Oggetto del Consiglio n. 557 del 20 maggio 2009 - Resoconto
OGGETTO N. 557/XIII - Interpellanza: "Interventi finalizzati alla riduzione dei danni causati alle coltivazioni da animali selvatici e alla corresponsione di un equo indennizzo".
Interpellanza
Appreso che nel comune di Montjovet e nei comuni limitrofi si segnalano ingenti danni alle coltivazioni e alle proprietà a causa di animali selvatici;
Preso atto che analoghi problemi riguardanti i comuni di Aymavilles e Gressan erano già stati resi pubblici dagli organi di informazione;
Tenuto conto che la possibilità di indennizzi e risarcimenti è di modesta entità e riguarda solo le aziende agricole, e non le piccole proprietà dei non agricoltori a tempo pieno;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
l'Assessore competente per sapere se intenda intervenire per ridurre l'entità dei danni e consentire un indennizzo più equo a tutti, al fine di non esasperare il rapporto tra uomini e animali.
F.to: Donzel - Rigo
Président - La parole au Conseiller Donzel.
Donzel (PD) - Presidente, cari colleghi, all'Assessore non risulterà nuovo tale tipo di argomento, sicuramente è già stato oggetto di riflessione e di approfondimento da parte di questo Consiglio regionale; eppure a noi premeva riportarlo all'attenzione in questo particolare momento, perché intanto bisogna evidenziare che la situazione non è quella di alcuni anni fa. Continua la crisi del settore agricolo e lo testimonia il fatto che continua a diminuire il numero delle aziende che praticano l'agricoltura: questo è un dato ineccepibile, in qualsiasi regione il calo del numero di aziende è uno degli indici più evidenti che testimoniano la crisi di un settore. L'altro dato che rappresenta un po' la novità di questo nostro ragionamento è dato dalla crisi economica: sempre più la crisi economica rende necessario per molte famiglie valdostane la necessità di ricorrere a fonti di reddito alternative, fra queste c'è la coltura dell'orto, ci sono dei campi da coltivare. Forse qualche anno fa l'attività aveva un carattere quasi hobbistico, vi invito a riconsiderare questa cosa, perché oggi con stipendi bassi, con persone che hanno solo lavori stagionali, con persone che perdono il posto di lavoro, queste cose che avevano forse un carattere hobbistico stanno diventando decisamente importanti per alcune famiglie, stanno diventando una fonte di reddito che permette di resistere in un momento difficile e quindi andrebbero prese in seria considerazione. Mi preoccupa altresì che in alcuni casi, di fronte alle lamentele della popolazione rispetto ai danni, si sia risposto in modo molto generico: "è sufficiente fare una recinzione". Chiunque sia un esperto, come naturalmente so essere lei e i tecnici del suo Assessorato, sa benissimo quali salti può fare un capriolo, quindi una normale recinzione è assolutamente insufficiente a proteggere le colture. Cosa accadrebbe della Valle d'Aosta se qualcuno si mettesse a fare recinti dappertutto alti due metri, anche dal punto di vista paesaggistico... quali autorizzazioni sono necessarie per procedere a questo tipo di strutture? Ci vogliono vere e proprie autorizzazioni anche da parte dei Comuni... non è che tutti si mettono a costruire recinti enormi e a trasformare il paesaggio della Valle d'Aosta in un recinto fatto anche con materiali alle volte non idonei, pericolosi! L'altro elemento è che molte risorse... l'Amministrazione ha speso per formare i cacciatori alla caccia selettiva, ma mi risulta che le regole attualmente in vigore non consentono proprio questa caccia selettiva, anzi in molti casi sono talmente complicate che non è possibile assolutamente per molti riuscire a praticare l'attività venatoria nel rispetto dell'ambiente e della tutela del patrimonio faunistico.
Vorrei infine, per concludere, mettere in luce un aspetto che è quello che si chiama rischio dell'esasperazione, che è quella "cosa" per cui, quando la politica - come diceva prima anche su un altro argomento la mia collega Fontana - non dà risposte, la gente poi si esaspera e compie degli atti inconsulti, ma questo per esasperazione e non per cattiveria insita nella popolazione. Si costruiscono quindi trappole pericolosissime, inadeguate, che messe in alcuni siti potrebbero essere dannose anche ai singoli cittadini, o immaginatevi un turista che finisce in un laccio o cose di questo tipo! Dobbiamo evitare che la gente sia esasperata e vada a fare tali azioni inconsulte. Spero che evitare queste cose... eviti anche che qualcuno si possa mettere a sparare ad un capriolo quando non ha le autorizzazioni o cose di questo tipo. Per evitare tali cose penso che prevenire sia la cosa più giusta, quindi trovare dei meccanismi che permettano da una parte di indennizzare adeguatamente quando è stato fatto un danno e tener conto che a subire questi danni oggi sono anche dei soggetti che non hanno la titolarità di agricoltore, ma che di quell'attività oggi hanno necessità proprio per la vita quotidiana. Grazie.
