Oggetto del Consiglio n. 3 del 12 febbraio 1966 - Verbale
OGGETTO N. 3/66 - SOSPENSIONE DEI CONSIGLIERI GHEIS FRANCESCO E TORRIONE GIUSEPPE.
Il Presidente, MARCOZ, dichiara aperta la discussione sull'argomento di cui all'oggetto n. 1 dell'ordine del giorno, concernente la sospensione dei Consiglieri GHEIS Francesco e TORRIONE Giuseppe.
Il Consigliere BIONAZ premette che aderirà all'invito, rivolto dal Presidente del Consiglio a tutti i Consiglieri, a discutere dei vari argomenti con calma e serenità e auspica che altrettanto facciano anche gli altri Consiglieri.
Dichiara quindi che gli accenni, da lui fatti in precedenti sedute, che anche sui banchi della maggioranza consiliare siedono delle persone che nel periodo fascista hanno rivestito cariche pubbliche, non avevano un intendimento offensivo verso il Presidente, ma che costituivano risposta agli analoghi accenni rivolti da Consiglieri comunisti a taluni Consiglieri democristiani.
Fa presente che, come il Presidente del Consiglio, Marcoz, non ha nulla da rimproverarsi del suo passato politico nel periodo fascista, altrettanto possono affermare i Consiglieri della Democrazia Cristiana.
Circa l'accenno fatto dal Presidente, Marcoz, al costume politico, in relazione alla presenza in aula dei due Consiglieri Gheis e Torrione, concorda sulla necessità per il Consiglio di non prestare il fianco a critiche in materia di costume politico.
Rileva, però, che i Consiglieri Gheis e Torrione, i quali non avevano più partecipato ad alcuna adunanza del Consiglio dal giorno in cui aveva avuto inizio la questione che li riguarda, si sono presentati all'ultima seduta consiliare anzitutto perché erano stati telegraficamente convocati e, in secondo luogo, perché avevano visto iscritto, come primo oggetto all'ordine dei giorno dell'adunanza, la loro sospensione da Consiglieri Regionali, mentre già avevano rassegnato le dimissioni in data anteriore a quella del loro rinvio a giudizio.
Precisa che i Consiglieri Gheis e Torrione si sono presentati in aula al solo scopo di avere chiarimenti su questa questione.
Afferma, quindi, che nemmeno in questa occasione è venuto meno il costume politico e deplora l'intemperanza delle discussioni svoltesi nella seduta del 9 febbraio scorso.
In merito al rilievo fatto dal Presidente, Marcoz, secondo cui i Consiglieri Gheis e Torrione, essendo parti interessate e in una seduta in cui il loro voto era determinante, non avrebbero dovuto prendere parte ad una deliberazione che avrebbe dovuto sanzionare, o no, la loro sospensione, osserva che, per un principio sancito dalla legge, gli organi pubblici collegiali elettivi decidono circa la regolarità della propria composizione e i componenti di tali organi collegiali possono partecipare alle deliberazioni riguardanti la loro convalida.
Ritiene che, proprio in base a tale principio, i Consiglieri Gheis e Torrione siano intervenuti alla precedente adunanza.
Riferendosi all'accenno fatto dal Presidente, Marcoz, al Consigliere che nella passata seduta ebbe a minacciare il Presidente di una denuncia, in relazione all'articolo 289 del Codice Penale, fa presente che i Consiglieri che hanno presentato alla Magistratura un esposto in merito ai fatti accaduti in tale seduta erano nel loro pieno diritto ed hanno, quindi, agito legittimamente.
Osserva che spetta ora alla Magistratura di esaminare se nel comportamento tenuto dal Presidente nella precedente seduta ricorrano gli estremi dei reati enunciati nell'esposto.
Fa presente che il Presidente dell'Assemblea consiliare deve tutelare i diritti di tutti i Consiglieri e non già comportarsi come uomo di parte.
Il Presidente, MARCOZ, respinge l'accusa di aver agito come uomo di parte e rileva che tale accusa, che è destituita di ogni fondamento, avrebbe la sua ragion d'essere, secondo il Consigliere Bionaz, nel fatto che il Presidente dell'Assemblea non ha condiviso la tesi, sostenuta dal predetto Consigliere Bionaz, della non applicabilità dell'articolo 270 del vigente T.U. legge comunale provinciale del 1934.
Segue discussione in merito alla applicabilità, o non applicabilità, del citato articolo di legge nel caso dei Consiglieri Gheis e Torrione: il Consigliere BIONAZ afferma che spetta al Consiglio di pronunciarsi a tale riguardo e non già al Presidente dell'Assemblea; il Presidente, MARCOZ, sostiene la validità della propria tesi quale questione pregiudiziale.
Il Consigliere BIONAZ afferma che l'articolo 270 del T.U.L.C.P. del 1934 e l'articolo 20 del Decreto L.L. 7-9-1945 n. 545 non sono applicabili al caso in discussione, perché la Regione Autonoma della Valle d'Aosta ha dal 1948 un proprio Statuto, che è legge costituzionale e che ha abrogato il Decreto L.L. 7-9-1945 n. 545.
Il Presidente, MARCOZ, osserva che l'interpretazione data dal Consigliere Bionaz ai due citati articoli di legge, qualora fosse esatta, verrebbe a svuotare del suo contenuto l'autonomia della Valle d'Aosta.
Il Consigliere BIONAZ non ritiene accoglibile la tesi sostenuta dal Presidente, Marcoz, secondo cui, nel caso in discussione devono essere applicate le norme dell'articolo 270 del T.U.L.C.P. del 1934 e dell'articolo 20 del Decreto L.L. 7-9-1945 n. 545, perché la Regione Autonoma della Valle d'Aosta è una entità politica e non già una semplice circoscrizione amministrativa.
Aggiunge che, nel silenzio dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta, devesi fare riferimento alle leggi emanate successivamente alla costituzione della Regione per quanto riguarda l'argomento in discussione e, cioè, alla legge 10-2-1953 n. 62, concernente la costituzione e il funzionamento degli organi regionali e allo Statuto Speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia, che è pure legge costituzionale.
Fa presente, in proposito, che entrambe le predette due leggi contemplano la revoca del Presidente della Giunta Regionale e dei componenti della Giunta stessa, quando il Consiglio abbia espresso la propria sfiducia nei confronti del Presidente della Giunta e della Giunta con l'approvazione di una mozione di sfiducia motivata.
Osserva che, ovviamente, il Presidente della Giunta e la Giunta attualmente in carica sostengono la non applicabilità della legge 10-2-1953 n. 62 perché, qualora venisse accettato il principio sancito dall'articolo 34 di tale legge, non sarebbe possibile ai Consiglieri dei gruppi consiliari unionista e comunista di ripetere nell'Amministrazione Regionale il comportamento inammissibile tenuto al Comune di Aosta dai Consiglieri unionisti e comunisti, da quando è venuta loro a mancare la maggioranza nel Consiglio Comunale.
Rileva che è per tale ragione che la mozione di sfiducia e di revoca presentata dai Consiglieri regionali della D.C., del P.S.D.I. e dei "Campagnards" è stata relegata all'oggetto n. 9 dell'ordine del giorno ed è stata camuffata sotto la voce: "Comunicazione del Presidente del Consiglio sulla mozione presentata dai Consiglieri D.C., P.S.D.I. e "Campagnards".
Il Presidente, MARCOZ, ripete nuovamente di avere chiaramente e lealmente esposto alla delegazione dei Consiglieri regionali del Partito democristiano, del Partito socialista democratico e del raggruppamento dei "Campagnards" quali fossero i criteri e gli intendimenti seguiti nella compilazione dell'ordine del giorno dell'adunanza consiliare del 9 febbraio u.s.; precisa di avere anche accennato, in tale occasione, alle disposizioni di legge che giustificavano il suo operato.
Fa appello, in proposito, ai Consigliere Montesano, per la conferma della veridicità di quanto detto.
Il Consigliere BIONAZ rileva che l'insistenza del Presidente del Consiglio nel ribadire l'applicabilità dell'articolo 270 del T.U. L.C.P. del 1934 ha la sua ragion d'essere nel fatto che tale articolo può essere interpretato nel senso che anche i Consiglieri rinviati a giudizio sono passibili della sanzione della sospensione, mentre invece ciò è da ritenersi escluso dalla legge 10-2-1953 n. 62, che prevede l'applicazione della sanzione della sospensione soltanto nei confronti del Presidente del Consiglio Regionale, del Presidente della Giunta Regionale e di Assessori.
Ricorda, in proposito, di aver chiesto, nella seduta consiliare del 9 febbraio u.s., al Presidente, Marcoz, di porre ai voti, in sede interpretativa, l'applicabilità o la non applicabilità dell'articolo 270 del T.U.L.C.P. del 1934, perché, a suo avviso, è al Consiglio Regionale, e non già al Presidente del Consiglio, che spetta di interpretare la legge.
Ricorda che il Presidente, Marcoz, non ha aderito a tale richiesta che viene ribadita nuovamente oggi; non ritiene, infatti, accettabile il principio della sospensione "ope legis" dei Consiglieri Gheis e Torrione dalle loro funzioni, anche perché gli stessi hanno rassegnato le dimissioni da Consigliere regionale prima del loro rinvio a giudizio.
Osserva che anche se, per ipotesi, i predetti due Consiglieri fossero sospesi dalle loro funzioni, ciò non cambierebbe nulla, perché il Consiglio è comunque tenuto per legge ad accettare le loro dimissioni.
Segue breve discussione fra il Consigliere BIONAZ ed il Presidente, MARCOZ, in merito alla questione delle lettere di convocazione dei Consiglieri Gheis e Torrione per la seduta del 9 febbraio e per la seduta odierna.
Il Consigliere BIONAZ ritiene che il Presidente del Consiglio sia incorso in una evidente contraddizione, perché, dopo aver inviato ai due predetti Consiglieri un telegramma di convocazione per la seduta del 9 febbraio scorso, come a tutti gli altri Consiglieri, ha affermato in tale seduta che i Consiglieri stessi non potevano intervenire all'adunanza consiliare perché sospesi "ope legis" in seguito alla nota sentenza di rinvio a giudizio.
Rileva poi che, mentre il telegramma di convocazione per la seduta del 9 febbraio u.s. inviato ai Consiglieri Gheis e Torrione era uguale a quello inviato agli altri Consiglieri regionali, il telegramma di convocazione per la seduta odierna inviato ai predetti due Consiglieri reca la scritta: "La presente comunicazione per i Consiglieri Gheis e Torrione viene fatta solo per conoscenza".
Ritiene che ciò sia assurdo e che i Consiglieri Gheis e Torrione, avendo ricevuto i telegrammi di convocazione, avevano diritto di intervenire alle sedute di Consiglio.
Rileva, d'altra parte, che il Presidente, avendo ripetutamente affermato che i predetti due Consiglieri sono sospesi "ope legis" in seguito a rinvio a giudizio, non avrebbe dovuto, conseguentemente, inviare ai Consiglieri Gheis e Torrione i telegrammi di convocazione.
