Oggetto del Consiglio n. 11 del 6 aprile 1955 - Verbale

OGGETTO N. 11/55 - ESECUZIONE DI LAVORI DI PUBBLICA UTILITÀ NELLA STAGIONE INVERNALE A SOLLIEVO DELLA DISOCCUPAZIONE. (MOZIONE DEI CONSIGLIERI REGIONALI SIGNORI NICCO ANSELMO, BARONE PROF. LUIGI, NICCO GEOM. GIULIO, CHABOD AUGUSTO E MANGANONI CLAUDIO)

Il Presidente, PAREYSON, dichiara aperta la discussione sulla seguente mozione presentata dai Consiglieri regionali Signori Nicco Anselmo, Barone Prof. Luigi, Nicco Geom. Giulio, Chabod Augusto e Manganoni Claudio, concernente l'oggetto: "Esecuzione di lavori di pubblica utilità nella stagione invernale a sollievo della disoccupazione", mozione trasmessa in copia ai Signori Consiglieri unitamente all'ordine del giorno dell'adunanza:

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Al PRESIDENTE del Consiglio regionale

AOSTA

Preghiamo la S. V. di voler portare sull'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio, di cui sollecitiamo la convocazione, la seguente mozione:

Visto che la disoccupazione invernale colpisce non solo un gran numero di operai, ma anche buona parte di piccoli contadini e di braccianti agricoli che nella stagione invernale, non potendosi dedicare ai lavori dei campi, inutilmente cercano una occupazione per arrotondare il loro misero bilancio ancora ridotto dal crollo dei prezzi dei prodotti agricoli e dal continuo aumento degli aggravi fiscali,

I Consiglieri sottoscritti,

PROPONGONO

che la Giunta regionale disponga per l'immediato inizio di lavori pubblici invernali, particolarmente nelle zone più colpite dalla disoccupazione stagionale.

Segnalano, fra questi lavori, l'indigamento di tratti della Dora, nella Bassa Valle.

Aosta, li 10 dicembre 1954.

F.ti: Nicco Anselmo, Barone Luigi, Giulio Nicco, Chabod Augusto, Manganoni Claudio.

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Il Consigliere BARONE, ad illustrazione della mozione presentata, riferisce quanto segue:

"Signori Consiglieri,

la relazione che intendo svolgere, relativa alla mozione sul problema della disoccupazione invernale e della sua risoluzione, vuol partire da una trattazione di indole generale per scendere ad una di carattere più particolare, se pure non completamente particolareggiata, riservandomi il caso per caso alle prossime riunioni, che mi auguro imminenti.

Credo di essere interprete sufficientemente fedele non solo dei Consiglieri della sinistra, ma anche dei Consiglieri neo-eletti della maggioranza, asserendo che il neo-Consigliere si affaccia alle soglie di un'attività nuova e grave di gravissime responsabilità, quale quella dell'amministratore pubblico dei suoi convalligiani, con il cuore in sussulto per le mille difficoltà che, non previste, d'improvviso e minacciose gli si ergono dinnanzi, con l'animo a soqquadro per una sua piccolezza di capacità smisuratamente accresciuta (scusate l'apparente contraddizione) di fronte alla grandezza complessa e sempre crescente di problemi che urgono e s'intrecciano e lottano tra di loro a sopraffarsi per divenire, ognuno di essi, il problema centrale di più pronta risoluzione, ma e soprattutto anzi, direi, a confronto della popolazione che rappresenta e suo, a braccetto di un entusiasmo per il ben fare che è di sostegno validissimo e accompagnato da una speranza di una reciproca e collettiva e fattiva collaborazione che è l'ala su cui deve librarsi il Consiglio per vedere meglio e con occhio imparziale tutto quanto di dovere e di diritto gli compete.

Sono passati quattro mesi dalla prima ed unica convocazione del Consiglio della Valle ed i fili che avrebbero dovuto tenere unite le fila del piccolo parlamento valligiano (fili che sono poi le opinioni e le esperienze dei singoli Consiglieri per il bene di tutti i valdostani) tendono a divenire debolissimi, ed è per questo che, riandando sul filo della memoria, a quella prima ed unica riunione, mi soffermo ad una espressione, altamente indicativa, del Signor Presidente della Giunta.

Nella sua breve prolusione, in francese, alla dichiarazione programmatica in italiano, egli si richiama à l'aide de Dieu.

Credo di non essere irrispettoso dell'altrui opinione, né di chicchessia credente in Dio, se l'astrattezza dell'espressione traduco e interpreto nella concretezza di collaborazione di tutti i Consiglieri.

Vorrei veramente avere altra penna e soprattutto altra rifinitura di pennino per poter delineare la figura di un Consiglio visto dagli occhi di un amministratore qualunque che, affatto affetto da prevenzioni, disegna nel rettangolo di una sala tanti seggi di dimensione e di posizione diversa, a seconda del grado e della carica. Ed i seggi si fanno voce, quale più acuta, quale più armoniosa, quale più stridula, quale più insinuante e quale più sinuosa, note diseguali di una orchestrazione tendente alla perfezione.

Trentacinque seggi, trentacinque Consiglieri, trentacinque uomini: la Valle d'Aosta in miniatura in un senso, ma l'amplificatore anche della voce dei desideri di novantacinquemila persone, rivolto a Roma non per domandare elemosina, ma diritti sanciti da una Repubblica che è voce di quarantasette milioni.

Se i venticinque soprani rappresentanti il 40% dei valdostani pretendono di avere voce anche per i 10 tenori che ne rappresentano il 60%, mi pare si pecchi di presunzione.

