Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3143 del 18 dicembre 2007 - Resoconto

OGGETTO N. 3143/XII - Discussione del disegno di legge: "Manutenzione del sistema normativo regionale. Modificazioni di leggi regionali e altre disposizioni".

Presidente - La parola al relatore, Consigliere Segretario Maquignaz.

Maquignaz (UV) - Il presente disegno di legge, finalizzato alla manutenzione periodica del sistema normativo regionale, modifica leggi regionali afferenti ambiti diversi e si compone di 38 articoli suddivisi in 8 capi, distinti per settori d'intervento. Il filone è quello di non mutare radicalmente la disciplina legislativa vigente, ma piuttosto quello di apportare modifiche necessarie volte a migliorare la comprensione del testo e/o coniugare meglio le varie leggi in vigore con le nuove normative che in qualche modo hanno un collegamento.

Per quanto riguarda il metodo di lavoro seguito, ogni Commissione consiliare ha esaminato gli articoli di rispettiva competenza e, dove l'ha ritenuto necessario, ha apportato le modifiche del caso.

La II Commissione, nella riunione del 5 novembre 2007, ha esaminato gli articoli:

- 1 che, al comma 1, esclude dal calcolo della percentuale massima del 15%, ai fini del conferimento di incarichi dirigenziali a personale esterno, l'incarico di Sovrintendente agli studi, nel caso in cui questo sia conferito a personale dirigente appartenente ai ruoli scolastici regionali, mentre, al comma 2, modifica il regime delle incompatibilità dei dipendenti della Regione e degli altri enti del comparto unico regionale. La Commissione ha emendamento il comma 2 estendendo anche ai dipendenti della carriera direttiva e della qualifica dirigenziale la possibilità di assumere incarichi negli organi di amministrazione delle società partecipate, anche indirettamente, dalla Regione, dagli enti locali e dagli altri enti pubblici appartenenti al comparto unico;

- 2 che, al comma 1, riconduce nel complesso della normativa regionale dedicata alla finanza locale la disciplina relativa al Patto di stabilità per gli enti locali valdostani, all'utilizzo delle somme restituite dagli enti locali e all'avanzo di amministrazione di finanza locale, mentre, al comma 2, prevede l'abrogazione di una serie di disposizioni;

- 4 che estende ai dipendenti che accedono ai posti di addetti alla polizia locale mediante procedure di mobilità interna, oltre all'obbligatorietà della formazione, anche quella del tirocinio;

- 5 che modifica la procedura per la scelta del contraente per l'acquisizione in economia di beni e di servizi. La Commissione ha emendato l'articolo elevando da 8.000 euro a 20.000 euro l'importo minimo in base al quale il dirigente responsabile deve richiedere i relativi preventivi;

- 8 che ridetermina i compiti dei responsabili del procedimento e dell'istruttoria;

- 18 che modifica i controlli attuati dalla Regione sulla destinazione dei finanziamenti contemplati dalla legge regionale 27 novembre 1990, n. 75 (Adesione della Regione al Consorzio garanzia fidi tra esercenti le liberi professioni in Valle d'Aosta. Interventi a favore dei Consorzi garanzia fidi);

- 19 che modifica l'elencazione dei soggetti beneficiari delle polizze assicurative che possono essere stipulate dalla Regione ad integrazione di quelle obbligatorie per legge o previste dai contratti collettivi;

- 21 che precisa che l'incarico di dirigente della struttura regionale competente in materia veterinaria non rientra nel calcolo della percentuale massima del 15%, ai fini del conferimento di incarichi dirigenziali a personale esterno.

Al termine della discussione la II Commissione, a maggioranza, ha espresso parere favorevole sugli articoli sopraccitati con 2 emendamenti che prevedono la sostituzione: il primo, del comma 2 dell'articolo 1; il secondo, dell'articolo 5.

All'esame della III Commissione, che ha espresso il proprio parere favorevole, a maggioranza, nella seduta del 14 novembre 2007, sono stati assegnati gli articoli 10, 23, 24, 25, 26, 27, 28 e 29. Il Consiglio permanente degli enti locali aveva espresso parere contrario alla formulazione degli articoli 26 e 27 che sono stati riformulati dall'Assessore al territorio, ambiente e opere pubbliche. La Commissione ha ritenuto pertanto opportuno audire, nel corso della riunione del 14 novembre 2007, il Consiglio permanente degli enti locali che ha espresso il proprio parere favorevole su tali nuovi articoli.

Si procede ad una breve illustrazione degli articoli che riguardano la III Commissione:

- l'articolo 10 inserisce una disciplina riguardante le modalità ed i casi di esercizio delle deroghe consentite dall'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, modifica l'esame per l'ottenimento dell'abilitazione venatoria e disciplina l'esonero dall'esame per gli addetti professionisti alla sorveglianza venatoria, la Commissione ha approvato un emendamento finalizzato a garantire la continuità nel campo della formazione faunistica;

- l'articolo 23 disciplina l'estinzione anticipata dei mutui contratti dalle cooperative edilizie, in relazione all'intervenuta nullità, e abroga il comma 2 dell'articolo 14 della legge regionale n. 56/1986, che prevede l'applicazione di penalità in caso di estinzione anticipata del mutuo;

- l'articolo 24 enumera le fattispecie in occasione delle quali il Presidente della Regione è legittimato ad autorizzare voli per i quali non si applicano i divieti stabiliti dalla legge;

- l'articolo 25 stabilisce la variazione dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati quale parametro unico di riferimento, ai fini dell'aggiornamento dei limiti di reddito per l'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica;

- l'articolo 26 apporta modificazioni alla legge regionale 20 giugno 1996, n. 12 "Legge regionale in materia di lavori pubblici", la Commissione ha approvato 2 emendamenti semplificativi rispetto al testo originario, tali modifiche consentono di recepire nella legislazione regionale la procedura negoziata per l'affidamento dei servizi di ingegneria e architettura per un importo inferiore a 100.000 euro, la norma, onde evitare un ricorso sistematico a tale procedura, prevede che le stazioni appaltanti predefiniscano, in piena autonomia, i casi in cui intendano avvalersene;

- l'articolo 27 ridisegna le modalità di funzionamento della Conferenza di pianificazione, istituisce una nuova classificazione dei terreni sedi di frane e definisce la perimetrazione e la disciplina d'uso delle aree soggette a colate detritiche. La Commissione ha approvato alcuni emendamenti che, tenendo conto delle osservazioni formulate dal Consiglio permanente degli enti locali, indicano nella norma i principi generali della materia e rinviano a successivi provvedimenti attuativi la disciplina degli aspetti di dettaglio;

- l'articolo 28 disciplina, fissandone le condizioni, gli interventi di adeguamento degli esercizi di ristorazione e delle strutture alberghiere esistenti nell'ottica di consentire la realizzazione di interventi volti al soddisfacimento di eventuali esigenze di riqualificazione e potenziamento dell'offerta turistica. La Commissione ha approvato un emendamento al comma 4 rivolto a definire che il rispetto delle norme richiamate nel comma si riferisce all'aumento della capacità ricettiva delle strutture alberghiere;

- l'articolo 29 stabilisce che la fideiussione concessa, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, lettera a), della legge regionale n. 5/2003, a garanzia dell'esatta realizzazione dell'intervento, deve essere di importo pari al contributo oggetto di erogazione anticipata.

La IV Commissione ha espresso il proprio parere favorevole, a maggioranza, nella riunione del 23 ottobre 2007 sugli articoli:

- 11 che include tra le produzioni ammesse a contributo anche quelle realizzate con manufatti ottenuti da scarti delle lavorazioni tipiche ed elimina dal novero dei requisiti previsti per le produzioni ammissibili a contributo quello relativo all'esclusione della lavorazione mediante macchine a motore;

- 12 che precisa la definizione di impianto di distribuzione carburanti ad uso privato;

- 13 che ammette l'iscrizione nel Registro dei produttori dei corsi di tecniche artigianali e che permette di ottenere contributi non solo per manifestazioni fieristiche ma anche per altri tipi di eventi di promozione e di valorizzazione dell'artigianato di tradizione. La Commissione ha emendato questo articolo sopprimendo la lettera a) del comma 1;

- 14 che prevede degli aggiornamenti conseguenti a modifiche della normativa comunitaria in materia di aiuti alle imprese;

- 15 che stabilisce le procedure di inquadramento nella qualifica dirigenziale del personale trasferito nei ruoli regionali in conseguenza del conferimento alla Regione delle funzioni in materia di lavoro;

- 16 che integra le attribuzioni del Centro di osservazione avanzato sulle energie di flusso e che dispone anche per i finanziamenti agevolati a valere sulla legge regionale n. 3/2006 l'esclusione di penalità in caso di estinzione anticipata;

- 30 che delimita l'ambito di applicazione per gli impianti di produzione di energia idroelettrica;

- 31 che contempla la possibilità per gruppi di sciatori accompagnati da maestri di sci di percorrere le piste di sci, anche al di fuori dell'orario di apertura, previa autorizzazione del gestore degli impianti e su richiesta degli esercenti pubblici esercizi situati lungo le piste;

- 32 che adegua la disciplina regionale per i posti tappa escursionistici, ovvero i cosiddetti "dortoirs", in relazione alla segnalazione dell'Autorità Garante della concorrenza e del mercato;

- 33 che consente l'apposizione di pubblicità nelle stazioni, sui sostegni e sui veicoli degli impianti a fune, purché non siano compromesse la partecipazione attiva del viaggiatore, la sua attenzione verso le indicazioni per la sicurezza durante il trasporto, e che introduce la possibilità di disciplinare l'effettuazione del trasporto a chiamata, oltre che sulla base del corrispettivo chilometrico, anche sulla base di un corrispettivo orario;

- 34 che chiarisce l'ambito e le modalità di applicazione della normativa in materia di interventi nel settore termale;

- 35 che recepisce le novità introdotte dal decreto-legge n. 7/2007 in relazione ai soggetti che possono svolgere l'attività di guida turistica e di accompagnatore turistico, che promuove la conoscenza di lingue straniere e che prevede un coordinamento ed una semplificazione degli adempimenti e dei procedimenti amministrativi previsti;

- 36 reca disposizioni in materia di controllo sugli impianti tecnici a fune;

- 37 che disciplina i requisiti di distanza minima che debbono essere posseduti dalle strutture di nuova edificazione per poter accedere ai benefici di legge previsti;

- 38 che precisa alcuni aspetti legati al trasferimento alla "Chambre" delle funzioni amministrative per la gestione del ruolo dei mediatori.

