Oggetto del Consiglio n. 2247 del 22 febbraio 2012 - Resoconto
OGGETTO N. 2247/XIII - Interpellanza: "Adozione da parte della Cooperativa produttori latte e fontina di nuove misure per la liquidazione ai soci dell'acconto sul prodotto conferito".
Interpellanza
Avendo appreso che il Consiglio di Amministrazione della Cooperativa Produttori Latte e Fontina della Valle d'Aosta, Società Cooperativa a r.l., ha deliberato in data 10.01.2012 di variare, a partite dal 01.02.2012 le modalità dell'acconto che verrà pagato all'atto del conferimento del prodotto da parte dei soci;
Constatato che si equipara l'acconto erogato dalla Cooperativa per il prodotto invernale/primaverile con quello d'alpeggio;
Ravvisato che sono introdotte penalizzazioni per le fontine che, pur rispettando la "forma" prevista dal disciplinare della DOP, hanno formati non rispondenti ai nuovi standard previsti dalla Cooperativa;
Preso atto che le nuove modalità di calcolo sono penalizzanti per i produttori, già messi a dura prova dalle condizioni del mercato e dai ritardi passati e presenti nell'erogazione e liquidazione dell'indennità compensativa (verde agricolo);
Constatato le difficoltà di accesso al credito delle aziende agricole;
Rilevata la costante "propaganda" di sostegno e valorizzazione degli alpeggi, del lavoro e della produzione in alpeggio;
il sottoscritto Consigliere regionale
Interpella
l'Assessore competente per sapere se intenda chiarire perché le nuove misure adottate dal CdA della Cooperativa produttori Latte e Fontina della Valle d'Aosta risultino penalizzanti rispetto al passato in modo particolare per la produzione in alpeggio.
F.to: Donzel
Presidente - La parola al Consigliere Donzel.
Donzel (PD) - Grazie Presidente.
Cari colleghi, premesso che sono assolutamente consapevole che la Cooperativa produttori latte e fontina è una cooperativa, un soggetto privato autonomo che prende decisioni in assoluta autonomia, voglio chiarire le ragioni di questo interessamento rispetto alle nuove regole che in cooperativa si sono dati per retribuire gli anticipi delle fontine. Magari poi l'Assessore potrà dire che il collega Donzel è fuori pista, si è occupato di un problema senza senso o magari insieme possiamo riflettere su quanto sta accadendo.
Un'ulteriore premessa deriva dal fatto che della questione che intendiamo porre in questa sede si sono già interessati i giornali e posso leggere cosa mi risponde il Direttore della cooperativa, che fa un ragionamento assolutamente condivisibile. Figuriamoci se l'idea di dare equo trattamento a tutti i soci non è una cosa che possa dispiacere al Partito Democratico...che ci sia grande attenzione al mondo cooperativistico e alla logica cooperativistica... La sostanza di questo provvedimento però porta soprattutto per le realtà aziendali più piccole e per le situazioni più particolari ad avere una riduzione di quello che è l'anticipo conferito in base al numero di fontine...prima era in base al numero di fontine, adesso è in base ai chilogrammi che vengono conferiti.
Ho potuto verificare che... naturalmente non con conoscenza precisa dei dati, perché non ho disturbato la cooperativa, non è questo che mi interessa...c'era magari qualcuno approfittava della retribuzione a numero di fontine, le faceva tutte più piccole - ma stando sempre nel disciplinare della fontina - in modo da ottenere una maggiore quantità di anticipo da erogare. È chiaro che, se ci sono delle persone che cercano di approfittare di una situazione, è giusto che la cooperativa intervenga, ma se interviene con una modalità tale che per colpire uno che ne approfitta ne danneggia 10 onesti che fanno onestamente il loro lavoro, francamente non capisco più lo spirito della cooperativa. Perché un'azienda che produceva due forme di fontina...si produce due volte al giorno la fontina, quindi due forme al mattino e due alla sera, quindi una piccola azienda, parliamo di 16-20 capi nel periodo invernale, naturalmente sono necessari molti di più nel periodo estivo per arrivare lì...quindi un'azienda se faceva due forme di otto chilogrammi, aveva un anticipo di 90 euro, oggi avrebbe un anticipo di 64 euro con le regole attuali, con una perdita di 26 euro, che due volte al giorno diventano 52 euro al giorno in meno di anticipo per un totale di 1.500 euro in meno al mese di anticipo. Uno allora dirà: "questi qui vogliono anche l'anticipo!", ma bisogna conoscere quel mondo - e lei lo conosce meglio di me, per questo gliene parlo -: se a delle aziende che già hanno problemi di liquidità togliamo 1.500 euro al mese e il conguaglio arriva dopo 15 mesi...vorrei capire quale consigliere regionale o dipendente, se gli togliessimo 1.500 euro al mese e gli dicessimo: "te lo daremo fra 15 mesi", direbbe: "ma sì, che bello!".
