Oggetto del Consiglio n. 2589 del 22 marzo 2007 - Resoconto
OGGETTO N. 2589/XII - Obiettivi e applicazione del Protocollo d'intesa fra la Regione e le Poste Italiane. (Interpellanze)
Interpellanza
Appreso che la Regione Valle d'Aosta e Poste Italiane S.p.A. hanno recentemente siglato un Protocollo d'intesa per il mantenimento e il potenziamento dei servizi e dei prodotti erogati sul territorio regionale, con particolare attenzione alle realtà periferiche e a quelle maggiormente disagiate;
Considerato
· che la IV Commissione consiliare ha effettuato una serie di audizioni con dirigenti aziendali e rappresentanti sindacali sulle disfunzioni del servizio postale in Valle d'Aosta;
· che, tra i vari elementi di criticità emersi nel corso delle audizioni, figurano la futura contrazione dell'organico, che rischia di indebolire ulteriormente l'efficienza del servizio nelle valle laterali, e lo smantellamento della segreteria della Filiale di Aosta, che prelude a un probabile declassamento della medesima;
Atteso che il mercato postale sarà liberalizzato dal 2009;
ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
il Presidente della Regione per sapere:
1) come si concilia l'accordo Regione Valle d'Aosta - Poste Italiane con le criticità espresse dall'azienda e dai lavoratori;
2) se e come intende adoperarsi affinché la Valle d'Aosta non subisca il declassamento della Filiale regionale;
3) se per conseguire gli obiettivi prefissati nella convenzione sono prevedibili oneri a carico della Regione: in caso affermativo, per quale entità e per quali finalità.
F.to: Tibaldi - Frassy - Lattanzi
Interpellanza
Richiamata la precedente iniziativa consiliare del 10 gennaio 2007 in cui si evidenziava la necessità di addivenire ad un Protocollo di Intesa tra Regione Valle d'Aosta e le Poste Italiane, per favorire non solo la soluzione di criticità inerenti il servizio postale in Valle, ma anche per utilizzare la rete capillare degli uffici postali sul territorio per offrire al cittadino servizi di pubblica utilità;
Appreso dagli Organi di informazione degli incontri che il Presidente nei mesi scorsi ha avuto con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori postali, per conoscere esigenze del personale e criticità del territorio;
Visto che tali problemi continuano a manifestarsi nei diversi comuni della Valle, non ultimo in quel di Gressan dove i ritardi nella consegna della posta provoca disagi, in quanto la ritardata consegna di bollette e fatture equivale a sanzioni;
Visto che il Protocollo di Intesa tra Regione Valle d'Aosta e Poste Italiane, approvato con D.G. n. 5852 del 29 settembre 2006, è stato firmato il 5 marzo 2007;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
il Presidente della Regione per sapere:
1) da chi è stato predisposto il testo del Protocollo di Intesa, se esso è stato preventivamente discusso con le organizzazioni sindacali e se queste hanno formulato eventuali suggerimenti che sono stati presi in considerazione;
2) se nel protocollo ci sono strumenti che consentono di dare una risposta a disservizi e criticità sul territorio o se si intendono cercare risposte con altre modalità;
3) come si intende operare per dare concreta attuazione ai progetti sperimentali di potenziamento sul territorio del ruolo di erogatore di servizi pubblici da parte delle poste, previsti nel Protocollo;
4) quante risorse finanziarie sono state o si intendono impegnare per realizzare i contenuti del Protocollo.
F.to: Squarzino Secondina - Bortot
Presidente - La parola al Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - L'argomento oggetto di queste interpellanze non è la prima volta che approda in Consiglio regionale, perché riguarda un servizio di rilevanza pubblica essenziale. Parliamo della postalizzazione della nostra corrispondenza, della consegna dei plichi, che viene esercitata da una società a totale partecipazione statale che è "Poste Italiane S.p.a.". Una società che ha nella nostra Regione una filiale, quindi un centro operativo e direzionale autonomo, i cui servizi con il passare del tempo lasciano sempre più a desiderare.
Come IV Commissione abbiamo avviato una serie di audizioni con i responsabili locali dell'area postale e abbiamo sentito anche i sindacati di categoria. Naturalmente sono emerse diverse considerazioni sulle quali poi ci soffermeremo. Nel frattempo abbiamo appreso dai giornali della sigla di un protocollo d'intesa, che è intervenuto fra la Regione e "Poste Italiane" per potenziare i servizi sul territorio.