La V Commissione ha espresso il proprio parere favorevole, a maggioranza, nella riunione del 14 novembre 2007 sugli articoli 20, 22 e 31. L'articolo 20 dispone l'abrogazione delle leggi regionali n. 57/1990 e n. 48/1991, entrambe da tempo non più finanziate. L'articolo 22 detta disposizioni in materia di prevenzione incendi per le strutture residenziali socio-assistenziali per anziani (prevalentemente microcomunità) ed è stato emendato dalla Commissione. L'articolo 31 contempla la possibilità per gruppi di sciatori accompagnati da maestri di sci di percorrere le piste di sci, anche al di fuori dell'orario di apertura, previa autorizzazione del gestore degli impianti e su richiesta degli esercenti pubblici esercizi situati lungo le piste.

La I Commissione ha svolto il ruolo di capofila del disegno di legge. Nella riunione del 20 novembre 2007 la I Commissione ha esaminato gli articoli:

- 3 che ridefinisce l'ambito di esercizio della funzione consultiva affidata al Consiglio permanente degli enti locali stabilendo che il parere dell'organismo in questione sia reso obbligatoriamente sulle sole proposte normative o di atti amministrativi a contenuto generale che attengono a materie di interesse per gli enti locali ed in tempo utile per l'avvio dei lavori delle Commissioni. La Commissione ha emendato: il comma 1 dell'articolo 3 per una migliore comprensione della norma;

- 6 che stabilisce che al conferimento delle benemerenze regionali, denominate "Amis de la Vallée d'Aoste" e "Chevalier de l'autonomie", si provveda con deliberazione della Giunta regionale;

- 7 che proroga al 7 febbraio 2007 il termine dei lavori della Convenzione per l'autonomia e lo Statuto speciale della Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste;

- 9 che detta disposizioni in materia di incarichi conferiti in connessione con il mandato elettivo;

- 17 che definisce con maggiore chiarezza terminologica i concetti di assegnazione dei generi contingentati, di fido e di buono di prelievo. Le modifiche approvate dalla Commissione ai commi 1 e 2 dell'articolo in questione sono finalizzate a definire con maggiore chiarezza terminologica i concetti di assegnazione dei generi contingentati e di buono di prelievo.

Al termine della discussione la I Commissione, a maggioranza, ha espresso parere favorevole sugli articoli sopracitati e ha predisposto un nuovo testo.

Nella veste, quindi, di relatore generale ed in collaborazione con i relatori della II Commissione, Roberto Vicquéry, della III Commissione, Fedele Borre, della IV Commissione, Renato Praduroux, e della V Commissione, Dario Comé, vi proponiamo l'approvazione del nuovo testo del disegno di legge n. 186.

Président - La parole au Conseiller Sandri.

Sandri (PD) - La questione posta principalmente da tale disegno di legge è anzitutto un problema procedurale, nel senso che mi ha francamente un po' stupito e fatto riflettere l'aver constatato nel lavoro di questi mesi in Commissione che numerose materie affrontate da tale disegno di legge si riferiscono a modifiche di leggi approvate nel corso dell'anno, in particolare pensiamo alla disciplina della professione di mediatore, articolo 38, è una legge che è stata promulgata il 29 marzo. Abbiamo altri interventi che sono stati previsti per altre leggi molto recenti e credo che questo sia il segnale che in termini di efficacia del Consiglio, il lavoro in Commissione non si sta svolgendo come dovrebbe e questo perché, se le leggi fossero valutate con più attenzione in Commissione, si "sviscerassero" meglio i problemi, non vi fosse sempre l'angoscia della fretta che bisogna approvare il testo per mandarlo in aula, ma vi fosse la capacità di un ragionamento serio e approfondito non si dovrebbe arrivare agli ultimi minuti con dei testi non corretti e poi nella "omnibus" perdere del tempo per andare a correggere gli errori fatti nelle leggi precedenti. La maggioranza delle leggi che sono emendate in questo testo sono successive al 2003, quasi tutte del 2005-2006, e questo dà il segnale di un diverso approccio che si deve prendere. Nella vicina Confederazione svizzera la media del tempo che ci vuole per fare una legge è un anno e mezzo, perché loro hanno una procedura un poco diversa, ossia un progetto di legge passa all'aula immediatamente, non che va in Commissione come da noi, non per una valutazione sul contenuto, ma per una valutazione se quell'argomento è di interesse della collettività. In caso affermativo, ossia se ha un primo parere favorevole dell'aula, allora va in Commissione e lì giace per parecchio tempo, perché deve avere tutta una serie di procedure di concertazione con le forze sociali, con le forze politiche, con le persone interessate e i soggetti interessati alla questione, poi il testo viene elaborato e, dato che in queste Commissioni si lavora al di là della posizione di essere in maggioranza o in opposizione, il testo viene elaborato con molta attenzione e poi finalmente arriva in aula, dove non esistono gli emendamenti, ma esiste solo la valutazione sul testo finale. Tutto il lavoro degli emendamenti quindi viene fatto nella fase di Commissione, è un modo diverso che hanno di operare, ma la durata media delle leggi in Svizzera si misura nell'ordine di decenni, non degli anni, senza fare una modifica. Questa è una valutazione che porto al dibattito e al confronto con tutti, non c'è una ricetta, ma è un segnale secondo me che la qualità della legislazione è abbastanza bassa e mi permetto un particolare accenno alle materie urbanistiche. Mi ha fatto piacere che, grazie all'intervento del CELVA, la Commissione competente abbia stralciato larga parte degli articoli 25-26-27, il 27 soprattutto, che era una cosa enorme, al di là del contenuto, queste leggi sull'urbanistica sicuramente ci vuole tutta una serie di dettagli... ma probabilmente meriterebbe una revisione completa dal punto di vista lessicale, perché c'è una ridondanza di impostazione, una precisione esagerata nel dettagliare qualunque tipo di possibilità, che sicuramente può essere utile dal punto di vista della attuazione pratica ma, dal punto di vista della tecnica, ne impedisce un'analisi corretta, perché è evidente che o sei un tecnico di altissima competenza, o su quei temi non puoi intervenire minimamente.

Fatta questa premessa di tipo generale, è evidente che nell'analisi puntuale dei vari tipi di articolato si deve passare a valutare questioni che sono completamente diverse: qui si va dai trasporti alle modificazioni della valutazione dell'uso delle piste di sci, alla normativa dei dirigenti della Regione, all'urbanistica, alle frane, è veramente una cosa molto ampia che ha comportato delle grosse difficoltà. Come gruppo del "PD", comunque, abbiamo presentato una quarantina di emendamenti al testo puntuali, nel senso che sono una parte di modifica del testo che è stato proposto e un'altra di integrazione e di sostituzione con argomenti concernenti la normativa di riferimento. Inoltre, qui passiamo all'analisi dell'articolato, abbiamo presentato un ordine del giorno collegato all'articolo 1, articolo su cui abbiamo predisposto svariati emendamenti e le motivazioni sono di 2 tipi: la prima legata alla questione dei dirigenti di nomina fiduciaria, in questo testo si va a modificare la legge n. 45/1995 proprio riducendo ulteriormente le obbligatorietà attraverso il meccanismo del concorso nella scelta dei dirigenti, ma aumentando il limite massimo del 15% come disponibile per l'assunzione di dirigenti in quota fiduciaria, togliendo da questo conteggio l'incarico di Sovrintendente. Noi invece intendiamo andare in una direzione assolutamente contraria e abbiamo proposto di tornare ad una maggiore valutazione per concorso di tutta una serie di nomine, intendendo che il Capoufficio di rappresentanza a Bruxelles e quello di Roma, il Comandante e il Vicecomandante del Corpo forestale della Valle d'Aosta, il Capo Ufficio informazione e stampa della Presidenza del Consiglio e il Direttore dell'Agenzia del lavoro sono delle posizioni che nulla hanno a che vedere con il meccanismo della fiducia personale, perché soprattutto il Direttore dell'Agenzia del lavoro dovrebbe essere persona che arriva per concorso e non per fiducia del politico di turno. Credo che questo sia il segnale di un sistema politico capace di confrontarsi con capacità e intelligenza con il sistema dei dirigenti, senza aver bisogno di mettere lì la persona che alla fine dice sempre "sì". Riteniamo quindi opportuno fare una grande riflessione, per questo abbiamo presentato tale emendamento, perché il trucchetto che troveremo anche per il Dirigente veterinario di utilizzare del personale già in forza all'Amministrazione regionale consente di allargare ulteriormente i margini per le scelte di fiducia. Non credo sia una buona strada, anzi sarebbe ora di ridurre questo tipo di intervento al minimo, ossia al Gabinetto del Presidente della Regione e poco più. Naturalmente, se non è possibile recepire - negli emendamenti li abbiamo fatti a scalare, prima li abbiamo tolti tutti, ossia dal Capoufficio di Bruxelles fino all'Agenzia del lavoro ad arrivare fino al solo Direttore dell'Agenzia del lavoro -, chiediamo l'abrogazione di tutto il primo comma dell'articolo. Per brevità non commenterò tutti gli emendamenti, che affronteremo passo passo; mi sembra importante però rendersi conto che su questo tema dell'assunzione dei dirigenti si giocano molte delle capacità di interagire tra il politico e il dirigente e quindi di fare il bene della nostra Amministrazione.

L'ordine del giorno che abbiamo presentato invece riflette un poco sulle dimissioni del Presidente della "CVA", dimissioni che sono state date il 7 dicembre, ma che non si sono accompagnate con la nomina del nuovo Presidente: questo rischia di dare una situazione che è al limite della correttezza rispetto alla normativa regionale, che dice che chi si volesse candidare - vi è quindi un problema di tutela del regolare svolgimento delle prossime elezioni - l'anno prossimo alle elezioni deve dimettersi dalla carica di Presidente di "CVA" come di altre società. In questo caso, se il Presidente non è sostituito, di fatto il Consigliere che rimane nel Consiglio di amministrazione potrebbe svolgere un ruolo di influenza che ricalca non formalmente, ma concretamente il ruolo del Presidente e questo ci sembra che non consenta di dare un giudizio sereno a livello elettorale, perché c'è una posizione di privilegio che questo Consiglio all'unanimità o quasi ha cassato. Bisogna allora prevedere un impegno da parte del Presidente della Regione in quanto rappresentante della Regione, quindi rappresentante di chi ha la titolarità attraverso "Finaosta", perché entro il 31 dicembre sia nominato il nuovo Presidente di "Finaosta". Noi proponiamo che sia un dirigente regionale, rispetto all'articolo 1, comma 2, che consente ai dirigenti regionali di rappresentare la Regione all'interno di società partecipate: questo potrebbe essere un buon passaggio per iniziare ad attuare tale normativa, in modo che una persona di provate capacità, e nell'Amministrazione regionale ve ne sono parecchie... oltretutto, avendo un settore energia che da tanto tempo è uno dei settori portanti dell'Assessorato delle attività produttive, e poi anche delle opere pubbliche è stato anche tale servizio... credo che si potranno trovare delle persone capaci di interpretare correttamente, perché non vi sia equivoco sul fatto di chi fa in concreto il Presidente di "CVA"... questo verrà poi votato al momento della discussione del primo articolo.

