Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2886 del 27 marzo 2013 - Resoconto

OGGETTO N. 2886/XIII - Interpellanza: "Individuazione di modalità operative per mettere a disposizione di famiglie o enti caritatevoli prodotti alimentari non consumati delle mense scolastiche e dell'Azienda USL".

Président - La parole au collègue Rigo.

Rigo (PD) - Grazie Presidente.

In questi giorni mi è capitato di leggere un'interessante iniziativa promossa dal Comune di Torino. L'Assessore comunale ai servizi educativi, nel presentare la deliberazione avente per oggetto: "Lotta agli sprechi attraverso formazione ed educazione alimentare e recupero del non distribuito", ha detto: "a darci l'idea è stato un bambino. Mentre il personale della mensa raccoglieva gli avanzi di giornata, lui, sospirando, ci ha detto: "sarebbe bello se questo cibo potessimo portarcelo a casa, alcuni di noi avrebbero una cena migliore"". Alla fine del 2012 100 sindaci italiani del nord-est hanno firmato a Trieste il Patto contro lo spreco alimentare. L'obiettivo è quello di evitare che il cibo finisca nella spazzatura, sostenendo le organizzazioni che recuperano l'invenduto della grande distribuzione e lo distribuiscono ai più bisognosi. Il progetto è ampio e articolato e prevede l'istituzione di un osservatorio nazionale per dimezzare lo sperpero e la semplificazione delle etichette. Oltre l'esperienza meritoria e pioneristica del Banco alimentare, anche in Valle d'Aosta, pare che l'Italia inizi ad essere attraversata da una nuova consapevolezza in sintonia anche con la risoluzione del Parlamento europeo che, entro il 2025, intende ridurre sensibilmente lo spreco.

Basta vedere cosa capita a fine giornata in un fast food, in un ristorante, in un panificio, per capire cosa significhi "spreco alimentare" in Occidente. Ci si sono messi in molti a cercare un dato statistico su quanto cibo viene buttato nelle società moderne, ma i numeri spesso ingannano, perché la stessa definizione di spreco non è ancora condivisa fra i ricercatori. È quello che avanza e viene mandato in discarica, o è quello che deperisce senza essere consumato? Dubbio amletico da analisti! Le cifre però sono impressionanti. Secondo la Coldiretti basterebbe utilizzare appena il 20 percento del cibo che ogni giorno si spreca in Italia per sfamare il 13 percento delle famiglie povere. Nel passaggio dal campo alla tavola si sprecano 10 milioni di tonnellate all'anno di cibo, che equivalgono a circa 37 miliardi di euro. Una quantità che basterebbe a sfamare un Paese grande come la Spagna. Tutto sprecato, tutto buttato tra i rifiuti, mentre le reti di assistenza devono confrontarsi ogni giorno con una domanda sempre più consistente. L'Europa non fa certo di meglio. Secondo alcune stime, circa il 50 percento del cibo prodotto si perde nei vari anelli della catena alimentare. Ancora: ogni europeo spreca circa 180 chili all'anno di cibo sano e commestibile. Nel terzo mondo le cose sono molto diverse: un fenomeno, quello dello spreco, nei paesi più poveri, legato soprattutto all'inefficienza della produzione agricola, tant'è vero che lo spreco si verifica solo a quel livello e non certo nel consumo. La FAO denuncia infatti circa 1 miliardo di persone denutrite al mondo. Ma rendere bene l'idea del paradosso tra povertà e spreco sono quelle favelas del Sud America o i bassifondi delle megalopoli indiane, dove le famiglie vivono per lo più di rifiuti. Basta una discarica per sfamarli: naturalmente in condizioni igieniche pessime. Questo modello alimentare ha portato finora denutrizione nel sud del mondo, e obesità e problemi cardiocircolatori nel Nord.

Questa breve analisi, forse un po' lunga, ma necessaria per introdurre la considerazione che, al di là delle direttive europee, c'è che la crisi economica, il disastro ambientale e la fame che attanaglia e uccide un ampio pezzo di pianeta, ci impongono un uso più corretto di alimenti, acqua, energia, in alcuni casi è una necessità, in altri, da noi, un obbligo etico. Fatto sta che qualcosa sta accadendo, a cominciare dai banchi dei mercati rionali, dove la frutta e gli ortaggi appena ammaccati, che ieri finivano nella spazzatura ora vengono venduti a pochi centesimi. Tra i primi a crederci è stato Andrea Segré, fondatore di Last Minute Market, che nasce nel 1998 come attività di ricerca all'Università di Bologna. Dal 2003 il "mercato dell'ultimo minuto" è diventato realtà imprenditoriale ed opera su quasi tutto il territorio nazionale sviluppando progetti volti al recupero dei beni invenduti o non commerciabili a favore di enti caritatevoli. E su questo fronte sta lavorando la Regione Valle d'Aosta, d'intesa con quella del Piemonte e con la consulenza appunto di Last Minute Market nel progetto denominato "Una buona occasione (contribuisci anche tu a ridurre gli sprechi alimentari)", citato nelle premesse all'interpellanza.