Ci siamo soffermati su quello che pubblicavano i giornali e abbiamo visto che la convenzione prevede alcune cose, diciamo estremamente generiche, le quali però stridono con le informazioni che abbiamo assunto in commissione. Si fa riferimento, in questo protocollo d'intesa, della futura definizione attraverso gruppi di lavoro appositamente costituiti di collaborazioni e sperimentazioni fra Regione e "Poste" per la fornitura di servizi di diverso tipo, con particolare attenzione alle realtà periferiche disagiate del territorio regionale, perché sappiamo che il servizio postale è più difficile nelle valli laterali dove gli uffici lavorano con del personale che è conteggiato a livello decimale... abbiamo appreso che Fontainemore beneficia di 0,33 unità per il suo funzionamento. Deve inoltre essere ancora calenderizzato un insieme di incontri fra la Regione e le "Poste", le parti convengono che l'attuazione delle iniziative da porre in essere sarà oggetto di appositi accordi attuativi. Ci sono poi altre clausole che hanno il sapore dell'acqua fresca, visto che oggi è la giornata dell'acqua. Decisamente più saporite sono invece le informazioni che abbiamo assunto in commissione: se, da una parte, la Regione stipula un protocollo d'intesa per potenziare i servizi, quindi per mantenere i posti di lavoro e permettere la realizzazione del "Postamat" in alcune località delle valli laterali, d'altro canto veniamo a sapere che l'azienda ha predisposto una serie di esodi incentivati, le procedure di mobilità per 17 persone, il "turnover" non si osserva più, e questo a discapito di un insieme di servizi che riguardano in prevalenza la cosiddetta "posta povera" - quella inviata senza indirizzo -, ma che tendono a rallentare le consegne della posta cosiddetta "privilegiata" - quella che rappresenta il prodotto di qualità -; di questi ultimi mesi sono diverse lamentele che sono state pubblicate sui giornali e che riguardano queste gravi carenze del servizio.
Altra notizia che abbiamo raccolto è lo smantellamento della segreteria di filiale, con una certa preoccupazione espressa anche dai rappresentanti sindacali; può darsi che ci sia una direttiva centrale di questo tipo che mira alla razionalizzazione dell'andamento aziendale, visto che "Poste S.p.a." è ormai informata ai criteri di aziendalizzazione anche in vista di una futura liberalizzazione del mercato postale dal 2009 in avanti, però è altrettanto vero che altre Regioni e le Province autonome non hanno adottato una iniziativa di questo tipo. Allora se si smantella una segreteria di filiale, il nostro pensiero va alle prospettive: questo atto rischia di essere il preludio di un declassamento della nostra Regione da Regione con una propria struttura postale autonoma - già abbiamo perso il Centro postale operativo che è stato centralizzato a Torino -, se perdiamo anche la filiale, crediamo che al di là dei protocolli d'intesa, degli accordi e delle convenzioni che possono essere siglate dalla Regione con "Poste Italiane", si va verso un indebolimento del servizio sul territorio.
Visto il documento che lei, Presidente, ha siglato nelle settimane scorse, visti i contenuti dello stesso che non dicono nulla di più di quello che può essere un rapporto di "amitié" che si tiene fra enti - Regione, noi, e "Poste", loro -, viste anche le preoccupazioni emerse dall'azienda e dagli stessi dirigenti che hanno evidenziato una difficoltà ad erogare un servizio completo e di qualità alla luce delle risorse umane disponibili e della quadratura dei conti di bilancio, e visto anche la futura liberalizzazione del mercato, chiediamo come si concilia questo accordo che lei ha siglato, con le criticità che sono state espresse dall'azienda e dai lavoratori in IV Commissione, e poi naturalmente - e torno al problema che ho accennato prima - se effettivamente può sussistere questo pericolo di declassamento della filiale, sarebbe grave che Aosta, ancorché numericamente per quanto riguarda la demografia piccola rispetto ad altre Province italiane, venga dimenticata come Regione, in particolare come Regione autonoma. Abbiamo sempre fatto della specialità della nostra Regione una delle peculiarità per rivendicare nell'erogazione di servizi come questi - si parla anche di ferrovia o di altri servizi pubblici - la ragione per cui dobbiamo potenziare un certo servizio, d'altro canto ci sentiamo dire da "Poste S.p.a." che la segreteria verrà smantellata. Sappiamo che Trento e Bolzano non hanno agito in questa direzione.
