Oggetto del Consiglio n. 16 del 15 gennaio 1973 - Verbale
OGGETTO N. 16/73 - Discussione della bozza del Piano Urbanistico Regionale.
Il Vice Presidente, PERSONNETTAZ, dichiara aperta la discussione sulla proposta concernente l'oggetto trasmessa in copia ai Signori Consiglieri unitamente all'ordine del giorno dell'adunanza:
RELAZIONE AL CONSIGLIO REGIONALE DELL'ASSESSORE DEL TURISMO ANTICHITÀ E BB.AA., BRUNO MILANESIO, SULLA "BOZZA" DEL PIANO REGOLATORE REGIONALE URBANISTICO E PER LA TUTELA DEL PAESAGGIO. (O.D.G. DEL 15.1.1973)
1) INTRODUZIONE
1.1) SIGNIFICATI DELLA "BOZZA"
I principali significati della "bozza" sono i seguenti:
a) da una parte, essa dovrebbe consentire una facile individuazione dei contenuti sostanziali del futuro Piano Regolatore Regionale Urbanistico e per la Tutela del Paesaggio della Valle d'Aosta, cioè:
- dei principali problemi che esso intende risolvere e di quelli che esso lascia a livelli di Governo di ordine superiore (lo Stato e le sue Agenzie) o di livello inferiore (i comprensori e/o i Comuni);
- degli indirizzi lungo i quali intende dare loro soluzione e, dunque, dei principali indirizzi di politica economica e urbanistica nella Valle. Ciò la "bozza" ottiene proponendo una strategia unitaria per lo sviluppo economico e sociale della Valle indicando le conseguenze a livello territoriale;
- proponendo, quindi, un sistema integrato di zone funzionalmente specializzate e di infrastrutture e di attrezzature a ciò finalizzate;
- che comporta, in particolare, una politica dei trasporti, della residenza, del turismo estivo e invernale, dell'agricoltura e delle attività produttive industriali, verde, ecc.;
b) dall'altra, essa dovrebbe consentire la messa a punto dei connotati "formali" di uno strumento tecnico-politico quale appunto è un Piano Regolatore:
- quali aspetti possono essere, cioè, regolamentati ed indirizzati attraverso vincoli, come strutturati e differenziati, e quali invece attraverso sole indicazioni attive (eventualmente suddivise tra interventi a carico dell'Amministrazione ed a carico dei privati);
- come certe indicazioni generali di politica economica generale e/o settoriale possano essere tradotte in indicazioni territoriali sufficientemente specifiche da escludere la realizzazione di interventi contradditori alle indicazioni stesse;
- come sia possibile stabilire legami quantitativi e temporali tra il saggio di sviluppo (della popolazione della produzione industriale ed agricola, delle presenze turistiche, ecc.) previsto dai piani ed effettivo e l'utilizzazione del suolo;
- come, ad esempio, sia possibile introdurre legami quantitativo temporali tra le indicazioni della Programmazione Economica e Sociale e quelle del Piano Regolatore Urbanistico.
Di conseguenza
La "bozza" ha un carattere esemplificativo; essa simula, cioè, (avanzando proposte concrete, spesso graficamente esposte) la situazione che si avrà una volta che il piano urbanistico sarà redatto. Il criterio di giudizio da adottare nei suoi confronti è quello che riguarda l'agibilità operativa di un piano così fatto (con quelle indicazioni grafiche e non altre, con quei vincoli e non altri, con quelle norme di attuazione e non altre).
1.2) LIMITI DELLA "BOZZA"
La "bozza" non deve essere intesa come il progetto di massima o il progetto preliminare del Piano Regionale Urbanistico e per la Tutela del Paesaggio;
- "non può essere assunta come indicatrice di soluzioni particolari per problemi specifici, né deve essere giudicata in base alle proposte che formalmente avanza circa alcuni problemi particolari"
infatti
- la "bozza" non si basa su ricerche originali ma si fonda invece su una base conoscitiva e statistica la cui attendibilità ha dovuto spesso essere messa in dubbio. Le stesse informazioni, pareri e giudizi che si sono raccolti durante l'attività di studio non hanno potuto essere controllati mediante ricerche più approfondite;
- questa prima fase di studio non ha potuto essere accompagnata o meglio confortata dall'indispensabile dibattito fra l'Ufficio e l'Amministrazione Regionale (Giunta o Consiglio).
