Oggetto del Consiglio n. 3305 del 7 febbraio 2008 - Resoconto
OGGETTO N. 3305/XII - Presa d'atto della relazione: "Atlante di geografia sanitaria della Valle d'Aosta".
Atlante di geografia sanitaria della Valle d'Aosta
Allegato
(Omissis)
Président - La parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Fosson.
Fosson (UV) - Brevemente, perché il documento è un documento di studio, è una fotografia molto tecnica della situazione attuale, però fondamentale per delle politiche future. Questo atlante intanto nasce da una priorità nel nostro programma, di conoscere bene i dati, di fare degli approfondimenti precisi sulle realtà sanitarie della Valle, iniziati con l'Atlante della mortalità e successivamente con altri documenti di cui questo è l'ultimo, ma nasce anche dalla professionalità dei miei collaboratori dell'Osservatorio, che ringrazio. Infatti questo dell'Atlante di geografia sanitaria direi che è una particolarità, sono solo 4 le realtà italiane -con questa - che hanno un atlante di geografia. Esistono infatti oggi in Italia solo 3 atlanti di geografia sanitaria: quello della Toscana, uno della città di Milano e quello del Piemonte coordinato dal prof. Costa, che è il nostro consulente in tema di epidemiologia. Sono problemi di cui si parla da tempo in Italia, soprattutto quello dell'equità delle cure, uno degli argomenti più diffusi nelle politiche sanitarie, anche la relazione attuale della Commissione sanità firmata da Ignazio Marino, Senatore, un testo fatto molto bene, sottolinea questo aspetto dello studio delle disuguaglianze in sanità, la grande novità. D'altronde non è un dato solo europeo, tale problema è conosciuto nel mondo, a New York c'è una mortalità nei quartieri neri rispetto ai quartieri residenziali benestanti di oltre il 15%. Un problema di equità quindi che va studiato, abbiamo voluto affrontarlo in questo primo studio.
Cos'è quindi un atlante di geografia sanitaria? È un documento che vuole studiare le relazioni fra i bisogni delle situazioni dei cittadini, scegliendo degli indicatori, qui la discussione è molto ampia e non tutti gli indicatori sono universalmente riconosciuti; abbiamo voluto farlo tenendo conto delle variazioni anagrafiche, del tipo di età, delle variabili epidemiologiche in un territorio di montagna. Un atlante tiene conto soprattutto della domanda e dell'offerta, la risposta a tale domanda e questo viene fatto secondo una logica innovativa che presenta il territorio stesso, ma intendendo il territorio anche come distanza, ossia un indicatore nuovo, distanza espressa in minuti di percorrenza fra il Comune di residenza e i presidi sanitari più vicini, poi anche un atlante che vuole tener conto di alcune variabili sociali come il livello di istruzione ancora e soprattutto per quanto riguarda il livello universitario basso in Valle rispetto alle altre realtà, e soprattutto anche come un tipo di struttura familiare, ne abbiamo parlato stamani, che condiziona sia la domanda, sia l'offerta.
Qual è lo scopo di tale studio? Questo è uno studio che dà molte indicazioni, su cui poi noi potremo orientare le nostre politiche; prima non lo sapevamo, quindi non potevamo dare delle risposte di tale tipo. Con questo si vuole per la prima volta cercare di capire le differenze fra i cittadini nell'esprimere il bisogno di salute, emerge per esempio una cosa tipica, che nei centri in cui i servizi sono maggiori come Aosta la domanda è maggiore, allora ecco un grosso "capitolo" che si studia anche in Italia, che a volte la possibilità di offerta determina una domanda maggiore. Ancora: le variazioni nel tempo dal 2001 ad oggi, le relazioni evidenti fra lo stato di salute, l'uso dei servizi, le caratteristiche sociali della persona, l'istruzione, la struttura familiare, al fine di individuare le strategie per correggere gli effetti delle disuguaglianze nella salute e nell'uso dei servizi. Questa è una prima fotografia da cui partiremo, per "spostare il tiro" e vedere dove si può agire di più soprattutto nell'offrire maggiore equità di servizi e per garantire un'equità di salute.
L'atlante è fatto in 2 grossi capitoli: da una parte si inizia a studiare il bisogno di salute nelle varie popolazioni e nei vari distretti, è una cosa molto innovativa che ha comportato anche un grosso studio e una grossa verifica della residenza dei quartieri di Aosta, differenziando il bisogno di salute nelle aree residenziali più vecchie, dove ci sono molti anziani, rispetto alla collina di Aosta dove la realtà è più recente, ma soprattutto poi in una capacità della nostra risposta - si è parlato stamani di consultori - è chiaro che si andrà a potenziare un'attività di consultori e un'attività di prevenzione laddove la disuguaglianza è più elevata e l'indice di mortalità è maggiore. La prima parte analizza il bisogno di salute, lo si fa partendo da indicatori demografici di cui abbiamo parlato l'altra volta; la Regione ha 25mila anziani al di sopra dei 65 anni su 120mila abitanti, non solo, come indicatore viene presa la condizione socio-economica... questi sono indicatori che definiamo indicatori indiretti, poi vi sono degli indicatori diretti, che sono le principali cause di morte. A questa parte si affianca poi una descrizione dell'offerta dei servizi sanitari sul territorio, dove la distanza da percorrere per raggiungere un presidio sanitario partendo da casa viene considerato un indicatore importante. La seconda parte dell'atlante cerca di analizzare la risposta del nostro sistema, la flessibilità di questo sistema soprattutto per rispondere adeguatamente ai problemi di salute dei suoi abitanti attraverso degli indici diretti, quali l'ospedalizzazione, che è un indice interessante. Bisogna aumentare anche qui l'appropriatezza e poi si farà un'indagine sulla risposta per quanto riguarda la specialistica ambulatoriale su cui abbiamo investito molto sul territorio in questi anni.
