciuto da tutti come essere un intervento piuttosto impattante di riordino...qualcosa di snello a costo zero e molto rapido, e addirittura ci potrebbe essere l'idea finalmente di accorpare, ridurre le spese, ottimizzare e liberare le risorse. È stata già ricordata, per esempio, la questione dei GAL, anche l'Assessore l'ha ricordato, abbiamo finanziato il minimo indispensabile, ma per due GAL forse potevate fare il passo avanti e pensare che la Valle d'Aosta, piccola com'è, poteva averne uno solo e quindi liberare alcune risorse e limitarsi a quello. Da un lato, quindi abbiamo l'Europa, dall'altro, se si crede che il modello valdostano non deve essere tutto abbandonato, non ci si può limitare ad avere solo i fondi europei, bisogna - penso che questo principio sia riconosciuto da tutti - pensare che chi fa attività agricola in montagna, forestale in montagna, l'allevamento in montagna abbia delle diversità rispetto a chi fa le stesse attività in pianura, perché abbiamo minori guadagni e maggiori oneri, quindi serve compensare chi fa queste attività per poter mantenere, com'è stato detto, un livello ambientale elevato. Bisogna allora per forza trovare delle risorse regionali, non per forza con i contributi, come era stato fatto in passato, ma puntando, per esempio, com'è stato richiesto dalle categorie, ai conti interesse, puntando non tanto ad incrementare la qualità dei prodotti che già viene riconosciuta, ma quanto a migliorare la commercializzazione, migliorare il loro marketing; è forse una cosa su cui noi siamo ancora piuttosto scarsi, basti pensare alle fontine che giacciono.

Vado a concludere. Se si pensa quindi che il piano di sviluppo rurale della Valle d'Aosta non sia solo una mera applicazione tecnica fatta da qualche dirigente e rispetto ad indirizzi che dà l'Unione europea, ma vogliamo anche avere una parte noi come valdostani per dare degli indirizzi, bisogna mettere in campo quelle due o tre iniziative che si possono fare, due o tre forti scelte politiche per riuscire a dare il nostro valore aggiunto a questo piano, e qui chiediamo veramente l'impegno in primis dell'Assessore e in seconda battuta di tutto il Governo. Grazie.

Presidente - Grazie. Ha chiesto la parola il collega Borrello, ne ha la facoltà.

Borrello (SA) - Grazie Presidente.

Quest'intervento è necessario per dare un contributo rispetto a quest'ulteriore piano programmatico, il terzo che discutiamo oggi, un progetto importante per la ripartizione dei fondi, che avranno sicuramente degli impatti positivi su tutto il territorio valdostano. Io suddividerò il mio intervento in due parti: la prima facendo un'analisi dal punto di vista procedurale; la seconda parte più di carattere generale, facendo un'analisi senza entrare nel dettaglio numerico, come hanno già fatto i colleghi che hanno analizzato con il sottoscritto in commissione quelli sono i dati che ci sono stati prodotti. Innanzitutto devo dire che nell'ultimo mese la commissione che ho l'onore di presiedere ha lavorato in maniera intensa e devo ringraziare in prima battuta l'Assessore Testolin per la disponibilità e la prego di allargarla a tutti i suoi uffici, perché il lavoro prodotto è stato fatto in un percorso di tempo decisamente ridotto. Parallelamente ritengo opportuno ringraziare in maniera ufficiale tutta la commissione per la disponibilità ad incontrarsi in maniera continuativa anche con delle date ravvicinate, in modo tale da poter affrontare la tematica.

Voglio solo ricordare che in queste settimane - ripeto - molte intense abbiamo avuto la possibilità di audire nell'ordine ovviamente i rappresentanti del Governo con tutta la struttura, poi abbiamo prodotto tutta una serie di audizioni per andare a sentire e a percepire quelle che sono le sensibilità del tessuto sociale ed economico della Valle d'Aosta, abbiamo audito le associazioni di categoria, le cooperative e i consorzi di settore, abbiamo avuto la possibilità di audire i rappresentanti di Legambiente e in ultimo, ma non in ordine di importanza, anche i professionisti che hanno prodotto i documenti ex ante. Tutte queste audizioni e tutti questi approfondimenti sono stati necessari per cercare di metterci nelle condizioni di poter meglio comprendere questo documento, che, come avete detto voi negli interventi precedenti, è un documento importante, al di là degli aspetti di ripartizione tecnica, è una sorta di nuova incentivazione rispetto a questo settore per noi molto importante. Questi incontri hanno permesso anche di aumentare quello che è il confronto tra il Governo e le associazioni di categoria, che si sono nuovamente incontrati e bisogna dire che, proprio in virtù anche del lavoro svolto in commissione, alcune delle istanze prodotte dalle associazioni di categoria sono state recepite dal Governo, ovviamente in un contesto - permettetemi il termine - di saldi invariati, cioè all'interno dei capitoli, una sorta di spostamento per andare a soddisfare alcune delle richieste che le associazioni di categoria avevano prodotto all'interno della commissione. Questo, secondo me, al di là degli schieramenti politici, è un lavoro sicuramente proficuo, vuol dire che abbiamo studiato bene il dossier, cercando di portare il nostro contributo, ringrazio veramente tutti i componenti della commissione e l'Assessore.

L'importanza dell'approvazione del piano programmatico di indirizzo per quanto riguarda lo sviluppo rurale ha sicuramente una motivazione legata all'aspetto economico, quindi una ripartizione dei fondi, ma non possiamo andare a non analizzare quella che è l'analisi di contesto che è stata prodotta negli atti, che ci fa capire quanto questo settore sia importante per la Valle d'Aosta e quanto sia importante garantire la tutela di questo settore all'interno del nostro territorio. L'intero territorio regionale presenta dei forti caratteri di ruralità, con delle caratteristiche morfologiche come ha anticipato il collega Roscio, io direi anche dal punto di vista geologico e idrogeologico, che devono essere monitorate in maniera continuativa e questo monitoraggio lo possono fare solo le persone che vivono il territorio in modo tale da poter evitare tutti quegli avvenimenti e quegli eventi parossistici che potrebbero creare delle problematiche non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista della sicurezza, questo è un elemento importante per quanto riguarda la tutela del territorio. Questo è evidente...la Valle d'Aosta ha un territorio impegnativo per natura orografica, tenendo conto che, per quanto riguarda la maggior parte della popolazione delle imprese, questa risiede per il 70 percento nell'asse centrale. È da qui l'importanza di sostenere l'attività agricola e zootecnica, soprattutto perché largamente diffusa nelle aree marginali, in modo tale da poter determinare un presidio territoriale e un mantenimento delle comunità locali periferiche. Una regione come la nostra, una regione montana ha un patrimonio naturale ed ambientale che deve essere difeso con dei forti caratteri di qualità, che noi dobbiamo cercare di mantenere a livello elevato.

Come ho già detto, come si può salvaguardare il territorio, come si può salvaguardare questo patrimonio? Lo si può fare prioritariamente attraverso l'agricoltura, andando a valorizzare quella che è la vocazione naturale dei valdostani di tutela del territorio, attraverso il mantenimento di quella pratica che è insita nella natura dei valdostani. L'ultimo censimento ha delineato come il tessuto imprenditoriale agricolo sia costituito in gran parte da aziende piccole, anzi di piccolissime dimensioni, a carattere familiare e a conduzione diretta, noi dobbiamo cercare di tutelare queste realtà. Da qui l'analisi rispetto al piano presentato dalla Giunta alla commissione consiliare competente, è un piano che consta di un investimento complessivo di 138 milioni, suddivisi in un settennio, con la valorizzazione di tutta una serie di obiettivi prioritari, gli obiettivi prioritari sono...sei obiettivi prioritari che devono essere ovviamente concretizzati nel corso di questo settennio, non sto a ripeterli perché già il collega Nogara li ha enunciati nel suo precedente intervento.

Per concludere questo mio - ripeto - breve contributo al dibattito, tengo a dire che in un tempo di difficoltà economica dichiarata, in un contesto di crisi come quello che stiamo vivendo, questo programma tende a garantire la salvaguardia dell'esistente impianto rurale della Valle d'Aosta.

Presidente - Grazie. Sempre in discussione generale, c'è qualche altro collega che intende prendere la parola? Se non vi sono altre richieste di intervento, chiudo la discussione...la parola al collega Grosjean, ne ha facoltà.

Grosjean (UVP) - Merci Monsieur le Président.

Bien, je voulais demander à tous si peut-être vendredi passé, après le téléjournal de la Région vous avez eu un petit moment pour regarder le programme de télévision De vin en vin. Notre siège de la RAI a fait, à mon avis, un très joli programme et il a commencé en parlant des vignobles de la Basse Vallée en nous faisant admirer de proche, pour qui n'a jamais été dans les vignes, les terrasses de Pont-Saint-Martin jusqu'à Montjovet, enfin toute celle qu'on appelle la Basse Vallée, la région de production du Picotendro. Un patrimoine je crois de la Vallée d'Aoste, de tous les valdôtains, un travail qui a débuté dans le Moyen Âge, la construction des murs à sec, la récupération de quelque mètre carré de terrasses cultivées à vigne, peut-être même avec d'autres cultures en alternance sous la vigne, des gens qui vraiment ont vécu pour créer quelque chose de vraiment...comme je disais avant, un patrimoine de tous les valdôtains. Malheureusement le tout est en train d'être abandonné et je crois que s'il n'y aura pas une volonté politique et administrative, elles seront perdues, mais en bas il y a des maisons, des villages, il y a de grosses communes, il y a des chemins, donc il y a de gros problèmes, et aujourd'hui on discute du plan de développement rural.

La première question que je veux poser à l'Assesseur alors est: quelles sont les mesures de développement pour cette région, quelles sont les mesures de développement dans les autres secteurs. Vedete, cari colleghi, a volte il titolo confonde: piano di sviluppo rurale, ebbene, la mia conclusione non è che questo è un piano di sviluppo rurale, non vedo misure di sviluppo. Vedete siamo alla terza programmazione (2000-2006, 2007-2013, 2013-2020) e dovremmo in questo momento incominciare a vedere i risultati delle prime due programmazioni. Dovremmo poter dire: "tutti questi soldi che abbiamo messo nell'agricoltura li abbiamo indirizzati in modo corretto, li abbiamo controllati, abbiamo verificato tutto ciò che gli agricoltori facevano con questi finanziamenti che gli abbiamo dato". Troppo facile adesso dire: "gliene abbiamo dati troppi, i contributi non servono, contributi a pioggia", e provate a fare gli agricoltori, poi vedrete se queste parole vi suonano così facilmente! Io credo che, purtroppo, non ci sia stata la sensibilità di andare a verificare quello che stava succedendo. Siamo qui a parlare di un nuovo piano di sviluppo, come dico il terzo, e stiamo qui a dire che l'agricoltura è in crisi, che le aziende stanno chiudendo, che le aziende non ce la fanno più. Noi cosa proponiamo in alternativa in questo momento? Un piano che diventa ancora più complicato, con tutte queste misure e misurine di qualche 100 mila euro all'anno, perché se poi andiamo a dividere in sette giustamente, ci sono tante di queste misure, che è chiaro, mettendo tutto assieme 138 milioni di euro, sembra una grossa cifra, ma, andando poi ad analizzare le misure, ci sono delle misure che sono veramente quasi non percepibili per l'agricoltore. Una volta sviluppato tutto il sistema intorno per arrivare poi a percepire il contributo, non ce n'è più.

L'unica cosa di cui ho la certezza è che un agricoltore non sarà più in grado di fare la domanda di contributo da solo, dovrà prendersi un consulente, dovrà prendersi un geometra, fare tutti i rilievi, perché adesso siamo arrivati al punto di dire che la Valle d'Aosta non è più tutta montagna, ma la Valle d'Aosta è divisa in un pezzo di pianura, sotto i 700 metri, un pezzo intermedio e un pezzo di montagna dai 1.200 metri in su. Io credo che la Valle d'Aosta debba essere considerata, come lo era, montagna a tutti gli effetti, dal fondovalle sino alle punte delle nostre montagne. Se un'azienda è situata a 695 metri e ha un po' di prati sotto e un po' di prati sopra, ma vi siete chiesti che complicazione? Vi siete chiesti che goduria per i controllori, che andranno a prendere l'agricoltore e a dirgli: "caro qui sei a 32 percento di pendenza", "no, sei a 28 percento, quindi è pianura", perché poi bisognerà attuarle queste cose! Io so cosa vuol dire avere i controlli! E poi si perde il 5 percento, il 3 percento, il 6 percento e alla fine si aspetta, non si capisce più e abbiamo gente che è anni che aspetta ancora il contributo della passata edizione del PSR, soldi che non arrivano e non si capisce dove sono andati a finire, e noi andiamo ancora a complicare di più, quindi non sarebbe stato più semplice poche misure, ben precise, ma indirizzate veramente allo sviluppo.