In un momento di difficoltà, dove la liquidità è il grosso problema di tutte le imprese, figuriamoci nel settore agricolo, questa è una cosa che crea qualche problema e la mia preoccupazione è che lo crei nelle realtà più piccole, in alcuni alpeggi. Certo, oggi ci sono degli alpeggi dove il latte viene messo in bidoni, trasportato con la jeep per chilometri, si arriva nel caseificio tutti assieme, si ottimizza la gestione e facciamo una fontina di qualità a costi più bassi. Anche qui è da calcolare il costo del trasporto, eccetera, non è più così facile come una volta. Immaginiamo il piccolo alpeggio che vive in una situazione di difficoltà, difficile da raggiungere, deve operare da solo, questa piccola realtà è colpita da una riduzione secca negli anticipi, perché? Perché è chiaro che uno dice: "basta fare forme di fontina da 10 chili l'una, moltiplicato per 4,5 arriviamo allo stesso prezzo che si guadagnava prima con una fontina da 7,5 chili". Ci siamo? Prima conferiva una fontina da 7,5 chili, 45 euro di anticipo; oggi per arrivare a 45 euro di anticipo, devo depositare una fontina di 10 chili, il che vuol dire che in alpeggio devo cambiare completamente il numero di animali che porto in alto...
(interruzione dell'Assessore Isabellon, fuori microfono)
...lei mi dice: "eh, cosa vuole che sia!", invece è proprio "cosa vuole che sia", perché le grandi realtà non hanno problemi. Ripeto: se funziona per il 90 percento questa norma e va a colpirmi degli abusi, come mi è stato detto, ben venga, ma perché chi abusa non riceve una lettera in cui si dica: "se tu continui a portarmi delle fontine piccole, ti metto fuori!". Perché per colpirne uno, andiamo a penalizzare la persona che è onesta, che lavora bene, che fa il suo lavoro e che già fatica ad arrivare alla fine del mese, con questi meccanismi? È chiaro che lei mi dirà: "la cooperativa ha agito, la maggioranza ha deciso e va bene così". Cosa vuole che le dica? Non cerchiamo allora di seguire chi è in difficoltà, facciamo finta di non vedere che il problema delle aziende è la liquidità e che andiamo ad introdurre un meccanismo che penalizza la liquidità delle aziende, che le fa aspettare tantissimo per arrivare ad avere il prezzo finale.
Converrò poi con lei, se mi consente, su una cosa: che non è questo il vero problema! Il vero problema è la commercializzazione. Siamo però di nuovo lì, che allora si introduce un meccanismo più complicato e difficile, perché poi ci sono le penalizzazioni - quelle le voglio vedere! - se lo scalzo della fontina supera gli 8,5 centimetri...e andremo con il calibro a misurare ogni fontina per vedere se c'è un millimetro in più o in meno e naturalmente di nuovo al povero Cristo, che si sarà portato giù le fontine sulla jeep da un alpeggio lontanissimo, una sull'altra, se verrà perso un millimetro, via i soldi dell'anticipo! E avanti di questo passo con penalizzazioni in termini di lavorazione, eccetera, ma anche qui abbiamo dato dei parametri che sono quelli previsti dal disciplinare della fontina, adesso esigenze di commercializzazione ci impongono di andare su misure molto più restrittive sia legate alla lavorazione, ossia ad abbattere i costi di lavorazione e qui capisco, sia in termini di favorire la commercializzazione, ma il problema vero è che questa fontina non si vende! Possiamo continuare a costruire magazzini sempre più grandi per tenerla lì conservata anni e anni, ma il problema è venderla e, se si arriva a ridurre l'anticipo, non vorrei che dietro la scusa che c'era qualcuno furbo che approfittava di questi anticipi, per colpirne uno danneggiamo molti: i più fragili, quelli che hanno le aziende meno grandi, danneggiamo gli alpeggi isolati e nascondiamo il vero problema. Il vero problema è che si danno meno anticipi perché la cooperativa non è in grado di vendere sul mercato le fontine, quindi è obbligata a prendere ossigeno, è obbligata ad erogare meno anticipo per riuscire a compensare questo momento di difficoltà! Forse è il caso che ci sia più attenzione alla qualità e davvero uno sforzo maggiore sullo sbocco di mercato di tale prodotto.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Grazie Presidente.
