Oggetto del Consiglio n. 56 del 6 aprile 1956 - Verbale
OGGETTO N. 56/56 - CONFERIMENTO AL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE DEL MANDATO DI RICHIEDERE AGLI ORGANI COMPETENTI LA REVOCA DELLE CONCESSIONI DI ACQUE PUBBLICHE ALLE SOCIETA' IDROELETTRICHE INADEMPIENTI ALLE DISPOSIZIONI DELLA LEGGE 27 DICEMBRE 1953, N. 959. (Mozione)
Il Presidente, PAREYSON, dichiara aperta la discussione sulla seguente mozione concernente l'oggetto: "Conferimento al Presidente della Giunta regionale del mandato di richiedere agli organi competenti la revoca delle concessioni di acque pubbliche alle Società idroelettriche, aventi impianti in Valle d'Aosta, che risultano inadempienti alle disposizioni della legge 27 dicembre 1953, n. 959", mozione trasmessa in copia ai Signori Consiglieri unitamente all'ordine del giorno dell'adunanza:
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Aosta, 14 marzo 1956.
All'Ill.mo Signor Presidente
Consiglio Regionale della Valle d'Aosta
AOSTA
I sottoscritti chiedono alla S. V. Ill.ma di voler fare includere nell'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio regionale la seguente
MOZIONE
I Comuni della Valle d'Aosta attendono da oltre due anni l'applicazione della Legge della Repubblica Italiana 27 dicembre 1953, n. 959, che istituisce un sovracanone a favore dei Comuni dei Bacini Imbriferi montani a carico delle Società Idroelettriche.
Dall'applicazione di questa legge le nostre popolazioni si attendevano di poter disporre di mezzi relativamente cospicui per eseguire opere importanti per lo sviluppo economico e sociale della Valle.
Dal 1 gennaio 1954 ad oggi, - tenendo presente due sole annualità, - ben 9 miliardi avrebbero dovuto essere riscossi dai Comuni dei bacini imbriferi montani o dai loro Consorzi e ben 707 milioni e 2.400 lire è la cifra spettante ai 74 Comuni della Valle d'Aosta. Eppure, nonostante l'esistenza e la validità della legge, non una lira è stata ancora riscossa dai Comuni interessati e ciò è la dimostrazione della "abituale negligenza ed inosservanza delle disposizioni legislative e regolamentari in vigore" da parte delle potenti Società Idroelettriche.
Visto l'art. 55 del T. U. sulle Acque Pubbliche (modificato dalla legge 18 ottobre 1942. n. 1434) che così stabilisce: È facoltà del Ministro dei LL. PP. di dichiarare la decadenza del diritto di derivare ed utilizzare le acque pubbliche per l'abituale negligenza ed inosservanza delle disposizioni legislative e regolamentari in vigore.
Considerato particolarmente lo spirito dell'Autonomia regionale e la lettera stessa dello Statuto speciale che negli articoli 5, 7, 8, 9 e 12 fissa e dà particolare potere al Consiglio regionale della Valle d'Aosta in materia di acque pubbliche;
In virtù del 2 comma dell'articolo 8 dello Statuto speciale della Valle d'Aosta che dice testualmente: "Il Presidente della Giunta regionale ha facoltà di provocare dagli organi competenti la dichiarazione di decadenza delle concessioni, ove ricorrano le condizioni previste dalla legge";
IL CONSIGLIO REGIONALE DELIBERA
di dare mandato al Presidente della Giunta di richiedere agli organi competenti la revoca delle concessioni alle Società Idroelettriche che in Valle d'Aosta risultino inadempienti nei confronti della Legge 959.
F.ti: Savioz Fabiano - Giulio Nicco - Michele Barmasse - Renato Chabod - A. Nicco - Chabod Augusto - Barone Luigi - Manganoni Claudio.
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Il Consigliere SAVIOZ, ad illustrazione della mozione, riferisce quanto segue:
"La mozione che abbiamo presentato in data 14 marzo 1956, concernente l'applicazione della legge 27 dicembre 1953, n. 959, è già abbastanza chiara; ma, se ci è concesso, vorrei svilupparla in un modo un po' più ampio, anche per chiarire le idee su quel che noi desideriamo.
È noto come in questi ultimi tempi il grande "padronato" si sia coalizzato nella triplice intesa della Confindustria con l'Agricoltura e con il Commercio.
Lo scopo di questa alleanza è più che evidente e credo che si possa così definire: difendere i loro interessi, adoperando ogni mezzo per imporre, se possibile, le loro condizioni; tanto è che, ad esempio, il trust degli elettrici ha già avanzato richiesta per l'aumento delle tariffe, minacciando di non costruire più nuovi impianti.
In questi ultimi tempi hanno concentrato il loro fuoco in una sola direzione e si agitano per abolire la Cassa di conguaglio, organo statale che preleva un sovrapprezzo su tutta l'energia a beneficio di coloro che effettivamente costruiscono nuovi impianti.
Sono, inoltre, note le manovre alle quali le grandi Società idroelettriche ricorrono per non adempiere al loro obbligo sancito dalla legge n. 959 del 27 dicembre 1953, la quale stabilisce che i concessionari di grandi derivazioni d'acqua per produzione di forza motrice sono soggetti al pagamento del canone annuo di L. 1.300 per ogni KW di potenza nominale media a favore dei Comuni dei bacini imbriferi montani.
Ci rendiamo quindi tutti conto, io spero, che le manovre messe in atto dalle grandi Società idroelettriche sono di grave danno ai Comuni e alle popolazioni interessate, ledono fortemente l'autorità dello Stato e menomano il senso del diritto.
E pensare che le popolazioni di montagna e gli amministratori dei piccoli Comuni sono sempre alle prese con il deficit del bilancio comunale e sono sempre messi in condizione di non poter costruire una strada, una scuola, né di dare un aiuto ai bisognosi, perché a tutte le richieste, che essi stessi riconoscono sacrosante, devono sempre rispondere di no per mancanza di mezzi finanziari!
Tutta questa gente, che aveva tirato un sospiro di sollievo pensando che finalmente i Comuni avrebbero incassato qualche milione, deve assistere alla lunga lotta della carta bollata.
I motivi addotti possono così riassumersi:
incostituzionalità dei decreti di delimitazione dei bacini imbriferi montani, abuso di potere da parte del Ministro dei Lavori Pubblici, ecc. ecc.
I più bei nomi dei grandi avvocati vengono mobilitati per rendere inefficace la legge dello Stato e la lotta della carta bollata continua.
I grandi monopoli confidano nel Generale "tempo" e, soprattutto, nei loro formidabili mezzi, sperando così di fiaccare la forza di resistenza dei Comuni.
Viene naturale chiedersi se sia giusto che lo Stato sopporti simili cose e come mai i discorsi dei vari Ministri dell'Interno sullo Stato forte non trovino una concreta manifestazione verso il monopolio elettrico.