Ancora alcune riflessioni. L'Assessore prima ha accennato ai giovani agricoltori, benissimo, continuiamo a fare giovani agricoltori, ma non ci stiamo rendendo conto che ci sono gli agricoltori non più giovani che stanno chiudendo, che sono in crisi, che non sanno più cosa fare. Continuiamo a fare giovani agricoltori, ma non gli diamo delle indicazioni in quali settori vogliamo sviluppare, quale potrebbe essere un futuro per l'agricoltura in Valle d'Aosta. Continuiamo ad investire in giovani agricoltori nel settore zootecnico? Anche perché il piano di sviluppo ha più misure nel settore zootecnico, quindi sarei incentivato come giovane agricoltore ad andare in un settore dove ci sono più prospettive di prendere contributi. Siamo sicuri che sia la strategia giusta? Io ho qualche dubbio.

Un'altra riflessione sulla monticazione. Siamo sicuri con questo piano di garantire ed incentivare la monticazione? Sapete cosa rende di più oggi in zootecnia? Una grossa stalla vicino ad un casello dell'autostrada, un po' di prati piani, fare latte da vendere alla centrale e magari prendere anche dei contributi per il benessere animale, perché faccia arrivare qualche camion di paglia e la metto sotto, dietro alla stalla farò dei grandi mucchi di letame, perché i pascoli e i prati saranno su in montagna, ma il letame rimarrà in fondovalle. È questo che vogliamo sviluppare? E se usciamo dalla Valle, le aziende agricole e zootecniche sono fatte in questo modo. Macchine che producono latte, sessanta litri al giorno, le nostre mucche non fanno sessanta litri al giorno, ma ne fanno 18-20 quelle più produttive...hanno bisogno di vivere in un altro modo, le terremo tutto l'anno attaccate alla catena in fondovalle...credo che non sia questo il sistema di intravedere un'agricoltura. Agli alpeggi andiamo addirittura a togliere il limite dei 200 metri e quindi avremo delle riduzioni per quel che riguarda...sì, è vero c'è una possibilità di 40 euro per capo monticato, ma ho fatto i conti, diviso per numero di capi per anno, purtroppo dobbiamo abbattere un po' di capi per arrivare ai 40 euro per capo, perché non ce n'è abbastanza. È inutile quindi mettere delle misure se poi non ci sono le coperture finanziarie, non sono un grande matematico, ma la divisione e la moltiplicazione più o meno arrivo ancora a farle...non c'è la copertura finanziaria, quindi è inutile dire...quindi almeno ritornare a quella superficie minima di 200 ettari che erano per gli alpeggi, al posto di andare ancora a ridurre il quoziente di monticazione, questo mi sembrerebbe il minimo.

Un altro problema grave da affrontare, che non sarebbe stato da affrontare con il PSR, perché prima c'erano le leggi di settore, ma visto che ormai non ci sono più e tutto deve essere legato al PSR...sono le misure per le sistemazioni dei terreni. Siamo passati da un'esagerazione all'altra, cioè con i consorzi di miglioramento fondiario abbiamo fatto in tanti casi dei danni ai conduttori, abbiamo fatto dei benefici ai proprietari dei terreni, che hanno potuto chiedere ancora di più per l'affitto dei terreni e quindi penalizzando ancora l'agricoltore. Intravediamo qualche possibilità di favorire meglio, di favorire di più il coltivatore, l'agricoltore direttamente e non...Presidente, le faccio poi se vuole un resoconto preciso di quanti terreni sistemati dai consorzi non vengono coltivati dai proprietari, ma sono in affitto o sono...nella speranza che qualcuno li prenda in affitto...a prezzi un po' più alti, perché è già tutto sistemato. Chi ne trae vantaggio quindi non è l'agricoltore, ma bensì il proprietario del fondo al quale non gliene frega niente dell'agricoltura.

Io credo che sarebbe ora - non so se ci sarà ancora un prossimo piano di sviluppo, spero proprio di sì, gli anni passano poi velocemente - di incominciare a studiare delle misure completamente diverse. Gli agricoltori in questo momento chiedono semplicemente una valorizzazione del prodotto finale. Nel settore zootecnico il problema è il prezzo del latte. Tutte le misure quindi dovrebbero essere incentivate a valorizzare il latte di qualità, quindi, se uno fa un latte di qualità, dovremo arrivare ad incentivare questo discorso e, incentivando il latte di qualità, andremo ad incentivare tutta l'agricoltura, perché l'allevatore non avrà più bisogno di avere un numero elevato di capi per poter sopravvivere con i contributi a capo, perché ci sono anche dei contributi, tipo il benessere animale, che è un tot per animale, c'è tutta una serie di misure che sono ad animale, quindi ti portano l'allevatore ad avere tanti animali e a gestirli poi come riesce. Il problema, a mio avviso, quindi sarebbe di incominciare sin da ora a pensare alla valorizzazione del prodotto, perché, sì, parliamo di qualità, ma la qualità si fa solo toccando il portafoglio, solo con i soldi, quindi se noi non si riesce a trovare delle misure di incentivazione sulla qualità, credo che sarà ben difficile. La misura del benessere animale la vedo...io non sono principalmente un zootecnico, ma mi sembra quasi una presa in giro per il settore, sì, sono soldi che arrivano, ma perché vuol dire che c'è gente che tratta male gli animali, dobbiamo dargli un premio se li trattano bene? Mi sembra un po' una presa in giro per l'allevatore. Per tutti gli altri settori, diciamo, viticolo, frutticolo, piante officinali, orticoltura, piccoli frutti, anche qui bisognerà studiare qualcosa sulla qualità. Sì, lei, Assessore, mi dice: "chilometro zero, mercato locale", ma non è immaginabile che possiamo solo produrre per il nostro mercato locale, dovremo anche pensare di poter vendere in modo un po' più diversificato, poi, per carità, va bene poter vendere sul mercato locale.

Io ritengo che sia veramente il momento di mettere sotto torchio i dirigenti, il personale dell'Assessorato e incominciare a ragionare con una nuova ideologia, cioè produrre dei piani, produrre dei sistemi che vadano veramente verso uno sviluppo, di modo che magari tra cinque-sei anni, quando finirà questo piano, potremo dire: "okay, con i soldi che abbiamo messo ci sono delle aziende che sono cresciute e sono diventate autosufficienti, camminano, fanno da traino per tutti", altrimenti, purtroppo, ci toccherà cambiare nome al piano e lo chiameremo "piano di sopravvivenza rurale", rimane sempre PSR, ma sarà di sopravvivenza, e io lo vedo proprio in questo modo.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Donzel, ne ha la facoltà.

Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.

Ritorniamo sull'argomento dei finanziamenti europei, ma con una taratura più specifica: quella che riguarda il piano di sviluppo rurale e credo che bene abbiano fatto, come risulta dal dibattito, i colleghi a chiedere la diversificazione del dibattito per dare uno spazio particolare a quest'aspetto dei finanziamenti europei vista l'importanza che essi hanno in relazione al settore dell'agricoltura, perché quest'importanza...anche se andiamo a vedere che l'incidenza dell'agricoltura nel PIL regionale sembra poco significativa: si parla di meno del 2 percento, però questo è un dato non veritiero dell'importanza del settore...perché se andiamo a confrontare anche l'incidenza del settore agricolo sugli altri PIL, a livello nazionale, internazionale, comunque vediamo che questo è un settore che negli anni, in base ai calcoli generali del PIL, risulta meno significativo, ma invece è estremamente significativo in un territorio come quello valdostano, perché sono molte le implicazioni che si legano ad uno sviluppo di questo settore e ad un suo efficace funzionamento. Il nesso con l'attività turistica è stringente, la qualità del paesaggio è spesso in Valle d'Aosta qualità del paesaggio agricolo, perché sono enormi anche le estensioni di pascolo e c'è una differenza enorme tra l'attraversare con un sentiero, o ammirare un paesaggio, che è un pascolo curato, piuttosto che attraversare un pascolo incolto e degradato, per non parlare poi dell'impatto paesaggistico che hanno poi le colture anche a lavoro intensivo, come possono essere quelle frutticole o quelle che riguardano la viticoltura. Un'importanza capitale quindi, un'importanza poi che ha anche una sua fondamentale ricaduta di tipo culturale, perché all'interno di questo mondo c'è un attaccamento a valori, alla cultura, ad espressioni della nostra terra, la stessa capacità produttiva, di produrre prodotti legati al territorio sia per quanto riguarda il settore zootecnico, sia per quanto riguarda gli altri settori, è la capacità anche di rappresentarci, con la capacità di essere capaci di produrre e di avere dei prodotti di territorio, che rappresentano il nostro modo di essere e la nostra terra.

È importantissimo quindi il ruolo che svolge questo settore e ci rammarica assai apprendere direttamente dalle associazioni di rappresentanza di questo settore che, per esempio, alcune misure non sono state sufficienti. Nei documenti, che sicuramente, Assessore, ha ricevuto e che le associazioni AREV, Coldiretti, CIA le hanno presentato, c'è una chiara indicazione del fatto che, nonostante le misure a sostegno delle razze in via di estinzione, le razze protette, sia la castana e la valdostana pezzata nera, i risultati non sono stati confortanti, in qualche modo quindi dei segnali precisi per intervenire, che mi pare che in prima battuta già siano raccolti dal PSR...ma a dire che il lavoro di sette anni di nuovo ci porta a segnalare dei risultati che non sono stati ottimali.

Devo dire che, con un certo rammarico e una certa sorpresa, ho appreso in commissione che c'è una certa divaricazione di prospettiva nel mondo agricolo tra la rappresentanza del mondo zootecnico e la rappresentanza di altri settori: penso, per esempio, alle dichiarazioni rilasciate dal rappresentante dei viticoltori, che ha un po', secondo me, forse per scarsa conoscenza degli altri settori, messo in discussione le misure adottate per la zootecnia e devo dire che, secondo me, nell'ambiente agricolo valdostano deve partire una grossa riflessione. La prima cosa sarà un'azione di solidarietà reciproca tra settori e di collaborazione, "contaminazione" reciproca per capirsi meglio, ma perché - mi sono chiesto - si può arrivare in una situazione di questo tipo, a sentire le contestazioni che sono state mosse, i dubbi espressi dalle rappresentanze delle associazioni, anche qualche piccolo diverbio non simpatico tra associazioni? Beh, la ragione è il quantum, bisogna dirci quanto perde questo settore in termini di finanziamenti a sostegno. Basti pensare che l'intera misura del Top Up, che andava ad implementare, cioè è la Regione che implementava il piano di sviluppo rurale, cioè oltre 50 milioni di euro, sparisce, questi sono numeri: 50 milioni di euro in meno. È chiaro che, quando ci si siede intorno ad un tavolo e si dice: "qui ci sono 50 milioni di euro in meno", qualche domanda ce la si deve porre.

Siccome molte delle misure nel settore agricolo...quello che in questi anni ci siamo spesi a cercare di far capire, siccome c'era un'ideologia che diceva: "si danno tantissimi soldi all'agricoltura, tutti si arricchiscono facendo l'agricoltore", poi ogni anno vai a vedere e ci sono delle aziende in meno, sono sparite delle aziende agricole. Com'è possibile che con tutti questi soldi le aziende spariscono? Sicuramente allora c'è la motivazione dei soldi, probabilmente non dati in modo corretto e mirato con consapevolezza, ma poi c'è tutta un'altra problematica: c'è la problematica che, rispetto a questi enormi finanziamenti, molti di questi finanziamenti andavano semplicemente a far sopravvivere l'agricoltura di montagna. C'è una competizione spietata nel settore agricolo, dove assolutamente dobbiamo intraprendere un'azione di tutela del prodotto di montagna e siamo lungi dal percorrere compiutamente questa strada. Oggi il Presidente Rollandin faceva un accenno allo sforzo che si sta facendo con le macroregioni alpine e mi fa piacere che, a distanza di oltre sette-otto mesi, si cominci a riconoscere lo sforzo che sta facendo in questa direzione l'Onorevole Borghi per sostenere le ragioni dell'agricoltura di montagna, ma questo gap enorme che c'è tra la sfida che c'è tra le grandi aziende agricole e l'agricoltura di montagna rimane altissima. Allora i finanziamenti erano il minimo necessario per sopravvivere, per poter mantenere in piedi una conduzione agricola. Oggi siamo di fronte a dei tagli pesantissimi che sono incrementati dal fatto che molte leggi regionali specifiche, tipo la legge 32, non hanno più i finanziamenti e quindi il nodo della questione è che ci sono tantissime risorse in meno: questo è il primo punto. Poi che si dica: "facciamo uno sforzo, abbiamo dovuto implementare qualcosa" e che ci sia quest'aspettativa messianica di finanziamenti che arriveranno sull'asse 1, dopo che però per anni ci siamo raccontati - lo raccontava l'Assessore Isabellon - della difficoltà di poter sfruttare le misure rispetto a quell'asse, rispetto alla nostra realtà produttiva...ecco, questa è la preoccupazione di base. Queste risorse quindi, rispetto a qualunque altro settore, sono fortemente ridotte per quanto riguarda l'agricoltura: questo è il punto di partenza del ragionamento su come poi verranno gestite le risorse.

