Oggetto del Consiglio n. 1443 del 30 luglio 2005 - Resoconto
OGGETTO N. 1443/XII - Disegno di legge: "Modificazioni alla legge regionale 20 giugno 1996, n. 12 (Legge regionale in materia di lavori pubblici), da ultimo modificata dalla legge regionale 20 gennaio 2005, n. 1". (Discussione generale)
Presidente - La parola al Consigliere Borre.
Borre (UV) - Vorrei farvi presente che relatore della commissione su questo progetto di legge è il collega Sandri, che mi ha inviato una bozza della sua relazione pregandomi di chiedere al Consiglio se potevo intervenire io al suo posto, perché il collega Sandri e la sua famiglia sono stati colpiti da un grave lutto: è morta la mamma. La III Commissione, e penso anche tutto il Consiglio, porge le sue condoglianze alla famiglia del Consigliere Sandri e dichiara la sua vicinanza a Giovanni in questo momento doloroso. Chiedo di poter leggere quella relazione che ho tirato giù stamani, tenendo conto di alcuni contenuti che il collega Sandri mi ha fatto pervenire.
Presidente - Da parte della Presidenza non vi sono difficoltà, stante la gravità delle motivazioni, a percorrere questa procedura. Vi sono obiezioni da parte del Consiglio?
La parola al Consigliere Borre.
Borre (UV) - I 10 anni di applicazione della legge regionale sui lavori pubblici, entrata in vigore il 10 giugno 1996 e più volte modificata nel corso di questo periodo, hanno fatto emergere la necessità di apportare delle modifiche volte ad ovviare alle problematiche emerse nell'attuazione delle norme in essa contenute, rivelatesi di volta in volta carenti, inadeguate o superate. Parte delle modifiche si è inoltre resa necessaria per adeguare la normativa regionale alle sopravvenute norme dello Stato - "Merloni quater" - e comunitarie.
L'impianto tecnico-normativo del testo in esame è frutto di un attento studio effettuato da un gruppo di lavoro appositamente costituito, composto da rappresentanti di tutte le categorie interessate, Regione, ordini e collegi professionali, sindacati, Associazione valdostana industriali sezione edile, enti locali, Confederazione nazionale artigiani, Assoedili, oltre ad un rappresentante legale. A questo gruppo, che ha operato per oltre un anno, era stato dato mandato di adeguare la normativa regionale alle normative statale e comunitaria, di risolvere i dubbi interpretativi della legge regionale n. 12/1996 e dare maggiore concretezza applicativa, di rimuovere i contenuti di tipo normativo che erano ostativi e tendevano a rallentare le varie fasi in cui si articola l'opera, dall'ideazione alla realizzazione. La struttura del testo così definita è stata perfezionata da valutazioni più propriamente politiche tali da dare alla norma una visione di più largo respiro.
Fine importante, ma non unico, di questa modifica è quello di valorizzare, nel rispetto della concorrenza, l'imprenditorialità e le progettazioni locali non con azioni di sostegno passivo, ma anche stimolandone la crescita, al fine di renderle competitive. Fra gli obiettivi primari vi è inoltre quello di consentire, nel rispetto delle normative di riferimento tanto comunitarie quanto nazionali, alle nostre imprese di vedersi riconoscere, per quanto riguarda l'accesso a parte dei lavori pubblici, la componente di territorialità, con gli handicap che questa comporta, trattandosi di zone di montagna. Si sottolinea poi la volontà di riportare in un'unica norma anche gli interventi che riguardano settori importanti come i beni culturali e di rappresentare meglio e in modo più trasparente il quadro delle opere pubbliche che si intende realizzare nei diversi settori.
Si dovrebbe chiudere con questa norma il capitolo delle incertezze, delle illusioni - in un senso o nell'altro -, dei tentativi e delle ipotesi, che si era aperto con gli scenari disegnati dalle varie regioni con norme analoghe, proponendo delle soluzioni realistiche e corrette alle attese del mondo imprenditoriale.
Questo per quanto riguarda la relazione, mentre per i lavori che hanno riguardato la commissione, e quindi l'iter, mi riservo di intervenire più tardi.
Presidente - Dichiaro aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Praduroux.
Praduroux (UV) - Il disegno di legge che stiamo esaminando interviene in una materia come quella dei lavori pubblici, che rappresenta per il sistema economico valdostano uno dei punti di forza del settore. Per tradizione in una realtà di montagna come la nostra l'attività imprenditoriale a livello di opere edili, civili, di manufatti, di infrastrutture, di strade e di manutenzione ha sempre potuto contare su una presenza capillare. Questa si è rivelata una risorsa importante sia per lo sviluppo e il consolidamento di una mentalità imprenditoriale sana e robusta, sia per la creazione di posti di lavoro anche in realtà decentrate rispetto al fondovalle. Inoltre la presenza di imprese e di attività operanti in questo settore ha consentito di attingere ad un'esperienza e a una conoscenza del territorio preziosa sia per interventi a regime, sia per interventi d'urgenza in caso di eventi calamitosi.
Il provvedimento legislativo che stiamo esaminando introduce elementi utili che erano molto attesi dalle imprese valdostane operanti nell'ambito dei lavori pubblici. Questo disegno di legge rappresenta sicuramente un passo avanti e consente infatti di risistemare la materia, di aggiornarla tenendo conto dell'evoluzione registrata, oltre che di andare incontro alle esigenze manifestate da chi opera nel settore. Si ha così la possibilità di poter contare sulle risorse imprenditoriali presenti in valle, con il risultato vantaggioso per l'intera comunità di rendere più spediti gli iter di assegnazione e di realizzazione delle opere pubbliche. Non va infine dimenticato l'aspetto finanziario per le casse regionali: infatti le imprese con sede in Valle d'Aosta contribuiscono con i loro versamenti fiscali al miglioramento della quota destinata a rimanere in valle. Il processo di razionalizzazione avviato nel 1996 con la legge n. 12 prosegue e trova una continuità con questo disegno di legge, sempre nel solco del rispetto della libera concorrenza tra gli operatori del settore e nel rispetto del diritto comunitario. Cammino che è proseguito negli anni con le successive modificazioni che hanno contribuito ad attuare criteri di efficacia, trasparenza e correttezza, andando a uniformare i comportamenti per assicurare certezza di risultati.
Viene ora recepita la serie di riforme che lo Stato aveva introdotto in questi anni per riconoscere le più ampie potestà normative regionali. Tra le esigenze più sentite vi è quella dell'adeguamento alle novità giurisprudenziali e quella di superare i dubbi interpretativi e le difficoltà operative riscontrate finora. Si arriva anche in questo caso ad ottenere il risultato di uno strumento legislativo più semplice soprattutto in relazione agli aspetti della procedura e alla certezza dei risultati. Ulteriore aspetto positivo da sottolineare è quello introdotto dalle modifiche che tendono a contemperare il rispetto delle specificità locali con la salvaguardia della libera concorrenza.
Presidente - La parola al Consigliere Frassy, per mozione d'ordine.
Frassy (CdL) - Il nostro gruppo aveva espresso una serie di perplessità sulle modalità con cui ci si apprestava a discutere non una leggina, ma una legge importante che ci è stata consegnata poc'anzi. Il nostro gruppo si associa al cordoglio alla famiglia Sandri per la scomparsa della mamma, però o noi sospendiamo il Consiglio, o qualcuno illustri la legge, perché la relazione fatta dal collega Borre non è una relazione che ci dà quei passaggi tecnici che sono necessari per capire la legge e le modifiche che avete apportato. Immagino che l'Assessore Cerise abbia gli elementi per facilitare la discussione che ne segue, altrimenti lei, Presidente, mette in difficoltà tutti i Consiglieri, compresi quelli di maggioranza, che non hanno partecipato ai lavori di commissione, perciò chiedo che qualcuno si faccia carico di illustrare la legge.