Se poi i 25 hanno voce che si flebilizza via via sino a divenire afonia, sono soprani che non possono cantare neppure più per sé stessi, nonché per il 40% e men che meno per il 100% dei rappresentanti. Ed allora, Signori Colleghi della maggioranza, dove se ne va l'aide de Dieu? Quello che io dico collaborazione, sia pure su piani diversi, dei Consiglieri per convergere al bene comune. - Aiutati che il ciel t'aiuta

Ma come? Pare che ipotetici nostri antenati antichissimi, chiamiamoli bisbisavoli, abitanti d'un ipotetico antartide, possedessero la tecnica della trasmissione del pensiero che noi non abbiamo. So, e questa non è parvenza, che molti dei Signori Colleghi della maggioranza fittizia sono democristiani, si piccano cioè di governare il popolo in nome di principi cristiani. Ma parvenza di democristiani diventano se la voce del popolo non vogliono sentire o se pretendono di far sentire solo la loro che può anche essere la non più consona all'interpretazione. Perché, guardiamoci chiaramente negli occhi e parliamo fuor di metafora. Se la maggioranza, che maggioranza non è, pensa di mettere fuori concorso la minoranza, che minoranza non è, commette un errore grave ed inutile perché non trova consenzienti né noi né il popolo tutto valdostano. Se la Giunta si crede Consiglio penso presuma troppo di sé e offenda anche quelli di sua parte. Se pensa di tarpare le ali dell'entusiasmo a coloro che, di esso saturi, non chiedono che di poter costruire, s'illudono ingannando il popolo che li ha eletti, fabbricando sulla sabbia. Se pensano di camminare con la zampa di velluto, all'erta chè mille orecchi sono a sentirli... se poi pensano di adottare la politica dello struzzo, all'erta chè mille cacciatori stanno a vedere.

Sinora di quella tanto conclamata e programmata e sbandierata ouverture à tambour battant della nuova Amministrazione non s'è visto nulla.

Gli occhi di tutti sono fissi su un palcoscenico dove non solo non appaiono eroi coturnati, ma neppure mimi.

Non era ancor spenta l'eco della prima riunione del Consiglio della Valle, non tanto perché aveva fatto distribuzione di cariche ormai scontate, quanto e più per il problema da noi sollevato per la fabbrica dell'ILSSA-VIOLA, dove gli operai lottavano da tempo con una compattezza degna del più alto encomio onde l'intera popolazione della bassa Valle non venisse avvolta dalla miseria mentre annunciavasi la crudezza dell'inverno; quando apposi la firma alla mozione di cui ora trattasi. Fra quante ora si discute penso sia la più importante e delicata e la più qualificata a far leva sui sentimenti dell'uomo.

La parola disoccupazione suona desolazione, abbattimento, debolezza, languor d'occhi, pallor di visi, lagrime furtive di donne, gemiti e sguardi supplici di bimbi, squallore generale, malattie, miserie, dissapori di famiglie, odio per la società, segretezza di complotti, agguati, sangue e anticamera di reclusione.

Quanto più tetro il quadro se alla parola disoccupazione si accosta la parola inverno. Quanti siamo qui presenti avremo visto, chissà le volte, uomini che sono nolenti, frati penitenti per non avere un paio di scarpe o di zoccoli e che l'arte bizantina tristemente rappresentano con il luridume di un mosaico di pezze. Ma soffermatevi innanzi tutto sugli occhi: lucentezza di febbre che supplica e freddezza di diamante che condanna.

Quanti il giorno 10-12-1954 hanno sottoscritto, a nome pure dei loro compagni di gruppo, la mozione per risolvere il delicatissimo problema della disoccupazione invernale e sanare, almeno in parte, una piaga che diviene cancerosa, non volevano vedere i piedi scalzi di quegli irregolari frati penitenti e non incontrare occhi febbrili per supplica e adamantini per condanna.

Certo la mozione richiedeva una pronta convocazione del Consiglio, un urgentissimo scambio di vedute di tutti i responsabili della Valle, poiché inesorabile attendeva l'inverno a colpire i già miseri con la tortura di nuovi inasprimenti. E come potete pretendere di ottenere "l'aide de Dieu" se lo strazio di uno spettacolo straziante vi ha lasciati indifferenti? Non avete mai pensato durante quest'inverno, nel caldo del vostro ufficio, al gelo dei tuguri dove neanche le braci d'una benché minima speranza potevano lucere per le povere e svestite anime?

Io mi domando se non siete mai stati a Eresa, a Pésan, a Ciseran, a Challeret, a Fontainemore, ad Arnaz, o se ci siete stati senza gli occhi che vedono in profondità, e solo per promettere ed intanto avere quei voti che vi permettessero di assidervi in scranna senza nulla dare.

Se per assurda ipotesi il Consiglio, riunitosi d'urgenza, avesse dovuto rispondere negativamente alla voce supplichevole del disoccupato, non concedendo neppure un centesimo, non sarebbe additato ora da tutti come monumento e campione della più assoluta insensibilità per il più grave dei problemi. La responsabilità a chi tocca, o miei Signori. E non vorrei neppure accennare alla scusante, che potrebbe essere avanzata, della mancanza di denaro, perché non è mia intenzione, neppure larvata, d'intaccare la vostra incrollabile sicurezza, prima, durante e dopo le elezioni del 14 novembre, di ottenere tutto quanto per Statuto al popolo valdostano compete e, forse, anche di più. Perciò devo riconoscere che la condanna degli umili, dei poveri, dei derelitti, dei senza-lavoro è giusta e suona sinistra di tra le quinte del palco dove finora, Signori della maggioranza, avete recitato male la parte vostra. Perciò sento che tutte le imprecazioni che da tutte le vallate convergono su questa sala hanno i crismi della più giusta ribellione.