Osserva che i due predetti Consiglieri hanno rassegnato le dimissioni dalle funzioni di Consiglieri prima della sentenza di rinvio a giudizio ed afferma che il Consiglio ha l'obbligo di accettare le loro dimissioni.
Cita il Galateria, Professore di diritto amministrativo all'Università di Macerata, e il La Torre, rilevando che, secondo detti trattatisti, in caso di rifiuto o di omissione della accettazione delle dimissioni, il Consigliere dimissionario può ricorrere all'Autorità di controllo.
Ritiene che sia, quindi, assurdo insistere per la sospensione dei predetti due Consiglieri, tanto più che la composizione numerica del Consiglio Regionale essendo di 35 Consiglieri, il Gruppo consiliare della Democrazia Cristiana ha il diritto di pretendere che i suoi due Consiglieri dimissionari siano sostituiti da altri due Consiglieri della Democrazia Cristiana.
Dichiara che l'insistenza del Presidente del Consiglio affinché il Consiglio voti la sospensione dei predetti due Consiglieri dalle loro funzioni, induce a pensare che non sia intendimento della Giunta che il Consiglio accetti le dimissioni dei Consiglieri Gheis e Torrione e proceda alla loro sostituzione.
Fa presente che oggi la Stampa e la Gazzetta del Popolo pubblicano la notizia concernente una denuncia a carico di un Assessore e di un funzionario della Regione.
Ricorda di aver posto, nella seduta del 9 febbraio corrente una pregiudiziale e, cioè, di aver chiesto che l'argomento iscritto all'oggetto n. 8 dell'ordine del giorno ("Dimissioni Consiglieri Gheis Francesco e Torrione Giuseppe") fosse anteposto a tutti gli altri argomenti e fosse quindi iscritto al numero 1° dell'ordine del giorno, non ritenendo accoglibile a tesi della sospensione.
Dichiara di porre analoga richiesta pregiudiziale anche oggi ed insiste affinché la sua proposta sia messa ai voti, in relazione all'articolo 56 del Regolamento interno del Consiglio.
Il Presidente, MARCOZ, in risposta ai vari rilievi formulati dal Consigliere Bionaz, precisa anzitutto di avere inviato anche ai Consiglieri Gheis e Torrione i telegrammi di convocazione per la seduta del 9 febbraio corrente affinché i predetti due Consiglieri fossero informati che il Consiglio avrebbe discusso della loro posizione in relazione alla sentenza di rinvio a giudizio e traessero le conseguenze che era logico pensare dovessero trarre nel prendere conoscenza degli argomenti iscritti all'ordine del giorno e che li riguardavano.
Circa l'affermazione del Consigliere Bionaz, secondo cui nel silenzio dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta, occorre, per quanto concerne il caso in discussione, fare riferimento ad altra legge per "analogia", osserva che, come è noto, si deve fare ricorso al procedimento analogico per interpretare delle leggi soltanto quando la materia in esame non è compiutamente disciplinata dalle leggi in vigore.
Dichiara che, a suo avviso, nel caso in discussione non si può fare riferimento ad altre leggi "per analogia", perché la materia in esame è già compiutamente disciplinata dal combinato disposto dell'articolo 270 del T.U.L.C.P. del 1934 e dell'articolo 20 del Decreto L.L. 7-9-1945 n. 545.
In merito al rilievo del Consigliere Bionaz, - secondo cui la questione delle dimissioni rassegnate dai Consiglieri Gheis e Torrione dovrebbe essere discussa con priorità su tutti gli altri oggetti iscritti all'ordine del giorno -, ribadisce di avere già chiaramente e lealmente esposto il proprio punto di vista sulla questione alla delegazione dei rappresentanti dei Consiglieri democristiani, social-democratici e del raggruppamento dei "Campagnards" in occasione del colloquio avuto con i rappresentanti stessi presso l'Ufficio della Presidenza del Consiglio.
Ricorda di avere informato i membri della predetta delegazione sui pareri di alcuni trattatisti e del Consiglio di Stato secondo quali:
a) nei riguardi di chi presenta le dimissioni queste sono operative fin dal momento che sono presentate, sicché il dimissionario è in diritto di ritenersi scaricato dagli obblighi dei suo ufficio e dalla responsabilità che ne può derivare;
b) nei riguardi dei terzi e del Consiglio, le dimissioni non hanno effetto fino a che ne sia stato preso atto dal Consiglio o dalla Giunta.
Osserva che è, quindi, necessario che il Consiglio prenda atto delle dimissioni rassegnate dai Consiglieri Gheis e Torrione affinché queste abbiano efficacia per il Consiglio.
Ribadisce che, nel frattempo, i Consiglieri Gheis e Torrione devono considerarsi sospesi «ope legis" dalla data della sentenza di rinvio a giudizio e che la presentazione delle dimissioni non impedisce tale sospensione né la fa cessare.
Ritiene che, in base agli stessi principi, nel caso analogo di un Consigliere che sia decaduto e abbia già dato le dimissioni, la decadenza sia operativa nei confronti del Consigliere e non consenta addirittura l'esame delle dimissioni.
L'Assessore ANDRIONE contesta l'affermazione, fatta dal Consigliere Bionaz, secondo cui l'articolo 20 del Decreto L.L. 7-9-1945 n. 545 non sarebbe più applicabile dopo la promulgazione dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta, che è legge costituzionale; chiede se tale affermazione vada intesa nel senso che anche tutti gli altri articoli del predetto Decreto siano da considerarsi abrogati.
Osserva che l'articolo 4 del Decreto L.L. 7-9-1945 n. 545, con riferimento all'allora Presidente del Consiglio e della Giunta della Valle, ora Presidente della Giunta Regionale, stabilisce, fra l'altro che "ad esso spettano tutte le attribuzioni che le leggi vigenti conferiscono al Prefetto".
Rileva che, stando alle affermazioni del Consigliere Bionaz, anche il disposto di legge in questione dovrebbe considerarsi abrogato, il che significherebbe che in Valle d'Aosta dovrebbe esservi di nuovo il Prefetto.
Aggiunge che, analogamente, se si dovesse considerare abrogato l'articolo 23 del citato Decreto n. 545, le denominazioni dei Comuni della Valle d'Aosta sarebbero nuovamente quelle in vigore durante il periodo fascista e, cioè, La Thuile dovrebbe essere nuovamente Porta Littoria, Quart nuovamente Porta Praetoria e così di seguito.
Ritiene che siano sufficienti queste considerazioni per dimostrare che il Decreto L.L. 7-9-1945 n. 545 non è stato affatto abrogato con la promulgazione dello Statuto regionale.
Il Consigliere MONTESANO, premette che intende trattare il problema non già dal punto di vista giuridico, non avendo una specifica competenza in materia, ma dal punto di vista politico.
Dichiara quindi di essere rimasto alquanto perplesso allorquando ricevette il telegramma di convocazione del Consiglio e di averlo detto al Presidente del Consiglio, Marcoz, lunedì mattina, 7 corrente mese, in occasione della telefonata fattagli per chiedergli di essere ricevuto da lui nel pomeriggio di tale giorno assieme ai rappresentanti dei Consiglieri firmatari della mozione di sfiducia.
Precisa che il Presidente, Marcoz, li ricevette gentilmente ed espose loro le varie ragioni che ebbe a ripetere al Consiglio, ma fa presente che nessuno dei rappresentanti stessi fu convinto delle ragioni addotte dal Presidente.
Circa la questione politica, richiama quanto ebbe personalmente a dire nella precedente seduta del 9 corrente mese, cioè che la maggioranza è diventata minoranza in seguito alle dimissioni rassegnate dai due Assessori socialisti.
In questo fatto, egli dice, è insita la ragione per cui è stata indetta una convocazione di urgenza del Consiglio e con un ordine del giorno che, a suo parere, rappresenta uno strumento tattico per raggiungere determinati obiettivi.
Ritiene che i Consiglieri unionisti e comunisti intendano raggiungere tali obiettivi mutilando il Consiglio da 35 membri a 33 membri e che questo sia il vero scopo delle discussioni sulla sospensione e sulle dimissioni dei Consiglieri Gheis e Torrione.
Ciò è tanto vero, - egli osserva -, che al primo punto dell'ordine del giorno è iscritto l'argomento della sospensione dei predetti due Consiglieri ed al punto 8) è iscritto quello delle dimissioni dei Consiglieri Gheis e Torrione; il che significa che l'attuale Giunta intende fare passare gli oggetti iscritti ai primi sette punti dell'ordine del giorno prima che si sostituiscano i Consiglieri dimissionari Gheis e Torrione.
Fa presente che i Consiglieri rappresentanti del Partito Socialista Democratico, della Democrazia Cristiana e del Raggruppamento "Campagnards Valdôtains" avevano chiesto la convocazione in adunanza straordinaria del Consiglio ed avevano precisato gli argomenti che intendevano venissero trattati in tale adunanza e, cioè, i seguenti oggetti:
1) Dimissioni del Consigliere regionale Gheis Francesco, accettazione delle sue dimissioni e sostituzione con il candidato che segue ai sensi art. 16 della L. 5-8-1962 n. 1257, convalida e giuramento del nuovo eletto;
2) Dimissioni del Consigliere regionale Torrione Giuseppe, accettazione delle sue dimissioni e sostituzione con il candidato che segue ai sensi art. 16 della L. 5-8-1962 n. 1257, convalida e giuramento del nuovo eletto;
3) Accettazione delle dimissioni degli Assessori Colombo Mario e Balestri Francesco;
4) Discussione ed approvazione per appello nominale della mozione di sfiducia presentata da un terzo dei Consiglieri in carica con revoca del Presidente della Giunta Regionale e degli Assessori in carica;
5) Elezioni di un nuovo Presidente della Giunta e degli Assessori ai sensi dell'art. 33 dello Statuto e 95 del Regolamento.
Il Consigliere Montesano dichiara di dover denunciare ai Consiglieri regionali ed all'opinione pubblica che la richiesta di cui al punto n. 5 è stata completamente eliminata poiché non figura nell'ordine del giorno delle sedute del 9 e 12 febbraio 1966.
Il Presidente, MARCOZ, ricorda al Consigliere Montesano di avergli già spiegato le ragioni per cui tale oggetto è stato omesso in sede di compilazione dell'ordine del giorno.
Il Consigliere MONTESANO dà atto che corrisponde a verità quanto detto dal Presidente, ma si riserva di ritornare sull'argomento in un secondo tempo.
Analizza, quindi, brevemente i vari punti dell'ordine del giorno dell'adunanza odierna.
In merito al punto 1) ("Sospensione Consiglieri Gheis Francesco e Torrione Giuseppe"), fa presente che, se i Consiglieri dell'opposizione aderissero alla proposta fatta dalla Giunta, i Consiglieri Gheis e Torrione sarebbero sospesi dalle loro funzioni fino all'accettazione delle loro dimissioni da parte del Consiglio (oggetto n. 8).