2) OBIETTIVI PROGRAMMATICI
2.1) PREMESSA
La necessità di ottimizzare l'uso delle risorse naturali e del capitale umano, tecnico e culturale che la Valle può offrire a tutti i livelli, implica di utilizzare nel migliore dei modi ogni occasione e risorsa, per modesta che possa apparire, inquadrando ogni intervento in una strategia improntata a chiari principi di razionalità e di partecipazione democratica.
Specificando maggiormente questa "linea" si propone di far rientrare tra gli obiettivi immediati del piano l'evitare che la situazione esistente degeneri ulteriormente nei suoi aspetti negativi e divenga irrecuperabile, mentre rientra negli obiettivi finali la diffusione dello sviluppo su tutto il territorio eventualmente attraverso una specializzazione funzionale delle sue diverse parti.
Più in concreto, questa stessa linea "viene ulteriormente specificata attraverso l'ipotesi che:
- nel breve termine (2-3 anni) lo sviluppo continui a concentrarsi nelle aree già previste a tale scopo od in cui siano in atto processi di insediamento tendenziali (predisponendo ovviamente, entro tempi brevissimi, le misure occorrenti a far fronte ai problemi relativi all'abitazione, ai trasporti ed ai servizi sociali);
- nel medio termine (5-7 anni) vengano organizzati i primi nuclei di insediamento con funzioni equilibratrici, realizzando nel contempo i sistemi integrati di servizi più efficienti e moderni;
- nel lungo termine (10-15 anni) si giunga alla riorganizzazione dell'intero territorio per aree funzionalmente specializzate.
2.2) SVILUPPO ECONOMICO-SOCIALE E ASSETTO DEL TERRITORIO
Occorre non distinguere tra obiettivi di natura economica ed obiettivi di natura territoriale:
A) il Piano deve evitare soluzioni semplicistiche che facciano esclusivo affidamento su di un unico settore produttivo quale motore dello sviluppo.
È compito, al contrario, del Piano stabilire un insieme logico di relazioni funzionali tra i diversi settori produttivi e tra interventi diversamente specificati all'interno di ciascuna zona e ciascun settore.
Il Piano, in altri termini, non deve agire come elemento di disaggregazione, di specializzazione di zone tra loro non comunicanti, quanto piuttosto di aggregazione, di costituzione di collegamenti e di rapporti di complementarietà ora tenui o inesistenti.
B) Il Piano non deve fondarsi su di uno sviluppo "per poli" (come pure in passato è stato proposto), ma tutto il territorio della Valle deve formare l'oggetto di interventi che ne mettano in valore le potenzialità relative, quindi, non vi debbono essere aree privilegiate, "poli", ed aree cui venga, dallo stesso Piano, attribuito un ruolo "depresso".
Il Piano dovrebbe fondarsi su di un tentativo di rottura dell'isolamento delle Valli secondarie tra di loro, di superamento quindi dello schema viabile e di relazioni funzionali "ad albero" attraverso
a) la realizzazione di un sistema di rapporti funzionali e di flussi alternativi;
b) la articolazione della Regione in sistemi insediativi le cui diverse componenti (centri abitati, zone coltivate, aree boschive, eventuali domaines skiables) siano strettamente integrate tra loro da una rete di comunicazioni (strade, impianti di risalita, ferrovie) e da un sistema di interdipendenze funzionali;
c) la formazione di unità amministrative e gestionali intermedie fra Regione e Comuni.
2.3) CONSIDERAZIONI PROPOSITIVE SUI SETTORI DI SVILUPPO TENUTO CONTO DELLE INDICAZIONI CONTENUTE NEGLI STUDI DELLA "PROGRAMAZIONE REGIONALE" (volumi di sintesi n°9 e n°15)
a) INDUSTRIA
- La Valle non deve perdere o ridurre il suo carattere di sistema economico essenzialmente industriale, anche se non sembra che l'industria possa essere assunta come il settore trainante lo sviluppo.
