Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 653 del 15 luglio 2009 - Resoconto

OGGETTO N. 653/XIII - Interpellanza: "Interventi per contrastare il propagarsi del fenomeno della criminalità organizzata mafiosa nella regione".

Interpellanza

Ricordato il recente arresto di quattro valdostani da parte dei carabinieri del ROS, su mandato della Direzione distrettuale antimafia di Torino, nell'ambito di una vasta operazione contro il traffico di cocaina gestito dalla 'ndragheta calabrese;

Ricordato che secondo la relazione della "Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare" sarebbero attive in Valle d'Aosta ben otto organizzazioni criminali di tipo mafioso;

Rilevato che per comprendere i processi di diffusione della mafia in Valle d'Aosta sembrano rilevanti le tesi riconducibili alla "metafora del contagio" vale a dire "l'insorgenza della mafia come conseguenza inattesa di fatti demografici";

Evidenziato che, pur non rilevando tangibili manifestazioni dell'operatività in Valle d'Aosta di organizzazioni criminali di tipo mafioso, le autorità competenti hanno sempre affermato la presenza di soggetti riconducibili a tali organizzazioni con mansioni di supporto logistico per l'esercizio di attività delittuose;

Constatato che le recenti operazioni di polizia confermano che la Valle d'Aosta, per la sua posizione geografica, è un'importante area di transito per molteplici traffici illegali e che i clan operanti nella nostra regione esercitano le attività nei settori di tradizionale interesse, quali il traffico di stupefacenti e di armi, usura, truffe, riciclaggio e contrabbando;

Ricordato che le Istituzioni hanno il compito di svolgere percorsi ed interventi tesi al contrasto delle organizzazioni mafiose in particolare sul piano culturale e di impegno civile a favore della creazione di una società alternativa alle mafie;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

il Presidente della Regione per conoscere:

1) se le recenti indagini hanno portato alla luce l'esistenza di nuovi elementi di valutazione o di nuovi livelli di specializzazione rispetto alle matrici criminali mafiose già segnalate nella sua risposta alle interrogazioni consiliari nella seduta del 25 febbraio 2009;

2) se ritiene utile verificare la fattibilità di una concreta cooperazione della Regione, d'intesa con le autorità competenti, per l'attuazione di un progetto di recupero e di riutilizzo sociale di uno dei beni confiscati alla mafia, in particolare azienda agricola di una regione a noi vicina, trasferiti ai comuni e dati in gestione a fondazioni, associazioni, cooperative.

F.to: Rigo - Donzel

Président - La parole au Conseiller Rigo.

Rigo (PD) - Grazie, Presidente. Perché l'Italia è riuscita a sconfiggere il terrorismo politico, ma ha perso la battaglia contro la mafia? Su questo realistico interrogativo è costruito il nuovo libro "Le due guerre" di Giancarlo Caselli, Capo della Procura della Repubblica di Torino. Domanda che sembra essere la storia di una sconfitta, domanda inquietante, domanda anche un po' malinconica. Domanda che mi preoccupa perché la storia del Magistrato torinese è la storia della lotta della giustizia contro la mafia. Se anche chi ha vissuto e vive in trincea ogni giorno, non abbassando la guardia, si pone quella domanda, significa forse che non c'è più speranza? Io non ci credo, non ci voglio credere. Nell'operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, condotta dai Carabinieri del ROS, con la diretta responsabilità del Procuratore Capo Giancarlo Caselli, come tutti sanno, sono stati arrestati nel corso di queste settimane quattro valdostani. Il provvedimento di fermo riguarda la diramazione valdostana della cosca Nirta coinvolta nella faida di San Luca nella Locride, operazione che invece dovrebbe confermare una rinnovata e sempre più forte volontà dello Stato italiano di combattere e sconfiggere tutte le mafie. Lo sappiamo, lo sapete, mafia è impresa e non si limita solo a colludere con le imprese. La mafia è politica e non si limita soltanto a colludere con la politica. Le risposte quindi devono essere ancora più forti e decise: quella della giustizia, con l'impegno delle forze dell'ordine e della Magistratura, che rappresenta oggi il migliore incoraggiamento possibile a tanti cittadini onesti, impegnati in una coraggiosa battaglia contro l'oppressione del potere criminale; ma anche quella della politica, perché la lotta alla criminalità mafiosa deve rappresentare un preciso impegno anzitutto del Parlamento e delle istituzioni tutte. Ancora una volta la recente operazione di polizia ha portato alla luce la presenza in Valle d'Aosta, si dice così, di soggetti riconducibili alle organizzazioni criminali di tipo mafioso e la quasi totalità di tali presenze riguarda la 'ndrangheta. Tutto ciò era ben presente nella relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa, ma non voglio dilungarmi sulle indagini in corso.

