Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3314 del 20 febbraio 2008 - Resoconto

OBJET N° 3314/XII - Communications du Président du Conseil régional.

Président - J'informe le Conseil de l'activité de la Présidence et des organes du Conseil depuis la dernière réunion de l'Assemblée:

Proposition de loi n° 204, présentée par les Conseillères régionales Squarzino Secondina et Fontana Carmela le 6 février 2008: "Disposizioni in materia di erogazione anticipata dell'assegno di mantenimento a tutela del minore";

Projet de loi n° 205, présenté par le Gouvernement régional le 14 février 2008: "Organizzazione della centrale unica per la gestione delle chiamate di soccorso";

Projet de loi n° 206, présenté par le Gouvernement régional le 15 février 2008: "Nuove disposizioni in materia di incassi e di pagamenti della Regione".

Réunions:

Bureau de Présidence: 2

Commission pour le Règlement: 1

Ie Commission: 1

IIe Commission: 1

IIIe Commission: 3

IVe Commission: 2

Ve Commission: 2

Ie et IIe Commission: 1

IIe et IVe Commission: 1

IIIe et IVe Commission: 1

Il Direttore della Cancelleria della Corte costituzionale ha trasmesso a questa Presidenza copia della sentenza della Corte n. 25 che dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 2, lettera e) della legge statutaria pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione n. 18 del 2 maggio 2007 (Disciplina delle cause di ineleggibilità e di incompatibilità con la carica di consigliere regionale, ai sensi dell'articolo 15, comma secondo, dello Statuto speciale) e non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1, lettera s), per la violazione degli articoli 2, 3 e 51 della Costituzione. Copia del ricorso è stata trasmessa, ai sensi dell'articolo 70 del Regolamento interno, alla I Commissione consiliare permanente.

In data 19 febbraio u.s. il Presidente della Convenzione per l'autonomia e lo Statuto speciale della Regione autonoma Valle d'Aosta Piero Ferraris mi ha trasmesso una nota con la quale mi comunicava che la Convenzione ha concluso i suoi lavori in data 18 febbraio, a seguito dell'approvazione, con 18 voti favorevoli e l'astensione della Consigliera Squarzino, di un documento conclusivo. In tale documento, ribadita l'esigenza di procedere alla riscrittura dello Statuto speciale per attualizzare le ragioni della specialità a 60 anni dalla sua promulgazione, in considerazione anche del nuovo contesto caratterizzato dalla riforma del titolo V della Costituzione e dalle nuove problematiche connesse con l'istituzione dell'Unione europea e le relazioni internazionali, si ritiene costruttivo il ruolo svolto dalla Convenzione quale luogo di incontro e di apertura tra le istituzioni e le diverse formazioni sociali della Regione.

Nel documento si valuta positivamente il lavoro svolto dalla Convenzione che ha portato alla stesura, da parte del prof. Bin, di una bozza di documento preparatorio e di una bozza di Statuto elaborato tenendo presente sia il documento: "Prime note di riflessione per la previsione statutaria", presentato dall'Ufficio di coordinamento al "plenum" della Convenzione nella riunione del 30 luglio, sia delle audizioni svolte con forze politiche regionali, associazioni, studiosi ed esperti. La Convenzione ha deciso di concludere i suoi lavori con la votazione di un documento conclusivo con il quale si trasmettono alla Presidenza del Consiglio regionale tutti i documenti e gli atti che sono stati elaborati ed acquisiti dalla stessa. Ciò in considerazione del fatto che, con le elezioni anticipate già fissate per il 13 e 14 aprile 2008, l'invio al Parlamento di una proposta di legge costituzionale sarebbe caducata dalla fine della legislatura e, in mancanza di una norma che assicuri, con il principio della previa intesa costituzionalizzato, il pieno rispetto del principio pattizio per la riforma dello Statuto speciale, non vi sono le condizioni oggettive per procedere alla conclusione dei lavori.

A Bruxelles, au siège du Parlement de la Communauté française de Belgique, se sont poursuivi les travaux de la XIIe Session du Parlement Jeunesse. Le Conseil régional de la Vallée d'Aoste, qui est invité à associer un jeune représentant de la Vallée, depuis quelques années sélectionne des participants par le biais d'une Commission bilatérale entre l'Université de la Vallée d'Aoste et le Conseil régional. Cette année la participation à la XIIe session du Parlement jeunesse a été assurée par Chantal Mauris, étudiante en Science politique auprès de l'Université de la Vallée d'Aoste. Pendant la semaine M.lle Mauris a eu l'occasion de se confronter avec les autres participants du Parlement Jeunesse et de donner leurs points de vue sur les 4 projets de décret qui leurs ont été proposés traitant des sujets controversés et d'actualité tels que: la mobilité dans les grands centres urbains, la promotion de la réinsertion professionnelle des chômeurs selon un plan d'activation, la réforme de l'enseignement afin de le rendre plus efficace et plus égalitaire et l'intégration des immigrés et la lutte contre le trafic des êtres humains; les 3 premiers décrets ont été approuvés. Cette initiative, en général, a été plutôt contraignante, mais très satisfaisante et a donné à une jeune étudiante valdôtaine la possibilité de rencontrer et de connaître des personnes qui provenaient de différents Pays francophones et de se confronter avec eux.