Président - La parole à l'Assesseur à l'agriculture et aux ressources naturelles, Isabellon.
Isabellon (UV) - Grazie, Presidente. Il fenomeno è ben noto, nel senso che una considerazione generale può essere fatta sul fatto che in Valle d'Aosta il patrimonio faunistico sia molto ricco e particolarmente consistente. Questa abbondanza, pur essendo molto interessante dal punto di vista naturalistico e ambientale, ha conseguenze importanti sulle attività umane, in particolare sulle coltivazioni e sui fondi agricoli, causando danni di notevoli proporzioni in certe situazioni, anche se magari circoscritte e puntuali. Inoltre, e questo è da rilevare, l'inverno appena trascorso, particolarmente rigido e nevoso, ha creato delle condizioni ideali affinché gli animali si concentrassero nei territori di fondovalle, provocando di conseguenza maggiori danni alle coltivazioni situate in queste zone. Ne sono un esempio quelle situazioni citate nelle premesse dell'interpellanza, nei territori dei comuni di Aymavilles, Villeneuve e Saint-Pierre, causate dalla ricerca di cibo da parte di cervi e lepri; poi l'altezza della neve ha portato a rendere inefficaci anche delle protezioni basse per le lepri, che naturalmente vanno bene in situazioni normali, ma chiaramente non quando l'altezza della neve è più elevata del solito.
L'Amministrazione regionale, al fine di contenere il più possibile questo fenomeno, ha intrapreso due programmi: il primo riguarda essenzialmente la calibrazione dei piani di abbattimento, che vengono stilati ogni anno in base agli animali censiti sull'intero territorio regionale ad esclusione dei parchi, naturalmente, al fine di equilibrare le popolazioni di selvatici con il territorio in cui vivono; il secondo comprende appositi piani di controllo per le specie cinghiale e ghiandaia - previsti dalla legge n. 157/1992 e anche dalla legge n. 64/1994, che è la nostra legge, articolo 18 -, preventivamente devono essere autorizzati dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l'ex INFS, che prevedono un'attività di contenimento e diminuzione del numero di animali effettuata durante l'anno, quindi anche non in periodo di caccia, sia dal personale del Corpo forestale della Valle d'Aosta, sia da cacciatori appositamente formati (quelli che venivano citati credo nell'illustrazione dell'interpellanza). Nonostante queste misure, si registrano comunque danni a volte importanti, causati soprattutto dal cinghiale e dalla ghiandaia che vengono normalmente indennizzati dalla Regione. Qui è importante dire che in questi giorni stiamo predisponendo il calendario venatorio e naturalmente, a seguito dell'individuazione di concentrazioni di animali che si sono verificate anche negli ultimi tempi, si vanno a modificare anche le aree a caccia specifica. Vi cito solo un esempio: per l'unità di prelievo della specie cervo, la CE11, la giurisdizione forestale di Arvier-Villeneuve, a questa verranno, su proposta del Comitato caccia, ma anche su indicazione dei nostri uffici, aggiunti Aymavilles e il territorio del comune di Sarre, perché questo è un modo di procedere dinamico, ma comunque attento alle evoluzioni delle presenze sul territorio e i censimenti si fanno proprio a tale scopo; vi cito solo questo, ma vale anche per altre situazioni nella bassa Valle. Le modalità di definizione e i criteri per l'accertamento e la valutazione dei danni provocati dalla fauna selvatica, sempre ai sensi della legge n. 64/1994, sono disciplinati da un regolamento regionale: il n. 7/1995. Questo regolamento prevede che il risarcimento avvenga in presenza di "danni subiti dai frutti pendenti; danni arrecati alle coltivazioni agrarie ed alle opere di miglioramento fondiario...; perdita di produzione o danni alle strutture di aziende agricole...". Uno dei punti cardine per l'ottenimento del risarcimento è, come previsto dall'articolo 2 lettera b), il ripristino dell'efficienza produttiva della