Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 502 del 15 aprile 2009 - Resoconto

OGGETTO N. 502/XIII - Interpellanza: "Situazione delle strutture alberghiere valdostane inutilizzate".

Interpellanza

Nelle ultime settimane si è diffusa la notizia della prossima chiusura di importanti strutture alberghiere in Aosta;

In altre località della Valle sembrano ugualmente essere aumentate le strutture ricettive inutilizzate per cessata attività. Sempre più spesso si fa così strada l'idea che tali strutture siano da riconvertire in alloggi di civile abitazione e, in particolare, in seconde case, con un consistente depauperamento del patrimonio alberghiero regionale;

i sottoscritti consiglieri regionali

Interpellano

l'Assessore al Turismo per sapere:

1) quante strutture alberghiere risultino attualmente chiuse in modo permanente rispettivamente in Aosta e nel resto della Valle e quanti posti letto siano così inutilizzabili nel patrimonio alberghiero aostano e valdostano;

2) se la Giunta ritiene che l'incremento volumetrico che si propone di concedere alle strutture alberghiere, attraverso le iniziative legislative recentemente proposte, debba essere fruibile anche da parte di alberghi già chiusi o comunque destinati a non proseguire la loro attività.

F.to: Louvin - Bertin - Chatrian - Patrizia Morelli

Président - Il a été présenté de la part du Parti Démocratique un sub amendement au projet de loi n° 21, qui amende l'amendement 2 de la II commission. Cela revient du fait que groupe n'a pas de conseillers à l'intérieur de la II commission.

La parole au Conseiller Louvin.

Louvin (VdAV-R) - Grazie, Presidente. Abbiamo registrato in questi ultimi tempi con molta preoccupazione notizie di chiusure di ulteriori strutture alberghiere, in particolare per quanto riguarda la città di Aosta. Lo spunto principale è dato dalla notizia di poche settimane fa, per cui un importante albergo aostano - la questione è di dominio pubblico per cui ritengo lo si possa citare tranquillamente - il Class Hôtel alle porte di Aosta, ex Valle d'Aosta, uno dei cinque a quattro stelle della città di Aosta, si appresterebbe a chiudere definitivamente i battenti per una trasformazione edilizia, che lo renderebbe funzionale ad alloggi di civile abitazione. Si parla di 48 alloggi, negozi, parcheggi e quant'altro.

Non è questo il primo né sarà l'ultimo caso di alberghi che sono trasformati, alcuni avendo perso la loro funzione, ma altri perché oggettivamente siamo di fronte a una crisi di remuneratività del settore alberghiero rispetto ad investimenti di cospicua dimensione, e questo non può non creare allarme, tanto più quando si ipotizzano o si lanciano iniziative singole o iniziative di legge, tese alla riqualificazione del settore alberghiero. Abbiamo ritenuto doveroso chiedere all'Assessore dei lumi su questa materia, sapere con precisione intanto a quanto ammonta il patrimonio edilizio alberghiero inutilizzato, parliamo di chiusure di lungo periodo ovviamente, e a quanti posti letto rinunciamo ogni volta che il gestore di un albergo mette le chiavi sotto lo zerbino e cessa la sua attività.

Ci sembra che anche altre località siano interessate da situazioni di questo genere, abbiamo una volumetria edilizia molto rilevante impegnata in questo settore e oggi inutilizzata. Se il problema fosse di carattere transitorio, sarebbe sicuramente meno grave; abbiamo però la sensazione che siamo di fronte a una problematica che ci investe da tempo e che pregiudica le possibilità di rilancio economico di questo settore. Qui siamo di fronte al nodo della maggiore remuneratività di immobili, a seconda che se ne faccia un uso economico produttivo di tipo alberghiero oppure di tipo puramente residenziale. In particolare il grande avversario, non tanto in Aosta quanto nelle località turistiche maggiori, della politica alberghiera è la trasformazione in seconde case, quanto di più comodo ci possa essere nel fare di una bella struttura, che può anche aver in passato approfittato giustamente di incentivi economici e di incentivi volumetrici per la sua espansione, degli alloggi di abitazione. Sappiamo anche, perché il tema non è nuovo alle conoscenze degli operatori del settore, come a volte le stesse residenze turistiche alberghiere siano una fase intermedia attraverso la quale si arriva a uno smembramento totale delle strutture stesse.