La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (Arc-VA) - Vorrei intervenire sulla questione della Convenzione, sulla questione della riunione del 18 febbraio che è stata - ha detto qualcuno - il funerale della Convenzione. Abbiamo fin dall'inizio denunciato il carattere di operazione di facciata che aveva tutta questa iniziativa; c'era da parte dei 2 Presidenti del Consiglio e della Giunta il desiderio forse di passare alla storia come coloro che erano riusciti nell'intento nel quale avevano fallito i Consiglieri Louvin e Nicco. Era l'operazione di portare a casa un nuovo Statuto della Regione Valle d'Aosta. Perché eravamo contrari a questa operazione? Perché ci rendevamo conto di 2 elementi essenziali: il primo, il tempo a disposizione per fare tale operazione era poco, c'era un anno di tempo, non di più: un atto politico così importante si può fare in un lasso di tempo breve, a condizione che vi siano già tutte le premesse precedenti, per cui alla fine soltanto si interviene per raccogliere le file di tutto il discorso. Mancava invece proprio tale presupposto culturale: questa è la seconda condizione per la quale noi eravamo sicuri che l'operazione sarebbe fallita, non perché l'operazione in sé non sia interessante, non è questo, ma non c'era e non c'è in questo momento in Valle una consapevolezza che porti alla coscienza che è importante agire in tale direzione. Non ci sono le condizioni storiche, ideali, culturali che esprimano una necessità cogente di ripensare "in toto" le regole che dettano i rapporti fra Regione e Stato e fra Regione ed Europa. Se questa operazione fosse avvenuta in un clima culturale interessato, avremmo avuto nel foro - in questo strumento messo a disposizione della popolazione per intervenire - uno strumento importantissimo ed interessantissimo. Chiunque di voi vada nel sito della Convenzione vede che al "forum" ci sono non più di 15 contatti e poi di persone - sempre le stesse persone - che brillano di cultura regionalistica o storico-politica. Soprattutto non ci sono state - e mi ha stupito parecchio! - le voci di coloro che nell'ambito culturale regionalista potessero dire la propria voce. Sono molto più ricche di informazioni e di spunti le lettere sulla stampa che appaiono ogni tanto, in cui si parla di identità, di regionalismo, di ruolo delle Regioni... questo non è avvenuto. Vuol dire quindi che il clima culturale non era predisposto per affrontare tale argomento e non c'era neanche da parte degli stessi promotori della Convenzione un'attenzione alle voci che potevano venire. Il tanto decantato coinvolgimento di tutte le forze della società civile ha visto purtroppo la Convenzione, quando l'ascoltava, essere senza il numero legale, quindi chi era più interessato ad ascoltare le voci della società civile, non era presente! Il "giocattolo" forse si è inceppato e credo che i promotori di questa legge dovrebbero ringraziare il Governo nazionale, perché la sua caduta ha consentito loro di concludere in modo apparentemente dignitoso un'operazione che, se fosse andata in porto, sarebbe stata fallimentare.

Presidente - La parola al Consigliere Frassy.

Frassy (CdL) - Penso che qualche considerazione sulla chiusura dei lavori della Convenzione vada fatta. La mia assenza al "plenum" di lunedì non è stata casuale, ma è la conseguenza dei ragionamenti che abbiamo fatto nell'Ufficio di coordinamento, che sul finire della settimana precedente aveva predisposto quella bozza di documento che è stata poi portata all'attenzione del "plenum". Avevo espresso il mio avviso contrario a quel tipo di documento così come era stato predisposto in sede di Ufficio di coordinamento, sul presupposto che quel documento se forse era necessario presentarlo all'attenzione del "plenum", avrebbe dovuto riepilogare in maniera più evidente alcune problematiche che sono emerse nel corso dei lavori e soprattutto le cause che hanno impedito la conclusione di contenuto sui lavori della Convenzione stessa. In quel documento mancano 2 elementi centrali: il primo elemento - che viene appena accennato - è quello del contesto politico nazionale nel quale ha cercato di muoversi il meccanismo di riforma dello Statuto, ossia un panorama politico di scarsa sensibilità rispetto ai valori delle autonomie, un Governo di Centro-Sinistra che ha rifiutato a più riprese nei fatti quel principio dell'intesa che era stato invece recepito nella riforma della Costituzione varata dal "Governo Berlusconi" e poi arenatasi di fronte al responso referendario negativo. L'atteggiamento del "Governo Prodi" non lasciava ben sperare rispetto a quelle che sarebbero state le possibilità poi di governare in sede parlamentare le modifiche statutarie; la legislatura è terminata prematuramente, ma andava evidenziato che i lavori della Convenzione si muovevano su un terreno ostile alle autonomie, per una sorta di "pruderia", per una sorta di valutazione politica delle forze di maggioranza questo passaggio non lo si è voluto mettere in evidenza nel documento conclusivo. Così come non si è voluto mettere in evidenza nei primi punti di quel documento che era importante andare a costituzionalizzare i rapporti fra la Regione autonoma e gli enti locali. La riforma del titolo V della Costituzione ha completamente cambiato la fisionomia e il concetto di Stato: si parla di Repubblica formata dallo Stato, dalle Regioni e dagli enti locali. Noi che siamo Regione autonoma abbiamo la difficoltà invece a capire che l'autonomia rivendicata e ottenuta da Roma non può fermarsi in Piazza Deffeyes; noi abbiamo la difficoltà di capire che un ragionamento con le autonomie locali deve essere oggetto in una prospettiva di revisione statutaria, perché l'autonomia è data dall'insieme degli attori presenti sul territorio a livello di istituzione: questo è l'altro aspetto sul quale non si è avuto il coraggio di mettere in chiaro le posizioni ed è stata una delle concause probabilmente di una conclusione che non ha portato a risultato alcuno. A quel punto il "plenum" era un funerale già annunciato, al quale diventava superfluo partecipare, perché non si sarebbe potuto modificare l'impostazione di un documento che politicamente, a maggioranza, ma con il nostro dissenso e poi nel "plenum" con il dissenso di una parte delle forze della Sinistra è stato poi ratificato a suffragio della terza iniziativa, che non ha portato ad alcunché.