Presidente - Collega Fey, lei ha difficoltà al fatto che conceda prima la parola all'Assessore Cerise per illustrare la legge e quindi ad intervenire immediatamente dopo? Grazie.
La parola all'Assessore al territorio, ambiente e opere pubbliche, Cerise.
Cerise (UV) - Permettetemi anzitutto di esprimere le condoglianze alla famiglia Sandri per questo grave lutto e contestualmente di ringraziare tutti gli intervenuti, in particolare quei Consiglieri che hanno reso possibile questo dibattito. Ringrazio i componenti e il Presidente della III Commissione, alla quale devo esprimere un rammarico: nel momento in cui ho preso atto che la legge non sarebbe stata approvata dalla stessa commissione in tempi utili, forse mi sono lasciato andare a delle considerazioni che possono essere state interpretate come una censura all'operato della commissione, invece io volevo esternare solo la mia preoccupazione per il fatto che un rinvio a settembre avrebbe voluto dire avviare una serie di appalti e di procedure con delle vecchie regole, oppure con quelle nuove, ma in tempi poco utili per recuperare una stagione come questa.
Sono state dette le ragioni di fondo che hanno portato alla revisione di tale materia. Non posso tacere in questa sede il lavoro fatto da un gruppo di esperti che in un tavolo di lavoro hanno portato il loro contributo: sto parlando dei rappresentanti delle categorie degli industriali e degli artigiani, sto parlando di un esperto in questa materia, rappresentanti degli enti locali, rappresentanti dei professionisti, insomma un gruppo di lavoro a "più mani", ognuno dei quali ha puntualmente approfondito tutte le possibilità per dare ad una nuova norma quei contenuti di efficienza, quei contenuti di trasparenza... e quella possibilità per rimuovere fin dove era possibile quegli ostacoli che facevano della precedente legge una norma incerta... per dare delle risposte a questo settore. Intanto una considerazione: abbiamo voluto mantenere in piedi l'impianto della legge n. 12, perché abbiamo ritenuto che quell'impianto era già di per sé una costruzione sulla quale andavano fatte delle operazioni di potatura o di innesto, ma l'albero nella sostanza rimaneva vitale ed era in grado di reggere la costruzione della disciplina degli appalti e la materia delle opere pubbliche.
Per quanto riguarda l'ambito di applicazione di tale legge, vi è da notare 2 innovazioni, che sono interessanti: con la prima si va meglio a definire l'ambito di competenza, quindi le opere che sono interessate da questa legge, e abbiamo inserito in un'unica norma anche la parte che riguarda gli scavi archeologici e gli interventi sui beni culturali. Questo non va trascurato, perché, da un punto di vista della pianificazione delle opere ma anche dell'economia di questo settore, consente di avere una visione prospettica sull'intera materia in maniera più organica. Gli investimenti in tale settore non sono di poco conto, si tratta anche qui di svariate decine di milioni di euro, che era giusto che potessero essere fotografati in un unico momento e non con delle pianificazioni diverse; questo consentirà agli imprenditori una visione più completa di tutta questa materia.
Vi è un momento molto delicato del settore delle opere pubbliche che riguarda l'agricoltura. L'agricoltura investe molto, non solo con dei contributi dati a dei privati o a dei consorzi, ma investe molto attraverso l'opera dei consorzi e chiamarli contributi mi sembra un "sofismo", dal momento che sosteniamo i costi al 100%, quindi si tratta di un aiuto in maniera totale. L'agricoltura con la precedente legge n. 12 aveva normato l'affidamento degli incarichi in maniera completa, forse anche in relazione al fatto che prima il contributo non era totale, quindi vi era questa "alea". Noi quindi continuiamo a riconoscere ai consorzi un impianto di tipo privatistico, ma andiamo meglio a disciplinare, senza penalizzare, con questa legge alcuni aspetti. Ricordo che al di sotto della soglia comunitaria gli affidamenti avvengono con una procedura molto semplificata, mentre si chiede - come è giusto essendo un trasferimento al 100% - il rispetto della procedura comunitaria quando viene superata questa soglia; così non è previsto per i consorzi la figura del coordinatore del ciclo, ritenendo che tale figura possa essere supplita da parte dell'Assessorato dell'agricoltura negli appositi uffici. Rilevo come la presenza del coordinatore del ciclo sia stata a suo tempo molto sollecitata in particolare dalle imprese, perché non sempre il direttore dei lavori costituisce quella persona di riferimento in grado di interpretare tutta la procedura del lavoro pubblico, pertanto si è optato per tale soluzione. Sempre con riferimento al coordinatore del ciclo, figura sulla quale proprio l'impianto del lavoro pubblico accentra una grande responsabilità, che viene anche in questo caso confermata, abbiamo voluto rimuovere questo sull'istanza particolare degli enti locali... di rimuovere quelle clausole per le quali il coordinatore del ciclo doveva assolutamente essere individuato in una persona o in un tecnico all'interno della "macchina", dando loro la possibilità di nominare un coordinatore del ciclo anche dipendente di un altro ente, ovvero, nel caso in cui l'opera pubblica abbia certe particolari complessità, di poterlo reperire nel mercato esterno delle professioni. Anche qui, se prendiamo in considerazione la progettazione dei lavori, questa acquisisce in tale nuova norma un argomento che era stato recentemente oggetto di discussione, quindi prende in considerazione la problematica antisismica e le nuove procedure espropriative.
Faccio un inciso. In sede di discussione, pur avendo sempre condiviso la posizione della commissione su certi argomenti, ho partecipato ai lavori della stessa qualche volta con una posizione non dico conflittuale, ma non completamente in accordo con quella della commissione, e apprezzo il lavoro che è stato fatto in III Commissione, in questo confortati dalle audizioni che hanno visto una partecipazione che andava anche al di là dei soggetti istituzionalmente coinvolti nella materia, in quanto questo ha consentito di dare al commissario una lettura puntuale della norma. Voglio qui sottolineare che in fondo le modifiche che sono state apportate in commissione sono relativamente modeste, in alcuni casi addirittura la commissione ha ripreso la formulazione originaria della legge come proposta dalla Giunta; questo significa che l'impianto della legge reggeva. Annuncio fin d'ora che poi presenterò degli emendamenti su un articolo per una questione sulla quale abbiamo fatto un approfondimento in termini di legittimità, ma volevo dire che in una delle audizioni i professionisti avevano avanzato la questione di scorporare dalla parcella generale alcuni aspetti. Questo aveva un senso forse precedentemente - penso alla questione degli espropri, ai lavori di accatastamento e via dicendo -, ma con la nuova concezione del lavoro pubblico già la fase di individuazione sul terreno puntuale dove si fa l'opera pubblica è già una fase quasi preliminare, quindi è chiaro che il professionista non si comporta più come si comportava in passato, dove questa fase veniva rinviata alla fine dell'esecuzione dell'opera pubblica. È una fase che comincia da quel momento: ecco perché non vi è stata la possibilità di prendere in considerazione questo aspetto. Un altro aspetto che mi pare interessante è quello di aver dato la possibilità per i soggetti appaltanti di fornire direttamente all'appaltatore i materiali necessari al lavoro, qualora questi fossero già in possesso, e non fatemi qui recitare la casistica, perché sarebbe troppo lunga.
