Oggetto del Consiglio n. 192 del 7 ottobre 1964 - Verbale

OGGETTO N. 192/64 - COMMEMORAZIONE DELL'ON.LE PALMIRO TOGLIATTI.

Il Presidente, MARCOZ, dà la parola al Consigliere Germano per la commemorazione dell'On. Palmiro Togliatti, recentemente scomparso.

Il Consigliere GERMANO dichiara quanto segue:

"È compito arduo parlare di Togliatti in un momento come questo, quando ad un mese dalla sua morte il tumulto dei sentimenti e del rimpianto è ancora vivo, quando gli echi e i dibattiti del suo ultimo scritto, il promemoria di Yalta - occupano le pagine dei giornali di tutto il mondo, quando in sostanza non si è ancora avuto tempo di fare posto alla pacatezza ed alla riflessione.

Aggiungo che non è mia intenzione, qui, di celebrare con le mie modeste parole soltanto un Dirigente Comunista, che ha fatto grande il Partito di cui si trovò alla testa per 40 anni, ma di rendere omaggio ad un grande italiano, ad un amico della Valle d'Aosta, ad un maestro singolare e geniale che educò generazioni di uomini progressivi e che lascia una traccia così profonda nella cultura d'oggi.

Che egli incarnasse in modo originale un momento così alto e unitario della storia nostra, è dimostrato oltre a tutto dal modo come il popolo italiano ha voluto rendergli l'estremo saluto, con la manifestazione di massa più straordinaria e composta che in Italia si sia certo mai visto.

La stima, il rispetto e la partecipazione al cordoglio da parte di Autorità politiche anche avverse o lontane, la interminabile sfilata davanti alla Sua bara di una anonima folla, tra la quale chi si segnava cristianamente e chi salutava coi pugno chiuso procedendo insieme, l'omaggio reso da quasi tutta la stampa nazionale ed estera, tutto ciò dimostra che la personalità di Togliatti valicava di molto l'area, pur così vasta, del Partito Comunista Italiano per elevarsi, nella coscienza di grandi masse, al livello di un Dirigente del Paese, di una grande personalità che segna di sé la storia d'Italia.

Egli volle essere coscientemente e fu il Capo di un grande movimento di masse popolari. E masse sterminate hanno reso a questo loro Capo il proprio ultimo saluto, venendo da Roma e da ogni parte d'Italia, portate non da uno sforzo organizzativo, che nessun meccanismo per quanto robusto e perfetto avrebbe potuto reggere, ma spinte dall'esigenza - che ciascuno sentiva di rendere l'omaggio estremo ad un uomo che, avendo fatto della sua vita intera una lotta, su quella stessa trincea di lotta era caduto come un eroe di antichi tempi.

Ritengo, inoltre, che l'universalità del cordoglio in Italia e nel mondo altro non sono che il coronamento degno della vita di un Dirigente che seppe elaborare una politica giusta e creare, al tempo stesso, una forza capace di farla avanzare e realizzarne, una dopo l'altra, le varie tappe.

Fondando il P.C.I., Togliatti, a fianco di Gramsci e del gruppo dell'ordine nuovo, fu ispirato certo dalla rivoluzione vittoriosa della Russia Sovietica, ma certo anche dalla esigenza di combattere in Italia una lotta che affondasse le sue radici nella nostra storia e nelle nostre tradizioni.

È singolare infatti che, a differenza dei Partiti Comunisti di altri Paesi, Gramsci e Togliatti sin dai primi tempi si sforzarono di ricercare, nella nostra struttura sociale, come erano venute storicamente formandosi nei secoli le forze originali, i punti di partenza per una profonda azione rivoluzionaria.

Un esempio chiaro lo abbiamo nel noto scritto redazionale dell'Ordine Nuovo del 1919, riferentesi alla Valle d'Aosta. Allora Gramsci e Togliatti, accennando al posto che la Valle avrebbe avuto in una Repubblica Sovietista Italiana, scriveva, fra l'altro: "...la Valle di Aosta avrebbe il Suo Consiglio composto da valdostani eletti da valdostani, uomini e donne, e questo Consiglio eserciterebbe un potere sovrano per gli affari della Valle". E, più avanti: "La Valle d'Aosta, che non è né francese né italiana ma soprattutto valdostana, deve lottare perché i nazionalisti italiani riconoscano il sacrosanto diritto di parlare e di studiare nella lingua dei suoi antenati e trattare in questa lingua gli affari politici".