Un'altra valutazione che abbiamo presentato, che ci pare relativamente importante - e che c'è nell'articolo 3 -, ma che abbiamo ripresentato anche in altre occasioni, così come lo presenteremo anche sul disciplinare per i rapporti fra Casa da gioco e Regione, è quella di riportare, per quanto possibile, sotto il controllo del Consiglio regionale una serie di attività, per esempio, nel caso dell'articolo 3 vi sono una serie di passaggi che sono di competenza della Giunta regionale. Non vogliamo mettere in discussione questo, ma ci pare opportuno sottoporre anche il giudizio al Consiglio regionale e quindi la funzione della Giunta rimarrebbe quella di proporre un provvedimento, perché ha gli strumenti per valutare e definire una proposta, ma che poi questa proposta sia definita dal Consiglio regionale. Così come in un'altra serie di passaggi non ci si può limitare al parere del CPEL, anche se in campo di enti locali, visto che qui stiamo parlando di enti locali, è il soggetto di riferimento, ma credo sia importante informare della questione la Commissione competente in materia, quindi in alcuni casi è stato aggiunto "sentita la competente Commissione consiliare permanente".

Per quanto riguarda poi la questione legata alla trasmissione di pareri di legge al Consiglio, abbiamo predisposto che si trasmettano non solo i progetti di legge che incidono significativamente sulle funzioni proprie e sull'attività degli enti locali, ma che riguardino o interessino gli enti locali. Qui dobbiamo capire che rapporto vogliamo avere con gli enti locali... certo, potremmo anche utilizzare questo rapporto solo per avere un confronto sui temi che interessano l'ente locale nelle sue funzioni, ma credo che acquisire un parere dagli enti locali anche su argomenti più generali può essere un contributo utile alla definizione di progetti di legge più meditati, che durino di più nel tempo. Qui torniamo al discorso di prima, se riteniamo opportuno modificare l'iter delle leggi e avere più tempo per valutare i progetti di legge, credo che questo tempo debba essere utilizzato per avere una maggiore concertazione e quale migliore concertazione possiamo avere se non proprio con gli enti locali, che sono l'interfaccia politico-amministrativa tra noi e il territorio. Auspichiamo quindi che possa essere accolta una dizione più ampia di quanto non sia attualmente nel testo del disegno di legge n. 186.

Abbiamo fatto qualche altra osservazione per l'acquisizione dei beni immobili, ma su questo non è così significativo, andremo avanti. Abbiamo valutato anche che vi sono ulteriori casi, anche sulla questione delle benemerenze, in cui "sentita la Commissione consiliare competente", potrebbe essere utile, qui ci siamo anche allargati prevedendo il parere - anche se non obbligatoriamente positivo - della Commissione, perché? È una questione che avevamo già sollevato in aula: le benemerenze sono un momento di unità di tutta la Regione, di tutto l'organo che rappresenta la Regione - il Consiglio regionale -, ma la procedura attualmente è tutta nelle mani del Presidente della Regione e del Consiglio, che in Valle d'Aosta sono da tradizione entrambi di maggioranza. Questo significa che nel procedimento di attribuzione delle benemerenze, salvo atteggiamenti paternalistici, non esiste alcuna procedura che garantisca alle minoranze di poter almeno esprimere un parere, se ne tenga conto oppure no. Riteniamo opportuno che vi sia un maggiore coinvolgimento delle istituzioni, ma questo è possibile solo se si coinvolgono fisicamente nelle procedure e qui riteniamo che si possa fare un piccolo sforzo e trovare il modo di dare un segnale forte a tutta la Regione.

In materia di Convenzione per l'autonomia a Statuto speciale riteniamo che il lavoro fatto fino ad oggi sia un lavoro che ha dei lati positivi, dei lati che ci convincono di meno, ma è stato un lavoro con cui è stato raccolto un certo materiale rilevante che si aggiunge a quelli fatti già dalla "Commissione Nicco" e dalla "Commissione Louvin" nelle legislature scorse. Oggi però ci sembra che questo lavoro non sia stato in grado di coinvolgere la popolazione. Abbiamo dato un'occhiata al "Forum", ci sembra che il "Forum" non abbia risposto alle aspettative di interazione con il territorio, in quanto ritroviamo grosso modo gli stessi protagonisti che ci sono sulla rubrica "Lettere al Direttore" della pagina locale del quotidiano "La Stampa", ossia quelle persone che già tradizionalmente sono disponibili ad esternare quando e perché le loro idee, però manca totalmente il confronto con tutta la popolazione, con gli enti locali, con le istanze territoriali. Credo che su questi temi si debba fare un cambio di passo, che non ci sembra sia possibile fare in tale legislatura, per cui la nostra opinione è che la Convenzione debba terminare i suoi lavori nel più breve tempo possibile portando a casa un risultato che nel bilancio totale ha una certa positività, di utilizzare questo tipo di lavoro per l'approfondimento della questione, ma che si dovrà poi entrare in una fase operativa ovviamente nella prossima legislatura.

Per quanto riguarda gli altri articoli, ve n'è qualcuno che è abbastanza pericoloso, in particolare l'articolo 11; mi dispiace che non vi sia l'Assessore competente perché questo articolo è la testimonianza che "l'omnibus" rischia di fare dei disastri, nel senso che, sottratti al contesto della legge, tali provvedimenti rischiano di essere "lanciati così", ma di non dare nemmeno più la percezione se sono in sintonia con la legge o meno. La legge in questione - la n. 44/1991 - è una legge che ha funzionato visto che sono 16 anni che resiste senza grossi problemi, è una legge in materia di produzioni artigianali tipiche e tradizionali e al primo punto recita: "le produzioni tipiche artigianali devono essere fatte a mano". Erano previste quindi una serie di verifiche che questa prescrizione fosse mantenuta, qui invece apriamo una voragine rispetto alle produzioni di tipo industriale, perché, quando si dice che le lavorazioni possono essere prevalentemente manuali, si apre un discorso di tipo qualitativo: chi è che decide qual è la prevalenza? È il 51%, il 58%, il 60%, il 70%, l'80%? Potrebbero essere bassorilievi fatti totalmente a macchina e poi rifiniti a mano, e quelli rientrano nell'artigianato tipico. Credo che questo sia un gravissimo attacco alla qualità dell'artigianato tipico. Qui non possiamo rincorrere le spinte di interesse di questo o di quel soggetto, noi dobbiamo garantire la qualità; è un discorso che non vale solo per l'artigianato, riguarda qualunque aspetto della Valle: siamo piccoli, siamo fragili, abbiamo un territorio molto più difficile di quello di qualunque altra Regione europea, dopodiché non possiamo che trarne un'unica conseguenza, ossia quello che ci può difendere è la qualità e la qualità si difende proprio evitando che vi sia il degrado, per esempio, nelle lavorazioni tipiche del lavoro fatto a macchina, invece qui si attiva proprio la possibilità di lavorazioni totalmente manuali. Credo che, da questo punto di vista, bisognerà rivedere l'impostazione che vogliamo dare, perché si rischia davvero di arrivare fra qualche anno in cui i nostri artigiani, quelli più capaci, quelli che dopo anni e anni di diletto nel fare queste sculture si sono lanciati nell'attuazione di una professione vera e propria, con apertura di botteghe in cui loro vogliono vivere, subiscono una concorrenza sleale autorizzata dall'Amministrazione regionale stessa, per cui, da un lato, si danno i contributi alle botteghe e, dall'altro, si fanno morire le botteghe aprendo gli spazi agli industriali, che si potranno fregiare di una serie di titoli che sono legati all'artigianato tipico valdostano. Non ci sembra che sia un segnale intelligente per la nostra Regione.

Dimenticavo un passaggio importante rispetto all'articolo 8, che riguarda la legge sull'accesso amministrativo, la responsabilità del procedimento dell'istruttoria. La legge n. 19/2007 - altra legge fatta nel 2007 che siamo qui a modificare - che sono le nuove disposizioni in materia di procedimento amministrativo... per chiarire la funzione del Consigliere regionale, proponiamo che si metta un nuovo comma all'articolo 40 che preveda il diritto di accesso ai documenti amministrativi in ogni caso ai Consiglieri regionali, che ne possano anche ottenere immediata e gratuita copia: questo è un problema che viviamo costantemente, nel senso che è quasi impossibile ottenere atti amministrativi dai Comuni o atti amministrativi delle Comunità montane. Il Consigliere regionale, per poter svolgere la sua funzione, ha la necessità di avere libero accesso, ovviamente compensata con il fatto che ha anche la responsabilità di questi documenti amministrativi rispetto a terzi nel caso ne faccia un uso improprio, ma è indispensabile che il Consigliere regionale possa accedere rapidamente a tale tipo di documentazione.

Esiste anche un'altra questione importante che riguarda sempre i Consiglieri regionali: abbiamo richiesto in merito all'articolo 9 che l'assunzione di incarichi conferiti in connessione con il mandato elettivo in virtù di disposizioni legislative siano obbligatori, questo ci sembra una cosa corretta per quanto riguarda gli Assessori, ma non riteniamo opportuno che i Consiglieri abbiano deleghe di questo genere, altrimenti si rischia di fare confusione fra Giunta e Consiglio. Faccio un esempio: la Giunta in questo Consiglio regionale è formata da 8 persone su una maggioranza di 22-23 persone, è quasi la metà della maggioranza, ma, se aggiungiamo qualche delega o qualche incarico obbligatorio, qualche funzione che coinvolga nel meccanismo della gestione i Consiglieri di maggioranza, arriviamo che la maggioranza della maggioranza fa parte dell'Esecutivo direttamente o indirettamente, quindi diventa uno stravolgimento delle istituzioni valdostane, per cui l'Esecutivo ha un potere totale sul Consiglio regionale, potere che sottrae al Consiglio la possibilità di fare da contrappeso alla Giunta regionale. Non perché si voglia impedire alla Giunta di svolgere il proprio lavoro, ma non è giusto che la parte legislativa e di controllo sia condizionata dal fatto che con l'attribuzione di deleghe a questo o quel Consigliere in questo momento qui attraverso l'articolo 9 anche in forma obbligatoria si faccia una strage dei diritti del Consiglio e si impedisca l'attuazione dei compiti istituzionali propri del Consiglio regionale.