Molto innovativi sono gli articoli 15bis e 15ter, come sono stati tradotti negli articoli 13 e 14, che vanno ad innovare per quanto riguarda i lavori in economia. Voglio ricordare come i lavori in economia precedentemente fossero oggetto di disciplina regolamentare, quindi erano fuori dal contesto delle norme sulle opere pubbliche. Abbiamo definito per tutti i vari soggetti, quindi quelli dell'articolo 3, i limiti dell'importo e voglio ricordare come siamo venuti incontro ad un'esigenza, a questo riguardo sono critico nei confronti di quella affermazione fatta dal collega Frassy, il quale dice che questa è una legge sulla quale si premia qualcuno piuttosto che altri: è esattamente il contrario! Voglio sottolineare come nel gruppo di lavoro vi erano anche i rappresentanti degli artigiani o degli imprenditori meno fondati... o di maggior peso economico, che hanno espresso anche loro una valutazione complessivamente positiva. Questi lavori si sono portati a 300 mila euro e questo mi pare sia di grande respiro per quelle categorie di imprenditori che accedono agli appalti più piccoli.
Salto l'aspetto relativo al direttore dei lavori, salvo che una norma comunitaria: mentre precedentemente la direzione lavori era affidata al progettista, a seguito di una disposizione comunitaria questo non è più automatico; di conseguenza, la stessa direzione lavori entra in quella logica di competizione. È poi data la possibilità di nominare più direttori lavori, nel senso che ci si è resi conto in questi anni che sovente vi sono delle lavorazioni specialistiche, per le quali il direttore lavori può avere difficoltà a dare delle risposte puntuali.
Per quanto riguarda l'affidamento degli incarichi professionali per le prestazioni attinenti ai servizi di ingegneria e di architettura sotto la soglia comunitaria, abbiamo voluto eliminare il riferimento al carattere fiduciario per inserire quello più proprio dei principi comunitari di trasparenza, e soprattutto di non discrezionalità, la proporzionalità e quindi la parità di trattamento. È stato abolito l'albo di preselezione, ma questo è conseguenza della sentenza della Corte Costituzionale che aveva cassato tale ipotesi. Infine, abbiamo aumentato le ipotesi nelle quali è consentito procedere all'affidamento dell'appalto sulla base della sola progettazione definitiva.
Andiamo a due articoli che mi pare siano molto importanti: il primo è quello che introduce il concetto dell'offerta economicamente più vantaggiosa, prescindendo dalla procedura prescelta; teniamo presente che attualmente questo metodo era consentito solo per l'appalto concorso. Tale metodo, a nostro avviso, garantisce il rispetto della concorrenza fra impresa e permette all'amministrazione di fare una scelta migliore sotto il profilo qualitativo. Abbiamo poi forse in maniera apparentemente molto macchinosa ridefinito il sistema per individuare l'offerta, ma con l'obiettivo principale di vanificare gli effetti di quelle già più volte censurate, e oggetto di approfondimenti da parte della Magistratura in qualche caso, collusioni tendenti ad indirizzare l'esito delle gare, marcando queste gare con una maggiore aleatorietà.
All'articolo 26 abbiamo quella procedura semplificata con la forcella, laddove la stazione appaltante definirà nell'ambito di una percentuale... va a definire il numero massimo degli ammessi alla gara, dopodiché, quando i richiedenti di partecipazione alla gara sono superiori a questo numero, si provvede per un terzo all'estrazione e per i due terzi secondo una comparazione di merito che tiene conto di 3 parametri, uno dei quali è quanto viene sostenuto in termini di cassa edile. Questo lo lasciamo così perché riporta la vecchia dizione. Su questo avevo fatto delle annotazioni, però poi la commissione ha ritenuto di continuare su tale impianto, mi rimetto a questa volontà ritenendo che in tale fase possa essere una buona soluzione.
Vengono poi meglio illustrati i contenuti dei contratti per quanto riguarda il ciclo dei lavori pubblici, come sono stati richiamati con gli articoli dal 28 al 31, infine vi è l'articolo 23 sul quale la commissione ha proposto un testo che ci lascia molto perplessi da un punto di vista della legittimità, perché la questione del 50%, così come formulata nel testo della commissione, rischia di avere un'interpretazione che non è conforme alle norme antimafia. L'articolo 33 nella formulazione originaria della legge parlava del 30% in conformità alla normativa antimafia, poi è stato chiesto di portare al 50%. La commissione ha accettato tale percentuale e questa sì può essere un'istanza che ha il forte sollecito delle imprese che per una serie di motivi sono più attive nell'ambito dei subappalti. Noi allora avremmo formulato, cercando di accogliere l'indicazione della commissione di venire incontro alle esigenze di tali imprenditori, un emendamento che consentirà di aumentare queste soglie senza andare contro la normativa antimafia. Abbiamo dato la possibilità di dare la modalità di pagamento dei subappaltatori... il soggetto appaltante può corrispondere all'appaltatore l'importo dei lavori eseguiti dal suo appaltatore o dal cottimista, ma anche qui in via eccezionale vi è la possibilità che all'atto della richiesta di autorizzazione l'appaltatore, il subappaltatore o il cottimista convengano per la corresponsione diretta degli oneri.
Infine faccio una notazione. Qui abbiamo traslato per quanto riguarda tutta la normativa degli appalti pubblici relativa ai beni culturali, scavi archeologici, l'abbiamo riportata in questo unico testo; qui non mi pare vi siano grosse novità, salvo che finalmente arriviamo con un piano triennale unico. Abbiamo poi fatto una procedura uniforme per l'affidamento dei servizi, nell'ottica anche di una semplificazione. Non so se sono stato esaustivo, resto a disposizione per ulteriori approfondimenti e vi ringrazio per l'attenzione.
Presidente - Grazie per questo complemento di informazioni, torniamo alla discussione generale.
La parola al Consigliere Fey.
Fey (UV) - Cari colleghi, non vi nascondo la mia soddisfazione per questo disegno di legge, che il collega Borre ha illustrato molto bene, soddisfazione perché il lavoro in commissione ha "sposato" quella che, a mio avviso, è una delle principali esigenze attuali: quella di adeguarci al meglio e il più rapidamente possibile alle norme legislative. Infatti questo disegno di legge si iscrive a recepire le più recenti riforme dello Stato dirette al riconoscimento sempre più concreto delle fonti innovative regionali.
Ci tengo a sottolineare alcune delle novità di tale provvedimento. Per quanto riguarda l'ambito di applicazione di questa legge ritengo sia particolarmente importante l'affidamento di incarichi di progettazione ai consorzi di miglioramento fondiario, alle cooperative agricole, poiché si avrebbe l'opportunità non solo di rendere efficiente un appalto pubblico, ma allo stesso tempo di salvaguardare i territori di esecuzione dei lavori. Inoltre sono convinto che l'iniziativa di affidare l'appalto solo una volta definito il progetto comporti risultati molto significativi: primo, esaminare a fondo un progetto e renderlo definitivo vuol dire esaminare a fondo la lista dei nominativi di imprese valdostane, scegliere fra tutte le più indicate a portare avanti tale progetto nel miglior tempo possibile e nel modo migliore; secondo, questo garantisce più correttezza fra le imprese valdostane.
Credo che pochi accenni non possano assolutamente chiarire l'importanza di questa legge, che è stata bene illustrata dall'Assessore Cerise... tutti i dettagli ben specificati... e valutata dalla III Commissione di ieri, sentiti i pareri di tutti i commissari che ci hanno illustrato.
Presidente - La parola al Consigliere Borre.
Borre (UV) - Solo per un chiarimento, per evitare che vengano fuori notizie non vere. Il testo di legge che oggi i colleghi hanno sottomano è quello della commissione, perché, per prassi, la III Commissione ha sempre fatto dei testi di commissione per evitare di avere gli emendamenti in Consiglio, quindi correre il rischio di fare dei dibattiti inutili su certi emendamenti. Forse tale strada questa volta è stata sbagliata, perché sarebbe stato più evidente per tutti i consiglieri che gli emendamenti erano solo 11 su un testo di legge presentato invece a tutti i consiglieri il 20 giugno... quindi chi avesse avuto voglia aveva tempo di confrontarsi e guardare quel testo di legge. Questo non vuol dire che il cammino della commissione sia stato un cammino normale, questo è un altro discorso, interverrò in un altro momento.