Io non voglio da quanto esposto trarre, alla calcante, presagi di futura sventura. Sinceramente mi auguro per il popolo valdostano giorni migliori, per la Valle d'Aosta, fatti che siano tali e non menzogne dei periodici locali e dei sedicenti quotidiani indipendenti. Per essi il popolo della Valle d'Aosta può dormire tra due guanciali, qui è il paese dei Bengodi. In questo paese parmi ricordare che si vivesse non di fumo, ma di arrosto. È troppo comodo, ma anche ingenuo e semplicistico fare, come taluni testi scolastici fanno, allusione alle miserie di altre Regioni per nascondere le proprie magagne; in tal modo il mutilato di un braccio dovrebbe trovare motivo di gioia nel vedere il suo simile mutilato di ambe le braccia e questi del cieco e così via. Il paragone, oltre che ridicolo, è ingiustificato, e penso di non dirvi nulla di nuovo se in talune abitazioni-tugurio abitano, in un vano unico, uomini e bestie, e qui si cucina, si mangia, si dorme, le donne rammendano ed i bimbi studiano. Questa, lo so, è poesia amara della nostra Valle; quella più bella dei paesaggi di fata, della flora incomparabile, dei panorami d'incanto, del cielo blu e del lago azzurro, dello sci e della seggiovia è pressoché monopolio del ricco di fuori, il quale, una volta tanto, può anche trovare che più gustoso sia il pane nero e duro di segala del povero montanaro che lo sogna bianco e soffice e può anche non immaginare che tra tanti profumi di natura e bontà di aria salubre vive il popolo che ha la maggior quantità di tubercolotici.

Noi, che valdostani siamo ed in Valle di Aosta viviamo e che i bisogni dei valdostani sappiamo, noi non possiamo illuderci sulle loro condizioni e non possiamo asserire che nella nostra piccola Patria tutto vada per il meglio.

Sui responsabili, che di proposito non hanno voluto sentire la voce della categoria più bisognosa della Valle, e verso cui si sarebbe dovuto essere solleciti delle più pronte e grandi preoccupazioni, rimane puntato il dito dei nostri fratelli più poveri. L'inverno è passato e bisognava proprio essere affetti dalla sordità più assoluta per non sentire la loro voce implorante di continuo.

E non mi dolgo tanto per il fatto che questo periodo resterà come una pagina brutta per la nostra Valle, e meno ancora mi dolgo per il fatto che, obbedendo ad una imperiosa sollecitazione della coscienza, io mi sia fatto accusatore di coloro che hanno sottovalutato, anzi addirittura messo in non cale, una mozione di tale importanza, quanto e perché le speranze legittime dei disoccupati siano rimaste calpeste ed annullate.

Mettetevi nelle loro condizioni, rifate con essi i mesi lunghi ed interminabili dell'inverno e riflettete. È luogo comune il dire che il tempo passa veloce, che il tempo vola, per colui che è povero di tutto, il tempo non ha ali, bensì piedi di piombo. Pertanto, se non volete fare un'autocritica, il vocabolo potrebbe non piacervi, fate un esame di coscienza. Sarà un esame efficace se, proiettato nel prossimo futuro, sarà pungolo, come è nei voti di tutti i Valdostani, per una Amministrazione migliore.

Parecchi, in malafede, fanno della disoccupazione un quadro non rispondente alla realtà tendendo a definire il disoccupato come volutamente disoccupato, relitto umano svuotato di qualsiasi volontà, che si adatta, compiacente, ad una situazione che non offre soddisfazioni, ma neppure rischi e fatiche o che cerca con espedienti di risolvere i problemi che la pluralità degli uomini risolve con la più impegnativa e regolare fatica diuturna.

Se si può concedere che una aliquota minima di disoccupati è di tale risma, si deve d'altronde con onestà riconoscere che coloro che non sono i mestieranti-disoccupati e che si sentono profondamente offesi nello stendere la mano o ferire mortalmente il proprio io nel ricevere, sottomano, l'elemosina, e coloro che nascondono sotto una speciosa dignità l'affanno che li opprime, sono in numero molto maggiore. E, d'altronde, il grande numero di ragazzi disoccupati, i quali hanno appena terminato le scuole elementari o d'avviamento, sta' a dimostrare che la configurazione di un tipo di disoccupato, per scelta propria, sia profondamente erronea. Pensate, Signori Consiglieri, alla delusione di queste giovani esistenze che, dopo aver tanto sognato una vita onesta, un aiuto alla famiglia. un avvenire di rosa, si trovano fuori del muro perimetrale di una fabbrica, dinnanzi ad un cancello chiuso Pensate alle gravi colpe della società che avvia questi giovani ad adagiarsi in una situazione di vergogna perché il cancello della fabbrica.si ostina a non aprirsi. Se quindi la disoccupazione è parto della società e frutto di una società egoistica, noi ci dobbiamo adoperare a combatterla con tutti i mezzi a nostra disposizione. Questo deve essere il nostro assillo costante: l'impegno per la creazione di una società migliore, più serena. Se il domani è figlio dell'oggi, preoccupiamoci di fare in modo che il futuro sia migliore del presente. Vi voglio invitare, Signori Consiglieri, ad una breve capatina in quel di Verrès, perché vi possiate sincerare che la situazione non è certamente a tinte rosee e che la rappresentazione sulla disoccupazione, da me fatta, non ha esagerazioni di pessimismo.