Cosa emerge sotto il profilo del bisogno? Vi è un discreto numero di aree di vantaggio sociale, che coincidono con alcuni Comuni del fondo Valle, ma soprattutto con il capoluogo e con buona parte dei Comuni limitrofi, nei confronti dei quali sarebbe atteso un minore bisogno di salute, ossia un bisogno di salute maggiormente soddisfatto perché i servizi sono maggiori. Al contrario si evidenziano da questi indicatori indiretti alcune aree di svantaggio, soprattutto dei Paesi lontani dal centro Valle, in cui si possono fare 2 considerazioni: la prima è la presenza di bisogni della salute e di assistenza specifica, perché sono aree che uniscono ad uno svantaggio morfologico della zona altimetrica la presenza di un'alta quota di soggetti anziani, poco scolarizzati, frequentemente soli che richiedono politiche assistenziali mirate. Qui si citano 5-6 Paesi, è chiaro che l'aver identificato queste aree a rischio o di svantaggio sociale dovrà poi indirizzare delle attività. Sempre con considerazioni sullo svantaggio sociale, abbiamo delle tipologie di problemi poco aggredibili con politiche sanitarie, ma più frequentemente intersettoriali, è quello che diciamo spesso: che certe aree di disagio comportano un intervento non solo sanitario, ma sociale nel senso di lavoro, possibili trasporti, case e occasioni di consolidamento di strutture familiari che sono precarie. Così anche dentro Aosta come vi dicevo questa analisi - per la prima volta si conferma - divide Aosta in quartieri, dove i maggiori bisogni di salute sono attesi nelle zone a più elevata concentrazione di anziani, il centro, il Quartiere Cogne e quelle con una minore occupazione a fronte di un'elevata capacità lavorativa, ad esempio Viale Europa, mentre per contro un minor bisogno di salute si dovrebbe attendere dalle zone collinari.
Per quanto riguarda il bisogno di salute, è un indicatore abbastanza preciso, quello dell'indice di mortalità... si deve sottolineare che soprattutto nella popolazione maschile sulle neoplasie del colon - ecco perché gli "screening" mirati - abbiamo ancora una mortalità maggiore rispetto ad altre Regioni italiane, anche se ci sono stati negli anni, rispetto alla data in cui avevamo presentato il primo rapporto sulla mortalità in Valle, evidenti miglioramenti, miglioramenti che hanno avuto successi eclatanti per esempio nelle malattie dell'apparato digerente, anche perché sono migliorate le condizioni di vita e gli stili di vita. Abbiamo ancora rispetto a questo indicatore - bisogno di salute e morte - importanti margini di miglioramento soprattutto per quel che riguarda i fattori di rischio con l'aumento del rischio di malattie coronariche e la distanza dal centro di emergenza. Nelle malattie cardiocircolatorie la tempestività è determinante e in questo c'è un margine di miglioramento atteso, vuoi con il miglioramento delle tempistiche, con un'emergenza più significativa; abbiamo sottolineato diverse volte come sia importante avere un sistema di elisoccorso anche notturno, quello che è successo nel periodo di Natale con l'autorizzazione di 3 rotte notturne con un buon esito può essere il punto di partenza per assicurare in casi selezionati, per cui bisognerà poi avere dei protocolli ben precisi, un accesso più rapido per situazioni di emergenza, lo abbiamo già detto altre volte, posso annunciare che entro giugno 2008 l'emodinamica e l'angioplastica primaria in condizioni di emergenza saranno operative nel nostro Ospedale. In generale non si evidenziano vistosi squilibri all'interno della regione nei bisogni di salute, nonostante le difficoltà di accesso alle cure per situazioni di emergenza, le piccole dimensioni della regione favoriscono probabilmente un buon accesso alla rete dei servizi. Soprattutto sottolineo quello che si sta verificando nel campo della prevenzione, sui vari "screening", attualmente è stato finanziato da un ente bancario un nuovo "screening" sulla prevenzione dei tumori della pelle, e il grado di partecipazione dei cittadini a tutte le iniziative di "screening" è alto. Ciononostante alcune differenze: Aosta ha costantemente dei livelli di salute migliori del resto della Valle, soprattutto rispetto ai Comuni a più bassa scolarità, e si evidenziano maggiori bisogni di salute per queste aree che hanno un accesso ancora non così rapido. Qui si identificano i Comuni più riconducibili ad aree di svantaggio o di situazione sanitaria migliorabile, come quelle del Monte Rosa, Evançon, Walser, Alta Valle del Lys, che hanno rischi più elevati rispetto al resto della regione. Si sottolinea come gli stili di vita in queste zone, soprattutto l'assunzione dell'alcol e le malattie dell'apparato digerente siano ancora significative.