coltivabilità dei terreni; questa quindi è una condizione necessaria affinché si possa procedere al risarcimento. Inoltre il regolamento di cui sopra non esclude in alcun modo i piccoli proprietari, questo è importante dirlo, perché l'estensione diciamo dell'attenzione, pur nel rispetto della condizione detta in precedenza, è estesa anche a chi non è titolare di azienda agricola, men che meno a tempo pieno; finora - se l'ammontare del danno supera euro 51,62 (fa un po' strano questa cifra, ma si riferisce alle vecchie 100.000 lire) - sono sempre stati indennizzati purché facciano le dovute richieste, le segnalazioni alla stazione forestale, il sopralluogo e quello che è necessario, perché può anche succedere che qualcuno, non essendo informato, non fa le segnalazioni dovute, perché poi, a seguito dell'informazione alla stazione forestale, c'è il sopralluogo dei nostri tecnici che vanno a valutare l'entità del danno e il costo del recupero. L'invito a tutti i componenti del Consiglio, in particolare a chi ha avuto delle segnalazioni, è quello di sollecitare che queste situazioni vengano evidenziate nelle sedi opportune. Va sottolineato infine che l'entità del risarcimento è calcolata in base a tabelle aggiornate ogni anno, che riscontrano l'andamento dei prezzi di mercato, valutando i danni effettivamente subiti, le eventuali perdite di produzione e gli eventuali ripristini. Un appunto che viene fatto normalmente dal piccolo proprietario, dal piccolo produttore, da chi ha solo un campo di patate o cose del genere, è: "sì, d'accordo, voi mi pagate un quintale di patate, ma io sul mercato non trovo le stesse patate che erano quelle mie, coltivate e seguite con attenzione". Evidentemente noi non possiamo non riferirci a valori di mercato, perché sarebbe difficile andare a quantificare il valore aggiunto di quello che può essere il valore reale anche di patate che uno sa come le coltiva e come le gestisce, su questo aspetto non possiamo dare delle risposte in più, è evidente.
Occorre infine evidenziare che è attualmente in atto la revisione della legge n. 64/1994, della legge sulla caccia, la quale andrà a definire in maniera più puntuale e determinante le modalità per il risarcimento dei danni causati dalla fauna selvatica, ma soprattutto incentiverà l'adozione da parte dei conduttori dei fondi agricoli di adeguate misure di prevenzione. Io lo sottolineo questo, perché non bisogna neanche banalizzare le indicazioni di fare della prevenzione, perché molto spesso - abbiamo fatto anche degli esperimenti sul territorio - il fatto di andare ad individuare delle zone più vocate e fare anche delle recinzioni - chiaramente non su tutto il territorio, ma in situazioni specifiche - permette di tamponare a volte una situazione che è quella che si crea quando soprattutto si ha un campo qui e un campo là, è quasi un'istigazione a delinquere per i cinghiali trovare un campo, magari in mezzo all'incolto, ben coltivato e chiaramente questo... Cito allora solo il caso della zona di Abaz di Challand, dove è stata individuata una zona dove tutti vanno a mettere i campi di patate, si è fatta una recinzione elettrificata sperimentale, che poi viene riconosciuta attualmente con la possibilità anche di contribuzioni al consorzio o ai singoli associati. L'Assessorato dell'agricoltura, a seguito di segnalazioni giunte nel mese di marzo, relative alla frutticoltura, si è attivato effettuando capillari e tempestivi sopralluoghi sul territorio, al fine di effettuare una prima stima dei danni. Questi sopralluoghi sono stati eseguiti in collaborazione con le guardie forestali e i tecnici dell'Ufficio fauna, a cui sono stati inoltre forniti i dati elaborati dall'Institut agricole per valutare i danni delle mancate produzioni sui meli e per stabilire le spese massime ammissibili nel caso di nuovi impianti; questo in particolare nelle zone di Saint-Pierre, Villeneuve, Introd, Aymavilles e Jovençan.