- Occorre favorire l'imprenditoria locale, per mantenere in Valle il reddito prodotto puntando su piccole e medie imprese la cui produzione sia direttamente od indirettamente collegata ad altri settori di attività regionali, principalmente a causa:
1°) dell'alto indice di vecchiaia della popolazione,
2°) della disponibilità di mano d'opera femminile,
3°) dell'esigenza di produzione di beni di consumo scarsamente vincolati ai livelli di reddito.
b) AGRICOLTURA
Lo sviluppo di questo settore si pone in termini prioritari per la conservazione della presenza umana sul territorio, da organizzare in termini tali da consentire agli addetti e loro famiglie una occupazione integrativa in altri settori produttivi (prevalentemente nel settore turistico) nello stesso ambito territoriale.
c) TURISMO
- Da organizzare gradualmente favorendo la partecipazione e la gestione delle forze economiche e sociali locali.
- Occorre strutturare questa attività in modo tale che essa costituisca per le comunità locali una continua fonte di reddito e non soltanto una "rendita una tantum" derivante dalla alienazione di beni immobili.
- Controllare e finalizzare i grossi interventi che in tempi brevi comportino la presenza di ingenti capitali esterni (non facilmente controllabili) e che tendano a riesportare il reddito prodotto.
- Incentivare la ricettività pubblica (alberghiera e paralberghiera).
- Contenere la proliferazione della ricettività privata.
- Puntare su di una politica del turismo più articolata come qualità e sua localizzazione.
2.4) RAPPORTO TRA I SETTORI PRODUTTIVI E LORO INCIDENZA TEMPORALE NELLO SVILUPPO DELLA REGIONE
Nel breve e medio periodo le più consistenti prospettive di sviluppo e di diffusione dello sviluppo sono legate al settore turistico che è maggiormente in grado di adeguare con sufficiente rapidità la propria offerta ad una domanda che è in rapida espansione.
Gli sviluppi turistici, spontanei e guidati, debbono essere utilizzati, sin dal periodo immediatamente futuro, per arrestare o, quantomeno, contenere l'esodo rurale perlomeno in alcune zone in cui questo si manifesta con particolare gravità.
Ciò richiede un intervento coordinato in molteplici direzioni:
- privilegiare l'edilizia rurale-turistico;
- privilegiare con una politica dei servizi idonea i nuclei abitati rurali-turistici;
- privilegiare gli interventi nel settore viabilistico atti a stabilire nuovi collegamenti.
Nel breve periodo (2-3 anni) difficilmente si potrà pensare di ottenere risultati consistenti da un punto di vista dell'industrializzazione, anche se ogni possibilità deve essere esplorata anche in questa direzione.
Infatti le potenzialità più consistenti per la Valle risiederebbero in una industrializzazione rivolta alla produzione di beni la cui domanda è in parte collegata (anche non direttamente) agli sviluppi di altri settori (turistico-edilizio, ecc.). Ciò significa che risultati consistenti su questo piano potrebbero ottenersi solo quando i programmi di realizzazione relativi agli altri settori saranno chiari ed operanti. (Il settore turistico potrebbe essere in grado di garantire ordinativi di impianti di risalita molto consistenti ed estesi su di un periodo tutt'altro che trascurabile). Ciò non significa che, sin dall'immediato periodo futuro, non debbano cominciare ad operare, all'interno della Regione, sistemi di incentivazione differenziati e selettivi (assistenza tecnica, partecipazione diretta, copertura di rischi, ordinativi, ecc.).
2.5) POLITICA INFRASTRUTTURALE DELL'ENTE PUBBLICO
Nel breve e nel medio periodo, le risorse disponibili dovrebbero essere indirizzate verso una serie dì investimenti "marginali" tesi ad aumentare le possibilità di utilizzazione e l'efficienza del patrimonio esistente e, quindi, l'offerta regionale di servizi turistici, residenziali, di trasporto, ecc.:
- piccoli tronchi stradali che consentano l'apertura di circuiti di notevoli dimensioni;
- completamento dei servizi di base;
- restauro di quote delle abitazioni in centri storici;
- restauro "esemplare" di piccoli centri da parte della Regione; ecc.
Qualora, attraverso una politica di maggiore utilizzazione del capitale infrastrutturale e del patrimonio edilizio esistenti, si riuscisse effettivamente ad aumentare in modo consistente l'offerta di servizi turistici e di lavoro, con l'impiego di risorse limitate, resterebbero disponibili per un periodo successivo o per lo stesso medio periodo maggiori risorse per la predisposizione di nuovi investimenti.