Perché si accetta la via seguita dall'avversario?
Questo lascia pensare che si può eludere la legge dello Stato, se questo Stato non ha altre vie, altri mezzi, per fare rispettare una sua legge.
È lungi da me l'intenzione di contestare il diritto di adire all'Autorità giudiziaria! Si difendano pure; ma, se non erro, tutti i cittadini che ricorrono contro le imposte devono intanto pagare, salvo poi ottenere il rimborso di quanto hanno pagato se otterranno ragione.
D'altra parte, mi sembra che l'articolo 41 della Costituzione Italiana dica che l'iniziativa economica privata è libera, ma che non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale.
Inoltre gli articoli 42 e 43 autorizzano lo Stato ad intervenire per motivi di interesse generale: perché dunque lo Stato non interviene, come da facoltà riconosciutagli dalla Costituzione italiana?
Ritengo che lo Stato sia forte quando fa rispettare le leggi da tutti, ricchi e poveri; altrimenti lo Stato ha solo una parvenza di forza. Noi vogliamo che la legge dello Stato sia rispettata da tutti, compresi i monopolisti, perché:
considerato che gli introiti delle grandi Società produttrici di energia elettrica sono aumentati di ben 59 volte dal 1942 al 1954, (questi dati sono desunti dai resoconti delle Società stesse);
tenuto conto che molti impianti sono già ammortizzati da anni, in quanto questi aumenti permettono dei profitti vertiginosi, anche se la lira è notevolmente svalutata;
esaminati i risultati del convegno dei Sindaci tenutosi in Valle e che ebbe le sue ripercussioni in campo nazionale;
riflettendo su quanto possano pensare gli abitanti della montagna che si vedono, molte volte e senza alcun preavviso, occupare i loro terreni (il campo, il pascolo, ecc.), tagliare i loro boschi e, nella maggior parte dei casi, devono rassegnarsi ad accettare le liquidazioni di danni che vengono loro fatte a tutto vantaggio delle Società idroelettriche, perché contro le medesime non possono resistere per mancanza di denaro e di altri mezzi (ci sarebbe da chiedersi che cosa penseranno gli abitanti della montagna quando verranno a conoscenza che i grandi utenti, la FAL, la MONTECATINI, ecc., pagano l'energia consumata in media L. 2,80 per ogni KW, mentre i piccoli utenti sborsano ben 22 lire per ogni KW);
tenendo conto che, se le fonti di energia prodotte in Valle d'Aosta fossero proprietà della Regione autonoma, potremmo esonerare gli abitanti della montagna dal pagare le imposte ed il prezzo stesso dell'energia elettrica che essi consumano; il che sarebbe forse il mezzo migliore per ripopolare i nostri villaggi, i nostri Comuni e dare finalmente a questi nostri fratelli una possibilità di esistenza migliore;
riferendosi anche al motto di Einaudi "prima conoscere, poi deliberare";
ritengo che sarebbe opportuno che una campagna di informazioni e di denunce sia fatta dalla Regione, affinché l'opinione pubblica sia informata con documentazioni inequivocabili e l'utente vessato dai grandi trust elettrici si renda conto esattamente delle aperte e sfacciate violazioni delle leggi da parte delle grandi Società produttrici di energia elettrica.
Richiamandoci a quanto esposto nella premessa della nostra mozione, chiediamo al Consiglio "di dare mandato al Presidente della Giunta di richiedere agli organi competenti la revoca delle concessioni alle Società idroelettriche che in Valle d'Aosta risultino inadempienti nei confronti della legge 959".
Il Presidente della Giunta, BONDAZ, dichiara quanto segue:
"Mi pare che sia bene fare il punto della situazione, per quanto riguarda la Valle d'Aosta in questa questione che ha sollevato, da più di un anno a questa parte, notevoli discussioni e affermazioni su taluna stampa di opposizione di sinistra, che hanno, ed è il meno che possa dire, amareggiato il mio animo, come accade sempre a chi, lavorando con coscienza, deve constatare come sia facile la accusa, - non si sa se più infondata che incosciente, - di una disonestà politica che non è nell'animo di chi lavora con fede e con entusiasmo.
Purtroppo, la vita offre di queste sorprese e bisogna proseguire nel proprio cammino perché la coscienza lo vuole e perché lo scopo che si vuole raggiungere è più alto delle bassezze umane.
La situazione, in Valle d'Aosta, per quanto riguarda i versamenti che le Società Idroelettriche dovevano effettuare a titolo di pagamento dei menzionati sovracanoni. è la seguente. Pongo a base della discussione questi dati, che sono naturalmente essenziali, per trarre poi dai dati stessi determinate conseguenze.
Dirò che, come è mio costume, mi sono documentato presso diverse fonti, e, precisamente, presso il Ministero dei Lavori Pubblici, alla data del 15 marzo 1956, presso la Presidenza del Consorzio dei Comuni del Bacino Imbrifero della Dora Baltea, per quanto concerne i Comuni della Valle d'Aosta, e presso il nostro Ufficio regionale delle Acque.
I dati non sono esatti al centesimo, ma trattasi di differenze di poco conto, che non possono avere riflesso nella discussione che dobbiamo fare.
I dati che ho rilevato presso il Consorzio dei Comuni Valdostani del predetto Bacino Imbrifero sono questi: al 15 marzo 1956 le Società Idroelettriche Cogne, SIP, Montecatini, Ilssa, CEB, Cooperativa Forza e Luce, cioè quelle Società che debbono pagare il sovracanone annuo, avevano effettuato dei pagamenti per L. 627.952.232, depositando le somme, ai sensi di legge, presso la Banca d'Italia, su un conto corrente fruttifero intestato al Ministro dei Lavori Pubblici. Le somme che dovrebbero essere pagate dalle Società Idroelettriche sono superiori.
Bisogna suddividere la questione in due parti: le somme che debbono essere pagate per gli impianti attuati e quelle che dovrebbero essere pagate per le concessioni che non hanno ancora gli impianti attuati. In Valle d'Aosta, le Società idroelettriche hanno pagato quasi totalmente quello che è dovuto per gli impianti attuati; non hanno, invece, pagato quello che è dovuto per le concessioni i cui impianti non sono stati ancora attuati.
Secondo il mio modesto avviso, la tesi che sostengono le Società idroelettriche su questo punto è errata.
Le Società idroelettriche si basano sulla disposizione dell'articolo 1 della legge 959, il quale dice che il sovracanone decorre "dalla data di entrata in vigore della presente legge e con le scadenze stabilite per il canone demaniale per gli impianti sui quali a tale data già sia dovuto il canone demaniale".