Premetto che non sono a conoscenza di alcune affermazioni che il collega Donzel ha appena illustrato. Che ci siano stati degli abusi, che poi hanno portato a fare una serie di valutazioni su alcune modifiche relative alle modalità di erogazione degli anticipi, riconosco onestamente che non ne sono al corrente. Avevo avuto modo di sottolineare in risposta ad una precedente interpellanza riguardante le attività della cooperativa, che le misure adottate dal Consiglio di amministrazione della cooperativa costituiscono delle scelte gestionali interne alla cooperativa stessa, operate nell'ambito della sua totale autonomia di gestione. Evidentemente quando si prendono queste decisioni...ritengo che vi sia una discussione democratica all'interno di tali organizzazioni.
Lei ha rappresentato delle situazioni secondo me esistenti, se lo ha detto, è perché è al corrente di situazioni che puntualmente possono essere danneggiate da questa scelta; mi riservo in tale caso di fare ulteriori approfondimenti in quanto non ne ero al corrente. In ogni caso la cooperativa, sentita sull'argomento, ha fornito le precisazioni che vado a illustrare. Nel 1957, anno della sua fondazione, la cooperativa paga ai propri soci nella stessa misura l'acconto sulla gestione invernale e primaverile e per l'alpeggio; provvede invece da sempre a differenziare l'importo del conguaglio, che rappresenta l'unico parametro per valutare la remunerazione del socio, come avviene in ogni cooperativa.
Per ciò che concerne il passaggio dal pagamento dell'acconto basato sul numero di forme a quello impostato sui chili conferiti, tale scelta si giustifica con l'esigenza di uniformare il trattamento di tutti i soci, in quanto il pagamento a forme creava, ci dicono, discriminazioni in relazione al fatto che le forme hanno un peso diverso: ad esempio, coloro che conferivano forme da otto chili ricevevano il 20 percento in più di acconto rispetto a quelli che conferivano forme da dieci chili. Sto dando anch'io i numeri, nel senso buono del termine. Considerando che l'acconto rappresenta circa il 60 percento del prezzo finale, le differenze potevano risultare anche notevoli. Ci possono essere quindi diverse modalità di leggere questi numeri, a seconda di quello che si vuole vedere: se casi singoli o se il discorso più generico.
In merito alle presunte penalizzazioni circa il formato delle forme conferite dal socio, la cooperativa ricorda che tale standard di produzione già richiesto nel 2009 rappresenta una necessità in quanto consente l'ottimizzazione dei costi di trattamento delle forme in magazzino, di confezionamento e spedizione, permettendo il miglior utilizzo dei macchinari di automazione di tali fasi produttive. Questo credo sia un elemento da prendere in considerazione, perché se storicamente era di minore importanza, con l'aumento dell'automatizzazione la razionalizzazione delle operazioni e con anche la risposta al mercato...può essere importante anche questo, andare in tale direzione quindi credo sia comprensibile. Questa richiesta non è tuttavia vincolante qualora giustificati motivi, come i quantitativi di latte a disposizione, impediscano al socio il rispetto della stessa. Tale clausola di salvaguardia è stata pensata proprio per favorire le piccole produzioni di alpeggio, questo è stato discusso ed evidenziato a margine della decisione che la cooperativa ha preso.
In conclusione la cooperativa sottolinea come l'ottimizzazione dei costi possa tradursi in migliori risultati di bilancio e, di conseguenza, una migliore remunerazione del prodotto conferito dal socio, che rappresenta l'obiettivo primario di tutte le cooperative. Questo è quanto ci è stato riferito a seguito delle nostre richieste di delucidazioni in merito all'interpellanza.
