Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2871 del 11 luglio 2007 - Resoconto

OGGETTO N. 2871/XII - Rafforzamento dell'Ufficio di rappresentanza della Regione a Bruxelles. (Interpellanza)

Interpellanza

Evidenziata la legge regionale n. 8 del 2006 "Disposizioni in materia di attività e relazioni europee e internazionali della Regione autonoma Valle d'Aosta " che all'art. 7 istituisce l'Ufficio di rappresentanza a Bruxelles, quale strumento di collegamento tecnico, amministrativo e operativo tra le strutture regionali e gli uffici, gli organismi e le istituzioni dell'Unione Europea, delegando alla Giunta regionale di stabilire le modalità di apertura e di organizzazione della suddetta struttura;

Ricordato che attualmente l'ufficio di rappresentanza della nostra Regione a Bruxelles ha un organico di tre persone, di cui due dipendenti regionali, tra cui il capo servizio di nomina fiduciaria a tempo determinato, e uno dipendente da Finaosta, anch'esso con contratto a tempo determinato, oltre alla presenza di stagisti afferenti alla finanziaria regionale;

Constatato che il posto di capo servizio ha visto negli ultimi anni il succedersi di più figure e che la nomina fiduciaria pare in aperta contraddizione con la necessità di avere un punto di riferimento stabile, capace di costruire negli anni gli indispensabili rapporti con le istituzioni europee;

Preso atto che con tale ridotto organico l'ufficio di Bruxelles non riesce a seguire fruttuosamente i lavori delle Commissioni tecniche e i differenti dossiers prima che vengano formalizzati nelle direttive europee, con la grave conseguenza per la nostra Regione di non poter approfittare delle nuove competenze in tema di processo ascendente, a tutela degli interessi delle valdostane e dei valdostani;

Ribadito inoltre che tale fragilità strutturale riverbera i propri effetti negativi anche sulla gestione dei progetti europei, a causa della tendenza delle direzioni regionali di adire agli uffici europei senza utilizzare la rappresentanza di Bruxelles, con le immancabili difficoltà conseguenti nei rapporti con i differenti uffici della Commissione Europea;

il sottoscritto Consigliere regionale

Interpella

il Presidente della Regione per conoscere se intenda:

1) rafforzare la struttura di Bruxelles sia attraverso un aumento dell'organico, sia attraverso la stabilizzazione dei contratti di lavoro, anche attraverso procedure concorsuali;

2) promuovere una fattiva azione di partecipazione alle Commissioni tecniche comunitarie, sia utilizzando più ampie professionalità nell'ufficio di Bruxelles, sia attraverso l'utilizzo di professionalità comunque presenti nella nostra Comunità;

3) promuovere all'interno dell'Amministrazione regionale una corretta ed efficace prassi di rapporti con le istituzioni europee, in modo che i progetti europei siano coordinati e presentati al Parlamento dalla rappresentanza nella capitale belga e non direttamente dalle Direzioni o dagli uffici di Aosta.

F.to: Sandri

Président - La parole au Conseiller Sandri.

Sandri (GV-DS-PSE) - Devo dire che è con una certa amarezza che presento questa interpellanza, perché nella storia della Valle d'Aosta abbiamo avuto una sola occasione di essere presenti nel Parlamento europeo ed è stato con l'attuale nostro Presidente della Regione, quindi mi aspetterei da questa Giunta un atteggiamento più fattivo e più convinto della presenza della nostra rappresentanza a Bruxelles, invece, con una verifica che abbiamo potuto fare direttamente all'ufficio di Bruxelles e facendo un paragone andando a visitare la rappresentanza delle Regioni del centro Italia, abbiamo potuto constatare un'elevata debolezza dell'attuale nostra situazione a Bruxelles, che ci ha decisamente preoccupato. È vero che i nuovi uffici che si andranno ad acquisire a Bruxelles sono in una zona molto bella, nel senso che siamo andati anche a vedere la nuova sede della Valle d'Aosta, almeno dall'esterno perché ancora in costruzione, e sembra sicuramente una sede molto bella e molto vicina al Parlamento in una zona particolarmente funzionale, però il problema non è solo il contenitore, ma anche il contenuto e il contenuto è abbastanza deprimente, almeno a prima vista.