Analizziamo adesso la capacità di risposta, emerge qui una dicotomia evidente fra capoluogo, in cui si osservano tassi di ospedalizzazione elevati rispetto al resto della regione: questo vuol dire che il capoluogo ha un accesso più facile all'ospedalizzazione, ma ci poniamo anche il problema che se la risposta nel capoluogo è maggiore e se nei servizi sanitari c'è un indice di ricovero maggiore, vuol dire che l'appropriatezza deve ancora essere approfondita, nel senso che, come viene segnalato nell'atlante, i ricoveri sono in aumento per le patologie chirurgiche e sono invece in flessione per le patologie mediche. Anche su questo, se laddove i servizi sono maggiori, c'è un tasso di ospedalizzazione maggiore, bisogna verificare i livelli di appropriatezza, così anche una criticità rispetto a numeri di altre Regioni, ma la nostra dimensione orografica è diversa... la criticità del "day hospital" che dovrebbe essere spinto a livelli più sostenuti. Per quel che riguarda la grande problematica dell'equità, che qui è stata affrontata in modo molto preciso, si può sintetizzare e si può ragionare su questo, dicendo le osservazioni che ho fatto prima: bisogna avere un potenziamento del "day hospital" per tutta la Regione, rendere possibili certe pratiche di analisi e di interventi in tempi brevi non solo per chi abita ad Aosta e dintorni, ma le linee guida prevedono dei tempi di percorrenza per rendere possibile l'attività di ricovero in "day surgery". Il sistema comunque si dimostra abbastanza flessibile e soprattutto la sintesi è che vi sia assenza di differenze sistematiche sia sul piano geografico, sia sul piano sociale, per cui il sistema regionale è sempre o quasi sempre stato in grado di offrire gli stessi livelli di assistenza a tutti i cittadini della regione, indipendentemente dalla residenza e dalla condizione sociale, anche se il permanere di alcuni casi di differenze a svantaggio di alcune aree spesso stabili nel tempo suggerisce la possibile persistenza di aree di miglioramento dell'appropriatezza.
Termino dicendo che questi sono dati su cui ci proponiamo di lavorare e bisognerà lavorare tutti su questo per rendere tale sistema ancora più flessibile, più efficiente, dando più spazio al territorio, che in alcuni casi, comprende la fascia più debole. Un'attività e un'analisi dei servizi ambulatoriali e pronto soccorso fanno vedere che esistono delle difformità fra aree di bisogno e aree di utilizzo, margini di miglioramento soprattutto nella capacità di risposta dei vari territori e qui entrano in gioco gli specialisti sul territorio, i medici di famiglia che sono stati invitati ad entrare in un sistema che prevede sempre più maggiori rapporti. Il fatto che questo fenomeno... che accedano di più agli ambulatori e alla realtà del pronto soccorso gli abitanti di Aosta e del circondario forse fa significare che, di fronte ad un'offerta maggiore, anche la domanda sia stimolata e qui si pone il problema sempre più necessario e meno differibile di linee guida, per cui certe pratiche e certi esami vengano ricondotti a delle linee guida. Questo è un primo e unico, esistente in poche Regioni italiane, Atlante di geografia sanitaria, ringrazio chi con grande professionalità ha redatto tali notizie, chiaramente sarà per noi un punto di partenza per delle azioni sanitarie che devono essere sempre più mirate sia per quanto riguarda le prestazioni, sia per tutte le attività di prevenzione.
Presidente - Dichiaro aperta la discussione generale.
La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - È chiaro che questo è un documento di lavoro, condivido le osservazioni dell'Assessore sul lavoro egregio fatto dall'osservatorio, ripeto che è un documento di lavoro che dovrà essere utilizzato nei vari settori: da quello sociale a quello sanitario... Già altri documenti dell'osservatorio ci avevano aiutato a leggere i bisogni della popolazione sulla base del luogo di residenza, ricordo lo studio dei dati della popolazione valdostana, la sanità, suddivisi per distretto e questo consentiva ai vari distretti di confrontarsi e riflettere sulle condizioni di salute della popolazione a cui dovevano fare riferimento. Questa volta però l'analisi delle condizioni di salute viene fatta in modo sistematico e a tutto raggio, confrontandola anche con l'offerta dei servizi dislocati sul territorio. Alcuni punti che emergono da tale atlante potrebbero apparire banali se non fossero desunti da un'analisi puntuale di centinaia di dati incrociati fra di loro: altimetria, densità abitativa, tasso di occupazione, indice di scolarizzazione... ma il fatto che tutte le osservazioni siano accompagnate da dati ben organizzati ci consente di individuare alcune linee che dovrebbero guidare le azioni per contrastare l'attuale situazione di disequità, così come viene detto nell'introduzione al volume e dallo stesso Assessore quando dice che l'obiettivo di questo studio è provocatorio perché ci interroga su eventuali iniquità distributive per trovare loro conseguenti interventi correttivi di riequilibrio. L'obiettivo ossia è riequilibrare le risposte ai bisogni di salute sul territorio, in modo che i cittadini che risiedono in questa Valle, qualunque sia il luogo di residenza, che sia il centro Aosta o La Thuile, abbiano le stesse possibilità. Sono obiettivi che ci poniamo sempre in tutte le politiche per fare in modo che la gente non sia obbligata a venire ad Aosta per avere una risposta ad una serie di bisogni. Qui bisogna riflettere sulla politica abitativa; intanto va detto che è positivo che si è anche analizzato il territorio di Aosta spezzettandolo nei vari gruppi socialmente omogenei.
Emerge un fatto importante su cui vale la pena di riflettere, dicevo, ed è il fatto che la città di Aosta tende al suo interno ad avere sempre più persone anziane; c'è da chiedersi perché c'è un concentrarsi verso il centro della città di Aosta della popolazione anziana, quali sono le motivazioni: non solo il fatto che attorno a Via San Giocondo ci sono molti preti anziani, come qui viene sottolineato, certo c'è anche questo aspetto, ma non è il solo. Si tratta di chiedersi quale tipologia di contesto gli anziani necessitano per sentirsi rassicurati. Ci si chiede: un anziano solo in collina, o in una baita, o in un villaggio si sente rassicurato nell'avere le condizioni di vita normali? Questo è uno dei problemi che va affrontato, perché non bisogna trasformare la città di Aosta solo in un luogo di anziani. Seconda cosa: come mai le giovani coppie qui non riescono a trovare abitazione? Anche qui c'è una politica da fare, ma ci torneremo sopra.
