Oggetto del Consiglio n. 13 del 11 gennaio 1979 - Verbale

OGGETTO N. 13/79 - Azioni in difesa del commercio del formaggio "Fontina". Approvazione di mozione.

Mozione

Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta

Considerato che numerose ditte mettono in commercio e in vendita e offrono comunque al consumo formaggi, quali Fontal, Fontinella, ecc., che sfruttando la confusione che può nascere col nome e col prodotto "Fontina", creano una concorrenza illecita al vero formaggio valdostano Fontina;

Valutato il conseguente, rilevante danno causato alla manodopera e ai produttori di fantina, all'economia agricola valdostana e alla stessa Amministrazione regionale della Valle di Aosta che si fa carico di notevoli interventi finanziari a sostegno della fantina marchiata;

Ritenuto che la produzione e l'offerta al consumo dei prodotti suddetti o analoghi costituiscono globalmente violazione delle norme in materia di denominazioni di origine e tipiche dei formaggi a tutto danno del nostro formaggio Fontina;

Delibera

di impegnare la Giunta regionale:

a) a promuovere immediata azione giudiziaria contro le Ditte responsabili dei fatti sopra denunciati, non esclusa la eventuale costituzione di parte civile dell'Ente Regione e la successiva richiesta di risarcimento dei danni;

b) a riferire entro due mesi al Consiglio regionale in merito all'impegno di cui sopra e alla situazione lamentata e ad eventuali altri analoghi fatti esistenti nel commercio dei formaggi, alla reale posizione della Fontina nei confronti dell'attuale richiesta commerciale e dell'attuale consumo, nonché alle azioni penali e civili promosse dal Consorzio Produttori Fontina e da altri organi e infine alle effettive iniziative di vigilanza, di prevenzione e di repressione.

F. ti: Amato Maquignaz - Ilario Lanivi - Angelo Pollicini - Dujany Cesare

Maquignaz (D.P.) - Si tratta di una mozione che ha lo scopo di tutelare uno dei nostri migliori prodotti "la fontina" che credo costituisca l'espressione di un tipo di vita e di un lavoro rimasto vivo e immutato nel corso dei secoli.

La concorrenza illecita creata da numerose ditte, sfruttando la confusione che può nascere con il nome "fontina", reca un danno a nostro avviso rilevante alla manodopera e ai produttori di fontina, all'economia locale, e in particolare alla Regione Valle d'Aosta che si fa carico di numerosi contributi a favore dei produttori e in difesa di questo prodotto tipico locale. Mi permetto, e mi scuso con il Consiglio se sarò un po' noioso, di fare una piccola cronistoria di quello che è successo negli ultimi trent'anni e mi servirò a questo scopo di un libro scritto da Francesco Mathiou appunto sulla fontina. Penso che sia utile stare ad ascoltare due minuti, anche per capire il senso della mozione.

Durante l'ultima guerra, alcuni tecnici caseari danesi salirono in alcuni alpeggi dell'alta Valle, a Courmayeur, ad osservare il metodo di lavorazione e maturazione di questo decantato formaggio. Impararono così la sua tecnica di fabbricazione dei nostri bravi casari che erano riusciti a farsi capire nonostante le diversità di linguaggio. Finita la guerra, i tecnici rientrati nel loro paese, vollero provare a lavorare il latte come i casari valdostani. Provarono e riprovarono, senza tuttavia assolutamente riuscire ad eguagliare il gusto della fontina. Nasceva così quello che fu chiamato formaggio a pasta pressata o fontale e che era una imitazione del nostro prodotto originale.

Nel 1949 un'importante industria italiana della Lombardia, seguendo il metodo danese, lanciava il prodotto su scala nazionale, annunciando alla clientela che era nata la nuova stella della via lattea, la fontina. In Italia per carenza di qualsiasi disposizione legislativa, si continuavano a chiamare comunemente fontine tutte queste forme standardizzate, le quali si vendevano a basso prezzo poiché produrre del latte in pianura costa meno che in montagna. Il caos nel settore caseario imperava ormai in tutta Europa e per questo motivo gli Stati del nord proposero una conferenza internazionale per approvare una convenzione che stabilisse quali erano i formaggi di origine e tipici. Tale conferenza si è svolta a Stresa nel maggio 1951 e la fontina venne classificata nell'allegato B) come formaggio tipico. Questa classificazione risultò di vero danno per il nostro prodotto che a giusto titolo pretendeva l'inserimento invece nella categoria più alta, cioè nell'allegato A).