Penso che qualche riflessione dovrà essere fatta, perché è paradossale che in una Regione autonoma non si riesca a modificare lo Statuto. È paradossale che, mentre tutte le Regioni ordinarie hanno già licenziato e modificato i propri Statuti, e alcune Regioni a Statuto speciale hanno fatto modifiche parziali o hanno riscritto in maniera globale, come il Friuli Venezia Giulia, il loro Statuto, la nostra Regione continui ad avere tale difficoltà a confrontarsi sui temi dell'autonomia. Penso che questo sia uno spunto di riflessione, che andrà ampliato forse in occasione delle prossime celebrazioni dei 60 anni della Carta statutaria della Regione Valle d'Aosta.

Presidente - La parola al Consigliere Segretario Venturella.

Venturella (Arc-VA) - Vorrei invece riferirmi alla sentenza n. 25 della Corte costituzionale, sul fatto che è stato dichiarato incostituzionale quell'articolo che prevedeva l'ineleggibilità per i docenti universitari. Giova ricordare ogni tanto in quest'aula che la Costituzione della Repubblica italiana riconosce nel diritto dell'elettorato passivo un diritto politico fondamentale e che questo Consiglio con una pervicacia, una cocciutaggine ha voluto ignorare. Ha voluto ignorare non solo presentando il disegno di legge, divenuto poi legge regionale, in un certo modo, ma ha anche voluto ignorare nonostante tutti gli emendamenti che il nostro gruppo e il gruppo del "PD" avevano presentato, illustrando la dichiarata incostituzionalità di questi articoli: faccio riferimento agli emendamenti n. 4 e n. 5 del nostro gruppo che individuavano queste criticità, che puntualmente sono state confermate dalla sentenza n. 25. Ora tali incostituzionalità erano funzionali ad altri obiettivi, forse meno nobili, ma credo che un'operazione non dico di pubblica richiesta di scuse, ma almeno di riconoscimento di un errore che era stato segnalato in questo Consiglio ripetutamente, secondo noi dalla maggioranza e da chi ha proposto la legge dovrebbe essere fatto. Non è solo un piccolo comma e si dice: "ma, il piccolo comma è stato abrogato, è stato riconosciuto incostituzionale, ma l'impianto generale della legge è valido". In questo Consiglio abbiamo sentito tante affermazioni sull'incostituzionalità dei referendum propositivi e, quando è stato il momento di discutere... anche animatamente - ma chi non nega che in clima di confronti referendari o elettorali il clima non si accende un po'? - avete alzato una barriera, barriera che, per fortuna, è stata distrutta da chi invece la Costituzione la conosce e la sa applicare. Noi quindi esprimiamo la nostra soddisfazione per tale sentenza e stigmatizziamo ancora una volta il comportamento di questa Governo regionale, che piega ad interessi non certo nobili: quelli di limitare ad alcune persone con nome e cognome il diritto dell'elettorato passivo, inserendoli in una legge regionale, che poi viene impugnata e nei suoi contenuti più critici viene definita incostituzionale.

Presidente - La parola al Consigliere Salzone.