In merito al punto 2) ("Ratifica deliberazioni di Giunta"), il Consigliere Montesano rileva che la trattazione di tale argomento ha notevole importanza per la Giunta, perché alcune deliberazioni assunte in via d'urgenza comportano impegni notevoli di spese, per cui, se non venissero ratificate dal Consiglio, la Giunta verrebbe a trovarsi in gravi difficoltà.
In merito al punto 3) ("Relazione del Presidente Giunta"), il Consigliere Montesano osserva che si sarebbe dovuto precisare l'argomento al quale si riferisce la relazione del Presidente della Giunta; fa quindi presente che è ormai noto a tutti che è intendimento del Presidente della Giunta, Caveri, di parlare al Consiglio della nomina di un Commissario al Comune di Aosta.
Dichiara che è comprensibile che vi siano una resistenza ed una reazione notevoli all'intendimento del Presidente della Giunta di nominare un Commissario al Comune di Aosta.
Osserva, per inciso, di avere l'impressione che il Presidente del Consiglio, Marcoz, abbia proceduto alla compilazione dell'ordine del giorno in base ad un criterio strumentale di interesse della Giunta.
Il Presidente, MARCOZ, fa presente che, nella compilazione dell'ordine del giorno, si è attenuto a quanto dispone l'articolo 291 del T.U. Legge Comunale e Provinciale del 1915, che recita: "L'iniziativa delle proposte da sottoporsi ai Consigli spetta indistintamente alla Autorità Governativa, ai Presidenti e ai Consiglieri. Sono prima discusse le proposte della Autorità Governativa, poi quelle dei Presidenti ed, infine, quelle dei Consiglieri per ordine di presentazione".
In merito al punto 4) ("Mozione del Consigliere Montesano"), il Consigliere MONTESANO rileva che si sarebbe dovuto indicare l'argomento a cui si riferisce la mozione, perché non soltanto i Consiglieri, ma anche il pubblico ha diritto di prendere nozione degli argomenti iscritti all'ordine del giorno; tanto è vero, - egli dice -, che l'ordine del giorno è affisso fuori della porta dell'aula consiliare affinché il pubblico possa prenderne conoscenza.
Ricorda che la mozione in questione concerne l'articolo "Nos propos pour l'avenir", a firma dell'Avvocato Caveri, pubblicato sul n. 21 del 30-11-1965 de "Le Peuple Valdôtain".
Ritiene che tale mozione sia stata inserita al punto n. 4 dell'ordine del giorno con l'intento preciso, venendo sospesi i due Consiglieri Gheis e Torrione, di non fare approvare la mozione dal Consiglio.
In merito al punto 5) ("Mozione di sfiducia presentata dai Consiglieri Liberali"), il Consigliere Montesano osserva che la mozione in questione è stata iscritta ad arte al punto 5) dell'ordine del giorno per creare un disagio nell'assenso delle forze politiche che andrebbero a formare la nuova maggioranza.
Ritiene che siano queste le ragioni che hanno determinato l'ordine di priorità seguito dal Presidente per l'iscrizione degli oggetti all'ordine del giorno.
Rileva che l'oggetto riguardante le dimissioni dei Consiglieri Gheis e Torrione è inserito soltanto al punto 8) dell'ordine del giorno; osserva che tale oggetto era stato stilato in forma più completa dai Consiglieri che avevano richiesto la convocazione in adunanza straordinaria del Consiglio, poiché, oltre alla accettazione delle dimissioni dei predetti due Consiglieri, prevedeva la loro sostituzione con i candidati che li seguivano nella lista elettorale della Democrazia Cristiana, ai sensi della legge 5-8-1962 n. 1257, e prevedeva anche la convalida e il giuramento dei due nuovi Consiglieri.
Fa presente che la causa determinante dell'attuale situazione è costituita da un fattore politico maturato con le elezioni per il rinnovo dei Consigli Comunali avvenute il 23 maggio scorso, elezioni che nel Comune di Aosta diedero un risultato che dimostrò un cambiamento nell'opinione pubblica rispetto all'elezioni precedenti.
Rileva, infatti, che il Partito Comunista perse 4 seggi, il Partito Socialista Italiano ne guadagnò 2 e il Partito Socialista Democratico Italiano ne guadagnò 1, per cui si venne a ravvisare la necessità di una nuova Giunta nell'Amministrazione Comunale di Aosta.
Ricorda che, dopo un breve periodo di incertezze e di ripensamenti, si giunse alla Giunta-ponte, che fu costituita perché alcune decisioni non potevano allora essere prese dal Partito Socialista e, in una seduta consiliare famosa, il Sindaco del Comune di Aosta dichiarò solennemente che si sarebbe dimesso con i suoi Assessori qualora una delle forze politiche della maggioranza avesse tolto l'appoggio alla Giunta.
Rileva che la situazione politica attuale del Comune di Aosta è nota a tutti, come pure noto a tutti l'intendimento del Presidente della Giunta Regionale di arrivare alla nomina di un Commissario al Comune di Aosta; ritiene che questo sia senz'altro l'argomento del punto 3) dell'ordine del giorno ("Relazione Presidente Giunta").
Dichiara che la mutata situazione politica è la vera ragione per cui oggi i Consiglieri dell'opposizione intendono contrastare la volontà della Giunta, del Partito Comunista e dell'Union Valdôtaine, intesa a rendere inoperante il Consiglio, o, per lo meno, e a scopo tattico, nominare un Commissario al Comune di Aosta.
Afferma che i Consiglieri dell'opposizione contrasteranno il conseguimento di tali scopi, richiamandosi alla sovranità del Consiglio Regionale.
Rileva che il Presidente del Consiglio non può sottrarsi alla volontà del Consiglio stesso e chiede, quindi, che si voti sulla proposta d'inversione dell'ordine del giorno con l'inserimento al punto 1) dell'oggetto n. 8, concernente le dimissioni dei Consiglieri Gheis e Torrione e ciò al fine di evitare il conseguimento degli scopi sopra enunciati, ai quali i Consiglieri dell'opposizione sono nettamente contrari.
L'Assessore BALESTRI dichiara quanto segue:
"Signor Presidente, Colleghi Consiglieri,
A nome del Partito Socialista Italiano, ritengo opportuno accettare la proposta dello spostamento del punto 8) dell'ordine del giorno per due ordini di considerazioni.
Dopo il rinvio a giudizio del Dr. Gheis e dell'Avv. Torrione ed alla luce soprattutto delle dimissioni dei suddetti due Consiglieri, è opportuno, in primo luogo, sostituirli al fine di reintegrare il Consiglio nella sua intera rappresentatività.
In secondo luogo riteniamo opportuno accettare la sostituzione dei Consiglieri Gheis e Torrione per una elementare questione di coerenza.
Dopo averli deplorati e dopo aver invocalo il loro allontanamento da questo Consesso, quale migliore occasione ci si può presentare se non quella dell'accettazione della loro volontà di essere sostituiti?
Pertanto, per le ragioni suesposte e, cioè, di coerenza e di correttezza procedurale, riteniamo opportuno accettare la proposta delle dimissioni.
Per quanto concerne poi l'esame dei rimanenti punti dell'ordine del giorno, il Partito Socialista Italiano voterà solo per la ratifica delle deliberazioni assunte in via d'urgenza dalla Giunta Regionale.
Ciò perché, a seguito dell'atteggiamento irrispettoso delle libere e democratiche istituzioni assunto a proposito del Comune di Aosta, il nostro Partito, - malgrado tutti i tentativi esperiti per dare una soluzione alla crisi nel senso del rispetto delle regole del gioco democratico -, non ha raggiunto tale obiettivo ed ha deciso di togliere l'appoggio, con le mie dimissioni e con quelle del collega Colombo, all'attuale Giunta Regionale.
Non essendo, nel frattempo, intervenuti altri accordi per la soluzione della crisi regionale, il nostro Partito non può impegnarsi sulla discussione degli altri punti all'ordine del giorno, i quali rivestono tutti spiccato carattere politico".
Il Consigliere GERMANO, premesso che il Consiglio si trova oggi ad una fase seria e importante, fa presente che, in questa contingenza, ogni Consigliere, ogni Gruppo politico ha il dovere di essere chiaro e di essere capace di assumere chiaramente le proprie responsabilità sia di fronte al Consiglio che di fronte al Popolo Valdostano.
Dichiara che i Comunisti hanno esaminato responsabilmente nei loro organi dirigenti, la situazione che oggi si presenta, consci della gravità della situazione stessa, ed hanno voluto convocare l'Assemblea di tutti gli iscritti per rendere edotta la base dei vari problemi, al fine di avere dagli iscritti stessi una indicazione precisa sul comportamento che i Consiglieri avrebbero dovuto assumere.
Informa che l'Assemblea degli iscritti ha constatato come i due anni di attività della Giunta e del Consiglio dell'attuale legislatura, che non sono altro che il proseguimento dell'attività della passata legislatura, sono stati particolarmente fecondi.
Infatti, - egli dice -, numerosi provvedimenti di carattere economico e sociale sono stati approvati, e sono in via di soluzione importanti problemi che interessano numerose categorie della nostra popolazione, quali i problemi dei silicotici, degli invalidi civili, degli studenti, dei lavoratori, ecc.; la programmazione economica regionale, superati i numerosi scogli burocratici frapposti dal potere centrale, si avvia, terminata la fase degli studi, ad essere l'elemento che permetterà di affrontare globalmente i problemi della Valle d'Aosta e di fare della nostra Amministrazione un'amministrazione modello, in grado di affrontare meglio i suoi compiti e i problemi locali.
Il problema della casa, - egli continua -, è stato affrontato e risolto in un modo nuovo, con una legge regionale che, mentre reca provvidenze regionali per la ripresa dell'industria edilizia nel settore dell'edilizia economica e popolare, dà la possibilità ai lavoratori di avere una casa, particolarmente ai più bisognosi, cioè ai lavoratori, i quali fino ad oggi, purtroppo, avevano tratto quasi nessun giovamento concreto dai nostro ordinamento autonomo.
Dichiara che era intendimento dei Consiglieri del Gruppo comunista di chiedere al Consiglio di raddoppiare per i primi due anni i fondi stanziati per le provvidenze regionali previste da tale legge regionale.
Per quanto riguarda il problema del turismo, ricorda che con il progetto, già approvato dalla Commissione del Turismo, di un primo villaggio turistico, si affronta in un modo nuovo il problema del turismo, rendendo i nostri contadini direttamente partecipi dei vantaggi che lo sviluppo turistico porta alla Valle d'Aosta, in seguito all'apertura dei due trafori stradali del Gran San Bernardo e del Monte Bianco.
Osserva che l'attuazione del piano di opere e di lavori pubblici che la maggioranza intendeva realizzare rischia ora di subire un rallentamento a causa di una crisi politica che, per volontà dei Consiglieri democristiani, sta per coinvolgere il Consiglio Regionale.