Questa è la nostra inquietudine, che si ricollega - come abbiamo formulato in maniera esplicita nella seconda parte del quesito che rivolgiamo alla Giunta - anche alle scelte che verranno fatte nelle prossime settimane, conseguenti a una iniziativa di legge, che potrebbe rendere anche fruibili incentivi cospicui sul piano della volumetria a beneficio degli alberghi, anche da parte di strutture che ormai hanno determinato la loro chiusura e deciso di interrompere la loro attività. Questo è il nodo della questione, Assessore, credo che le sia chiaro e ci auguriamo che altrettanto nette siano le sue risposte su un tema, che non penso sia di natura solo effimera, legata a questi eventi, ma che sia un nodo strutturale dell'economia valdostana, del settore turistico e anche del futuro sviluppo della regione.

Président - La parole à l'Assesseur au tourisme, aux sports, au commerce et aux transports, Marguerettaz.

Marguerettaz (UV) - Merci, M. le Président. Nell'ambito dell'interpellanza c'è una premessa in cui si fa un'affermazione, ma più che una rappresentazione, un dato, si dice: sempre più spesso si fa strada l'idea che tali strutture siano da riconvertire in alloggi di civile abitazione e, in particolare, in seconde case. É una idea, perché nel fare un'affermazione di questo genere, bisognerebbe probabilmente, se era questo l'oggetto dell'interpellanza, dare dei numeri. Ma se sono delle idee, le idee non sono misurabili. Cercherò di dare contezza del fatto che idee sono e idee rimangono, nel senso che oggi abbiamo contezza di un'operazione che è quella della chiusura del Class Hôtel, 104 camere, 208 posti letto; non abbiamo ricevuto e non abbiamo nessuna comunicazione ufficiale di altre chiusure. Ad oggi l'unico dato che riusciamo a riscontrare è questo.

Sicuramente il nodo alberghiero è un nodo centrale rispetto alla nostra offerta turistica. Lei ha parlato sopratutto della città di Aosta, e il fatto che l'offerta alberghiera della città di Aosta meriti di essere migliorata è un dato condiviso. Rispetto ai numeri, perché lei chiede quante strutture alberghiere risultino attualmente chiuse in modo permanente rispettivamente in Aosta e nel resto della Valle, questo è il dato che riusciamo a darle. Oggi peraltro il Class Hôtel è ancora aperto, in divenire c'è questo progetto di chiusura.

Rispetto al quadro generale....

(Interruzione del Consigliere Louvin, fuori microfono)

...questo è il dato che io ho, i miei uffici mi hanno dato questo dato, rispetto questo diligentemente, quindi questo è il dato che ho.

É bene informare preliminarmente che il numero degli alberghi e dei relativi posti letto oscilla di anno in anno e che ogni valutazione in merito deve prendere in considerazione non solo le chiusure, ma anche le nuove aperture nonché le ristrutturazioni, che magari implicano una chiusura temporanea, gli ampliamenti e i passaggi di categoria che spesso, a fronte di un'eventuale diminuzione dei posti letto, comportano un elevamento della qualità e un conseguente aumento del tasso di occupazione. Frequentemente infatti le dinamiche strutturali degli alberghi sono conseguenza delle mutate esigenze della domanda di ospitalità, una riduzione della capacità ricettiva può essere il risultato di un aumento degli spazi destinati al cliente, fattore qualitativo oggi riscontrabile pressoché in tutti i quattro stelle operanti in valle.

Dal punto di vista dei dati, che sono le uniche cose che rimangono, i dati relativi alla capacità ricettiva complessiva alberghiera ed extralberghiera della Valle d'Aosta nel periodo 2004-2008 evidenziano una sostanziale stazionarietà dei posti letto ricettivi complessivi. Ad oggi il solo patrimonio alberghiero della valle consta di 494 esercizi, con 11.159 camere, 25.320 posti letto; nel 2004 erano 491 esercizi con 11.257 camere e 25.412 posti letto. Nel 1999 risultavano attivi 484 esercizi con 11.082 camere e 22.902 posti letto. Allora, collega Louvin, siamo partiti dal 1999 e siamo arrivati al 2009, lei ha tracciato un quadro drammatico dove tutti gli alberghi stavano chiudendo. Le ho preso dei dati quando lei ancora era in Consiglio nel 1999, sono arrivato al 2004, sono saltato al 2009, il quadro è sostanzialmente immutato. Quindi tutto questo degrado che lei ha descritto... Sicuramente non vogliamo nasconderci come gli struzzi: questo è un momento difficile e proprio per questo vogliamo intervenire per dare delle risposte, ma non è che ci svegliamo oggi.