Dopo Stresa occorreva allora impostare con urgenza una pratica presso il Parlamento italiano per fare rettificare gli errori commessi dal protocollo internazionale. L'allora Deputato, Onorevole Farinet, prese a cuore le sorti della fontina, ingaggiò delle vere battaglie parlamentari operando con scritti, discorsi, precisazioni e dibattiti al fine di riparare al torto fatto a Stresa al nostro formaggio. Nel 1951 veniva presentato al Senato della Repubblica un disegno di legge avente per titolo "Tutela delle denominazioni di origine e tipiche di formaggio" ove il nostro formaggio veniva proposto, nell'articolo 1, per la categoria A con il nome di "fontina di Aosta", prodotto in questo caso nelle Province di Aosta e di Cuneo, allorché nel successivo articolo 2 veniva presentato come fontina. L'errore che poteva essere commesso era di classificare lo stesso prodotto in due categorie con due marchi, a seconda che fosse confezionato in Valle oppure no.

Da questa prima riunione prenderà il via una serie di interventi, di proposte di emendamenti, di discussioni e di rinvii. La Regione Valle d'Aosta nel 1954 provvedeva a predisporre una memoria storico-tecnica per ottenere la denominazione di origine della fontina, curata con precisione e dovizia di particolari, dall'ispettore che tutti conosciamo il dottor Reggio. In essa venivano pubblicate numerose testimonianze e riprodotte fotografie di antiche scritture. Il tutto per dimostrare che la fontina è nata in Valle d'Aosta. La legge sulla tutela della denominazione di origine tipica dei formaggi, venne infine approvata dai due rami del Parlamento e resa esecutiva, nonostante i vari interventi, la fontina venne classificata in questa legge, ancora in categoria B). La fontina non ce l'aveva ancora fatta! La prima battaglia parlamentare era perduta.

Nel marzo del 1955 detto Comitato deliberava finalmente il passaggio di categoria della fontina portandola tra i formaggi a denominazione di origine, affermando che la produzione esclusiva di questo formaggio aspettava alla Regione Autonoma della Valle d'Aosta. Finalmente con il decreto presidenziale del 1955, n. 1269 la fontina è definitivamente inserita nella categoria A) come formaggio di origine e la zona di produzione limitata esclusivamente alla Valle d'Aosta.

Ho voluto riassumere questa storia per spiegare come questo prodotto nel passato sia stato difeso con le unghie e con i denti. Certamente il problema di fondo non si riduce nel tentare di eliminare la concorrenza, questo lo sappiamo tutti. Tutti sappiamo che se la fontina ha resistito in mezzo a tutte queste vicissitudini, è grazie soprattutto alla sua qualità, alla sua bontà e alla sua inconfutabile origine. E credo che la Regione, almeno spero, stia lavorando soprattutto per migliorare nella qualità. Crediamo tuttavia che lo sforzo della Regione, inteso a misurare la qualità debba essere accompagnato dal tentativo di tutelare questo prodotto sul mercato, affrontando senza mezzi termini, coloro che in un modo o nell'altro, ingiustamente danneggiano il nostro prodotto locale. Mi rendo perfettamente conto che la prima osservazione che può essere fatta è che l'Ente di tutela è il Consorzio Produttori Latte e Fontina. Tutti sappiamo che nel 1957, il Ministro dell'Agricoltura e Foreste affidava al Consorzio l'incarico della vigilanza sulla produzione e sul commercio del formaggio fontina e gli affidava il compito di reprimere gli abusi e le frodi in commercio.