La terza domanda: ci sembra strano che un protocollo d'intesa volto a garantire un servizio efficiente di qualità e a potenziarlo sul territorio, non preveda oneri da parte della Regione. Ben venga, ma sappiamo che per il servizio ferroviario la Regione ha corrisposto oneri non indifferenti a "Trenitalia" per poi avere un servizio lo stesso scadente e che è sempre soggetto al nostro controllo ispettivo attento per quanto riguarda la pulizia dei treni, la puntualità degli orari, eccetera... questo protocollo sembra quasi voler dire, sigliamo qualcosa per tacitare eventuali proteste che purtroppo continuano, perché le lamentele per il disservizio permangono.
Vorremmo sapere se questo protocollo è il preludio, visto che si parla di convenzioni e di gruppi di lavoro in futuro, ad eventuali interventi economici della Regione in un settore che però dal 2009 sarà liberalizzato.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Riprendiamo una iniziativa precedente, fatta al mese di gennaio, in cui ponevamo all'attenzione del Presidente la criticità del servizio postale in Valle d'Aosta su due aspetti critici: da un lato, la difficoltà di rispondere alle esigenze del territorio anche nei punti più lontani; dall'altra, la difficoltà da parte degli addetti che vedevano diminuire la possibilità di lavorare e lamentavano una non organizzazione coerente del lavoro rispetto agli obiettivi che l'azienda intendeva raggiungere. Già allora lo stesso Presidente aveva individuato come possibile soluzione questo protocollo, dicendo: "noi siamo d'accordo, ma non ce lo firmano, è bloccato a Roma"; adesso questo protocollo è stato firmato, abbiamo visto che la Regione si era pronunciata in questo senso fin da settembre dello scorso anno, nel senso che aveva intravisto nel protocollo un modo per riuscire ad avere strumenti per agire in questa situazione, e adesso questo protocollo finalmente è firmato.
Da quanto abbiamo letto, sia la deliberazione, sia il protocollo sembrano una serie di dichiarazioni di intenti e abbiamo difficoltà a capire come, da qui, possano procedere azioni concrete che vadano nella direzione di risolvere i due corni del problema. Intanto, visto che è passato molto tempo da settembre a marzo, volevamo capire se questo protocollo era stato visto con i sindacati e i rappresentanti del personale, cioè se anche questi erano riusciti ad evidenziare le loro preoccupazioni in modo da trovare una soluzione all'interno del protocollo stesso. Sappiamo che il Presidente si è incontrato con i sindacati e ha preso a cuore i loro problemi, ma volevamo capire se questi problemi erano stati evidenziati con i sindacati prima della firma del protocollo e in che modo le proposte dei sindacati sono entrate nel protocollo o come si vuole utilizzare oggi il protocollo per rispondere ai disservizi.
Siamo preoccupati di una cosa: questo protocollo a noi sembra che sia una dichiarazione di intenti, in cui si dice che verranno organizzati gruppi di lavoro, che verranno individuati dei progetti su cui fare delle convenzioni e soprattutto la deliberazione di Giunta con cui è stato approvato il protocollo di intesa porta due punti: 1) approvare il protocollo; 2) dare atto che la presente deliberazione non comporta oneri a carico del bilancio della Regione.
Volevamo capire come intende la Regione attuare gli interventi che sono prefigurati all'interno del protocollo, senza impegnare delle risorse; oppure può darsi che questa affermazione fatta a settembre 2006 sia stata poi superata da decisioni politiche diverse, quindi vorremmo sapere se sono state impegnate delle risorse o se si intendono impegnare e l'entità complessiva delle stesse.
Presidente - La parola al Presidente della Regione, Caveri.
Caveri (UV) - La Regione non è e non può essere l'asso pigliatutto dei mal di pancia che ci sono sul territorio regionale, glielo ripeto: "repetita iuvant", perché fino a prova contraria oggi le "Poste" come le altre aziende statali non dipendono dalla Regione autonoma Valle d'Aosta, ma dipendono dalle decisioni che vengono assunte dal Governo. A questo proposito ricordo che uno degli ultimi atti positivi per la nostra Regione è l'accoglimento di una proposta che mi sono permesso di fare come Presidente portavoce dei problemi della montagna nella Conferenza delle Regioni, perché nell'approvare la variazione della direttiva sulle "Poste" in sede parlamentare, malgrado il relatore fosse il Senatore Perrin, ci si era completamente dimenticati di citare i territori di montagna. Per fortuna, i Presidenti di Regione sono accorsi al "capezzale" del Parlamento e hanno previsto di inserire i territori montani che non figuravano nella relazione al Senato; ciò significa che noi e gli enti locali, nell'incontrare i sindacati, abbiamo ribadito proprio questo aspetto: non siamo nella situazione di poter immaginare di regionalizzare...