Dicevo, può essere interessante questo atlante perché stimola e provoca un dibattito; vorrei evidenziare alcuni punti che emergono, che l'Assessore ha detto già: intanto è riaffermata la correlazione positiva fra condizioni di benessere e condizioni buone di salute, sembra una cosa banale, ma qui è documentata scientificamente, ossia una correlazione fra condizioni sociali ed economiche disagiate e situazioni più precarie di salute. Qui si ricorda anche che ormai è un dato della letteratura scientifica internazionale che la salute delle persone è più influenzata dalle caratteristiche socio-economiche degli individui che dagli interventi della medicina. A pagina 17 vengono riportate queste conclusioni, che sono ampiamente documentate dalla letteratura scientifica internazionale, qui risulta che tutta una serie di interventi che vengono fatti solo come medicina per la salute non sono assolutamente sufficienti. In secondo luogo tutti gli interventi che possono apparire solo di aiuto, di sostegno a famiglie in difficoltà, quasi come se fossero dettati da uno spirito di solidarietà: "noi siamo buoni, vogliamo che tutti stiano meglio, non sta bene vedere fra di noi i poveri", in realtà sono interventi che costituiscono un risparmio paradossalmente per gli investimenti sulla salute futura, ossia intervenire oggi per migliorare le condizioni socio-economiche degli individui e delle famiglie risulta un investimento e un risparmio per la medicina fra alcuni anni. Questo è importante da tener presente, perché paradossalmente tutto il discorso che abbiamo fatto sulla famiglia o sugli aiuti alle famiglie per gli alunni che vanno a scuola e che hanno bisogno, tutto questo viene ad operare nella prevenzione di uno stile di vita, di condizioni di vita che consentono anche dal punto di vista del benessere di stare meglio.
Secondo punto che emerge: viene riaffermata la correlazione positiva fra una persona inserita in un nucleo familiare e la salute, invece la persona che coincide con la famiglia monocomponente rischia di più una potenziale vulnerabilità sociale - pensiamo anche agli anziani -, qui però si tratta di fare un discorso provocatorio e di interrogarci. Giustamente continuiamo a dire che i figli devono andarsene via di casa perché devono farsi la loro famiglia, ma i genitori soli entrano in questa famiglia monocomponente quando rimane un solo genitore, quindi rimane debole il giovane da solo. Forse si tratta di ripensare a modelli familiari che consentano di mantenere forti relazioni fra i vari membri della famiglia, senza che convivano sotto lo stesso tetto. Ancora: questo ci fa toccare con mano quello che abbiamo detto più volte: che un elemento critico del nostro benessere è proprio la fragilità relazionale...
Si dà atto che dalle ore 12,16 assume la presidenza il Vicepresidente Tibaldi.
Presidente - ... invito i colleghi a parlare sottovoce perché non si sentono gli interventi...
Squarzino (Arc-VA) - ... grazie, Presidente. Fra l'altro, sarebbe utile, almeno avrebbero già alcuni elementi di lettura per questo documento... Tutto il lavoro di prevenzione che si fa sulla fragilità relazionale all'interno di un contesto quindi credo sia utile e vada nella direzione giusta.
Terzo punto: viene riaffermata l'importanza di portare sul territorio in modo sempre più capillare i servizi. Ricordava l'Assessore che molte volte la gente nelle zone in cui c'è minore possibilità di accesso ai servizi accede meno ai servizi, sembra tautologico, ma è così, mentre, laddove ci sono più servizi - ad Aosta -, la gente accede di più. Non so se è solo inappropriatezza questo, c'è da chiedersi se è solo inappropriatezza o se è trascuratezza, perché avviene? Prendiamo a pagina 51 l'elenco dei distretti e dei servizi che sono dati ai distretti e pensiamo a quanto dicevo stamani sul numero di ore alla settimana che è possibile il servizio specialistico nel distretto, lei capisce che è difficile che una persona che abita in periferia possa concentrare solo in quelle 2 ore alla settimana la sua possibilità di accedere ai servizi. C'è una rarefazione di presenze specialistiche sul territorio tale per cui è difficile accedere ai servizi; ad Aosta c'è un'offerta maggiore durante la settimana che facilita tale aspetto, per cui rifletterei su queste cose. Fra l'altro, notavo, non so se c'è un errore, stamani lei parlava dei servizi di ginecologia anche sul territorio, qui a pagina 51, rispetto ai distretti, non la presenta ancora come una delle specialità a servizio del territorio, faccio un esempio per dire come sul territorio vi sia una difficoltà di accesso.
Quarta osservazione: è riaffermata - dico "riaffermata" perché sono temi che molte volte qui abbiamo portato avanti e questa volta li troviamo documentati con dati, tabelle, percentuali molto chiare - la correlazione fra bassa scolarizzazione e potenziale rischio di svantaggio sociale. Noi siamo una Regione in cui la scolarizzazione è ancora molto bassa, non solo, offriamo anche lavori di bassa scolarizzazione! Noi alimentiamo anche un'economia che si basa su lavori di bassa scolarizzazione, quindi su una popolazione che ha nel suo "status" socio-economico un indice più basso rispetto ad altre di vantaggi nella salute. Chiediamoci queste cose quando affrontiamo i problemi! Credo che sempre più iniziative a sostegno della scuola, degli alunni e dell'istruzione vadano fatte e potenziate; qui do atto che ieri, discutendo sul tema delle borse di studio, l'Assessore Viérin si era impegnato a verificare in Giunta la possibilità di trovare le risorse per pagare tutte le borse di studio degli alunni che avrebbero diritto in base alla normativa relativamente al 2005-2006. Per la Giunta trovare quei soldi significa lavorare nell'ottica della salute complessiva della popolazione: questo vorrei fosse chiaro nelle scelte che vengono fatte! Come pure credo che tutto il lavoro che è stato fatto per quanto riguarda le borse di studio degli universitari, tale tentativo di mantenere gli stessi "standard" di criteri degli anni scorsi, che sono più favorevoli per i nostri studenti... ritengo sia anche questa un'iniziativa che va nell'ottica di prevenire rischi di salute.