Ora se per un certo aspetto, si può desumere che l'Ente addetto alla tutela è il Consorzio, non si può dimenticare e considerare la necessità che la Regione intervenga, come ho già detto, in prima persona, quando si tratta di difendere un settore dell'economia, l'agricoltura appunto, minacciato, tenuto conto, come si è già detto, che la Regione si fa carico, di notevoli interventi a sostegno della fontina marchiata e a sostegno delle aziende che la producono. Il danno che i prodotti quali il fontal o la fontinella creano, sono enormi, una massa di persone, ogni giorno, in Valle d'Aosta, in Italia, all'estero, viene indotta in errore, dal nome fontal che richiama il nome fontina. I danni sul piano economico sono ingenti e ammontano a centinaia di milioni all'anno. Il prezzo della fontina fatica quindi ad aumentare e la fontal, che viene prodotta con costi molto più bassi, ci rovina il mercato, enormi guadagni tutti a danno degli agricoltori valdostani.

Concludendo, chiaramente impostare un'azione legale sul piano civile e penale non è cosa facile a causa soprattutto degli enormi interessi che si vanno a toccare. Teniamo conto che la fontal ha un giro di interessi di miliardi, quindi andare a toccare gli interessi di questa ditta è una cosa estremamente difficile; proprio per questo motivo a nostro avviso la Regione deve intervenire in prima persona, affiancandosi al Consorzio, interpellando eventualmente un collegio di tecnici e giuristi per affrontare il problema in modo adeguato. Non deve spaventare, a nostro avviso, o intimorire la possibilità di perdere, è una cosa possibile, comunque a nostro avviso si deve tentare. Credo sia nostro dovere non lasciare nulla di intentato e difendere a denti stretti gli interessi dell'agricoltura.

Volevo ancora, per finire, citare l'articolo 10 della legge del 55, che testualmente recita: "Chiunque usi le denominazioni di origine o tipiche riconosciute, alterandole oppure parzialmente modificandole con aggiunte anche indirettamente, con termini rettificativi, come tipo, uso, gusto o simili è punito con la reclusione fino a sei mesi e con la multa sino a lire 50.000".

Per concludere chiedo veramente che la Regione prenda in mano il problema e lo affronti a fondo, poiché dobbiamo renderci conto che non è un problema di facile soluzione nel senso che si vanno a toccare, lo ripeto, può sembrare un problema superficiale, ma andiamo a toccare interessi di miliardi e miliardi.

Non soltanto questo, ma teniamo conto che attraverso questa concorrenza sleale, prodotta soprattutto dal fontal, la fontina valdostana ha un danno sul piano del mercato che veramente, non so quantificare in questa sede. Ho terminato.

Dolchi (P.C.I.) - E' aperta la discussione generale concernente la mozione dei colleghi Maquignaz, Lanivi, Pollicini e Dujany. Chi prende la parola? La parola al Consigliere Bajocco.

Bajocco (P.C.I.) - Io penso che la mozione dei Democratici Popolari possa essere accolta, è giusto tutelare il prodotto valdostano, il nome della fontina, ma a mio avviso sarei un po' preoccupato per quanto accennava il Consigliere Maquignaz, perché il formaggio fontal, fontinella non è la fontina perché è un prodotto che costa molto meno, costa da 2.100 a 2.800 lire quando invece la fontina costa al Consorzio 3.900 lire. Bisogna proprio vedere: o noi abbiamo dei commercianti ladri che a tutti i costi vogliono vendere fontal, fontinella per la fontina o abbiamo dei consumatori che non riescono a capire, a conoscere la qualità e se non riconoscono la qualità penso che conoscano il prezzo, perché la differenza esiste, almeno sotto questo aspetto, e non penso, perché il consumatore può acquistare una volta il fontal, però la seconda volta non lo compra più, perché la fontina ormai per i valdostani è conosciutissima.

