Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 572 del 26 giugno 2014 - Resoconto

OGGETTO N. 572/XIV - Interpellanza: "Notizie in merito alla redazione di un nuovo Piano socio-sanitario".

Presidente - La parola alla collega Morelli.

Morelli (ALPE) - Grazie Monsieur le Président.

In questa interpellanza che firmo assieme ai colleghi Guichardaz e Fabbri, parliamo di programmazione sanitaria e in particolare dello strumento principe per attuare la programmazione sanitaria: il Piano sociosanitario, che è quell'atto con cui la Regione, in virtù della legge 5 del 2000, in armonia con il Piano sanitario nazionale, definisce gli interventi per il raggiungimento degli obiettivi di salute pubblica e il funzionamento dei servizi, in relazione ai bisogni della cittadinanza. Bisogni che dovrebbero essere rilevati attraverso quell'osservatorio epidemiologico di cui parlavamo questa mattina. Il Piano sociosanitario è un atto sicuramente fondamentale, che va opportunamente pensato con tempi adeguati di gestazione.

Attualmente è ancora in vigore il piano che è stato votato il 25 ottobre 2010, piano che prevedeva la programmazione per il periodo 2011-2013. È dunque un piano che è in scadenza e noi riteniamo che, considerate le mutate condizioni finanziarie della nostra Regione, ma anche il peggioramento di una condizione sociale, che già all'epoca della discussione di questo piano era preoccupante, ma che con il perdurare della crisi ha visto anche aggravarsi la problematica sociale, riteniamo che sia necessario e non più rinviabile un approfondimento ampio e condiviso, proprio per il carattere rivestito da questo tipo di programmazione.

Riteniamo che sia necessario innanzitutto procedere ad una verifica di attuazione degli obiettivi che erano fissati da questo piano, nei confronti dei quali il nostro gruppo si era pronunciato in modo piuttosto critico, perché ritenevamo che fosse un piano che mancava di concretezza, una sorta di libro dei sogni, ma che poi era monco proprio nella parte concreta delle iniziative e delle azioni da portare avanti. A questo piano era poi seguito, circa sei mesi dopo, un altro documento, una sorta di cronoprogramma allegato, con le operatività fissate in modo cronologico. Credo che il lavoro da fare sarà proprio quello di verificare, all'interno di questo documento, quali obiettivi siano stati raggiunti, quali siano ancora da raggiungere e quali siano tuttora validi e quali siano invece da riconsiderare.

Quindi la nostra interpellanza, Assessore, va nel senso di capire qual è la vostra posizione rispetto al piano in scadenza, se vi è la disponibilità e l'intenzione di fare una verifica, un'analisi condivisa con la Commissione competente e quali sono le intenzioni del Governo regionale rispetto alla stesura di un nuovo piano, con quali tempi e con quali metodologie. L'ascoltiamo con molto interesse. Grazie.

Presidente - La parola all'Assessore Fosson.

Fosson (UV) - Grazie Consigliere, grazie a tutti i firmatari per questa interpellanza che è stata comunque propositiva.

Concordo che il Piano sociosanitario regionale sia un punto centrale, lei l'ha definito fondamentale, ma è sicuramente centrale rispetto ad una programmazione sanitaria e corretta in tempi normali. In tempi, cioè, in cui un'evoluzione dell'organizzazione sanitaria, sociale ed economica sia un pochino più prevedibile, e comunque in tempi in cui vi sia stabilità politica. Chiaramente, un piano che parta da studi epidemiologici, perché non si può costruire un piano sociosanitario su delle sensazioni.

L'attuale piano rimane sicuramente in vigore fin tanto che una nuova legge non ne modifichi i contenuti, quindi un piano c'è. Posso dire che anch'io ho una mentalità un po' più concreta e l'altro piano era strutturato molto più filosoficamente anche se è valido, perché i principi ed i valori sono ancora sicuramente validi. È vero però - è la riflessione centrale fatta da questa interpellanza - che la situazione gestionale è radicalmente cambiata, mutata. I tagli alla sanità e al sociale sono evidenti e sono comunque accompagnati da un desiderio e dalla necessità di cambiare anche modello organizzativo. Forse da noi i tagli alla sanità e al sociale sono più evidenti, perché sono arrivati in modo imprevedibile e rapido. Se si guarda il finanziamento alla sanità è sempre stato un finanziamento leggermente in aumento e questo è il primo anno che noi dobbiamo gestire una riduzione delle risorse e quindi cambiare anche il metodo organizzativo.