Sempre per dare dei dati, come risulta con netta evidenza non sono presenti variazioni significative negli ultimi dieci anni. Per quanto riguarda il comune di Aosta si fa presente che dal 2004 ad oggi risultano cessate le attività di tre sole aziende alberghiere, per un totale di 118 posti letto. A titolo esemplificativo nel solo anno 2008 sono nate in Valle d'Aosta dieci nuove aziende alberghiere, con 381 posti letto, contro 7 chiusure, di cui una sola nel comune di Aosta, con una perdita di 300 posti letto, e un saldo positivo di 81 posti letto: testimonianza concreta che le nuove aperture, peraltro coincidenti con aziende generalmente di alto profilo, così come oggi impone il mercato, compensano ampiamente le chiusure. È un quadro dove c'è ancora un interesse; dobbiamo fare di tutto, ecco qual è lo sforzo del governo, affinché questo interesse trovi delle condizioni assolutamente favorevoli.

Nella seconda domanda, dove fa riferimento al disegno di legge, la citata proposta di disegno di legge è da considerare come uno strumento di chiarificazione generale rispetto alla problematica della riqualificazione e del potenziamento delle strutture ricettive alberghiere, individuando esplicitamente nell'articolo 90 bis, comma 2, lettera a e b, le fattispecie: oltre agli alberghi esistenti classificati attivi, titolati ad ottenere sia pure in via transitoria ovvero fino al momento dell'adeguamento del piano regolatore i benefici di legge, le strutture che pur avendo ottenuto la classificazione regionale ai sensi del 33, autorizzazione comunale di esercizio, non siano in attività, o la cui attività sia temporaneamente cessata purché non ne sia mutata la destinazione d'uso; le strutture in fase di realizzazione alla data del 31 marzo 2009 assentite dalla concessione edilizia con espressa destinazione alberghiera. Quindi la sfera di interesse è esclusivamente nei confronti degli alberghi, nessuna intenzione di agevolare operazioni immobiliari di altro genere, ma solo in ambito alberghiero.

Rispetto a questo, collega Louvin, la Giunta si è mossa per dare una migliore interpretazione, ma è una disposizione che c'era già nell'ambito dell'ordinamento, in modo diverso ma è l'articolo 27 della legge regionale 24 dicembre 2007, il cosiddetto omnibus, che prevedeva delle formule per poter dare delle risposte a un settore che richiedeva con forza delle disposizioni. Come ogni legge, dobbiamo misurarci e capire se siamo riusciti a cogliere l'intendimento e con l'applicazione di questa norma è emersa la necessità di ulteriormente affinarla per dare delle risposte a questo settore, che negli ultimi dieci anni non è indietreggiato, anzi, anno per anno, le ho citato l'anno 2008, ha dato segnali di importante vivacità, pur nella difficoltà contingente (crisi economica, restrizioni).

Qua c'è la voglia di dare delle risposte a chi vuole investire nella qualità, e per fortuna c'è chi vuole dare risposte alla clientela, ampliare le camere, ampliare gli spazi che sono richiesti; quindi oggi per dare una risposta a cinquanta camere ci vogliono più spazi rispetto a prima. Noi dobbiamo farci carico di questo problema e dobbiamo dare agli imprenditori la possibilità di dare delle risposte in questo senso. Quindi nessuna voglia di favorire delle operazioni immobiliari, di favorire la costruzione o la conversione di seconde case. Lei giustamente l'ha messa nella sfera delle idee della sua presentazione, io voglio assicurarle che questa rimarrà una idea e che le intenzioni del governo non sono assolutamente nei confronti di questo indirizzo, ma sono l'esatto contrario: cercare di dare gli strumenti affinché le attività alberghiere siano competitive, in condizione di esercitare correttamente la loro attività.

Président - La parole au Conseiller Louvin.

Louvin (VdAV-R) - Se la proclamata ferrea volontà della Giunta di non dare spago, di non dare ossigeno a fenomeni speculativi rispondesse a verità, credo che ad una richiesta qual è quella di sapere se la Giunta ritiene che l'incremento volumetrico (parliamo di un 40 percento di aumento sulle strutture alberghiere) possa essere fruibile anche da parte di alberghi già chiusi o destinati a non proseguire la loro attività, perché non permane su di essi il vincolo alberghiero, quindi la trasformazione d'uso è consentita in tempi rapidi, sarebbe sufficiente dire: no, non lo ritiene la Giunta, quindi non si farà.