Abbiamo 3 persone che si occupano di rappresentare la nostra Regione a Bruxelles, di queste 3 persone una è dipendente di "Finaosta" - fra l'altro, con contratto a tempo determinato -, le altre 2 sono dipendenti regionali, di cui uno, il Capo servizio, è di nomina fiduciaria. Di 3 persone quindi ne abbiamo solo una stabilizzata con un contratto a tempo indeterminato, non solo, ma, se si va a vedere la storia degli ultimi anni, si vede che il posto di capo servizio ha visto un turbinio di presenze: ne sono cambiati 5 negli ultimi 5 anni, anche se c'è stato qualche ritorno, qualcuno che è stato "limogé", poi è rientrato in qualche maniera e poi è di nuovo andato via. Tanto per fare un paragone, nelle Regioni del centro Italia sono 12 anni che i referenti sono sempre gli stessi, allora è chiaro che a livello di Parlamento sapere che dietro quella persona vi è la Regione Umbria, la Regione Toscana, la Regione Marche, la Regione Lazio, perché quello che si presenta è un legame forte... ma della Valle d'Aosta che immagine hanno i rappresentanti della Commissione, piuttosto che del Consiglio e del Parlamento europeo, che si trovano di fronte persone completamente diverse? L'unica continuità che è il dipendente di "Finaosta"... a parte che è a tempo determinato, di fatto è appunto dipendente di "Finaosta" e non dell'Amministrazione regionale.

È un ufficio nettamente sottodimensionato, vi sono altri uffici regionali che "viaggiano" su numeri notevolmente superiori, ma non è solo un problema di quantità, è proprio un problema di qualità di lavoro. Con tale organico non è possibile - e la dimostrazione è che non si fa - seguire le Commissioni tecniche che seguono i differenti "dossier" prima che vadano in sede politica, con il risultato che non abbiamo nessuna possibilità di intervenire nel processo ascendente, mentre invece altre Regioni, che da quando c'è stata questa possibilità - circa un anno e mezzo - si sono attrezzate, partecipano attivamente a tale attività tecnica di preparazione dei "dossier" ed è lì che si interviene per avere un effetto fondamentale a livello di direttive, non facendo l'attività cosiddetta "turistica" o di promozione della nostra Regione, che è importante, ma sicuramente non ha alcun effetto per quanto riguarda le istituzioni europee. Noi allora ci chiediamo se tutto questo possa essere mantenuto per ancora molto tempo e se non invece sia il momento di "cambiare passo", di mettere questa struttura nelle condizioni di poter lavorare anche sui "dossier", anche perché abbiamo scoperto che vi sono emeriti Valdostani che si occupano di tale settore per altre Regioni: le Isole Baleari, piuttosto che le Canarie, piuttosto che altre Regioni d'Italia. Abbiamo allora le competenze tecniche e non le sfruttiamo, mi sembra uno spreco grave per una squadra che è già piccola di per sé e che rischia di scomparire nelle 250 e passa Regioni d'Europa.