(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
... li abbiamo incontrati prima della stipula dell'accordo, abbiamo sottoposto loro ricordando, fra l'altro, che la situazione della firma di questo accordo è la situazione della firma di un accordo che era stato bloccato dal Ministro Gentiloni, perché il ministro ritiene che gli accordi delle Regioni debbano oggi far parte di una sorta di "format", di una sorta di accordo quadro che dovrebbe essere segnalato alle Regioni dal ministero competente. In questa occasione il nostro impegno per giungere alla stipula dell'accordo ha fatto sì che i vertici delle "Poste" comprendessero la necessità di scrivere questo accordo, accordo che deve tenere conto di due circostanze. La prima è che siamo in vista della liberalizzazione: nel 2009 la situazione monopolistica delle "Poste" nel servizio universale sarà spazzata via, questo significa che lo Stato dovrà predisporre dei bandi di gara a cui parteciperanno soggetti diversi dalle "Poste italiane". Su questo, con buona pace del collega Bortot che è, come "no global", contrario a...
(interruzione del Consigliere Bortot, fuori microfono)
... il 2009 è vicino, collega Bortot, anche perché nel 2009 si arriva alla conclusione di un percorso che oggi consente già un grosso spazio. La famosa "Xerox" che viene nello stabilimento di Pont-Saint-Martin è un'azienda che si occupa già di spedizioni postali e di imbustamento in tutta quella parte che è già stata liberalizzata, non per il territorio valdostano ma per tutto il nord Italia; quindi va detto che abbiamo, da un lato, questa prospettiva della liberalizzazione che già agisce oggi, quindi per esempio tutta una serie di privilegi che nel tempo le "Poste" avevano ottenuto - spese di riscaldamento, elettricità, affitto gratuito da parte dei Comuni - sono finiti, e nello stesso tempo le "Poste italiane" chiedono ai Comuni di regolarizzare i contratti perché eravamo di fronte a una violazione palese dei principi di concorrenza. Questo per dire che questa questione della liberalizzazione agirà anche sui contenuti che daremo al protocollo.
Naturalmente abbiamo firmato un protocollo quadro generale, lo avremmo voluto anche più dettagliato, ma questo è quello che siamo riusciti a negoziare molto faticosamente con le "Poste". Cosa metterci dentro, nel rispetto delle regole di concorrenza, lo abbiamo già in testa e verrà declinato con delle deliberazioni di Giunta fin dalle prossime settimane. Il primo atto sarà quello in alcuni Comuni della Valle di avere degli sportelli bancomat e degli sportelli automatizzati per la trattazione del materiale postale; sarà il fatto di far smettere i 2 uscieri che si aggirano per tutti gli uffici regionali a portare la posta, e di affidarlo a personale postale; la trattazione della posta in arrivo e partenza potrà essere oggetto di un ufficio postale all'interno della nostra Amministrazione; ci sono cioè degli elementi concreti. Tuttavia è inutile che ci nascondiamo dietro un dito; oggi ci troviamo di fronte a un reale disimpegno delle "Poste" in Valle d'Aosta, che non verrà arrestato definitivamente da qualunque accordo si faccia, perché questa è un'azienda che ritiene la nostra Regione un territorio di frontiera, tanto che nella logica della gestione dei postini siamo con Alba-Asti, che non si sa con quale logica... fosse Cuneo, territorio montano...
(nuova interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
... può darsi, sarà alfabetica. Devo dire che quando incontro il "country manager" del nord Italia, questa è la considerazione che le aziende statali hanno nei confronti della Valle d'Aosta!