L'altro dato drammatico, per cui si fa un gran parlare dei giovani agricoltori, lo si evince dal fatto che, oltre ad essere...nonostante i grandissimi investimenti fatti, che non attengono soltanto ad investimenti diretti, come qualcuno crede...ma gli importanti riordini fondiari, se oggi alcuni territori sono sicuramente ancora coltivabili, o mantengono una capacità di minima resa agricola è dovuto allo sforzo straordinario dei riordini fondiari, dell'irrigazione a pioggia, che tantissimi hanno anche contrastato, ma se noi non avessimo l'irrigazione a pioggia, me lo spiegate dove troveremmo il personale che, diciamo, si occuperebbe di irrigare i campi con le vecchie tecniche? Quando alle 2, alle 3 del mattino - non sono numeri campati per aria - si deve andare per un'ora o tre quarti d'ora ad irrigare un campo? Dove lo troviamo questo personale? Non ci sarebbe neanche. Ci troviamo di fronte ad un dato sconcertante: i conduttori delle aziende che hanno meno di 35 anni sono 276, pari al 7,77 percento, dato ISTAT 2010; tra 35 e 54 anni: 1.250, il 35 per cento; quelli che hanno più di 55 anni, il che vuol dire che c'è qualcuno che ne ha addirittura 67, 68, cioè sono pensionati che hanno mantenuto anche l'attività agricola, quindi abbiamo della gente...2.028 aziende nel 2010, pari al 57 percento. Queste sono aziende che chiuderanno se non riusciamo a costruire dei meccanismi che possano creare il ricambio aziendale, che possano creare la possibilità di ritornare, perché guardate che la possibilità di partire da zero per creare un'azienda agricola, che è un po' il mito che io ho visto anche in alcuni giovani - che mi ha anche appassionato e ho cercato di seguire - è veramente un mito. Sono enormi i finanziamenti che servono oggi per fare impresa, in qualunque settore: frutticultura, viticultura e zootecnia, tant'è che tutti quelli che...i rappresentanti di queste associazioni vengono e dicono che hanno bisogno di essere sostenuti. Molto interessante è che nel settore della viticultura si sia detto che loro sono disponibili anche a rinunciare a certe misure, a contributi diretti, ma in cambio di avere un sostegno forte rispetto ai finanziamenti, perché l'acquisto delle tecnologie necessarie per fare, appunto, un ottimo prodotto...sono tecnologie costose, sono tecnologie che hanno dei costi rilevanti, quindi servono dei finanziamenti, siano questi erogati in forma diretta o siano erogati in forma indiretta, altrimenti sarà veramente di nuovo impostare un piano che, come quello dei precedenti sette anni, si chiuderà con dei numeri negativi. Meno bovini, quindi è diminuito il numero dei bovini, è diminuito il numero delle aziende nonostante questa mole immensa di investimenti. Adesso abbiamo meno soldi da investire e abbiamo degli obiettivi ancora più alti da raggiungere, quindi la sfida è difficilissima: toccare una misura, come cercavano anche di spiegare dei colleghi prima, scatena, ovviamente, delle reazioni a catena non indifferenti.

Gli allevatori hanno proposto di sostenere il più possibile le razze in via di estinzione, è un provvedimento anche questo che risponde ai numeri, ad un dato numerico. La razza pezzata nera ormai è veramente ormai vicina all'estinzione. Ci sono meno razze pezzate nere valdostane che balene, a questo punto, nonostante le balene...cioè questo è un dato oggettivo, è una vera e propria rarità questo tipo di bovina sul nostro territorio. Il problema più delicato è che gli allevatori, a differenza di quello che si pensa, come peraltro gli agricoltori, negli altri settori, hanno fatto dei passi da gigante rispetto alla produttività, perché, se noi andiamo a vedere la quantità di fontina prodotta, noi vediamo che sostanzialmente, nonostante il calo del bestiame, la fontina ha gli stessi numeri di produzione, quindi il tonnellaggio prodotto è sempre quello. Vuol dire che gli stessi animali producono molto di più, cioè i nostri allevatori sono costretti a "stressare" - tra virgolette - i loro animali per poter riuscire ad avere un reddito, e questo comporta anche delle alterazioni alle volte nel modo di condurre delle aziende, bisogna produrre 365 giorni all'anno, quindi gli animali hanno, per esempio, un periodo di pausa di lattazione sempre più ridotto. Si cerca di spingere al massimo la produzione di questi animali, sapendo che però sono animali che non hanno una vocazione esclusiva per la produzione del latte.

È ovvio quindi che, se noi accettiamo l'idea che i nostri animali non montichino più, è ovvio che, come già fa qualche allevatore per conto suo...una frisona produce anche tre-quattro volte quello che produce una nostra bovina autoctona, quindi è chiaro che la sfida non è possibile. Bene si fa se si va ad incentivare la monticazione, perché significa rispondere ad aspetti culturali, ma non solo, ad aspetti di qualità del prodotto, perché lo sappiamo che la fontina d'alpeggio ha una sua specificità e dovrebbe essere sempre più valorizzata, quindi bene si fa a sfruttare questa cosa, perché anche la superficie degli alpeggi è enorme, è una risorsa, un patrimonio importante che dobbiamo valorizzare, lo dobbiamo valorizzare se riusciamo a valorizzare il prodotto...e preciso che quel tipo di spazio fisico non è sfruttabile in altri modi, cioè non è che possiamo dire: "pianto delle patate a 2.000 metri", cioè se si scelse già nel passato di sfruttare quegli immensi spazi attraverso questo tipo di sfruttamento, cioè quello del bovino in particolare - e in modo più ridotto del caprino e dell'ovino -, è perché quello storicamente è il modo di sfruttare quello spazio. Lì quindi bisogna continuare a mantenere lo sforzo e non permettere, com'è avvenuto in questi anni, che, per esempio, allevatori di pianura, o addirittura gente che non allevava neanche, ma aveva altre produzioni, con dei meccanismi particolari di incentivazioni CEE, si accaparrava gli spazi alpini per gestirli in modo non corretto.

Quando noi andiamo a toccare gli aspetti che riguardano la premialità rispetto allo spazio lavorato, al territorio, che sono la principale misura che viene erogata, cioè l'indennità compensativa e le misure agroambientali, quindi andiamo sicuramente a toccare il punto più delicato della zootecnia valdostana, ad incidere in modo diverso sulla redditività delle aziende. Siccome le aziende si sono calibrate in questi anni, nel bene o nel male, su un certo assetto, ogni volta che si tocca è chiaro che si creano delle disfunzioni! Bisogna avere la sensibilità di costruire questi percorsi insieme anche alle associazioni, cercando di avere davanti il progetto, l'obiettivo che si vuole raggiungere. Allora, storicamente l'agricoltura valdostana si è basata tra un equilibrio tra la conduzione diretta, cioè l'azienda di una certa taratura, di una certa importanza, che riusciva, per poter sfruttare gli spazi alpini, a completare, diciamo, la necessità di capi animali, sfruttando anche altre aziende più piccole, collaborando, cioè è sempre stato un lavoro di sinergia, di cooperazione il lavoro agricolo in Valle d'Aosta. L'idea dell'azienda perfetta in Valle d'Aosta, cioè quella che lavora nella parte più bassa, del fondovalle e si completa nella parte alta è molto rara, particolare e difficile. Sempre l'agricoltura valdostana ha fondato lo sfruttamento dei pascoli alti attraverso un'idea di cooperazione, di lavoro di messa insieme delle risorse, che più che mai è tra gli obiettivi della stessa Europa. Nel settore agricolo serve riscoprire forme di cooperazione più stretta, di collaborazione maggiore. Probabilmente per anni abbiamo avuto tante risorse e potevamo metterle a disposizione di ogni singola azienda, oggi bisogna ritornare ad un ragionamento di tempi difficili e bisogna costruire un meccanismo cooperativo e forse un certo tipo di contributi disincentivarlo...o non ha favorito... Questo quindi è un altro aspetto fondamentale: quello del lavorare sulle forme di cooperazione da mettere in atto, premiando anche quelli che lavorano in questa direzione.

Aspetto interessante che si voglia premiare, per esempio, il lavoro nelle zone in pendenza, certamente condivido la preoccupazione del collega Grosjean. Quando si introducono misure di questo tipo, c'è una preoccupazione a monte fortissima, che è il fatto che per anni noi abbiamo vissuto le difficoltà dell'erogazione dei premi, delle indennità compensative. Da una parte quindi c'è...la scelta è corretta laddove c'è un'incidenza, una pendenza particolare, che, a mio avviso, la pendenza è pendenza sia che il terreno sia all'altezza di 600 metri ed è pendenza sia che il terreno sia a 1.000 metri, sempre il terreno è in pendenza, sempre ci sono delle difficoltà. Chiunque vede...io passo qualche giornata nella Valtournenche, vedo le difficoltà di chi deve trascinare con un nylon per 50, 100 metri un carico di fieno per portarlo in basso, dove c'è una zona pianeggiante, raccoglierlo. Vedo le stesse difficoltà quando semplicemente vado qui nei comuni di Brissogne, Charvensod, dove si fanno esattamente le stesse peripezie per raccogliere un po' di fieno invernale, quindi quest'obiettivo mi sembra molto corretto.

Nello stesso tempo un obiettivo corretto, se però trova l'applicazione che abbiamo avuto in questi anni nell'erogazione del verde agricolo, ci mette in una difficoltà estrema, perché una misura che dovrebbe essere premiante diventa una trappola, per cui gli agricoltori dicono: "ma piuttosto segnatemi tutto pianeggiante, purché mi date i soldi", ecco, questa cosa qui deve essere assolutamente evitata.

Qualche perplessità invece la esprimo rispetto al fatto che possa essere premiato in modo maggiore un terreno in base alla sua altitudine. Qui esprimo una mia perplessità, attraverso un confronto con un gruppo di agricoltori che non pretendo di rappresentare tutti, perché sono convinto che il fatto che un terreno che si trova, per esempio, nella zona da Montjovet in giù, affinché sia reso produttivo e, diciamo, correttamente lavorato, deve essere falciato anche tre-quattro volte in un anno, se non è, diciamo, usato come pascolo autunnale; cosa ben diversa è dare la stessa premialità ad un terreno che alle volte è falciato una volta all'anno, sono due meccanismi molto diversi di lavoro.

Altra cosa, per esempio, i terreni particolarmente in altitudine, dove non si ricorre all'irrigazione, rispetto a dei terreni di certe zone, che non hanno neanche l'irrigazione artificiale, dove, per poter avere un minimo di resa, bisogna ricorrere a più irrigazioni manuali. Da questo punto di vista, secondo me, quindi l'altitudine non è sempre la discriminante migliore, salvo ovviamente la questione che riguarda gli alpeggi, la monticazione, che quella ha una sua premialità a parte e deve essere guardata in modo diverso.

A me sembra anche positivo il fatto che si voglia dare più attenzione a quello che è il benessere animale e al fatto che le stesse associazioni, gli stessi agricoltori si stanno muovendo sempre di più in un'ottica di attenzione all'ambiente. Io lo vedo come un grandissimo salto culturale, un fatto estremamente positivo che nel mondo agricolo l'attenzione all'ambiente, che c'è sempre stata, venga interpretata in modo ancora più moderno ed attuale. Anche la questione del benessere animale e della corretta conduzione aziendale quindi mi sembrano dei valori positivi che debbono essere premiati. Qui qual è il problema che sembra emergere con forza? Quello che ho detto all'inizio: abbiamo tante risorse in meno, abbiamo capito che cosa bisogna premiare, però, se premiamo tutto, il risultato è una polverizzazione, con il rischio di aver scritto tanti titoli che poi non si trasformano in una vera premialità. A me quindi va bene che si scriva che si lotta per avere...diciamo, la lotta contro le mastiti delle mammelle, che si lotti contro...la mascalcia, e cose di questo tipo, però la domanda è: ci saranno i fondi per coprire correttamente queste voci che si vogliono andare ad erogare?

Il ragionamento finale e conclusivo è che, a fronte, appunto, di questa grossa riduzione di risorse, sostanzialmente c'è ancora una scelta, che è un po' quella dello status quo. Non è ancora chiaro l'indirizzo che vogliamo dare, ma non soltanto nel settore della zootecnia, mi hanno fatto degli esempi interessanti anche di altri settori, penso, per esempio, per quanto riguarda la possibilità di finanziamento dei muretti a secco. La cifra messa a disposizione per quest'intervento importantissimo, pensiamo che tantissimi vigneti - da quelli famosissimi della Bassa Valle di Pont-Saint-Martin, Donnas ad altri vigneti - abbiano bisogno di questi importanti terrazzamenti, se però la cifra messa a disposizione non consente un intervento su tutto il territorio regionale, non sarebbe meglio dire: "individuiamo delle priorità"? Quelle che sono le aree su cui vogliamo intervenire con interventi mirati, cercando di andare a correggere però gli errori del passato. C'è una tradizione di viticoltori che era capace di realizzare queste opere in conduzione privata, quindi era anche un'abilità particolare. Oggi ci sono delle misure che, quando vengono applicate a muri, come quelli della Bassa Valle, che sono di dimensioni piuttosto alte, non possono essere erogate se non sono fatte con tutti i crismi di sicurezza, impresa e quant'altro, allora ecco che la misura diventa una misura boomerang che, poi non è utilizzata e sono di nuovo quei soldi promessi, messi lì, ci sono, non ci sono, e non li sfruttiamo fino in fondo; siccome le competenze ci sono, bisogna metterle a fuoco.