Tornando all'artigianato tipico di tradizione, abbiamo ritenuto invece importante, per far capire l'impostazione completamente diversa che vorremmo dare a questo tipo di legislazione, stimolare un'evoluzione, ma non nel senso di dare spazio alle macchine, ma un'evoluzione in senso positivo dell'artigianato di tradizione, per cui chiediamo che i contributi alle cooperative di tradizione possano andare non solo per la partecipazione a fiere e per l'attività promozionale, ma anche per l'attività di miglioramento della qualità e per la ricerca, l'innovazione e l'affinamento della lavorazione del prodotto finale, perché, anche rimanendo nell'artigianato e senza andare nella parte industriale, nulla vieta che si faccia un'attività di ricerca, di miglioramento, di affinamento, in modo che la qualità di questi prodotti possa continuare ad evolvere - sempre nel grande solco dell'evoluzione dei secoli passati - perché l'intelligenza umana, l'esperienza possono dare ancora la possibilità di fare dei passi ulteriori in avanti, pur rimanendo all'interno di lavorazioni di tipo tradizionale. Tradizionale non vuol dire arrestarsi ad una fotografia dell'esistente, ma vuol dire che noi continuiamo a produrre manualmente tutta una serie di lavorati, ma facendo evolvere questo tipo di produzione in rapporto con gli stimoli della società moderna. Devo dire che una delle soddisfazioni più grosse che ho potuto leggere negli occhi delle lavoratrici de "Lou Dzeut" di Champorcher è il fatto che una grande ditta di abbigliamento di lusso abbia utilizzato i loro filati, ma per fare questo hanno bisogno di migliorare ancora, perché tale ditta chiede un prodotto di altissima qualità. Nulla vieta che si possano dare dei contributi per fare della ricerca, affinché questi telai possano avere dei miglioramenti, avere una produttività più alta in termini di qualità e non solo di quantità, in modo che questo possa dare in futuro una maggiore possibilità di reddito per le persone che ci lavorano.

Per quanto riguarda sempre l'artigianato, ma passando all'articolo 13 che prevede... è la legge n. 2/2003, l'artigianato valdostano di tradizione, abbiamo ritenuto di presentare alcuni emendamenti per ripulire un poco la Fiera di Sant'Orso di alcune cose che di tradizionale non hanno niente. Anche nella parte centrale di Piazza Chanoux, dove dovrebbe esserci il "must" della produzione valdostana, vi troviamo sofà, poltrone, porte, infissi a vetri, ossia una serie di produzioni che nulla hanno a che fare con l'artigianato di tradizione, per cui chiediamo che le cucine all'americana, per quanto fatte da falegnami valdostani, non siano considerate artigianato di tradizione, perché non lo sono! I mobili vanno bene purché rientrino nella tradizione delle case valdostane, non che ci si metta a fare delle cose che sono ridicole e controproducenti rispetto all'immagine della Regione e del nostro artigianato! Così come non si possono mettere gli oggetti per la casa senza specificare che non possono essere considerati... ciò che non è di arredo... finché sono oggetto di arredo tradizionale, va benissimo, ma non oggetti come infissi o porte, o altri elementi strutturali che nulla hanno a che vedere con il sistema della tradizione valdostana. Forse sulle porte si potrebbe valutare, ossia i portoncini come tradizionalmente ci sono nelle case della Regione potrebbero essere previsti, ma non le normale porte interne di appartamento. Questo diventa un problema surrettizio di utilizzo incongruo di finanziamenti per l'artigianato tipico di tradizione: mi metto industrialmente o semi industrialmente a predisporre degli infissi e prendo una "barcata" di soldi perché per l'artigianato di tradizione c'è un fortissimo - e giusto - impegno della Regione per il suo sostegno, ma che non va all'artigiano che intaglia o che fa il vimini, ma va all'artigiano che dovrebbe utilizzare, visto che fa larga parte della produzione a macchina, altro tipo di legislazione, altro tipo di sostegno. Anche una maggiore vigilanza da parte della Regione non sarebbe male, perché la mia impressione è che molti dei soldi dell'artigianato tipico finiscano nell'acquistare furgonette e autovetture da parte di queste piccole imprese.

Sempre sullo stesso argomento, all'articolo 13 abbiamo presentato un emendamento che valorizza l'Albo dei maestri artigiani, piuttosto che l'Associazione dei produttori, perché di nuovo qui si cerca di giocare con il plurale, ossia l'Associazione di produttori prevede sia quelli che lo fanno come artigiani tipici, che sono dei maestri di bottega che fanno ancora queste lavorazioni tradizionali, insieme con quelli che lo fanno a livello semi industriale. Mi sembra che negli organismi consultivi, almeno lì il maestro artigiano debba avere un ruolo preminente rispetto a quello che ha attualmente. Negli articoli successivi gli interventi fondamentali sono 2: il primo è la questione degli interventi per quanto riguarda il risparmio energetico e la produzione di energie rinnovabili; sulle energie rinnovabili non c'è in Valle un accento significativo sulla questione dell'eolico. So che alcune frange estremiste di Sinistra sono contrarie o comunque hanno delle grosse perplessità sull'eolico, io ne ho molte di meno, ritengo che sia un'energia rinnovabile che in valle è presente in larga quantità, il Presidente della Regione è originario di Verrès, che è una località valdostana che gode per 8-9 mesi all'anno di venti stabilizzati, ossia di venti costanti che soffiano anche ad una certa potenza. Non si capisce perché questa energia non possa essere raccolta e non possa essere integrata nel sistema di energia valdostano: questo consentirebbe un maggiore benessere per la Regione, ma soprattutto una diversificazione delle fonti. Questo andrebbe fra l'altro nella direzione di offrire ad alcuni Comuni valdostani che hanno tali condizioni favorevoli di poter ulteriormente integrare le proprie entrate comunali come si fa per l'energia idroelettrica con l'energia eolica, ma con un piccolo vantaggio: che si potrebbe ridurre l'impatto della sottrazione delle acque al deflusso e quindi questo aumento di energia eolica potrebbe consentire una riduzione della pressione sul minimo deflusso vitale dei fiumi, che è, come abbiamo visto con un'interpellanza in materia che abbiamo presentato, uno dei grossi problemi di sopravvivenza stessa del nostro fiume. Tra l'altro, una riflessione occorrerebbe fare anche sul fatto che a contribuire a questa riduzione non è solo l'industria idroelettrica, ma anche il sistema degli acquedotti, che non so se sempre rispettano gli indici di captazione che vengono loro affidati. Si ha l'impressione che si dica: "tu puoi captare 10 lt/sec di quella fonte", ma alla fine si intubi tutto e questo provoca una riduzione della difesa a valle nei canali naturali, con effetti rilevanti per i danni che sta portando e potrà portare.

Tornando alla questione dei dirigenti, dicevo prima che non c'era solo il problema del Sovrintendente - non si fa nessun riferimento al caso specifico locale -, ma anche per l'incarico di Dirigente veterinario si vuole con l'articolo 21 sottrarre al conteggio per quanto riguarda il mitico 15% di risorse destinate ai cosiddetti "incarichi fiduciari". "Per tagliare la testa al toro", ci siamo permessi di proporre che si passi dal 15 al 10% di funzionari che siano di nomina fiduciaria, sarebbe un segnale importante e positivo per far vedere che il politico non vuole fare quello che porta via tutto lo spazio alle altre parti dell'Amministrazione regionale, ma sa confrontarsi con esse.

Il resto lo porterò nel prossimo intervento che farò in discussione generale. Volevo solo richiamare l'articolo 24, che distrugge un'intera legge: la legge del 1988 in materia di attività di volo alpino ai fini della tutela ambientale - legge che, fra l'altro (faccio una citazione come il Presidente della Regione) votai nel 1988 non positivamente -, predispone che "le disposizioni di cui alla presente legge non si applicano alle forze armate, ai corpi armati dello Stato, ai servizi forestali, alla protezione civile e, in generale, ai voli di soccorso..." - e fin qui ci potremmo essere - "... e a quelli autorizzati dal Presidente della Regione per motivi di studio, ricerca, documentazione...", e fin qui va bene, ma poi abbiamo aggiunto: "qualunque causa di utilità pubblica e sociale", ma, visto che forse non bastava, diciamo ancora: "... nonché in occasione di eventi..." - evento è qualunque cosa: è venuto giù un fulmine e facciamo il volo aereo - "... manifestazioni o ricorrenze"; questo credo sia un brutto uso della "omnibus", ossia quello di utilizzarla per cassare intere leggi senza farcene accorgere.

Président - La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (Arc-VA) - Abbiamo aspettato un attimo a chiedere la parola, perché pensavamo ad un'alternanza: ha parlato un Consigliere di maggioranza come relatore, parla un Consigliere di opposizione, adesso toccherebbe a qualcuno della maggioranza intervenire anche solo su questi aspetti, ma aspettavo che anche dall'altra parte dell'aula qualcuno intervenisse, comunque non è un problema per noi. "L'omnibus" è una legge che è nata per raccogliere emendamenti tecnici o piccole modifiche a leggi che rendevano impropria la legge finanziaria, ricordiamo che, nel momento in cui si metteva nella legge finanziaria di tutto e di più, si è deciso di estrapolare dalla legge finanziaria tutti quegli interventi che non hanno diretto collegamento con il bilancio e di raccoglierle in un'altra legge che chiamiamo "l'omnibus", in cui si mettono tutti questi interventi. L'idea era buona in partenza, ma nel tempo abbiamo visto che si è trasformata in un contenitore in cui i singoli Assessori hanno inserito cambiamenti anche profondi ad articoli di legge, cercando delle risposte a criticità emerse nell'applicazione della legge stessa.