Vi è ancora un altro punto che ci preoccupa: spesso e volentieri, proprio per questa debolezza, le direzioni regionali, quando hanno problemi di progetti europei, li gestiscono direttamente senza passare dall'ufficio di Bruxelles, andando incontro a tante porte chiuse, perché non hanno gli strumenti per conoscere, per avere le possibilità di relazionare con gli uffici competenti in materia. Qui vi è un altro scoordinamento, evidentemente bisognerà trovare anche il modo per cui le direzioni regionali presenti in Valle d'Aosta istituzionalizzino un rapporto attraverso gli uffici di Bruxelles con la Commissione, con il Consiglio e con il Parlamento, in modo che i loro progetti possano avere più facilità di essere accolti. Credo che questa sia una cosa molto importante, sia una sfida che ci troviamo di fronte e su cui abbiamo la sensazione di essere "démunis". Volevamo allora chiedere al Presidente della Regione se intenda "cambiare passo" su tali temi e, da una parte, stabilizzare il personale esistente; dall'altra, aumentare l'organico a livello di Bruxelles, utilizzare una serie di rafforzamenti affinché possa esserci un'effettiva capacità di intervenire anche sui "dossier" in fase di comitati tecnici e soprattutto se vuole fare un passo di maggiore coordinamento a livello dell'Amministrazione regionale affinché questo ufficio di Bruxelles diventi lo snodo e il "pass" per le istituzioni europee e che le direzioni regionali non si inventino in qualche modo europee, quando non è né il loro compito, né è nelle loro capacità, tutto ciò ovviamente affinché la Regione possa svolgere il massimo ruolo all'interno del Consesso di Bruxelles.

Président - La parole au Président de la Région, Caveri.

Caveri (UV) - Intanto suggerirei ai colleghi de "La Stampa" il titolo per la prima pagina di domani: "l'ufficio di Bruxelles fa schifo, il Consigliere Sandri gela il Consiglio", lo consiglierei, perché, trattandosi "La Stampa" dell'ufficio stampa del collega Sandri, sarebbe interessante suggerire loro anche il titolo.

In merito all'interpellanza del Consigliere Sandri, prima di rispondere alle richieste puntualmente formulate nella medesima, occorre procedere ad alcune precisazioni relativamente alle affermazioni ad esse preliminari: in primo luogo, la nomina fiduciaria del Capo dell'Ufficio di rappresentanza a Bruxelles nulla ha a che vedere con i supposti rischi di instabilità paventati dal Consigliere Sandri... o che comunque tali rischi si manifestano in maniera esattamente identica anche nel caso della rappresentanza italiana permanente d'Italia a Bruxelles, perché il rappresentante è nominato dal competente Ministro per gli affari esteri, così come nel caso di innumerevoli altre figure professionali, pubbliche e private cui sono affidati compiti di rappresentanza. Lei noterà che il rappresentante... della rappresentanza in questi anni ha avuto un grande "turnover". La natura del contratto a tempo determinato e la nomina fiduciaria non sono in alcun modo un limite alla possibilità, per usare le parole del Consigliere Sandri: "di avere un punto di riferimento stabile, capace di costruire negli anni gli indispensabili rapporti con le istituzioni europee". Vede, collega Sandri, vi sono degli autentici "brontosauri" di alcune rappresentanze delle Regioni a Bruxelles, non credo sia stare 12 anni nello stesso posto una garanzia di stabilità e di professionalità.

Va peraltro segnalata un'ulteriore inesattezza relativamente al fatto che, come si afferma nelle premesse all'interpellanza: "il posto di capo servizio ha visto negli anni il succedersi di più figure", infatti, solo nel corso del 2006 è stato istituito il posto di capo servizio, che è stato coperto da un'unica persona, proprio a partire dal medesimo anno, e lo sarà fino alla fine della legislatura, anche se lei un giorno ha telefonato a questa persona chiedendo se era vero che lo avrei fatto secco, anche con "e-mail" che ho conservato nelle cose care; quindi i timori del Consigliere Sandri si dimostrano del tutto infondati.