Salzone (SA) - Interverrò sulla Convenzione. Questo strumento che personalmente non ho certo considerato un'operazione di facciata, per quello che mi riguarda, mi sono dedicato con impegno dando un contributo che, seppure minimo, certo è stato responsabile. Non l'ho considerato neanche un giocattolo, non fosse altro perché queste affermazioni in qualche maniera non rispettano tutti coloro che nella Convenzione hanno voluto dare il loro contributo importante a questo lavoro e quindi siamo giunti alla fine di tale esperienza con il rammarico di non aver potuto compiere fino in fondo un lavoro di grande responsabilità e da tutti considerato necessario per adeguare lo Statuto speciale della nostra Regione alle esigenze resisi indispensabili nel contesto europeo e globalizzato. La situazione politica determinatasi con le elezioni anticipate purtroppo ha determinato l'oggettivo impedimento alla prosecuzione dei lavori. In tale contesto ci preme affermare il nostro giudizio senza dubbio positivo sulla formula adottata; la Convenzione infatti è stata lo strumento che ha consentito di creare quel luogo centrale di incontro fra le istituzioni e le diverse componenti sociali, culturali, imprenditoriali della nostra Comunità per giungere alla revisione organica dell'ordinamento regionale. Giudichiamo molto positivo il lavoro svolto in Convenzione e il contributo apportato da tutti ha consentito di elaborare un primo documento di riflessione, che potrà essere utile a chi dovrà in futuro concludere questo importante lavoro. La Convenzione, istituita con legge n. 35/2006, si è riunita circa una decina di volte e ha audito tutte le componenti sociali della nostra Comunità, fra cui tutti i segretari dei partiti e movimenti, gli ex senatori, ma anche esperti di altissimo livello come il prof. Pietro Pinna, il prof. Giovanni Pitruzzella, il prof. Alfonso di Giovine, il prof. Valerio Onida. Vi è poi da segnalare il lavoro svolto dall'Ufficio di coordinamento, che con 18 riunioni ha proceduto con una serie di audizioni e poi è giunto insieme al lavoro del prof. Roberto Bin alla stesura di una prima bozza di articolato. Abbiamo già detto, questo anche a titolo personale, che giudichiamo tale esperienza comunque positiva, anche se abbiamo dovuto constatare il più delle volte un clima politico non ideale. È mancata forse quella serenità necessaria per affrontare un tema così importante al di fuori degli schemi e degli schieramenti ideologici e degli appuntamenti elettorali. Auspichiamo anche che il futuro ci possa consegnare un momento politico diverso, all'insegna della moderazione dialettica, in un clima di buon senso e di collaborazione.

Termino come membro dell'Ufficio di coordinamento, ringraziando tutti i colleghi dell'ufficio stesso che hanno collaborato, con una sottolineatura particolare al Presidente della Convenzione, Piero Ferraris, che con sagacia, intelligenza e grande "savoir-faire" ha saputo condurci, nonostante un clima non certo ideale, a svolgere un lavoro che riteniamo comunque utile.

Presidente - La parola al Consigliere Sandri.

Sandri (PD) - Brevemente, prendiamo atto con soddisfazione che il senso degli emendamenti che avevamo presentato sulla legge sulle cause di ineleggibilità ed incompatibilità sono stati riconosciuti ampiamente veritieri dalla Corte costituzionale e hanno smentito abbastanza clamorosamente la sicurezza con cui erano stati invece rigettati dalla maggioranza. Ritengo che questo sia un segnale positivo, è una legge che contiene ancora quella ineleggibilità ed incompatibilità dei bachi su cui si deve lavorare, fra cui quella dei dirigenti scolastici; credo che nella prossima legislatura chi ci sarà avrà la necessità di "mettervi mano" e di risolvere anche questi altri problemi alla luce di tale sentenza. Tornando invece sul problema della Convenzione, che ha suscitato un po' di dibattito, prendo atto con soddisfazione che un tentativo mal condotto all'inizio dello scorso anno è arrivato alla sua naturale fine, ossia una morte impietosa, che non è stata perché è il Governo nazionale che è caduto, ma è perché quel lavoro che è stato fatto non stava in piedi. Si è allora cercata una scusa per poterne uscire fuori e, quando è caduto il Governo, ci si è abbarbicati a questo salvagente per poter salvare quanto meno la faccia. La faccia in effetti non è stata salvata, quella Convenzione ha voluto fare una commedia per far vedere che c'era tutto il Consiglio regionale che ci lavorava insieme. In effetti era semplicemente un autobus, su cui il Presidente della Regione, il partito di maggioranza relativa ha fatto entrare un testo che non è uscito da niente e da nessuno. Non è un testo che recepiva quel poco di lavoro che è stato fatto, non è un testo che recepiva le indicazioni che venivano dagli esperti, non è un testo che veniva dal contributo delle persone che erano state coinvolte nella Convenzione: era un testo che dimostrava la volontà politica dell'"Union Valdôtaine" e del Presidente della Regione e qual è quella volontà politica? Quella di svendere lo Statuto attuale, nel senso che nella bozza di Statuto che ci è stata presentata mancano la zona franca, i giudici di pace, tutta una serie di competenze che avevamo in base allo Statuto vigente e che sono state tranquillamente rinunciate in cambio di cosa? In cambio di quel malefico articolo 2, che è quello del regime linguistico che basta solo la parola per indicare qual è l'obiettivo politico che aveva chi ha messo in piedi questa manfrina della Convenzione: quella di andare a cambiare le regole non su un accordo di tutti, ma sulla base di una volontà politica di una sola parte politica. I patti costituzionali e gli statuti non si fanno così, si fanno concordando le regole fra tutti e non cercando di imporre un regime da parte di qualcuno. Credo che questo sia stato il tentativo portato avanti dalla maggioranza e dal Presidente Caveri, questo tentativo anche un po' raffazzonato, ha avuto l'esito da "de profundis clamamus domine", ne prendiamo atto con enorme soddisfazione, ma che sia una lezione per tutti, perché le regole la prossima volta si devono fare davvero insieme fra persone che la pensano in modo diverso. Questo Statuto di autonomia vigente che è nato dalla Resistenza, che è nato da un grande momento popolare, prima di essere superato... bisogna dimostrare di essere in grado di saper fare qualcosa di meglio e mi sembra che tale tentativo della Convenzione sia il peggiore di quelli che sono stati fatti nelle ultime 3 legislature, quindi, come dire? "De profundis" e va bene così!