Teniamo anche presente che il fontal viene fatto in un caseificio sociale di Alessandria, penso che il caseificio sociale non cerca di vendere questo prodotto per un altro. Ecco, a mio avviso, un controllo maggiore dovrebbe avvenire attraverso la fontina. La COINOP, la Cooperativa degli operai che va a prendere la fontina al Consorzio la paga 3.900 lire, la Coop Italia prende la fontina con il marchio valdostano, non in Valle d'Aosta, ma bensì proveniente dalla Germania, è una ditta tedesca che fornisce questa fontina, guarda caso questa mattina mi hanno fatto vedere la fontina che viene dalla Germania che la Coop Italia vende a 3.960 lire. L'Assessore competente dovrebbe vedere questo aspetto, dovrebbe vedere come mai, quali truschinaggi ci sono sotto questo aspetto, perché qui c'è sicuro una grande mafia sotto la denominazione fontina e noi vogliamo tutelare in base alle indicazioni di questa mozione, si vogliono sguinzagliare 100-300-500 persone, dipendenti o non dipendenti, Carabinieri, o non Carabinieri, in giro in tutti i negozi della Valle d'Aosta per tutelare la fontina valdostana? A mio avviso bisogna partire direttamente dal Consorzio nostro, vedere lì sotto cosa c'è.

Lanièce (D.C.) - Noi siamo senz'altro d'accordo sulla mozione presentata dal Gruppo dei Democratici Popolari. Volevo precisare alcune cose che, come aveva già detto Maquignaz, il compito di tutelare la fontina è del Consorzio Produttori Fontina e il Consorzio aveva già dato mandato a dei legali di studiare la possibilità di citare in giudizio fontal, fontinella, eccetera, purtroppo hanno avuto risposta negativa, in quanto il marchio fontal, il marchio fontinella, sono regolarmente depositati presso il Ministero dell'Industria e Commercio e sono autorizzati ad usarlo. Quindi purtroppo non si può...ci sarebbe piuttosto da citare il Ministero che l'ha autorizzato. Un'altra cosa che volevo precisare a Bajocco è che di fontina ce n'è una sola. Non si parla di fontina della Valle d'Aosta, di fontina di Cuneo, di fontina della Germania, fontina è solo la nostra. Tutte le altre non si chiamano fontina, non è che vi sono fontine che vengono dalla Germania, la fontina è soltanto la nostra sia ben chiaro, il decreto dice che solo il formaggio prodotto in Valle d'Aosta con determinate caratteristiche si può chiamare fontina. Tutto il resto è falso, quindi è da denunciare; non ci può essere della fontina che viene da chicchessia, se non è la nostra non è fontina.

Bajocco (P.C.I.) - Solo una precisazione per il Consigliere Lanièce. Il fatto è che la Cooperativa ad Aosta va a comperare la fontina al Consorzio Fontina e la paga 3.900 lire; la Coop Italia prende la fontina con il marchio valdostano, come quello della COINOP ad Aosta, la prende attraverso il commercio tedesco, è questo l'aspetto. L'Assessore dice di no; domani mattina lo invito a venire alla COINOP a vedere le fontine con il marchio della fontina e la fontina che viene dalla Coop Italia che viene dal commercio tedesco. La fontina valdostana, bisogna vedere sotto cosa c'è, chi è che fa questi intrallazzi, bisogna vedere.

Maquignaz (D.P.) - Volevo, appunto, avere un chiarimento dal Consigliere Bajocco, se ho ben inteso qui si tratterebbe di fontina, prodotta in Germania...

(incomprensibile, parlano tutti assieme)

Bajocco (P.C.I.) - ...da qualche Consorzio qui della Valle, non so, abbiamo dei rivenditori di fontina di Félinaz, ne abbiamo di Saint-Christophe, abbiamo il Consorzio Fontina...vendono a qualche commerciante, qualche industriale grande, va a finire in Germania, e la Coop Italia la prende dalla Germania e la vende sul territorio italiano come fontina valdostana.

Lanièce (D.C.) - Io vorrei solo fare una precisazione: il Consorzio è l'ente di tutela, non è l'ente commerciale, il Consorzio Fontina non vende fontina, ha il solo ed unico compito di marchiare, quindi nessuno può acquistare fontina dal Consorzio Fontina, il Consorzio non ha il compito di commerciare, ha solo il compito di marchiare, controllare se il formaggio ha le caratteristiche della fontina, metterci il marchio e basta.