Nell'arco temporale del medio periodo (5-7 anni) dovrebbe quindi darsi la possibilità di attivare i primi nuclei di insediamento con funzioni equilibratrici, riorganizzando nel contempo i servizi in sistemi integrati più efficienti. In questo stesso arco temporale si tratterà di individuare le scelte di fondo relative:
- alla viabilità;
- ai domaines skiables di prioritaria utilizzazione;
- al tipo e ubicazione dei maggiori impianti di risalita;
- al tracciato e alle caratteristiche tecniche dei nuovi collegamenti;
- alla scelta tra collegamenti automobilistici e ferroviari e tra servizi decentrati e pendolarità, ecc.
Le differenti politiche settoriali dovrebbero giungere, in questo arco di tempo, ad articolare il territorio regionale in sistemi insediativi differentemente connotati. Naturalmente in taluni sistemi potrà essere prevalente un determinato tipo di attività (ad esempio, l'industria) ma lo sforzo costante dovrebbe però essere quello di superare la mono-specializzazione, identificando ed organizzando un ventaglio. di funzioni e attività diverse per i diversi sistemi.
2.6) LIVELLI DI AGGREGAZIONE TERRITORIALE
L'articolazione del territorio regionale, risultato delle differenti politiche settoriali, dovrebbe contemplare tre livelli di aggregazione dei sistemi territoriali:
a) un livello "comprensoriale" che corrisponda ad aree di una certa vastità che hanno problemi comuni sia in termini di attività prevalente che di organizzazione e gestione dei servizi, che di comunicazione, ecc.
b) un livello di "sistemi territoriali" , costituiti da un certo numero di insediamenti e da una porzione di territorio gravanti su di un centro maggiore, più attrezzato; oppure da una porzione di territorio relativamente omogenea e geograficamente circoscritta;
c) un livello di "unità insediative" costituite da centri abitati di dimensione diversa in cui si sono venuti storicamente configurando oltre a rapporti di natura funzionale anche rapporti di natura fisica da individuare e regolamentare (aree in cui si può edificare, densità consentite, utilizzazioni consentite, aree da mantenere a verde, funzioni da favorire, ecc.).
Dei tre livelli di aggregazione solo il primo, il "comprensorio", tiene conto di suddivisioni amministrative mentre i rimanenti due tendono a travalicare o ad essere eventualmente inscritti alle preesistenti circoscrizioni comunali.
Il primo, d'altra parte, ha una prevalente funzione di aggregazione amministrativa, mentre i rimanenti, di aggregazione funzionale del territorio.
In ogni caso occorre osservare:
a) che i "comprensori" formulati dal gruppo Janin (già superati dai successivi studi della programmazione) ed utilizzati in questa fase di studio possono non essere i migliori ai fini della progettazione e gestione del piano (sono in realtà comprensori di valle), mentre invece l'obiettivo di rompere l'isolamento delle Valli porta a far centro su risorse prevalentemente intervallive;
b) che ciascun sistema territoriale si definisce in modo diverso e che quindi non esiste un'unica soluzione ai diversi problemi (turismo estivo, turismo invernale, agricoltura, ecc.);
c) che ciascuna unità insediativa pone problemi differenti (recupero di singoli edifici o di interi agglomerati, controllo delle tipologie edilizie o del grado di dispersione della nuova edificazione, controllo delle aree edificabili, delle densità, delle altezze consentite; rapporti tra centro urbano e zone agricole pregiate, ecc.).
2.7) PRIME CONCLUSIONI
Compito della politica urbanistica ed economica nel medio periodo è quello dunque, attraverso politiche settoriali ed una ristrutturazione amministrativa (formazione di comprensori), di giungere ad una diversa articolazione del territorio regionale. Ciò dovrà essere ottenuto con politiche "amministrative" (vincoli, controlli), con interventi indiretti (incentivi, sgravi) e con investimenti (non "marginali").
Esempi del primo tipo sono il controllo all'attività edilizia (ad esempio, regolamentazioni alla nuova edificazione ed incentivo per il restauro) e quelli relativi al settore agricolo (specie ove si accompagnino ad onerose sovvenzioni).
Gli esempi del secondo tipo, investimenti, sono più numerosi: criterio generale, però, di questa seconda fase dovrebbe essere l'indirizzo prevalente degli investimenti pubblici verso attrezzature e servizi e verso collegamenti, principalmente a fune.