Sul primo punto, cioè se fare una verifica degli obiettivi e del cronoprogramma, le rispondo di sì, mi sembra necessario: con il titolo "dove va la sanità e il sociale adesso"! Era una richiesta fatta per darci del tempo in V Commissione, per dire a che punto siamo e intanto fare una verifica del cronoprogramma. Un confronto in V Commissione, stamattina l'ho anche definito utile, molto utile. Secondo me è auspicabile e quindi dico proprio di sì: chiederci dove va la sanità e il sociale in Valle e dove lo vogliamo fare andare.

Io sono d'accordo con lei di farlo in V Commissione, perché un'altra decisione che ci troveremo ad affrontare, quando faremo questo, è se riattivare il Consiglio sanitario e sociale che era previsto dal precedente piano e che era stato previsto dalla deliberazione 2951, con tre responsabili della parte politica, proprio per verificare il piano sanitario. Quest'organismo si è riunito cinque volte; io ho una sintesi e se lei non ha questi documenti glieli faccio avere. Bisogna vedere in V Commissione se farlo ripartire e chiaramente sostituire i membri che non sono più presenti o se invece, come secondo me è forse auspicabile, lavorare in V Commissione tutti insieme, chiamando poi in audizione, a seconda del problema, i vari esperti. Questo Consiglio sociale e sanitario ha prodotto un documento di sintesi che, se crede, lo invierò al Presidente della V Commissione, perché lo trasmetto a mia volta ai componenti.

Le devo anche dire - lei ha ragione - che durante la discussione sul bilancio, a dicembre, non è stato presentato il rapporto sulla realizzazione del piano sociosanitario. Le devo dire che avevo tale documento, però da una parte non mi è stato richiesto, dall'altra parte c'era una tale discussione e alla fine l'ho tenuto nel cassetto. È vero non ho insistito a presentarlo, perché mi sembrava quasi un desiderio di esibizione. Comunque, anche di questo documento fatto dai tecnici, ne darò una copia al Presidente della V Commissione, che ve lo farà avere.

Quindi, sul primo punto, la richiesta di fare una verifica, mi sembra estremamente giusto e corretto. La si farà in V Commissione e chiederei proprio al Presidente di calendarizzarla prima delle vacanze estive, dando anche un tempo giusto, perché a noi serve.

Se fare un nuovo piano sociosanitario. Le assicuro che per noi, quando l'abbiamo fatto, è stato un grandissimo lavoro, ma se è un lavoro che serve lo si fa volentieri. Era il 2005, un anno particolare: abbiamo visto tutte le forze sociali e poi lo abbiamo steso e ripresentato. Fu veramente un lavoro molto, molto importante dal punto di vista dell'impegno, con una grande gestazione, con un grande confronto. Poi però, forse, sono documenti che si apprezzano di più nelle altre Regioni, perché il nostro ricco piano sociosanitario fu ripreso anche in altre Regioni d'Italia con i suoi obiettivi: trentuno obiettivi, principi, azioni, eccetera.

Dico anche, sul decidere se fare o no un nuovo piano sociosanitario, che siamo in un periodo di grande confusione dell'organizzazione sanitaria nazionale. Lei ha giustamente parlato di Piano sanitario nazionale; il Patto della salute: il Ministro Lorenzin doveva presentarlo a febbraio, poi presentarlo a giugno, poi adesso lo deve presentare in questi giorni. Perché è importante? Perché fissa comunque delle linee. Abbiamo parlato qui, per esempio, del decreto Balduzzi, che fissa dei criteri sulle strutture complesse: sono parametri nazionali di grande importanza. Ma aggiungo anche il decreto, per esempio, sulla cessazione in servizio: aspettiamo questo documento perché è molto importante; il Ministro Lorenzin ha più volte detto che è necessario ringiovanire i nostri organici, quindi prevedeva, insieme al decreto sulla funzione pubblica, un piano di pensionamento che non andasse più fino ai sessantasette anni, ma che seguisse invece il decorso contributivo. Quindi, a livello nazionale sicuramente è un momento in cui tutti questi problemi non sono ancora chiariti. Ma si pensi - io sono stato solo alcune volte alle riunioni degli Assessori regionali alla salute - a tutto il problema dei costi standard in sanità: dovevano entrare in funzione quest'anno, ne avevamo parlato per tanti anni e poi in pratica anche quest'anno si è decisa una ripartizione del fondo nazionale, sempre con i vecchi criteri e non secondo i nuovi costi standard. Però si vogliono questi costi standard, perché un servizio che costa dieci ad Aosta, può costare dieci a Roma e dieci a Palermo. Quindi anche questo è tutto un meccanismo di calcolo e di ricalcolo. Poi chiaramente lei mi dirà: la nostra salute ce la finanziamo da noi e questo è vero, però nei rapporti con Roma (lo stiamo vedendo adesso, per esempio, per assumerci le responsabilità sulla medicina carceraria) dovevano darci dieci e poi ci danno cinque, per cui tutte le nostre ipotesi devono essere ritirate. Quindi direi che in questo meccanismo c'è sicuramente una grande incertezza.