Rileva che una tale crisi appare, quanto meno, non tempestiva perché in questo momento il Governo Nazionale di centro sinistra è in crisi e i giornali di oggi addebitano alla Democrazia Cristiana la colpa di questa crisi e la volontà di non risolverla.
Ritiene che una Giunta di centro-sinistra nell'Amministrazione Regionale non sia per il momento possibile, anche perché i socialisti, come hanno ora dichiarato, non hanno ancora concretato l'accordo per quanto riguarda una nuova Giunta di centro-sinistra.
Osserva che alla formazione delle Giunte di centro-sinistra in varie grandi Città d'Italia ha fatto seguito l'aumento del numero dei Comuni retti a regime commissariale.
Cita, ad esempio, varie Città (Novara, Casale, Valenza, e altre) nelle quali non vi sono oppure sono in crisi le Giunte comunali; cita poi Roma, Napoli, Firenze e altre Città in cui la D.C. intende provocare crisi per la costituzione di Giunte comunali di centro-sinistra.
Passando alla situazione politica locale, accenna ad un manifesto democristiano che accusa i Consiglieri regionali unionisti e comunisti di aver abbandonato l'aula nella seduta di mercoledì scorso, 9 febbraio; mentre invece, egli dice, la verità è che i Consiglieri regionali unionisti e comunisti intendevano dare inizio ai lavori del Consiglio, convocato anche su richiesta di Consiglieri di opposizione, il che non ha potuto aver luogo perché i Consiglieri democristiani, accompagnando i Consiglieri Gheis e Torrione, si sono presentati in aula e hanno poi abbandonato l'aula consiliare.
Rileva che i Consiglieri democristiani già negli anni 1954, 1963 e 1965 avevano abbandonato l'aula, cioè tutte le volte che non volevano che avesse luogo una discussione su un determinato oggetto o che il loro allontanamento potesse provocare una paralisi, anche se soltanto temporanea, del Consiglio e della vita amministrativa della Regione.
Afferma che ai Consiglieri democristiani interessa sempre e soltanto il potere e non già la soluzione di problemi concreti, quali quelli della integrale attuazione dell'autonomia valdostana e dello sviluppo economico e sociale della Valle d'Aosta.
Rileva che, da un po' di tempo a questa parte, si parla di una nuova maggioranza nel Consiglio Regionale e, cioè, che esiste la premessa per la formazione di una Giunta Regionale di centro-sinistra.
Fa presente che tale asserzione non ha alcun fondamento, perché attualmente i Partiti e Movimenti che dovrebbero concorrere a formare la nuova maggioranza hanno in tutto 17 Consiglieri, su 35 componenti il Consiglio Regionale, il che non è sufficiente perché, per avere una maggioranza, occorrono almeno 18 Consiglieri su 35 membri del Consiglio.
Rileva, infatti, che per la formazione di una nuova maggioranza occorrono ai Gruppi consiliari di centro-sinistra anche i voti dei due Consiglieri liberali; non esclude che la Democrazia Cristiana faccia anche assegnamento sul voto dei due Consiglieri Liberali per la formazione del centro-sinistra nell'Amministrazione Regionale, perché alla Democrazia Cristiana interessa soltanto il potere e non ha difficoltà ad accettare l'appoggio dei liberali.
Osserva che, se ciò può apparire comprensibile per quanto riguarda il Partito della Democrazia Cristiana, non si riesce a capire come ciò possa essere accettato dal Partito Socialista Democratico che, in campo nazionale, si è opposto unitamente al Partito Socialista, all'ingresso del democristiano Scelba e di altri esponenti della sua corrente nel nuovo Governo di Centro-sinistra.
Chiede quindi al Consigliere Montesano se l'area del centro sinistra, per il Partito Socialista Democratico, sia così larga da comprendere anche i liberali.
Viene spontanea la domanda, egli dice, se la posizione del Partito Social Democratico in Valle d'Aosta sia diversa da quella che il Partito Social Democratico tiene a Roma, dato che in Valle d'Aosta i socialdemocratici hanno fatto le liste comunali con i liberali; oppure se si tratti solo di un espediente tattico del Partito Social Democratico per tenersi collegato con il Partito Socialista Italiano in vista della prossima unificazione, oppure ancora se il Consigliere Montesano concepisca un centro-sinistra in modo diverso da come è concepito dai suoi dirigenti nazionali o se sia il più fedele servitore della Democrazia Cristiana locale, la quale, ogni volta in cui si è trovata in difficoltà, ha sempre trovato nel Consigliere Montesano un fedele alleato, pronto a battersi per difenderla anche quando poteva farne a meno.
Rivolgendosi quindi al Consigliere Pedrini, osserva che è pure alquanto strano che, mentre l'On.le Malagodi, Segretario del Partito Liberale, riaffermando ancora ultimamente nel recente Congresso le posizioni anticomuniste e antiregionaliste del Partito Liberale, si è recisamente dichiarato anche contrario al centrosinistra, il Consigliere Pedrini si batte in tutti i modi per aprire la strada al centro-sinistra nell'Amministrazione Regionale.
Circa il dubbio, espresso dal Consigliere Montesano, che l'ordine del giorno della seduta odierna sia stato compilato dal Presidente del Consiglio in modo da permettere il conseguimento di determinati scopi, fa presente che per fugare ogni dubbio e per dimostrare che non vi sono scopi occulti basta che il Consiglio proceda alla trattazione degli oggetti iscritti all'ordine del giorno; infatti, vedendo la posizione che i Consiglieri Unionisti e Comunisti prenderanno sulle dimissioni rassegnate dai Consiglieri Gheis e Torrione, si potrà constatare che la disposizione numerica progressiva degli oggetti iscritti all'ordine del giorno è stata predisposta senza alcun fine recondito.
Conclude, rilevando che, mentre sino ad oggi la Valle d'Aosta era una Regione ove regnavano l'accordo e ragionevoli limiti nelle polemiche e nelle divergenze politiche, si cerca ora di provocare delle risse politiche e si fanno delle gravi denunce per cose di poco rilievo.
Noi, egli dichiara, saremo vigilanti e denunceremo tutte queste cose: la nostra posizione sarà sempre chiara e responsabile e terrà conto soprattutto degli interessi della popolazione valdostana.
Il Consigliere MONTESANO, rispondendo alle domande e ai rilievi formulati dal Consigliere Germano, dichiara che al Partito Socialista Democratico Italiano interessa in primo luogo che i Consiglieri Unionisti e Comunisti prendano atto di essere oggi in minoranza, perché hanno perso l'appoggio del Partito Socialista; dichiara che i Consiglieri della nuova formazione politica di centro sinistra debbono ora vigilare affinché non si ripeta nell'Amministrazione Regionale quanto è già avvenuto nell'Amministrazione Comunale di Aosta, ove, pur essendosi formata una nuova maggioranza di centro-sinistra, i Consiglieri Unionisti e Comunisti non intendono attenersi alle regole democratiche.
Ricorda al Consigliere Germano che il Partito Socialista Italiano, nel suo ultimo Congresso in Valle d'Aosta, aveva avvertito il Partito Comunista e L'Union Valdôtaine che, se non avessero desistito dall'atteggiamento assunto presso il Comune di Aosta, la crisi si sarebbe estesa anche nell'Amministrazione Regionale, il che oggi si è verificato.
Respinge l'accusa, rivoltagli dal Consigliere Germano, di essere un fedele servitore della Democrazia Cristiana e dichiara che è sufficiente citare alcuni fatti per dimostrare la propria indipendenza e la non sussistenza di qualsiasi preconcetto legame con la Democrazia Cristiana.
Fa presente, in primo luogo, che allorquando per la prima volta si discusse in Consiglio Regionale sull'opportunità dell'approvazione di una legge proporzionale per l'elezione dei Consiglieri regionali della Valle d'Aosta, - pur facendo parte di una minoranza che allora si era schierata per la legge maggioritaria, ebbe a fare un lungo intervento personale per perorare l'approvazione di una legge elettorale proporzionale.
Fa presente di avere sempre dato il suo voto favorevole per l'approvazione dei conti consuntivi presentati dalla Giunta, dissentendo in questo dai Consiglieri degli altri Gruppi di minoranza.
Fa presente di avere dato ultimamente, dissentendo dai Consiglieri della Democrazia Cristiana, il suo voto favorevole per l'approvazione del disegno di legge regionale riguardante l'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione per il primo trimestre dell'anno 1966.
Ricorda, infine, di avere dato nella seduta del 10 dicembre 1964 il suo voto favorevole per l'elezione dell'Avvocato Severino Caveri, Presidente della Giunta Regionale, quale delegato della Regione Autonoma della Valle d'Aosta a partecipare all'elezione dell'attuale Presidente della Repubblica.
Esprime, in proposito, il suo rammarico che il Presidente della Giunta, Caveri, sia ritornato ad Aosta da Roma senza avere partecipato alla votazione finale per l'elezione del Presidente della Repubblica.
Ritiene che siano sufficienti i fatti sopracitati per smentire le affermazioni fatte dal Consigliere Germano.
Precisa che non vi è mai stata una comunanza di interessi da parte sua con la Democrazia Cristiana se non sul piano amministrativo e sul piano politico quando le rispettive posizione e azioni amministrative e politiche convergevano.
Aggiunge che, allorquando tali posizioni e azioni divergevano, ha sempre assunto una posizione di indipendenza, posizione che mantiene tuttora e che manterrà sempre.
Per quanto riguarda l'azione del Partito Socialista Democratico Italiano nell'ambito del centro-sinistra, dichiara che si tratta di un problema che il suo Partito valuterà anche in campo regionale e si riserva di dare, in seguito, una risposta in merito al Consigliere Germano quando il Consiglio discuterà di tale problema.
Conclude, invitando il Consigliere Germano a non interessarsi delle questioni che riguardano il Partito Socialista Democratico Italiano e facendo presente che il Partito Comunista deve limitarsi a prendere atto che oggi si trova in minoranza ed in crisi in una Regione ove ha dominato per 20 anni.
Il Presidente della Giunta, CAVERI, riferendosi al rilievo del Consigliere Montesano circa la sua mancata partecipazione all'ultima votazione per l'elezione del Presidente della Repubblica, dichiara di non aver potuto partecipare a detta votazione, dopo la sua permanenza a Roma per 15 giorni, perché al 31 dicembre 1964 il Consiglio Regionale della Valle d'Aosta era convocato per la discussione e l'approvazione di un importante problema di natura finanziaria che rendeva indispensabile la sua presenza ad Aosta.
Il Consigliere BENZO osserva che nel Consiglio Regionale si sta svolgendo oggi il primo avvenimento importante della vita politica valdostana dopo le elezioni regionali dell'anno 1963.