È evidente che mentre in passato potevamo dare dei soldi, ci troviamo in una situazione, oggi, in cui quello che possiamo fare è chiedere delle prestazioni. Tibaldi intelligentemente pone il problema di Bolzano e in parte di Trento. La situazione di Bolzano deriva da una norma di attuazione fatta una ventina di anni fa, in cui per salvaguardare il principio della proporzionale etnica - la possibilità di avere personale non bilingue, ma monolingue delle 3 etnie: italiana, tedesca, ladina -, alcune strutture, che sono state smantellate altrove, lì sono rimaste. Ed essendo norme di attuazione che erano precedenti alla trasformazione delle "Poste" in s.p.a., Bolzano è riuscita a portarsi dietro questa eredità; Trento non ha nulla, ma essendo vicino a Bolzano, in una logica di non eccessiva valorizzazione del Sud Tirolo non potevano ovviamente trattare diversamente Trento, anche se Trento è più legata dal punto di vista del servizio postale, come avviene fra noi e il Piemonte, ad alcune funzioni che ci sono in Veneto, ma io non mi stupisco. Là dove non c'è la Regione, con buona pace di Curzio Maltese e del fatto che io sono Fidel Castro se la Valle d'Aosta è Cuba, se qui non ci fosse la Regione autonoma, noi saremmo morti e sepolti e chiederemmo probabilmente l'annessione al Piemonte! Perché questa è la considerazione che c'è nei confronti della Valle d'Aosta dove ci sono servizi statali, che sia la sede INAIL, che sia la sede INPS, che siano le "Ferrovie dello Stato" o le "Poste Italiane", e questo in una logica by-partisan, quadri-partisan, la logica è questa!
L'accordo che abbiamo stipulato non è forse il migliore degli accordi possibili, perché quando abbiamo presentato un testo alle "Poste", per firmarlo le "Poste" lo hanno mondato di tutti quegli impegni più cogenti che ritenevamo dovessero esserci all'interno del testo. Ritenevamo comunque utile firmarlo lo stesso, così come riterremo utile dare attuazione a quegli aspetti che citavo precedentemente. Questo fermerà l'emorragia di personale oppure le "Poste" della Valle d'Aosta, a fronte di un principio di liberalizzazione del mercato, faranno la fine che ha fatto "SIP", "TELECOM" - ex "SIP" - con una desertificazione completa?
A noi è stato detto, come i sindacati sanno, che oggi esiste la possibilità di assunzioni nuove; peccato che le assunzioni nuove avvengano sulla base di un accordo sindacale nazionale che prevede la stabilizzazione dei precari, e in Valle d'Aosta non ce ne sono, per cui la beffa sarà che otterremo delle assunzioni di personale, ma che verrà da fuori! Cornuti e mazziati! Va benissimo qualunque sia il lavoratore che viene in Valle d'Aosta, siamo contenti, ma va detto che la ragione per cui si fanno certi accordi è che il postino che viene nella nostra Regione non scambi Ayas con Oyace, e questo era capitato con un Assessore regionale - di cui non faccio il nome - che, dopo 10 minuti che incontrava il Sindaco di Oyace, pensava di parlare con il Sindaco di Ayas, ma questa è aneddotica.
Cercheremo e siamo disponibili a confrontarci con la commissione consiliare, di fare in modo che si sia "sugo" a questo accordo, vi dimostreremo in poche settimane che questo avverrà, ma è vero che dobbiamo anche cominciare a prepararci a cosa capiterà nel mare agitato della liberalizzazione. Non solo dovremo continuare a dialogare con "Poste", ma quando "Poste" perderà dei servizi - potrebbe perdere i pacchi e perfino la posta universale - dobbiamo cercare di dialogare, come stiamo facendo nel settore delle telecomunicazioni, dove non ragioniamo più solo con "TELECOM", ma anche con gli altri soggetti, si tratterà di trovare quelle misure che possano salvaguardarci.
Potrà avvenire che qualche sportello postale finirà per chiudere? È possibile. Se guardiamo al modello francese e a quello svizzero, sono nate delle logiche diverse rispetto alle "Poste"; ad esempio alcune frazioni non sono più servite singolarmente, per cui esiste una casella postale all'interno del paese in cui gli abitanti hanno la chiave della loro casella e vanno lì, perché il postino non va più in là; ci sono esperienze interessanti in Francia di sportelli bancari mobili, perché in alcuni casi nel paesino arriva 2 o 3 volte la settimana lo sportello mobile.