Presidente - La parola al Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - Penso di non essere l'unico ad avere un'oggettiva difficoltà nell'affrontare oggi, visti i tempi ristretti per l'esame della legge e vista anche la complessità degli argomenti trattati nella medesima, con lucidità e con completezza di cognizione questo argomento, che è estremamente importante, ma è altrettanto delicato. Ho partecipato ai lavori di commissione pur non facendone parte, ho avuto l'occasione di approfondire alcuni aspetti estremamente tecnici, grazie all'ausilio del dirigente competente, delle categorie che sono state audite, vi sono però alcuni passaggi che sono anche dei rebus, per esempio, uno è emerso ieri in commissione, io sfido chiunque, al di là dei diretti interessati, a comprendere la definizione di un articolo, che riguarda i criteri di aggiudicazione, in particolare di un comma, dove si dice testualmente:
"... con aggiudicazione a favore del concorrente la cui offerta più si avvicina, per eccesso, al valore numero ottenuto mediando la predetta media aritmetica incrementata con il numero estratto a sorte dall'autorità che presiede la gara tra i nove numeri, equidistanti fra di loro, ricompresi tra i valori numerici dell'offerta di minor ribasso ammessa e quella di maggior ribasso immediatamente inferiore alla media aritmetica incrementata, questi esclusi...".
Ho rinunciato a focalizzare la mia attenzione su questa norma che, per il mio modesto livello intellettuale, mi è incomprensibile. Evidentemente sarà comprensibile per chi la applica tutti i giorni, sia dal punto di vista della pubblica amministrazione, sia dal punto di vista dell'imprenditorialità privata, però mettetevi nei panni dei commissari che hanno un limitato tempo di azione, di interazione e di elaborazione per esprimere un giudizio concreto! È ovvio che certi passaggi tecnici devono essere presi a "pacchetto chiuso", quindi dando fiducia a chi ce li propone.
Credo che quanto è stato anticipato dal collega Frassy sulle questioni di metodo sia quanto mai condivisibile. La Giunta ha presentato questo disegno di legge il 3 giugno scorso, dopo un iter elaborativo che è durato quasi 2 anni. La Giunta ha avuto tutto il tempo disponibile per crearsi il gruppo di lavoro ed è giusto che fosse così, con i diretti destinatari della norma, per nominare consulenti ad hoc, in particolare per quanto riguarda gli aspetti tecnici e giuridici, quindi per addivenire alla formulazione di un testo. La commissione consiliare e i Consiglieri che addirittura non partecipano ai lavori di commissione hanno avuto un termine estremamente ridotto, perché la nomina del relatore di commissione è stata effettuata il 13 luglio scorso, oggi siamo al 30 luglio; di conseguenza, in 16 giorni ognuno di noi deve essersi formato un'idea positiva o meno sul contenuto di questa legge, tenendo presente che dal 3 giugno ad oggi vi è stata anche una crisi di Governo regionale che ha influito sull'iter dei lavori. Penso quindi siano comprensibili le obiezioni che il nostro gruppo ha fatto all'iscrizione in via d'urgenza oggi di questa legge, sono comprensibili per noi come legislatori, che dobbiamo esaminarla e approvarla e anche perché dai lavori di commissione ci è parso capire che la "summa", cioè quello che è emerso dal gruppo di lavoro non è riuscito ad accontentare tutte le esigenze. E anche lì è il frutto di una mediazione fra le parti, tanto che, sentendo le diverse categorie interessate, ancora ieri proponevano emendamenti migliorativi dal loro punto di vista al testo attuale, tanto che ancora stamani l'Assessore ha annunciato la presentazione in aula di un ulteriore emendamento, malgrado ieri sera il parere sia stato formulato intorno alle 19,00 e di notte gli uffici gentilmente abbiano predisposto il testo che oggi esaminiamo. Personalmente ho apprezzato le scuse che l'Assessore ha fatto oggi in aula, perché la caduta di stile dei giorni scorsi meritava una spiegazione: non si può imputare il blocco dei lavori a una commissione quando di fatto si comprimono i tempi all'inverosimile.
Entro adesso nel merito facendo dei ragionamenti più generali, anche perché sull'articolato faremo più di un intervento nel particolare e proporremo anche noi degli emendamenti che riteniamo migliorativi del testo. Bisogna fare una riflessione sul comparto edile, che è un settore molto importante per quanto riguarda l'economia valdostana; è un settore dinamico, composto in prevalenza da piccole imprese artigiane, ma anche da imprese di media dimensione, che si devono cimentare quotidianamente nel confronto concorrenziale con altre imprese che arrivano da fuori Valle, noi sappiamo che la libertà di concorrenza permette ad altre imprese di partecipare agli appalti indetti dalla pubblica amministrazione e questo non può essere impedito.
Quali riflessioni possiamo fare sul comparto edile? Innanzitutto questo comparto si è trovato a confrontarsi con una legge n. 12/1996 che cammin facendo si è resa inadeguata alle esigenze di speditezza delle procedure burocratiche, di realizzazione più celere dei lavori. Dicevo che il comparto è dinamico, nonostante le difficoltà congiunturali che riguardano tutto il "sistema Italia", che concernono anche l'Europa occidentale, ma noi guardiamo alla Valle d'Aosta, dove il settore ha subito un declino. Possiamo dire, paradossalmente, che un guizzo di ripresa vi è stato all'indomani dell'alluvione, perché l'alluvione ha comportato lavori non indifferenti, quindi l'entrata in campo della forza lavori edile valdostana che ha permesso di ricostruire in tempi relativamente brevi ciò che era stato distrutto dall'alluvione.
Vi sono diverse imprese, circa 2.500, di cui la stragrande maggioranza sono artigiane, con 6-7.000 addetti, quindi le costruzioni rappresentano un settore decisamente rilevante nella nostra economia regionale. Secondo una recente statistica, abbiamo saputo che l'incidenza che il comparto ha rispetto al PIL valdostano in comparazione con le altre regioni d'Italia.... è il primo, è la più alta percentuale rispetto alle altre regioni, anzi, per l'esattezza, siamo secondi solo al Trentino e alla Sardegna. Questo potenziale delle imprese edili locali purtroppo si è perso nel corso di questi ultimi anni, quindi anche il valore aggiunto, sempre sulla base di dati che abbiamo avuto nel corso dei lavori e anche sulla base di alcuni interventi fatti dalle associazioni di categoria, è diminuito dal 1995 ad arrivare ad oggi, passando dai 246 milioni di euro del 1995 ai 195 milioni di euro del 2002.
La difficoltà poi delle nostre piccole imprese, proprio perché microdimensionate rispetto a quelle che arrivano da fuori, di partecipare all'appaltistica pubblica, ha visto anche una sorta di esodo: molte piccole imprese - artigiane "in primis" - si sono rivolte esclusivamente ai privati e anche questo ci fa capire perché è importante intervenire a correzione della legge n. 12/1996, per contro sono addirittura triplicate le imprese di fuori Valle che partecipano agli appalti pubblici. È naturale che la concorrenza si sia accentuata notevolmente e che sia andata a discapito delle imprese locali.