Volevo fare una precisazione, che poi nel commercio ci siano dei privati, l'abbiamo sempre saputo, perché il privato ha tutti gli interessi di mandare "a carte 48" la Cooperativa Fontina, sappiamo che ci sono dei commercianti che vendono sotto costo rispetto a quanto commercia la Cooperativa Fontina...

(voci in aula)

...sì, non marchiate o addirittura anche marchiate, però le vendono qualcosa in meno, perché cercano di convincere i produttori di passare tramite loro anziché passare tramite la Cooperativa.

La Cooperativa non è che vende tutta la fontina a 3.950 lire, perché venderà la fontina di prima qualità a 3.950 lire, poi c'è la fontina di seconda, che costa meno, quindi è ovvio che se io acquisto della fontina di 2a che costa 3-400 lire al chilo in meno, è logico che la posso vendere a minor costo, anche voi quando andate negli chalets della Cooperativa, potete comperare della fontina a 4.400-4.500 e della fontina a 4.200 lire.

Quindi quello è il tipo, non è che la fontina è tutta di prima, anche questo bisogna controllare se nel mercato ci sono questi sbalzi è una cosa normale non è un'eccezione.

Dolchi (P.C.I.) - Prima di dare la parola all'Assessore Marcoz, vorrei ricordare, perché sono un vecchio di questo Consiglio, che già più volte si è discusso di questo problema, il Consiglio a mio avviso dovrebbe tener conto del fatto della frode in commercio per chi spaccia fontina non essendo tale, cioè chi va al ristorante a Torino e gli dicono, che formaggio vuole? Grana, gorgonzola e fontina e invece di dargli fontina, gli danno fontal, in questo caso lo denuncia e l'intervento provoca le cose che ha detto il Vice Presidente Maquignaz.

Un altro problema è dei formaggi similari che hanno però, come diceva prima il Consigliere Lanièce, dei nomi depositati che tendono ad assomigliare alla fontina per trarre in inganno il compratore, ma che non possono essere i venditori di questo tipo di formaggio accusati di frode, perché non dicono: "vuole un etto di fontina", e gli danno la fontal e la fanno pagare e passare per fontina, se uno chiede fontal e gli danno fontal il problema, dal punto di vista commerciale, non ha nessuna ripercussione. Mi sono permesso di ricordare questi due elementi che già hanno fatto oggetto, nelle passate legislature, di lunghi interventi e dibattiti proprio nella ricerca di quelle frodi che sono però soprattutto quelle che riguardano il commerciante o il ristoratore che chiama fontina un formaggio che non è tale, che non è quello marchiato, come diceva prima il Consigliere Lanièce.

Scusate questa precisazione che non voleva essere un intervento, ma solo un ricordo di quanto si era dibattuto in questo Consiglio e che aveva portato a delle conclusioni, delle intensificazioni, da parte di tutti quanti conoscono la fontina e ci sono dei cittadini privati che lo hanno fatto, di reagire a Torino, a Milano, a Genova, a Roma, quando il ristoratore, per esempio, presenta come fontina un formaggio che fontina non è.

Chiedo scusa per questo riassunto di quanto abbiamo già altre volte discusso, dò la parola per l'intervento all'Assessore Marcoz.

Marcoz (U.V.) - Premesso che tutti gli interventi dei singoli Consiglieri hanno portato un qualcosa di valido nella discussione e premesso anche che la Giunta condivide la mozione presentata dal Gruppo dei Democratici Popolari, e che Maquignaz mi evita una lunga disquisizione sulla fontina, in quanto l'ha già fatta lui, cercherò anch'io di portare il contributo, per quanto mi è possibile, per quanto mi è dato, riguardo questo problema. Tralasciando gli articoli citati da Maquignaz, vorrei solamente ricordare al Consiglio regionale che la legge 10 aprile 1954, n. 125, che tutela la denominazione di origine è tipica dei formaggi, prevede all'articolo 7 che la vigilanza per l'applicazione delle disposizioni contenute nella legge, sia svolta dal Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste, e prevede pure che tale vigilanza può essere affidata con decreto ministeriale ai Consorzi volontari di produzione.