Questo scritto dimostra come fin da allora, fin dagli inizi della loro attività politica (Togliatti aveva allora 26 anni e si era appena a due anni dalla rivoluzione d'ottobre) fosse presente in questi due grandi Dirigenti l'ansia e la ricerca dei motivi storici, delle idee-forza, come abbiamo detto noi successivamente, capaci di mobilitare il popolo valdostano per una lotta che facesse avanzare con i suoi diritti autonomistici anche il progresso sociale in Valle d'Aosta.

Certo Gramsci e Togliatti non riuscirono allora a sconfiggere il fascismo, che trionfava come espressione suprema del potere monopolistico e del vecchio capitalismo agrario, ma si accinsero ad un'opera di lunga prospettiva, costruendo pietra su pietra quello strumento di lotta che, contro il fascismo, avrebbe poi, negli anni successivi, attraverso una lunga e sanguinosa lotta, portato il nostro popolo ad una luminosa vittoria.

Alla morte di Gramsci nel carcere fascista, Togliatti ne raccolse l'eredità e diventò il Capo del Partito.

La sua preparazione ideologica e la sua fermezza di principi lo aiutarono grandemente in quest'opera.

Egli concepì sempre il marxismo come una guida per l'azione e per la lotta politica e non mai come un breviario per definizioni, buone per tutti gli usi.

Chiunque l'abbia conosciuto o sia un lettore attento dei suoi scritti sa che le sue citazioni dei classici del marxismo furono sempre rarissime, poiché, appunto, egli considerava la nostra dottrina come un prodotto del pensiero, dell'esperienza umana in continua evoluzione e non come un insieme di formule pietrificate.

Togliatti fu anche sempre fierissimo avversario di chi predicava che l'evoluzione, che il divenire della storia sono una fatalità ineluttabile.

Egli sempre sostenne ed agì - e riuscì a dimostrare, che elemento decisivo è in ogni momento il Partito della classe operaia: la sua preparazione, la sua azione, il grado di coscienza e di capacità che si riesce a far acquisire alla classe operaia sono i fattori che determinano lo sviluppo della rivoluzione.

Il Partito è, dunque, per Togliatti la forza che avvia il processo storico sulla strada della liberazione sociale e umana se esso sa offrire alla classe operaia ed alle masse la dottrina e l'azione politica che questo processo facciano maturare.

È con questa impostazione politica che Togliatti seppe costruire questo grande Partito Comunista, con due milioni di iscritti, con 8 milioni di elettori, che tanta parte ha avuto nella recente storia del nostro Paese: dalla lotta antifascista, alla guerra di liberazione; dalla intelligente azione per dare al Paese una Costituzione Repubblicana e democratica alla lunga e vittoriosa battaglia per difendere le libertà democratiche e tenere aperta una via socialista all'Italia.

Lungo sarebbe elencare le tappe di queste battaglie. Mi limiterò ad accennare ad alcune idee ed impostazioni originali, tratti caratteristici della personalità di Palmiro Togliatti.

Togliatti, e con lui il nostro Partito, fu da sempre dell'opinione che la rivoluzione non si esporta e che ogni Paese deve, secondo la volontà del suo popolo, darsi l'ordinamento economico, politico e sociale che più corrisponde ai suoi interessi economici, storici, culturali.

Ma dall'VIII Congresso in poi, Togliatti, e con lui il nostro Partito, acquistano sempre più chiara coscienza che il compito di realizzare il socialismo in un Paese come il nostro, ormai economicamente avanzato e di antica tradizione culturale, dove la democrazia non è un dono della borghesia ma una conquista delle masse popolari contro la tirannide fascista, pone a noi tutti problemi nuovi, mai prima affrontati, che debbono essere risolti con una graduale trasformazione delle sovrastrutture politiche, economiche e sociali.

Un approfondimento di questa linea originale, nello stesso movimento internazionale, porta a definire le nostre posizioni sulla necessità di combattere e di sconfiggere il potere monopolistico attraverso un fronte articolato di forze sociali, nel quale, a fianco degli operai, dei contadini, degli intellettuali d'avanguardia, trovino una autonoma collocazione i ceti medi e i produttori, anche essi colpiti dall'azione dei monopoli e concordi sulla necessità di una politica di rinnovamento strutturale, che conduca al socialismo conservando un regime di pluralità dei partiti democratici.