Essa sostengono quindi, in sede giudiziaria, che, siccome non si può parlare di impianti, non dovrebbero pagare neanche i sovracanoni. È questione opinabile, ma io penso che abbiano torto; la legge dice che quando le Società hanno una concessione devono pagare i canoni demaniali e, secondo me, così come pagano i canoni demaniali debbono pagare anche i sovracanoni, siano o non siano attuati gli impianti.
Ora, la differenza più sostanziale, nell'avvenuto o non avvenuto pagamento totale, è determinata proprio da questa tesi che sostengono le Società, le quali dicono: noi paghiamo per gli impianti, ma non paghiamo per le concessioni che non hanno avuto ancora attuazione.
Le Società debbono pagare una somma maggiore di quella che io ho precisato e quella somma è, secondo me, maggiore di quella indicata nella mozione.
Nella mozione si afferma che le Società idroelettriche avrebbero dovuto pagare 707 milioni e 2.400 Lire, ma ne debbono pagare di più perché, secondo i calcoli fatti dall'Ufficio regionale delle Acque, dovrebbero pagare ogni anno 387 milioni circa per gli impianti attuati e 132 milioni per gli impianti non ancora attuati, cioè per le concessioni non attuate. Si raggiunge, pertanto, la somma di circa Lire 518 - 519 milioni all'anno.
Poiché i pagamenti dei sovracanoni decorrono dalla data di entrata in vigore della legge n. 959, calcolando solo i due anni del 1954 e 1955, le Società idroelettriche dovrebbero pagare una somma che si aggira su più di un miliardo solo per i due anni 1954 e 1955. Ripeto che la differenza maggiore è determinata in base alla tesi sostenuta dalle Società idroelettriche.
Dico tutto questo con molta obiettività. È vero che sono stato accusato di fare gli interessi dei monopoli elettrici, ma sono stato accusato con una motivazione che è molto misera, perché è stato affermato che io avrei fatto gli interessi dei monopoli allo scopo di poter costituire il Consorzio e poter, così, assorbire i denari del Consorzio a favore dell'Amministrazione regionale, che non avrebbe avuto una ripartizione di entrate erariali sufficiente per provvedere alle necessità delle popolazioni dei Comuni della Valle d'Aosta.
Non credo che quanto è stato affermato in data 22 gennaio di questo anno possa essere ripetuto oggi che l'Amministrazione regionale sta facendo fronte, e mi pare brillantemente, a molte delle necessità della popolazione valdostana.
Desidero in questo momento, non già per fare della polemica, ma perché è bene che vi sia nella polemica politica un limite, protestare energicamente, - sia per quanto mi riguarda personalmente, sia per quanto riguarda anche la maggioranza, contro l'affermazione che io sarei qui a difendere i monopoli elettrici.
Mi pare che, più delle parole, conforti le mie affermazioni la costante azione da me svolta sin dal marzo 1955, quando, primo fra tutti, cercavo di spiegare ed ho spiegato a tutti i Sindaci dei Comuni della Regione quali fossero le ragioni e le necessità pratiche di organizzarsi e di costituire il Consorzio dei bacini imbriferi, perché questo Consorzio avrebbe messo i Comuni nella possibilità migliore per percepire al più presto i canoni che dovevano essere pagati dalle Società idroelettriche.
Contro questa mia tesi se ne sono avanzate delle altre, le quali sostenevano che non bisognava costituire il Consorzio, ma che bisognava lasciare ai Comuni la possibilità di maneggiare questi denari.
Ho il conforto oggi di poter dire che la mia tesi si è rivelata giusta e lo dico non con le mie parole, ma con le parole del Ministro Romita, pronunciate in occasione dell'ultima riunione dell'UNCEM, a Roma, e con i fatti che dimostrano la verità della mia asserzione. Infatti proprio ai pochi Consorzi costituiti il Governo ha deciso di pagare le somme che sono state già depositate dalle Società idroelettriche su quel famoso conto corrente fruttifero della Banca d'Italia. Il Ministro Romita ha affermato che, su 81 Consorzi da costituire, se ne sono costituiti solo 29 ed il Consorzio dei Comuni della Valle di Aosta è fra i primi costituiti.
Ha detto il Ministro Romita: "Il fatto che non siano costituiti tutti i Consorzi non permette, a norma della stessa legge, di provvedere alla completa ripartizione dei fondi, dovendo ovviamente rimanere inclusi in tale ripartizione i Consorzi non ancora costituiti."
Mi permetto modestamente di affermare che neanche questa dizione è perfettamente esatta, perché non è detto che non si debbano pagare i Comuni che non sono Consorziati; ma probabilmente il Ministro ha voluto dire che laddove vi sono i Consorzi costituiti si paga più facilmente, mentre laddove i Consorzi non si sono costituiti i Comuni devono chiedere singolarmente, Comune per Comune, la ripartizione dei fondi al Ministero dei Lavori Pubblici, al quale compete di fare la ripartizione stessa fra i vari Comuni interessati.
Per quanto riguarda la Valle d'Aosta, il Consorzio dei Comuni valdostani è pronto a ricevere questi denari.
Sono tuttora da definire alcune vertenze iniziate dalla Regione a tutela dei Comuni della Regione stessa, in ordine alla delimitazione del Bacino Imbrifero montano della Dora Baltea, che noi sosteniamo essere solo quello della Valle d'Aosta, non comprensivo dei 23 Comuni del Canavese.
Siccome però, per il momento, i 23 Comuni del Canavese fanno parte del Consorzio del Bacino Imbrifero montano della Dora Baltea, essi chiederanno di compartecipare alla ripartizione del fondo costituito dai sovracanoni versati dalle Società idroelettriche.
I suddetti 23 Comuni del Canavese si sono costituiti in Consorzio, ma non hanno ancora nominato i loro rappresentanti, perché hanno dovuto discutere a lungo fra di loro per arrivare ad un accordo sulla ripartizione della quota di loro spettanza.
Pare che, ormai, l'accordo possa dirsi raggiunto e, quindi, quei 23 Comuni del Canavese nomineranno i loro rappresentanti, con i quali prenderanno contatto i rappresentanti del Consorzio dei Comuni della Valle d'Aosta per vedere se vi sia la possibilità in via provvisoria e contingente, - soprassedendo su ogni questione di principio, - di arrivare ad un accordo temporaneo per la esazione di questi denari.
Tutto questo per dimostrare che la impostazione mia era una impostazione pratica, fatta nell'interesse dei Comuni e delle popolazioni, - che hanno necessità di esigere al più presto le somme che sono state finora pagate, - salvo a continuare nell'azione necessaria per sollecitare il pagamento delle somme ancora dovute.
Questo per quanto riguarda i fatti sui quali dobbiamo basare la nostra decisione.
La mozione sostiene che il Consiglio regionale dovrebbe "dare mandato al Presidente della Giunta di richiedere agli organi competenti la revoca delle concessioni alle Società idroelettriche che in Valle d'Aosta risultino inadempienti nei confronti della legge 959".