Premetto che le industrie verrezziesi interessano una vasta zona che, grosso modo, dipartendosi da Montjovet giunge a Bard, ivi compresa la Valle d'Ayas. La Filatura Brambilla che occupava, sino a pochi anni or sono, un complesso di milletrecento operai, ne occupa attualmente poco più di trecento, nella Aluminio Guinzio & Rossi da due mesi circa si lavora tre giorni alla settimana, in attesa di ipotetiche ordinazioni.

Il guadagno medio pro-capite supera di poco le 20 mila lire mensili.

Alla disoccupazione permanente aggiungasi quella semipermanente dei piccoli contadini che vivono di vita grama su pochi scampoli di terreno e che non hanno neppure diritto al misero sussidio della disoccupazione, per non parlare del bracciantato messo all'asta del miglior offerente, in condizione molto simile ai Fellah d'Egitto.

Mi si offre qui il destro di fare una osservazione che ritengo di preminente importanza. I piccoli contadini, che sono certamente quelli in condizioni più disagiate, sono costretti nel periodo estivo a recarsi agli alpeggi. Di qui la necessità urgente dei lavori, in inverno ed in primavera, per dar modo a questa categoria buona, onesta, sparagnina, fedele alla sua terra, di trovare una occupazione che si sposi a quella dei campi e dia loro modo di elevare il tenore della vita, di apportare qualche miglioria alla loro casetta.

Voci che ho raccolto, vuoi dai Sindaci o da Consiglieri comunali, vuoi da maestri, da uomini e donne del popolo su opere che richiedono una pronta attuazione. Quello delle strade comode che colleghino i villaggi con le strade statali o regionali è certamente uno dei capisaldi e per gli abitanti che devono talora percorrere ore di strada per recarsi al lavoro o al mercato, e per un sempre maggiore sviluppo turistico che aprirà l'accesso ad impensate visioni di bellezza e ridonderà a comune beneficio dei paesi con alberghi nuovi, nuove case e più intenso commercio. Non è chi passi per Montjovet e non senta parlare della "strada della collina", come non è chi si rechi a Challant St. Anselme e non senta parlare di quella di Orbeillaz. Le frazioni di Graine, Fenilia, Estoul, mancano: di collegamento stradale con il capoluogo di Brusson, nel senso che si servono di sole mulattiere.

Proprio di questi giorni, da parte di Consiglieri, di maestri, e di gran parte della popolazione, sono stato invitato a porre sul tappeto la questione davvero annosa delle scuole di Champdepraz. Qui alcuno di voi potrà essere restio a credere che nel capoluogo di Champdepraz e nelle frazioni di Chevrère, Vierin, Fabbrica non esista la scuola. Se per scuola intendesi un tugurio abbandonato alle intemperie, una abitazione di Eolo o di Giove Pluvio, un vano angusto e comunque anti-igienico, allora nelle suddette frazioni esiste la scuola. Pensami, diceva un maestro, quale istruzione si può impartire a 26 alunni di tre classi diverse schiacciati nella ristrettezza di una aula malsana. Così dicasi di Graine in quel di Brusson e di Favà in quel di Issogne. Non è neppure pensabile che vi sia anche un solo Consigliere che anteponga altri problemi a quello dell'istruzione pubblica: perciò posso pensare che essi saranno dovutamente e compiutamente risolti.

A Verrès il terreno per la costruzione di un nuovo edificio scolastico è già stato acquistato. Il nuovo edificio dovrebbe ospitare l'attuale scuola media privata che ha una sistemazione posticcia in aule inadeguate ed insufficienti e la scuola di avviamento industriale che svolge ora i suoi programmi nello stesso edificio delle scuole elementari, con non vi dico con quale disturbo per le lezioni di queste ultime. Il Consiglio comunale di Verrès, alle cui riunioni regolarmente partecipano anche i Consiglieri di Valle della zona, perché più stretta e fattiva sia la collaborazione tra Comune e Valle, ha appunto dato mandato al Consigliere Thoux Sovrano ed al sottoscritto di sollecitare l'esecuzione del progetto del nuovo edificio onde si possa dare presto inizio ai lavori.

Gli sportivi di Verrès e dintorni si rammaricano perché la loro squadra, avendo ottenuto la promozione alla serie superiore, dopo tanti sacrifici, abbia dovuto rinunciarvi perché le norme vigenti impongono dimensioni del campo leggermente superiori ed una rete metallica di protezione. Il tutto, ivi compresi gli spogliatoi, a detta dei competenti, comporterebbe una spesa aggirantesi sul milione. Faccio presente che la squadra di calcio di Verrès si è sempre comportata brillantemente piazzandosi ai primissimi posti della classifica e che nell'attuale campionato di prima divisione, presso a terminare, occupa la seconda posizione con molte probabilità di riguadagnarsi quella promozione che solo la mancanza di pecunia le ha inibito di ottenere e non l'abilità. Avevo in animo di far presente questo, anche se non ne fossi stato sollecitato e pressato dalle centinaia di tifosi, i quali saranno, spero, accontentati non già dalle mie parole, ma dalla decisione favorevole che, in merito, si vorrà prendere.

Per quanto concerne il Comune di Issogne voglio ricordare le delibere comunali in data 18-12-1951 per la costruzione di una strada camionabile dal Capoluogo alla frazione Sommetdeville e per quella di un canale raccogliente le acque piovane in regione Bosset, come la più recente richiedente lo stanziamento di un milione per lavori di arginatura della Dora Baltea in regione Montillon, delibere che, se non vado errando, sono già state approvate dalla Spett. Giunta senza impegno di finanziamento. Se qualcuno si è recato da Arnaz alla frazione di Echallod avrà osservato come disagevole sia il passaggio su quel ponte, che è quasi a sesto acuto, anche per macchine piccole nonché per autocarri.