Sono numerosissimi gli articoli di questa "omnibus" e in alcuni casi abbiamo rilevato che questi interventi legislativi trovano una loro giustificazione, non tutti gli articoli trattano temi che a nostro avviso non sarebbero coerenti con "l'omnibus". In alcuni casi quindi questi interventi legislativi trovano una loro giustificazione e faccio alcuni esempi, perché in alcuni casi è necessario correggere degli errori formali, come l'articolo 8 in cui si precisano meglio i compiti del responsabile dei procedimenti, oppure a volte si precisa meglio una normativa vigente, esplicitandone alcune conseguenze che si riteneva di buon senso. Faccio riferimento all'articolo 4, dove si estende la formazione e il tirocinio per gli addetti alla polizia locale a persone che sono arrivate con processi di mobilità interna; oppure anche articoli come l'articolo 11, anche qui mi sembra di buon senso che si possano utilizzare gli scarti dei tessuti contemporaneamente al lavoro che si sta facendo di tessitura proprio per valorizzare al massimo tutte le attività dei nostri artigiani. A volte giustamente si intende intervenire per formalizzare l'abrogazione di alcune norme ormai desuete: penso all'articolo 20, dove vengono abrogate delle convenzioni che regolavano i rapporti fra Regione e Università, per organizzare corsi che ormai non si svolgono più, quindi è solo una pulizia diciamo della norma. A volte per rispondere a problemi singoli, come, ad esempio, il problema a cui accennava nella sua relazione il relatore: c'è il problema sulle piste di sci, che dopo la chiusura delle piste di sci bisogna garantire la sicurezza di quegli sciatori che hanno partecipato a degli incontri, a dei ritrovi negli alberghi, nelle baite, in locali pubblici, allora bisogna dettare delle norme precise rispetto a questo. Penso all'articolo 31, oppure penso anche all'articolo 36, in cui in modo opportuno si pensa alla proroga di un anno dell'esercizio di seggiovie che avrebbero dovuto chiudere, ma che, avendo già nel tempo provveduto ad una normale manutenzione, possono ancora continuare per un anno. Mi sembra quindi che in tutti questi casi "l'omnibus" vada bene. Ancora: a volte bisogna applicare normative nuove, come quella della sicurezza, della prevenzione incendi, in questo caso a strutture residenziali socio-assistenziali per anziani, le nostro microcomunità o strutture analoghe, per cui nell'articolo 22 è necessario precisare, visto che si tratta di strutture di tipologia diversa, quali sono i livelli di sicurezza da rispettare in ogni tipologia di strutture, oppure perché si vogliono eliminare inutili adempimenti...

A noi sembra che in alcuni casi "l'omnibus" può rispondere a una sua logica, perché consente di intervenire in modo puntuale all'interno di una normativa per rispondere ad un singolo problema con interventi però che non stravolgono l'intera normativa; in molti altri casi invece purtroppo nella "omnibus" troviamo interventi settoriali a leggi di grande respiro, di cui si isola un aspetto, lo si modifica, senza tener conto della filosofia di fondo della legge. Vorrei portare 3 esempi di operazioni di questo tipo che vengono fatte nella "omnibus": primo, si interviene sulla legge n. 45/1995, soprattutto per quanto riguarda la dirigenza; secondo, si interviene sulla legge n. 54/1998 che regola il sistema delle autonomie locali; terzo, si interviene sulle leggi urbanistiche (di questo ultimo settore si occuperà il mio collega Venturella, essendo una sua competenza specifica).

Vorrei analizzare in particolare queste 2 leggi: la n. 45/1995 e la n. 54/1998 su cui si intende intervenire. La legge n. 45/1995 è una legge decisamente datata ed è una legge che il governo in questa legislatura, nel suo programma, aveva detto che avrebbe modificato prevedendone l'intera revisione. Il Consiglio è intervenuto più volte su tale provvedimento, allora, proprio per renderci conto di come nel tempo non solo "l'omnibus", ma anche le altre leggi siano state utilizzate per intervenire continuamente in una legge di grande respiro, intervenendo nel modificare pezzo a pezzo... ma tali modifiche via via hanno stravolto il significato della legge, ricordo che dal 1995 la legge n. 45 ha avuto ben 50 emendamenti e moltissimi di essi riguardano proprio la struttura della dirigenza: questo significa che la legge pone dei problemi o, meglio, l'organo politico ha delle esigenze a cui la legge in vigore non risponde per cui bisogna intervenire per cambiarla, ma cambiando sempre in modo settoriale. In questi interventi la legge è stata in parte stravolta, perché? Perché nell'impostazione iniziale c'erano alcuni principi che abbiamo condiviso, abbiamo votato quella legge perché c'erano alcuni principi che ritenevamo importanti: la separazione della responsabilità amministrativa dalla responsabilità politica, l'indicazione dei requisiti per l'accesso alla dirigenza, l'introduzione dello "spoil system", ossia della possibilità per il politico di garantirsi dirigenti in cui aver fiducia per realizzare il proprio programma, introduzione di alcuni incarichi fiduciari esterni alla pratica dei concorsi; mi riferisco solo all'aspetto della dirigenza perché è l'anello più fragile e più importante di tutta la struttura organizzativa. Nel tempo però, stante tali caratteristiche, con i vari interventi che sono stati fatti e con l'utilizzo che è stato fatto di questa legge, si è visto che è stato accentuato il sistema dello "spoil system" in modo tale per cui non c'è più una sicurezza da parte di un dirigente rispetto al suo lavoro, ma ad ogni cambio di Giunta, non solo, ad ogni introduzione di un problema nuovo che la Giunta pensa di dover affrontare si spostano dei dirigenti. In forza del rapporto fiduciario viene aumentato il numero delle persone collegate ad un rapporto fiduciario con il politico e questo rende di fatto, nonostante la buona volontà dei dirigenti di cui stimiamo la professionalità, più fragili i dirigenti rispetto al politico e poi gli incarichi fiduciari aumentano a dismisura. Aumentano sempre più gli incarichi dati a personale esterno, con grave danno per il funzionamento della pubblica amministrazione, perché sono gli stessi dirigenti che ci dicono: "sì, arrivano questi esterni, ma io devo perdere molto tempo per dar loro tutte le informazioni, per spiegare cosa devono fare. Il personale che arriva dall'esterno non ha la cultura dell'amministrazione e ha difficoltà per un bel po' di tempo ad operare come dovrebbe". Per documentare quello che sto dicendo, prendiamo la situazione attuale: abbiamo 149 dirigenti che sono in pianta organica più un segretario generale che è fuori, di questi 149, 14 sono fiduciari più 8 segretari particolari, poi abbiamo ancora il 15% del personale che è assunto dall'esterno che viene calcolato sui 149 dirigenti, meno i fiduciari e ci dà una cifra di 19 esterni: questo significa che oggi abbiamo su 149 dirigenti in pianta organica il 27,52% esterni e/o fiduciari, vuol dire che quasi 1/3, più di 1/4 della dirigenza non entra nell'Amministrazione con il normale processo di selezione tramite concorso. A nostro avviso, questa situazione non è più sostenibile, perché sappiamo già che quasi 1/3 dei dirigenti vengono scelti e hanno percorsi che esulano da ogni sistema di valutazione oggettiva; non solo, ma teniamo conto che il lavoro che tali persone fanno in quanto dirigenti fiduciari è un lavoro che viene calcolato come servizio per eventuali incarichi futuri. Noi, quindi, abbiamo qui ormai all'interno della struttura dirigenziale quasi 1/3 di dirigenti che hanno un canale di accesso diverso rispetto a tutti gli altri, un canale legato direttamente alle scelte del politico.

Perché faccio questo discorso? Perché il comma 1 della "omnibus" accentua tali anomalie dei fiduciari che sono esclusi dal 15%, nel senso che continuano ad aumentare le persone dall'esterno che non vengono calcolate nel 15%, per cui aumenta il numero delle persone che può essere assunto con il 15%. Noi riteniamo che il concorso selezione sia uno strumento di accesso per i contratti a tempo indeterminato; non solo, riteniamo che alcuni posti di dirigenti richiedano competenze così specifiche che vanno sottratte alla funzione dello "spoil system" e al generico accesso alla funzione di dirigente, richiedono dei concorsi "ad hoc", nel senso che ci sono delle competenze e... per esempio, la figura del Sovrintendente agli studi di cui si parla nel 1° comma dell'articolo 1, a nostro avviso, è una di quelle figure che va sottratta allo "spoil system" e al rapporto fiduciario e va individuata con una selezione precisa. Fra l'altro, abbiamo visto che nel tempo vi sono state anche delle figure molto preparate che sono in grado benissimo di dimostrare in una selezione le proprie capacità, questo darebbe una garanzia: sto pensando alla scuola in particolare visto che se ne parla al comma 1 dell'articolo 1. Qui abbiamo la figura del Sovrintendente che è cruciale per quanto riguarda l'organizzazione della scuola: se questa figura cambia ogni 2-3 anni e cambia perché c'è il problema dello "spoil system", c'è il problema del rapporto fiduciario, cosa capita? Capita che, in forza di tutta una serie di politiche, di indirizzi, di scelte anche politiche che si traducono nella scuola... la scuola è già un organismo molto lento, faticoso nel muoversi, come questa scuola comincia a muoversi... perché tutte le iniziative vanno giustamente condivise dagli insegnanti e non imposte, con assunzione da parte della scuola di quelli che sono eventuali indirizzi politico-amministrativi... si cambia dirigente scolastica, si cambia quello che dovrebbe essere il responsabile di tutto quanto il servizio scolastico, per cui bisogna di nuovo aspettare che si ripresentino altre linee, che si traducano tali linee politiche in atti amministrativi, che queste vengano presentate alla scuola, discusse... e intanto arriva un altro... Per questi posti tecnici come, per esempio, anche per il Sovrintendente ai beni culturali, ci vogliono persone che siano competenti, che capiscano bene la materia di cui si devono occupare, che siano in grado loro di tradurre gli indirizzi politici in atti amministrativi e di capire quali sono le esigenze che dagli uffici emergono, ma per far questo non basta solo essere un "manager", bisogna avere competenze specifiche, altrimenti non si capisce l'importanza dei problemi, di questo siamo fortemente convinti. Crediamo quindi che in questi casi bisogna prevedere dei concorsi "ad hoc", che valutino la specificità, perché, oggi come oggi, sono talmente generici i requisiti, i titoli di studio richiesti per sostenere un concorso per un certo posto... intanto si scelgono dei titoli di studio non coerenti sempre con il tipo di concorso, poi si scelgono i titoli di studio secondo le persone che si intende promuovere per quel particolare tipo di concorso. Il nostro obiettivo è non togliere al politico la sua capacità discrezionale, ma far esercitare la discrezionalità politica all'interno di un sistema trasparente di valutazione di competenze: questo è l'obiettivo che vorremmo perseguire! Sappiamo che "tout se tient", allora la modifica dell'articolo 1, comma 1, aveva il senso che ho esplicitato adesso... se lo si inserisce all'interno di modifiche più ampie... ossia bisogna accompagnare tale intervento con un intervento di modifica. Per trasformare questo posto di Sovrintendente agli studi in un posto a cui si accede con un concorso, bisogna anche modificare le categorie che non rientrano nel 15%, quindi c'è una parte di nostri emendamenti che riguardano in particolare questo aspetto, come pure abbiamo indicato alcune altre figure dirigenziali per cui è previsto un concorso "ad hoc" come per il Sovrintendente agli studi. Come pure riteniamo che questo cambiamento continuo che avviene non solo a livello di dirigenti di primo livello, ma anche di secondo e terzo livello... vedo con piacere che sono i colleghi di maggioranza che controllano il numero legale, grazie collega Borre, perché si mette a disposizione dell'attività del Consiglio e in questo caso fa proprio il ruolo del Consigliere, il numero legale non c'è, quindi...