Come diceva Maquignaz, questo è avvenuto per la Regione Autonoma Valle d'Aosta, ed è stato delegato per il controllo il Consorzio Produttori Latte e Fontina della Valle d'Aosta, quindi, da un punto di vista puramente giuridico, la vigilanza è demandata al Consorzio non alla Regione, però condivido quanto dice Maquignaz che la Regione deve interessarsi di questo annoso, gravoso problema in quanto preoccupa veramente tutti i nostri contadini. Infatti diverse volte abbiamo pungolato, come Regione, mi ricordo già con la Presidenza Dujany e poi ultimamente con la Presidenza Andrione si sono fatte delle riunioni con il Consorzio Cooperativa Fontine e con il Consorzio Produttori Fontina. Sono scaturite diverse denunce, solamente un mese fa circolava fontina in Valle d'Aosta e anche fuori Valle d'Aosta ritenuta dagli agenti preposti al controllo con il marchio contraffatto. La denuncia è stata presentata circa un mese fa alla Pretura di Aosta per il sospetto uso di marchio abusivo, falso e contraffatto. Spetterà ora alla giustizia di vedere se veramente quanto controllato dai nostri agenti corrisponde a verità. Un semplice giudizio personale confrontando i due tipi di fontina, i due tipi di marchio visti, a mio modesto avviso, c'è veramente una contraffazione di marchio. Comunque il giudizio finale spetterà alla Magistratura.

Tutte le varie osservazioni sono valide, però io credo che in questo Consiglio debba essere fatto un altro discorso più generale, sia per quanto diceva prima Bajocco che per quanto diceva giustamente Dolchi, è necessario far conoscere quale sia la fontina, che cosa sia la fontina e come viene commercializzata, perché troppe volte, non il produttore, ma il consumatore viene ingannato, forse senza malizia, dal rivenditore, i commercianti, gli albergatori, tutti quanti vendono la fontina con il nome di fontinella, o di fontal perché? Per due motivi, intanto perché la fontina costa, ha un prezzo, come diceva Bajocco, più alto del fontal e della fontinella, perché chi acquista la fontina non è all'altezza di conoscere se sia veramente fontina, fontal o altri tipi di formaggio, per questo motivo diverse volte, gli agenti, i controllori hanno fatto ispezioni. Purtroppo sono in pochi a controllare il prodotto fontina, veramente il Consorzio ha in mente di aumentare il suo organico in quanto gli agenti sono pochissimi, controllare il prodotto fontina in tutti i negozi solamente regionali, non parliamo in campo nazionale, è difficile da una piccola indagine fatta ultimamente. Mi ricordo che allora io ho denunciato con tre rappresentanti del Consorzio della Valle del Marmore c'era allora il papà di Maquignaz Amato che aveva fatto un'ottima relazione sul come veniva smerciato il prodotto fontina, per l'alta Valle c'era un altro rappresentante, per la Bassa Valle, e fuori, diciamo per l'Italia, un altro rappresentante, la conclusione di questi tre ispettori, era la seguente: punto a) in genere non molti esercizi pubblici vendono la fontina marchiata; hanno riscontrato che la gran parte dei commercianti, degli albergatori, dei piccoli negozi non vendono la fontina marchiata; vendono fontina che non è marchiata. E per riallacciarmi al discorso di Bajocco, mi sembra quasi impossibile che ci sia della fontina marchiata, con il marchio che corrisponde al marchio del Consorzio Produttori Fontina, che possa essere venduta ad un prezzo inferiore di quello del prezzo stabilito dalla Cooperativa, comunque ringrazio per la notizia data dal Consigliere Bajocco, domani faremo senz'altro un sopralluogo, un accertamento, perché la cosa mi sembra impossibile e assurda. Il punto b) indicava le scuse varie addotte: ignoranza delle disposizioni legislative, difficoltà di approvvigionamento, ecco appunto qui un altro discorso che si dovrebbe fare sulla commercializzazione della fontina.