Qualcuno in commissione ieri, in particolare il rappresentante del "Centro Sviluppo", ha fatto una riflessione che mi ha lasciato qualche perplessità: ha detto che in questi 10 anni la legge n. 12 non è riuscita a traguardare l'obiettivo che si era prefissata e soprattutto il comparto edile non è cresciuto rispetto all'aggressività della concorrenza esterna. Tradotto in altri termini sembra che, da un lato, il comparto edile non abbia trovato gli strumenti sufficienti per confrontarsi con i concorrenti esterni; dall'altro, la legge n. 12 ha fallito i suoi obiettivi. Sono queste allora le riflessioni che dobbiamo fare: riusciremo con la revisione di tale legge a trovare la panacea dei problemi che affliggono oggi gli imprenditori locali? Non crediamo sia assolutamente così, non è un rimedio finale ai problemi degli impresari edili valdostani, che peraltro devono sopportare la concorrenza esterna e spesso sono subappaltatori degli appalti che sono vinti da aziende esterne. Ci è stato anche detto però che le società che si presentano per aggiudicarsi l'appalto e quindi esistono solo sulla carta, ma non hanno una struttura propria in termini occupazionali e aziendali sul territorio ci sono e continueranno ad esserci; quindi avremo sempre l'interferenza di imprese esterne che si aggiudicano gli appalti e che poi subappaltano alle imprese locali. Per quello che è importante intervenire sulla revisione dell'articolo 33 concernente il subappalto; visto che le nostre imprese sono sovente subappaltatrici e talvolta appaltatrici nei confronti della pubblica amministrazione, è bene intervenire in tale settore, perché l'impianto di questa legge, visto che, come ha detto l'Assessore, viene modificata nella sua impalcatura sostanziale, ma vengono recepite...
(interruzione dell'Assessore Cerise, fuori microfono)
... l'impalcatura, se ho sentito bene, Assessore, viene mantenuta, vengono recepiti degli aggiustamenti normativi che sono intervenuti a livello nazionale e comunitario, anche perché non si poteva farne a meno, ma ci piacerebbe anche capire qual è l'intervento politico sostanziale per venire incontro a tali esigenze nei limiti del possibile. La norma sul subappalto è una di queste, la procedura ristretta all'articolo 26 è un'altra. Diciamo che in linea di principio sono condivisibili questi interventi, adesso non conosciamo ancora le ultime modificazioni che l'Assessore con sorpresa ci proporrà in mattinata.
Vi è da dire quindi che questa legge dovrebbe limitare, se non eliminare perché non può farlo, gli effetti distorsivi di certa concorrenza, deve tenere per forza conto delle nostre realtà produttive e deve mirare alle esigenze della giusta crescita delle nostre imprese. È auspicabile che le nostre imprese sappiano cogliere le opportunità per crescere dimensionalmente, trovare delle formule di aggregazione consortile - che abbiamo constatato non si sono realizzate in questi 9 anni, e questo è un aspetto che ci fa riflettere sulla difficoltà di applicazione di tale passaggio della legge n. 12/1996 - e che sappiano rafforzare la loro capacità di stare sul mercato.
Naturalmente vi sono alcuni aspetti che sono anche apprezzabili e in questo senso il nostro gruppo ha dato una dimostrazione di sensibilità anticipata rispetto a quello che è scritto in tale legge: mi riferisco al subappalto e alla possibilità delle pubbliche amministrazioni di corrispondere direttamente al subappaltatore il prezzo dell'esecuzione del loro lavoro, evitando di rimanere prigionieri di certe inadempienze o di certe lentezze nel pagamento da parte dell'appaltatore che si è aggiudicato il lavoro. Abbiamo visto che in un articolo della legge è stato recepito, anche se modificato e forse non in maniera ottimale, quel principio che venne iscritto nella finanziaria di un anno e mezzo fa grazie ad un nostro emendamento e di questo ne siamo orgogliosi. La stazione appaltante Regione Valle d'Aosta costituisce una grande risorsa per gli imprenditori locali, lo sappiamo perché abbiamo visto il recente Piano delle opere pubbliche su scala triennale che contiene investimenti milionari in euro, che sono succulenti per gli imprenditori edili, ma la cui suddivisione riguarda solo più per un terzo a livello di beneficiari le imprese locali. Questo è secondo noi il punto fondamentale, dove deve intervenire l'Assessore regionale, ovvero, senza limitare la libertà di mercato, dobbiamo eliminare dei fenomeni distorsivi della concorrenza che subiscono gli imprenditori locali.
Ritengo che tale provvedimento abbia delle valenze dal punto di vista giuridico che siano migliorative rispetto all'originaria formulazione prevista nel 1996. Reputo che questa legge, oltre a recepire le norme comunitarie e nazionali, come dicevo, possa andare nella direzione di alleggerire l'appesantimento burocratico e soprattutto l'esecuzione dei lavori e la responsabilità per l'esecuzione dei lavori che vengono realizzati a livello regionale e da parte degli enti locali che sono stazioni appaltanti. Crediamo tuttavia che alcuni miglioramenti debbano essere apportati, riteniamo che esempi interessanti come quelli della Regione Veneto o della Provincia autonoma di Trento possano essere presi a riferimento, in parte sono già stati inseriti nell'articolato e l'auspicio è che, di fronte a questa modifica della legge n. 12, vi sia anche la capacità da parte del comparto edile valdostano di affrontare con maggior dinamismo e competenza le difficoltà contingenti, che non riguardano solo la nostra Regione, ma anche altre regioni. Credo che anche da parte degli operatori del comparto ci debba essere la consapevolezza che oggi per competere bisogna cercare di aggregarsi. Questa difficoltà di aggregazione è emersa più volte durante i lavori di commissione ed è auspicabile che a tale enorme massa di artigiani, che costituiscono il tessuto connettivo del comparto edile locale, si aggiungano anche delle imprese più solide per poter affrontare la concorrenza che arriva da fuori Valle, una concorrenza spesso fittizia, perché non ha strutture aziendali presenti sul territorio, ma è una concorrenza oltremodo dannosa.
Mi fermo qui riservandomi di fare ulteriori osservazioni sugli articoli di volta in volta analizzati.
Presidente - La parola al Consigliere Lavoyer.
Lavoyer (FA) - Alcune brevi riflessioni del gruppo della "Fédération Autonomiste" sulla revisione della legislazione regionale sul tema dei lavori pubblici, che stanno alla base di un settore economico importante, e le nostre riflessioni vanno a giustificare un giudizio sostanzialmente positivo che diamo a questo testo.
La prima sensazione che abbiamo avvertito nell'approccio al disegno di legge sottoposto all'esame del Consiglio è di trovarsi di fronte a un testo molto corposo, un testo che si prefigge l'obiettivo di rinnovare in termini sostanziali la legge n. 12/1996, peraltro già revisionata nel 1999, quasi sostituendola integralmente, mentre in verità devo dire che questo testo è corposo come ampiezza, ma non come sostanza dal punto di vista della modificazione delle norme della legge n. 12. È comunque un testo che va nella direzione di rivisitare puntualmente il testo vigente, introducendo specificazioni, chiarificazioni, riformulazioni, integrazioni e alcuni elementi innovativi importanti di cui si dirà nel prosieguo... l'esperienza maturata in 9 anni di applicazione della legge regionale accanto all'incessante, quasi ossessivo mutare del quadro legislativo nazionale nella materia, quindi, caro collega Tibaldi, abbiamo poco da recepire dal punto di vista della materia nazionale: "Merloni quater", più 3 o 4 ulteriori interventi legislativi specifici e la nuova direttiva comunitaria 2004, non ancora recepita dallo Stato; tutto ciò ha reso indispensabile la revisione della legge n. 12.