A questi effetti si presenta essenziale, in un Paese come il nostro, la costruzione di una intesa fra le masse più avanzate e progressiste ed il mondo cattolico.

Ed in questa direzione si è indirizzata la azione di Togliatti fin dal suo arrivo in Italia.

La svolta di Salerno, la lunga azione per liquidare ogni spirito anticlericale, il voto sull'articolo 7 della Costituzione che stabilisce, senza umiliazioni per nessuno, i rispettivi confini dello Stato laico e della Chiesa, la modifica dello Statuto del P.C.I. per cui l'iscrizione stessa al nostro Partito non esige dai suoi iscritti la concezione materialista del mondo, sono i primi passi orientati verso la realizzazione dell'obiettivo di una alleanza fra il mondo progressista e quello cattolico.

A ciò si aggiunge l'impostazione nuova che egli dette alla lotta per la pace.

Fra i primi Dirigenti politici del mondo e del movimento operaio, egli avvertì che la scoperta delle armi nucleari faceva incombere sull'umanità intera il pericolo di una catastrofe immane, che avrebbe potuto distruggere i frutti del lavoro, dell'intelligenza e del sacrificio di tante generazioni per costruire una convivenza civile.

Egli non accettò l'idea che una nuova guerra, sia pure terribile, avrebbe liquidato definitivamente il capitalismo e segnato il trionfo del socialismo.

Togliatti concepiva il socialismo come una fase più avanzata delle strutture sociali e della esperienza umana, un passo avanti della civiltà, del benessere, della cultura, della democrazia e della libertà.

Il prezzo di una guerra è troppo alto per l'uomo; egli non può e non vuole pagarlo. E il socialismo non sarebbe tale se, invece di progredire sulla scala dei valori civili, dovesse partire dal nulla creato dalla distruzione atomica e dalla cancellazione repentina di tutto ciò che l'uomo ha creato di buono nel corso della sua faticosa storia millenaria.

Anche in questo campo, che lo distinse nettamente dalle posizioni dei compagni cinesi, Egli non si limitò ad indicare le vie della pace.

Non ignorò la minaccia concreta di guerra che l'imperialismo fa incombere sugli uomini e sulle Nazioni, ma nello stesso tempo egli cercò ostinatamente in Italia e nel mondo le forze reali capaci di organizzare un movimento ed una lotta a sostegno della pace per vincere la guerra, per creare un mondo nuovo senza armi e senza guerre.

Anche per questo io credo, Signori Consiglieri, che al nostro cordoglio per la sua malattia e per la sua morte, grandi masse cattoliche e supreme gerarchie della Chiesa si sono associate con stima e rispetto, perché il valore universale della pace non può sfuggire a chi nutre sentimenti religiosi, profondi e genuini.

Penso sia inutile in questa sede analizzare ed approfondire l'esame del contributo che Egli dette in tutta la sua vita ed anche con l'ultimo documento stilato poche ore prima della morte, alla creazione, al rafforzamento e all'unità del movimento comunista mondiale.

Penso, infine, sia inutile ricordare il suo grande affetto per la popolazione della Valle ed il suo interesse per i problemi valdostani; ma è gradito al nostro cuore rammentare il fedele amore in Togliatti per l'insuperabile bellezza delle nostre montagne, espresso con le sue ultime parole di arrivederci rivolte al suo inseparabile autista e compagno di passeggiate al momento di salire sull'aereo che lo avrebbe portato a Yalta: "Spero di ritornare in tempo per finire con te le vacanze nella mia Valle di Aosta".

Certo la perdita di Togliatti è grave per il nostro Partito, per l'Italia, per il Movimento Comunista internazionale, ma egli ci ha lasciato una grande eredità di insegnamenti e di idee, ci ha lasciato una politica giusta ed un grande Partito abituato alla lotta.

Un uomo come Togliatti non si onora soltanto con le parole, sempre inadeguate del resto, un uomo come Togliatti si onora essenzialmente continuando l'opera sua, completando l'edificio che egli e noi stavamo costruendo: una società nuova, più democratica e libera, senza guerre e socialista".

Il Presidente della Giunta, CAVERI, dichiara quanto segue:

"Nella mia qualità di Presidente della Giunta, mi associo alle parole di cordoglio che sono state pronunciate in quest'aula.