Risalendo per le valli laterali voglio far notare come gli abitanti di Champorcher e di Champoluc si augurano che le premure del Consiglio per lo sviluppo delle zone turistico-sportivo-invernali siano rivolte anche a loro. Riguardo al quarto tronco della strada Verrès-Champoluc voglio ricordare l'opportunità, fattami rilevare dagli albergatori e dal Presidente dell'Azienda Autonoma di Soggiorno, che esso sia allargato di un metro o due rispetto ai precedenti, il che, tra gli altri vantaggi, permetterebbe un risparmio annuo notevole per lo sgombro della neve. Se, come dice Pitagora, il mondo si riduce in definitiva ad una cifra, io faccio voti che quella che Roma ha il dovere di restituirci giunga presto e sia tale da permettere alla nostra Valle uno sviluppo economico soddisfacente a beneficio di tutti".

Il Presidente, PAREYSON, rileva che il Consigliere Barone, nella sua lunga relazione, ha esulato alquanto dall'argomento oggetto della mozione e lo prega di essere più conciso e di attenersi all'argomento all'ordine del giorno.

Il Consigliere, BARONE, comunica di ritenere di non essere uscito dall'argomento nella sua esposizione.

Il Consigliere NICCO Anselmo riferisce guanto segue:

"Tutti gli anni, specialmente nella bassa Valle, si verifica il fenomeno della disoccupazione invernale; quest'anno tale fenomeno è aggravato dallo sciopero e dai licenziamenti dell'ILSSA di Pont Saint Martin.

Per rimediare a tale grave situazione, che colpisce non solo i lavoratori, ma tutta l'economia della bassa Valle, e per venire incontro a questo rilevante numero di disoccupati, invito il Presidente della Giunta e la Giunta a disporre d'urgenza l'inizio di lavori pubblici che si possano eseguire nella stagione invernale.

Propongo un elenco di lavori necessari, di cui parecchi urgenti:

1) - L'indigamento di un tratto della sponda sinistra della Dora asportato dalla piena del 14 agosto u. s. nel Comune di Donnaz, che minaccia una parte dei terreni del Comune stesso ed una parte dei terreni e fabbricati delle Cascine nel Comune di Pont Saint Martin.

Credo che per questo lavoro ci sia già un progetto in corso da parte dell'Amministrazione regionale, dato che già è stato eseguito un sopralluogo dall'ex Assessore ai Lavori Pubblici, Geom. Valleise, accompagnato dall'Ing. Fiorio.

Mi pare che, per l'esecuzione di lavori di indigamento della Dora nel Comune di Verrès, l'Amministrazione regionale abbia già stanziato dei fondi.

- Donnaz - arginatura della Dora a protezione dell'abitato in frazione Pramotton.

- Lillianes - arginatura del torrente Lys al Capoluogo.

- Issogne - arginatura del torrente Châlame.

- Perloz - sistemazione della strada di allacciamento tra il Capoluogo e la frazione Tour d'Hereraz.

- Pont Bozet - sistemazione della strada di accesso al Capoluogo della strada regionale Hône-Champorcher.

- Pont Saint Martin - sistemazione e pavimentazione del viale Carlo Viola.

- Donnaz - sistemazione e allargamento della strada di allacciamento dalla Statale n. 26 alla frazione Rovarey.

- Donnaz - fognatura del Capoluogo, già approvata dal Consiglio in data 21 settembre 1954 per una spesa di lire 3.200.000.

Per detto lavoro il Comune ha già ricevuto dall'ex Assessore Valleise l'avviso per l'inizio dei lavori, sospeso, in seguito, dalla nuova Giunta, che approva il progetto ma non concede il sussidio.

Il Comune, per mancanza di mezzi, non può dare corso a tali lavori.

- Champdepraz - completamento della strada di allacciamento al Capoluogo.

- Gaby - sistemazione della mulattiera nella frazione Niel.

- Hône - sistemazione della traversa interna del Capoluogo.

Oltre ai lavori elencati, sarebbe necessario eseguirne altri, che non ho presenti. Molti di questi lavori, oltre ad essere necessari, sono anche urgenti.

Quindi faccio un vivo appello alla Giunta ed al Consiglio perché vogliano prendere in considerazione la grave situazione della disoccupazione che colpisce la bassa Valle. Per venire incontro a quelle popolazioni si dia inizio al più presto a tutti questi lavori che serviranno, in parte, a risolvere la crisi della disoccupazione".

Il Consigliere NICCO Giulio dichiara che non intende indicare ed elencare i lavori la cui esecuzione è necessaria ed urgente, ma che intende porre in rilievo la grave mancanza in cui è incorsa la Giunta e di cui le fa colpa e rimprovero: precisamente, di non aver richiesto la tempestiva convocazione del Consiglio per la discussione della mozione di cui si tratta.

Il Consigliere MANGANONI, concordando con il Consigliere Nicco Giulio, rileva che la disoccupazione in genere e quella stagionale in particolare, sono una piaga di tutte le regioni d'Italia, compresa la Valle d'Aosta; osserva che, da un paio di anni, tale piaga va estendendosi sempre più nella nostra Regione e che, pertanto, non corrisponde più a verità l'affermazione con cui alcuni anni fa si definiva un Paradiso il territorio della Valle d'Aosta, perché attualmente vi sono, purtroppo, circa 4.000 disoccupati.

Fa presente che non vi è quindi da meravigliarsi e da lamentarsi se, nell'adunanza odierna, i Consiglieri si dilungano a parlare sull'argomento in questione, che è un problema di vitale importanza.