Ultimo passaggio davvero conclusivo, quello che hanno detto benissimo i colleghi e che qui io richiamo e che valeva anche per gli altri settori, gli altri fondi europei: bisogna avere delle strutture regionali in grado di curare con maggiore rapidità, con maggiore competenza questi finanziamenti, cioè noi dobbiamo essere in grado di essere più bravi a fare i progetti, più bravi a seguirli e più bravi ad erogare il denaro. Questa è una sfida che è quella burocratica, che, secondo me, è importantissima ed è una cosa a cui gli agricoltori tengono molto. Di tutte queste misure che eroghiamo guardiamo veramente quelle che vanno all'agricoltore e non quelle che servono a costruire tutto un castello di consulenze, esperti, eccetera, poi alla fine tutti questi fondi europei...cioè all'agricoltore direttamente cosa gli va? Questo è l'obiettivo anche che dovremmo darci in questi sette anni: invertire la tendenza per cui il fondo europeo crea burocrazia, per andare invece ad una tendenza in cui il fondo europeo qui più che mai crea impresa, crea giovani agricoltori, crea sviluppo.

Presidente - Grazie. Ha chiesto la parola il collega Chatrian, ne ha la facoltà.

Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente.

Il collega Roscio e i colleghi intervenuti hanno già ben evidenziato i punti di forza e i punti di criticità di tale programma, di tale piano. Vorrei portare un contributo al dibattito senza parlare di cifre, risorse e di misure, anche perché mi sembra che tanti siano i colleghi che sono intervenuti che hanno ben illustrato soprattutto la differenza col passato piano. A mio avviso, c'è da sperare che questa non sia l'ultima occasione di dibattito e di approfondimento su questo nuovo piano di sviluppo rurale presentato oggi dal Governo. Avremo sicuramente molte cose da dire per cercare di correggere possibilmente alcune criticità/errori, ma da subito vorrei dire che l'impostazione generale non ci soddisfa. Sembra che il Governo non si sia reso conto fino in fondo delle difficoltà del settore agricolo, che solo a parole, soprattutto solo nei periodi elettorali, viene descritto come importante, anzi strategico per la nostra comunità. Sembra che il Palazzo non voglia o non possa tenere conto delle criticità emerse in questi ultimi otto anni, trascorsi dal varo del secondo programma di sviluppo rurale, eppure lo sanno ormai anche gli agricoltori che è finita l'epoca delle grandi disponibilità finanziarie regionali e che la sola possibilità di intervento si baserà...si basa ormai su questo strumento, che però dev'essere rivolto non a mantenere lo status quo, a mio avviso, che è deludente, e per alcuni comparti quasi drammatico, ma di affrontare e risolvere i problemi strutturali del settore.

È di pochi giorni fa la notizia che, rispetto alla scorsa annualità, sono quasi 100 mila le forme in meno presentate alla marchiatura del nostro prodotto di punta: la fontina. Serve uno strumento di politica economica, di rilancio, perché, mantenendo l'esistente, si sta fermi e le imprese più coraggiose, innovative e adeguate ai tempi sono destinate a vivacchiare, ma non a crescere come potrebbero nell'interesse collettivo. Sia chiaro che conosciamo bene le difficoltà con le quali questa bozza è arrivata in quest'aula, le colpe e i ritardi dell'Europa in primis, ma queste, a nostro avviso, non possono assolutamente giustificare il deludente strumento che oggi ci troviamo a discutere e ad approvare. Ebbene, è un dato di fatto che in questo settennio, se si esclude la filiera vitivinicola, l'agricoltura valdostana è scivolata, ahimè, più indietro, al di là delle statistiche - stamattina abbiamo parlato di statistiche -, agricoltori e allevatori vivono sulla loro pelle le difficoltà che ben conosciamo: un prezzo del latte alla stalla non remunerativo, gasolio, assicurazioni, lavoro e mezzi tecnici che costano sempre di più e soprattutto inefficienza e peso burocratico con contributi e aiuti che, quando e se arrivano, arrivano in forte ritardo. Mi sembra che questo tema oggi ed ieri sia stato à la une in quest'aula e tutti concordiamo sulla necessità di modificare l'impianto burocratico-amministrativo regionale in primis, senza, come sovente accade, dichiarare e affermare: "l'Europa cattiva", piuttosto che "lo Stato inadempiente". È un dato di fatto che soprattutto negli ultimi sei anni di programmazione, dal 2007 in poi, la situazione è peggiorata. Noi, come gruppo ALPE, ci siamo confrontati diverse volte anche nella passata legislatura sull'inefficienza, sulla possibilità di intervenire sull'apparato anche burocratico a livello regionale e ci siamo confrontati portando il nostro contributo in quest'aula mettendo in risalto le pecche, le difficoltà, le sacche e soprattutto la non volontà di accompagnare un settore anche dal punto di vista puntuale per quanto riguarda le risposte.

La politica regionale a nostro avviso, a mio avviso, ha una grave responsabilità, perché non ha tenuto e non ha voluto tener conto delle avvisaglie chiare degli anni passati e ha preferito impiegare le solite ricette, mascherando la situazione con interventi spot, con qualche flebo, come le misure anticrisi e non solo. Oggi è chiaro che questi erano palliativi che hanno solo spostato nel tempo la resa dei conti, purtroppo, eppure più volte da questi banchi abbiamo cercato di costringere il Governo a cambiare il modo di operare, a considerare o a provare anche altre strade, sempre consci di non avere la bacchetta magica, ma consci di portare comunque una criticità reale che arriva dal territorio, per poter invertire comunque la tendenza negativa dal punto di vista organizzativo-burocratico. Come al solito, il Governo ha proseguito a testa bassa spendendo le risorse finanziarie che oggi non abbiamo più, con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti, compresi gli agricoltori e gli allevatori che ogni tanto hanno dato credito alle promesse da marinaio del Governo: ecco perché in questa situazione ci aspettavamo sinceramente un piano di sviluppo rurale diverso, più coraggioso, che tenesse conto della coperta corta che la politica ha a disposizione e prendesse per le corna i problemi, con coraggio e scelte anche drastiche, ma necessarie. Cosa ci aspettavamo? Cosa avremmo fatto? Come ci saremmo posti di fronte, comunque, a meno risorse com'è stato detto da tutti i colleghi e penso, immagino, anche dal Governo regionale. Ci aspettavamo un PSR che indicasse al mondo agricolo una strada per camminare e non per stare fermi, una strada lungo la quale agricoltori e allevatori trovassero il supporto e il sostegno della politica, senza le risorse di un tempo, ma almeno con le certezze necessarie a tutti gli imprenditori.

Sia chiaro - è stato detto da diversi colleghi, anche dall'Assessore Testolin - che le risorse in campo sono 140 milioni di euro nel settennio, vuol dire meno di 20 milioni di euro annui, vuol dire meno del 2 percento di tutto il bilancio regionale: queste sono le risorse dedicate al settore dell'agricoltura, queste, ad oggi, sono le uniche risorse destinate a questo settore: meno del 2 percento. Non è così, ci viene proposto un piano di sviluppo rurale di mantenimento, che ha individuato più desideri che fabbisogni, che cerca non di dare soluzioni, ma di tirare la coperta un po' su tutto e tutti, quando invece è chiaro a chiunque sia dotato di buon senso che quest'obiettivo sarà irraggiungibile, è chiaro, è scientificamente provato, un PSR che non si discosta nel merito e nell'impostazione dai precedenti che si inserivano però in un contesto completamente diverso, generale, molto diverso da oggi, con risorse in più, ma in un modello completamente diverso. Già solo questo dato di fatto imponeva dei cambiamenti, se non si cambia lo strumento, perché, secondo voi, questa volta, in condizioni finanziarie molto più difficili, dovrebbe cambiare il risultato?

C'è un altro punto sul quale mi voglio, vogliamo soffermarci: riguarda la distanza crescente anche in Valle d'Aosta tra Amministrazione, politica e cittadini. Ho letto, studiato con attenzione - ho partecipato alla III Commissione - il testo del PSR e le premesse del Governo, ma non ho trovato traccia di quelle modifiche radicali della macchina amministrativa necessarie per ridurre la burocrazia e per dare maggiore efficienza agli uffici, che ancora oggi sono strutturati sul modello di 20/30 anni fa. Ma come la politica chiede alle persone, ai cittadini, alle aziende, in questo caso agli agricoltori di essere flessibili, di adattarsi alle esigenze della nuova economia, di ridurre i costi, tempi e sprechi, ma la macchina amministrativa regionale rimane inamovibile, ferma, cristallizzata, uguale a sé stessa, nessun cambiamento? Se così è, allora è facile prevedere che gli agricoltori dovranno affrontare un percorso ad ostacoli, sempre più difficile per usufruire di fondi e contributi che spettano loro di diritto, ma non perché il PSR è cattivo, la Comunità europea è cattiva o lo Stato è cattivo, ma solo perché l'Amministrazione non è in grado o non vuole cambiare. Su questi argomenti essenziali l'assenza di iniziative e risposte concrete del Governo è evidente, si continua a sbagliare sapendo di essere nel torto e non lo dice l'opposizione, non lo dice Chatrian, non lo dicono i componenti del gruppo ALPE, ma i documenti stessi che accompagnano questo piano, tecnici terzi, incaricati direttamente dall'Amministrazione...questa parte va rivista, va ristrutturata, va riaccompagnata.

Apro solo una parentesi, Assessore Testolin, se gentilmente può richiedere, dato che 17 giorni fa ho richiesto un piccolo documento, che è il bilancio di AREA VdA, il 1° luglio, un bilancio, 35 pagine fotocopiate dalla sua agenzia, che dipende da lei, se gentilmente può farcelo avere, ci serviva per il dibattito di oggi, peccato non aver avuto copia dopo 17 giorni... Andiamo oltre, non fermiamoci a queste cose, perché altrimenti poi non siamo garbati e non ci poniamo nella maniera giusta per poter proporre, per poter mettere sul tavolo un piccolo contributo per quanto riguarda questo piano di sviluppo rurale. Se volete un altro esempio...è stato detto dagli altri colleghi, un esempio palese è questo del perdurare nell'errore di mantenere più gruppi di azione locale sul territorio, quando è ormai chiaro che questa soluzione ha impedito...che cosa ha impedito? Possiamo dircelo in quest'aula? Ha impedito principalmente una loro efficace gestione.

In conclusione questa proposta di piano dimostra ancora una volta che la politica in quest'Amministrazione non solo non c'è più, ma che si tira a campare, si continua come prima e come sempre sperando che le soluzioni arrivino dall'esterno, magari in attesa che riprenda quel flusso di denaro che ha consentito benessere, opere e consenso, cioè potere, ma che ha anche mascherato i problemi strutturali dei settori economici e dell'agricoltura, in particolare che oggi vengono a galla...che immagino non esiste più e che su questo forse tutti concordiamo. Noi crediamo...credo, purtroppo, che con questo piano di sviluppo rurale le difficoltà del mondo agricolo si aggraveranno, perché non si concentra sull'obiettivo di rafforzare le aziende, le filiere, sulla costruzione di un sistema più moderno ed efficiente, ma cerca solo di rispondere al maggior numero di bisogni possibili. Vista l'impostazione generale, credo anche che sarà difficile migliorarlo dopo la sua approvazione, ma ci proveremo lo stesso.

Abbiamo presentato, come gruppi di opposizione, un ordine del giorno che va ad impegnare...ieri abbiamo impegnato il Governo regionale su un documento importante, dopo cinque ore di dibattito, dove si revocherà il consiglio di amministrazione, si cercherà di dare attuazione ad un impegno preso in quest'aula. Noi oggi cercheremo, con il nostro umile contributo dei gruppi di opposizione di 17 Consiglieri, di impegnare l'Assessore all'agricoltura a provvedere subito alla riorganizzazione delle strutture dell'Assessorato, al fine di fornire servizi e informazioni, garantire accesso alle opportunità, anche mediante la semplificazione delle procedure, agli operatori del settore, e non solo, a reperire ulteriori risorse regionali sotto forma di fondi di rotazione e ad unificare, come vi dicevo prima, per una semplice analisi, che è quella di creare un'economia di scala per quanto riguarda i gruppi di azione locale, cioè ad unificare in un unico GAL il territorio valdostano, perché noi crediamo ancora nella politica, che deve e sa prendersi la responsabilità di scelte coraggiose, cosa che ormai questo Governo ci sembra...almeno ieri, un impegno è stato preso invece da questo Consiglio, non dal Governo, da questo Consiglio...qui, come in altri campi, non è più in grado o forse non vuole più prendersi... Grazie.

Si dà atto che dalle ore 18,26 riassume la presidenza il Presidente Marco Viérin.