(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

... ringrazio sempre il Presidente Caveri, che quando la sottoscritta parla all'interno del proprio tempo previsto per Regolamento, si preoccupa di dire che fa ostruzionismo, quindi credo che bisognerà adesso correggere il Regolamento dicendo chiaramente che chi interviene per il tempo previsto da Regolamento fa ostruzionismo, va bene lo sappiamo...

Dicevo, si tratta di introdurre questo rapporto fiduciario con il dirigente di primo livello, ma non con quelli di secondo e terzo livello, altrimenti la struttura dell'amministrazione sarebbe sottoposta continuamente a degli spostamenti. Qualcuno mi dirà, quindi posso già anticipare, che affrontare in questa sede tali cambiamenti non è possibile, che per certi aspetti posso apparire contraddittoria, in quanto da una parte dico che nella "omnibus" vanno messe cose ristrette che non modificano il tutto e poi noi stessi lo facciamo. È vero, ma è altrettanto vero che sono incongruenti interventi anche solo su un frammento della legge senza vederne le conseguenze sulla restante parte della stessa e i nostri emendamenti affrontano la questione dirigenza all'interno della legge n. 45/1995. Ripeto: non mi si dica che questa non è la sede, perché per noi dell'opposizione non c'è mai una sede appropriata! Con questi emendamenti quindi ripresentiamo la nostra proposta già presentata ad aprile 2005, allora il collega Cesal, all'epoca Capogruppo dell'"Union", disse:

"Devo dire di condividere alcuni punti di vista espressi in questo disegno di legge, soprattutto perché interviene su una materia datata... Sappiamo tutti che la situazione rispetto al 1995 è cambiata, in particolare è cambiato l'approccio culturale verso certe posizioni di privatizzazione del rapporto di pubblico impiego così di moda in quegli anni...". Continua dicendo: "... abbiamo fatto certe cose, abbiamo fatto il turnover, che viene meglio definito come lo spoil system. Tutto questo non ha portato i benefici sperati, per cui ritengo necessario intervenire sulla materia, per cercare di svolgere un approfondimento a 360 gradi... Chiederei al gruppo Arcobaleno, a nome dell'intera maggioranza, di voler ritirare il disegno di legge, in quanto da parte della Giunta si è avviata una riflessione sull'intero complesso normativo riguardante il sistema di turnover regolato dalla legge n. 45/1995. Un intervento organico che rivede la filosofia di fondo di questa norma di legge così importante, che ha regolato tutti i rapporti con il personale da parte dell'Amministrazione regionale e degli enti locali della Regione, perché ritegno che sia limitativo un suo esame parziale... per cui proporrei di ritirare la proposta di legge, con l'intendimento che la discussione verrà portata nelle sedi competenti".

Nel 2005, quando si analizzava in aula la legge che istituiva la figura di Segretario generale della Regione, in cui il nostro gruppo riproponeva la questione della modifica della legge n. 45, perché si diceva: "non ha senso inserire una figura apicale all'interno di una struttura senza analizzare la funzione dei dirigenti e quale collegamento c'è", il Presidente Caveri mi rispondeva: "... come ho già avuto modo di affermare in Commissione, che non vi è dubbio che sarebbe stato preferibile avere una riforma complessiva della legge n. 45, ma, visto che tale riforma non è pronta, bisogna rendersi conto che qualche prima iniezione di efficacia e di efficienza nella macchina amministrativa regionale va fatta...", bisogna quindi intervenire con questa nuova figura; aggiungeva poi: "... il Segretario generale ha come prima missione..." - siamo ad ottobre 2005 - "... quella di giungere, entro l'inizio dell'anno prossimo..." - quindi entro l'inizio 2006 - "... alla presentazione di una riforma complessiva della legge n. 45, che sarà oggetto di una trattativa con le forze sindacali".

Perché dico che per l'opposizione non è mai il tempo giusto né quando presentiamo una legge, né quando facciamo delle osservazioni e chiediamo delle proposte? Perché, di fronte all'esigenza espressa in modo chiaro nell'aprile 2005, per cui c'erano le sedi competenti in cui si intendeva portare la discussione su questa legge e rispetto alla previsione che nel gennaio 2006 si sarebbe fatta questa proposta, diciamo: riproponiamo il problema in modo che magari nella "omnibus", visto che si affronta e si interviene in modo che si stravolge la norma urbanistica, magari si può intervenire anche sulla legge n. 45 e affrontare in modo organico tutta la questione della dirigenza, senza stravolgere con un singolo emendamento l'impianto originario della legge.

Volevo portare un secondo esempio di come "l'omnibus", intervenendo su aspetti minimi particolari di leggi di ampio respiro, ancora stravolge la filosofia di fondo che ispirava tutto l'insieme della proposta di legge: mi riferisco alla legge n. 54/1998 che riguarda il sistema delle autonomie in Valle. Vi è anche qui l'articolo 3, che sembra intervenire solo su un aspetto secondario, ossia il rapporto fra il CPEL e il Consiglio regionale con le Commissioni consiliari per quanto riguarda le modalità di espressione del parere. C'era una logica alla base della n. 54, tutte le procedure del rapporto fra enti locali e Consiglio avevano una loro logica; se si vuole intervenire su questo, bisognerebbe porsi il problema di quali erano i fondamenti del rapporto fra enti locali e Consiglio regionale e se questo modifica o meno tali rapporti. Abbiamo tutti ricevuto la nota del CPEL in cui si analizzano alcuni articoli; non mi soffermo sugli articoli che hanno recepito una richiesta del CPEL come l'articolo 5, ma mi riferisco alla logica di fondo e, per non attribuire al CPEL le mie valutazioni, vorrei leggere alcuni stralci di tale documento, che indicano con chiarezza come intervenire su un singolo articolo di una legge importante stravolga la filosofia di fondo. Anche il CPEL esprime alcune perplessità in merito alle modalità con cui è stata utilizzata la legge "omnibus": intanto considera inappropriato l'utilizzo di una legge "omnibus" per modificare leggi quadro importanti in materia di urbanistica ad esempio. Ancora: che le proposte di modifiche normative non sono mai state oggetto di un confronto preventivo con gli enti locali, non è questione di principio, ma è questione di necessaria e reale condivisione delle esigenze del legislature e degli enti locali. Ricorda allora come principi fondamentali della legge n. 54/1998 siano "la pari dignità istituzionale fra enti pubblici e territoriali e di leale cooperazione fra i diversi livelli di governo locale:" si tratta di "esplicitare un indirizzo di integrazione fra funzioni dei diversi livelli di governo che si manifesta sostanzialmente attraverso la reciproca partecipazione alle funzioni dell'altro, adottato quale criterio di relazioni fra Stato e Regione e quindi fra Regione e autonomie locali. Questa reciproca partecipazione alle funzioni dell'altro si concretizza favorendo la codecisione dei soggetti interessati e la loro compartecipazione al processo decisionale e la sua reale applicazione opera innanzitutto attraverso forme di negoziazione e confronto fra i soggetti coinvolti, per assicurare l'effettiva consultazione fra gli stessi e limitare interventi unilaterali. Ciò significa nel settore in cui si tratta garantire alle autonomie locali un'adeguata possibilità di rappresentare la propria posizione." Non voglio entrare nel merito della scelta che è stata fatta all'articolo 3 di valorizzare il ruolo del Consiglio regionale rispetto al ruolo degli enti locali; dico che bisogna per affrontare anche questa modifica insieme agli enti locali riflettere sul sistema delle autonomie. Dice il CPEL: prima c'era un sistema duale, una separazione fra i diversi livelli di Governo, in cui si affermava la prevalenza di un attore, la Regione, rispetto agli altri enti locali; la legge n. 54/1998 ha cambiato questa impostazione, allora si dice: "abbiamo delle perplessità, perché ha cambiato un'impostazione di fondo, senza discuterla a fondo". Sottolinea infatti che sulla legge n. 54/1998 continuamente sono stati fatti degli interventi, tutti effettuati in urgenza nel contesto di altre leggi, mentre oggi si impone l'esigenza di fare un testo unico ed eventualmente di ipotizzare un esame di alcuni istituti. Anche qui la legge n. 54/1998 è stata oggetto di numerosi emendamenti, sono voluta andarli a vedere: 120 emendamenti fatti da 14 leggi! Questo significa ancora una volta che è una legge su cui bisogna porre le mani, ma non possiamo "porre le mani" su un aspetto particolare, ma che intacca alcuni principi di fondo della legge generale.

Ho voluto portare questi 2 esempi per far capire qual è la nostra valutazione della "omnibus", strumento che è utile se usato in modo intelligente e pertinente, in modo da eliminare incongruenze che sono emerse in modo plateale, le cui criticità e le cui soluzioni sono state condivise, come in genere avviene per tutti gli altri sistemi di leggi, mentre è una "omnibus" che è da rigettare nel momento in cui interviene su leggi di grande "envergure" e che stravolge con emendamenti che paiono essere minimi, ma che di fatto intaccano l'insieme della legge.

Sulla parte urbanistica interverrà il collega Venturella, sugli altri aspetti della legge interverremo eventualmente nel momento in cui presenteremo i nostri emendamenti (una trentina).

Si dà atto che dalle ore 11,10 presiede il Vicepresidente Tibaldi.

Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.

Lattanzi (CdL) - Prendiamo atto che la maggioranza ha poca voglia di sostenere questo provvedimento legislativo, un provvedimento ricco, articolato (38 articoli!), troppo complesso per essere affrontato in un dibattito consiliare, un provvedimento che arriva blindato e vedremo la fine che faranno gli emendamenti che cercheranno di portare modifiche in qualche caso anche migliorative. Intanto una considerazione, Presidente, sull'equilibrio del numero legale di questo Consiglio: siccome ho sentito che prima c'era un attimino di "maretta" rispetto alla presunta opposizione strumentale delle opposizioni e al ruolo della maggioranza per quanto riguarda il numero legale, vorrei rilevare che è compito della maggioranza tenere in piedi il numero legale per un provvedimento che propone la maggioranza, visto che è la maggioranza che ha convocato questo Consiglio. Siamo qui a tenere il numero legale, non vorrei che dovessimo dare per scontato che la minoranza con le sue presenze debba sostenere il dibattito che non c'è da parte della maggioranza su tale disegno di legge, quindi credo che in questo momento, al di là dei presunti o meno ostruzionismi, è la minoranza che tiene in piedi il numero legale per dibattere di tale provvedimento, almeno questo deve essere riconosciuto, altrimenti...