Presidente - La parola al Consigliere Donzel.
Donzel (PD) - Innanzitutto la ringrazio perché ha sottolineato come sia sua intenzione eventualmente approfondire e capire meglio questo meccanismo degli anticipi. La ringrazio perché non è consuetudine essere ascoltati nel merito. Su alcune cose invece mi permetto di fare alcune puntualizzazioni. Lei mi ha sostanzialmente letto le cose che la cooperativa aveva comunicato per tempo, giocando di anticipo, sui giornali. La stessa cooperativa si rende conto che nella lavorazione artigianale, ribadisco, tipica di questo formaggio unico e straordinario come la fontina, ci possono essere delle situazioni particolari, tanto che lei stessa dice che le penalità che vengono applicate per i costi di lavorazione del prodotto nel periodo della maturazione non verranno applicate qualora giustificati motivi, ad esempio i quantitativi di latte a disposizione, non consentano di rispettare tali limiti. Si rende conto quindi che una fontina non è che la si può fare di 35,5 centimetri o 39,5 centimetri; certo si gioca sulle misure ma, rispetto ai parametri del disciplinare della fontina, questi sono molto più restrittivi, ma molto più restrittivi: uno scalzo 8,5 rispetto ai 12 del disciplinare della fontina...parliamo di centimetri e centimetri di differenza! Essendo gente che conosce meglio di me questo mondo...quindi si rendono conto della deroga rispetto a tali cose.
Il concetto che voglio far capire però è che, applicando questo, non è che si fa una cosa dannosa, ma è più facile stare dentro tali meccanismi per i grossi caseifici e molto più difficile per quelle realtà isolate sul territorio e per gli alpeggi isolati. Il ragionamento allora che faccio io è: ma non potevamo applicare norme con un minimo di attenzione per chi è già in difficoltà? Ripeto: questo è un settore dove le aziende chiudono - lei lo sa -, e non dobbiamo perderne neanche una, e non fare norme che funzionano per il grande caseificio, quando abbiamo visto negli anni che, quando si spinge troppo sul grande caseificio, poi scoppia il botto. Su questo ha già lanciato un segnale di allarme il collega Chatrian, si comincia a vendere il latte all'esterno, tutta una serie di questioni che possono creare dei problemi. C'era in questi ultimi anni gente che aveva cercato di prendersi carico su di sé della produzione, ora rischia con tali meccanismi di vedere avvantaggiato chi conferisce...sì funziona così, i numeri dicono questo. Io quindi dico che è interesse generale, del Consiglio regionale, della politica, dell'Assessorato fare attenzione che aziende non si trovino a rischio di liquidità con tali meccanismi retributivi, prima che ci sia la solita lamentela: "basta, siamo stufi, questa attività non rende più", eccetera. Vediamo di contrastare tali fenomeni, soprattutto rispetto ad aziende che hanno vissuto il periodo buio dei ritardi del verde agricolo, che non si apra di nuovo il problema che queste aziende devono rivolgersi alle banche per far fronte alle spese, aspettando conguagli che arrivano 15 mesi dopo. Terribile! Grazie.
Presidente - Colleghi, sono pervenuti alla Presidenza un emendamento presentato dal gruppo ALPE sull'atto amministrativo di cui all'oggetto n. 31.1 e tre risoluzioni: una che impegna la Giunta regionale a voler relazionare, entro 10 giorni, alla V Commissione consiliare in merito al progetto riguardante l'Ospedale; un'altra che invita il Presidente del Consiglio a procedere alla segnalazione di propria competenza alle competenti autorità dei fatti relativi alla vicenda dei franchi tiratori; la terza impegna la I Commissione consiliare "Istituzioni e Autonomia" del Consiglio regionale ad elaborare, entro 30 giorni, una proposta di interpretazione autentica da sottoporre al Consiglio regionale sull'esatta portata e il significato dei compiti attribuiti alla Commissione speciale d'inchiesta di cui alla legge regionale 11 agosto 1981, n. 48. Sono terminati i lavori della mattinata.
La seduta è tolta.
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La seduta termina alle ore 13,00.