Vi darò dei dati che servono a stabilire quali sono le Società inadempienti.
Le Società idroelettriche che hanno in Valle di Aosta impianti idroelettrici situati sopra la quota altimetrica di 500 metri sul livello del mare, limite stabilito attualmente dalla legge, hanno tutte pagato le somme che ho già detto, salvo, a quanto mi risulta, due Società che non hanno ancora pagato; si tratta, però, di due Società di minore importanza, e, cioè, la Società. Brambilla, per lire 20.560.000, e la Società l'Alluminio, per lire 27.536.000.
Le altre Società hanno pagato, al 15 marzo 1956, quanto segue: la Società, Nazionale Cogne Lire 182.059.266, la Società SIP Lire 377.395.134, la Società Montecatini Lire 9.422.000, la Società Ilssa Lire 12.346.000, il CEB Lire 45.268.000 e la Cooperativa Forza e Luce Lire 1.460.000.
Quindi, prima questione: vi sono delle Società effettivamente inadempienti? Questo è il punto.
Seconda questione: è possibile accettare l'impostazione che è stata data, dal punto di vista giuridico, a questa mozione? Vi dirò che non mi sento, dopo 30 anni di professione, di sottoscrivere a questa impostazione giuridica che è assolutamente insostenibile.
La mia tesi è confortata, oltre che dalle decisioni di un Ministro, proprio dalle argomentazioni di uno dei più autorevoli giuristi che vi siano oggi in Parlamento, cioè l'On. Codacci-Pisanelli. Mi spiego il più brevemente possibile.
Si afferma che l'articolo 55 del T. U. 11 dicembre 1933, n. 1775, darebbe la possibilità al Ministro dei Lavori Pubblici di dichiarare la decadenza dal diritto di derivare e di utilizzare le acque pubbliche per l'abituale negligenza ed inosservanza delle disposizioni legislative e regolamentari in vigore.
È molto opinabile se la disposizione, di cui oggi si discute e che riguarda il pagamento dei canoni, sia applicabile alla legge del 1953, che parla di sovracanoni; ma vi sono altre ragioni più importanti, perché l'articolo 55 del T. U. 1933 stabilisce quali sono le ragioni per le quali si verifica una abituale negligenza e la inosservanza delle disposizioni legislative in materia.
Spero che non mi si dirà che con questo sto difendendo i monopoli elettrici: io sto sostenendo una tesi che mi pare sostenibile e che occorre seguire per non fare brutta figura.
Quando io sono abitualmente negligente compio una omissione gravissima nei confronti di quegli obblighi che ho assunto e che la legge stabilisce; ma quando, come nel caso in esame, quasi tutte le Società idroelettriche, salvo quelle due di cui parleremo in seguito, hanno pagato determinate somme ed hanno fatto delle eccezioni per il non pagamento di altre somme che debbono versare, non si può parlare di abituale negligenza.
Io sono convinto che le Società idroelettriche hanno torto, ma esse stanno contestando e insistendo su una determinata tesi, ed hanno diritto naturalmente di andare avanti all'autorità giudiziaria competente; quindi ripeto non si può parlare nel caso in esame di abituale negligenza.
Infatti lo stesso Ministro Romita, rispondendo durante il menzionato convegno dell'UNCEM, a Roma, ha dichiarato quanto segue:
"Ho attentamente vagliato la possibilità e l'opportunità di dichiarare la decadenza per inosservanza, da parte delle Società, di disposizioni legislative come quelle della legge n. 959, ma ho dovuto rilevare che non sussistono, allo stato attuale del caso, gli estremi voluti dalla legge 18 ottobre 1942 n. 1484, sostitutiva dell'articolo 55 della legge del 1933, in quanto non può sostenersi che si sia verificata l'abituale negligenza ed inosservanza della legge quando è contestato il pagamento delle somme dovute ed i relativi giudizi, concernenti appunto la legittimità dei pagamenti, sono tutt'ora pendenti.
D'altra parte, ho considerato il numero rilevantissimo delle concessioni di cui si dovrebbe dichiarare la decadenza e le conseguenze molto onerose per lo Stato, in quanto, a norma di legge, deve essere corrisposto ai concessionari il prezzo di stima di tutte quelle opere (edifici, macchinari, impianti di trasformazione e di distribuzione) che non passano gratuitamente allo Stato.
Mi sono convinto della assoluta inopportunità, oltre che della illegittimità dal punto di vista giuridico, di un eventuale provvedimento di decadenza".
Il Ministro Romita si riferisce qui alle disposizioni contenute, mi pare, negli articoli 25 e 28 del T. U. 1933, ove si stabilisce che cosa è che deve passare gratuitamente allo Stato e che cosa lo Stato deve pagare alle Società che abbiano violato la legge per abituale negligenza. Passano gratuitamente allo Stato l'impianto, i canali adduttori, le dighe, ecc.; ma lo Stato ha facoltà di immettersi nell'immediato possesso di ogni altro edificio, di macchinari, di impianti di utilizzazione, trasformazione e distribuzione inerenti alla concessione, corrispondendo agli aventi diritto un premio uguale al valore di stima del materiale in opera calcolato al momento dell'immissione in possesso, astraendosi da qualsiasi valutazione del reddito ricavato.
Io non discuto sulla bontà o no della legge, dico soltanto che la legge è questa. Il Ministro ha detto: "Non ritengo legittima la possibilità di applicare questa disposizione di legge, ma non la ritengo neanche opportuna perché, altrimenti, lo Stato si troverebbe di fronte ad una congerie enorme di problemi da risolvere e dovrebbe pagare alle Società idroelettriche, al costo odierno, tutti i macchinari che vi sono negli edifici e tutto il resto che è previsto per legge.
Questo in campo nazionale.
Lo stesso concetto ha ribadito l'On. Codacci-Pisanelli, il quale, esaminando il problema relativo ai noti Decreti impugnati e dopo averne sostenuto la legalità costituzionale, invita a procedere sulla via già intrapresa informando che le principali Società hanno già previsto nei loro bilanci preventivi la spesa del nuovo sovracanone. Ciò, naturalmente, costituisce un argomento di notevole importanza per la discussione nei giudizi pendenti, di legittimità e di costituzionalità dei Decreti e della legge impugnati.
A me pare che dobbiamo ricordarci quella che è la situazione qui nella Valle d'Aosta, ove, come vi ho detto, i pagamenti non sono stati tutti effettuati e si dovrà, quindi, trovare il mezzo legale per sollecitare energicamente l'effettuazione di questi pagamenti.
Due sole Società, la Brambilla e l'Alluminio, che sono tra le minori, effettivamente non hanno ancora pagato. Io, però, non vi posso ora dire per quali ragioni non abbiano pagato, perché non ho avuto il tempo materiale di stabilire se non abbiano pagato, perché hanno fatto delle opposizioni o se non abbiano pagato perché cerchino di pagare il più tardi possibile.