Per quanto riguarda il disegno di legge, abbiamo detto che si tratta di un provvedimento molto articolato... non nego di aver preso atto anche sotto l'aspetto amministrativo che la legge "omnibus", che è uno strumento necessario per andare a modificare anche leggi recenti del 2003-2004-2005, ma che in una normativa di tipo comunitario e nazionale che evolve... lo strumento della "omnibus", come strumento tecnico per andare a fare piccole modifiche di tipo amministrativo, per andare a correggere riferimenti normativi, credo sia uno strumento più che legittimo. Divento più perplesso quando nella legge "omnibus" si mettono scelte di tipo politico pesanti, che, a nostro avviso, potrebbero essere oggetto di disegni di legge specifici e faccio dei riferimenti, perché non mi addentro nei singoli capitoli, mentre, per quanto riguarda le votazioni, alcuni di questi articoli che contengono modifiche di tipo amministrativo li condividiamo e li appoggeremo, per altri che riflettono decisioni di tipo più politico esprimeremo il nostro giudizio nel dibattito dei singoli articoli, però non si può non rilevare come si poteva evitare di utilizzare uno strumento tecnico di modifiche sostanzialmente amministrative per portare modifiche importanti in alcuni capi: mi riferisco al capo I, quello che riguarda gli enti locali, che vanno a toccare 2 aspetti molto importanti del rapporto fra gli enti locali e l'Amministrazione regionale. Basta citare che questa "omnibus" va a ridefinire addirittura il ruolo del Consiglio degli enti locali, forse questo meritava intanto... come abbiamo sentito dalla collega Squarzino, che ha letto testualmente la relazione del CPEL, che esprimeva perplessità, giustamente, perché con una "omnibus" si va ad intervenire sui 2 fattori chiave della relazione: sia quello istituzionale, sia quello finanziario ed economico, dove si va a ridisegnare un riutilizzo delle somme, al di là di un giudizio positivo o negativo sul singolo provvedimento, però forse una "omnibus" non è lo strumento più adatto per andare a ridefinire un ruolo di pariteticità fra le nostre comunità locali e l'Amministrazione regionale.

Non mi soffermo sull'articolo 1, che va a definire incompatibilità, piuttosto che un nuovo coefficiente: questi sono aspetti che ritenevamo con una "omnibus" si potesse affrontare; meno positivo è il nostro giudizio sul capo VII, che riguarda il ridisegno delle procedure di appalto, che potrebbero a prima vista sembrare semplici modifiche di snellimento, cosa che ci vede assolutamente favorevoli, ma che meritavano un ridisegno maggiore e migliore e più efficace di queste procedure all'interno di un disegno di legge che in maniera specifica affronti tale tema. È evidente infatti che qui si affrontano alcune incongruità burocratiche che sono emerse dalla gestione degli appalti, ma riteniamo che un ragionamento di tipo politico-amministrativo più serio ed approfondito proprio sulle procedure di appalto debba essere fatto. Andiamo ad ulteriormente rilevare come la definizione delle aree sensibili per le alluvioni del territorio, ossia materia urbanistica importante, meritava un approfondimento maggiore con testi specifici e non parti di modifiche all'interno di uno strumento adatto a nostro avviso a modifiche tecniche. Un altro capo è poi il capo VIII, turismo e trasporto, dove vengono ridisegnate le figure professionali, vengono modificate alcune procedure, ma non di tipo amministrativo, di tipo sostanziale per quanto riguarda il turismo termale. Possiamo anche essere d'accordo, riteniamo che anche la materia del turismo e dei trasporti meritava un'attenzione maggiore con disegni di legge specifici.

Non voglio fare ostruzionismo, non mi dilungherò leggendo la "Divina Commedia" e gli atti a lei successivi, nel senso che il nostro gruppo ha sempre inteso la minoranza come un momento di stimolo ispettivo di controllo, magari di dibattito anche feroce e appassionato, ma non di ostruzionismo, strategia questa che non ci interessa, quindi ci esprimeremo sui singoli articoli, laddove saremo a favore e laddove esprimeremo le nostre perplessità o addirittura le nostre contrarietà; certo è che noi sollecitiamo un dibattito serio sull'utilizzo dello strumento della "omnibus". Lo abbiamo chiesto negli anni passati, quando "l'omnibus" si caratterizzava per scelte politiche importanti - come noi consideriamo in questa legge - in settori strategici come quello dell'urbanistica, del territorio, del turismo o dei trasporti, addirittura quello dei rapporti con gli enti locali, andando a toccare gli equilibri finanziari istituzionali; riteniamo che prima o poi un dibattito serio sull'utilizzo della "omnibus" vada fatto. Non vorremmo che in maniera molto leggera si introducesse un sistema di utilizzo della "omnibus" che ci porta da qui a qualche anno ad evitare di fare un lavoro che sosteniamo da 10 anni debba essere fatto: la costruzione di testi unici per settore della nostra normativa regionale. È una battaglia che da 9 anni stiamo portando avanti, "non abbiamo cavato un ragno dal buco" perché siete stati sordi totalmente a tale invito, ribadiamo la necessità, per quanto riguarda la gestione dell'amministrazione, della nostra autonomia alla definizione di testi unici di settore, in modo che il cittadino, le imprese, gli enti locali possano avere dei quadri di riferimento normativi chiari per settore, come ce li hanno in tutti i Paesi moderni. Certo l'Italia non brilla per avanzamento giuridico in questo aspetto, riteniamo che la nostra autonomia potrebbe essere uno strumento straordinario per fare quello che in Italia non sono ancora riusciti a fare: darsi un quadro normativo di tipo settoriale, in modo da dare ai cittadini e agli enti interessati il quadro chiaro di riferimento della normativa e, quando si va a modificare non con degli strumenti di tipo tecnico e semplici variazioni di natura amministrativo-burocratica, ma si vanno a fare modifiche di legge che diventano politicamente rilevanti e sostanzialmente incidenti sulla vita dei cittadini e degli enti locali di riferimento, si vada ad intervenire sul testo di legge originario, modificandolo integralmente o nella sua sostanzialità. Questo è l'invito che facciamo credo alla prossima legislatura, un obiettivo politico che ci sentiamo di ribadire anche nel prossimo impegno che prenderemo con gli elettori: vogliamo che tale nostra autonomia ci permetta di fare cose che in altri luoghi non possono neanche immaginare: questo è il nostro invito e ci riserveremo sui singoli articoli di esprimere il nostro parere.

Si dà atto che dalle ore 11,25 riassume la presidenza il Presidente Perron.

Presidente - La parola al Consigliere Sandri, per il secondo intervento.

Sandri (PD) - Nel primo intervento avevo cercato di precisare alcuni contorni della legge e una parte degli emendamenti che abbiamo presentato come "Partito Democratico" nel tentativo di migliorare per quanto possibile tale provvedimento di legge e questo dovrebbe essere un servizio che viene fatto a tutto il Consiglio regionale, comunque ci sono altre valutazioni che vorremmo fare. Per quanto riguarda le attività in materia di politica del lavoro, siamo stati sorpresi dalla facilità con cui all'articolo 15 è stata tolta la dizione: "previo accertamento della conoscenza della lingua francese" e al comma 2 più o meno la stessa questione, ossia veniva tolto da un altro comma dello stesso articolo 33 della legge n. 7/2003 i riferimenti alla conoscenza della lingua francese. Non è questa una questione di secondaria importanza, il cardine dell'autonomia valdostana si poggia anche su questioni linguistiche e sul tema dell'accertamento della conoscenza della lingua francese abbiamo da molto tempo aperto un dibattito che in alcuni momenti ha raggiunto vette piuttosto rilevanti, perché bisogna tener conto che solo verso la fine degli anni '90 c'è stato tutto il problema dell'accertamento della lingua francese a livello dell'esame di maturità, che ha comportato anche delle questioni di piazza in materia. Che ci si infili dentro tale provvedimento una valutazione di questo genere "sic et simpliciter", senza nessun tipo di valutazione più ampia su che impatto possa avere, allora lo trovo non adeguato all'importanza del tema; questo potrebbe anche voler dire che su tale strada si comincerà ad intervenire in modo alternante per cui, a seconda delle situazioni, ci saranno dei rafforzamenti o degli annullamenti della conoscenza della lingua francese: questa non credo sia una scelta politica seria, una scelta politica seria è avere una posizione univoca che dia ai cittadini la sensazione che qui dentro si sappia quello che si vuole fare.

Un altro dato importante, ritorno all'articolo 5, è relativo alle somme a disposizione dei dirigenti per acquisti con procedure di tipo facilitato. Su questo siamo abbastanza contrari, perché, se è vero che le cifre sono cambiate in modo importante negli ultimi anni, perché vi è stata un'inflazione percepita molto alta e quindi i pochi mila euro che c'erano prima sicuramente non erano sufficienti per una snellezza dell'amministrazione, arrivare a 20mila euro, che è il costo dell'acquisto di un'autovettura o di un sistema informatico di un certo livello, ci sembrava esagerato, per cui abbiamo prospettato l'idea di ridurre questa cifra da 20mila a 10mila euro. Così come senza voler ripetere il discorso che avevamo fatto prima, siamo convinti che l'apparato dell'Amministrazione regionale potrebbe avere un'efficienza migliore se tutto il personale dirigente fosse, come abbiamo proposto in vari emendamenti, assunto per concorso e non per rapporto fiduciario: questo è un ragionamento che deve essere valutato e in tale occasione chiedo che nella risposta la Giunta si esprima in materia, da vedere se è possibile in questa occasione o se c'è disponibilità ad affrontare in un'altra occasione, a valutare più approfonditamente tale tipo di scelta.

Per quanto riguarda invece l'articolo 15, abbiamo detto della questione del francese, abbiamo affrontato nell'intervento precedente la parte dell'eolico come altra fonte di energia che possa essere finanziata dalla Regione, vi sono poi degli interventi per quanto riguarda il problema della restituzione dei mutui. Abbiamo valutato con attenzione l'articolo 23, casualmente, quando si parla dei vari articoli, gli Assessori competenti non sono in aula...