La politica è un diritto ed è un dovere per ogni cittadino e può essere, in qualche caso, una scienza e un'arte.

L'intelligenza politica dell'On.le Togliatti era affinata da una preparazione umanistica e filosofica che gli lasciava, però, una grande freschezza d'intuizione e una duttilità sottile che si adattava alle circostanze di tempo e di luogo.

Mi sia consentito di ricordare che, nel lontano autunno del 1946, col Prof. Alberto Deffeyes mi ero recato a Roma per prendere i necessari contatti, poiché si prevedeva che l'Assemblea Costituente avrebbe discusso, e si sperava che avrebbe approvato, come poi ha approvato, lo Statuto regionale.

In quell'occasione il Prof. Alberto Deffeyes mi consigliò di spiegare, di illustrare la situazione valdostana anche all'On.le Togliatti.

Io ascoltai quel suggerimento, quel consiglio e nel colloquio che chiesi, e che ottenni successivamente, l'On.le Togliatti mi disse con grande semplicità che già nella sua adolescenza aveva conosciuto la Valle d'Aosta e aveva approfondito più tardi questa conoscenza, poiché aveva prestato una parte del suo servizio militare a Châtillon.

Questa esperienza gli permise di raccogliere degli elementi che, mi disse in quell'occasione, aveva poi rielaborato in quel tale saggio che venne pubblicato su "Ordine Nuovo", e anzi mi mandò, due giorni dopo, una copia del numero di "Ordine Nuovo" sul quale questo saggio era stato pubblicato. In questo saggio, come si sa, l'On.le Togliatti auspicava la formazione di un Consiglio della Valle che si occupasse dei problemi e delle aspirazioni della popolazione valdostana.

La cosa è ben singolare se si pensa che la autonomia della Valle era stata richiesta qualche anno prima, nel 1919, da elementi valdostani di formazione conservatrice. D'altra parte, in quell'epoca, coloro che avevano risentito in un primo tempo l'influenza hegeliana era no un po' tutti, - e in parte bisogna dire che lo sono ancora, permeati di centralismo democratico e in alcuni casi anche di centralismo autoritario.

Se nell'immediato primo dopoguerra, l'Onorevole Togliatti, captava e accoglieva quei primi accenni autonomistici valdostani degli elementi conservatori della "Ligue pour la defense de la langue française", questa è la prova di una intelligenza politica e di quella tale duttilità che sapeva uscire dagli schemi rigidi e angusti.

Per questo, noi autonomisti, "vergini di servo encomio e di codardo oltraggio", riteniamo di poter ricordare quest'uomo che aveva dimostrato una sensibilità e una comprensione della situazione particolare della Valle di Aosta".

Il Consigliere MONTESANO dichiara:

"In rappresentanza del Partito Socialdemocratico Italiano mi associo al commosso ricordo commemorativo dell'On.le Togliatti, al quale vanno riconosciuti l'ampiezza della sua personalità e il peso notevole nella vita politica del nostro Paese".

Il Consigliere ALBANEY dichiara quanto segue:

"L'On.le Palmiro Togliatti è uscito dalla cronaca e dalla polemica quotidiana e si avvia lentamente lungo la strada della Storia. Di fronte al mistero della morte è giusto che tacciano per un momento le ragioni della lotta e che l'animo del cristiano si raccolga in riflessione.

Dalla Liberazione fino a pochi giorni prima della sua morte, Togliatti è stato uno dei principali protagonisti della vita politica italiana e noi democratici l'abbiamo avuto come principale avversario.

Per anni ha guidato il suo Partito, con energia e astuzia, alla ricerca di quella fessura nello Stato democratico che consentisse di inserirsi in esso ed è morto nella ricerca spasmodica di uscire fuori dall'isolamento.

Per un singolare disegno del destino, proprio a Yalta, Togliatti è andato a morire, in una terra che non è quella che gli diede la vita; la sua patria ideale lo ha chiamato a Yalta quasi presagisse l'approssimarsi della fine.

Noi ci inchiniamo di fronte al mistero della morte, che ha disteso il suo drammatico velario su questo uomo di cui abbiamo ammirato l'energia, la fermezza, le doti intellettuali, non però le ideologie politiche".