Ho accertato, ad esempio, che la SIP ha pagato quello che doveva e poi ha fatto le sue opposizioni e si trova, così, forse nella situazione la più corretta, perché ha pagato prima, secondo il principio del "solve et repete" e poi ha fatto le opposizioni. Così avrebbero dovuto fare tutte le altre Società.
Queste sono notizie che ho assunto come ho potuto in questi giorni, ma corrisponderebbero ai fatti.
La SIP è la Società che ha versato la somma maggiore, poiché ha pagato la somma di lire 377.395.134; non ha pagato tutto, ha pagato, come ho detto prima, per gli impianti attuati.
Per quanto riguarda le concessioni, tutte le Società sono state concordi nel sostenere che non debbono pagare per quelle concessioni di cui non ci sono ancora gli impianti.
Ora noi sappiamo che il Ministro responsabile, cioè il Ministro che ha la competenza e la responsabilità di applicare l'articolo 55 del T. U. 1933, ha detto che non si può applicare tale articolo sia per ragioni di ordine giuridico, sia per ragioni di opportunità.
Rimane ancora una questione. Si dice che la competenza è data dall'articolo 8 dello Statuto regionale, poiché il secondo comma di tale articolo dice: "Il Presidente della Giunta regionale ha facoltà di provocare dagli organi competenti la dichiarazione di decadenza delle concessioni, ove ricorrano le condizioni previste dalla legge". Anche su questo punto non sono dello stesso avviso, poiché l'ultima parte dell'articolo 8 si ricollega al primo capoverso di tale articolo, che dice: "Le concessioni di acque indicate nel secondo comma dell'articolo precedente, che alla data del 7 settembre 1945 non siano state utilizzate, passano alla Regione".
In effetti, fin dal 1949 e 1950, da parte dell'allora Presidente della Giunta furono emessi decreti di reiezione di domande di subconcessione. Questa è la competenza nostra. Quando vi siano delle concessioni assentite dalla Regione e che noi riteniamo non utilizzate, il Presidente della Giunta provvede ad emettere un decreto di decadenza di tali concessioni; oppure, se vi sono concessioni non utilizzate che rientrano nella competenza dell'Autorità governativa, il Presidente della Giunta ne riferisce agli organi governativi competenti, chiedendo la dichiarazione di decadenza delle concessioni stesse a favore della Regione.
Naturalmente io non sono dell'avviso di rimanere su un piano negativo, anzi sono del parere che bisogna fare qualcosa, perché non basta che le Società abbiano pagato parte di quanto da esse dovuto; bisogna che paghino tutto ed il più sollecitamente possibile, ma ritengo che dobbiamo indirizzare la nostra azione nel quadro della situazione della Regione e nell'interesse delle popolazioni dei Comuni della Valle d'Aosta.
Secondo me si dovrebbe, prima di tutto, sollecitare con ogni mezzo legale a nostra disposizione il pagamento delle residue somme dovute e indirizzare ed aiutare il Consorzio dei Comuni del Bacino della Valle d'Aosta, che è l'Ente competente ad agire e che deve agire, per ottenere il completo pagamento di questi sovracanoni, nonché favorire un accordo del predetto Consorzio con il Consorzio dei 23 Comuni del Canavese, in modo che i due Consorzi possano iniziare la loro azione per poter esigere i sovracanoni già versati alla Banca d'Italia su un fondo intestato al Ministro dei Lavori Pubblici.
Infine si dovrà sollecitare la definizione delle cause vertenti presso la Magistratura superiore, affinché venga deciso e stabilito qualche cosa di preciso in ordine alle due questioni che noi abbiamo poste: l'una concernente la richiesta che il perimetro del Bacino Imbrifero della Dora Baltea sia limitato alla circoscrizione territoriale della Valle d'Aosta e della Regione Autonoma; l'altra concernente la richiesta che per tutte le centrali elettriche, qualunque sia la loro quota altimetrica, le Società proprietarie paghino i nuovi sovracanoni, come già pagano i canoni di concessione.
Quindi, - data la situazione in cui si trova la Regione in ordine ai pagamenti dei sovracanoni, salvo che si voglia fare un'azione particolare nei confronti delle due Società "Brambilla" e "Alluminio", che sono le minori come importanza e di cui non conosco, ripeto, le ragioni per le quali non hanno effettuato alcun versamento, poiché sappiamo quale è l'indirizzo dell'Autorità superiore a cui noi dovremmo appoggiarci per ottenere questi provvedimenti, - riterrei che si dovrebbe dare mandato alla Giunta di continuare in questa opera di sollecitazione e di aiuto nei confronti del Consorzio dei Comuni della Valle d'Aosta, per ottenere il sollecito pagamento dei fondi già versati dalle Società idroelettriche nonché per ottenere il pagamento delle somme residue, mediante la definizione di quelle due cause promosse che sono di carattere particolare per la Valle d'Aosta.
Faccio notare che, ottenendo la definizione delle due cause interessanti la Valle d'Aosta in senso a noi favorevole, non è che si stabilisca un principio per le altre vertenze di tutto il resto d'Italia, perché si risolverebbe una questione a sé stante e otterremmo solo per noi il pagamento immediato di tutte le somme non ancora pagate, senza che si possa parlare di una questione di principio che possa riallacciarsi alle altre questioni.
Ci troviamo in una situazione particolare e ritengo che dovremmo insistere in questo senso, per ottenere lo stralcio delle nostre due vertenze da tutte le altre cause pendenti.
Questo è il mio punto di vista".
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Il Consigliere CHABOD Renato premette di non aver mai detto che il Presidente della Giunta regionale sia il difensore delle Società idroelettriche ed osserva che non si soffermerà, quindi, su questo punto che, a suo avviso, esula dagli argomenti che si devono discutere nell'aula consiliare, così come esulava la discussione di ieri su altri riferimenti giornalistici.
Osserva che nella mozione si chiede di dare un particolare mandato al Presidente della Giunta per agire contro le Società elettriche, il che significa che i Consiglieri della sinistra non considerano affatto
Presidente della Giunta difensore degli interessi delle Società idroelettriche.
Dichiara che, se essi avessero avuto anche soltanto il dubbio di una sua connivenza con le menzionate Società idroelettriche, non avrebbero certamente proposto di dargli il mandato enunciato nella mozione.
Rileva che in ordine alla mozione il Presidente della Giunta ha fatto una prima censura dal lato giuridico, invocando l'autorità del Ministro Romita e dell'On.le Codacci-Pisanelli.
Fa presente che, pur avendo il massimo rispetto per il Ministro dei Lavori Pubblici, On.le Romita, si permette di dissentire su tale punto, in quanto la argomentazione dell'On.le Romita è manifestamente sofistica, perché in sostanza egli ha detto che, affinché ricorra l'ipotesi dell'art. 55 del T. U. 1933, bisogna che ci sia l'abituale inosservanza, ciò che non si riscontra dal momento che le Società idroelettriche hanno già versato una buona parte dei canoni che sono tenute a pagare.