Nell'interpellanza abbiamo infatti chiesto al Presidente della Regione l'aggiornamento della situazione e se sono emersi nuovi elementi di valutazione o nuovi livelli di specializzazione rispetto anche alle cose che ci ha detto pochi mesi fa proprio in quest'aula. L'interpellanza vuole invece essere strumento per riflettere su cosa voglia dire oggi, per le istituzioni, lottare contro la mafia. Quali le condizioni necessarie, perché nella società cresca e si mantenga viva una coscienza civile che possa estirpare alla radice il germe della mafia. Certo, grazie al lavoro investigativo, grazie al sacrificio e all'impegno dei magistrati e delle forze dell'ordine, siamo arrivati ai successi contro le mafie di oggi, ma solo nello stretto rapporto tra istituzioni e cittadini si crea quel legame solido e sano che rappresenta l'argine vero e profondo all'espansione mafiosa. L'interpellanza vuole essere uno stimolo in più per rafforzare il versante della prevenzione, dell'opera di contrasto alla mafia nella consapevolezza che il versante repressivo è necessario, ma non sufficiente. La prima vera risposta al controllo mafioso del territorio è la pratica di cittadinanza e partecipazione che singoli, associazioni, formazioni sociali e imprese di ogni genere e istituzioni sono chiamate a costruire e a vivere. La battaglia contro la mafia è un percorso di impegno culturale, uno strumento di lavoro per la legalità e la giustizia sociale. In questi anni la Regione, attraverso i percorsi della legalità e i Memorial day nelle scuole, si è impegnata per costruire sinergie politico-culturali e organizzative volte a diffondere messaggi ed obiettivi contro le illegalità e i soprusi, per la cittadinanza e la solidarietà. Con questa interpellanza vogliamo verificare la possibilità di compiere un piccolo ulteriore passo in avanti in questa direzione. Siamo una piccola realtà regionale che vive in un Paese segnato dalla paura, dalla stanchezza, dalla rassegnazione, caratterizzato da una deriva etica e culturale che ci riporta a vivere in una società "barricata" che si sente minacciata dalla sola presenza dell'altro. Una società che è interessata al nuovo, ma che, anziché cercarlo in avanti ogni giorno, lo cerca indietro difendendosi. In questo contesto, a nostro avviso, ad avviso di chi lotta ogni giorno contro le ingiustizie, lo abbiamo sentito pochi giorni fa ad Aosta, nella conferenza organizzata dalla Presidenza di questo Consiglio, dal portavoce della Comunità di Sant'Egidio, in questo contesto appunto i poteri criminali vanno a nozze e trovano terreno fertile per moltiplicare i loro affari.