Qui abbiamo un tasso di mortalità in Valle che è fra i più alti del Paese - lo si dice a pagina 32 -, anche se "in analogia con altre zone dell'arco alpino". In questo atlante forse non ci sono stati dei confronti con dati a livello nazionale, ossia vengono fatte delle affermazioni che riteniamo valide, giuste, ma avremmo preferito avere anche alcune tabelle per capire tale dato importante: uno dei più alti tassi di mortalità del Paese, anche se in analogia con altre zone dell'arco alpino, quindi capire "anche le altre regioni dell'arco alpino". Certamente qui dobbiamo porci il problema, siamo la Regione che spende di più per la salute, il nostro bilancio sanitario è quello che prevede una spesa pro capite la più alta d'Italia, poi siamo un Paese in cui la mortalità è ancora molto alta, pur essendo migliorata in questi ultimi anni: questo significa che non è sufficiente fare riferimento alla salubrità dell'ambiente, ma ci sono fattori su cui insistere. Do atto all'Assessore della sua attenzione rispetto al problema dell'alcolismo, dello stile di vita, ma registro che è solo, che c'è difficoltà affinché culturalmente si accolga tale nuova inversione di tendenza e tale sforzo rispetto agli stili di vita. La prevenzione quindi è molto importante e lo dimostra il fatto che dai dati risulta che in questi ultimi anni si è registrato un netto miglioramento della salute dei Valdostani (20%) proprio per quanto riguarda la diminuzione delle malattie, la cui causa è legata a misure di igiene e di assistenza sanitaria: questo vuol dire che con un'azione capillare sul territorio è possibile intervenire per migliorare la salute dei cittadini.
Non vado molto oltre, nella parte più sanitaria non sono in grado di capire la differenza fra un tipo di intervento chirurgico e l'altro, ho letto con attenzione, ma è un documento di lavoro per chi è addentro a tali questioni. Vorrei solo risottolineare come da questo lavoro risulta ancora più forte l'importanza di un'azione di prevenzione non solo rivolta al singolo individuo, per cui tutti i test che vengono fatti vanno tutti bene, gli "screening"... va tutto bene, ma qui siamo sempre ancora nell'ottica della medicina quando ricordiamoci che invece la salute delle persone è più influenzata dalle caratteristiche socio-economiche degli individui che non dagli interventi della medicina. Tutto bene questo, ma credo che dobbiamo fare ancora un grosso lavoro sul contesto familiare e sociale: il primo, su tutti i problemi legati alla precarietà, al lavoro, alla casa, perché l'Assessore sa bene che molte famiglie e anche i giovani che non trovano casa ad Aosta vanno fuori e le famiglie più povere non hanno neanche i mezzi privati per scendere in bassa Valle ad accedere ai servizi, quindi molte volte si tratta di dare alla famiglia la possibilità di muoversi in modo decoroso nella sua quotidianità; il secondo, sugli stili di vita, sulle relazioni fra le persone e i gruppi e credo che qui vi sia un lavoro enorme da fare, difficile da portare avanti. Capisco che è molto difficile, perché è più facile proporre uno "screening", dove si sa cosa si deve fare, quanto costa, il risultato che si ottiene, mentre proporre interventi rispetto alla prevenzione il risultato lo si può vedere fra 15 o 20 anni, però credo che dobbiamo lavorare in questa direzione e non solo per un risultato immediato, elettorale.
Presidente - La parola al Consigliere Sandri.
Sandri (PD) - Sembra quasi di lavorare in Commissione, nel senso che potremmo trovarci l'Assessore, io e la collega Squarzino e finiamo la discussione fra di noi, ma credo che questa sia un'occasione un po' persa perché tale Atlante di geografia - su cui dopo farò alcune osservazioni negative - è uno strumento che andrebbe adottato da tutti gli Assessori. Sarebbe interessante vedere l'Atlante dell'agricoltura della Valle, l'Atlante del credito della Valle, dei lavori pubblici, dei rifiuti... perché è uno degli strumenti, il più accessibile dal punto di vista del comprendonio, perché ci sono illustrazioni che sono facilmente interpretabili da tutti, perché questo non è uno strumento per esperti, ma è uno strumento per addetti del settore e costituisce un modo di lavorare intelligente. È il modo che consente di recuperare una serie di dati, esprimerli, su cui poi ognuno dà la propria interpretazione, però è eccezionale strumento di riflessione e alcune cose cercheremo di dirle in questo intervento.
Parlerò prima di alcune questioni metodologiche che non sono state focalizzate totalmente. Ritengo sia stato fatto un ottimo lavoro soprattutto per quanto riguarda l'accesso alle strutture, l'analisi dell'accesso all'Ospedale, al "day hospital"... un ottimo lavoro per quanto riguarda le patologie, ne sono state individuate alcune importanti. Mi sembra che nei fattori di rischio vi sia stata un'impronta troppo sociologica, nel senso che è vero la famiglia monoparentale, lo straniero, l'indirizzo scolastico... ma qui, trattandosi di mortalità, credo che si potesse fare un lavoro incentrato su altri temi: per esempio, qui si parla dell'importanza dell'altimetria, su alcuni indicatori come quello dell'accesso alle strutture o dell'emergenza vi fossero anche delle messe a confronto fra questi dati e l'altitudine in cui risiede la popolazione, non solo per Comune, ma per fasce di altitudine, ci potrebbe aiutare a capire nel caso di malattie polmonari o nel caso dell'emergenza l'altitudine che effetto può avere sui dati finali di mortalità, mobilità...