Con questa iniziativa però chiediamo alla Giunta regionale di sperimentare una nuova modalità per non sprecare il cibo prodotto per il consumo qui da noi in Valle d'Aosta. Seguendo la legge nazionale n. 155 del 25 giugno 2003, "la legge del buon samaritano" come è stata definita, si potrebbe recuperare e redistribuire il pane, la frutta, le porzioni di pasto non consumati. L'obiettivo è quello di destinarli ad associazioni che assistono soggetti in difficoltà o famiglie che li richiedono coinvolgendo i Comuni, le scuole, l'Azienda USL e le associazioni. Non è una cosa impossibile, perché sono ormai molti i Comuni, grandi e piccoli, che già praticano questa attività, a cominciare dal vicino Comune di Torino. Ho potuto visionare una copia della deliberazione del Comune che riguarda una circoscrizione, diciamo quanto la città di Aosta. L'idea quindi è quella di aprire un tavolo di lavoro per definire un progetto chiedendo la collaborazione di un Comune già operativo, per esempio vicino a noi, ed avviare una sperimentazione con l'inizio del nuovo anno scolastico. Certo, so bene che da qui a qualche giorno finisce questa legislatura ma, se l'idea è presa in considerazione, gli uffici possono incominciare a lavorarci per preparare il terreno alla prossima Giunta, al prossimo Governo, che ovviamente valuterà e deciderà se dare corso all'iniziativa.

Président - Merci. La parole au Président Rollandin.

Rollandin (UV) - Le osservazioni fatte in presentazione di questa interpellanza credo siano condivisibili. Noi sappiamo che il 2014 sarà "l'Anno europeo contro lo spreco alimentare" e in questo contesto credo che si inseriscano alcune iniziative che sono già in atto, come quella "Una buona occasione...", finalizzata a sensibilizzare i distributori e i consumatori ad adottare dei comportamenti che in qualche modo limitino gli sprechi alimentari.

Ora, per quanto riguarda le problematiche del recupero dei pasti e dei prodotti non consumati nelle mense e nelle scuole, al fine di permetterne l'utilizzo, come il collega sa, ci sono delle iniziative in atto, però ci sono anche una serie di problemi non indifferenti su quella che è la garanzia che queste derrate alimentari abbiano, tra virgolette, "i requisiti" per essere tali da in qualche modo poterli, passiamo il termine, riciclare, nel senso di poterli utilizzare in modo diverso, perché una delle problematiche più difficili, che ha fatto oggetto di approfondimento e su cui c'è un dibattito aperto, è la garanzia della "salubrità", fra virgolette, del cibo che rimane. Parliamo, e lei ne ha parlato giustamente, delle scuole, dove in effetti è più facile coordinare, però ci sono anche quelle degli ospedali, ci sono quelle delle altre mense, tra virgolette di "aziende importanti", che potrebbero fare lo stesso lavoro.

Nella sostanza quindi noi condividiamo questo tipo di iniziativa e anche se, come lei ha ricordato, la legislatura è alla fine, questo non impedisce di creare un gruppo di lavoro che cominci a raccordarsi sulle modalità con cui si potrebbe iniziare questo tipo di logica, trovando una scuola importante, che potrebbe essere in qualche modo individuata come punto di riferimento e quindi creando le premesse, con le associazioni, perché logicamente, nel momento in cui individuo il cibo, non è che può rimanere...devo già sapere dove va e come deve essere consumato, perché lei ha ricordato quanto nel percorso dal campo alla mensa viene perso solo per il mancato mantenimento delle derrate, cioè, quando arrivano, non sono già più presentabili, basta andare nei mercati per capire quanta roba viene...riempiono le casse di materiale che viene buttato. Noi quindi condividiamo questo, daremo corso a tale iniziativa dando l'indicazione per...dopodiché si vedranno i frutti di questo coinvolgimento a più ampio raggio, per capire come, anche sull'esperienza degli esempi che lei ha ricordato - e ce ne sono altri che lo stanno facendo -, si possa attivare un meccanismo che vada nella logica che lei ha giustamente sottolineato.

Président - Pour la réplique, la parole au collègue Rigo.

Rigo (PD) - Ringrazio il Presidente per le risposte e, spero che i mesi estivi siano proficui, da questo punto di vista, e si possa dare corso a questo progetto con l'inizio dell'anno scolastico, anche sperimentalmente, in una scuola della città. Le perplessità, le difficoltà richiamate dal Presidente della Regione sono reali e ovviamente i Comuni che hanno già superato queste problematiche hanno dovuto fare fronte alla responsabilità in merito al cibo ricevuto e anche all'individuazione del beneficiario. Con le scuole ci sono esperienze ormai consolidate nel vicino Piemonte, quindi potremmo prendere contatti con il Comune di Torino. È più difficile per quanto riguarda le aziende USL: per quanto a mia conoscenza sono pochissime le aziende che stanno sperimentando questa iniziativa; non mi risultano invece mense di fabbriche o altri istituti privati. Le esperienze però ci sono e, in base a queste la Regione Valle d'Aosta potrebbe prendere contatto per trovare utili indicazioni da seguire per il nostro intervento.

Président - Merci. Point 27 à l'ordre du jour.