Viérin M. (Presidente) - Grazie collega. Altri? Se non ci sono altri interventi, chiudiamo la discussione generale. Qualcuno prende la parola? La parola al collega Farcoz.

Farcoz (UV) - Sì, grazie Presidente, per chiedere una sospensione per una maggioranza al fine di valutare l'ordine del giorno presentato. Grazie.

Presidente -Sono accordati dieci minuti di sospensione.

Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 18,31 alle ore 19,15.

Viérin M. (Presidente) - Colleghi, riprendiamo i lavori. Siamo quindi alla replica da parte del Governo, chi chiede la parola? La parola all'Assessore Testolin.

Testolin (UV) - Grazie Presidente.

Anch'io ho fatto molta attenzione a quello che è stato sollevato così in aula, a seguito alla mia presentazione, per quello che riguarda l'impostazione del nuovo PSR, quelle che sono le perplessità - alcune legittime, altre meno - che sono state sollevate, alcune le avevamo già valutate in sede di commissione, altre sono state valutate, condivise e discusse anche con le organizzazioni che hanno partecipato al dibattito prima della relazione della stessa. Il mio intervento andrà a dare alcune indicazioni precise a delle osservazioni che sono state così sollevate durante la discussione generale e, in particolare, ci tengo con tranquillità e serietà ad evidenziare solo alcuni dati relativi al primo pilastro, che è quello che crea magari un po' di confusione dal punto di vista numerico. Sicuramente ci saranno delle attenzioni particolari che dovranno essere rivolte nel momento in cui si andranno a fare le domande.

Quello che ci tengo a sottolineare è che è cambiato il meccanismo, no? Il titolo che prima rappresentava e garantiva la possibilità di accesso al premio unico è stato modificato, con una normativa che è complessa e che è a tutt'oggi in sede di definizione complessiva da parte del Ministero, di concerto con le amministrazioni regionali da un punto di vista tecnico. Le linee guida sono state tracciate e questo primo pilastro nello scorso settennio valeva circa 2,4 milioni di euro all'anno, cioè venivano pagati premi unici per 2,4 milioni di euro all'anno, pari a 17 milioni nel settennio; in funzione di quelli che sono i nuovi riparti, dovrà portare nelle casse dell'agricoltura regionale circa 42 milioni nei prossimi cinque anni, partendo da 5 milioni per arrivare a 10 milioni nel 2020: questi sono i dati, i macrodati, che dovrebbero permetterci di avere una compensazione su quelle che sono le misure che sono state impostate così. Anche nelle variazioni relative agli importi sulle varie misure si è tenuto conto di queste valutazioni, si è cercato di andare tecnicamente nel modo più attendibile possibile, anche avvalendosi di informazioni da parte di INEA, che è l'Ente preposto per il Ministero ad eseguire questo tipo di analisi e questo tipo di prospettive, si è cercato di calarci il più possibile in quelli che sono dei dati che dovrebbero essere...dovranno essere reali, proprio per, diciamo, poi dosare le altre misure in funzione del mantenimento dell'indennità complessiva spettante ad ogni agricoltore. Evidentemente anche all'interno di quest'analisi ci saranno dei margini di errore, che faranno parte e dipenderanno probabilmente da tante casistiche diverse. Quello che mi preme però sottolineare è che un passo importante è stato fatto da un punto di vista politico, perché una parte deriva da delle decisioni che sono cambiate a livello europeo, quindi che vanno ad avvantaggiare un tipo di agricoltura diversa da quella che si avvantaggiava prima: prima si avvantaggiava un'agricoltura di produttività, adesso si va ad avvantaggiare sul primo pilastro un'agricoltura di superficie, questo quindi ci avvantaggia, no? Ognuno poi dovrà fare il proprio ruolo, dovremmo essere in grado tecnicamente di mettere nelle condizioni tutti, da un punto di vista così della possibilità della richiesta, di avere questo tipo di beneficio, che peraltro per chi ha già dei premi unici è conclamato che sarà aggiornato.

Per quanto riguarda il premio accoppiato, rispondendo a quella che era una perplessità sollevata dal collega Nogara, relativa alle mucche da latte, è stato, secondo me, anche un successo che è stato portato a casa grazie ad una politica condivisa anche con altre Regioni di montagna e anche non di montagna, che ci tengo comunque a ringraziare, perché nel momento in cui si vanno a discutere anche...diciamo per cifre che magari per noi sono importanti, ma per il resto d'Italia sono marginali...trovare, diciamo, delle collaborazioni a livello di Regione non è mai così semplice per noi che contiamo numericamente un po' poco. Era però solo per sottolineare che quei 10 milioni dedicati dal primo pilastro alle mucche da latte verranno divisi per la montagna tra 250 mila capi, che sono quelli, diciamo, considerati complessivamente sul territorio montano. Questi sono dati del Ministero, per cui le nostre mucche a premio saranno circa 16 mila annualmente, il che permetterà di avere un premio accoppiato a capo di circa 96 euro. Questo, diciamo, per dare delle informazioni e sono quelle che derivano da questo tipo di analisi.

È condivisibile il discorso toccato da molti di voi relativamente agli importi previsti sui muretti a secco, effettivamente l'idea che c'è alla base di quest'importo, che poi potrà subire, a seconda di quelli che potranno essere i tiraggi delle varie misure, anche degli implementi, però è effettivamente quella di andare a fare degli interventi puntuali e precisi destinati ad una sola zona, anche perché altrimenti si rischierebbe di fare come nella scorsa programmazione che si è attivata questa misura, si è sparsa su tutto il territorio regionale con degli effetti che sono stati benefici, evidentemente, per le aziende che hanno saputo sfruttare questo tipo di intervento, ma non per risolvere, diciamo, una situazione, che, come quella segnalata da più di uno di voi, e con il quale abbiamo avuto modo di confrontarci...è localizzata magari nella Bassa Valle...potrebbe dare dei risultati non solo da un punto di vista idrogeologico, perché è senz'altro molto importante, ma anche da un punto di vista del ritorno e, diciamo, di un ringiovanimento di quelli che saranno gli agricoltori che vorranno ancora magari cimentarsi in quelle zone in una viticoltura più che eroica.

Per quanto riguarda il discorso dei mutui, l'ho già, diciamo, introdotto all'interno del mio intervento, mutui per sostenere quella che sarà l'innovazione o comunque l'investimento...verranno alimentati i fondi di rotazione che già adesso hanno permesso di avvicinarsi al mutuo in alternativa o in concomitanza prima a quelli che erano degli interventi a fondo perduto, per cui ci sarà la possibilità di sostenere investimenti anche tramite questa forma di sostegno, che, per certi versi, era già stato prospettato alla fine dello scorso anno in sede di approvazione del bilancio.

Per quanto riguarda il discorso invece relativo al fatto che ci siano delle misure attivabili all'interno del PSR, e nello specifico relativamente al settore selvicolturale, attivabili anche da parte dell'Amministrazione regionale, questa è una misura che è stata, diciamo, copiata, così come qualche volta viene anche suggerito da parte di qualche esponente della minoranza da altre Regioni. Nello specifico il Piemonte ha attivato nel tempo delle misure attivabili anche tramite l'Amministrazione stessa per l'esecuzione di interventi all'interno del bosco o di miglioramento della situazione selvicolturale, per cui si è creduto opportuno, diciamo, riportarsi e riferirsi anche a questa tipologia di intervento e soprattutto per non precludersi poi la porta di poter eventualmente accedere a questo tipo di opportunità.

Per quanto riguarda invece gli interventi...diciamo così sottolineati dal collega Roscio, mi premeva solo sottolineare come il modello Valle d'Aosta sia un modello del tutto particolare, la frammentazione degli interventi, che è ovviamente concepita anche da noi come una frammentazione in qualche caso magari simbolica, è però una frammentazione che potrà permettere di avere già attive delle misure sul PSR, che potranno essere incrementate a seconda di quelle che saranno delle valutazioni anche a livello economico, che potranno essere modificate, modificarsi nel corso del settennio, così com'è successo in questa programmazione, dove ci siamo trovati ad attivare adesso in ultimo, delle misure che potranno dare ancora delle risposte sul vecchio PSR e utilizzare delle risorse che su altre misure non erano state utilizzate, in modo da tenerci la porta aperta per, diciamo, avere la possibilità di un utilizzo complessivo, utilizzo complessivo che peraltro sul vecchio PSR ha raggiunto delle percentuali decisamente interessanti: intorno al 97 percento per quello che sono le misure a superficie e con dei pagamenti superiori al 72 percento per quanto riguarda il complessivo del PSR alla fine del 2013, quindi con una buona, un'ottima percentuale di spesa, che pone la nostra Regione tra le migliori a livello nazionale.

Per quanto riguarda la riorganizzazione all'interno dell'Assessorato - e sarà una di quelle questioni sollevate anche all'interno dell'ordine del giorno che avete presentato -, mi permetto solo di dire come inevitabilmente ci sarà una rimodulazione all'interno dell'Assessorato dovuta al cambiamento di attività che presuppone la nuova attivazione del PSR, con un coinvolgimento, diciamo, di risorse umane diciamo più importante rispetto a quello che era prima, dove, diciamo, una gran parte dei funzionari veniva ad operare all'interno di leggi di settore specifiche, finanziate da fondi regionali, mentre dovrà cambiare l'approccio, ci sono delle opportunità che sono già state esplicitate all'interno della relazione e che prevedono l'allestimento di uno sportello unico per i giovani, proprio con l'idea di dare delle indicazioni precise e più puntuali possibili a quelle che saranno le possibilità di accesso a questi fondi. Una delle priorità personali che mi sono posto dal primo momento in cui ci si è confrontati con delle necessità è di essere i più chiari possibile nei confronti dell'utenza: questo credo debba essere un concetto magari ancora da acquisire e da affinare, sta entrando all'interno dell'Assessorato come dell'Amministrazione regionale tutta, anche perché l'attenzione passa anche non soltanto tramite, diciamo, l'elargizione di contributi, ma anche tramite informazioni precise che permettano la possibilità all'utente, diciamo, di dedicare meno tempo possibile ad iniziative burocratiche e concentrarsi di più su quella che è la sua attività principale.

Per i progetti di cooperazione, ci tengo a sottolineare come l'idea sia proprio quella di avvalersi, nonostante le risorse messe in gioco non siano estremamente consistenti...ma proprio quella di creare quei presupposti per cui si possano verificare l'efficienza e l'efficacia di progetti che possano dare una valenza, diciamo, più importante a determinate pratiche. Il fatto, diciamo, di agevolare anche pratiche agroambientali a livello collettivo, quindi a livello di consorzio, di comunità, sarà una di quelle sperimentazioni che verranno messe in campo per cercare di dare una risposta complessiva e non a macchia di leopardo sul territorio, in modo da creare veramente anche dei miglioramenti all'interno di quelle che sono delle scelte aziendali, che devono diventare, diciamo, delle scelte collettive, non solo personali.

Relativamente ai fondi del GAL, mi permetto solo di sottolineare come la cifra posizionata su questo tipo di misura equivale al 5 percento dell'intero programma ed è la cifra minima, quindi, anche facendo un solo GAL, si potrebbe comunque ridurre ulteriormente, perché deve equivalere come minimo, per input della Commissione europea, al 5 percento del programma, quindi sono 7 milioni programmati. Si parlava anche di conto interessi, è una misura che non è stata messa in piedi, alternativa al fondo perso, perché si è valutato in quest'ultima programmazione, soprattutto in questa fase di criticità e di mancanza di risorse complessive, come l'accesso a questo tipo di misura sia molto più oneroso in termini di tempo e di documentazione rispetto ad altre tipologie di aiuto e anche tecnicamente in questo momento non consentirebbe di avere dei grossi margini di aiuto, proprio perché ancorata ai tassi che sono estremamente bassi a livello europeo.

Sulla commercializzazione dei prodotti degli sforzi si sono fatti, si faranno ancora e condivido il discorso che è stato avanzato, non soltanto evidentemente con quelle che sono delle iniziative di sostegno da un punto di vista finanziario, ma anche con un coinvolgimento da parte dell'Assessorato e di sensibilizzazione su tutto il territorio regionale per l'utilizzazione dei prodotti. So che non è l'unico obiettivo, in effetti l'OCM vino permette di andare extra Europa e ci sono dei fondi che sono gli stessi, se non qualcosa in più rispetto alla scorsa programmazione, per le iniziative dedicate alle associazioni che valorizzano le DOP e le DOC, con le quali si sono già attuate importanti iniziative già a partire da quest'anno grazie all'interesse delle associazioni stesse. L'idea è di continuare in questo senso e soprattutto di fare sinergia tra tutti i prodotti. Quello che diceva il collega Donzel - adesso non vorrei sbagliarmi, mi sembrava che fosse lui - è già un po' nell'ottica di quelle che saranno le direzioni. Quando si è avuta la possibilità di uscire o di fare della promozione sul territorio, si è cercato di mettere assieme tutte le tipologie di prodotto DOP o DOC presenti sul territorio, in modo da uscire sotto un marchio unico come Valle d'Aosta, come prodotto valdostano, lo si è fatto in varie occasioni, si cerca di farlo anche all'interno di manifestazioni importanti che possono esserci sul territorio valdostano, quindi questa è un'indicazione che viene, diciamo, apprezzata e condivisa al 100 percento.