Relativamente poi alla lagnanza secondo cui, a causa dell'organico ridotto, l'ufficio non sarebbe in grado di seguire i lavori delle Commissioni tecniche e dei diversi "dossier", successivamente formalizzati nelle direttive o nei regolamenti europei, con ciò rinunciando di fatto ad esercitare le nuove competenze in materia di fase ascendente, va precisato come, da un lato, sia l'inerzia statale e non la dimensione degli organici dell'Amministrazione regionale ad impedire la piena partecipazione della Regione alla fase ascendente e, dall'altro, che il processo di costituzione dell'Euroregione con Piemonte, Liguria, PACA e Rhône-Alpes avrà presto risvolti positivi anche da questo punto di vista. Il tema della fase ascendente... evidentemente lei, occupandosi in maniera pluridisciplinare di tante cose, non ha la possibilità di studiare approfonditamente i "dossier" ed è una superficialità che preoccupa perché, quando si trattano gli argomenti, bisognerebbe avere una contezza delle questioni, sulla partecipazione alla fase ascendente... essa è stata virtualmente assicurata alle Regioni già dalla legge cosiddetta "La Loggia" nel lontano 2003. Questa partecipazione si distingue in 2 settori: il primo concerne la partecipazione al processo di formazione della posizione italiana sugli atti che al Governo italiano giungono dalle istituzioni europee; e su questo l'attuale Governo, in particolare il Ministero per le politiche comunitarie, è del tutto inerte, non avendo a tutt'oggi ancora né organizzato la segreteria dei tavoli tecnici di confronto e nemmeno convocato alcuno di tali tavoli. Il secondo tema è relativo alla partecipazione regionale ai comitati tecnici - tecnicamente comitologia -, richiamati dal Consigliere Sandri, ma giunge fino alla partecipazione dei Presidenti delle Regioni ai Consigli dei ministri. Ebbene, relativamente a questa partecipazione più concreta e fisica ai lavori delle istituzioni comunitarie, va segnalato come sia di freno un altro Ministero della Repubblica, questa volta il Ministero degli affari esteri, il quale non ha finora ammesso che nessun funzionario regionale partecipasse ai suddetti comitati e, quando la Presidente Bresso ha ottenuto di prender parte ad un Consiglio dei Ministri, ha dovuto scoprire, suo malgrado, di non essere stata neppure accreditata dalla "Farnesina".

La questione, dunque, Consigliere Sandri, è ben più complessa di quanto da lei prospettata. Sarei ben lieto, e molto più di lei, glielo assicuro, se la piena partecipazione della Valle d'Aosta alla fase ascendente... fra l'altro, la "legge La Loggia" prevedeva addirittura una possibilità di partecipazione ai Consigli europei e alla comitologia espressamente di un rappresentante delle Regioni autonome o delle Province autonome, ma per adesso tutto ciò è rimasto "lettera morta".

In merito alle supposte difficoltà di relazione tra i servizi dell'amministrazione e quelli della Commissione europea, sarei lieto di sentire da lei, Signor Consigliere, a quali eventi specifici fa riferimento, dal momento che a me non consta notizia di tali particolari problematicità. Mi è capitato moltissime volte, nel corso dei miei incontri a Bruxelles, di avere dei colloqui con membri della Commissione, che siano Commissari europei, che siano funzionari di alto rango, e devo dire che la considerazione per la nostra Valle è sicuramente positiva, se invece ci sono stati gravi disservizi, sarò lieto di approfondire con lei l'esame degli episodi che vorrà portare alla mia attenzione.

Lei mi domanda se io intenda rafforzare l'ufficio di Bruxelles per il tramite dell'aumento dell'organico, della stabilizzazione dei rapporti di lavoro e con l'eventualità dell'attivazione di concorsi. Ebbene, la prima risposta è certamente e indubbiamente affermativa: è intenzione di questa Presidenza un rafforzamento costante della struttura di Bruxelles, anche dal punto di vista fisico per così dire, perché i nuovi uffici in collaborazione con le altre Regioni dell'Euroregione, con l'unica eccezione della Liguria, che ha creato un proprio palazzetto autonomo che si chiama "Casa Liguria"... e non si tratta di un'iniziativa estemporanea, bensì di un "trend" chiaro che ha avuto inizio a partire dai primi mesi di questa legislatura, quando con la delega agli affari europei accorpata al turismo... abbiamo fin dal 2004 con un'approfondita attività di studio riorganizzato l'ufficio e ciò ha portato successivamente all'approvazione della legge regionale estremamente innovativa sotto il profilo della politica europea: la legge regionale n. 8/2006, con la trasformazione solo con quella legge dell'ufficio in struttura dirigenziale e che oggi si appresta a trovare una collocazione unitaria nella nuova sede dell'Euroregione a Bruxelles: primo tassello tangibile e concreto di un progetto politico di ampio respiro.