La logica che speriamo di poter avere nel rapporto con "Poste" è quella di un confronto serio e serrato. Chi era presente all'incontro sa che l'ultima volta ho espresso il mio vivo disagio, dovuto al fatto che da quando sono Presidente della Regione, ogni volta incontro dei dirigenti delle "Poste" diversi, ai quali ogni volta devo dire le stesse cose, cioè devo rispiegare le nostre difficoltà. Allora mi auguro, con la collaborazione dei Parlamentari valdostani, che si possa avere uno scatto e naturalmente cercheremo di vedere se, con una norma di attuazione, si possa fare in modo che questa filiale non sia la filiale ballerina che c'è adesso, perché questa è una filiale finta, tutti i servizi sono ormai su Torino e alcuni addirittura a Roma! Questo avviene perché hanno fatto un discorso di divisionalizzazione, per cui i vertici di alcune strutture non sono più territoriali, ma centrali, con la conseguenza che più distante è l'interlocutore più difficile è avere delle risposte!
Si dà atto che, dalle ore 11,40, riassume la presidenza il Presidente Perron.
Président - La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Due parole solo, perché conclude il collega Bortot. Mi permetta una battuta: abbiamo fatto bene a rivolgerci a lei visto che è lei il salvatore delle "Poste"; speriamo anche che i vari dirigenti delle "Poste" che cambiano non si trovino, anche loro, di fronte a Presidenti di Regione che cambiano...
A parte le battute, credo che il problema sia importante ed è chiaro che non si risolve così, solo in un dialogo fra di noi. Mi sembra che dall'insieme dei problemi che oggi il Presidente ha evidenziato, ci siano, a nostro avviso, degli spazi per agire, nel senso che il nostro obiettivo dovrà essere quello di garantire il servizio agli utenti; poi come, in che modo, sotto quali forme, credo che si vedranno di volta in volta, ma il problema è garantire il servizio agli utenti, perché non possiamo accettare che la nostra Regione di montagna sia tagliata fuori da una serie di servizi che sono essenziali.
Condividiamo il giudizio su questo protocollo d'intesa, che è una scatola molto grande e quasi vuota, che va riempita pezzo a pezzo; vedremo nelle deliberazioni che saranno fatte quali sono gli spazi che si cominciano ad occupare, perché nel momento in cui tutti i possibili servizi e le possibili sinergie saranno effettuate fra Regione e "Poste", si mettono anche alcuni mattoni che poi è difficile smantellare. Ancora: se si attuano tutte le possibilità che sono presenti nel protocollo, credo che garantiamo effettivamente al personale una possibilità di lavoro ulteriore, garantiamo la possibilità di continuare ad avere un'occupazione in Valle come tutti speriamo.
Presidente - La parola al Consigliere Bortot.
Bortot (Arc-VA) - Per dire alcune cose che non ha detto la collega. Intanto sono d'accordo con il tono che ha dato il Presidente all'argomento; anche se è molto serio, ne possiamo discutere con un po' di serenità.
Ho sentito le sue dichiarazioni, meno male, perché quando ho visto la convenzione, siccome lei è una persona intelligente, ho pensato: "ma che cavolo ha firmato il Presidente"? Questa è una scatola vuota che può servire ai dirigenti delle "Poste" per farsi belli a Roma e poi pretendere altrettanto dalle altre Regioni e, alla fine, non capiamo se avremo il servizio come era garantito dalle "Poste". Ora, che Curzio Maltese scriva quelle cose non mi scandalizza, cioè se le acque sono valdostane e la "CVA" è di proprietà pubblica e una serie di aziende sono di proprietà pubblica, non mi dà alcun fastidio, perché dove vedo che queste cose vengono privatizzate, aumenta il disservizio ai cittadini, non gli utenti, perché adesso anche le "Poste" ci chiamano "utenti", ci riempiono la casella postale di pubblicità che non vogliamo e che è quella che rende loro di più, ma poi non funziona la posta, quella normale!
Per farla breve, occorre stare molto attenti a quello che scriveremo nei regolamenti o protocolli o accordi aggiuntivi di questa convenzione, perché c'è una discrasia fra quanto abbiamo sentito in audizione dai sindacati per quanto riguarda il taglio dei dipendenti e quindi al servizio, e la possibilità di non avere molti uffici postali in cambio... di che cosa, in Valle d'Aosta? Non vorrei che diventasse il contratto di servizio delle "Ferrovie", che è stato completamente svuotato, fatto con buonissime intenzioni, ma dove le "Ferrovie" incassano e il servizio diminuisce!