Ritiene che tutti i Consiglieri debbano prendere parte alla discussione, al fine di trovare una soluzione che permetta di contenere e di eliminare tale piaga.

Dichiara di prendere atto dei provvedimenti illustrati prima dal Presidente della Giunta, durante la trattazione dell'oggetto concernente la formazione di mano d'opera locale qualificata (oggetto n. 7) e per i quali esprime il proprio compiacimento.

Pone in rilievo che l'Amministrazione regionale deve venire incontro alle necessità dei disoccupati che, come già detto, sono circa 4.000 (iscritti all'Ufficio di collocamento), oltre i giovani.

Comunica, a questo proposito, che un primo passo verrà effettuato se si riuscirà a realizzare, come è auspicabile, il problema dell'apprendistato, al quale già si è accennato; perché molti genitori non hanno la possibilità di mantenere i lori figli che non riescono ad avviare al lavoro. Fa presente che la Giunta ed il Consiglio debbono rendersi conto della grande importanza di tale problema e pensare di risolverlo.

Riconosce che la Giunta, essendo stata insediata soltanto in data 10 dicembre 1954, non poteva predisporre un piano di lavori da iniziarsi nel mese di novembre; ma ritiene che il Consiglio poteva essere convocato alquanto prima per la discussione del problema di cui alla mozione e di vari altri argomenti, in modo che l'ordine del giorno dell'adunanza odierna non sarebbe così carico e pesante.

Comunica che qualche cosa si è già fatto in Valle d'Aosta a sollievo della disoccupazione, perché effettivamente l'Assessore alla Sanità ed Assistenza Sociale ha ripartito fra i vari Comuni, per l'esecuzione di opere di pubblica utilità, i fondi che aveva ricevuti per il soccorso invernale, dando così lavoro ad un piccolo gruppo di disoccupati.

Precisa di essere, però, del parere che si poteva fare molto di più e dare lavoro a tutti i disoccupati durante la stagione invernale. Ammette che in determinati Comuni, ad esempio a Bionaz, non è possibile l'esecuzione di opere durante i rigori invernali, ma sottolinea, per contro, che vi sono tanti altri Comuni della bassa Valle ove si possono eseguire lavori invernali (indigamenti della Dora, muratura a secco, scavi, sbancamenti, ecc.).

Pone in rilievo che vi è pure il problema dei contadini, i quali, essendo stati vittime del crollo dei prezzi nel settore agricolo, hanno necessità di poter lavorare durante l'inverno, per poter arrotondare il loro bilancio familiare Osserva che i piccoli contadini, durante i mesi invernali, sono da considerarsi assimilati agli operai disoccupati.

Siamo ormai in primavera, egli dice, e qualcuno potrebbe eccepire che la mozione è ormai sorpassata; ma ciò non significa che non debba essere discussa e che si faccia in modo di iniziare al più presto i lavori affinché i disoccupati stagionali non diventino anche dei disoccupati nel periodo estivo.

Rammenta che, negli anni passati, in questa stagione molti lavori finanziati dalla Regione erano già stati iniziati, mentre ritiene che quest'anno non si sia dato corso a nessun nuovo lavoro in tutta la Valle. Invita la Giunta a provvedere sollecitamente all'appalto ed all'immediato inizio dei lavori per impiegare la mano d'opera disoccupata.

Comunica che non è sua intenzione di elencare oggi tutte le opere di pubblica utilità di cui è necessaria l'esecuzione nel territorio della Valle d'Aosta; ma rammenta che la Giunta ha già trovato un programma di lavori urgenti di pubblica utilità, molti dei quali, se non tutti, potevano essere attuati in questo periodo a sollievo della disoccupazione.

Rammenta ancora che il precedente Consiglio aveva discusso il problema concernente la costruzione in Saint Vincent di uno stabile da adibire a nuova sede della Casa da Gioco. Osserva che la realizzazione di tale opera servirebbe a dare lavoro ad un certo numero di operai. Raccomanda, quindi, alla Giunta, di voler interessarsi per la sollecita definizione della questione e per l'inizio della costruzione dello stabile. Raccomanda, inoltre, che si dia pure inizio ai vari lavori che possono essere eseguiti subito per impiegare la mano d'opera disoccupata.

Fa presente che, a tutt'oggi, ben poco è stato fatto per appaltare nuovi lavori.

Osserva che, se vi è, attualmente, in Italia un governo "dell'immobilismo ", dovuto ad una situazione un po' particolare, ritiene che tale fatto non si verifichi nella Giunta regionale della Valle d'Aosta, a meno che questo immobilismo esista già nella Giunta regionale per quanto concerne il settore dei Lavori Pubblici.

Rinnova invito alla Giunta d'interessarsi a fondo del problema della disoccupazione e di disporre, a tale uopo, per l'appalto e per l'esecuzione immediata di nuovi lavori, tenendo presente che l'autonomia concessa alla Valle d'Aosta deve servire per venire in aiuto in misura maggiore agli abitanti meno abbienti.

Dobbiamo fare in modo, egli dichiara, che l'autonomia non sia soltanto una bella facciata, ma che sia qualche cosa di concreto che serva per venire in aiuto a quelli che più hanno bisogno di assistenza e di lavoro.

Il Presidente della Giunta, BONDAZ, premette di aver notato, negli interventi dei Consiglieri Barone e Manganoni, due prese di posizione diverse nella loro essenza. Quindi, rivolgendosi al Consigliere Signor Barone, osserva che in seno al Consiglio regionale non si è abituati a fare della retorica, anche perché la retorica non serve a niente, e lo invita, per il futuro, a precisare meglio il suo pensiero e in termini che non siano offensivi, perché non è nelle "nostre" abitudini di tollerare affermazioni offensive infondate.