Per quel che è della stabilizzazione dei rapporti di lavoro, rinvio a quanto già precisato precedentemente, mentre, per quanto riguarda la possibilità di attivare nuove assunzioni anche tramite procedure concorsuali, ogni decisione in merito sarà conseguente alle determinazioni da assumersi nell'ambito della ripartizione delle responsabilità dentro questo nuovo contenitore istituzionale: l'Euroregione, perché ci sarà un'attività congiunta degli uffici che saranno situati nella nuova sede condivisa. Uno degli obiettivi dichiarati è infatti non solo la condivisione degli spazi comuni e del conseguente incremento e miglioramento dei rapporti tra i diversi "staff" regionali a Bruxelles, ma anche e soprattutto il raggiungimento di importanti economie di scala nella gestione condivisa di taluni "dossiers" di interesse comune.

Dato per scontato quello che ho già detto sulle Commissioni tecniche comunitarie, ossia le difficoltà esistenti a livello nazionale, aggiungendo come sia intenzione delle Regioni, in collaborazione con la rappresentanza permanente d'Italia, l'avvio di una fase sperimentale che vedrà coinvolto il personale delle Regioni - di stanza sia a Bruxelles, sia in Italia -, a cui dovrebbe essere consentita la partecipazione a questi comitati tecnici, e questa sperimentazione risulterà sicuramente utile, credo che tutto ciò debba essere considerato propedeutico al vero coinvolgimento delle Regioni nella definizione della politica europea dell'Italia. Ovviamente, in esito a tale esperienza, ossia la prima partecipazione ai comitati... di recente in una Conferenza delle Regioni abbiamo espresso delle opzioni per macroaree e abbiamo anche concordato con le altre speciali una linea di azione comune a copertura, quando lo si potrà fare, delle intere materie... credo che avremo modo di continuare ad informare su questo il Consiglio.

Per quel che riguarda l'ultima domanda, quella che lei definisce "corretta ed efficace prassi", ossia che "i progetti europei siano coordinati e presentati al Parlamento dalla rappresentanza nella capitale belga e non direttamente dalle Direzioni o dagli uffici di Aosta", otterremmo come primo risultato la bocciatura in blocco dei medesimi, dal momento che il Parlamento europeo non è titolare di alcuna competenza in merito ai progetti, ai programmi e ai fondi comunitari, risiedendo la medesima in capo alla Commissione europea. Secondariamente non si tratta di istituire prassi o consuetudini, Consigliere Sandri, ma di definire processi e procedure, che già esistono e prevedono un ruolo specifico e definito negli "skill" del personale per l'ufficio di Bruxelles, che nulla ha a che fare con l'istruzione di programmi e progetti. All'ufficio competono altre funzioni, per così dire, di sostegno e complementari, ma non sostitutive rispetto alle strutture di Aosta, che sono e devono restare baricentriche rispetto alla costruzione dell'attività programmatrice e progettuale dell'amministrazione. Trasferire queste competenze a Bruxelles significherebbe di fatto trasferire a Bruxelles l'intero Dipartimento degli affari europei, che si occupa di tali materie e tuttavia non basterebbe dal momento che molte altre strutture regionali - l'Agricoltura, ma anche il Turismo, i Trasporti, il DSI, la Protezione civile - sono coinvolte nella preparazione di programmi e progetti europei.