Il territorio regionale è stato oggetto, negli anni più recenti, di una intensa attività di infrastrutturazione viabilistica. In linea generale, se si escludono alcuni tronchi ed alcune ristrutturazioni, i circuiti fondamentali necessari all'aggregazione proposta dalla "bozza", sono completati (restano da completare, per citare i casi più rilevanti, il collegamento Champorcher-Cogne; quello Bosses-La Salle e quello Antey-Amay). L'insistere eccessivamente sui collegamenti stradali, elevando soprattutto di continuo il livello tecnico di alcune poche infrastrutture di fondovalle, può compromettere l'intera strategia proposta e l'obiettivo di riequilibrio e diffusione dello sviluppo.
Data la specializzazione produttiva della Valle, altri sistemi di comunicazione si presentano come più interessanti. Esempi sono:
- la proposta di collegamenti a fune in quota lungo la dorsale Promiod-La Magdeleine-Chamois-Valtournanche-Breuil ed attorno al gruppo del Rosa (con circuito completo);
- la proposta di ristrutturazione del servizio ferroviario sino a Châtillon (come punto di appoggio per le aree invernali ed estive delle tre valli) e sino a Morgex-Pré St.Didier come punto di appoggio per l'Alta Valle (ciò significa non solo intervenire sulla linea ferroviaria, ma anche sui servizi di trasporto; a valle del trasporto ferroviario, per la distribuzione ai diversi sistemi territoriali).
Nel lungo periodo, infine, la quota di investimenti di origine privata (sia nel settore turistico, che in quello agricolo ed industriale) dovrebbe essere sensibilmente più consistente (il processo di sviluppo e di diffusione essendo stato avviato); gli strumenti "amministrativi" della politica economica ed urbanistica dovrebbero quindi essere in larga misura sufficienti a dirigerli verso le direzioni volute.
Gli investimenti pubblici dovrebbero invece rivolgersi a grandi opere destinate a collegare lo sviluppo della Valle a quello di aree contermini e ad aprire, così, il sistema economico regionale (ad esempio: Traforo ferroviario Aosta-Martigny e potenziamento della linea ferroviaria a valle di Aosta, collegamento tra la Valle di Bionaz ed il Breuil, ecc. ecc.).
Naturalmente anche la suddivisione degli interventi tra i diversi periodi (brevi, medio e lungo) deve essere assunta come indicativa di un criterio, di una logica che occorre giudicare nel suo insieme.
Successivi approfondimenti potranno condurre ad individuare, una più rigorosa e precisa sequenza temporale degli interventi.
Occorre a questo riguardo ricordare che lo studio del tempo ottimo in cui effettuare un determinato intervento ha importanza, dal punto di vista della pianificazione dello sviluppo, pari a quello relativo alla individuazione dei connotati dell'intervento. La sequenza secondo cui realizzare, ad esempio, determinati collegamenti stradali, ha importanza pari a quella della determinazione dei tracciati.
3 - INDICAZIONI ESEMPLIFICATIVE CONTENUTE NELLA "BOZZA"
3.1) INDICAZIONI FUNZIONALI
La "bozza" di Piano Regolatore, per raggiungere gli obbiettivi programmati summenzionati, contiene principalmente le seguenti indicazioni:
A) INSEDIAMENTI |
- alpeggi |
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- unità insediative |
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- aree industriali |
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- stazione turistica di alta quota |
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- centri di appoggio di alta quota |
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B) AREE A VERDE |
- parco nazionale |
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- parco regionale A e |
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- parco attrezzato |
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- parco domenicale |
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- parco urbano |
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- aree verdi con attrezzature sportive e ricreative |
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- aree boschive |
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- aree agricole |
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- aree "non aedificandi" per rispetto stradale |
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C) DOMAINES SKIABLES
D) STRADE |
- automobilistiche estive ed invernali esistenti e proposte |
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- autostrada |
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- mulattiere o sentieri |
E) IMPIANTI DI RISALITA
F) FERROVIA |
- esistente |
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- progetto traforo per Martigny |
G) ZONA AEREOPORTUALE
H) ZONE SOGGETTE ALLA CADUTA DI VALANGHE
Il significato di ciascuna di queste indicazioni dovrà, ovviamente, essere precisato dalle norme che accompagneranno il Piano Regolatore, alcune delle quali sono parzialmente annunciate dalla "bozza".