Su questa cosa prima di tutto dobbiamo stare attenti; poi continuo ad insistere, Presidente, che mentre a noi vengono date più prerogative statutarie da parte dello Stato, a livello di UE ci vengono tolte... bisognerà fare un fronte comune! Da un lato, vorremmo... e siamo d'accordo - anche se non io - sulle liberalizzazioni, e poi siamo qui a valutare le conseguenze che queste hanno sulla nostra Regione, dato che le liberalizzazioni sono fatte per fare profitti e non per dare servizi, evidentemente i 3/4 dei nostri paesi di montagna non saranno serviti. Allora penso ad un accordo, ad un federalismo delle Regioni dell'Arco alpino, almeno quelle a sud, quelle italiane, e aprire un contenzioso, intanto con la signora Lanzillotta - anche se è un Ministro amico -, e soprattutto con l'UE. Questo processo di liberalizzazione e di privatizzazione non è irreversibile, tanto che l'acqua dal decreto Lanzillotta è stata tolta e chi dice che non si possono togliere le "Poste" e altri tipi di servizi se si fa una vertenza istituzionale? Non è detto che debba sempre esserci io, in piazza, può venire anche l'Assessore Marguerettaz o anche il Presidente, qualche risultato lo abbiamo portato a casa... immaginate se avessimo fatto le Olimpiadi, che disastri dovremmo gestire... comunque parlando seriamente - ripeto - queste privatizzazioni non sono irreversibili, occorrono decisioni del Consiglio e del Governo, o perlomeno rendere inefficaci le liberalizzazioni quando significa "taglio dei servizi". Va bene la concorrenza più sfrenata, però un accordo quadro che garantisca i servizi fino all'ultimo cittadino in cima al Monte Bianco, allora mi va bene. Si sa che entrano in concorrenza, ma non che vincola l'appalto perché tagliano i servizi; quei servizi sono garantiti e poi che si facciano la concorrenza finché vogliono!
Morale: occorre approfondire e definire a priori i protocolli, le convenzioni e i regolamenti che da quella convenzione conseguono; mettiamoci in rete tutti: lei, come Governo lo può fare meglio di noi all'opposizione, facciamo degli accordi e vediamo di fare un fronte per ridurre i danni delle conseguenze di queste privatizzazioni. Se siamo convinti - mi rivolgo ora a tutto il Consiglio - questo si può fare, perché rientra nelle prerogative di difesa del nostro Statuto e non credo che ci possano essere liberalizzazioni o mercato che possano entrare nel merito di queste prerogative. Il mercato e le privatizzazioni vengono dopo, ma dobbiamo anche essere convinti!
Presidente - La parola al Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - Bisogna anzitutto informare i Caremesi che in caso di eventuale adesione alla Valle d'Aosta, oltre al rischio di vedere una "Carte Vallée" ridimensionata in termini di portata e di potere di acquisto rispetto al momento attuale o al passato, avranno anche dei disservizi postali...
Presidente, d'accordo con lei sul fatto che la Regione non può essere l'asso pigliatutto, perché non può farsi carico di tutti i servizi pubblici, erogati da aziende statali che, di fatto, non vengono effettuati nei modi dovuti. C'è già la tendenza della comunità valdostana a sedersi sul Palazzo regionale... questa tendenza dobbiamo invertirla, Consigliere Bortot, non può la Regione acquistare anche quel ramo di "Poste" che risiede nel nostro perimetro geografico e farsene carico. Lo strumento economico che mi pare di capire sarà utilizzato nelle convenzioni che verranno stipulate dalla Regione in attuazione del protocollo d'intesa, se ho capito bene l'intervento regionale con dei soldi per dare più efficacia al servizio postale, potrà valere fino al 2009, altrimenti si entra nell'ambito della concorrenza sleale. È lo strumento politico, quello sul quale dobbiamo fare leva, allora diventa umiliante sapere che Trento e Bolzano in particolare hanno utilizzato la leva politica per tempo, "blindando" determinate prerogative e, di conseguenza, anche garantendo l'esecuzione di servizi pubblici sul loro territorio e noi abbiamo sprecato del tempo!