Ritiene che le dimissioni dei due Assessori regionali del Partito Socialista siano la conseguenza non solo di una condanna dell'atteggiamento antidemocratico del Partito Comunista e dell'Union Valdôtaine, ma anche della constatazione che non è possibile costruire nulla di duraturo con quelle forze politiche che hanno paralizzato, da 8 mesi, la vita amministrativa della Città di Aosta e che intendono ora paralizzare anche la vita amministrativa della Regione.
Aggiunge che le dimissioni rassegnate dai due Assessori regionali socialisti sono la dimostrazione più evidente della validità della politica che la Democrazia Cristiana ha portato avanti in campo nazionale e regionale e che intende rinvigorire per non permettere ad alcuno di impedire il consolidamento e lo sviluppo di una democrazia fondata sul lavoro e sul progresso sociale nella libertà e nella giustizia.
Ritiene che solo la formazione di una nuova maggioranza, fedele alle aspirazioni di progresso e di rinnovamento della popolazione valdostana, possa rappresentare la formula politica più avanzata verso il non reversibile processo di maturazione democratica al quale la Valle d'Aosta è decisamente avviata e che rappresenta il massimo della partecipazione delle attuali forze democratiche della Valle d'Aosta e del Consiglio.
Dichiara che la Valle d'Aosta attende da tempo che questo avvenga e che il Consiglio Regionale deve rispondere a queste aspettative nel rispetto della democrazia e della autonomia.
Se ciò non avverrà, - egli dice -, ne deriverà grave nocumento del patrimonio dell'autonomia regionale e saranno i cittadini valdostani ad esprimere la loro condanna.
Conclude il suo intervento dichiarando quanto segue:
"Noi, Valdostani, abbiamo sempre avuto un profondo senso della misura; facciamo in modo che nulla possa nel tempo danneggiare non solo la dignità del Consiglio, ma la stessa collettività valdostana.
Solo così potremo sperare di raggiungere il fine per il quale siamo stati eletti e che è solo quello di fare gli interessi della Valle d'Aosta".
Il Consigliere Signorina PERSONNETTAZ, riferendosi ad un intervento polemico del Presidente della Giunta, Caveri, nella precedente adunanza consiliare, osserva che tutti i Consiglieri regionali hanno pari diritti di prendere parte alle discussioni del Consiglio.
Muove l'appunto al Presidente della Giunta di aver attuato in Valle d'Aosta una politica che ha tradito le aspettative dei valdostani, che ha distrutto gli ideali e ha recato pregiudizio alle sane tradizioni e ai principi religiosi dei loro antenati.
Afferma che, alleandosi con il Partito Comunista e contribuendo alla diffusione della sua ideologia tra la popolazione valdostana, il Presidente della Giunta, Caveri, ha distrutto l'unione e la concordia tra i valdostani.
Esorta il Presidente della Giunta ad abbandonare la linea politica seguita negli ultimi dieci anni e a ritornare sulla strada già percorsa un tempo, cessando di alimentare i contrasti e il sentimento dell'odio, in modo che i valdostani possano nuovamente rispettarsi e fraternizzare tra di loro.
Deplora le polemiche verificatesi durante la seduta consiliare del 9 febbraio scorso e dichiara che quanto è accaduto non serve certamente ad elevare il prestigio del Consiglio.
Il Consigliere BIONAZ, richiamandosi alla questione pregiudiziale posta dal Presidente Marcoz, ritiene che, nel silenzio della legge, si debba ricorrere al procedimento analogico.
Dichiara che in materia di sospensione degli amministratori regionali si deve applicare, per analogia di materia, la legge in data 10-2-1953 n. 62, concernente la costituzione e il funzionamento degli organi regionali per le Regioni a statuto ordinario, e non già il Testo Unico della Legge Comunale e Provinciale del 1934.
Ribadisce che il gruppo consiliare della Democrazia Cristiana non ritiene applicabile l'articolo 270 del T.U. della Legge comunale e Provinciale del 1934.
Riferendosi poi al caso della decadenza di Consiglieri, prospettato dal Presidente, Marcoz, osserva che la decadenza è un istituto ben diverso dalla sospensione.
Nel caso in discussione, - egli aggiunge -, non si tratta nemmeno di applicare la sospensione perché le dimissioni rassegnate dai Consiglieri Gheis e Torrione hanno certamente assorbito la loro sospensione.
Rispondendo all'Assessore Andrione, afferma che al Presidente della Giunta spettano tutte le attribuzioni che le leggi vigenti conferiscono al Prefetto in virtù dell'articolo 44 dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta e non già in virtù dell'articolo 4 del Decreto L.L. 7 settembre 1945 n. 545.
Per quanto riguarda le denominazioni dei Comuni, osserva che con il citato Decreto sono state ripristinate le denominazioni francesi dei Comuni ingiustamente modificate durante il periodo fascista, per cui non era più necessario riportare le denominazioni francesi dei Comuni nello Statuto speciale della Regione.
Afferma che, anche per quanto riguarda l'ordinamento scolastico, lo Statuto speciale per la Valle d'Aosta si esprime con sufficiente chiarezza, per cui anche in questa materia non è necessario richiamarsi al citato Decreto del 1945.
Respinge l'accusa, rivolta alla minoranza consiliare, di condurre in questa occasione oscure manovre politiche e sottolinea che tale accusa può invece essere facilmente rivolta alla maggioranza consiliare.
Rivolgendosi al Consigliere Germano, dichiara che il Partito Comunista è il meno indicato, anche alla luce di quanto succede per il Comune di Aosta, ad accusare altri Partiti di voler il potere ad ogni costo; così pure, egli aggiunge -, non è il caso che i Consiglieri comunisti si scandalizzino di certi manifesti diffusi ultimamente a cura della Democrazia Cristiana, poiché risulta che il Procuratore della Repubblica ha aperto un procedimento contro i responsabili della diffusione di un manifesto del Partito Comunista.
Dichiara che il Consigliere Germano non deve preoccuparsi dei rapporti tra il Partito della Democrazia Cristiana e il Partito Liberale, perché il Partito Liberale non è affatto sotto la tutela della Democrazia Cristiana.
Dichiara che, in questo momento, i rappresentanti del Partito Comunista dovrebbero soltanto prendere atto che si trovano in minoranza e trarne le logiche conseguenze e andarsene e per dimostrare di non voler rimanere ad ogni costo al potere e di sapere accettare il gioco democratico.
Il Consigliere BORDON osserva che le interessanti discussioni di natura giuridica svoltesi nel corso della seduta del 9 febbraio e dell'attuale seduta sulla sospensione e sulla accettazione delle dimissioni dei Consiglieri Gheis e Torrione non hanno portato ad alcuna soluzione di detto problema; ritiene, pertanto, che la questione debba essere affrontata sul piano della concretezza e del buon senso.
Rileva che il Gruppo consiliare della Democrazia Cristiana, in base ai risultati delle ultime elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale, ha diritto di avere una rappresentanza formata di 13 Consiglieri e osserva che la legge elettorale in vigore per la Valle d'Aosta prevede la sostituzione dei Consiglieri regionali dimissionari, per cui si potrebbe procedere a tale sostituzione prescindendo dalla questione relativa alla sospensione di questi due Consiglieri dimissionari.
Aggiunge che, d'altra parte, vi è già un precedente in tale senso poiché nei confronti di un Consigliere appartenente ad un altro gruppo politico si è proceduto all'accettazione delle dimissioni, anziché procedere alla dichiarazione di decadenza, come si sarebbe dovuto fare in quel caso.
Ritiene, pertanto, che il Consiglio possa procedere ora allo stesso modo; chiede quindi che si dica con chiarezza se si intenda procedere all'accettazione delle dimissioni presentate dai Consiglieri Gheis e Torrione, nonché alla loro sostituzione ai sensi di legge.
Propone che, in accoglimento della richiesta fatta dai Consiglieri della minoranza, si proceda all'inversione degli argomenti iscritti all'ordine del giorno e si inizi la discussione dei punto 8, riguardante le dimissioni dei Consiglieri Gheis e Torrione.
Rispondendo alle critiche rivolte dal Consigliere Germano al Partito della Democrazia Cristiana in campo nazionale, osserva che milioni di elettori italiani non condividono tali critiche; d'altra parte, egli dice, finora il Partito Comunista Italiano è sempre stato all'opposizione in campo nazionale, ed è molto più facile stare su delle posizioni di opposizione negativa che partecipare ad una azione politica costruttiva nell'interesse del Paese.
Rileva ancora che i socialisti valdostani sono in grado di compiere da soli le proprie scelte politiche senza bisogno dei consigli del Partito Comunista e sanno valutare da soli l'esigenza e la possibilità di svolgere una più proficua azione politica nell'interesse della popolazione valdostana mediante la formazione di una nuova maggioranza consiliare.
Afferma che quanto è stato fatto nel passato non è sufficiente a giustificare l'ulteriore permanenza in carica dell'attuale maggioranza consiliare, perché tutte le maggioranze consiliari che si sono succedute finora al governo della Regione hanno compiuto qualcosa di positivo, ma ancora molto rimane da fare e da realizzare.
A tale scopo, ritiene che sia necessario giungere alla formazione di una nuova maggioranza consiliare capace di esprimere in sede regionale una compagine governativa più solida dell'attuale e formata dai Consiglieri di tutti i raggruppamenti democratici rappresentati attualmente in seno al Consiglio Regionale.
Il Presidente della Giunta, CAVERI, dichiara di dover rispondere all'ingiuste insinuazioni fatte da alcuni Consiglieri dell'opposizione, in relazione ad articoli di recente pubblicati su alcuni giornali nazionali, insinuazioni che, toccando l'onore e la reputazione di un Assessore regionale, toccano l'onore e la reputazione di tutta la Giunta.
Riferisce, in proposito, che in data 3 aprile 1964 la Giunta Regionale, su proposta dell'Assessore all'Agricoltura e Foreste, Fosson, aveva deliberato ad unanimità di voti favorevoli, di affidare al Signor Vallino Alfonso l'incarico di effettuare, per conto e nell'interesse dell'Amministrazione Regionale, un controllo ispettivo saltuario sui vari cantieri forestali gestiti dall'Assessorato all'Agricoltore e Foreste nella bassa Valle d'Aosta, nonché di tenere presso i Comuni di Verrès e Pont St. Martin un recapito settimanale per il collegamento tra il predetto Assessorato e le popolazioni della bassa Valle, per informazioni su pratiche varie dell'Assessorato dell'Agricoltura e Foreste, concordando altresì di autorizzare la retribuzione delle prestazioni del Signor Vallino mediante un compenso mensile determinato in base alla paga in vigore per i capi operai dei cantieri di lavoro e comprensivo di qualsiasi altra indennità.
Afferma che questa è la realtà dei fatti e che il preteso scandalo per peculato e per falso, - che dovrebbe colpire l'onore di un onesto Assessore e di un onesto Ispettore forestale -, ha avuto origine da una volgare lettera anonima.
Dichiara di avere ritenuto necessario di fare tali precisazioni al Consiglio in ordine a questo fatto per ricondurre le cose nelle loro giuste dimensioni e per rendere edotti i Consiglieri delle premesse e degli antefatti di questa vicenda, che forse non tutti conoscevano.