Passando a quelle che sono le valutazioni invece espresse così da qualcuno di voi, nello specifico magari da Grosjean, che divergono un po' da quelle che sono invece le indicazioni che sono state espresse da altri Consiglieri in merito soprattutto all'inopportunità di quelli che sono stati i lavori e le spese sostenute nel tempo per il miglioramento fondiario, questi hanno avuto dei pregi che vanno, penso, ben oltre quello che è o può essere in certi casi il maggior costo di locazione di questi terreni. Credo che sul territorio regionale si siano fatti degli sforzi nel tempo e vadano ringraziate le amministrazioni passate per quelli che sono stati gli interventi di miglioramento fondiario eseguiti, dando comunque delle opportunità, diciamo, di migliorare l'intervento...anche la meccanizzazione all'interno di molti dei nostri fondi.

Per quanto riguarda invece le perplessità relative a quella che può essere la complessità di approccio nell'inserimento delle domande a livello di tendenza o di localizzazione, credo che vada sottolineato come degli incentivi sulla tendenza all'interno di un'indennità compensativa fossero già presenti nella passata programmazione. Questo tipo di incentivo c'era già, è stato mantenuto ed è di facile, diciamo, identificazione, in quanto all'interno di ogni particella è esattamente indicata la pendenza o comunque la pendenza media e la localizzazione altimetrica, quindi questi sono degli elementi che sono facilmente verificabili ed è anche per questo che sono stati inseriti.

Sul ricambio generazionale ci terrei a sottolineare come il piano abbia comunque cercato di garantire un corretto, diciamo, subentro all'interno della struttura aziendale di forze nuove, incentivando così, com'era stato fatto nella precedente programmazione, il premio di insediamento e potenziandone le aree rurali...

Presidente - Assessore, cerchiamo di stare nei tempi. Grazie.

Testolin (UV) - ...farei solo un'ultima riflessione sottolineando come le misure sulle razze, così come sottolineato e richiamato dal collega Donzel, siano state potenziate, è vero qua gli importi sono contenuti, ma perché è contenuto il numero di animali che ci sono coinvolti. È uno sforzo che è stato fatto sia sulla castana, sia sulla pezzata nera, proprio per incentivare così l'allevamento di questi capi. Sui 50 milioni di euro in meno allocati tramite le risorse regionali è già stato detto che la situazione finanziaria regionale non permette in questo momento di poter intervenire...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

...di intervenire ulteriormente su quest'aspetto, ma, come si è già sottolineato all'inizio di questa replica, una parte, se non tutto, potrà venire recuperata tramite il primo pilastro.

Una riflessione va solo fatta in questo senso...sottolineava il collega Donzel che il 2 percento del PIL equivale circa a 90 milioni di euro annui, quello che è il ritorno dell'agricoltura valdostana, mal contati sono 630 milioni di euro nel settennio. Partendo così da quelli che sono i dati, pensando di poter inserire, diciamo, in questo contesto quelli che sono i valori del PSR, vale a dire 138 milioni di euro, più 40 milioni di euro, è chiaro che non raggiungiamo i 350 milioni di euro che sono stati enunciati prima, che sono stati investiti nel settore, ma rappresentano comunque sempre circa il 30 percento di quello che è il PIL complessivo, 200 milioni di euro su 600 milioni rappresentano comunque un investimento importante. Questo calo, quest'investimento importante dovrà essere in grado di dare delle risposte, probabilmente delle risposte che dovranno essere diverse da prima, dovranno essere più concentrate su delle attività, così com'è stato sottolineato anche da qualcuno, che diano la possibilità alle aziende di essere mantenute in efficienza e di essere produttive, di indirizzare magari le nuove aziende, i giovani agricoltori su degli interventi in agricoltura diversi o nuovi, che si avvicinino a settori che possano garantire una redditività superiore e che consentano di non appesantire un settore zootecnico che magari in questo momento soffre più di altri e il fatto di essere sovralimentato magari peggiorerebbe ancora questa situazione. Ecco, la diversificazione all'interno dell'azienda agricola ha dato dei buoni risultati e l'intenzione potrebbe appunto essere quella di andare verso una premialità di certi tipi di scelte, all'interno anche di quelle che saranno le opzioni che verranno presentate dai giovani agricoltori stessi in sede di presentazione di un piano aziendale nuovo.

Nel ringraziare comunque tutti coloro che hanno voluto dare il loro contributo a questa discussione, credo che questo piano di sviluppo rappresenti non un punto di arrivo, ma un punto di partenza sul quale si può sicuramente lavorare e condividere magari le scelte che, diciamo, la situazione finanziaria potrà permetterci di portare avanti nel prossimo futuro. Questo è un po' l'impegno che ci si assume come Assessorato, come strutture, dove si è già cercato di sollevare il fatto di fare una buona programmazione, soprattutto per quelli che saranno, per esempio, gli interventi del GAL, per razionalizzare quelle che saranno le spese sulle consulenze e sinceramente nella passata programmazione hanno inciso in maniera considerevole, per trovare, diciamo, quelle linee di programmazione che possano permettere uno sviluppo il più possibile concreto e razionale con quelle che sono le risorse a disposizione.

Presidente - Grazie Assessore. Vorrei solo ricordare ai colleghi che adesso si deve intervenire sull'ordine del giorno, perché bisogna votare l'ordine del giorno prima di procedere alle dichiarazioni sul documento, quindi chi chiede la parola sull'ordine del giorno presentato dall'opposizione? La parola al collega Nogara.

Nogara (UVP) - Merci Président.

Non sto di nuovo ad elencare quanto ha detto il mio collega Chatrian, perché l'ha già un po' spiegato prima, volevo solo...così proprio sull'ordine del giorno che avevamo presentato fare alcuni commenti, in base...perché in fondo l'Assessore sull'ordine del giorno presentato ci ha già dato delle risposte. Ecco, io mi auguro, ma lo auguro soprattutto agli agricoltori valdostani, che il suo ottimismo si avveri, perché io qui non voglio...perché sembra che a volte ci si inventi delle cose, ma vorrei fare alcuni passaggi che sono stati fatti in commissione dalle associazioni, le varie associazioni degli agricoltori. Parlando del primo pilastro, viene definito in questo modo: "il primo pilastro della PAC però non ha certezze rispetto a questo tipo di situazione. Ad oggi le norme che sono definite...stiamo facendo delle previsioni, delle proiezioni che sono come le previsioni del tempo, tanto amate dai nostri albergatori quando ti dicono... Rispetto a queste situazioni, l'Assessorato ci ha fornito dei conteggi fatti dall'Assessorato e dall'INEA - come aveva ben detto lei, Assessore - credo noi ci siamo arrivati come associazioni, che a livello nazionale abbiamo una convenzione con l'Università di Perugia. Abbiamo inviato i dati di un'azienda-tipo ed è stato fatto questo tipo di elaborazione. I nostri dati danno risultati inferiori sicuramente a quelli che sono elaborati dall'INEA o dall'Assessorato dell'agricoltura. C'è sicuramente un incremento, però, secondo noi, l'incremento non va a coprire il decremento o, meglio, mi trovo allineato assolutamente con i dati dell'Assessorato dell'agricoltura, ma per le annate 2019-2020, perché l'applicazione della PAC del primo pilastro è progressiva, non uguale tra il primo e tutti gli altri anni". Ecco, qui vorrei dire che gli agricoltori hanno bisogno adesso, in questi primi anni dei soldi, perché se aspettiamo che vadano tutti in malora...ecco, una cosa che mi sono dimenticato di dirvi prima: dimentichiamoci che delle aziende agricole o soprattutto zootecniche che chiudono...state tranquilli che non riaprono più.

Un altro passaggio che viene sempre fatto per quello che diceva appunto lei sulle vacche da latte, ed è un po' quello che le ho detto prima...

Presidente - Consigliere Nogara, la prego di intervenire sull'ordine del giorno, poi l'intervento va fatto successivamente. Grazie.

Nogara (UVP) - ...era riferito a quanto...le risposte che ha dato parlavano anche appunto dell'ordine del giorno.

Il problema della corretta delineazione della montagna, con tutto il rispetto degli amici dell'Umbria...quindi le situazioni montane in Italia sono talmente estese che questi 250 mila capi li raggiungiamo come ridere, vuol dire che ci dovremo dividere questi soldi, ma non per 250 mila capi, ma per molti di più! Questo è il problema, perciò i soldi probabilmente...io mi auguro che siano quelli, Assessore, ma ho dei grossi dubbi.

Voglio terminare anche proprio per riferirmi all'ordine del giorno. Noi abbiamo visto ieri che Vallée d'Aoste Structure perde 2 milioni, il Casinò è in perdita, gli impianti di risalita hanno perdite, e mi fermo qui, perché sennò potrei andare avanti e va tutto bene, ma dico: va tutto bene...no, non è che va bene, va male, ma va bene, perché bene o male l'Amministratore regionale va in soccorso di queste situazioni. Gli agricoltori che mantengono il territorio...gli alimenti che vengono prodotti sono tutelati dai vari marchi come ha detto l'Assessore: DOP, DOC, eccetera, gli agricoltori contribuiscono a rendere appetibile la Valle d'Aosta come meta turistica, tutelano l'ambiente, e noi cosa facciamo? Al mondo agricolo adesso non diamo nessun sostegno - io parlo come Amministrazione regionale direttamente come bilancio regionale -, quindi decretiamo per tante aziende, non dico per tutte, non è certo così...ma per molte aziende della Valle d'Aosta è una morte. Questa è una responsabilità politica che vi assumete e che dovete avere la responsabilità e dovete avere la responsabilità di non raccontare delle fantasie agli agricoltori valdostani, ma comunicargli la fine che faranno, perché è il minimo che dobbiamo a queste persone, che dedicano tutti i giorni di tutto l'anno a quest'attività. Grazie.

Presidente - Grazie collega Nogara. La parola al collega Donzel.

Donzel (PD-SIN.VDA) - Molto brevemente perché utilizzerò...replicherò all'Assessore in un intervento successivo. Sull'ordine del giorno noi riteniamo che le tre richieste fatte dai gruppi di minoranza siano molto chiare, precise e puntuali, a queste bisognava dare una risposta. Sul primo punto non siamo soddisfatti della risposta: "già alcune misure di riorganizzazione dell'Assessorato sono in essere", perché non c'è un impegno, la volontà di prendere un impegno preciso di riorganizzare, proprio in funzione dei finanziamenti europei, l'attuale struttura dell'Assessorato, quindi è un "ni" molto debole, noi volevamo un "sì ".

Sulla seconda questione, quella che riguarda la richiesta di 5 milioni di euro l'anno, qui ci saremmo accontentati di un "ni", ma è arrivato un "no", cioè "vedremo cammin facendo", ma questo vuol dire che 2014 zero, 2015 chissà, 2016 lo vedremo, si fa riferimento al primo pilastro della PAC. Io spiegherò magari meglio dopo, rimango dell'avviso che quel primo pilastro creerà dei grossissimi problemi di applicazione, tant'è che anche altre Regioni sono molto preoccupate e il rischio è che vada a premiare le grandi aziende, punto, che qui grandi aziende in Valle d'Aosta non è che ce ne siano.

Per il terzo punto è arrivato un "sì", ma è chiaro che ci fa piacere che almeno sul concetto di unificare il GAL siamo tutti d'accordo, mi sembra che comunque sia troppo poco per ritirare un ordine del giorno molto chiaro, che cerca di evidenziare l'enorme difficoltà del settore agricolo valdostano, che si aspettava magari una risposta in un momento in cui siamo lontani dalle elezioni e che arrivasse anche in termini economici, noi abbiamo quantificato in 5 milioni, ma il fatto che non ci sia la disponibilità di scrivere nessuna cifra non è per noi, dal nostro punto di vista, accettabile, anche se capiamo che c'è in essere la volontà di un impegno, quindi noi rimaniamo su quest'ordine del giorno e lo voteremo.

Presidente - Grazie collega Donzel. La parola al collega Roscio.

Roscio (ALPE) - Sì, grazie Presidente.

Molto è già stato detto, ma molto brevemente sul nostro ordine del giorno. Questi tre impegni contenuti nell'ordine del giorno: quello di riorganizzare l'Assessorato per dare risposte ai cittadini, reperire risorse nell'ottica dei fondi di rotazione e l'unico GAL, erano, per così dire, quasi un atto dovuto, più che un atto politico, quasi una conseguenza tecnica, perché banalmente si trovano già contenuti nella valutazione ex ante, cioè chi ha fatto il valutatore esterno del PSR ha rilevato questi problemi per dare una migliore risposta ai cittadini. Noi speravamo che fossero accolti, non solo l'ultimo, ma anche gli altri due, insomma, abbiamo sentito l'Assessore dire: "questo è un punto di partenza, per il futuro lavoreremo", come già è stato ricordato, però le risposte dovrebbero arrivare nell'immediato ai cittadini e colgo l'occasione...anche ai cittadini che momentaneamente si trovano in difficoltà, non importa se la gran parte delle aziende, tutto sommato, se la stanno ancora cavando, bisognerebbe dare una risposta proprio a quelli che attualmente sono in difficoltà. Questi erano tre punti molto chiari, che erano quasi un atto dovuto, ripeto, peccato accogliere solo l'ultimo. Grazie.