Noi temiamo, ma questa sarà materia di discussione nelle prossime settimane, in commissione e in Consiglio, che qui si stia aprendo uno spiraglio molto largo. Siamo preoccupati non perché siamo dei testoni, non in grado di cogliere le dinamiche del turismo o di sapere che le strutture alberghiere sono in costante evoluzione e richiedono maggiori spazi per la clientela: abbiamo anche noi qualche idea di cosa succeda in questo mondo, non ci è del tutto sconosciuto, anche se qui abbiamo persone che ci potrebbero tenere lezioni al riguardo. No, lo sappiamo molto bene, ma sappiamo altrettanto bene che al di là dei numeri complessivi di questo equilibrio di cui lei ha parlato nel numero dei posti letto della regione, c'è una costante creazione di nuove strutture e c'è non una rottamazione di vecchie strutture, ma c'è la perdita di veri e propri gioielli. Credo che qualcuno si ricordi cosa ha voluto dire per Aosta perdere l'Hôtel Couronne Poste nel pieno centro della città di Aosta, per farne un prestigioso immobile residenziale, dove fortunati coloro che ci abitano e ci lavorano, però si tratta di perdite molto gravi. Come credo si tratti di una perdita grave la perdita annunciata, ma non siamo, come dice l'Assessore, nel dominio delle idee: io mi riferisco a una dichiarazione del Class Hôtel che ha già mandato alla direzione regionale del lavoro e ai sindacati la lettera in cui preannuncia l'avvio della procedura di mobilità per sei dipendenti e l'intenzione di chiudere. Quindi possiamo anche disquisire sul fatto che sia aperto adesso e sarà chiuso domani, sappiamo qual è il destino annunciato di questa struttura.

A noi non preoccupa solo quella struttura, perché nel mondo dell'economia sappiamo che ci sono delle trasformazioni; a noi preme che non si creino delle condizioni che favoriscono questa trasformazione, perché è inutile che finanziamo studi e ricerche, o che incoraggiamo dei bravi ricercatori come ne abbiamo anche in Valle d'Aosta a fare degli studi su cosa si deve fare per avere successo nel settore alberghiero, e cito una pubblicazione della Università della Valle d'Aosta di poche settimane fa, che indica molto chiaramente la necessità di sorvegliare le aree progettuali e di presidiare quanto avviene a livello di destinazione. Questo vuol dire presidiare in termini di vincolo di destinazione, per quanto è possibile: quello è lo strumento negoziato che può utilizzare l'amministrazione per far sì che queste strutture, su cui tanto si investe e che a volte diventano anche insostituibili in termini di localizzazione, perché ci sono aree vaste, località turistiche dove lo spostamento da un luogo all'altro di una struttura alberghiera, la sostituzione di una con l'altra può non essere preoccupante, ma in realtà diverse ad alta urbanizzazione, come è la realtà della città di Aosta, togliere degli alberghi da luoghi strategici, me ne vengono in mente alcuni anche nel cuore della città di Aosta o in posizioni interessanti, diventa un danno irreparabile.

Allora, se sulla bilancia abbiamo una remuneratività sempre minore: io mi riferisco a una ricerca di poco tempo fa, che dice che i ricavi dell'hôtel rispetto alle camere disponibili crollano drammaticamente, a livello europeo del 6 percento. Ma lo sappiamo: anche in Aosta e nel resto della valle, questo è un dato rilevante, abbiamo dei tassi di occupazione generali che sono molto molto deboli in alcuni momenti, per cui la remuneratività immobiliare che, guarda caso è crescente invece, diventa sempre più appetibile. Allora, o su questo terreno c'è una posizione diversa da quella che lei ha manifestato, mi pare, con una certa sufficienza e una certa leggerezza, o c'è una consapevolezza diversa della sostanza di questo problema, oppure fra cinque dieci anni registreremo un impoverimento clamoroso del nostro patrimonio e non vorrei che questo venisse accompagnato da una manovra speculativa intensa, a cui l'operazione di dare quello che pomposamente è stato definito come un piano alberghi, che in realtà è solo una previsione di maggiore disponibilità di spazi, possa essere la risposta sbagliata in termini di economia generale, perché qui non parliamo di economie individuali che fanno parte delle scelte di una persona o di una famiglia, ma parliamo di economia valdostana nel suo complesso, di equilibrio delle sue risorse. Ecco, noi abbiamo questa forte preoccupazione.

L'atteggiamento che lei ha manifestato, Assessore, non tanto ci delude, ma ci preoccupa perché è segno di una grande superficialità nell'affrontare questo tema e crediamo che quando località di peso, come Courmayeur, hanno sette alberghi chiusi in via definitiva, in attesa di trasformazioni edilizie, il fatto che si pompino risorse per costruirne degli altri, rappresenti un fenomeno inquietante. Sono temi sui quali torneremo, non le annunciamo tregua su questo terreno: siamo convinti che qui la Regione abbia una partita diversa da giocare da quella che sta abbozzando in questo momento, che debba invece schierarsi risolutamente accanto a chi ha fatto dell'attività alberghiera un'attività di tipo familiare, di tipo di investimento di prospettiva, e accanto a chi intende continuare per quanto possibile questa attività, e non agevolare semplicemente trasformazioni edilizie a carattere puramente speculativo.