Non è vero, egli dichiara, che la Giunta non abbia pensato immediatamente e quotidianamente al problema della disoccupazione invernale, anche se questo problema non è stato trattato in Consiglio, perché vi abbiamo già detto e dimostrato, e ve lo diremo ancora, che si è fatto tutto quello che si è potuto in questo periodo per dare lavoro ai disoccupati.

Non è vero, egli prosegue, quanto ha detto il Consigliere Barone nella sua relazione, perché la Giunta non dice menzogne ma afferma dei fatti sulla base di documentazioni. E ricorderò al Consigliere Barone che per aver l'arrosto bisogna prepararlo e saperlo cucinare, altrimenti non si potrà mai averlo, perché da solo non si fa.

Non è vero, per fortuna nostra, egli aggiunge, che la percentuale dei tubercolotici in Valle d'Aosta sia superiore a quella delle altre Regioni d'Italia e assicura che si farà, anche in questo campo, tutto quanto si può fare in base alle possibilità della Amministrazione regionale.

Rivolgendosi, poi, al Consigliere Manganoni, osserva che, sino a prova contraria, non si può mettere in dubbio la buona volontà degli Amministratori, nessuno escluso, di risolvere il problema della disoccupazione, che è particolarmente sentito dalle loro coscienze.

In risposta alla domanda "Cosa si è fatto?", il Presidente della Giunta dichiara di precisare quanto segue:

"L'Amministrazione regionale, con deliberazione di Giunta già adottata fin dal 14 dicembre 1954, cioè 4 giorni appena dopo l'insediamento della Giunta stessa, ha approvato l'assunzione della spesa di lire 14 milioni a carico regionale per l'integrazione dei salari di operai addetti a cantieri di lavoro per l'esecuzione di lavori di pubblica utilità.

Con successiva deliberazione della Giunta n. 94, in data 19 gennaio 1955, è stata approvata l'esecuzione di lavori di sistemazione del tronco stradale di allacciamento del Comune di Champdepraz e la costruzione di variante intermedie, per una spesa di lire 6.844.000.

Inoltre, la Giunta ha proceduto alla ripartizione dei fondi statali del soccorso invernale che sono stati inviati al Presidente della Giunta regionale, nella sua veste di Prefetto. La ripartizione dei fondi (Lire 16 milioni) è stata fatta come segue:

A) una quota, e cioè Lire 5.375.000, per erogazione di sussidi ai bisognosi, quota calcolata sulla base di Lire 1.389 per disoccupato, più una quota fissa di Lire 5.000 per ciascun Comune sono state assegnate ai Comitati comunali per il soccorso invernale di tutti i Comuni della Valle d'Aosta.

B) Lire 10.700.000 circa sono state ripartite fra i vari Comuni per l'esecuzione delle seguenti opere di pubblica utilità:

1) per la continuazione dei lavori di arginatura della Dora Baltea a Verrès: Lire 2.000.000;

2) per la continuazione dei lavori di arginatura della Dora Baltea a Issogne: Lire 2.000.000;

3) per lavori di sistemazione del prato della fiera ad Aosta: Lire 3.000.000;

4) per lavori di arginatura della Dora in Comune di Montjovet: Lire 1.000.000;

5) per la costruzione di un tronco di strada di allacciamento della frazione Diémoz alla strada statale: Lire 700.000 (il Comitato ha chiesto al Comune un progetto di massima dell'opera);

6) per la sistemazione della strada di allacciamento della frazione Ronc-Grangia, a Pont St. Martin: Lire 700.000 (i lavori sono stati iniziati direttamente dal Comune e la relativa spesa è stata assunta a carico della Regione, su richiesta del Comune stesso);

7) per lavori di sistemazione della strada mulattiera di Cerellaz, in Comune di Avise: Lire 300.000.

C) La somma rimanente (Lire 1.000.000 circa) sarà devoluta in base alla decisione che sarà assunta dal Comitato per il soccorso invernale e, molto probabilmente, sarà assegnata al Comune di Champdepraz per la sistemazione del torrente Chalame? che corre in prossimità della frazione Viering, come da suggerimento fatto al Comune di Champdepraz dall'Assessore Arbaney.

L'Assessore ai Lavori Pubblici ha pure proposto l'esecuzione di lavori di arginatura della Dora necessari nella zona di Quart per un ammontare di spesa di Lire un milione circa.

Tutto quello che si è potuto fare si è fatto. Naturalmente bisogna esaminare e conoscere bene tutti i lati del problema e non solo elencare i vari lavori che devono essere attuati, perché i lavori potranno essere eseguiti e saranno eseguiti a seconda delle possibilità finanziarie dell'Amministrazione regionale".

Osserva di aver rilevato uno strano fenomeno e, cioè, che da parte di alcuni Consiglieri si parla di spese con una certa facilità, senza preoccuparsi della possibilità e del modo di reperire i fondi occorrenti per finanziare le spese.

Per quanto riguarda il problema della disoccupazione e del lavoro, ricorda l'opera che è stata svolta dal Presidente della Giunta e dall'Assessore all'Industria e Commercio per trovare una soluzione alla grave vertenza sorta fra la Direzione dell'Ilssa Viola e le maestranze: precisa che essi hanno fatto tutto quanto era loro possibile per conciliare le due parti, riuscendo a ridurre da Lire 10 milioni a Lire 500.000 mensili l'enorme divario che impediva alla Direzione e alle maestranze di trovare una via d'intesa.

Precisa che l'accordo è stato in seguito raggiunto, con la completa riassunzione da parte della Società di tutte le maestranze che erano scese in sciopero.