Le precedenti indicazioni non sono, naturalmente, sufficienti a garantire che lo sviluppo del sistema economico e sociale della Valle d'Aosta e, quindi, anche lo sviluppo dell'assetto del territorio, avvengano secondo 1e linee definite dal Piano Regolatore Regionale. L'attuazione di tale Piano, che si assume rispettare gli obiettivi generali della politica economica e sociale della Valle, è demandata a diversi istituti (Regione, Comprensori, Amministrazioni Comunali) i cui compiti ed i cui rapporti dovranno essere stabiliti dalla nuova legge urbanistica.
3.2) INDICAZIONI PER UNA LEGGE URBANISTICA REGIONALE
La formazione del nuovo Piano Regolatore generale della Valle d'Aosta pone, indipendentemente dai risultati ottenuti in base alla precedente legge urbanistica regionale, il problema di una revisione dell'intera normativa urbanistica e della tutela del paesaggio nel territorio della Valle.
a) Oggetto della legge (tipi di attività, interventi, utilizzazioni del suolo e sue modifiche che vengono regolamentate e che sono soggette alla legge).
Da questo punto di vista si potrebbe ritenere opportuno comprendere nell'oggetto della legge anche la materia considerata dalla legge nazionale "Ponte" 765 (standards urbanistici) ed almeno la parte principale della materia considerata nei differenti (ed unificabili) regolamenti edilizi, nonché ovviamente quella oggetto della legge sulla tutela del paesaggio. In questo modo la legge urbanistica verrebbe a costituire un "corpus" normativo unico e coordinato il cui oggetto è, appunto, la regolamentazione delle attività che hanno effetti di natura territoriale per la parte che riguarda questo argomento.
b) Livelli di piano e loro contenuti.
Il Piano Regionale propone quattro livelli "analitici" che potrebbero essere intesi anche come dotati di un contenuto "normativo", trasformandosi quindi in livelli di pianificazione: il livello regionale, quello comprensoriale, quello di "sistema territoriale" e quello, infine di "unità insediativa".
In linea generale il contenuto del Piano Regionale riguarda la configurazione del territorio e di alcuni interventi particolari in relazione a determinati obiettivi e direzioni di sviluppo; il Piano Regionale regola quindi le grandi utilizzazioni del suolo, il sistema di aggregazione degli insediamenti, la distribuzione delle funzioni tra le differenti parti del territorio e i differenti insediamenti, le grandi infrastrutture e i loro rapporti e connotati tecnici. Le indicazioni del piano Regionale sono vincolanti nel senso che quelle indicazioni dei piani di livello subordinato non debbono modificare lo schema di sviluppo assunto come ipotesi guida dal Piano Regionale stesso.
I piani comprensoriali regolamentano con-maggior dettaglio e precisione, il territorio che forma il comprensorio introducendo modifiche, ove fosse necessario, ad alcune indicazioni fornite dal Piano Regionale. I piani dei "sistemi territoriali" e delle "unità insediative" costituiscono dei "progetti" per alcuni interventi (di restauro, di conservazione e/o di ampliamento dei centri abitati; di formazione di parchi urbani e di zone ricreative, ecc.); il loro contenuto è quindi prevalentemente urbanistico-edilizio.
I "sistemi territoriali" e le "unità insediative" non si identificano, in linea generale, con territori comunali. I piani relativi non si identificano quindi con i programmi di fabbricazione e/o i Piani Regolatori comunali, né con i Piani particolareggiati esecutivi di questi.
Ciò pone il problema, tra i livelli di pianificazione possibili all'interno della Valle d'Aosta, del ruolo livello comunale e, quindi, dei rapporti che si verrebbero a stabilire tra l'Amministrazione Comunale e quella comprensoriale a questo riguardo.
c) Rapporti tra i diversi livelli di pianificazione.
In linea generale dovrebbe ritenersi valido il principio secondo cui è di competenza regionale lo stabilire norme vincolanti (per i privati e per le Amministrazioni di livello subordinato) nei riguardi di quegli elementi del Piano Regionale che si ritiene definiscano l'assetto generale del territorio della Valle:
- la suddivisione degli insediamenti in "sistemi territoriali" ed "unità insediative" e i relativi confini e connotati;
- la localizzazione ed il perimetro delle zone industriali;
- la localizzazione e il perimetro dei parchi (regionali, attrezzati, domenicali ed urbani), delle aree sportive e di ricreazione, delle aree di accesso ai parchi;
- l'entità delle fasce di rispetto stradale;
- la categoria di ciascun collegamento stradale;
- la localizzazione e i confini dei "domaines skiables", ecc,
E, di competenza ancora dell'Amministrazione Regionale dettare norme per ciascuna delle zone sopra richiamate e definire gli "standards" urbanistici (eventualmente differenziati per comprensorio e/o per "sistema territoriale") che dovranno essere rispettati nella stesura ed attuazione dei piani di livello subordinato e controllare la loro applicazione.