Presidente - La parola al Consigliere Cesal.

Cesal (UV) - Innanzitutto vorrei esprimere la mia soddisfazione per il sigillo che la Corte costituzionale ha posto con la dichiarazione di legittimità costituzionale relativa ad un piccolo comma del complesso delle 3 leggi elettorali: ha in qualche modo certificato l'attinenza costituzionale di queste norme che il Consiglio regionale ha discusso e ha votato nel corso del mese di aprile del 2007. Vorrei esprimere la mia soddisfazione perché in questi giorni ho sentito tante parole, tanta demagogia, tanta disinformazione, tanta prosopopea! C'è stato perfino qualcuno che ha paragonato la norma relativa all'impedimento ai professori universitari ad una legge di tipo cambogiano! Credo allora sia opportuno andare a vedere cosa dice la legge. La legge all'articolo 2, comma 2, dice che non sono eleggibili alla carica di consigliere regionale il sindaco, il vicesindaco, gli ecclesiastici, i dipendenti del comparto unico appartenenti alla qualifica dirigenziale... nessuno si è lamentato, nessuno ha detto che si trattava nei confronti di queste categorie, di queste figure di una norma di tipo cambogiano... i dirigenti delle istituzioni scolastiche, i professori e i ricercatori in ruolo presso la nostra Università, Università mantenuta e pagata dalla Regione autonoma Valle d'Aosta, i componenti del CORECOM e così via. In sostanza dice che non sono eleggibili, ma la legge dice qual è la possibilità per queste figure di venire elette e dice all'articolo 3 che le cause di ineleggibilità possono essere rimosse per quanto riguarda l'articolo appena citato, ovvero non hanno effetto se l'interessato cessa dalle funzioni per dimissioni, trasferimento, revoca dell'incarico o del comando o - udite, udite perché questo credo sia il passaggio più importante! - collocamento in aspettativa non retribuita non oltre il giorno fissato per la presentazione delle candidature; quindi significa che ad un professore universitario, nel caso voglia presentarsi alle elezioni, lo può fare tranquillamente, deve comunque evitare di svolgere il suo compito nel periodo della campagna elettorale, nei 40 giorni precedenti la campagna elettorale. Se questa è una norma di tipo cambogiano lo lascio al pubblico decidere, perché credo in qualche modo vi sia un comportamento - giustamente parlava di stigmatizzazione il collega Venturella - da stigmatizzare: quello di chi utilizza questi metodi, di chi utilizza questi passaggi, di chi utilizza tali vicende per delle questioni di mera propaganda elettorale! E questo credo sia qualcosa che debba essere rifiutato da parte di tutti, perché questo non è corretto, non è serio, non appartiene alla logica della dialettica politica! Perché poi ho visto anche che si è attaccato il Presidente della Regione, la maggioranza nel suo complesso! Vorrei ricordare come siamo arrivati a questo, non credo che il Presidente sia mai intervenuto nella discussione relativa a tale norma! Era una norma che è stata votata in Consiglio regionale da una maggioranza trasversale, che andava dal Centro-Sinistra al Centro-Destra, passando per i partiti della maggioranza regionale, quindi è stata discussa all'interno delle Commissioni in Consiglio regionale, ha fatto tutti i suoi passaggi ed è stata votata tranquillamente dal Consiglio regionale e, come diceva il Consigliere Sandri prima, è stata una legge fatta insieme da persone che ragionano in modo diverso, perché poi il collega Sandri, quando parla... perché il collega Sandri è quello che ha l'abitudine di venire, di parlarci... ma io ho qui la copia della lettera e chi vedo fra i firmatari di questa proposta di legge?, perché poi le cose bisogna ricordarle ad un certo momento... vedo che il collega Sandri è uno che ha firmato questa proposta di legge, che ha partecipato alla discussione di tale proposta di legge, poi probabilmente si è pentito ed è venuto in Consiglio a dire che non va più bene niente, quindi bisogna tornare a ragionare e a discutere; ma Signori, un minimo di decenza! Riconduciamo le cose al loro punto essenziale! Cerchiamo di non utilizzare questi passaggi, anche chi parla di norma di tipo cambogiano, ma Signori, ma siamo veramente arrivati... io l'ho letto dai giornali questo... ma siamo veramente arrivati a delle situazioni che non possono continuare, perché il dibattito politico si sta degradando e credo che tutti debbano fare un minimo di valutazione dei loro comportamenti per evitare di arrivare a dei punti da cui forse diventa difficile tornare indietro!