Lasciatemelo dire, insieme al collega Borre, una buona legge si è rivelata la legge n. 12, al di là delle riflessioni svolte dal collega Tibaldi o dei soloni del "Centro Sviluppo". Legge n. 12 la cui applicazione nel 1996 non ha prodotto gli effetti traumatici paragonabili in alcun modo a quelli determinati dall'avvento della "Merloni" all'inizio del 1994, legge che aveva di fatto paralizzato gli appalti, costringendo il Governo a differirne l'applicazione con innumerevoli decreti legge fino alla fine del 1995, quando la legge n. 216 l'ha modificata con la conseguenza che il testo originario non ha mai trovato applicazione: fatto clamoroso per una riforma sbandierata come epocale del dopo "Tangentopoli"! Già la "Merloni", una legge quadro che avrebbe dovuto essere una legge di principi, ma che non è tale, che reca molte norme di dettaglio, fatte assurgere a principi fondamentali dell'ordinamento, ha avuto l'effetto di produrre una rilevante compressione delle competenze legislative regionali, discendenti per la Valle d'Aosta dallo Statuto e per le altre Regioni a statuto ordinario dalla riforma del titolo V della Costituzione. A fronte di questi spazi già angusti, lo Stato attribuisce alla sua competenza esclusiva la materia della qualificazione delle imprese, in quanto riconducibile al settore della concorrenza. La legge n. 12 aveva con coraggio regolamentato la qualificazione delle imprese negli appalti di interesse regionale, con l'istituzione dell'albo regionale di pre-selezione. L'albo ha funzionato per circa 3 anni e ha per riconoscimento unanime dato buoni frutti. L'intervento della Corte Costituzionale, che ha sentenziato l'incostituzionalità di un sistema unico regionale di qualificazione vincolante per la partecipazione agli appalti, ne ha sancito la fine. Oggi troviamo nel nuovo testo un articolo 23 vuoto, abrogato; non aveva infatti senso mantenere in piedi un sistema di qualificazione totalmente parallelo all'attestazione SOA, in pratica un doppione. Spazi ristretti quindi a disposizione del legislatore regionale, è quindi rimarchevole lo sforzo profuso nel disegno di legge in esame di occuparli e talvolta di espandersi di quel tanto da non incorrere in censure di incompetenza.
Caro collega Tibaldi, quindi qui non si tratta di recepire le normative nazionali, ma si tratta di sfruttare fino in fondo le nostre competenze, e devo dire che sempre si può fare meglio, ma in questo caso si è fatto un buon lavoro. In tale disegno di legge, oltre ad un buon indirizzo politico, emerge anche l'"impronta" costruttiva ed esperta di alcuni dirigenti dell'Assessorato, che sono anche un patrimonio da valorizzare per l'Amministrazione regionale. Si cita a titolo esemplificativo l'articolo 26, che disciplina la procedura ristretta con particolare riferimento agli appalti di importo inferiore a 1.200.000 euro. La selezione dei concorrenti da invitare alla gara è in tale caso incentrata per due terzi su criteri di tipo oggettivo, fra questi è indicata la territorialità dell'impresa. Quest'ultimo criterio non è da intendere come un tentativo di restringere la partecipazione a vantaggio delle imprese locali, eludendo il principio della libera concorrenza; a ben guardare, il criterio privilegia tutte le imprese, che possono e che posseggono una struttura e un'organizzazione in loco, indipendentemente dalla collocazione territoriale della sede, quindi si prefigge di tutelare al meglio le stazioni appaltanti, in ogni caso la concorrenza è salvaguardata. Tutte le imprese richiedenti hanno "chance" di essere invitate, un terzo dei concorrenti è individuato con sorteggio, il numero di concorrenti invitati è di 24 e in ogni caso non inferiore a un terzo dei richiedenti. A livello locale esiste un numero elevato di soggetti in possesso dei requisiti, in grado cioè di concorrere su questo tipo di lavori. Concorrenza vera, quindi, fra soggetti che intendono aggiudicarsi l'appalto ed eseguire i lavori, non come avviene oggi per numerosi partecipanti alla gara che hanno la sola volontà di acquisire una commessa da proporre sul mercato a subappaltatori locali.
È quindi apprezzabile il lavoro fatto dai tecnici dell'Assessorato e anche l'esperienza di questi tecnici, che hanno gestito con saggezza e competenza un periodo difficilissimo per tale settore, come quello dal 1993 in poi in piena "Tangentopoli" e con un'amministrazione sommersa dalle problematiche relative ad innumerevoli fallimenti di ditte che inquinavano gli appalti, senza terminare i lavori. Eppure quel periodo buio per quasi tutta la nostra Nazione è ancora oggi ricordato come un buon periodo per le imprese edili valdostane che, grazie all'albo di preselezione, innovativo e unico in Italia, riuscirono non solo a limitare i danni, ma anche in alcuni casi a creare le basi per un rilancio che con questa legge non creiamo come presupposto completo, ma almeno si vedono segnali confortanti e una volontà politica precisa.
È quindi apprezzabile la previsione innovativa della legge di consentire un utilizzo generalizzato del criterio di affidamento dell'appalto sulla base di una pluralità di elementi e non del solo prezzo. Tale metodo consente di attribuire punteggi preferenziali ai concorrenti che ad esempio offrono garanzie sulla manutenzione dell'opera per un certo periodo, oppure a coloro che propongano soluzioni di dettaglio qualitativamente migliori. Sono evidenti sia il vantaggio per le stazioni appaltanti, sia le motivazioni dell'appaltatore ad eseguire correttamente l'opera, a crescere e a migliorarsi, sia infine le condizioni più favorevoli per il concorrente che possiede un'organizzazione stabile a livello locale.
Ancora in tema di procedure di affidamento da più parti si sostiene che il criterio di esclusione dell'offerta anomala è una lotteria, se così deve essere, che sia lotteria vera, quindi in questo senso va la modifica dell'articolo che il Consigliere Tibaldi definiva incomprensibile. Noi riteniamo invece lodevole l'introduzione nel disegno di legge di un correttivo che va in questa direzione.
Altro tema controverso e delicato affrontato è quello dei subappalti. Lo Stato riserva la sua competenza anche alla materia dei subappalti, la cui disciplina in buona parte è contenuta nella normativa cosiddetta "antimafia", a sua volta direttamente riconducibile all'ordine pubblico. Nel disegno di legge si rinvengono tuttavia degli elementi originali, direi interessanti nella regolamentazione dei subappalti. Apprezzabile appare la scelta di consentire all'appaltatore e al subappaltatore di pattuire, all'interno del contratto di subappalto, le modalità di pagamento a favore del subaffittario, dopo che ambedue le opzioni percorse in passato - pagamento diretto dell'Amministrazione al subappaltatore in ultimo e pagamento dell'appaltatore in precedenza - avevano sortito effetti contraddittori. Lo stesso articolo 32 reca un'altra importante innovazione che va nel segno della semplificazione: l'introduzione di una semplice comunicazione da parte dell'appaltatore nei subaffidamenti di importo inferiore a 15 mila euro, fatta salva la facoltà dell'Amministrazione di opporsi, una sorta quindi di silenzio assenso, dà un notevole snellimento alle procedure attuali. Ricordiamo che attualmente ogni subappalto, anche il più insignificante dal punto di vista economico, soggiace all'obbligo di una domanda corredata da una copiosa documentazione, cui fanno seguito controlli e verifiche onerosi soprattutto in termini di tempo da parte della pubblica amministrazione. È quindi evidente la semplificazione che si va ad introdurre e che traspare in numerosi altri punti del disegno di legge, dalle incombenze del coordinatore del ciclo ridotte all'indispensabile e soprattutto all'innalzamento a 300 mila euro della soglia di eseguibilità dei lavori in economia. A tal proposito si osserva che la forma di esecuzione in economia dei lavori diventa strumento ordinario per opere di importo modesto. Le norme introdotte negli articoli 15bis e 15ter tutelano ampiamente la stazione appaltante e rappresentano una notevole semplificazione.
Un accenno infine ai servizi di ingegneria e architettura. È unanimemente riconosciuto che una buona progettazione è basilare per ottenere un'opera pubblica di qualità. Orbene, il disegno di legge introduce due adempimenti: uno a valle della progettazione e uno a monte, eventualmente anche parallelo. Il primo è il documento preliminare della progettazione, nel quale l'amministrazione fissa gli obiettivi e i paletti di natura tecnico-economica entro i quali deve operare il progettista; il secondo è la validazione, che consiste in un'attività di controllo della qualità progettuale, condotta con un grado di approfondimento delle verifiche proporzionale all'importanza dell'opera.