Osserva che, ovviamente, non c'è nulla da dire nei confronti di quelle Società idroelettriche che hanno già pagato, ma rileva che la mozione si riferisce non già alle Società che hanno pagato, ma bensì a quelle che non hanno pagato e che sono, quindi, inadempienti.
Rileva che, nei casi in esame, si tratta di questioni di apprezzamento ed informa che, come è a conoscenza del Presidente della Giunta, sono pendenti presso la Cassazione numerose vertenze in materia di inadempimento, in ordine alle quali si sta appunto indagando se e quando l'adempimento parziale possa essere considerato o no come adempimento.
Circa l'obiezione, fatta dalle Società elettriche, di non essere tenute a versare i sovracanoni per le concessioni non attuate, rammenta che, secondo il Presidente della Giunta, la questione è discutibile, cosa sulla quale concorda pienamente.
Ricorda, però, che il Presidente della Giunta ha giustamente sottolineato che le Società idroelettriche avrebbero dovuto, in ottemperanza al principio del "solve et repete", prima versare i sovracanoni e poi reclamare.
Ritiene che l'art. 55 del T. U. 1933 sia applicabile sempre che vi sia l'abituale inosservanza.
Dichiara che l'obiezione fatta, dal Ministro Romita, secondo la quale tale articolo di legge non può essere applicato per le conseguenze molto onerose che ne deriverebbero per lo Stato, è una confessione di impotenza ad applicare le disposizioni di tale articolo di legge, sulla cui applicabilità non dovrebbe sussistere alcun dubbio.
Circa la situazione particolare della Valle d'Aosta in ordine ai pagamenti dei sovracanoni, prende atto che le Società idroelettriche hanno, per la massima parte, effettuato i versamenti stessi, ad eccezione di due Società meno importanti, di cui non si sa ancora se non abbiano pagato perché non intendano pagare o perché intendano soltanto ritardare il pagamento.
Dichiara di essere lieto di una tale situazione, ma fa presente che soltanto ora è venuto a conoscenza dei versamenti di sovracanoni effettuati per gli impianti della Valle d'Aosta dalle Società idroelettriche, versamenti che sono stati parziali.
Osserva, però, che fino ad oggi nulla ancora è pervenuto ai Comuni interessati.
Rileva che non rientrano nelle sanzioni richieste le Società che hanno pagato, in quanto nella mozione si propone di dare mandato al Presidente della Giunta di richiedere agli organi competenti la revoca delle concessioni alle Società idroelettriche che in Valle d'Aosta risultino inadempienti nei confronti della legge n. 959.
Circa l'interpretazione dell'art. 8 dello Statuto espressa dal Presidente della Giunta in riferimento alla competenza che gli si vorrebbe attribuire nella mozione, dichiara che si tratta di una questione opinabile e rileva che l'interpretazione del Presidente della Giunta è, quanto meno, una interpretazione restrittiva, sulla quale dichiara di non concordare.
Comunica di dover fare, a questo proposito, un rilievo di carattere generale che ha già avuto occasione di fare altre volte e, cioè, che in materia di applicazione dello Statuto regionale della Valle d'Aosta si è quasi sempre portati a dare una interpretazione restrittiva, anziché estensiva, laddove disposizioni dello Statuto lasciano la possibilità dell'alternativa.
Rammenta che già nella adunanza di ieri - durante la discussione della sua mozione concernente la proposta di provvedere regionalmente all'assistenza delle guide anziane, - si è sentito dire che la Regione non aveva tale facoltà; ritiene, invece, che la Regione abbia tale facoltà, poiché lo Statuto riconosce alla Valle d'Aosta la potestà legislativa primaria in materia di ordinamento delle guide, delle scuole di sci e dei portatori alpini.
Precisa che si tratta, evidentemente, di una considerazione che fa a titolo personale.
Aggiunge che nella Regione siciliana si verifica, invece, il contrario, poiché nell'applicazione del suo Statuto, quella Regione si attiene sempre al criterio della interpretazione più estensiva e più favorevole alla Regione.
Osserva che anche la Regione Valle d'Aosta dovrebbe seguire tale criterio nell'applicazione del suo Statuto speciale ogni qualvolta si riscontri la possibilità di interpretazione estensiva e restrittiva.
Ritiene che la mozione sia giuridicamente ineccepibile, poiché vi si propone di procedere contro le Società idroelettriche inadempienti, nel qual caso non possono rientrare la Società SIP e quelle altre Società che hanno pagato e che non possono, quindi, essere tacciate di abituale inosservanza.
Esprime parere che potrebbero, eventualmente rientrare in tali sanzioni le due Società che, come da dichiarazione del Presidente della Giunta, non hanno pagato, cioè la Brambilla e l'Alluminio, sempre che, nel frattempo, non paghino e si rifiutino di farlo.
Ritiene che la mozione possa, quindi, essere approvata dal Consiglio, in quanto si limita a conferire al Presidente della Giunta dei poteri che egli ha già, lasciando al suo apprezzamento l'applicazione delle sanzioni richieste nei confronti di quelle sole Società che risultino effettivamente inadempienti.
Rileva che l'applicazione della legge n. 959 è stata quanto mai contrastata, poiché dopo l'emanazione di tale legge, avvenuta nel dicembre 1953, sono occorse riunioni dei rappresentanti dei Comuni di tutti i colori politici, di sinistra, del centro e di destra, e lo stesso Ministro dei Lavori Pubblici ha dichiarato di non ritenere, che si debba applicare l'art. 55 del T. U. 1933 per non provocare conseguenze molto onerose per lo Stato.
Conclude dichiarando che, in questa situazione di contrasto, i Consiglieri della sinistra sono lieti che la particolare situazione dei Comuni della Valle d'Aosta nella questione in esame sia buona ed augurano che si possano risolvere presto ed in senso favorevole per la Regione le altre questioni ancora pendenti.
Il Consigliere SAVIOZ premette che, quale Consigliere nazionale dell'UNCEM, ha preso parte a tutte le Assemblee di tale ente e che si ricorda molto bene che il primo problema posto all'ordine del giorno e ampiamente discusso è stato proprio quello della applicazione della legge n. 959 del 27 dicembre 1953. Informa che l'Assemblea, la cui maggioranza non è certamente di sinistra, è stata unanime nel riconoscere che tale legge non era stata applicata e nel chiederne la sollecita e completa applicazione.
Per quanto riguarda le critiche mosse da alcuni giornali circa l'operato del Presidente della Giunta, rileva che ciò non deve meravigliare, perché è cosa naturale che gli Amministratori della cosa pubblica siano fatti oggetto di critiche da parte dei giornali, che sono soliti lanciare i loro strali, salvo in un secondo tempo ritrattare quanto hanno pubblicato.