Emergono da tale lavoro 2 o 3 indicazioni di massima molto interessanti: la prima è stata detta dall'Assessore, io la riprendo, è che, di fronte a dati grossi, la mortalità, l'essere residenti e vicini all'Ospedale dà dei vantaggi che abitarci lontano, questo è un dato generale che nel prossimo atlante sarebbe interessante mettere in relazione, ad esempio, alla localizzazione dei centri di emergenza, al tempo di trasporto per vedere come intervenire per ridurre tale "gap". Così come l'accesso ai DGR medici, ai DRG chirurgici e a tutta una serie di strutture specialistiche ambulatoriali palesemente sono in stretta connessione con la distanza dalle strutture. Questa è stata una sorpresa per me, perché talvolta, quando si valuta la ramificazione importantissima sul territorio regionale dei consultori, uno si chiede: "ma non ne abbiamo mica troppi per caso?", poi, quando si vedono tali dati, ci si rende conto che forse il ragionamento da fare è più complicato. Io non ho la soluzione perché, se c'è troppa dispersione, si rischia di avere una qualità minore, di avere dei costi esagerati per dei servizi, ma è anche vero che la gente accede alle strutture se le strutture sono contigue, qui bisogna capire se è un problema di cultura, di mezzi di comunicazione... dico solo che c'è questo tema e si è evidenziato.
Il secondo punto su cui volevo riconoscere la bontà dei dati, ma anche il fatto che emerge una disparità notevole è sui servizi di tipo ambulatoriale. Siamo a differenze significative di accesso a seconda che il poliambulatorio o il consultorio sia più o meno nella propria zona. Credo che una riflessione sul ruolo dei medici di base si debba fare, perché questo è un dato non che delegittima i medici di base, ma che sulla domanda di salute il loro servizio o non è percepito come un servizio essenziale, o non riesce a rispondere a tutte le domande dei cittadini. Probabilmente la strada è quella di sottrarre ai medici di famiglia una serie di incombenze ripetitive: le mitiche ricette che si ripetono e di integrarli maggiormente con un altro tipo di attività all'interno della rete consultoriale, perché non è chiaramente possibile costruire un consultorio in ogni Comune, ma sicuramente prevedere che il presidio del medico di base sul territorio sia percepito come un presidio più ampio e forte è una cosa che deve essere valutata.
L'ultima osservazione è sul discorso della prevenzione, su cui sono totalmente in disaccordo con la collega Squarzino, non perché non sia giusta la prevenzione, ma perché dai dati che emergono abbiamo una stessa distribuzione dell'accesso alla prevenzione rispetto all'accesso al trattamento e alla riabilitazione, nel senso che le persone che abitano in periferia di fatto sono meno sensibili all'attività di prevenzione. Credo che questo dimostri non che la prevenzione sia più importante di altro, ma che, di fronte ai vari momenti della prevenzione, della diagnostica precoce o della cura delle malattie, quello che è essenziale è che il modello organizzativo funzioni. Da questo punto di vista, un grande sforzo della prossima legislatura sarà quello di rendere il più funzionale possibile il sistema di reti territoriali e di organizzazione dei differenti presidi.
Infine, la mortalità: la mortalità è nettamente migliorata, però, se si vedono i dati, qui sono fermi al 2002, si vede che c'è un netto miglioramento in tutta la regione, salvo la bassa Valle, la zona delle Comunità montane 6, 7, 8...
(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... non so se è colpa del Piemonte, come dice fuori microfono il Presidente Caveri, ma credo che vi possa essere una spiegazione tecnica e politica insieme, ossia probabilmente il presidio territoriale della bassa Valle non è sufficiente alle aspettative dei bisogni di salute della popolazione. Mi faccio delle domande, non ho delle risposte, non ci sarebbe però da questo dato da ritenere il suggerimento di prevedere un momento di pronto soccorso, di trattamento dell'emergenza in quella zona? O comunque un potenziamento del presidio di Donnas, in modo che possa rispondere a più esigenze che possono sorgere? Non ho risposta se si possa fare, ma è un tema su cui riflettere.
Sullo stimolo del Presidente della Regione che chiedeva perché non annettiamo Carema, a parte che affronteremo forse già questo pomeriggio il tema discutendo la questione del parco, perché la storia dice che Carema storicamente fa parte della Valle d'Aosta, poi queste sono disquisizioni che valuteremo, di certo so però che, se avessimo fatto una valutazione geografica di Carema, avremmo visto che da Carema a venire in Valle c'è tutto da guadagnare anche dal punto di vista della salute. Questo sarebbe di per sé un dato di vanto per noi, perché, anche se abbiamo un dato della mortalità alto, è in deciso e marcato miglioramento e, fra l'altro, è importante che il miglioramento sta avvenendo di più nei territori periferici, per cui il "gap" rispetto ad Aosta si sta riducendo. Questo è un dato nettamente positivo, per cui bisogna mettersi nelle condizioni di utilizzare sempre più strumenti di tale genere per riuscire ad identificare delle soluzioni.
Un'ultima battuta sulla questione dell'età anziana. Lo dice in modo lapalissiano la relazione che è la principale causa predisponente per quanto riguarda il rischio di mortalità, però faccio tale riflessione: se c'è stato aumento della durata della vita e malgrado questo c'è stata una così importante riduzione della mortalità, vuol dire che in quel settore qualche obiettivo è stato centrato. Non vorrei che vi fossero interessi privati in atti di ufficio da parte della collega Squarzino... però credo sia un segnale oggettivo di funzionamento; si può sempre fare meglio, ma le 2 cose sono un segnale positivo.