Un cenno infine al nuovo capo 8 bis del disegno di legge, con il quale si disciplina la particolare materia dei beni culturali. Al di là del dettaglio delle singole norme, gli effetti più rilevanti che conseguono alla scelta sono: la possibilità di avere una programmazione regionale dei lavori pubblici, compresi quindi gli interventi sui beni culturali, e modalità di affidamento dei servizi di ingegneria e architettura uniformi per tutta l'Amministrazione. Fino ad oggi infatti la Sovrintendenza ai beni culturali era tenuta ad adottare gli schemi di programmazione in uso a livello nazionale e ad applicare nell'affidamento dei servizi il "regolamento Merloni".
In conclusione, si tratta di un buon intervento legislativo che norma un settore, come quello degli appalti, complesso e delicato, nel quale la litigiosità degli attori è frequente e si assiste talora a fenomeni distorsivi. L'auspicio è che il nuovo quadro normativo contemperi ottimamente le esigenze di tutti i soggetti coinvolti e favorisca il rilancio e la crescita consapevole di un settore che oggi pare in condizioni di difficoltà pur in presenza di investimenti riguardevoli. L'augurio e l'obiettivo è quello di impegnare le strutture tecniche a monitorare costantemente la fase di applicazione successiva, per eventualmente creare i presupposti per un futuro miglioramento di questo testo, che è e rimane un buon punto di partenza a sostegno del settore trainante per la nostra economia, che in questo momento è in difficoltà.
In sintesi, queste sono le motivazioni che inducono il nostro gruppo a dare un sostegno convinto a tale disegno di legge, anche in virtù del lavoro svolto dal nostro Capogruppo Salzone in commissione, vogliamo sottolineare, anche alla luce delle polemiche dei giorni scorsi, che il nostro comportamento è sempre stato improntato ad atteggiamenti di costruttività. Fin da subito ci siamo resi disponibili ed attivati come gruppo per raggiungere l'obiettivo di discutere e approvare questo disegno di legge prima della pausa estiva. Nel sottolineare il comportamento responsabile della commissione consiliare competente per l'egregio lavoro svolto, nonostante i tempi strettissimi a disposizione, quindi annuncio il voto favorevole del nostro gruppo sul testo di legge in oggetto.
Presidente - La parola al Consigliere Riccarand.
Riccarand (Arc-VA) - Stiamo esaminando un disegno di legge che sicuramente è complesso su una materia, quella dei lavori pubblici, che ha vari aspetti molto complicati. Il problema è che questi argomenti li stiamo affrontando malamente, perché l'ottica con cui affrontiamo tale materia è già fortemente distorta. L'ottica principale dovrebbe essere quella dei lavori pubblici, cioè come organizzare meglio l'ideazione, la progettazione e la realizzazione delle opere pubbliche in Valle d'Aosta, perché questa è la materia del disegno di legge, così come era la materia della legge n. 12/1996, e quindi come garantire efficacia all'attività della pubblica amministrazione, qualità nei progetti, certezza nei risultati, contenimento nei costi. Questo dovrebbe essere al centro della riflessione, invece tutto questo diventa marginale, cioè quello che dovrebbe essere l'elemento centrale: il ruolo della pubblica amministrazione, come questa progetta e realizza le opere, diventa secondario rispetto all'ottica principale che è quella di come andare a sostenere il comparto edilizio. Un problema questo sicuramente di politica economica, ma che non dovrebbe essere il tema centrale della normativa sui lavori pubblici nella nostra regione; quindi mi sembra che sia già un'ottica distorta quella su cui ci si è posti.
Anche se l'obiettivo, del resto abbastanza esplicitamente dichiarato, fosse quello di adeguare la normativa, aggiornandola, per essere più capaci come amministrazione pubblica a sostenere il comparto edilizio, le imprese locali, vi è da chiedersi se questo modo di affrontare la problematica sia la migliore, perché noi stiamo affrontando tale tematica anche sotto questo aspetto con una carenza di dati e di informazioni spaventosa. Alla base di questa nuova normativa avrebbe dovuto esserci invece un'analisi di com'è la situazione nel comparto edilizio, quali sono i suoi elementi di forza, quali motivazioni stanno alla base delle difficoltà e come vanno affrontate. Tutti questi elementi non li conosciamo, non so se ci sono, ma non sono emersi nella discussione che abbiamo fatto in commissione, quindi manca un lavoro di approfondimento. Siccome si va a rincorrere la normativa nazionale, ad introdurre degli adeguamenti alla normativa nazionale tenendo conto della normativa comunitaria, alla fine sfuggono le ragioni di fondo di queste "situazioni" e quali sarebbero le strategie da mettere in atto. Mi sembra che vi siano degli elementi di fondo che rendono debole questo modo di affrontare... e dopo qualche anno ci si accorge che non si è poi raggiunto il risultato. Alcuni dati che abbiamo avuto in commissione proprio ieri sul lavoro nero nell'edilizia valdostana sono preoccupanti, perché indicano che una parte grossa dell'edilizia valdostana lavora fuori dalle regole, in contrasto, senza copertura assicurativa, senza che i lavoratori siano messi in regola; questo indica una realtà che non funziona assolutamente.
Questo provvedimento, a nostro avviso, è fortemente carente e discutibile sul piano della tecnica legislativa. Facciamo un testo nuovo che va a modificare tutti gli articoli della legge n. 12/1996, ma allo stesso tempo non si va a fare un testo unico; da un lato, si afferma che bisogna procedere alla semplificazione normativa, alla riduzione del numero di leggi, dall'altro, qui andiamo ad affastellare normativa su normativa, che non è un modo di procedere da un punto di vista di tecnica legislativa. Inoltre il linguaggio di questo testo di legge è estremamente astruso e tecnico, difficilmente comprensibile per i non addetti ai lavori; qui mi si dirà che questo non è un problema solo di tale provvedimento, ma direi che è particolarmente accentuato in questo testo dove vi sono una serie di passaggi che sono propri di un certo tecnicismo degli addetti ai lavori, ma che sono incomprensibili per un cittadino normale, mentre una legge dovrebbe essere comprensibile a tutti quanti. Vi è, a nostro avviso, un eccesso di normativa che entra nel dettaglio, perché questo non è il modo di procedere delle leggi: le leggi dovrebbero muoversi per principi generali e poi demandare ad altri tipi di provvedimenti l'attuazione in dettaglio, qui invece si entra nel dettaglio, cosa che poi è anche difficoltosa nella gestione, perché, ogni volta che ci si renderà conto che il dettaglio, che adesso si è curato nello specifico, sarà modificato, bisognerà intervenire legislativamente. Questo è un modo di procedere che non funziona e che richiede di mettere continuamente mano alla nostra legislazione. Mi rendo conto che non è facile impostare tutto in modo diverso, ma non possiamo dirci soddisfatti di tale impianto dal punto di vista tecnico legislativo.
Per quanto riguarda alcuni nodi centrali della normativa, evidenziamo delle perplessità, perché sono rimasto colpito dal fatto che in commissione su alcuni nodi fondamentali di questo disegno di legge, in particolare la modalità degli appalti per le opere fino a 1.200.000 euro, e la questione del subappalto... abbiamo assistito a un "balletto" di posizioni che mi lascia stupefatto, perché prima la Giunta propone un testo, mi riferisco alla modalità sugli appalti fino a 1.200.000 euro, poi l'Assessore propone un emendamento che modifica l'impostazione di tale modalità degli appalti, poi si ridiscute in commissione e quest'ultima esprime una valutazione contraria all'emendamento dell'Assessore, allora si torna al testo originario. Va tutto bene, ma queste "oscillazioni" su questioni che non sono di secondaria importanza, ma che sono centrali rispetto alla qualità e al significato della legge sono preoccupanti, perché indicano un elemento di non convinzione e non fermezza. La stessa cosa dicasi sulla quota di opere che può essere oggetto di subappalto. La Giunta propone di non superare il 30%, la commissione decide il 50%, l'Assessore ne prende atto, adesso vedo che con l'emendamento si torna al 30%. Anche questo modo di procedere mi sorprende, perché o vi sono degli elementi forti e allora si dice che non si può modificare per queste motivazioni, diversamente non si può accettare che un momento va al 50%, un momento dopo scende al 30%; anche qui ci troviamo di fronte a delle oscillazioni di posizione che sono incomprensibili.