Per concludere le zone della bassa Valle, comune di Montjovet e comuni limitrofi. Qui abbiamo una situazione puntuale che corrisponde ai danni evidenziati ai nostri tecnici di zona e alle stazioni forestali: ad esempio, comune di Bard, vigneti lungo la statale n. 26, danni da cinghiale; comune di Hône, mayen Pourcil e limitrofi, danni da cinghiale; comune di Arnad, mayen Echallogne nella parte alta danni da cinghiale, mayen Arsines, danni da ungulati, ecco qui due richiedenti presenteranno anche domanda preliminare all'Ufficio attrezzi; attualmente l'Ufficio attrezzi dell'Assessorato ha stabilito una procedura per la presentazione di domanda preliminare per recinzione a difesa delle colture da fauna selvatica, in accordo con l'Ufficio flora e fauna, questo dal 2009, quindi è recente. Comune di Champdepraz, il Parco regionale di Mont Avic segnala grossi danni dei cinghiali ai pascoli dell'alpeggio Prà Oursiè, mayen de Gettaz e Fiusey danni da cinghiale, come anche nel fondovalle; il parco in questo caso è parte attiva, in quanto deve provvedere per compiti a lui assegnati per l'individuazione e il pagamento dei danni relativi a danni da fauna selvatica. Comune di Montjovet, mayen Guat Bergi, passaggi ripetuti di cinghiali con danni evidenti, probabilmente arrivano da queste zone le segnalazioni. Comune di Challand-Saint-Victor, la zona di Bonot, danni da cinghiale alla cotica, ai frutteti e sulle foraggere danni da ungulati. Per finire, nel comune di Châtillon nell'alpeggio di Nuarsaz danni da cinghiale alla cotica erbosa e di ungulati alla ricaccia primaverile, presentata domanda alla caserma forestale. Tutte queste situazioni sono oggetto di verifica, controllo e anche successivamente riconoscimento dei danni, con le regole che vi dicevo prima. Naturalmente i piani di controllo per i cinghiali mettono da una parte in evidenza le situazioni di maggior rischio e permettono di andare ad intervenire in maniera "chirurgica" con gli interventi in particolare in queste zone; per esempio, ci sono situazioni dove c'è più rischio, tipo l'alpeggio di Brenve di Issogne, dove c'è un alpeggio ben tenuto, ben curato, in mezzo ad una zona di bosco e chiaramente questa è una zona a maggior rischio, però le uscite nei piani di controllo vengono concentrate in particolare su tali situazioni. L'invito è quello di veicolare le informazioni in particolare sulla necessità di andare ad informare le stazioni forestali e i tecnici di zona, che in questo caso è il tecnico di zona che ha fatto la relazione, per quel che riguarda l'individuazione dei danni in tempi rapidi, perché anche gli interventi possono essere esattamente corrispondenti alla necessità, soprattutto per le battute al cinghiale e poi per la valutazione dei danni stessi, perché se si va dopo un mese, chiaramente la situazione non è più la stessa.
Si dà atto che dalle ore 10,21 assume la presidenza il Vicepresidente André Lanièce.
Presidente - La parola al Consigliere Donzel.
Donzel (PD) - Ringrazio l'Assessore per la chiarezza con cui ha esposto questi dati, mi pare che si condivida la nostra preoccupazione e in qualche modo un segnale viene dato rispetto al fatto che, rispetto ai piani caccia, si farà una piccola riflessione; probabilmente quello che è stato fatto va in parte rivisto, quindi avevamo sottolineato bene quel punto. Mi rimangono alcune perplessità rispetto ad alcune questioni. Sappiamo che esistono zone come quella che lei ha indicato di Challand, dove si possono operare delle concentrazioni di coltivazione, sono degli esempi da cercare di estendere, ma non è così dappertutto. Resta il fatto che, rispetto ad alcune indicazioni tempestive, noi sappiamo che... e lei giustamente ci ha fatto un elenco molto dettagliato che riguarda soprattutto i danni da cinghiale, perché il cinghiale solleva la zolla, la rivolta, quindi il danno è visibile e permanente anche per mesi, ossia se non interviene l'agricoltore o l'allevatore a sistemare il terreno, quell'area rimane addirittura semi-incolta anche per anni, quindi è chiaro che lì il danno è percepibile. Il cinghiale poi fa danni tali nelle zone dove bisogna ricorrere ancora all'irrigazione tradizionale, riuscendo addirittura a rompere e ad alterare il corso dei ru tradizionali, quindi è chiaro che lì si tratta di danni evidenti. Diventa invece molto più difficile quella tempestiva segnalazione di cui diceva lei, rispetto a certi ungulati, perché ad esempio nella Valle del Grande quando un branco di cervi arriva in un prato e si ferma a pascolare, soprattutto in primavera quando l'erba sta crescendo, non sempre il danno è così percepibile a distanza di alcuni giorni... quindi il danno è enorme perché il cervo sfalcia la parte migliore del pascolo, certamente uno potrà tornare a pascolare con i capi, ma il risultato non sarà quello che se il cervo non fosse passato. Questi sono danni oggettivi che vengono ripetutamente sottolineati anche dagli agricoltori, quindi non è che non ci sono le segnalazioni, ci sono, ma è evidente che in tale fase, rispetto al numero di questi selvatici, gli indennizzi sono assolutamente insufficienti ad arginare tale tipo di danno, dunque bisognerà sicuramente continuare a fare una riflessione anche in quella direzione.