Tutti noi siamo chiamati a una grande sfida, che è prima di tutto culturale. La proposta è di metterci in gioco come Regione in un percorso nuovo, che è quello della gestione, non da soli certo, ma insieme ad altri attori istituzionali e non, di un bene confiscato alle mafie. Un'occasione per dire che noi Valle d'Aosta vogliamo fare la nostra parte. Il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie è disciplinato dalla legge n. 109/1996, che prevede l'assegnazione dei patrimoni e delle ricchezze di provenienza illecita a quei soggetti, associazioni, cooperative, Comuni, Province, Regioni in grado di restituirli alla cittadinanza tramite servizi e attività di promozione sociale. Al 31 dicembre 2008 i beni confiscati alla criminalità sono 8.446, di cui già più del 50 percento destinati per finalità sociali o istituzionali; molti, la gran parte di quei beni si trovano nelle quattro regioni meridionali, ma, tranne la Valle d'Aosta e l'Umbria, anche le altre regioni hanno la disponibilità di beni immobili confiscati: il Piemonte 102 e la Liguria 18. Perché allora non studiare la possibilità di trasformare, in accordo con un Comune di quel territorio, con più Comuni, con la Regione, con la Provincia e con il Commissario straordinario del Governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle mafie, di trasformare una terra di mafia in un'azienda che opererà nel settore agroalimentare, ad esempio, o lattiero-caseario, o vitivinicolo; una fattoria didattica sperimentale al servizio dello sviluppo eco-sostenibile del territorio, con attività di turismo responsabile e l'uso di tecnologie produttive innovative. Una fattoria anche bioenergetica, in grado di produrre energia da fonti rinnovabili, fortemente attenta alla salubrità e qualità dei prodotti e del territorio e alla formazione lavorativa dei giovani. Fantasia? No, perché ci sono già esempi concreti: le Terre di Don Beppe Diana, o il Ciliegio della Fondazione San Vito Onlus istituita dalla Diocesi di Mazzara del Vallo e sostenuta anche da Vodafone Italia. Fantasia? No, perché anche "La Stampa", se avete visto, domenica scorsa 12 luglio ha posto in primo piano, nelle due pagine, la concreta possibilità, anzi il tentativo da parte dello Stato sempre di più del riutilizzo dei beni confiscati, riaffermando così il principio della legalità. Ci rendiamo benissimo conto che gli esempi citati prima non sono facilmente riproducibili, ma perché non provarci anche in piccolo? Non è una cosa semplice, ma se c'è la volontà politica, si può cominciare a programmare innanzitutto una serie di azioni di conoscenza, verificare l'effettiva praticabilità; azioni di conoscenza propedeutiche allo studio di un progetto di fattibilità ovviamente d'intesa con tutti i soggetti istituzionali, in particolare i Comuni o il Consorzio di Comuni a cui è demandata la gestione dei beni confiscati.

Président - La parole au Président de la Région, Rollandin.

Rollandin (UV) - Grazie, Presidente. Il tema che è stato evocato dal collega Rigo credo sia sempre di attualità e di grande importanza, quindi è giusto che vi siano le sottolineature che sicuramente condividiamo sia nell'ambito dell'impegno per combattere la mafia, sia nell'ambito dello sforzo fatto dai magistrati impegnati in prima linea, in particolare la figura a questo proposito non solo per l'ultimo libro "Le due guerre" come è stato citato di Giancarlo Caselli, ma di tutti gli altri magistrati che hanno perso la vita per questa lotta alla mafia. Tutti gli anni in Valle celebriamo il ricordo importante di Borsellino per quanto riguarda proprio la lotta alla criminalità organizzata. Credo che su questo sia corretto dire che in questi ultimi tempi non a caso si è associata la lotta alla mafia con la lotta che drammaticamente si sta portando avanti in Afghanistan per ridurre il terrorismo in quella zona, sono due lotte particolari, difficili, lunghe che devono essere affrontate con metodo e continuità, perché è difficile che vi siano successi solo con azioni estemporanee; in questo senso credo che vada tutto l'impegno necessario.

Venendo alle due domande principali, per quanto riguarda in particolare la prima, devo dire che sull'inchiesta, come è evidente, non possono essere date informazioni che sono riservate, in quanto è ancora in corso. Per quanto riguarda l'aggiornamento su quanto era stato detto per la criminalità organizzata, è apparso e credo che purtroppo sotto questo profilo sia abbastanza evidente che vi siano tentativi di infiltrazione anche in Valle d'Aosta; non lo abbiamo mai escluso, abbiamo detto che al momento non ci sono casi eclatanti o clamorosi di ulteriori segnalazioni che vadano nella direzione dell'acuirsi del fenomeno. Sappiamo che ci sono anche collegamenti con le zone dove c'è maggiore presenza di denaro, lo abbiamo detto, senza escludere che i controlli che vengono fatti al Casinò vanno in questa direzione; sono difficili, sono a volte un po' particolari, ma devono essere fatti, la lotta all'antiriciclaggio, la lotta che viene fatta per l'individuazione, che è metodica, di quelli che frequentano la Casa da gioco è fatta per evitare che vi siano possibili infiltrazioni in questo ambito di unità mafiose. La stessa cosa viene fatta quando riuniamo il Comitato per l'ordine e sicurezza pubblica, che è presieduto dal sottoscritto, c'è un'analisi puntuale della situazione e ad oggi posso dire che non ci sono novità particolari nell'ambito dell'informazione già a suo tempo data.