Sappiamo che la Cooperativa ha il suo organico e anche in questo momento le circa 200 mila forme conferite alla Cooperativa vengono messe sul mercato nel modo stabilito dalla Cooperativa; forse è il modo migliore per il momento, ma dovrebbe essere potenziato con un altro tipo di propaganda verso il consumatore, naturalmente la settimana scorsa c'è stata una riunione tra i vari Assessorati del Turismo, dell'Industria e Commercio con la Cooperativa Produttori Latte e Fontina, per discutere un tipo di programma e di propaganda della fontina, perché il tipo di propaganda che viene fatto ogni anno dal Consiglio regionale riteniamo sia insufficiente e quindi un primo pungolo che il Consiglio deve fare al Consorzio e alla Cooperativa stessa è quello di propagandare meglio la fontina in tutta la Valle e in tutto il territorio nazionale.

Un altro punto della relazione fatta dai tecnici ispettori era il poco interesse dei proprietari valdostani di esercizi, cioè la mancanza di interesse dei commercianti a vendere la fontina, inoltre se molti affermano di vendere il prodotto marchiato, come diceva prima il Presidente Dolchi e nello stesso tempo offrono ai clienti prodotti similari, fontal o fontinella...quindi tutto lo sforzo che la Regione e il Consorzio devono fare, e la Cooperativa propagandare è quello di trovare questi spacciatori di fontinella o di fontal, anziché di fontina.

E' una cosa abbastanza difficile in quanto quando in un ristorante chiedi fontina e il ristoratore ti porta il fontal, dovresti avere il coraggio di denunciare quel gerente o quel gestore del locale però purtroppo, oggi come oggi, parliamo troppo e poi abbiamo paura di mettere nero su bianco e di avvisare la Magistratura; invece sarebbe una cosa buona perché tramite i controllori, che ripeto sono pochi, non riusciamo ad arrivare in tutti i punti. E concludo, sostenendo l'esigenza di potenziare la propaganda della fontina tramite i vari Assessorati perché si spende nella propaganda sia con l'Assessorato dell'Agricoltura, sia con l'Assessorato dell'Industria e Commercio, sia con il Turismo, quindi fare una propaganda globale tra i tre Assessorati che rispecchi in ogni manifesto della Valle d'Aosta il marchio fontina.

Fare capire alla gente quale sia la fontina e l'Assessorato si è premurato in questi anni di fare dei convegni, ultimamente, nell'anno 1977, abbiamo pubblicato un piccolo libricino, credo che tutti i Consiglieri di allora lo abbiano avuto comunque chi non lo avesse in Assessorato sono giacenti copie, che classifica la fontina con tutte le sue caratteristiche microbiologiche e chimiche. Questo è un aiuto che abbiamo fatto come Assessorato per venire incontro al consumatore, per distinguere il Fontal dalla fontina e che si sappia reagire.

Per quanto concerne la mozione la Giunta concorda e tutti i suggerimenti, tutte le denunce, come quella che Bajocco ha fatto ci fanno piacere, in quanto abbiamo dei punti di riferimento, abbiamo degli indizi dove poterci appoggiare; ripeto l'ultimo indizio che abbiamo avuto è stato quello di un mese fa, l'abbiamo seguito, adesso speriamo che la Magistratura faccia, e crediamo che lo farà, il suo dovere e quindi gli spacciatori di fontal anziché fontina vengano giustamente puniti.

Maquignaz (D.P.) - Soltanto una precisazione: il senso della nostra mozione non si riferisce tanto a coloro che vendono fontal per fontina, noi contestiamo che il formaggio fontal si possa chiamare fontal, cioè noi diciamo il formaggio fontal non può chiamarsi fontal, si chiami formal, semmai, per quale motivo questo? Per il motivo che il nome fontal, richiama il nome della fontina e induce il compratore in errore.

Quindi si tratta di contestare il nome proprio. Cioè noi diciamo la fontal non si può chiamare fontal cambi il nome. Ecco volevo solo precisare questo.