Presidente - La parola al Consigliere Ferraris.

Ferraris (PPD-VDA) - Nel Consiglio qualcuno ha richiamato il fatto che mancasse consapevolezza nella società valdostana rispetto alla riscrittura dello Statuto. Credo che quanto diceva il Presidente Perron, ossia il fatto che ci sono tali e tante modificazioni sul piano istituzionale e sul piano dei cambiamenti sociali della nostra Regione almeno in quest'aula dovrebbe far nascere la consapevolezza che la necessità di riscrivere lo Statuto c'è e c'è tutta, d'altronde non è un caso che si siano esperiti nel tempo 3 tentativi di riscrittura dello Statuto. Quello che a me spiace, perché in questo caso devo dire che ci facciamo del male, è che si parli di funerali; nel momento in cui qualcuno si felicita e recita il "de profundis", guardate questi "de profundis" noi li stiamo recitando nei nostri confronti, nell'incapacità di questo Consiglio, a fronte della necessità di riscrivere lo Statuto, di trovare delle soluzioni politiche concordate. Credo quindi che facciamo un enorme errore e siamo estremamente ingenerosi con quei membri della Convenzione che sono venuti con la volontà di costruire, come diceva prima il collega Salzone, e non hanno partecipato alla Convenzione pensando di partecipare ad un funerale. Credo che questo debba essere detto con estrema chiarezza, perché potremmo dire tutto di questa Convenzione, ma all'interno di questa c'è un elemento che tale Consiglio deve affrontare. C'è qualcuno in quest'aula che è consapevole di essere più tutelato dalle norme dello Stato che dalla capacità di autogoverno di questo Consiglio, c'è qualcuno che si felicita quando una norma di questo Consiglio viene caducata dalla Corte costituzionale o impugnata dal Governo. Questo è un elemento con il quale noi dobbiamo sicuramente fare i conti e anche su tali questioni della partecipazione sicuramente dovremo riflettere sulle modalità di partecipazione a strumenti come questo, ma non penso che la democrazia con un "clic", attraverso strumentazioni elettroniche, risolva i nostri problemi, è un tema sul quale dovremo profondamente riflettere.

Torno al dato fondamentale: la consapevolezza della modifica dello Statuto deve partire da quest'aula, è quest'aula che deve avere la responsabilità politica, visto che questa è una democrazia in cui viene esercitato un principio di delega da parte dei cittadini verso le istituzioni, che deve essere esercitata fino in fondo. Dopodiché accetto le critiche di chiunque, anche del Capogruppo del "PD", con una sola considerazione: mi pare strano che qualcuno che vota un disegno di legge, quindi lo condivide, poi assolutamente non lo si veda più per interi lavori e sedute - il Consigliere Salzone ha citato anche quante sedute - per poi venire qui a dire che niente va bene. Lo faceva Bartali: "è tutto sbagliato, tutto da rifare", adesso lo fa qualcun altro, ma non vedo una grande costruttività nella posizione. Direi anche che è un pretesto la conclusione della Convenzione, perché ci sono elezioni politiche anticipate e qualunque disegno di legge costituzionale che fosse stato licenziato da questo Consiglio non sarebbe approdato a nulla, così come una grande preoccupazione dovrebbe avere questo Consiglio rispetto al principio dell'intesa: abbiamo letto sulla stampa quali sono gli attacchi che vengono portati nei confronti delle Regioni a Statuto speciale, qui non c'è un'alea politica che difende le autonomie speciali, non è il Centro-Sinistra più autonomista o il Centro-Destra più autonomista, ma dobbiamo fare i conti con un modo di operare del Parlamento in cui ci sono sì delle posizioni autenticamente federaliste, ma ci sono anche delle fortissime spinte centralistiche e tutta la giurisprudenza di applicazione del titolo V della Costituzione è andata in questa direzione. Da tale punto di vista, credo che noi, avendo questo tipo di consapevolezza, il fatto che non vi fosse il principio dell'intesa, diventava un'ipoteca tale da non consentire di proseguire rispetto ad un tema di cui abbiamo già un esempio. Lo Statuto del Friuli è stato profondamente rimaneggiato da parte del Parlamento, allora come è possibile che un Consiglio regionale approvi uno Statuto e poi se ne trova un altro? Credo che i rischi di un'operazione di questo genere vadano tenuti in conto.