La sua è una visione non condivisibile dell'Europa: è quella di un'Europa che sta solo a Bruxelles e che resta lontana e distante dai territori. Fortunatamente la Giunta che ho l'onore di presiedere, i suoi dirigenti e i suoi funzionari hanno una visione, prospettive e ambizioni diverse: "in primis" quella di vedere l'Europa come la quotidianità del lavoro qui di ciascuno di noi, l'Unione europea funziona solo se è presente anche a Milano, a Vienna, a Budapest e anche ad Aosta. Se la Valle facesse la scelta organizzativa bulimica di creare un mega ufficio, come hanno fatto alcune Regioni italiane, poi "bacchettate" da quel libro che lei ieri ha fatto vedere: "La casta" di Gian Antonio Stella, ebbene se questa fosse la logica, non farebbe l'interesse dei Valdostani, non saprebbe interpretare i bisogni autentici del proprio territorio, né cogliere le opportunità di sviluppo che proprio l'Europa offre. Per queste ragioni, l'ufficio di Bruxelles, pur essendo fondamentale e degno di costante rafforzamento, non potrà mai essere sostitutivo rispetto al lavoro quotidiano che ciascuna delle strutture regionali svolge nell'ambito delle politiche comunitarie. La vera sfida dunque - e so, Consigliere Sandri, che su questo possiamo dirci d'accordo - è quella di portare molta più Europa in Valle d'Aosta, senza trascurare, ne convengo, di rafforzare la nostra presenza a Bruxelles.

Président - La parole au Conseiller Sandri.

Sandri (GV-DS-PSE) - Non sono soddisfatto della risposta del Presidente Caveri, perché mi sembra debole e incattivita proprio dalla sua debolezza. Innanzitutto sul problema degli avvicendamenti è chiaro che si potrà trovare che il Ministero degli esteri... ma non siamo uno Stato ancora per adesso... abbia fatto degli avvicendamenti... la sua storia personale... ma, se qualcuno si butta in Dora, non è che noi gli dobbiamo andare dietro! Mi dispiace che lei si attacchi formalmente alla figura del capo servizio, chiamiamolo responsabile. Lei non si ricorda di un tal dottor Donati, o di un tal dottor Germano, o di un tal dottor Paolo Linty, tutte persone che si sono avvicendate all'ufficio di Bruxelles negli ultimi anni più volte come responsabili del servizio e li conosce bene perché se li è anche portati nel suo "giardino personale" - dopo spiegherò perché parlo di "giardino personale" - come responsabili del Gabinetto, almeno uno di questi... allora in 5 anni abbiamo almeno 5 persone diverse che hanno avuto tale funzione di responsabile: questa è una cosa che non va bene, perché significa che il punto di riferimento rispetto alle istituzioni europee è che le istituzioni europee non sanno chi è della Valle d'Aosta. Adesso abbiamo un funzionario che è lì da un certo periodo di tempo, speriamo che duri, perché, da questo punto di vista, abbiamo molto da fare e sicuramente gli esempi negativi non devono essere portati da una persona che ha responsabilità a difesa e a giustificazione del proprio comportamento: primo problema.

Il secondo problema è che questo ufficio di Bruxelles è visto dall'Amministrazione regionale come una specie di "giardino personale", perché? Perché la figura del fiduciario diventa fondamentale; su 3 persone, quando 2 sono di nomina fiduciaria, perché una lo è direttamente e l'altra perché - lei si è rifiutato di rispondermi su questo punto - tramite "Finaosta" con dei contratti a tempo determinato fiduciario deve comunque diventarlo, è evidente che la struttura non è una struttura normale della Regione in cui c'è l'80-90% di persone che sono assunte per concorso, poi c'è qualche dirigente che è fiduciario... ma è tutto fiduciario, è tutto dipendente dall'Amministrazione regionale e dal Presidente della Regione, senza possibilità di controllo da parte di nessuno: questa è la verità! Ed è un "terreno" che si vuole tenere ben stretto, perché significa poter utilizzare tale strumento quasi come una specie di "test match", poi, se "viene fuori" qualche "giocatore" particolarmente bravo, lo si porta nel Gabinetto. Dopodiché c'è questa scoperta fantasmagorica, per cui, come al solito, si scarica sul Governo nazionale che impedisce il processo ascendente, allora mi deve spiegare in base a quale autonomia speciale le Regioni del centro Italia partecipano da mesi e mesi...