Il Consigliere PEDRINI dichiara quanto segue:

"Respingendo l'impostazione politica di questa commemorazione, data in maniera veramente intelligente e forbita dal Consigliere Germano nella commemorazione di Togliatti, io desidero ripetere soltanto il testo del telegramma che è stato inviato a suo tempo al Consigliere Germano, nella sua qualità di responsabile del Partito Comunista Valdostano. Il telegramma suonava così: "NOME PARTITO LIBERALE VALDOSTANO ET MIO PRENDENDO PARTE VOSTRO DOLORE PER DIPARTITA ON.LE TOGLIATTI PRESENTIAMO IL SALUTO DELLE ARMI AL GRANDE AVVERSARIO POLITICO"".

Il Consigliere TORRIONE dichiara quanto segue:

"L'impronta lasciata da Palmiro Togliatti nella storia del comunismo mondiale; l'importanza avuta dalla sua persona nella vita politica italiana di questi ultimi decenni; il culto, se non della persona, certamente dell'ingente eredità di pensiero ed opera da Lui lasciata, preconizzate da coloro che gli sono succeduti, ci inducono ad associarci alla commemorazione. Di associarci con quella virile compostezza di chi, avendo responsabilità di governo, deve saper disgiungere la commozione personale per il fatto umano della scomparsa dalla consapevolezza di non poter condividere un apprezzamento positivo sulla generalità della sua opera ed in particolare sui fini mediati e sui metodi da Lui propugnati; ma anzi ritiene che la Sua opera non possa reggere ad un esame critico e debba essere completamente rivalutata dai suoi stessi seguaci, attraverso un coraggioso riesame fatto alla luce della morale cristiana e degli eventi storici.

Non spetta certamente a noi, in questa sede, assumerci l'oneroso compito.

A noi sembra doveroso ricordare come la Terza Internazionale sorta nel 1919 sotto la guida di Lenin e nel clima della Rivoluzione di Ottobre, "nel trentennio staliniano venne condotta a strumento mondiale della politica sovietica, in una organizzazione monolitica in cui il dibattito si spense ed il fenomeno socia lista delle scissioni e recessioni venne sostituito dalle purghe, dalle epurazioni e dai massacri, sulla base di una concezione tattica e strategica della lotta per il potere che ha finito per fare del potere un fine a se stesso, piuttosto che un mezzo per liberare il potenziale di lotta e di rinnovamento dei lavoratori, nel campo del pensiero e dell'azione e della costruzione della nuova società". (Sono parole di Pietro Nenni, su l'Avanti del 6 settembre u.s.).

Ora, di questa fase dell'evoluzione del comunismo, Palmiro Togliatti non fu solo spettatore ma artefice. Da prima, durante il suo soggiorno moscovita, nella sua qualità di secondo Segretario dell'Internazionale comunista insieme a Dimitrov, e poi quale luogotenente di Stalin ed epuratone durante la guerra di Spagna.

Del primo periodo come possiamo non ricordare l'appoggio senza riserve dato ai celebri processi e le requisitorie da lui pronunciate contro i capi dell'Internazionale Operaia Socialista e dell'Internazionale Sindacale, contro i socialdemocratici della Cecoslovacchia, della Svizzera, dell'Olanda e dei paesi scandinavi che invocano "garanzie giuridiche" per i processati? (P. Togliatti da "L'Internazionale Comunista" n. 10-11 ottobre - novembre 1936).

E del secondo periodo come si può non ricordare l'accanimento dimostrato contro il Partito operaio di unità marxista e la decimazione operata tra le sue file? (José Diaz "Por la unitad, bacia la vittoria", pag. 46 e Dimitrov da "The United Front" pag. 189).

Come si può non ricordare l'indirizzo di saluto glorificante pronunciato al Teatro Bolscioi il 21 dicembre 1949, in occasione dei grandi festeggiamenti per il 70° compleanno di Stalin, e l'articolo scritto sul numero di dicembre dello stesso anno di "Rinascita"? E quant'altro seguì alla morte avvenuta improvvisamente nel marzo del 1953? Togliatti e Longo scrissero frasi come questa "Il nome di Stalin è stato per tanti anni, per tutti noi, nome amato di maestro, di educatore e di capo, è stato, per tanti anni, incitamento e conforto nella lotta, sicurezza di vittoria. Sia ancora e sempre più, per tutti noi, impegno di studio e di fedeltà al suo insegnamento, impegno di portare ancora e sempre più avanti la sua opera. Gloria eterna a Giuseppe Stalin".