Ribadisce che la Giunta ha fatto e continuerà a fare tutto quanto è possibile, in relazione alle disponibilità di bilancio dell'Amministrazione regionale.

Quando si parla di possibilità di bilancio, egli dichiara, noi diciamo cose assennate, perché noi pensiamo di fare spese a seconda delle disponibilità di bilancio, e, per quanto concerne l'anno in corso, nel limite delle spese che saranno stanziate in bilancio dal Consiglio. Vi assicuro, egli conclude, che sarà la prima volta, dopo tanti anni, che il Consiglio approverà un bilancio sapendo su quali entrate sicure può contare.

Il Consigliere BARONE, richiamandosi al rilievo fattogli dal Presidente della Giunta (uso di forma retorica nella sua esposizione), chiarisce di aver parlato nel modo che gli è solito e di ritenere, d'altra parte, che ognuno possa avere un modo suo proprio di esprimersi.

Dichiara che non era suo intendimento di offendere qualcuno e chiede venia a quei Consiglieri che eventualmente si siano ritenuti offesi dalle frasi da lui pronunciate.

Per quanto riguarda l'accenno fatto alla percentuale dei tubercolotici in Valle d'Aosta, comunica di aver letto tale notizia in un manifesto-appello affisso nei vari Comuni della Valle d'Aosta a cura della Croce Rossa Italiana.

A proposito della comunicazione, fatta dal Presidente della Giunta, circa la concessione al Comune di Issogne della somma di Lire 2.000.000 per lavori di arginatura della Dora, informa che, proprio a Issogne, gli è stato riferito che il milione richiesto dal Comune non è stato elargito dall'Amministrazione regionale.

Il Presidente della Giunta, BONDAZ, osserva che non bisogna confondere i fondi che si erogano ai Comuni per conto dello Stato (ad esempio fondi per il soccorso invernale, per la disoccupazione, ecc.) con i contributi che la Giunta ed il Consiglio erogano con i fondi stanziati sul bilancio dell'Amministrazione regionale.

Il Consigliere MANGANONI rammenta che il Presidente della Giunta ha lamentato che si mette in dubbio la buona volontà degli Amministratori. Rileva, a tale proposito, che la buona volontà della Giunta potrà essere provata soltanto con i fatti, ed aggiunge che i Consiglieri della minoranza, forse perché troppo realisti, si riservano di giudicare solo in base ai fatti.

In merito alla questione concernente il reperimento dei fondi occorrenti per l'esecuzione dei lavori, comunica che i Consiglieri della minoranza sanno perfettamente che se i lavori non sono stati eseguiti è appunto per la mancanza di fondi. Precisa che il reperimento dei fondi spetta non già al Consiglio ma alla Giunta attuale, che si è assunto tale specifico impegno prima delle elezioni; per cui l'invito specifico che fa alla Giunta è quello di preoccuparsi di trovare i fondi per fare eseguire i lavori.

Precisa che i Consiglieri della minoranza sono ben disposti a dare tutto il loro appoggio per il reperimento sollecito dei fondi, ma ritiene che tale compito sia di specifica competenza della Giunta.

L'Assessore alla Sanità ed Assistenza Sociale, MASCHIO, comunica che, per quanto è a sua conoscenza, né il Consorzio Antitubercolare, né la Croce Rossa Italiana ha fatto affiggere il manifesto al quale ha accennato il Consigliere Barone. Fa presente che intende, comunque, precisare, - affinché l'opinione pubblica sia tranquillizzata e non allarmata -, che, secondo le statistiche italiane, la mortalità per tubercolosi raggiunge oggi una media di 35 persone ogni 100 mila abitanti.

Comunica che la media della mortalità per tubercolosi in Val d'Aosta è inferiore al 30 per centomila abitanti e, quindi, in Valle d'Aosta la mortalità per tubercolosi è inferiore a quella delle altre regioni d'Italia. Informa che, attraverso gli accertamenti dispensariali, è oggi possibile trovare in Valle d'Aosta una percentuale più rilevante di ammalati, che possono essere curati in tempo.

Il Consigliere NICCO Giulio pone in rilievo che la media percentuale di mortalità in Valle d'Aosta comunicata dall'Assessore alla Sanità è esatta e rassicurante se riferita alla popolazione di tutta la Valle d'Aosta; osserva, però, che le località della Valle ove la tubercolosi miete il più gran numero di vittime sono quelle in cui è maggiore la disoccupazione. Accenna al Comune di Champdepraz ed altri Comuni, in cui la media percentuale di persone decedute per tubercolosi è fortissima.

In merito alla comunicazione concernente la quota fissa di soccorso invernale stabilita per ogni disoccupato, ritiene che il soccorso invernale dovrebbe consistere non già in una erogazione di somme a titolo di sussidio, ma nella esecuzione di opere, per dare lavoro ai disoccupati.

L'Assessore MASCHIO informa di essersi occupato personalmente della ripartizione dei fondi per il soccorso invernale e comunica che la ripartizione è avvenuta in base al numero degli abitanti ed al numero dei disoccupati di ogni Comune. Precisa che le somme per i sussidi sono state trasmesse: agli E.C.A. per la distribuzione ai disoccupati.

Il Consigliere BARONE chiarisce che, nella sua esposizione, ha parlato di tubercolotici, di persone ammalate e non di mortalità.

Per quanto concerne le "menzogne", precisa di essersi riferito ai periodici ed ai sedicenti quotidiani indipendenti.

Il Consiglio prende atto.

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Si dà atto che l'adunanza viene sospesa alle ore dodici e minuti quaranta e rinviata alle ore quindici.

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