(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

... ma certo che è vero! Sono andato a vederlo io personalmente! E sono mesi e mesi e tutti i "dossier" glieli posso mandare tranquillamente, sono stati seguiti dalla Regione Toscana nei comitati tecnici, allora loro hanno autonomie speciali che noi non abbiamo? Ma chiediamola! Vogliamo essere come la Regione Toscana? Ma perché non si può fare questo? Qui di nuovo vengono fuori... perché poi nei "giardini personali" vi sono ovviamente le questioni personali, per cui una persona può essere simpatica... e noi ribadisco - e lei non ha risposto su questo - abbiamo grosse professionalità in Valle legate a questi settori che non utilizziamo. Non faccio i nomi, ma lei li sa meglio di me, e trovo che sia un drammatico spreco della nostra Regione non utilizzare le teste e le competenze esistenti.

Sull'ultimo punto, per quanto riguarda le difficoltà di coordinamento fra le direzioni regionali, vi è un errore: non è "Parlamento", ma "Commissione europea", è un "lapsus", me ne scuso, ma dall'altra parte nessuno ha detto che dobbiamo fare di Bruxelles una mega struttura che si occupi di tutto, ma Bruxelles deve essere quel portale che consente alle differenti direzioni di avere una possibilità di rapporto gradito, accolto, perché basato sulla confidenza, sulla consuetudine che solo l'Ufficio di rappresentanza può dare, altrimenti arrivano da questi funzionari... dicono: "ma questi chi sono" e, se ci sono dei problemi, non si risolvono. Gli esempi li faremo nei prossimi mesi, ci sarà più di un caso. Questo non vuol dire che l'ufficio di Bruxelles si deve occupare dei progetti, ma deve essere l'interfaccia, per cui i progetti sono portati a Bruxelles dai dirigenti regionali di Aosta, ma insieme con la delegazione di Bruxelles, perché solo loro possono avallare con la confidenza e la conoscenza e la consuetudine questo tipo di validità dei progetti. Mi pare strano che lei dica questo, perché, confondendo spesso il pubblico con il privato, lei riempie i suoi discorsi con "questo lo conoscevo", ieri parlando di amianto citava un Deputato responsabile di qualcosa o un membro del Governo che conosceva da tanti anni, proprio perché lei dimostra che molte cose sono più facili se con certe persone si è vissuta insieme un'esperienza parlamentare piuttosto che un'esperienza in un gruppo di lavoro... è chiaro che questo rende utile, ma chi può fare questo se non quelli dell'ufficio di Bruxelles? Ma dobbiamo metterli in condizione di poterlo fare.

Trovo sia grave che lei non abbia risposto a queste 2 parti fondamentali: la prima, l'utilizzo delle persone che abbiamo a disposizione come competenze regionali; la seconda, la non voglia di stabilizzare l'ufficio di Bruxelles dandogli la possibilità di lavorare serenamente e toglierlo dal suo "giardino personale". È chiaro, quando ci sono delle persone a tempo indeterminato, il politico deve fare i conti con loro, benissimo, ma questo è un modo per il politico di garantirsi di non avere sempre e solo degli "yes men" dietro: questo è un dato negativo che credo sia pericoloso per tutti, in particolare per chi ha alte responsabilità.