Il Segretario del Consiglio Signora SIGGIA Avv. Giovanna in BIANCO, richiamandosi all'intervento del Consigliere Signorina Personnettaz, rileva che nell'adunanza consiliare del 9 corrente mese nessuno dei membri dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio ha rivolto delle parole poco riguardose verso i Consiglieri della minoranza e nemmeno nei confronti dei Consiglieri Gheis e Torrione.
Fa presente che i Consiglieri della minoranza non hanno tenuto un analogo rispettoso comportamento nei confronti dei membri dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio, perché gli insulti che provenivano dai banchi della minoranza consiliare erano rivolti indistintamente a tutti i Consiglieri della maggioranza.
Ammette che le forti polemiche verificatesi nella citata adunanza consiliare possano essere derivate dalla cattiva accoglienza fatta da alcuni Consiglieri della maggioranza ai Consiglieri Gheis e Torrione, oggi assenti.
Dichiara, però, che la reazione verbale dei Consiglieri della minoranza avrebbe dovuto essere rivolta unicamente a coloro che si erano espressi in termini poco riguardosi nei confronti dei Consiglieri Gheis e Torrione.
Ritiene che questo debba essere precisato per la serietà del Consiglio e perché non è giusto che gli insulti che dovrebbero essere rivolti a qualche Consigliere siano generalizzati ed estesi anche a persone che sono al di fuori da queste polemiche.
Seguono, sull'argomento, alcune battute polemiche fra i Consiglieri Signora SIGGIA Avv. Giovanna in BIANCO e Signorina PERSONNETTAZ.
Il Consigliere GERMANO osserva che, per la formazione di una nuova maggioranza consiliare di centro sinistra, non si può prescindere dai voti dei rappresentanti del Partito Liberale.
Prende atto che il Consigliere Montesano si è riservato di prendere in esame detto problema a suo tempo, mentre il Consigliere Bordon ha auspicato chiaramente la formazione di una nuova maggioranza consiliare formata dal raggruppamento di tutti i Consiglieri dei Partiti e Movimenti politici rappresentati in seno al Consiglio (anche se antiregionalisti), con esclusione del Partito Comunista.
Osserva che la storia insegna che dall'unità di tutti i partiti o movimenti politici contro i comunisti sono sorti regimi dapprima autoritari e poi fascisti e che la lotta contro i comunisti si è poi estesa contro i socialisti e anche contro i democristiani.
Rimprovera al Consigliere Bordon, il quale si è proclamato incompetente nelle sottili questioni giuridiche e si è dichiarato favorevole all'unione di tutti i valdostani, compresi i valdostani che militano nell'Union Valdôtaine, di avere, con poca coerenza, sottoscritto l'esposto presentato alla Magistratura dai Consiglieri di minoranza contro l'operato del Presidente del Consiglio nella riunione del 9 corrente mese.
Per quanto riguarda la richiesta, fatta dai Consiglieri di minoranza, di sostituire i Consiglieri dimissionari Gheis e Torrione per ristabilire la composizione numerica del Consiglio e per porre ai voti la mozione di sfiducia, fa presente che questi argomenti figurano tutti iscritti all'ordine del giorno per cui, per giungere all'esame di detti argomenti, non rimane altro che iniziare la discussione dei vari oggetti iscritti all'ordine del giorno.
Il Consigliere BORDON ribadisce di essere favorevole ad una unione dei Consiglieri di tutti i Partiti e Movimenti politici rappresentanti in seno al Consiglio, con esclusione del Partito Comunista, per il semplice fatto che il Partito Comunista non è un Partito democratico, mentre gli altri Partiti e Movimenti politici accettano le regole della democrazia.
Fa presente che, se il Partito Comunista accettasse, come tutti gli altri Partiti, le regole della democrazia, sarebbe possibile iniziare un dialogo costruttivo anche con il Partito Comunista.
Circa l'appunto di incoerenza mossogli dal Consigliere Germano per aver sottoscritto insieme agli altri Consiglieri della minoranza l'esposto inoltrato alla Magistratura contro l'operato del Presidente del Consiglio nella seduta del 9 corrente mese, osserva di essere tenuto a rendere conto della sua azione solo al Partito al quale appartiene e non al Partito Comunista.
Il Consigliere BERTHET dichiara di prendere atto delle precisazioni fatte dal Presidente della Giunta, Caveri, sulla questione riguardante l'Assessore Fosson.
Precisa che i Consiglieri della Democrazia Cristiana erano venuti a conoscenza di questa questione solo attraverso la lettura dei giornali e sono assolutamente estranei alla questione stessa.
Il Presidente, MARCOZ, fa presente che un Consigliere della Democrazia Cristiana ha fatto una chiara allusione alla questione, per cui il Presidente della Giunta, per salvaguardare l'onore della Giunta e, di conseguenza, anche dell'intero Consiglio, ha ritenuto necessario fornire opportune precisazioni in merito.
Il Consigliere BIONAZ ammette di aver fatto nel suo intervento un'allusione alla questione riguardante l'Assessore Fosson.
Dichiara, però, di essersi riferito nel suo intervento a delle notizie apparse sui giornali, anche se queste notizie possono fare supporre l'esistenza di uno dei motivi della convocazione del Consiglio in via d'urgenza.
Osserva però che questa sua allusione non è nulla in confronto agli epiteti che sono stati rivolti ai Consiglieri della minoranza nella seduta del 9 corrente mese.
Ribadisce che il Gruppo consiliare della Democrazia Cristiana è completamente estraneo alla questione, sulla quale spetta alla Magistratura di fare completa luce.
Riferendosi alle dichiarazioni fatte dal Consigliere Balestri a nome del Partito Socialista, rinnova la richiesta di porre in discussione, ai sensi dell'articolo 56 del Regolamento Interno del Consiglio, con precedenza su tutti gli altri oggetti, l'oggetto iscritto al n. 8 dell'ordine del giorno.
Il Presidente della Giunta, CAVERI, riferendosi all'allusione fatta dal Consigliere Bionaz sulla questione riguardante l'Assessore Fosson, riferisce che tutti i membri della Giunta Regionale, in una recente presa d'atto, si sono dichiarati solidali con l'Assessore Fosson, assumendosi di condividere ogni responsabilità qualora vi sia qualche responsabilità da parte dell'Assessore Fosson.
Segue una breve discussione polemica tra il Presidente della Giunta, CAVERI, e il Consigliere BIONAZ.
Il Presidente del Consiglio, MARCOZ, riferendosi alla richiesta fatta dal Consigliere Bionaz d'invertire l'ordine del giorno e allo scopo di chiarire la questione, dà lettura dei seguenti articoli del Regolamento interno del Consiglio e delle norme di legge in vigore per le Amministrazioni Comunali e Provinciali ed applicabili anche alla Regione Valle d'Aosta per la questione in esame:
Articolo 26 del Regolamento interno del Consiglio
Il Presidente del Consiglio fissa gli oggetti da iscriversi all'ordine del giorno tenendo in considerazione i voti espressi dall'assemblea nella precedente adunanza e le proposte o richieste del Presidente della Giunta regionale.
(...omissis...).
Per gli oggetti di poca importanza e nei casi d'urgenza il Presidente del Consiglio può iscrivere all'ordine del giorno oggetti in deroga alle norme del comma precedente.
(...omissis...).
Articolo 25 del Regolamento Interno del Consiglio
Il Presidente dà lettura dell'ordine del giorno, di cui copia deve essere affissa alla porta d'ingresso della sala dell'adunanze. L'assemblea procede quindi alla discussione dell'ordine del giorno.
Il Presidente chiude l'adunanza su proposta da approvarsi dall'assemblea.
Articolo 56 del Regolamento interno del Consiglio
I richiami per l'ordine del giorno, o per il regolamento, o per la priorità delle votazioni, hanno la precedenza sulle questioni principali.
Per quanto riguarda la discussione di interpellanze e di mozioni aventi per oggetto argomenti di uguale natura o strettamente connessi, fa presente che detta materia è regolamentata dagli articoli 38 e 43 del Regolamento interno del Consiglio Regionale.
Articolo 291 del T.U. della Legge Comunale e Provinciale del 1915
L'iniziativa delle proposte da sottoporsi ai Consigli spetta indistintamente all'Autorità governativa, ai Presidenti e ai Consiglieri.
Sono prima discusse le proposte dell'Autorità governativa poi quelle dei Presidenti e, infine, quelle dei Consiglieri, per ordine di presentazione.
Fa presente che detta materia, per il Consiglio Regionale della Valle d'Aosta, risulta disciplinata dal Regolamento interno che implicitamente esclude, in base all'articolo 56, la possibilità dell'inversione degli oggetti iscritti all'ordine del giorno.
Aggiunge che la prassi costante finora seguita conferma che, senza l'unanimità di voti del Consiglio, non si può procedere al cambiamento dell'ordine progressivo degli oggetti iscritti all'ordine del giorno.
Per quanto riguarda i Consigli Comunali, non dotati di un proprio regolamento interno, riferisce che la Giurisprudenza ha ammesso in passato la facoltà dell'inversione dell'ordine del giorno da parte del Consiglio, dando però la preferenza alle proposte ritenute di maggiore interesse e urgenza, salva sempre la precedenza delle proposte dell'Autorità governativa e dei Presidenti.
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Si dà atto che, alle ore 18,20, i due Parlamentari Valdostani, Senatore Avv. Renato Chabod e Deputato Dr. Corrado Gex, lasciano la sala consiliare.
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Articolo 10 del Regolamento interno del Consiglio
...omissis...
Chi presiede l'adunanza è investito del potere discrezionale per il mantenimento dell'ordine, per l'osservanza delle leggi e per la legalità delle discussioni e delle deliberazioni. Ha la facoltà di sospendere e di sciogliere le adunanze facendone constare nel processo verbale.
...omissis...
Articolo 288 del T.U. della Legge Comunale e Provinciale 1934
Sono nulle le deliberazioni prese in adunanze illegali o adottate sopra oggetti estranei alle attribuzioni degli organi deliberanti o che contengono violazioni di legge.
Il Presidente osserva che le disposizioni del soprariportato articolo comportano, da parte del Consiglio, una verifica pregiudiziale della regolarità della propria costituzione, ogni qualvolta si verifichino determinati eventi che hanno riflessi sulla posizione giuridica dei Consiglieri; dichiara che nel caso specifico si tratta di chiarire, in via pregiudiziale, se i Consiglieri Gheis e Torrione abbiano ancora il diritto di partecipare alle adunanze consiliari e di prendere parte alle deliberazioni e alle votazioni e questo anche indipendentemente da una eventuale inversione degli oggetti iscritti all'ordine del giorno.
Riferisce, in proposito, di avere già riferito quanto sopra ai membri della delegazione dei gruppi di minoranza che si era presentata nel suo ufficio per chiedere dei chiarimenti circa l'ordine del giorno dell'adunanza del 9 febbraio.