Che Togliatti, negli anni successivi, abbia a lungo meditato e rimeditato sulle posizioni da lui assunte e le abbia lui stesso sottoposte a critica riteniamo possa desumersi dallo stesso documento di Yalta in cui egli riconosce espressamente che il dissidio cino-sovietico "pone in discussione i principi stessi del comunismo" ed in cui afferma che "il problema... per ciò che riguarda l'Unione Sovietica è oggi... quello del superamento del regime di limitazioni e soppressione delle libertà democratiche e personali che era stato istituito da Stalin". Ma l'accenno fatto in un documento che solo la morte e lo sgomento che ne è seguito tra le file dei suoi ha reso pubblico, è troppo timido e personale e giunge tardivo per chi ha fame di riparazione, di vera giustizia.

Certo è che ancora oggi, mentre cattolici e socialisti cercano, - attraverso il superamento di secolari contrasti proprii della nostra società -, di realizzare col progresso economico la giustizia sociale, i comunisti cercano di aggravare la lacerazione delle classi nella società esclusivamente per instaurare la dittatura di un solo partito.

Il comunismo internazionale continua ad essere lo strumento di un nuovo tipo di imperialismo.

"Ovunque è giunto al potere ha distrutto la libertà e la possibilità di riconquistarla; esso si basa su una burocrazia militarista e su una polizia terrorista. Ha creato una nuova società di classi con contrasti di proprietà e privilegi. Il lavoro forzato è un fattore importante nella sua organizzazione economica" (dal documento ideologico dell'Internazionale Socialista).

Per cui, nel commemorare Palmiro Togliatti, ci riaffermiamo solidali coi popoli che sono sottoposti alla dittatura fascista ed alla dittatura comunista e che lottano per la loro libertà.

Riallacciandoci a quanto abbiamo detto agli inizi, se commemorare vuoi dire ricordare e se ricordare comporta il dovere di ricercare la verità e di dirla; se dal senso del dovere e del coraggio non può prescindere chi ha responsabilità di governo (sia pure come minoranza in un piccolo parlamento regionale), non possiamo consentire che ci faccia velo in questo momento la commozione per il caso umano, né possiamo lasciarci prendere dal facile sentimentalismo che ne consegue.

Ma non diremmo tutta la verità se nascondessimo il senso di forza e di orgoglio che ci investe nel constatare come in questa Italia democratica ed occidentale sia reso possibile ad un Partito, che nello Stato è all'opposizione, commemorare solennemente in clima di assoluta libertà il suo Leader, a tutti i livelli, pubblici e privati.

Siamo, pertanto, orgogliosi che la commemorazione di Palmiro Togliatti offra, anche a chi della democrazia ha una visione radicalmente diversa dalla nostra, esempio di vera democrazia, di libertà, di civiltà".

L'Assessore all'Industria e Commercio, COLOMBO, dichiara quanto segue:

"Signor Presidente, colleghi Assessori, Signori Consiglieri.

Dopo tutto quanto è stato detto, in più autorevoli e qualificate sedi, del Compagno Togliatti, della Sua preminente figura di dirigente proletario, in questo ultimo mezzo secolo di lotte drammatiche per il movimento operaio che lo hanno visto nelle prime file, intrepido e tenace assertore di quel principio sociale che, - come Lui stesso si compiaceva di sottolineare, - "viene da lontano e va lontano";

dopo tutto quanto è stato detto, sotto l'ondata di generale commozione che ha colpito, al di là dei confini di partito, tutte le forze autenticamente democratiche del nostro Paese, ben poco ci rimane da aggiungere che non suoni come mera ripetizione di pensieri altrui, per quanto profondi e condivisibili.

Alla luce degli ultimi avvenimenti politici, alla luce della pubblicazione della memoria di Yalta, i socialisti ritengono che esistano oggi nuove argomentazioni per commemorare l'illustre scomparso e nello stesso tempo per superare il carattere statico e rievocativo della commemorazione per proiettare, in un futuro che ci apparterrà nella misura in cui concretamente i partiti del movimento operaio faranno cadere le artificiose barriere che oggi li separano, per proiettare e concludere - dicevamo - l'opera ed il pensiero di Togliatti.