Vorrei dire un'ultima cosa: credo che la Convenzione abbia rappresentato un modello positivo, un modello che ha visto la partecipazione di diversi soggetti, un modello che può essere riutilizzato nel futuro. Si tratta di un elemento nuovo, se pensiamo alle altre iniziative, penso all'ultima Commissione che aveva affrontato nella scorsa legislatura questi temi, ebbene era stata una Commissione che non aveva visto la partecipazione di tutte le forze politiche, ma solo delle forze di maggioranza. In Convenzione questo non è accaduto, tutti hanno partecipato, sicuramente c'erano posizioni diverse, ma credo che lo strumento abbia funzionato, direi anche che le stesse conclusioni abbiano dimostrato come all'interno della Convenzione vi sia stata una larga convergenza di vedute e una condivisione di alcune valutazioni politiche. Credo che tale esperienza non abbia potuto andare avanti per motivazioni oggettive, però ciò non toglie che questo possa essere un modello che altri potranno utilizzare in futuro.

Presidente - La parola al Consigliere Ottoz.

Ottoz (CdL) - Ho partecipato a 2 sole riunioni della Convenzione, quando ero Capogruppo di me stesso, e l'unica annotazione che posso fare su quanto poi è stato prodotto è che non ha tenuto conto di tutti gli apporti che erano stati sintetizzati in documenti illustrativi. Devo dire però che gli statuti, come le leggi elettorali, sono delle specie di leggi elettorali al cubo, al quadrato del quadrato, nel senso che sono assai complessi e producono poi nelle interpretazioni successive, e il nostro Paese è maestro - la nostra Corte costituzionale ce lo insegna -, degli effetti che spesso non sono previsti. Abbiamo uno Statuto che è uscito dal 1945, che è stato rilasciato nel 1948 e che funziona molto bene; ovviamente non è adatto a tutte le novità intervenute nel frattempo, è stato modificato su alcuni aspetti importanti - altri marginali -, ma continuo a chiedermi se sia il caso di "mettere mano" a fare un nuovo Statuto senza sapere dove si va a finire, pensando di saperlo, ma senza saperlo. Gli statuti si modificano in situazioni epocali, di grandi cambiamenti o tensioni ideali e morali; oggi non vedo - a parte l'antipolitica, se così la si può definire - né tensioni ideali, né grandi tensioni morali. È vero che gli statuti vanno modificati tutti assieme, ma l'assieme politico di oggi non è l'assieme di ieri, uscito dalla Resistenza, è un altro assieme, quindi modificare lo Statuto va fatto sicuramente, perché c'è l'Europa, la globalizzazione, una serie di nuove sfide, è cambiata la Costituzione, ma va fatto con estrema cautela e non nel modo in cui è stato fatto: va fatto per approssimazioni successive, su un'impalcatura che funziona, si modifica di volta in volta la parte che va modificata o annullata. Questo perché la mancanza dell'intesa, anche per l'atteggiamento di una parte del Parlamento, è molto importante ed è più importante oggi di ieri. Personalmente ho sentito il Senatore Salvi e l'Onorevole Villone dire: "tutti speciali, quindi nessuno speciale". Questa è la posizione di una parte del Parlamento, in particolare è la posizione della Sinistra, perché la modifica della Costituzione che introduceva l'intesa è stata poi bocciata al referendum in un momento in cui sull'ondata della salita della Sinistra, si riteneva che questo... e noi stessi, che eravamo gli unici che avevamo interesse a far passare il referendum per la questione dell'intesa, abbiamo anche votato contro, ora non sarebbe passato sicuramente con i voti valdostani, ma insomma... Vorrei concludere dicendo che le elezioni anticipate non c'entrano nulla, questa cosa sarebbe finita così come è finita anche se non ci fossero state le elezioni anticipate. Diciamocelo, i tempi e i modi avevano in sé i frutti di quello che è successo, ossia alla fine non si è potuto fare nulla. "Tanta Convenzione per nulla" si potrebbe dire, parafrasando Pirandello mi pare... quindi, lasciatemelo dire, il confronto con le altre Regioni non c'entra, perché hanno fatto lo Statuto? Perché per loro è cambiato tutto, le altre Regioni negli ultimi anni si sono trovate in una situazione completamente diversa, dopo l'approvazione degli articoli 117 e 119 della "riforma Amato" della Costituzione del 2001, quindi hanno dovuto farlo, perché si aprivano un ventaglio di nuove opportunità che prima non avevano. Noi dobbiamo stare attenti nel fare lo Statuto a non chiudercelo il ventaglio di opportunità perché nel nostro Statuto c'è tutto quello che serve, meno quelle parti indispensabili ad adattarlo ad una nuova situazione geopolitica europea ed economica mondiale. Questa è la logica conclusione ed era l'auspicabile conclusione di tale vicenda.