(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

... bravissimo, Presidente, è un po' un Presidente "factotum" perché deve sopperire alle deficienze degli Assessori... quando si vanno a definire non più necessari... il passaggio di 5 anni dalla data di assegnazione di acquisto per quanto riguarda la possibilità di far rientrare i finanziamenti per quanto riguarda l'edilizia. Credo che questa sia una questione che non va bene, perché la certezza di investimenti positivi è non solo per il cittadino, ma anche per l'Amministrazione. Possiamo mettere in piedi una serie di procedure, diamo mutui e finanziamento a qualcuno negandolo a qualcun altro, dopodiché questo qualcuno dopo 3 mesi cambia idea e restituisce il mutuo, avendo fatto spendere all'Amministrazione regionale un sacco di soldi senza nessun tipo di rientro dal punto di vista delle spese che l'Amministrazione ha sostenuto. È una mentalità sbagliata in sé stessa, quindi bisogna essere molto prudenti, perché si apre una specie di mercato: si prova con l'Amministrazione regionale, se la va la va, dopodiché non ci si sente impegnati a mantenere il contratto che viene fatto con la Regione. Mantenere dei tempi lunghi per il ritorno di questi mutui quindi sarebbe un dato importante, così come è importante il problema della variazione dei limiti di reddito, articolo 25, dove si mette una dizione troppo limitata, ossia la variazione degli indici dei prezzi che servono per determinare i limiti di reddito per l'edilizia residenziale pubblica viene collegata con l'indice ISTAT, invece la dizione precedente era un poco più ampia, diceva: "valutate le particolari condizioni di reddito regionale". Questo consente di intervenire con delle limitazioni di reddito che consentono di verificare che l'indice ISTAT, che è un indice tarato su tutto il territorio nazionale... non è detto che corrisponda alla realtà della Valle d'Aosta, ossia, se vogliamo essere autonomi, dobbiamo esserlo in tutti i dettagli, anche in questo. Credo sia importante lasciare la dizione specifica che c'era precedentemente, perché è una dizione che tiene sì conto di un indice ISTAT nazionale, ma gli mette vicino una serie di possibilità di adattarlo in sede locale, perché un euro in effetti non ha lo stesso valore ad Aosta e a Roma e, quando si vanno a definire i limiti di reddito per le famiglie per poter accedere all'edilizia residenziale pubblica, si deve tener conto di questo elemento. Anche perché la recente crisi dei mutui, che sono aumentati notevolmente per l'acquisizione della prima casa, ha dimostrato che c'è una fascia della popolazione che ha un discreto reddito, ma che rischia di finire in povertà quando tenta il passaggio all'acquisizione della casa ma, viste le ristrettezze della normativa regionale con i 70.000 euro, non riesce ad ottenere tutto il finanziamento di cui ha bisogno, si indebita con il sistema bancario ordinario e poi va in crisi. I casi sono 2: o aumentiamo gli indici per quanto riguarda l'edilizia residenziale pubblica e consentiamo a queste persone di avere una casa in affidamento senza preoccupazione in quanto casa popolare fra virgolette, oppure aumentiamo il mutuo, dando la possibilità a tale stessa fascia di fare il salto di qualità e acquisire la casa, ma per fare questo occorrono i 100.000 euro e una serie di interventi per consentire a tali persone di non doversi indebitare esageratamente con il sistema di tipo bancario. L'emendamento che abbiamo presentato allora ha un significato che va al di là del contingente pratico, che sembrerebbe quello di dire: "va bene, cambiano un poco i sistemi di riferimento", no, qui c'è un significato sia di autonomia, sia di tarare tali livelli più in alto di quanto non sono con l'aggiornamento ISTAT, perché più gente sia protetta avendo a disposizione con più facilità la possibilità di avere una casa di edilizia residenziale pubblica. Avrei al riguardo voluto fare con la collega Fontana una serie di emendamenti nello specifico, perché c'è un'altra questione di tale provvedimento che è molto grave, ossia il bando a livello comunale non ha più senso. Qui vi è la necessità di fare un bando regionale con focalizzazione alla messa a disposizione di appartamenti in certi Comuni e soprattutto che questo bando sia fatto tutti gli anni, non possiamo più rimanere con un bando per le case dell'ARER che è di 4-5 anni fa! Non abbiamo risolto il problema dei mutui prima casa, non abbiamo risolto il problema dell'edilizia residenziale pubblica, sul problema della casa siamo abbastanza in difficoltà.

Volevo chiudere questo intervento facendo un apprezzamento, perché c'è un articolo che mi è particolarmente piaciuto ed è sempre dell'Assessore Cerise, che ho appena trattato male, ma è un articolo positivo. Era un problema che avevamo già posto in Commissione in un paio di occasioni: il problema degli affidamenti diretti nei casi di servizi di ingegneria e di architettura per gli importi fino a 20.000 euro, assicurando la non ripetitività dell'affidamento. Questo credo sia un segnale importante, che consente di velocizzare le procedure, ma soprattutto di garantire ai giovani e anche a quelli che non hanno grossi "curricula" di poter fare esperienza, per poi poter partecipare con qualche speranza agli incarichi superiori. Credo che questo sia un segnale di attenzione al mondo dei professionisti che non può non essere valutato positivamente e tale articolo noi lo voteremo, ma penso che sarà uno dei pochissimi che voteremo se da parte della Giunta non ci sarà una volontà di accogliere almeno in parte gli emendamenti che abbiamo posto. In questo senso volevo chiedere al Presidente del Consiglio, anche nell'ipotesi di un'economia dei lavori, se era possibile prima di chiudere la discussione generale, di avere un incontro con la Giunta per la valutazione dei differenti emendamenti.

Presidente - Gli emendamenti presentati sono parecchi, fateli distribuire. Sintetizzo: sul disegno di legge n. 186 sono stati presentati 2 emendamenti del Presidente Caveri, 41 emendamenti dei colleghi Sandri e Fontana, 19 emendamenti del gruppo "Arcobaleno", che si aggiungono a quelli già depositati nella seduta precedente.

La parola al Consigliere Bortot.

Bortot (Arc-VA) - Interverrò brevemente, è la seconda volta che mi trovo in Consiglio a parlare di legge "omnibus" e devo fare una constatazione, forse di tipo personale: o il Consiglio e la maggioranza non sono capaci di legiferare, per cui si fanno le leggi quadro e poi si demanda l'applicazione della legge ai regolamenti, oppure è incredibile che ogni anno dobbiamo intervenire su materia legislativa che riguarda una trentina di leggi e alcune appena approvate nel corso dell'anno. Vi è poi un fattore contingente: in mancanza di una strategia, occorre intervenire quotidianamente ogni anno sulle varie disposizioni di legge, per esempio l'articolo 12, rete di distribuzione di carburante ai privati, mi sembra ridicolo che occorra recepire una norma del genere in un dispositivo "omnibus"; si dovrebbe invece intervenire con un regolamento e poi soprattutto per quale motivo solo sulla rete di distribuzione di carburanti nell'ambito dei privati. Sono 2 anni che stiamo aspettando una rete o alcune stazioni di distribuzione di metano e di GPL a livello regionale e non se ne vede una sola indicazione; in più abbiamo il distributore all'entrata del casello di Aosta che è perennemente senza GPL e anche qui occorrerebbe che le autorità potessero intervenire. Abbiamo poi l'articolo 16, che interviene dando competenze all'organismo anche sulla cogenerazione. Abbiamo sollevato diverse volte il problema della cogenerazione, non nel senso che non siamo d'accordo sulla cogenerazione, ma sulla fonte energetica che produce cogenerazione: mi riferisco alla critica sull'utilizzo del metano, dove andrebbe fatto un approfondimento, niente di tutto questo!

Non parliamo della normativa urbanistica sulla quale è intervenuta la collega Squarzino; sono uno di quelli che sostengono che, a fronte di finanziamenti a favore degli enti locali e aumenti di stanziamenti effettuati con l'ultimo bilancio, occorre definire linee guida per come questi finanziamenti vengono utilizzati, con un percorso condiviso con gli enti locali, non facendolo calare normative dall'alto creando anche lettere di critica non da poco, perché si tratta di un organismo che gestisce i Comuni nella nostra Regione, non di un'associazione dietro l'angolo!

La normativa poi che amplia la possibilità di intervenire sulle strutture alberghiere: evidentemente siamo d'accordo, ma non può essere introdotta su un generico mandato al sindaco di verificare l'opportunità se... Anche qui occorre una progettualità condivisa, perché il rischio è che si crei una specie di concorrenza sleale fra strutture che possono essere ampliate magari nello stesso Paese e altre che non possono essere ampliate.

Interveniamo poi con l'ennesimo articolo sul problema della casa non affrontando radicalmente il problema, poi anche sulle fonti energetiche rinnovabili... anche qui gli organismi e le sperimentazioni, dobbiamo darci una legge organica.

Non vi è invece un capitolo che doveva essere recepito dalla "omnibus" sul risparmio energetico, abbiamo le leggi che promuovono le fonti energetiche rinnovabili e non abbiamo un capitolo per quanto riguarda la possibilità d'intervenire sugli edifici incentivando i finanziamenti per il risparmio energetico.

Probabilmente vi è una volontà dietro il fatto che non si vuole legiferare con leggi di lunga strategia, di lunga visione, leggi quadro e regolamenti attuativi sui quali il Consiglio può intervenire di volta in volta; si preferisce ogni anno prepararci un malloppo di questo genere, salvo poi, quando si interviene nel merito, criticarci perché facciamo ostruzionismo, facciamo perdere tempo, non entriamo nel merito. Vi è un problema di fondo nel Consiglio regionale che va affrontato ridefinendo meglio quando si legifera con dei disegni di legge quadro, senza entrare troppo nel merito... nel non dovere ogni anno ritoccare, integrare le leggi che magari abbiamo appena approvato per esempio nel corso dell'anno.

Presidente - Colleghi, vorrei sospendere il Consiglio per 5 minuti e convocare una Commissione per il Regolamento, affinché non vi siano dubbi su come consideriamo tutta una serie di emendamenti che sono stati depositati e che a parere del Presidente hanno qualche dubbio di ricevibilità. Vorrei un conforto della Commissione su come interpretiamo l'articolo 66; se i colleghi sono presenti, una Commissione Regolamento è urgentemente convocata nella sala Commissioni.

Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 12,00 alle ore 12,43.

Presidente - Colleghi, riprendiamo la discussione, vi sono ancora colleghi che vogliono intervenire in discussione generale? Vi sarà una riunione alle 15,00 di alcuni esponenti del Governo regionale con le forze di minoranza per parlare degli emendamenti. Se non vi sono altri interventi, chiudo adesso la seduta per riprendere i lavori alle ore 15,30.

Il Consiglio prende atto.

Presidente - La seduta è tolta.

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La séance se termine à 12 heures 44.