Osserva che per questo non bisogna disconoscere l'importanza dei giornali, la cui funzione è quella di informare l'opinione pubblica su quanto avviene.
Riconosce che, naturalmente, i vari giornali informano l'opinione pubblica secondo il partito politico a cui appartengono, o secondo gli interessi che rappresentano.
Ritiene che nelle sedute di Consiglio si dovrebbe procedere alla trattazione degli oggetti all'ordine del giorno senza fare riferimenti agli articoli pubblicati sui vari giornali.
Rileva che nella mozione non si fa alcun riferimento ai giornali, ma vi si precisa che le grandi Società idroelettriche hanno violato la legge n. 959, ciò che è vero poiché, anche se hanno già effettuato pagamenti di somme per L. 627.952.232, ne devono ancora versare, se non altrettante, quanto meno una cifra molto rilevante.
Sottolinea che le necessità dei Comuni della Valle sono molte e che urge, quindi, che essi possano riscuotere con sollecitudine gli importi dei sovracanoni che le Società sono tenute a versare ai sensi della legge n. 959.
Circa il metodo seguito per dare la possibilità ai Comuni di incamerare questi fondi, osserva che tale metodo non è esente da critiche perché, a parere suo, con altri metodi e con altri mezzi si sarebbe potuto raggiungere meglio lo scopo.
Per quanto riguarda la questione della ripartizione dei fondi fra i Comuni interessati, dichiara che il problema non avrebbe presentato complicazioni anche se non veniva istituito un Consorzio fra i Comuni; osserva che l'essenziale era ed è che il Ministro Romita provveda ad applicare e a fare osservare la legge numero 959 dalle Società idroelettriche.
Informa di aver già detto, durante il suo primo intervento, che i trusts hanno possibilità immense ed osserva che non bisogna stupirsi se le leggi sono fatte come sono fatte e se, ad un certo momento, questi trusts riescono ad eluderle.
Rileva che nei confronti del povero diavolo la legge viene sempre applicata poiché, se non può pagare, lo Stato provvede a pignorare e a mettere all'incanto quel poco che trova per il pagamento delle imposte. Ritiene altrettanto e maggiormente doveroso che la legge sia applicata e fatta applicare anche nei confronti delle grandi Società idroelettriche.
Conclude, dichiarando che nella mozione i Consiglieri di sinistra non chiedono nulla di esagerato, poiché propongono soltanto di dare mandato al Presidente della Giunta di fare i passi necessari affinché le Società idroelettriche versino i sovracanoni che, ai sensi di legge, sono tenute a pagare.
Il Consigliere DUJANY rileva che il concetto espresso dal Consigliere Savioz è più ampio di quello enunciato nella mozione e che è, quindi, da ritenere che la discussione della mozione sia stata utile, dal momento che ha portato i Consiglieri della sinistra ad esporre delle considerazioni che sono diverse dalle premesse fatte nella mozione stessa, nella quale si afferma che sino ad oggi nessun versamento è stato ancora fatto dalle Società idroelettriche.
Comunica che, basandosi proprio sul riconoscimento espresso ora dal Consigliere Savioz, intende proporre al Consiglio un emendamento alla mozione in esame, poiché non bisogna disconoscere tutto il lavoro che è stato svolto dal Presidente della Giunta in questa prima fase di attuazione della legge n. 959, inteso ad aiutare e indirizzare i Comuni sulla migliore via da scegliere in una questione così difficile e cosi complessa.
Precisa che l'emendamento plaude, nella sua premessa, all'opera tempestiva e costante esplicata dal Presidente della Giunta nell'interesse dei Comuni della Regione per la sollecita applicazione della legge 27 dicembre 1953, n. 959, e propone infine di dare mandato al Presidente ed alla Giunta regionale di continuare nell'opera volta ad aiutare il Consorzio dei Comuni della Regione ad ottenere dalle Società idroelettriche concessionarie il pagamento totale dei sovracanoni dovuti e l'esazione sollecita dei fondi che risultano già versati, secondo legge, presso la Banca d'Italia.
Il Presidente della Giunta, BONDAZ, comunica di essere spiacente di dover parlare ancora una volta della questione dei giornali, ma precisa di ritenere indispensabile di farlo, perché i giornali vengono letti e preparano l'opinione pubblica in ordine agli argomenti che vengono pubblicati ed illustrati.
Rammenta che su determinati giornali si è detto, in rapporto alla mozione in discussione, che il Presidente della Giunta e la maggioranza consiliare non hanno fatto altro, sino ad oggi, che appoggiare le Società idroelettriche.
Dichiara che tali affermazioni non corrispondono alla verità e sono, quindi, del tutto false.
Ritiene di aver diritto di fare una tale dichiarazione dal banco della Giunta perché da questo banco ha dimostrato tutto quanto è stato fatto da lui e dalla Giunta per l'applicazione della legge n. 959.
Passando, poi, a rispondere ai rilievi formulati dal Consigliere Chabod Renato, premette che il Consigliere Chabod, oltre che essere un Avvocato civilista, è anche un avvocato penalista. per cui può avere dal lato soggettivo dei punti di vista di carattere tattico che possono differenziare dai suoi. Dichiara che 30 anni di professione di Avvocato gli hanno insegnato a non iniziare una causa se non vi è almeno il 60% di probabilità di vincerla. Comunica, in proposito, che dal 14 dicembre 1954, - cioè da quando fu insediato nella carica di Presidente della Giunta, - l'Amministrazione regionale è sempre stata vittoriosa in tutte le cause.
Si dichiara lieto di poter dare notizia al Consiglio che, ancora ultimamente, una delle cause più importanti, che già erano state iniziate dalla passata Amministrazione e della quale si era particolarmente interessato, ha dato il frutto positivo che doveva dare, perché il Tribunale Superiore delle Acque ha accolto quasi totalmente le istanze della Regione, aprendo così un largo varco alla possibilità di procedere nelle istruttorie in corso per la subconcessione di tutte le acque pubbliche della zona del Gran Paradiso.
Fa presente che le spese produttive che dovranno essere fatte, al più presto, consistono nel dare la possibilità alla Regione di immettersi in una qualche subconcessione totalmente o parzialmente, per avere dalla Società sub concessionaria il necessario di energia elettrica da distribuire gratuitamente alla popolazione. Questo, egli dice, sarebbe la spesa maggiormente produttiva che la Regione potrebbe fare, avvalendosi delle sue possibilità e della ricchezza di acque che scorrono nella Dora e nei suoi affluenti.
Dichiara di dover protestare contro l'affermazione, - fatta dal Consigliere Chabod Renato, - che il Presidente della Giunta è solito interpretare restrittivamente le norme dello Statuto.