Un passaggio rapidissimo sulla questione della legge elettorale. La Corte costituzionale ha detto che il Rettore dell'Università non può candidarsi e che il professore dell'Università può candidarsi, diciamo che ha stabilito che i personaggi importanti nel mondo accademico sono ineleggibili e invece i personaggi di minor conto sono eleggibili. Ancora una volta per l'applicazione del secondo principio delle "cose" umane i personaggi di minor conto hanno vinto sui personaggi di maggior conto, quindi su una cosa assolutamente cretina e banale di 45 giorni di aspettativa, come ha detto il Capogruppo Cesal, persone di più basso livello nell'Università hanno vinto sulle persone di più alto livello. L'entropia può solo salire, ma... il sistema... è una legge fisica, non può diminuire. La Corte costituzionale ne prende atto, comportandosi in modo contraddittorio, dicendo: "Sandri sì, Ferraris no", oppure "Sandri no, Ferraris sì", per lo stesso tipo di... ossia per un docente universitario.

Presidente - La parola al Presidente della Regione, Caveri.

Caveri (UV) - Intervengo qui perché ritengo sia utile, come dire? Reagire a qualche imprecisione. Vorrei dire alla collega Squarzino che né il sottoscritto, né il Presidente Perron ritenevano con la proposta della Convenzione di restare alla storia; speriamo di restare alla storia per qualcos'altro che per un disegno di legge presentato in Consiglio regionale! Vede però, collega Squarzino - e Consigliere Sandri, che non c'è - il "de profundis" in questa vicenda non è un "de profundis" che è stato cantato dal Consiglio regionale. Il "de profundis" ha 2 responsabilità maggiori che sono state rimarcate opportunamente nel documento presentato dal Presidente Ferraris, al quale va dato atto di aver condotto con grande maestria i lavori della Convenzione, malgrado l'imbarazzo di una parte politica che gli dovrebbe essere amica, che fin dall'inizio ha cominciato a polemizzare addirittura sulla sua scelta, quando invece la scelta di un Presidente di opposizione alla Convenzione aveva un profondo significato politico di apertura da parte della maggioranza di Governo. Il "de profundis" se l'è scritto il Centro-Sinistra, perché vorrei ricordare che quella che si è conclusa con il decreto del Presidente Napolitano è la legislatura più breve della storia, che per la seconda volta ha messo alla gogna quella brava persona di Prodi. Prodi per la seconda volta è "caduto" per "mano amica", è stato "accoltellato" come Cesare da quelli che avevano fatto una campagna elettorale, dicendo che questa volta sarebbero andati fino alla fine e che gli avvenimenti degli anni '90 non si sarebbero ripetuti. Gli avvenimenti degli anni '90 invece si sono ripetuti e oggi presentare un disegno di legge costituzionale all'attenzione del Parlamento italiano sarebbe stato inutile per la semplice ragione che questa proposta sarebbe stata caducata dalla caduta anticipata della legislatura.

Vorrei approfittare per dire di più sulla seconda ragione per la quale è caduta l'ipotesi di proseguire i lavori della Convenzione, che è la famosa intesa, intesa che in quest'aula era stata promessa anche dai Presidenti della I Commissione Affari costituzionali di Camera e Senato, l'Onorevole Violante e il Senatore Bianco, che avevano proclamato ufficialmente che questa legislatura avrebbe soddisfatto l'inserimento del principio dell'intesa all'interno dell'articolo 116. Il Senatore Perrin in Convenzione ha detto: "non abbiamo fatto in tempo ad inserire il principio dell'intesa, perché la legislatura è finita troppo presto". Vorrei ricordare che la I Commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato il disegno di legge con l'intesa il 20 giugno dello scorso anno, quindi, se si fosse voluto calendarizzare in aula questo provvedimento almeno per la votazione di una delle Camere, lo si sarebbe potuto fare prima dell'estate, prima dell'inizio della discussione della finanziaria fra la discussione della finanziaria alla Camera e la discussione al Senato o dopo le vacanze natalizie, non lo si è fatto. Tant'è che devo dire che la verità sull'intesa l'ha detta l'Onorevole Nicco intervenendo sulla finanziaria il 10 dicembre, cito testualmente il Deputato della Valle d'Aosta:

"Ma vi è un altro piano di natura più strettamente politica sul quale invece non possiamo non rilevare forti criticità e manifestare profonda insoddisfazione, sosteniamo questo Governo sulla base di un accordo politico programmatico, che poggia su 2 punti cardine: il principio dell'intesa per la modifica degli statuti speciali e una rappresentanza regionale nel Parlamento europeo. Si tratta di questioni che peraltro interessano non solo la Valle d'Aosta: la prima concerne tutte le Regioni a Statuto speciale e le Province autonome e la seconda il rapporto fra l'intero ordinamento regionale e il Parlamento europeo. Proprio su tali 2 punti, sui quali fin dal nostro insediamento abbiamo presentato specifiche proposte di legge, vi sono state incomprensibili lungaggini quando non aperta o surrettizia ostilità proprio nell'ambito della maggioranza".

Come si dice in francese: "sans commentaires!".