Aggiunge che, ad una domanda postagli da detta delegazione, aveva anche precisato che avrebbe studiato anche la questione riguardante l'inversione degli oggetti iscritti all'ordine del giorno.
Ribadisce, comunque, che la verifica del diritto dei Consiglieri Gheis e Torrione di prendere ancora parte alle adunanze e alle deliberazioni del Consiglio si impone come una questione pregiudiziale in seguito al loro rinvio a giudizio e alla considerazione che le dimissioni rassegnate da questi due Consiglieri non possono fare cessare tale situazione.
Per quanto riguarda la richiesta d'inversione dell'ordine del giorno, dichiara di rimettersi, come già in altre passate occasioni, all'eventuale voto unanime del Consiglio favorevole all'inversione dell'ordine del giorno.
Il Consigliere BIONAZ, riferendosi all'articolo 26 del Regolamento interno del Consiglio, in precedenza richiamato dal Presidente, dichiara che, nella stesura dell'ordine del giorno dell'adunanza odierna, il Presidente, Marcoz, non ha tenuto conto dei voti espressi dall'Assemblea nella precedente adunanza, ma unicamente delle proposte e delle richieste del Presidente della Giunta Regionale.
Rileva che le norme dell'articolo 26 del Regolamento interno del Consiglio nulla stabiliscono circa l'impossibilità di invertire l'ordine del giorno; osserva che i Consiglieri di minoranza non chiedono di inserire all'ordine del giorno nuovi argomenti, ma semplicemente di procedere alla discussione degli argomenti già iscritti all'ordine del giorno, con una opportuna inversione.
Ritiene che la richiesta dei Consiglieri di minoranza sia giustificata anche in relazione all'articolo 25 del Regolamento interno del Consiglio.
Dichiara che la possibilità d'invertire l'ordine del giorno risulta chiaramente confermata dall'articolo 56 del Regolamento interno del Consiglio, nel quale si legge che i richiami per la priorità delle votazioni hanno la precedenza sulle questioni principali.
Ritiene che nelle parole "per la priorità delle votazioni" si debba intendere la priorità delle votazioni sugli argomenti iscritti all'ordine del giorno.
Fa presente che anche nel passato il Consiglio ha seguito la prassi di porre in votazione le richieste d'inversione dell'ordine del giorno e che non è mai stata richiesta l'unanimità di voti per l'inversione dell'ordine del giorno.
D'altra parte, egli aggiunge, l'osservazione fatta dal Presidente del Consiglio sulla necessità dell'unanimità di voti per l'inversione dell'ordine del giorno è priva di fondamento, perché se fosse richiesta l'unanimità di voti, evidentemente, la legge si sarebbe espressa esplicitamente in tale senso, come si esprime esplicitamente tutte le volte che per la validità di determinate deliberazioni è richiesta una maggioranza speciale.
Dichiara che, ai sensi dell'articolo 56 del regolamento interno, spetta al Consiglio di decidere a maggioranza assoluta dei suoi componenti sull'inversione dell'ordine del giorno.
Osserva che anche l'articolo 38 del Regolamento interno del Consiglio dà la possibilità di raggruppare e trattare contemporaneamente, previa approvazione del Consiglio, le interpellanze relative ad atti e ad argomenti identici o strettamente connessi.
Non ritiene che, per chiarire la questione in esame, sia necessario richiamarsi all'articolo 291 del T.U. Legge Comunale e Provinciale, in quanto tale questione è sufficientemente chiarita dal Regolamento interno del Consiglio.
Per quanto riguarda il potere discrezionale attribuito al Presidente del Consiglio dal terzo comma dell'articolo 10 del Regolamento interno, dichiara che tale potere discrezionale non può essere usato per opporsi alla volontà manifesta del Consiglio.
Osserva che anche il richiamo all'articolo 288 del vigente T.U. della Legge Comunale e Provinciale del 1934 è privo di fondamento, perché il Consiglio dispone di norme di legge e di regolamento sufficienti a fare sì che la proposta della minoranza debba essere posta in votazione.
Ribadisce, pertanto, la richiesta di mettere in votazione l'inversione dell'ordine del giorno, ponendo prima in discussione l'argomento iscritto al n. 8 dell'ordine del giorno dell'adunanza.
Il Presidente, MARCOZ, osserva che non è la legge che prescrive l'unanimità di voti favorevoli per l'inversione dell'ordine del giorno.
Osserva, però, che se il Consiglio decide all'unanimità per l'inversione dell'ordine del giorno, la Presidenza del Consiglio accoglierà la proposta e aderirà alla richiesta d'inversione dell'ordine del giorno.
Dichiara che i richiami prima fatti a vari articoli di legge sono stati fatti "ad abundantiam", tenendo conto che queste norme di legge non sono mai state abrogate e che rappresentano dei validi strumenti per la condotta dei lavori del Consiglio.
Richiamando le norme del terzo comma dell'articolo 10 del Regolamento interno del Consiglio osserva che tali norme non rappresentano altro che la ripetizione sostanziale delle citate norme del vigente Testo Unico della legge comunale e provinciale.
Per quanto riguarda i poteri discrezionali del Presidente per assicurare la legalità delle discussioni e delle deliberazioni, osserva che rientra proprio in questa sfera del potere discrezionale anche la verifica del diritto a partecipare alle deliberazioni da parte dei Consiglieri regionali.
Dichiara che nel caso dei Consiglieri Gheis e Torrione, i quali sono venuti a trovarsi in una particolare posizione giuridica in conseguenza del loro rinvio a giudizio, questa verifica si impone come una questione pregiudiziale, e che il Presidente del Consiglio ha l'obbligo, il dovere e il diritto di chiarire la posizione di questi due Consiglieri in seno al Consiglio.
Il Consigliere BIONAZ fa presente che i Consiglieri Gheis e Torrione hanno rassegnato le loro dimissioni in data antecedente al loro rinvio a giudizio.
Il Presidente, MARCOZ, osserva che le dimissioni sono operative nei confronti dei Consiglieri dimissionari fin dal momento in cui questi hanno rassegnato le dimissioni ma che, nei confronti dei terzi e del Consiglio, le dimissioni non hanno effetto sino a quando non ne sia stato preso atto dal Consiglio o dalla Giunta.
Il Consigliere BIONAZ afferma che si deve prendere atto delle dimissioni rassegnate dai due nominati Consiglieri, senza passare attraverso la tortuosa via della sospensione.
Ritiene che il Presidente del Consiglio non possa trasformare la sua tesi in un assioma assoluto, indiscutibile, ma che debba essere il Consiglio Regionale a decidere su questa questione se si vuole salvaguardare la sovranità del Consiglio.
L'Assessore ANDRIONE, premesso che vi è un ordine del giorno che deve essere rispettato, propone di porre ai voti la questione riguardante la sospensione dei Consiglieri Gheis e Torrione, iscritta al n. 1 dell'ordine del giorno.
Il Consigliere GERMANO dichiara di concordare sulla proposta dell'Assessore Andrione.
Osserva che la sovranità del Consiglio si deve esprimere nel rispetto delle leggi in vigore per cui, se i Consiglieri fanno delle proposte contrarie alla legge, il Presidente del Consiglio non può porre in votazione queste proposte perché sarebbero illegali e causa di nullità delle deliberazioni.
Nella questione in discussione, egli aggiunge, il Presidente non può accogliere la richiesta d'inversione dell'ordine del giorno fatta dai Consiglieri di minoranza perché si tratta di una richiesta contraria alla legge.
Fa presente che, allorquando si è discusso del caso del Consigliere Bonichon, il Consiglio unanime aveva accolto la proposta, fatta dal Presidente, di accettare le dimissioni rassegnate dal Consigliere Bonichon in luogo di prendere atto della decadenza del medesimo dalla carica di Consigliere regionale e ciò in considerazione della natura dei fatti e della particolare situazione in cui era venuto a trovarsi il Consigliere Bonichon.
Dichiara di non essere del parere di adottare ora la stessa procedura nei confronti dei Consiglieri Gheis e Torrione, perché la questione che li riguarda è di ben altra natura e di ben altra portata della questione dell'ex Consigliere Bonichon.
Il Consigliere BENZO osserva che l'intervento del Consigliere Germano non è pertinente alla questione in discussione, perché il Consiglio sta discutendo su di una richiesta di inversione dell'ordine del giorno sulla quale, a suo avviso, il Consiglio è sovrano nel decidere.
Fa presente che, ai sensi dell'articolo 56 del Regolamento interno del Consiglio, i Consiglieri dei Gruppi consiliari della Democrazia Cristiana, del Partito Socialista Italiano e del Partito Socialista Democratico Italiano hanno richiesto di porre in votazione la priorità della votazione sull'oggetto riguardante le dimissioni dei Consiglieri Gheis e Torrione.
Dichiara che spetta ora al Presidente del Consiglio di rispondere se accetta, o no, di accogliere questa richiesta.
Il Consigliere MONTESANO ritiene che la menzionata richiesta d'inversione dell'ordine del giorno, per la discussione e la votazione, - con priorità su tutti gli altri argomenti -, dell'oggetto iscritto al n. 8 dell'ordine del giorno, investe la sovranità del Consiglio e debba essere, pertanto, posta in votazione.
Dichiara quindi di associarsi alla richiesta di cui si tratta.
Il Consigliere ALBANEY dichiara di associarsi a quanto dichiarato dal Consigliere Montesano.
L'Assessore COLOMBO, richiamando quanto detto in precedenza dall'Assessore Balestri, conferma che i due Consiglieri del Partito Socialista Italiano sono disponibili per approvare l'accettazione delle dimissioni dei Consiglieri Gheis e Torrione, dimissioni già richieste a nome del Partito Socialista Italiano allorquando si erano associati alla maggioranza consiliare nell'approvare la deplorazione dei due nominati Consiglieri e nel ratificare le deliberazioni adottate dalla Giunta in via d'urgenza.
Precisa che i due Consiglieri del Partito Socialista Italiano non sono disponibili per approvare altri argomenti all'ordine del giorno.
Dichiara quindi che in questo momento non si può ancora parlare di nuove maggioranze, né di nuove maggioranze costituite con i Liberali.
A nome del Partito Socialista Italiano sente il dovere di smentire ogni eventuale diversa notizia data da qualche giornale.
Ritornando alla questione in discussione, ritiene che vi sia ancora la possibilità di una conciliazione delle opposte posizioni di principio assunte, rispettivamente, dai Gruppi della maggioranza e della minoranza, allo scopo di poter iniziare e portare avanti la discussione degli argomenti iscritti all'ordine del giorno dell'adunanza.
Esprime il parere che l'articolo 270 del vigente T.U. della legge comunale e provinciale del 1934, come da dichiarazione del Presidente del Consiglio, sia operante, in quanto non appena un Consigliere viene rinviato a giudizio per certi reati, automaticamente questo Consigliere è sospeso "ope legis".