Presidente - La parola al Consigliere Frassy.
Frassy (CdL) - Ero in dubbio se intervenire nel commento di questo Atlante di geografia sanitaria, Assessore, ma l'intendimento del nostro gruppo era quello di evitare un dibattito politico su un insieme di dati che di politico hanno molto poco. Il fatto poi di non intervenire nel corso di questo dibattito avrebbe potuto essere equivocato per una carenza di interesse da parte della nostra componente politica rispetto alle problematiche della sanità e della salute in Valle, perciò cercherò di fare un breve intervento che non vuole fare il compendio di quanto è scritto in tali pagine, ma che vuole svolgere quelle poche considerazioni che possono avere attinenza al ruolo politico e amministrativo e di indirizzo che deve avere il Consiglio. Sicuramente non abbiamo quelle competenze medico-scientifiche per poterci addentrare nella valutazione e nell'esame delle appropriatezza di certi settori di interventi in ambito della chirurgia, della medicina o altro. Penso semplicemente che questo sia un elemento importante di approfondimento, sul quale possono essere fatte delle considerazioni di tipo generalistico che penso sia inutile ripetere in quest'aula, perché è abbastanza lapalisse che l'infartato vicino ad un ospedale abbia più "chance" rispetto a chi vive nello "chalet" isolato ai piedi del Gran Paradiso, sono scelte di vita che ognuno fa. Chi vive isolato dai centri attrezzati forse ha una qualità di vita migliore, ma ha un rischio maggiore, fa parte di scelte personali e su questo c'è poco da dire, come poco da dire c'è rispetto al fatto che più si è anziani più si muore.
Alcune considerazioni invece vorrei farle rispetto ad alcune scelte politiche. Sui centri traumatologici abbiamo già avuto modo di parlarne tempo addietro quando si discuteva dei centri rispetto al Piano socio-sanitario: il documento principe della programmazione della struttura sanitaria sul territorio regionale. A pagina 52 c'è una breve analisi della situazione e se concordiamo sul fatto che non tutti i centri abbiano la stessa potenzialità, perché concordiamo sul fatto che il centro di Pila, finita la stagione invernale, non abbia grande motivo di rimanere aperto, così come La Thuile, concordiamo che su Courmayeur e Cervinia, per la peculiarità turistica di quelle località, il centro rimanga aperto anche durante l'estate, esprimiamo dubbi che sul fatto che Champoluc e Gressoney, che sono centri a forte attrattiva estiva, non abbiano la stessa considerazione di Cervinia e Courmayeur. Vorremmo capire se questo nasce da una considerazione di quadratura dei bilanci o se invece nasce da altre considerazioni.
Che dire sull'assistenza ospedaliera, sulle analisi per DRG o le analisi sui ricoveri per acuti, piuttosto che su altre situazioni di gestione della sanità? Sono dei dati, Assessore, ma i dati affinché possano avere un elemento ulteriore di valutazione, dovrebbero avere dei raffronti non solo su un periodo precedente preso ad esame della stessa area analizzata, ma dei raffronti con le medie nazionali, piuttosto che del nord ovest. A questo punto ci potrebbe essere uno spazio per una maggiore valutazione politico-amministrativa su iniziative da intraprendere, per raddrizzare eventuali fuori media, ma, in assenza di un dato comparativo, è evidente che sono dati che si leggono e ognuno, in base ai propri convincimenti personali, li può ritenere più o meno soddisfacenti.
Mi ero ripromesso di fare un intervento breve e non un commento all'intera analisi, penso che questi siano gli aspetti più significativi sui quali il Consiglio possa esprimere qualcosa. Immagino che dalle sue risposte ci possano essere elementi di valutazione anche sulle analisi che abbiamo fatto.
Presidente - La parola all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Fosson.
Fosson (UV) - Intanto ringrazio chi è intervenuto perché questo ha comportato una lettura del testo, una lettura che è stata fatta in modo semplice, ma comunque era una lettura complessa e ringrazio dell'attenzione a quello che - ribadiva il collega Sandri - vuole essere un documento di lavoro molto onesto, anche se molto professionale e il quarto atlante presentato in tutte le Regioni d'Italia, ringrazio per questo ancora la dott.ssa Vittori e i suoi collaboratori. Come diceva il collega Sandri, è un documento di lavoro e non su tutto abbiamo una soluzione. Rileva in modo molto preciso certe anomalie su cui intervenire e questa sarà l'attività futura: stimola e quindi provoca un dibattito.
Alla collega Squarzino volevo confermare che siamo convinti che la salute dei Valdostani non dipende dalle attività sanitarie. Sono rimasto sconvolto da un seminario a Riva del Garda, in cui si diceva che su 100 abitanti 25 stanno bene per le nostre procedure sanitarie, il 15% per questioni genetiche su cui non possiamo intervenire e il 40% per stili di vita. Se applicassimo degli stili di vita corretti, potremmo non fare alcuna attività sanitaria - per assurdo! - e avremmo 40 persone su 100 che stanno bene. L'intervento futuro è proprio sugli stili di vita e questo è l'intervento più difficile, come quello sulla famiglia che disegnavo stamani, perché implica un fattore culturale e valoriale importante.