Che cosa dire anche nel sociale? Ancora di più! Noi avevamo un sociale magnifico, l'abbiamo detto tante volte, e adesso ci troviamo a tagliare, purtroppo, cercando anche di modificare l'organizzazione, ma è molto difficile. L'ISEE sul sociale: ci avevano promesso, per esempio, che l'ISEE nazionale sarebbe stato modificato in tutte le sue incongruenze, ne ha parlato Ferrero stamattina. Il nuovo ISEE doveva entrare in funzione il primo luglio del 2014, invece ci dicono che è stato spostato tutto al primo gennaio 2015.

Per concludere direi: sicuramente il confronto sì. Sul fare una nuova programmazione triennale: ho delle difficoltà a pensare a cosa fare e dove si vada tra tre o quattro anni, con quali risorse. Però sicuramente la crisi è tale che una programmazione nuova ci deve essere, quindi, secondo me, dobbiamo individuare delle priorità sia in sanità che nel sociale: nella Sanità qui da noi, vuol dire mantenere i servizi mantenendo una eccellenza; nel welfare, certo, vuol dire chiedere una contribuzione a chi può darla e che magari non la dava prima, ma anche mantenere per chi ha meno gli stessi servizi senza richiedere di più. Molte Regioni, e concludo su questo, stanno optando per dei documenti programmatori annuali, cioè invece di partire per una difficile programmazione di tre anni, si pensa ad una programmazione annuale o al massimo biennale, che si potrebbe anche presentare a fine anno. Io sono disposto e auspico un confronto sia sul cronoprogramma, sia su un eventuale lavoro per una programmazione futura. Grazie.

Presidente - La parola alla collega Morelli.

Morelli (ALPE) - Merci Président.

Assessore, ho apprezzato l'onestà della sua risposta. Tra l'altro invito anche i colleghi eventualmente ad integrare con un loro intervento.

Lei ha posto l'accento sulla necessità di cambiare modello organizzativo, proprio in virtù dei cambiamenti che si stanno verificando. Io credo che una programmazione annuale rischi di essere forse un pochino limitata. Credo che si debba riuscire comunque ad avere un occhio su un termine che non sia proprio soltanto l'oggi. Per esempio, il settore dell'assistenza agli anziani: penso che ci voglia una programmazione che vada un po' oltre il contingente, che abbia comunque uno sguardo di plus large envergure.

Per quanto riguarda il documento annuale che lei ci dice aver predisposto e non aver illustrato, naturalmente noi lo accogliamo con molto interesse. Normalmente, almeno nella scorsa legislatura, veniva semplicemente allegato al bilancio e noi ne prendevamo conoscenza. Credo che tutto quanto viene prodotto in termini di riflessioni, ma anche di programmazione e di verifica di ciò che va fatto in sanità, sia per noi assolutamente utile e interessante.

Quanto alla sede della discussione, se sia meglio la V Commissione o se sia meglio quella conferenza sociosanitaria che lei ha citato...

(Voce fuori microfono)

... Consiglio sanitario che era previsto nel piano sociosanitario precedente, non in quest'ultimo?

(Voce fuori microfono)

... In quest'ultimo. Io pensavo che lei si riferisse alla conferenza sociosanitaria del piano precedente. Beh, la conferenza cui partecipava il Consigliere Rigo era stata attivata; probabilmente le funzioni sono diverse.

In questo momento in V Commissione è opportuno, dal nostro punto di vista, che si faccia il punto della situazione, si verifichi quanto è stato fatto e quanto c'è da fare, quanto è ancora valido e quanto invece forse è necessario modificare. Quindi, credo che da parte nostra ci sarà tutto l'interesse e tutta la collaborazione nell'affrontare questo tema.