Ritiene che, partendo da questo presupposto e con un po' di buona volontà, sia tuttavia possibile il superamento dell'ostacolo delle due opposte posizioni di principio assunte dalla maggioranza e dalla minoranza consiliare, procedendo ad una votazione unanime sulla proposta d'inversione dell'ordine del giorno, in modo da poter porre in discussione anche l'argomento riguardante le dimissioni dei Consiglieri Gheis e Torrione.
Allo scopo di superare questo ostacolo, propone una breve sospensione della seduta, in modo da dare la possibilità ai Consiglieri Capi-gruppo delle varie forze politiche rappresentate in seno al Consiglio di studiare e concordare un'eventuale possibile soluzione di compromesso.
Il Consigliere MONTESANO dichiara di associarsi alle proposte dell'Assessore Colombo per quanto riguarda l'accettazione delle dimissioni dei Consiglieri Gheis e Torrione e la ratifica delle deliberazioni assunte dalla Giunta in via d'urgenza.
L'Assessore FOSSON, a nome del Gruppo consiliare dell'Union Valdôtaine, dichiara che la situazione creatasi nell'interno del Consiglio Regionale richiede in questo momento la massima chiarezza.
Ritiene, pertanto, che non sia opportuno un eventuale compromesso sulla questione pregiudiziale posta dal Presidente, Marcoz, e che, se non vi è la possibilità di superare questa questione pregiudiziale, non si debba procedere alla discussione degli argomenti iscritti all'ordine del giorno.
Il Consigliere GERMANO dichiara di condividere il parere espresso dall'Assessore Fosson per quanto riguarda la questione pregiudiziale posta dal Presidente.
Osserva che la proposta dell'Assessore Colombo potrebbe essere presa in esame anche per un'eventuale inversione dell'ordine del giorno sempre che la questione pregiudiziale sia superata con l'accordo sulla questione della sospensione dei Consiglieri Gheis e Torrione.
Dichiara di non capire l'indisponibilità dei Consiglieri appartenenti al Gruppo del Partito Socialista Italiano per respingere la mozione di sfiducia alla Giunta presentata dai Consiglieri del Partito Liberale Italiano, per designare i componenti della Giunta Giurisdizionale Amministrativa e per discutere sulla mozione del Consigliere Montesano iscritta al n. 4 dell'ordine del giorno.
L'Assessore COLOMBO fa presente che l'azione dei Consiglieri del Partito Socialista italiano è stata decisa dal proprio Partito e non deve essere ora discussa dal Consigliere Germano; dichiara che, così come i Consiglieri socialisti non discutono mai le decisioni assunte dal Partito Comunista Italiano, così i Consiglieri comunisti debbono astenersi dal discutere le decisioni assunte dal Partito Socialista Italiano.
Il Consigliere GERMANO dichiara che non intende discutere le decisioni assunte dal Partito Socialista; ritiene, però, di poter esprimere la propria opinione in merito.
Dichiara di essere dell'opinione che anche i Consiglieri socialisti dovrebbero essere d'accordo per l'accoglimento della questione pregiudiziale posta dai Presidente, Marcoz, anche perché erano già stati d'accordo con i Consiglieri della maggioranza in occasione della votazione sulla deplorazione dei Consiglieri Gheis e Torrione.
Preso atto della sospensione dei due nominati Consiglieri, egli dice, si potrà discutere anche delle loro dimissioni ed accettarle, rispettando l'ordine del giorno.
Il Presidente, MARCOZ, per evitare eventuali equivoci, ritiene di dover ancora precisare che la maggioranza consiliare intende discutere, in seguito, delle dimissioni presentate dai Consiglieri Gheis e Torrione.
Dichiara che, se nessun altro Consigliere intende prendere la parola sull'argomento in esame, porrà ai voti la proposta riguardante la posizione di sospensione dei Consiglieri Gheis Francesco e Torrione Giuseppe.
Il Consigliere BIONAZ ribadisce che da parte dei Consiglieri del Partito Socialista Italiano, del Partito Socialista Democratico Italiano, del Raggruppamento Indipendente Valdostano dei Campagnards Valdôtaine e della Democrazia Cristiana è stato chiesto esplicitamente d'invertire l'ordine del giorno e di porre in discussione, con priorità su tutti gli altri argomenti, l'oggetto iscritto al n. 8 dell'ordine del giorno.
Ritiene che, ai sensi dell'articolo 56 del Regolamento interno del Consiglio Regionale, sia possibile approvare l'inversione dell'ordine del giorno.
Rinnova, pertanto, la richiesta di porre in votazione la proposta d'inversione dell'ordine del giorno.
In caso contrario, - egli dice -, il Presidente del Consiglio assumerà anche questa volta la responsabilità del suo atteggiamento non conforme alle norme vigenti e ai suoi doveri.
A nome dei Consiglieri del Gruppo consiliare della Democrazia Cristiana dichiara di non aderire alla proposta di porre in votazione l'argomento riguardante la sospensione dei Consiglieri Gheis e Torrione; precisa che i Consiglieri del suo Gruppo abbandoneranno l'aula consiliare se si procederà alla votazione di detto argomento.
Fa presente che non è consentito di accondiscendere all'accorgimento di porre in votazione la questione della sospensione dei Consiglieri Gheis e Torrione in quanto sulla proposta di votazione su tale argomento hanno espresso parere contrario i Consiglieri del Partito Socialista Italiano, del Partito Socialista Democratico Italiano, del Raggruppamento Indipendente Valdostano dei Campagnards Valdôtaine e della Democrazia Cristiana e si attende ancora il pronunciamento dei Consiglieri del Partito Liberale Italiano.
Conclude, dichiarando quanto segue:
"Signor Presidente, mi permetto ancora di dirLe che Lei assume tutta la responsabilità di questo atteggiamento che è assolutamente difforme da quella che deve essere la sua mansione e che è assolutamente inammissibile sotto il profilo della sovranità del Consiglio Regionale".
Il Consigliere MONTESANO fa la seguente dichiarazione di voto:
"Io considero sempre, e ribadisco questo concetto: che la resistenza del Presidente del Consiglio nel non voler accogliere la richiesta fatta da quattro gruppi consiliari ha uno scopo finalistico ed è uno strumento tattico per arrivare ad obiettivi che sono prefissati dalla Giunta Regionale.
Dichiaro, quindi, di associarmi a quanto ha espresso il Consigliere Bionaz".
Il Presidente, MARCOZ, ribadisce di essere disposto ad accogliere la proposta fatta dai quattro gruppi consiliari di minoranza a condizione che tutti i gruppi consiliari si dichiarino disponibili per l'accoglimento di detta proposta.
Per quanto riguarda l'applicabilità dell'articolo 270 del T.U. della Legge comunale e provinciale del 1934, osserva che non deve costituire un criterio interpretativo di una legge il pensare alle conseguenze che potranno derivare dalla applicazione della legge stessa.
Ritiene che sia necessario, innanzitutto, applicare la legge e, in seguito, prendere atto delle conseguenze giuridiche che ne deriveranno.
L'Assessore COLOMBO fa la seguente dichiarazione di voto:
"Giunti a questo punto, visto che non si è trovata la possibilità di un accorcio tra i gruppi politici rappresentati in seno al Consiglio, pur non condividendo le posizioni assunte da altri gruppi, io devo dire che non partecipo alla votazione.
I Consiglieri appartenenti al Partito Socialista Italiano non partecipano alla votazione perché il loro mandato è stato molto chiaro.
Quindi, o si parte dal presupposto, - seguendo l'impostazione data dal Presidente del Consiglio -, che l'articolo 270 del T .U. della Legge Comunale e provinciale del 1934 è operante di per sé stesso, come applicazione di legge, per cui, a mio avviso, non si dovrebbe fare una votazione, oppure si pone il problema dell'applicabilità del sopracitato articolo di legge o della legge 10 febbraio 1953 n. 62, come richiesto dagli altri Gruppi consiliari.
Fedele a quelli che sono stati i nostri impegni, dichiaro che non parteciperemo alla votazione riguardante la sospensione dei due Consiglieri Gheis e Torrione; siamo però disponibili per la ratifica delle deliberazioni di Giunta".
Il Presidente, MARCOZ, riferendosi a quanto detto dall'Assessore Colombo, ritiene che, di fronte al comportamento dei Consiglieri Gheis e Torrione che hanno partecipato all'adunanza del 9 corrente mese, non sia possibile considerare tacitamente operante nei loro confronti l'articolo 270 del T.U. della Legge comunale e provinciale del 1934; ritiene, invece, necessario che il Consiglio si pronunci esplicitamente in qualche modo, anche con eventuale presa d'atto, per decidere se i nominati due Consiglieri debbano essere considerati sospesi "ope legis".
Dopo aver constatato che nessun altro Consigliere intende prendere la parola sull'argomento in discussione, il Presidente invita il Consiglio a votare, a scrutinio segreto, sulla questione della sospensione "ope legis" dei. Consiglieri Gheis e Torrione dal 26 gennaio 1966, data della sentenza del loro rinvio a giudizio in sede penale.
Si dà atto che, iniziatasi la votazione, si assentano definitivamente dalla sala delle adunanze, alle ore 19,04, i Consiglieri Signori:
Albaney, Benzo, Berthet, Bionaz, Bordon, Chabod, Cusumano, Dujany, Lustrissy, Mappelli, Maquignaz, Montesano, Pedrini, Personnettaz e Verthuy.
Si dà atto, altresì, che si assentano temporaneamente dalla sala delle adunanze, alle ore 19,05, gli Assessori Balestri e Colombo.
Si dà atto, infine, che rimangono nell'aula consiliare: il Presidente del Consiglio, Marcoz; il Presidente della Giunta, Caveri; gli Assessori Andrione, Fillietroz, Fosson, Manganoni, Savioz, nonché i Consiglieri Artaz-Dotto, Barone, Casetta, Chamonin, Crétier, Germano, Perruchon Vedova Chanoux, Siggia in Bianco e Strazza.
Procedutosi alla votazione, a scrutinio segreto, ed allo spoglio dei voti con l'assistenza degli scrutatori Consiglieri Signori ARTAZ-DOTTO, CASETTA e GERMANO, il Presidente, MARCOZ, accerta e comunica i seguenti risultati della votazione:
- Consiglieri presenti e votanti: sedici;
- voti favorevoli alla sospensione "ope legis": sedici.
Il Presidente comunica, quindi, che la votazione non è valida per mancanza del numero legale, in quanto non era presente la maggioranza dei componenti il Consiglio Regionale.
Si dà atto che alle ore 19,07 rientra nella sala dell'adunanza l'Assessore COLOMBO e che alle ore 19,12 rientrano nella sala dell'adunanza l'Assessore BALESTRI e il Consigliere MONTESANO.
Il Presidente, MARCOZ, comunica che, essendo rientrati in aula tre Consiglieri, vi è nuovamente il numero legale per la validità dell'adunanza e che è, quindi, possibile riprendere la discussione degli argomenti iscritti all'ordine del giorno.
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