Tonino (P.C.I.) - Ne approfitto per fare la dichiarazione di voto, se è chiusa la discussione generale.

Dolchi (P.C.I.) - Possiamo considerare chiusa la discussione generale? Allora prima la parola all'Assessore Marcoz.

Marcoz (U.V.) - Solamente per ribadire quanto dice il Consigliere Maquignaz. Ci sono già state delle sentenze nell'anno 1969 dell'Avvocato Giorgio Vigevani ho qui la fotocopia, posso lasciarla al Consigliere Maquignaz, poi è stato interpellato anche l'Avvocato Oreste Marcoz, che ha fatto anche lui le sue osservazioni, e in quel momento, purtroppo, si è ritenuta la scarsa opportunità di andare per via legale contro il fontal in quanto, allora era il fontal monteverde/fromage des Alpes-Aosta e le varie fontine Aosta: gli esperti hanno ritenuto inutile fare una causa. Comunque se il Consigliere Maquignaz, dopo aver letto questa consulenza del Procuratore Giorgio Enea Vigevani continuerà con le sue proposte, nulla ci vieta ad indire un'azione legale verso il fontal con le conseguenze che il Consiglio regionale a priori, sapendo che abbiamo pochissime possibilità di riuscita, nulla ci vieta di fare questa denuncia e di vedere come andrà a finire, quale sarà l'esito della Magistratura.

Tonino (P.C.I.) - Noi approviamo lo spirito della mozione, del dibattito che c'è stato in questa sede, nel senso che effettivamente il problema della difesa della fontina è un problema che interessa, però il problema reale, ed è uscito molto bene dalla discussione fatta oggi, è quello di vedere come si produce la fontina quanta fontina possiamo produrre, di vedere di riorganizzare la produzione perché più fontina marchiata produciamo più fontina riusciremo evidentemente a vendere. Quindi, lo sforzo, a nostro avviso, va fatto nell'organizzare meglio la produzione, e nell'organizzare meglio tutta la campagna pubblicitaria per vendere il prodotto.

La mozione ci sembra che vada a colpire, che individui invece un bersaglio che non è il vero nodo del problema; colpire gli illeciti sul nome fontina e sulla fontina è una cosa giusta, secondo noi va fatto e va intensificato il controllo; invece abbiamo dei dubbi su questa azione giudiziaria, verso chi è ormai munito di regolare autorizzazione, e perciò non riusciamo bene a capire come si possa fare un'azione giudiziaria di questo tipo. Tra l'altro abbiamo la preoccupazione che azioni di questo tipo alla fine si ritorcano anche economicamente sulla Regione. Per questi motivi noi ci asteniamo.

Riccarand (Dem. Prol.-Nuova Sin.) - Ma io voterò a favore di questa mozione perché effettivamente l'uso di nomi, di denominazioni come fontal, fontinella, sono, come diceva il Consigliere Maquignaz, studiati apposta per indurre l'acquirente in errore. Vorrei però fare una raccomandazione, dichiaro che voterò a favore, però la Giunta, prima di promuovere l'azione giudiziaria, valuti in modo molto attento e molto preciso che da questa azione giudiziaria non derivi poi, come diceva il Consigliere Tonino, un danno per la Regione, nel senso che bisogna valutare bene tutte quante le possibilità per evitare che poi siano queste società come fontal, fontinella a chiedere eventualmente un risarcimento danni alla Regione per l'azione giudiziaria promossa contro di loro. Voto a favore però con un invito alla cautela nel promuovere questa iniziativa.

Dolchi (P.C.I.) - Altri che chiedono la parola? Possiamo passare alla votazione per alzata di mano? Nessuno più chiede la parola per dichiarazione di voto.

Chi è d'accordo di approvare la mozione iscritta all'oggetto n. 14 è pregato di alzare la mano; su le mani per piacere, grazie. Chi non è d'accordo? Chi si astiene?

Esito della votazione:

Presenti: 28

Votanti: 21

Maggioranza: 15

Voti favorevoli: 21

Astenuti dalla votazione: sette (i Consiglieri del Gruppo Comunista).

Il Consiglio approva.