Le Amministrazioni di livello subordinato, per converso, avranno competenza nel definire i Piani per i sistemi territoriali, per le unità insediative, per i parchi urbani e per le aree sportive e di ricreazione. Potranno inoltre suggerire, motivandole, modifiche alle indicazioni contenute nel Piano Regionale e relative ai confini delle unità insediative, ai tracciati delle reti secondarie, ai confini dei domaines skiables.
Ciò dovrebbe conferire al piano Regionale una certa elasticità che dovrebbe garantire la salvaguardia dei principi direttivi del Piano stesso, anche qualora questo venga attuato in modo decentrato.
Naturalmente occorre, in questo quadro, stabilire un corretto iter procedurale, sia per la formazione dei Piani di livello subordinato (dalla formazione dei comprensori, alla definizione esatta dell'ambito di competenza dei Piani comprensoriali e dei Piani relativi alle differenti unità insediative), sia per quanto riguarda le modifiche che ciascun livello di Piano può cercare di apportare ai Piani di livello superiore.
Non sembra si possa prescindere, a questo riguardo, dalla istituzione di un organo istruttorio delle differenti istanze ed avente capacità di esprimere un parere tecnico amministrativo che venga successivamente utilizzato, in modo non vincolante, dalla Giunta. Regionale.
Un organo di questo tipo potrebbe essere costituito da Commissione Urbanistica Regionale composta da rappresentanti delle Amministrazioni Locali (Comunali e Comprensoriali), della Amministrazione Regionale e da "esperti" tecnici.
d) Procedure di approvazione e di modifica.
Il punto non sembra sollevare particolari problemi; si potrebbe cionondimeno pensare a procedure non rigidamente piramidali (la Regione approva i Piani Comprensoriali, il Comprensorio quelli relativi ai sistemi territoriali, ecc.), ma di introdurre una facoltà di controllo (come è attualmente) della Regione anche a livello inferiore a quello comprensoriale.
e) Gestione del Piano
I punti rilevanti a questo riguardo sembrano essere costituiti da :
- formazione di una Commissione Urbanistica Regionale;
- formazione dei Comprensori e la stesura del loro statuto costitutivo;
- regolamentazione dei rapporti con altri enti statali: Anas, Ferrovie dello Stato; Società dell'Autostrada, Stazione di Pila, ecc.
CONCLUSIONI GENERALI
4.1) I PROBLEMI CONNESSI ALLA FORMULAZIONE DEFINITIVA DEL PIANO
La "bozza" in discussione pone alcune scelte in assenza delle quali non sembra che il lavoro di formulazione della versione definitiva del Piano Regolatore Generale e della Legge Urbanistica Regionale possa procedere.
Si ricorda ancora una volta che non si tratta, in questo momento, di scegliere per un tracciato stradale, piuttosto che per uno alternativo o per un determinato confine di zona, piuttosto che per un confine più esteso o più ristretto, ma che ogni indicazione della "bozza" ha per ora carattere provvisorio, indicativo ed esemplificativo.
Le principali scelte da compiere sono di due tipi:
a) da un primo punto di vista si dovrebbe discutere, valutare ed indicare uno schema di sviluppo del sistema economico regionale che costituisca l'intelaiatura di ogni ragionamento intorno alla politica economica e del territorio, e conseguentemente esaminare, valutare e decidere se lo schema proposto risponde al requisito.
b) da un secondo punto di vista, si dovrebbe discutere, valutare e decidere se la "bozza" sembra uno strumento efficace ed agibile sul piano amministrativo e istituzionale.
Più concretamente si tratta di valutare le proposte avanzate circa il ruolo del settore turistico, agricolo ed industriale nel breve, nel medio e nel lungo periodo e le relative politiche urbanistiche e settoriali che di conseguenza si propongono.