Sulle suggestioni del collega Sandri, l'altimetria, le malattie di montagna sono quelle sconosciute, nel senso che sono convinto che vi sia un'incidenza maggiore di certe malattie dovute alla persistenza dei malati in una quota, purtroppo non sono ancora studiate sufficientemente. Credo che l'ambulatorio di medicina di montagna, nato per altri fini, soprattutto per un'attività sportiva in alta quota, ma che andrà a vedere al benessere di chi lavora in alta montagna potrebbe portarci qualcosa di più. Sui medici di base mi trova non d'accordo, perché sono l'"ossatura" di un sistema sanitario diffuso; purtroppo i medici di base, su cui abbiamo molto investito, hanno delle incombenze di tipo amministrativo che sarebbe utile poter togliere, ma non sono dei medici dipendenti, sono dei medici convenzionati. Penso che nella prossima legislatura chi ci sarà dovrà prevedere delle forme innovative, anche se in tutto questo rimane un rapporto di fiducia fra l'utente e il medico di famiglia, che impone in tali nuove soluzioni il coordinare questa fiducia, che l'utente ha nel suo medico e proiettare in un'organizzazione diversa tale figura che è fondamentale per la Regione.
Sulla prevenzione sono d'accordo, nel senso che il sistema arriva a tutti, a me è arrivata in questi giorni la lettera di presentarmi per lo "screening" delle malattie del colon, perché il servizio postale può arrivare un po' in ritardo, ma la chiamata è per tutti. Sull'organizzazione degli "screening": facciamo tanti "screening" con tante organizzazioni diverse, dovremo arrivare ad un'unica organizzazione, anche il compito dei volontari lo abbiamo visto per la prevenzione e le terapie vaccinali, anche questo è un settore.
Su Pont-Saint-Martin e Donnas volevo solo sottolineare come lì la mortalità maggiore sia dovuta ad una popolazione più anziana che nelle altre zone. Questi atlanti, come quello della mortalità che ci aveva significato una mortalità particolare in una zona del Grand Combin, hanno comportato delle iniziative di prevenzione mirata in cui crediamo e l'aver sottolineato tali località comporterà un'attenzione e magari un potenziamento dell'attività di consultorio in quelle Regioni, piuttosto che in altre. Sul pronto soccorso a Donnas ci abbiamo pensato a lungo: c'era già un servizio di pronto soccorso una volta, ma, quando si mette in piedi un servizio di pronto soccorso, deve essere pronto soccorso, nel senso che riusciamo a garantire delle professionalità di un certo tipo continuamente o creiamo alla popolazione un filtro che non è sufficiente? Sicuramente alcune attività in quella zona vanno potenziate e lo stesso poliambulatorio dovrà essere più significativo di altri. Una delle ipotesi era spostare il centro traumatologico da Gressoney giù ma, come si sa, quando si toglie qualcosa a qualche Comune, uno può essere di tutti i "colori", ma togliere le cose che funzionano è molto difficile.
Per rispondere a quello che diceva il collega Frassy, concordo: i centri traumatologici da noi sono stati profondamente rivisti come organizzazione e qualità, sono stati gestiti con una continuità medica da gruppi di medici ed ortopedici; ad esempio, da quest'anno il centro traumatologico di Pila e quello di Courmayeur sono gestiti da un gruppo di ortopedici valdostani per un'esternalizzazione che tende a responsabilizzare chi ci lavora. Il fatto di estendere dei servizi nei periodi estivi è positivo, il problema è la sostenibilità economica. Noi ad esempio in centri come Champoluc e Gressoney d'estate abbiamo il medico di famiglia, mettiamo il medico turista su cui si potrebbe fare una discussione e poi c'è anche la guardia medica, il MET... ma se qualcuno si taglia, deve venire all'Ospedale di Aosta. Lì è quella riorganizzazione che dicevo dei servizi territoriali che auspichiamo. I centri traumatologici a Courmayeur e Cervinia sono aperti 40 giorni, è vero che il maggiore afflusso turistico è lì, ma le ricordo che in Alto Adige i centri traumatologici fanno 3-5.000 passaggi a stagione e noi abbiamo dei centri traumatologici come Gressoney che fanno 450 passaggi a stagione! Questo dà una dimensione del carico economico, perché tali osservazioni hanno sempre un grosso punto interrogativo: sono sostenibili economicamente?
Termino dicendo che su questo atlante non c'è un raffronto dei DRG, c'è sull'Atlante di mortalità ed è uno studio che facciamo sempre sulla mobilità. Qui, rispetto alle medie nazionali che lei diceva, c'è un ricorso ancora insufficiente al "day hospital", ma anche ad Aosta e non solo nei territori periferici.
Sulle degenze abbiamo lavorato molto... è cambiato perché è andato in pensione il Primario del Reparto di Oncologia. In Oncologia avevamo una degenza media di 16 giorni, quando tutte le oncologie d'Italia hanno una degenza media di 9-10 giorni e su questo abbiamo cominciato a lavorare perché il sistema organizzativo andava cambiato. Avevamo delle degenze in Geriatria di circa 2 anni, adesso sono di 20-30 giorni trovando altre soluzioni. Questi dati che lei dice sono dati di riferimento, perché se è vero che spendiamo più degli altri - e non potrebbe essere diverso in un bacino di utenza così piccolo -, dobbiamo spendere bene.
Ringrazio ancora tutti quelli che sono intervenuti per le osservazioni fatte.
Presidente - Vi sono altri interventi? Non c'è una votazione finale, ma una semplice presa d'atto, riteniamo che il Consiglio abbia preso atto del punto n. 37.
Il Consiglio prende atto della relazione.
(interruzione del Consigliere Sandri, fuori microfono)
Presidente - ... l'iscrizione la facciamo adesso se ci sono 24 presenti, mi sembra di no, la rinviamo al pomeriggio, collega Sandri. La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 16,00.
La seduta è tolta.
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La seduta termina alle ore 12,59.