Presidente - Altri che chiedono la parola sull'ordine del giorno? La parola al Consigliere Grosjean.

Grosjean (UVP) - Sì, grazie.

Anch'io sono perfettamente in linea, per me l'ordine del giorno è chiaro, quindi sicuramente lo ritengo opportuno. Approfittavo solo per una cosa, una valutazione, l'Assessore prima ha accennato all'OCM, chiederei a questo punto che ci venisse spiegato, magari in una riunione in commissione, quali sono le misure e quando verranno applicate queste misure dell'OCM vino, perché mi sembra che, per quanto riguarda il PSR viticultura, la parte...il primo pilastro...misure e superfici, noi non avremo grandi, diciamo, convenienze, quindi, se fosse possibile, chiederei di avere poi una riunione in commissione per poter approfondire quest'argomento.

Presidente - Grazie collega per la brevità. Altri colleghi? Se non ci sono altri colleghi, mettiamo in votazione l'ordine del giorno? Apriamo la votazione. Prego i colleghi di votare. La votazione è chiusa.

Presenti: 34

Votanti: 16

Favorevoli: 16

Astenuti: 18 (Baccega, Bianchi, Borrello, Farcoz, Follien, Fosson, Isabellon, La Torre, Lanièce, Marguerettaz, Marquis, Péaquin Bertolin, Perron, Restano, Rini, Rollandin, Testolin, Marco Viérin)

Il Consiglio non approva.

Esaminiamo adesso il punto 31.02 nel suo complesso in dichiarazione di voto. Voglio ricordare ai colleghi che si voterà sul testo della III Commissione. Qualcuno chiede la parola? Nessuno chiede la parola? Passiamo alla votazione...la parola al collega Gerandin.

Gerandin (UVP) - Merci Président.

Solo per chiarire che noi, come UVP, abbiamo ascoltato attentamente quanto ci è stato detto, abbiamo ascoltato anche le repliche, la prima impressione che abbiamo è di aver visto un Assessore in grande difficoltà, ma forse perché si è fatto un esame di coscienza, forse perché ha voluto mascherare quella che è una situazione di assoluto disagio, io non entrerò nel merito, l'hanno già fatto molto bene i miei colleghi prima, per cui non voglio entrare nel merito specifico, però oggi tra tanti discorsi legati ad assi, misure, pilastri, dove per ore abbiamo cercato di descrivere una situazione di assoluta difficoltà, su questo non c'è nessun dubbio, forse ci siamo dimenticati di ricordarci che i veri pilastri forse sono i nostri agricoltori, sono il mondo rurale...che da questo piano ne escono veramente male. Dico questo perché...peraltro, non sarò l'unico, ma questa mattina incontrando due agricoltori mi hanno detto: "abbiamo capito che il mondo è cambiato, che ormai nulla sarà più come prima, abbiamo capito che le risorse sono limitate", però mi hanno anche detto: "noi chiediamo che ci facciano fare gli agricoltori e non i contabili". Bene, noi siamo riusciti in questo PSR se vogliamo a complicare ancora di più la vita al mondo rurale, al mondo agricolo: siamo riusciti a complicare la vita perché, di fronte ad un piano rurale precedente, dove avevamo veramente tante risorse disponibili, non siamo riusciti a far crescere un mondo di agricoltori e di imprenditori. Adesso ci troviamo con le risorse più che dimezzate, senza avere la preparazione...senza aver creato un mondo in grado di andare avanti con le proprie gambe, con le proprie risorse. Attenzione, non avremo più quelle leggi regionali che comunque in parte alimentavano, aiutavano questo mondo in difficoltà, ci troveremo con delle regole europee molto ferree, che andranno nel senso opposto rispetto a quanto il mondo agricolo in questo momento ci chiede. Non possiamo allora certamente moltiplicare pani e pesci, peraltro non avete neanche voluto prendere un impegno morale votandoci l'ordine del giorno che avevamo presentato prima, neanche un impegno morale per dire: "beh, non possiamo abbandonare un mondo agricolo, non possiamo abbandonare un mondo in cui si decreta la fine di tante piccole aziende agricole a carattere familiare", si salveranno forse quelle un po' più articolate e quelle un po' più strutturate.

Allora almeno si abbia il coraggio come politica di non illudere più tanti settori, tanti agricoltori, tante persone. Siamo riusciti a mettere in piedi 14 misure con meno della metà delle risorse che avevamo prima e la gente in questo momento non sa più neanche cosa fare, abbiamo creato un mondo di illusi, di persone che credono o magari immaginano di avere ancora delle disponibilità finanziarie, ma non le hanno più. La politica allora abbia veramente il coraggio di dire la verità; noi tante volte abbiamo assistito a verità mascherate, questa è una di quelle che farà male: farà male alla povera gente, farà male a quelli che hanno lavorato per mantenere l'agricoltura in Valle d'Aosta. Hanno avuto più coraggio le associazioni di categoria, quelle che avete audito...le abbiamo audite...quando si diceva: "non ci sono più risorse", "bene, destinatele ai fondi di rotazione", me l'hanno chiesto loro. Voi, quando avete trattato i contributi a fondo perso nella precedente legislatura, quando vi siete accorti che le promesse fatte ante campagna elettorale non potevate più mantenerle, avete cambiato sistema e detto: "no, ormai il futuro sono i fondi di rotazione". Qua ve li chiedono gli agricoltori, le associazioni di categoria e non avete neanche il coraggio di andare in quella direzione! Poi che i tassi siano bassi questo significa che probabilmente avranno la possibilità di pagare ancora meno interessi. Detto questo, non illudete più nessuno, dite la verità di qual è la situazione reale e che non c'è più nessuna prospettiva...e soprattutto siate coscienti che determinate la fine di un sistema, la fine di un mondo agricolo che avete per anni vantato e per anni aiutato.

Presidente - Altri colleghi sempre su dichiarazione di voto sul documento? Non vedo altri colleghi. Si passa alla votazione del documento. La parola al collega Chatrian.

Chatrian (ALPE) - Sì, grazie.

Intervengo brevemente colleghi. Avevo esordito nell'intervento che ho fatto poc'anzi...mi sembra, ci sembra come gruppo ALPE che questo Governo non si sia reso conto fino in fondo delle difficoltà del settore, che solo a parole, soprattutto in periodo elettorale, viene descritto come importante, anzi strategico per la nostra comunità. Abbiamo capito perfettamente che non siamo in periodo elettorale, tant'è vero che le diverse proposte che sono arrivate dai banchi dell'opposizione non sono state accolte.

Vorrei però aprire solo una parentesi: non so se avete colto, colleghi di maggioranza, che l'ordine del giorno da noi presentato non andava a modificare neanche di una virgola il piano confezionato dagli uffici, dai dirigenti, da chi ha confezionato tecnicamente il prossimo piano di sviluppo rurale, perché la nostra indicazione, la nostra scelta era voluta, quelle erano le risorse, il percorso che era stato fatto si poteva condividere fino in fondo oppure no, ma, ciò detto, su altri assi si poteva incidere da subito: sulle nostre competenze, dove noi non abbiamo bisogno di concertare né con lo Stato, né con la Comunità europea il rapporto del prossimo settennio. Questa era stata, diciamo, dal punto di vista politico, la scelta di presentare l'ordine del giorno, che andava ad incidere non direttamente sul piano di sviluppo rurale, ma che andava ad aprire uno spiraglio in più e qualche azione in più da mettere in campo subito.

Io, Assessore Testolin, ho ascoltato attentamente le sue parole, soprattutto nella seconda parte quando ha replicato ai nostri interventi: tono pacato, mi è sembrato molto rassegnato, come per dire: "questo è quanto, conosciamo come voi le difficoltà, ma ad oggi non possiamo prenderci nessun impegno". Avremmo quanto meno gradito un passaggio in più, non possiamo ad oggi perché l'Assessore competente Perron oggi non può, non lui, ma chi dà per lui la legittimità garantirci oggi una certa liquidità, ma, entro dicembre, noi possiamo impegnarci, vogliamo impegnarci a reperire le risorse. Ci dispiacerebbe che tutto questo fosse eventualmente poi affrontato nel mese di aprile del prossimo anno, non lo gradiremmo, collega Assessore Testolin, ci dispiacerebbe veramente, perché allora torneremmo di nuovo nella vecchia logica, come avete fatto d'altronde nel mese di aprile-maggio nel 2013, quando avete approvato delibere che andavano nella direzione del dare...dando risposte di natura politico-finanziaria per quanto riguarda i riordini fondiari, che dopo 13 mesi non hanno ancora una minima copertura finanziaria, piuttosto che sul punto n. 1, lei ci ha detto con tutta franchezza che sta cercando...state cercando al vostro interno di riorganizzare il vostro Assessorato. In questi due giorni abbiamo parlato tanto di burocrazia, abbiamo parlato tanto di semplificazione, abbiamo parlato tanto di quanto costa quest'apparato e quanto ricade ancora di più sulle aziende se quest'apparato non è efficace ed efficiente. Uno sforzo in più, Assessore Testolin, perché non ha preso il toro per le corna? Quanto meno su quest'impegno, dove non doveva neanche scomodare il Presidente Rollandin per reperire quattro soldi, poteva prendersi un impegno in questo Consiglio dicendo: "sì, è vero, il mio Assessorato è allo sbando, non c'è organizzazione all'interno del mio Assessorato, non riesco ad oggi ancora a dare delle risposte puntuali al settore", dal punto di vista del tempismo, non voglio scomodare nessuno e offendere nessuno, di questioni personali non ne ho e il nostro gruppo non ne ha, ma potevamo fare un passo...potevamo fare un passo avanti tutti insieme quanto meno, questo era un passo in più penso della politica.

Noi ci asterremo su questo piano con un grosso rammarico: il rammarico è che probabilmente almeno su questi due punti, il primo e il terzo, si poteva...sul terzo c'è stata la condivisione, sul primo anche una presa formale. Sul secondo un impegno di natura politica ci sarebbe...ci doveva stare, dopo l'ampia discussione di questo pomeriggio, ci doveva stare, dovevamo tutti, maggioranza ed opposizione, a mio avviso, comunque provare a...

Termino dicendo che noi ci asterremo su questo piano, non vogliamo metterci assolutamente di traverso rispetto ad un piano comunitario, che comunque va a programmare il prossimo settennio, però, dato che sul nostro ordine del giorno non dovevamo richiedere nulla né alla Comunità europea, né allo Stato, probabilmente la politica doveva...con un pizzico d'orgoglio e forse un élan di orgoglio dovevamo quanto meno approvare e modificare... Grazie.

Presidente - Grazie collega Chatrian. Altri colleghi? La parola al collega Donzel.

Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.

Brevemente perché la cortesia con cui l'Assessore ci ha risposto merita comunque un'analoga cortesia nel replicare, ma nel tenere fermo il fatto che noi stiamo presentando in questi anni una situazione drammatica dell'agricoltura valdostana. Non capiamo allora se vi sia una sorta di accettazione fatalistica del destino che ci colpisce, sapendo che tanto gli agricoltori sono gente dura, tenace, attaccata al territorio, che altro può fare se non continuare a fare quel lavoro, grosse chance non è che ce ne siano, non è come una volta che si lasciava l'agricoltura per andare a lavorare in fabbrica alla Cogne, magari si buttava via...si lasciava ferma la macchina falciatrice per andare a lavorare nei cantieri forestali. Oggi c'è quello e lì si sconta quasi una pena, è sempre più dura, le aziende - andate a verificare, ma poi io lo so che conoscete bene questo settore, però lo ribadisco affinché sia chiaro a chi magari non frequenta questo settore - hanno ridotto il numero dei dipendenti, sempre più cercano una gestione familiare, coinvolgono parte della famiglia per riuscire a far fronte all'impegno che chiede il lavoro agricolo in montagna.