Turismo basato essenzialmente:
- sulla imprenditoria locale;
- sul contenimento e sulla razionalizzazione delle aree affermate e congestionate (Esempio: Courmayeur - Breuil)
- sulla incentivazione per lo sviluppo di aree che presentino i necessari requisiti ed attualmente depresse (la Valpelline, la Valle del Gran S.Bernardo, le parti mediane delle Valli dell'Est, ecc.);
- sulla diversificazione dell'offerta turistica in ragione delle risorse (parco A - parco B - turismo culturale, ecc. aree attrezzate per il turismo domenicale, ecc. );
- sui collegamenti atti a connettere fra di loro diversi bacini turistici (impianti di risalita, tronchi strada,. ecc.);
- sullo sviluppo appoggiato agli esistenti insediamenti piuttosto che attraverso nuove infrastrutture;
- sulla creazione di reti di impianti anche per lo sci colleganti in quota il maggior numero di insediamenti possibili.
Industria basata:
- sulla piccola e media impresa collegata allo sviluppo turistico ed agricolo, anche se non esclusivamente a questi (produzione edilizia, impianti di risalita, macchine battipista, abbigliamento ed attrezzature sportive, trasformazione dei prodotti agricoli);
- sulla localizzazione preordinata in aree di modesta dimensione e facilmente attrezzabili ed accessibili.
Agricoltura basata:
- sulla integrazione del reddito apportato da altre attività presenti nel medesimo sistema territoriale;
- sulla collocazione dei prodotti presso il consumatore turistico;
- sulla attività volta anche al mantenimento del paesaggio;
- sulla utilizzazione a fini turistici del patrimonio edilizio agricolo.
Si propongono inoltre alcune scelte specifiche relative ad alcuni settori di intervento:
- conservazione, ristrutturazione e restauro del patrimonio edilizio esistente come operazione prioritaria rispetto la costituzione di nuovo patrimonio edilizio;
- sviluppo di una rete viaria nazionale e regionale piuttosto che di una rete autostradale;
- ricorso per la soluzione di problemi di traffico, specialmente, pendolare anche alla rete ferroviaria;
- ricorso a collegamenti (su gomma, su rotaia ed a fune) preposti a realizzare percorsi alternativi a quelli tradizionali (di fondo valle) in modo da collegare direttamente i fondi ciechi delle valli laterali: ove le risorse disponibili e le conseguenti possibilità di sviluppo hanno carattere intervallivo.
Dal punto di vista amministrativo-istituzionale occorre valutare la proposta dei 4 livelli di pianificazione (regionale, comprensoriale, di sistema territoriale e di unità insediativa).
Occorre inoltre valutare le proposte di istituzione di una commissione urbanistica regionale avente i seguenti compiti:
- esprimere pareri sui Piani Urbanistici di ogni scala sia nella fase di progetto che in quella di attuazione;
- proporre soluzioni urbanistiche ritenute opportune per l'insorgere di nuove esigenze e di nuovi problemi;
- segnalare iniziative di Enti pubblici e privati in contrasto con i Piani Urbanistici o che si presentano pregiudizievoli all'attuazione dei Piani;
- seguire la formazione e la gestione del piano urbanistico regionale.
È infine opportuno valutare la proposta di ristrutturare l'Ufficio Regionale di Urbanistica e per la Tutela del Paesaggio in funzione dei nuovi compiti che gli deriverebbero dalla partecipazione attiva della Amministrazione Regionale alla problematica della pianificazione territoriale.
Infatti il futuro Piano Urbanistico Regionale rappresenterà l'espressione di una politica attiva protratta nel tempo tendente a indirizzare e a controllare le trasformazioni interessanti il territorio.
A tal proposito si ricorda che già oggi l'ufficio di Urbanistica è strutturalmente inadeguato a far fronte ai compiti di controllo sugli atti degli Enti Locali interessanti la materia urbanistica.
Illustra l'Assessore al turismo, antichità e belle arti, MILANESIO.
Intervengono i Consiglieri CAVERI, MANGANONE e ANDRIONE.
Risponde l'Assessore MILANESIO.
Intervengono i Consiglieri ANDRIONE, MANGANONI, CAVERI e MANGANONE.
Il Vice Presidente PERSONNETTAZ, vista l'ora tarda, chiude la seduta e rinvia la continuazione della discussione alla prossima adunanza consiliare.
Il Consiglio prende atto.
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Si dà atto che la seduta termina alle ore 19,50.