Per quanto riguarda il secondo punto che è altrettanto interessante, ossia il fatto che ci sono state azioni di confisca importanti dei beni di persone che sono state riconosciute come aderenti a questo sistema mafioso nelle sue varie concatenazioni, siciliana e calabrese, o di altra natura, non necessariamente legate alle Regioni, si fa riferimento alle Regioni, perché lì il sistema è più evidente e purtroppo più consistente, per quanto riguarda quindi il problema del sequestro dei beni che avviene ai sensi della legge n. 109, che ripone queste proprietà a disposizione dei Comuni che vedono interessato il bene stesso, sono stati giustamente sottolineati i casi di presenze di beni confiscati anche nel vicino Piemonte e Liguria. Noi abbiamo preso contatti con l'Amministrazione regionale per capire qual era il coordinamento che veniva fatto, ad oggi c'è ancora un legame molto debole, ossia sono i Comuni che stanno facendo le procedure per poter poi utilizzare questi beni. Ora, per parte nostra siamo disponibili ad un eventuale coinvolgimento, sempre rispettando l'autonomia della decisione: evidentemente ci deve essere la disponibilità del Comune che, quando vi sia un'iniziativa che... voglio ricordarlo, sicuramente in alcune è più facile che vi sia una collaborazione per ottenere alcuni risultati e sottolineo in particolare quello che è stato espresso dal collega Rigo, sulla presenza di attività che siano mirate ai giovani, alla formazione, ad un intervento che possa formare i giovani e prevenire il fenomeno nel futuro... quindi, sotto questo profilo, da parte nostra c'è la disponibilità evidentemente nel momento in cui vi è il coinvolgimento volontario da parte dei Comuni interessati; questo perché già la legge non lo prevede, ma non è immaginabile che vi sia da parte nostra una prevaricazione di quelle che sono oggi le competenze dei Comuni interessati.

Per quanto ci riguarda, quindi ci riconosciamo in molte delle considerazioni che sono state fatte e in tutte le considerazioni di ordine politico che sono state fatte nell'ambito della lotta alla mafia, possiamo ribadire che l'impegno è totale anche di tutte le forze dell'ordine, a tutti i livelli, che lavorano in Valle anche in coordinamento con le forze nazionali che, come abbiamo visto, negli ultimi tempi hanno avuto successi importanti nell'ambito della possibilità di ridurre almeno il fenomeno mafioso nelle sue varie concatenazioni. Grazie.

Président - La parole au Conseiller Rigo.

Rigo (PD) - Grazie, Presidente. Indubbiamente sono giuste, corrette le parole che ha detto il Presidente. Lo ringrazio anche sulle informazioni e sulla precisazione rispetto alle notizie in possesso della Presidenza sulle ricadute del fenomeno mafioso in Valle d'Aosta e sulla continua attenzione tempestiva rispetto a questo pericoloso fenomeno. Cogliamo anche positivamente la disponibilità della Presidenza di verificare, dove è possibile ovviamente, una collaborazione con Comuni, Regioni o Province interessate a gestire uno dei tanti beni confiscati alla mafia. Ringraziamo per la disponibilità data a percorrere questa via. In queste settimane come gruppo abbiamo cominciato a raccogliere della documentazione e dei contatti, quindi il nostro gruppo è disponibile a dare tutto il contributo possibile in questo senso. Ci piacerebbe discutere di queste cose fra alcuni mesi e poi la sede della Commissione potrebbe essere quella più adatta per verificare nel concreto se tale disponibilità può "avere le gambe". Grazie.