Il documento di Yalta assume un'importanza ancora maggiore di quella che gli deriva dall'essere l'ultimo contributo alla impostazione dei problemi del comunismo da parte di un uomo che ha esercitato una influenza grandissima su questo movimento: questa maggiore importanza consiste nel fatto che il documento è stato reso pubblico, e non tanto per farlo conoscere come testimonianza dell'ultima evoluzione del pensiero di Togliatti, quanto per divenire la base politica dell'azione che i comunisti italiani intendono svolgere.

Al di là delle differenze di valutazione e dei rilievi critici che il Partito Socialista Italiano, attraverso l'autorevole scritto del Compagno De Martino e del compagno Nenni, ha mosso al "memoriale di Yalta", resta il metodo nuovo che i comunisti prospettano per affrontare i problemi esistenti; resta l'importante rivendicazione dell'autonomia di giudizio, anche se noi Socialisti non concordiamo con l'indirizzo proposto nel merito; resta quella parte del documento relativa ai problemi della Democrazia e del Socialismo, in cui, per la prima volta con estrema chiarezza, si ammette la possibilità che la Democrazia in uno Stato borghese consenta alle masse operaie e lavoratrici una reale partecipazione al potere economico e politico.

È in questo modo che oggi, qui, i Socialisti valdostani intendono onorare il Compagno Togliatti: interpretando dinamicamente, cioè, la Sua figura e la Sua opera, proiettandola verso un avvenire di serena e non più faziosa discussione, considerando il memoriale di Yalta come il punto di partenza per una non remota unità di tutte le forze autenticamente democratiche e modernamente marxiste, operanti nella realtà politica italiana".

Il Presidente, MARCOZ, dichiara quanto segue:

"Nella mia qualità di Presidente del Consiglio Regionale assolvo il mesto compito di elevare un pensiero commosso e riverente alla memoria di Palmiro Togliatti, caduto prematuramente sulla breccia, ancora nel pieno vigore intellettivo della sua azione di uomo politico di primo piano, di Capo e di guida di un grande Partito popolare italiano.

Egli ha consacrato un'intera vita al perseguimento del suo ideale, di cui è sempre stato assertore intransigente.

Per questo ideale egli non ha esitato ad affrontare l'esilio ed una vita nuova non sempre facile in terra straniera e, dopo la Liberazione, egli ha portato innanzi la sua battaglia in Parlamento, sulle piazze d'Italia e nei Congressi internazionali.

Unanimemente è stato riconosciuto - e se ne è fatto interprete nel modo più degno il Presidente della Camera - il cospicuo apporto che la sua forte personalità e la sua diuturna e tenace azione politica hanno conferito allo sviluppo delle nostre istituzioni, al decisivo impulso per il progresso civile e sociale della collettività italiana, attraverso appassionati e tormentati dibattiti.

Di fronte alla sacra maestà della morte, che ha chiuso il ciclo della sua vita terrena, noi sentiamo che tutti i dissensi, che tutti i contrasti ideologici sul metodo e sui mezzi il quale metodo ed i quali mezzi attengono alla strumentalità e non possono sminuire il valore morale del fine perseguito - debbono tacere e passare in secondo ordine, per lasciare posto al rispetto, al rimpianto, alla partecipazione al luttuoso evento.

Ciò che nobilita l'opera e l'azione di un uomo politico è la bontà dell'ideale che egli propugna e per il quale combatte, e poiché non è contestabile che l'ideale propugnato da Palmiro Togliatti sia stato e rimanga un grande e nobile ideale di elevazione umana per i diseredati, ideale improntato ad una forte carica di umanità e di socialità, è con vivo cordoglio che noi commemoriamo l'uomo di eccezionale statura politica, il combattente della Liberazione, il Capo e la guida di un Partito popolare, il propugnatore di un più alto livello di vita delle classi lavoratrici, l'assertore della necessità di una più umana uguaglianza, di un più marcato e profondo progresso sociale.

Con questi sentimenti ci associamo al lutto popolare, all'unanime cordoglio di tutti gli schieramenti politici, nell'Italia e nel mondo, e rinnoviamo i sensi del nostro rimpianto per la perdita grave e dolorosa che ha colpito, insieme alle persone che a Lui erano più care, i suoi amici, i suoi compagni di lotta e di fede ed il Partito Comunista Italiano".

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Si dà atto che, in segno di cordoglio e di lutto per la scomparsa delle due persone testé commemorate il Presidente, MARCOZ, sospende la seduta per la durata di quindici minuti (dalle ore 10,25 alle ore 10,40).

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