Presidente Caveri, è vero, lei dice: "abbiamo dei Parlamentari che dovrebbero far sì che queste prerogative venissero adottate in sede nazionale e nelle sedi romane competenti", ma questo non avviene. Allora facciamo in modo che questo collegamento Aosta-Roma, visto che il Governo è amico dei Parlamentari valdostani attuali, possa combinare qualcosa di positivo, altrimenti perdiamo delle occasioni! La Regione non può però nemmeno fare da spettatrice di una situazione che si sta deteriorando, sembra quasi che guardiamo una partita di calcio i cui giocatori, più o meno disordinatamente, si muovono in campo con più palloni peraltro, e noi guardiamo. È un servizio che non può essere solo osservato, quindi il protocollo d'intesa lei dice che è l'inizio di una serie di rapporti che saranno poi definiti; va bene, si faranno i chioschi multimediali, ci darà del personale postale che provvederà alla consegna di corrispondenza fra uffici pubblici, ci sarà il "Postamat", ci saranno le "Poste Italiane" che consegneranno anche i referti sanitari e le medicine in ausilio alle persone anziane, però non dimentichiamo il "core business", ovvero la corrispondenza che si chiami "posta prioritaria" o "posta ordinaria" o "posta universale" o la posta più povera, quella degli invii senza indirizzo, cioè non dimentichiamo che le "Poste", per vocazione, dovrebbero soddisfare questo servizio e poi... ben vengano gli altri!
Allora il rischio qual è? Il rischio arriva con la liberalizzazione, a cui non siamo assolutamente contrari, ma non per vocazione o per ideologia: perché la liberalizzazione è operativa in alcune città e permette di colmare quei disservizi che "Poste Italiane" non riesce più ad effettuare. Se va avanti così, "Poste italiane" in Valle d'Aosta sta servendo su un piatto d'argento il mercato ad altri concorrenti privati, che si radicheranno in Valle e, radicandosi in Valle i concorrenti privati, che naturalmente guardano al "business" oltre che al servizio e senz'altro saranno in grado di effettuare un servizio più di qualità rispetto all'attuale, guarderanno a quel corridoio urbano che si sviluppa fra Courmayeur e Pont-Saint-Martin passando per Aosta, perché il 77% del fatturato di "Poste Italiane" si sviluppa lungo l'asse fluviale della Dora Baltea, mentre le valli verranno dimenticate a dispetto del potenziamento con chioschi multimediali e "Postamat" nell'asse mediano di ogni valle laterale.
Nel 1999 una legge istituiva i cosiddetti "negozi polifunzionali", ne abbiamo parlato più volte. Questi non dovrebbero essere solo degli esercizi commerciali per vendere generi alimentari o altri generi a favore dell'utenza, ma dovrebbero allocare al loro interno determinati servizi importanti e i servizi postali potrebbero essere uno di questi. Nei colloqui che abbiamo avuto in commissione abbiamo notato una certa difficoltà nel coniugare queste due esigenze, la Regione potrebbe farsi fautrice di far assimilare questi concetti in maniera più immediata a chi dirige "Poste Italiane". Poi abbiamo appreso con un certo sconforto che anche lei, Presidente, considera persa la partita sulla filiale, ci parla di "filiale finta"; è una filiale che è in fase di smantellamento, abbiamo già visto lo smantellamento e la decentralizzazione di alcuni servizi a Torino come il Centro postale operativo, la perdita del timbro sul francobollo, nota di orgoglio, sappiamo che lei si è battuto in Parlamento anni addietro per avere Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, ma ormai vediamo prevalere "CPO Torino", e anche questo è un sintomo del declassamento del servizio postale in Valle d'Aosta rispetto ad altre Regioni.
È vero, la Valle d'Aosta non è considerata Regione, a livello nazionale spesso la nostra Regione viene dimenticata e allora facciamo leva sui nostri strumenti politici. Non abbiamo solo 2 Parlamentari che sono in questo momento incardinati in un assetto di maggioranza di un Governo che dovrebbe essere amico, quindi Consiglieri Bortot e Squarzino suonate il campanello che la ricreazione è finita e si deve anche lavorare oltre ad aumentarsi gli stipendi, abbiamo anche membri in Commissione paritetica che sono autorevoli, hanno occupato il suo stesso scranno, e possono essere più operativi di commissioni paritetiche che si sono realizzate in passato. La norma di attuazione sul servizio postale può essere il primo compitino che si assegnano Rollandin e Louvin, uno di parte statale e uno di parte regionale, al di là delle chiacchiere. Hanno solo da imitare quello che è stato fatto a Bolzano, ovviamente con le differenziazioni del caso, ma che si facciano parte attiva. La leva politica, e quindi gli strumenti politici, sono l'unica strada che siamo in grado di percorrere, perché la leva economica dal 2009 in poi non potrà essere attuata.
Presidente, la ringraziamo della risposta; ci sono diversi punti di convergenza, però a questo punto credo che la politica non possa continuare ad essere spettatrice di questo disagio che si traduce in un disservizio continuo ai danni del cittadino e delle imprese valdostane.