Osserva che in un prossimo futuro darà la dimostrazione del contrario al Consigliere Chabod Renato.
Fa presente che, basandosi sulla passata esperienza, egli si preoccupa di dare alla questione la impostazione migliore, per essere aderente a quella che è l'esatta interpretazione del nostro Statuto speciale.
Osserva che, nella questione in discussione, non può accettare l'impostazione che è stata data alla mozione, perché la ritiene giuridicamente errata.
Dichiara di aver studiato attentamente la materia delle acque, che è materia complessa e astrusa, e di essere profondamente convinto che vi è una strada migliore per raggiungere lo stesso scopo, tanto più che vi è la sensazione di non poter trovare, a torto o a ragione, nell'Autorità preposta, cioè il Ministro dei Lavori Pubblici, quel consenso alla tesi Chabod che bisognerebbe avere per poter dare sostanza alla delega al Presidente della Giunta proposta nella mozione.
In effetti, - egli dice - a che cosa varrebbe imbarcarsi in una tesi di questo genere, quando si sa già, che il Ministro è indirizzato e consigliato dagli organi competenti nel senso che ho esposto?
Tanto più, - egli prosegue - che abbiamo la possibilità di fare azione diretta di sollecito prima di tutto nei confronti delle due Società, Brambilla e Alluminio, per conoscere le ragioni per cui non hanno ancora provveduto ai versamenti come le altre Società maggiori, nonché per aiutare il Consorzio dei Comuni del Bacino Imbrifero della Valle d'Aosta a definire le cause pendenti, per sollecitare la esazione dei fondi che sono già depositati presso la Banca d'Italia e, infine, per ottenere dalle Società idroelettriche il pagamento delle somme che ancora devono versare in forza della legge numero 959.
Conclude, dichiarando che, a parere suo, questa è la via migliore per conseguire lo scopo ed evitare quei pericoli che possono essere determinati da una impostazione che non può essere sostenuta giuridicamente e che, comunque, non trova accoglimento da parte dell'Autorità superiore competente.
Il Consigliere CHABOD Renato, preso atto delle ulteriori precisazioni fatte dal Presidente della Giunta, Bondaz, dichiara che anch'egli, quale avvocato, nell'esercizio della sua professione non consiglia mai di iniziare una causa se non vi è quanto meno il 60% ed anche il 70% di probabilità di vincerla.
In merito alla mozione, dichiara che, nel proporre al Consiglio di dare delega al Presidente per agire contro le Società inadempienti, non si invita ad iniziare senz'altro un'azione in tale senso, ma si lascia al Presidente della Giunta facoltà di apprezzamento per ogni singolo caso.
Circa la questione dell'interpretazione restrittiva, dichiara di mantenere la propria affermazione, che è corroborata, - egli afferma - dal fatto che già nell'adunanza di ieri è stata data una interpretazione restrittiva circa la possibilità per la Regione di adottare provvedimenti per l'assistenza delle guide anziane e, così pure oggi, nella materia in discussione. Ammette che si tratta, ad ogni modo, di questione opinabile.
Ritiene, comunque, che in tutti i casi in cui una disposizione dello Statuto regionale lascia l'alternativa di una interpretazione restrittiva ed estensiva, si dovrebbe propendere per l'interpretazione estensiva e, cioè, per quella più favorevole alla Regione.
Passando, infine, all'esame dell'emendamento proposto dal Consigliere Dujany, rileva che si tratta di un emendamento alquanto lungo. Osserva che il testo della mozione presentata dai Consiglieri della sinistra potrebbe eventualmente essere completato con l'inserimento della parola "occorrendo", fra la parola "richiedere" e le parole "agli organi competenti".
Precisa che la parola "occorrendo" dovrebbe essere interpretata nel senso che il Presidente della Giunta esplicherà il mandato che gli viene conferito solo nei casi che lo ritenga necessario.
Rileva che anche nella mozione votata dalla UNCEM si fa richiamo, come ultima "ratio", allo articolo 55 del T. U. 1933.
Il Presidente, PAREYSON, pone in rilevo che le mozioni sulle quali il Consiglio è chiamato a votare sono due e, precisamente, la prima presentata dai Consiglieri della sinistra, con l'aggiunta della parola "occorrendo", come da proposta del Consigliere Chabod Renato, e la seconda mozione presentata dal Consigliere Dujany Cesare, di cui dà lettura:
Il Consiglio regionale
plaude all'opera tempestiva e constante esplicata dal Presidente della Giunta nell'interesse dei Comuni della Regione per la sollecita applicazione della legge 27 dicembre 1953 n. 959;
dà mandato al Presidente ed alla Giunta regionale di continuare nell'opera volta ad aiutare il Consorzio dei Comuni della Regione per ottenere dalle Società Idroelettriche concessionarie il pagamento totale dei sovracanoni dovuti e l'esazione sollecita dei fondi che risultano già versati, secondo legge, presso la Banca d'Italia.
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Il Presidente invita il Consiglio a votare sulla prima mozione presentata dai Consiglieri della sinistra e modificata come da proposta del Consigliere Chabod Renato.
Il Consigliere CHABOD Renato dichiara quanto segue: "Io, per onore di firma, sostengo la mia mozione, anche perché la proposta Dujany non è un emendamento come era stato accennato dal proponente ma costituisce una mozione completamente diversa".
Il Presidente della Giunta, BONDAZ, fa la seguente dichiarazione di voto:
"Io sono contrario a questa mozione perché la sua impostazione giuridica non è fondata".
Il Consigliere CHABOD Renato dichiara "di essere, invece, favorevole all'approvazione della mozione stessa proprio per la ragione opposta".
Il Presidente PAREYSON dichiara di astenersi dalla votazione per entrambe le mozioni in esame.
L'Assessore BORDON comunica che i Membri della Giunta si associano alla dichiarazione del Presidente della Giunta, Bondaz.
Procedutosi, per alzata di mano, alla votazione sulla prima mozione, presentata dai Consiglieri della sinistra, completata con la aggiunta della parola "occorrendo", dopo la parola "richiedere" e prima delle parole "agli organi competenti", come da proposta del Consigliere Chabod Renato, il Presidente, Pareyson, accerta e comunica che il Consiglio, con voti favorevoli otto, voti contrari ventiquattro ed una astensione, ha respinto la mozione di cui si tratta.
Il Consiglio prende atto.
Il Presidente, PAREYSON, pone ai voti la seconda mozione, presentata dal Consigliere Dujany Cesare.
Procedutosi alla votazione, per alzata di mano, il Presidente accerta e comunica che il Consiglio, con voti favorevoli ventiquattro, voti contrari otto e numero una astensione, ha approvato la mozione presentata dal Consigliere Dujany Cesare.
Il Consiglio prende atto.
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Si dà atto che l'adunanza viene sospesa alle ore 12,25 e rinviata alle ore 15.
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