È chiaro che, non essendoci una vision strategica per portare chissà dove l'agricoltura, si cerca di giocare in difesa, ma in questo momento, per difendere l'agricoltura, servono risorse aggiuntive e serve allocarle bene. Qui non siamo in queste condizioni, quindi non siamo convinti della risposta. Forse un passaggio non mi ha convinto e mi ha anche un po' amareggiato, laddove io ho parlato dell'incidenza dell'agricoltura in Valle d'Aosta, ho proprio detto: "incide poco in termini di PIL, ma è enormemente importante", lei invece ha voluto dettagliare qual è il peso economico, dicendo che comunque l'intervento è significativo, ma, quando noi aiutiamo un agricoltore, stiamo aiutando un albergatore, stiamo aiutando chi vuole fare turismo, stiamo aiutando le altre attività della Valle d'Aosta: questo è quello che cerchiamo di rappresentare. Se noi abbiamo degli ottimi vini, quando qualcuno viene a fare il turista in Valle d'Aosta e dice: "ma questi bei vigneti che ho visto...", gli mettiamo sul tavolo una bottiglia di quei vini favolosi che abbiamo noi, con gli aromi e i profumi che libera... Noi cioè non stiamo facendo un lavoro che...siamo andati a dare una mano all'agricoltura, noi abbiamo dato una mano all'economia valdostana, quindi, sebbene la resa di quel prodotto non sia tale da far vivere in modo agevole le famiglie, quello che può determinare quel prodotto è straordinario, quello che può determinare la nostra capacità di collocare meglio sul mercato prodotti come la fontina...è quello che è l'elemento per cui noi andiamo a finanziare l'agricoltore, non è un sussidio: è un motore per lo sviluppo della Valle d'Aosta! Noi questo francamente non lo cogliamo fino in fondo e quindi per questo motivo non voteremo questo PSR.

Presidente - Altri? Non vedo altre richieste. La parola al collega Viérin Laurent.

Viérin L. (UVP) - Merci Monsieur le Président.

Seulement pour annoncer, au nom du groupe Union Valdôtaine Progressiste, un vote d'abstention sur ce document: il piano di sviluppo rurale, che non ci convince. Gli altri colleghi sono già entrati nel merito di questo documento, abbiamo ascoltato con attenzione anche e soprattutto le repliche, al di là della lettura della relazione, che era praticamente una relazione che conoscevamo già a seguito delle audizioni e di ciò che in commissione quest'iter ha rappresentato. Ancora meno ci hanno convinto le repliche...un mondo agricolo in crisi che al di là delle considerazioni sul piano di sviluppo rurale stesso...la considerazione è che è un mondo che sta soffrendo, è un settore che va sostenuto e non vediamo le scelte forti, le scelte politiche in questo documento, è necessario in questo momento invece, a nostro avviso, un rilancio, che può arrivare solo da scelte che devono vedere un sostegno reale al mondo agricolo. È vero, bisogna probabilmente rivedere le regole, abbiamo proposto attraverso l'ordine del giorno - altri l'hanno illustrato - una possibilità: di passare ad un modo di finanziamento del mondo agricolo diverso, che possa però dare quella boccata d'ossigeno di cui oggi gli allevatori, gli agricoltori, il mondo agricolo in generale ha bisogno, perché è un momento veramente difficile in un contesto di crisi generale. Abbiamo un'agricoltura che è diversa, che è difficile e oggi...il bilancio regionale negli anni, Assessore, lei lo sa, il bilancio dell'agricoltura ha dovuto subire dei tagli cospicui, quindi i milioni che sono stati sottratti all'agricoltura in parte sono stati sottratti proporzionalmente ad altri settori, ma in parte questi milioni hanno preso altre direzioni, si sono fatte scelte politiche diverse, sacrificando tra i vari settori il settore agricolo. L'Assessorato, che dovrebbe avere sia a livello politico che a livello tecnico elementi trainanti, è un Assessorato che è effettivamente da rivedere, ci sono, esistono dei problemi, non diciamo che è facile, ma sono anni che quest'Assessorato, a livello di organizzazione, a livello di burocrazia e a livello di tempistiche, a livello di problemi operativi che riscontriamo tutti i giorni da parte di chi ci viene a dire - ma non per lamentarsi - che ci sono effettivamente difficoltà a lavorare... allora l'invito a ristrutturare l'Assessorato è una sollecitazione che va in questa direzione e nulla di personale con chi oggi, da un punto di vista tecnico, dovrebbe essere il suo sostegno, Assessore, ma si è creato all'interno dell'Assessorato un clima di sospetto, di minacce, che non è un clima dove serenamente la gente lavora. Siamo arrivati a prendere i numeri delle targhe, a vedere la gente cosa...cioè allora un Coordinatore deve in un Assessorato importante come il suo coordinare, dare applicazione a scelte politiche, ma non si deve assolutamente occupare di cose che effettivamente rasentano il ridicolo! Allora noi, attraverso i funzionari all'apice di quest'Assessorato, abbiamo bisogno di elementi trainanti, abbiamo bisogno di dinamicità, ne parleremo anche nel prossimo Consiglio, ho presentato un'iniziativa sul "decreto Renzi", che prevede che chi è in pensione non possa andare a ricoprire ruoli dirigenziali, ma andiamo a valorizzare qualcuno, un giovane, qualcuno che possa effettivamente...abbiamo delle competenze...che possa riportare quel rilancio che oggi, a nostro avviso, l'Assessorato dell'agricoltura potrebbe avere attraverso un'impostazione, un'organizzazione diversa e forse delle figure apicali, dirigenziali che abbiano effettivamente la voglia di cambiare passo.

La burocrazia, le complicazioni, i ritardi, che non derivano sempre dall'Amministrazione regionale e sono in parte anche derivanti dalle procedure di Bruxelles, da queste norme, che sono spesso stringenti, è chiaro che se...cioè portano tanti soldi in meno e tanta carta in più: questo oggi c'è. Allora se noi ancora a livello regionale ci mettiamo a complicare attraverso le complicazioni che magari qualcuno a livello dirigenziale si inventa, è chiaro che questo, sommato alla crisi che esiste, crea il disagio nel settore, quindi ancora di più questi fondi europei, questa possibilità di utilizzo del piano di sviluppo rurale sono fondamentali. Al di là di tutto ciò che a livello contenutistico è stato detto, quindi noi crediamo che dalle categorie nelle audizioni, nelle relazioni che abbiamo - e concludo, Presidente - ci sia stato effettivamente un grido di allarme che noi vi chiediamo di raccogliere, perché da troppo tempo probabilmente...abbiamo ancora oggi - e si sente mormorare, ne parleremo - persone che hanno perso soldi o che rischiano di perdere i soldi per il famoso verde, la questione...200 domande, che, da un punto di vista procedurale, hanno avuto dei problemi di cui nessuno si sta occupando, 200 persone che rischiano di perdere delle decine di migliaia di euro, a volte anche più di 100 mila euro. Allora, questo per dire che noi abbiamo semplicemente cercato di proporre.

Voilà pourquoi nous voulons donner un signal d'abstention, pour dire que nous sommes évidemment favorables à l'utilisation des fonds européens dans le domaine agricole, un plan de développement rural qui est forcément l'avenir, mais qui, malheureusement, n'est pas un plan de développement, mais qui est un plan de survie de l'agriculture valdôtaine. Nous ne voudrions pas - et nous espérons qu'il ne soit pas ainsi - que le domaine valdôtain, comme la culture que nous citons souvent, l'éducation...mais aussi et surtout le domaine agricole soit abandonné, parce qu'il y a souvent...il n'y a pas toujours la possibilité d'être préparés aux changements dans ce domaine par rapport à d'autres domaines qu'on connaît. Nous vous demandons donc vraiment, Monsieur l'Assesseur, une attention constante au domaine agricole qui est et représente l'avenir, une partie de l'avenir de notre communauté. Merci.

Président - Merci Conseiller Laurent Viérin. La parole au Président de la Région.

Rollandin (UV) - Grazie Presidente.

Brevemente per sottolineare due aspetti che mi sembrano un po' paradossali. La discussione è stata sicuramente molto interessante, perché ha fatto emergere i problemi, però non vorrei dimenticare che qui noi stiamo approvando un piano di presentazione, di richiesta di fondi, che è di 14 milioni superiore a quello del settennato precedente: questo vorrei ricordarlo. Vorrei ricordare anche che alcuni pilastri, come ha detto l'Assessore, hanno compensato...il primo pilastro compensa largamente quelli che erano fondi che a livello regionale non possiamo dare. Vorrei dire che, nella sostanza, qui noi abbiamo solo - certo, riprendendo, com'è stato detto, gran parte delle linee del piano precedente, con delle modifiche importanti - data l'opportunità di valorizzare la montagna. Qual è il settore che emerge essere più in difficoltà? Il settore zootecnico, perché? Perché il latte vale sempre meno, ma varrà ancora di meno nel momento in cui non ci saranno più le quote latte, nel momento in cui ci sarà libera uscita, il latte invaderà tutto quello che già adesso è, con le conseguenze che conosciamo, lì non si ferma nessuno. Il nostro latte o è di qualità, oppure il valore è quello dei centesimi che vale nelle altre regioni, questo sarà, allora da questo contesto non si esce...la zootecnia è il settore dove si è investito vorrei dire nei secoli di più: centinaia di milioni di euro. Abbiamo già detto qual è il PIL, ma sappiamo che la montagna ha tutti quei risvolti che conosciamo. Ora, dire che abbiamo questo gestito da un Assessorato allo sbando, permettetemi di dire, l'Assessorato...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

...le testuali parole sono: "Assessorato allo sbando"...

(nuova interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

...sì, però io credo che ci sia...ma abbiamo riconosciuto che ci sono delle situazioni da governare e da modificare, però io vorrei dire: attenzione, ci sono organicamente degli uffici preposti che portano avanti il lavoro in un modo corretto, poi che ci sia un'esigenza...ma noi l'abbiamo detto, l'ha detto l'Assessore, questo è uno degli obiettivi che abbiamo messo a tutti i dirigenti, leggete gli obiettivi messi per il 2014! È quello di "razionalizzare e individuare le modalità con cui rimodulare l'organizzazione dell'Assessorato", esiste; allora, detto questo, io credo che l'impegno che si voleva vedere sull'altro fronte, dei fondi regionali, quello passerà su un altro capitolo nel momento in cui verrà presentato il bilancio per il 2015, per quest'anno lo sapete abbiamo fatto l'assestamento di bilancio, quindi non si poteva fare di più.

Io credo che oggettivamente su questo settore il venire a dire oggi che dobbiamo dire che qualcuno muore, che ci sono aziende che muoiono...attenzione, noi oggi stiamo dicendo che sicuramente, se non ci fossero questi interventi, in particolare alcuni settori, vedi il settore zootecnico, avrebbero delle grossissime difficoltà, però questo non vuol dire che dobbiamo per forza continuare a fare quello che abbiamo fatto ieri, si sta cambiando metodo, è stato detto: "dateci il tempo di riportare questo in una situazione di normalità". Ecco, questo vorrei dire, ma non è assolutamente vero che abbiamo illuso qualcuno, qui il piano dice delle cose chiarissime, dice delle cose che sono non solo condivisibili, ma vanno nella direzione auspicata da tutti. Diverso allora è il discorso che i fondi...che sappiamo a livello regionale hanno avuto quella riduzione che abbiamo, per cui ce ne sono di meno l'abbiamo detto tutti...

(nuova interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

...il piano è questo, discutiamo del piano, oggi approviamo il piano, se vogliamo fare altre discussioni, possiamo farle, ma oggi approviamo il piano! Io vorrei solo specificare che il piano è sicuramente organizzato in modo tale da dare delle risposte soprattutto a chi gestirà la montagna, su cui abbiamo tanto investito. Sugli altri discorsi quindi siamo disponibili al confronto, sia sulla riorganizzazione, sia sulle altre rimodulazioni, che credo insieme possiamo anche vedere come meglio portare all'attenzione degli operatori del settore, in modo da rendere ancora più fruibili quelli che sono gli investimenti, che sono sicuramente molto produttivi nel settore - ripeto - in particolare zootecnico, senza dimenticare gli altri, ecco, perché qui con il discorso che tutti conosciamo... Credo cioè che qui ci sia, per fortuna, anche gente che l'ha fatto direttamente, altri meno, ma il settore agricolo lo conoscono abbastanza bene, non penso che ci siano equivoci su questo tema, tutti siamo motivati a fare il possibile affinché ci siano risultati positivi per chi lavora la terra. Grazie.

Presidente - Chatrian per...? Qual è la motivazione, visto che è intervenuto sia sull'ordine del giorno, sia su dichiarazione di voto...fatto personale su cosa? ...non vedo fatti personali su questo...ci dica il fatto personale. La parola al Consigliere Chatrian.

Chatrian (ALPE) - Sì, pacatamente, colleghi, per fatto personale. Il Presidente Rollandin mi ha tirato in ballo dal punto di vista...io praticamente...le mie affermazioni sono state queste: dal punto di vista organizzativo, l'Assessorato è allo sbando e quindi va riorganizzato. Non deviamo la questione né dal punto di vista personale...nulla di che, volevo ribadire solo esclusivamente questo concetto: dal punto di vista organizzativo, ad oggi l'Assessorato è allo sbando.

Presidente - Grazie collega Chatrian. Passiamo alla votazione, ricordo che si vota sul testo della III Commissione. Prego i Consiglieri di votare. Avete votato tutti? La votazione è chiusa.

Presenti: 34

Votanti: 18

Favorevoli: 18

Astenuti: 16 (Bertin, Bertschy, Certan, Chatrian, Cognetta, Donzel, Fabbri, Ferrero, Fontana, Gerandin, Grosjean, Guichardaz, Nogara, Roscio, Rosset, Laurent Viérin)

Il Consiglio approva.