Vi è anche un aspetto che è stato evidenziato nella nota che hanno fatto avere i sindaci, che hanno rilevato un elemento di appesantimento della procedura con l'introduzione all'articolo 3 di questo documento preliminare obbligatorio che precede la progettazione preliminare definitiva ed esecutiva. Tale osservazione non è stata recepita, è stata riformulata in parte la normativa su questo aspetto ma, di fatto, viene introdotto come obbligatorio tale ulteriore documento preliminare, che in certi casi sarà opportuno, in tutta un'altra serie di tipologie di opere l'osservazione che era stata fatta dal Consorzio degli enti locali era fondata e forse poteva essere recepita in modo più sostanziale, cosa che non è avvenuta.
In sintesi, ho espresso alcune valutazioni di carattere generale su questo provvedimento, perché diventa poi difficile e forse anche inutile entrare nel dettaglio dei singoli articoli, con tutta una serie di aspetti tecnici che eventualmente si potranno riprendere quando esamineremo articolo per articolo, ma sicuramente vi sono da parte nostra delle forti perplessità sull'impianto, sulla filosofia, sull'ottica complessiva di tale disegno di legge. Vi sono dubbi rispetto ai nodi centrali di questo provvedimento e soprattutto non condividiamo il metodo che è stato seguito, che ha impedito quegli approfondimenti che sarebbero stati auspicabili di fronte a prese di posizione diverse che abbiamo visto fra artigiani, associazioni imprenditoriali, sindacati, ma vi sono ancora punti di vista notevolmente diversi e soprattutto in assenza di un esame che doveva essere più approfondito rispetto alla situazione generale di tale comparto. Questo lavoro di approfondimento purtroppo è stato fatto a livello di gruppo di lavoro, ma non è stato fatto a livello di commissione e di Consiglio; quindi a livello politico tale lavoro non è stato fatto. Il rischio è che ci troveremo fra alcuni mesi a renderci conto che una serie di passaggi non sono stati politicamente sufficientemente meditati, quindi ci troveremo di fronte alla necessità di intervenire nuovamente sulla normativa con un modo di procedere che, secondo noi, non è positivo e non va neanche a vantaggio delle categorie, che invece in questo momento si dice che bisogna salvaguardare... anche con delle procedure che sono anomale e che non consentono di arrivare alla definizione di una buona normativa.
Presidente - La parola al Consigliere Borre.
Borre (UV) - Chiaramente non entrerò nel merito più di tanto della legge, entrerò nel merito invece dell'iter di tale provvedimento. Ringrazio innanzitutto l'Assessore che ha dato una lettura corretta del suo comunicato. La commissione si è trovata in tempi brevissimi ad esaminare questo disegno di legge, ma la mia reazione in quanto Presidente non vuole essere solo su tale provvedimento... ma mi auguro per il futuro del ruolo delle commissioni, non solo su questa proposta, ma anche su altre proposte importanti. Se veramente vogliamo che le commissioni abbiamo un senso, dobbiamo permettere loro di lavorare e di avere sì un rapporto di maggioranza e di minoranza, ma solo quando l'atto è concluso, mentre durante il tragitto ci deve essere un confronto che permetta piena conoscenza degli atti che vengono in Consiglio da parte dei commissari e ci deve essere la possibilità di illustrarli tranquillamente non solo in Consiglio, ma anche fuori a chi chiede il perché di una certa legge.
Condivido abbastanza quello che ha detto il collega Frassy, che forse non tutti i consiglieri, ma neanche tutti gli Assessori, sono a conoscenza del contenuto di tale bozza di legge, perché forse non abbiamo mai assunto il nostro vero ruolo. Le leggi che arrivano in questo consesso sono leggi dell'apparato, noi cerchiamo di mettere dei "tacconi", cerchiamo di andare a dire la nostra, ma un vero discorso politico dei consiglieri è difficile che emerga, perché il lavoro delle commissioni è sempre stato quello non dico di ratificare ma, se non altro, di esaminare brevemente i disegni di legge e poi votarli.
Condivido ancora l'esigenza di portare avanti tale progetto di legge, ma i ritardi sono stati causati da altri motivi che tutti conosciamo: la crisi di questa maggioranza, le vicissitudini che sono seguite. La commissione si è trovata di fronte a una richiesta da parte dell'Assessorato di portare avanti il disegno di legge, si è trovata di fronte a un gruppo di lavoro e alle varie categorie interessate al provvedimento, a una richiesta di una dimostrazione di riconoscimento della loro esistenza sul territorio e della loro crisi. Di fronte a queste due richieste, non siamo rimasti insensibili e posso dire che abbiamo fatto un atto di fede, abbiamo detto: "riconosciamo l'urgenza, diamo per buono il lavoro coordinato dagli uffici e dal gruppo di lavoro", dove è emerso anche dai vari interlocutori la ricerca di un equilibrio fra tutte le categorie che permettesse a questa legge di arrivare in Consiglio. Da una parte dei consiglieri quindi vi è stato un atto di fede nei confronti di quel tipo di lavoro, prendendoci a carico il fatto che ci saremmo messi a lavorare alla ripresa estiva sulla possibilità eventuale di intervenire con indirizzi politici su quelle che saranno le eventuali modifiche da portare alla legge. Indirizzi quindi che vadano verso il superamento di questa crisi edile in Valle d'Aosta, che non sarà risolta solo da tale legge, ma vi sono anche altri elementi che dovranno intervenire per far sì che questo settore possa emergere, perché, purtroppo, malgrado la legge n. 12 avesse previsto varie soluzioni, non abbiamo visto risultati estremamente positivi, perché non vediamo formarsi dei consorzi in Valle e ci sarà pure un motivo, che dovremo individuare, per il quale questi consorzi non riescono a formarsi, mentre nel resto del Paese si sono formati e hanno dato la possibilità di crescita alle singole imprese.
Ci siamo trovati di fronte ad alcuni passaggi, abbiamo cercato di porvi rimedio: uno era quello di portare dal 30% al 50% l'appalto, che può essere vero è una filosofia pericolosa e contraria ai principi della crescita dell'impresa, ma la nostra realtà è che il subappalto sta diventando la norma e non interviene già nella prima fase, ma è la conseguenza di tutta la parte finale degli appalti. Le grosse imprese appaltano e all'ultimo momento si arriva al subappalto, quindi bisogna trovare degli elementi che permettano alle nostre imprese di essere loro gli attori principali già nella fase iniziale. Il 50% era stato giustificato anche dalle varie associazioni, tranne che dal sindacato, sul fatto che oggi la prassi normale è quella di arrivare al 30% in maniera trasparente, mentre tutto il resto viene fatto con strumenti che permettono di avere il resto dell'appalto, ma senza permettere all'impresa di avere riconosciuta quella parte di appalto come iscrizione, senza riconoscere all'impresa il rischio dei pagamenti; questo era il motivo che ci aveva portato a fare la richiesta di aumentare al 50%. L'Assessore stamani ha portato un emendamento a questo nostro emendamento, che ritengo molto valido, in quanto permetterebbe di andare incontro a tale esigenza senza cadere nel rischio di un ricorso che faccia cadere questo articolo. Siccome abbiamo fatto un atto di fede, abbiamo ritenuto di tornare all'articolo 26, cioè alla proposta della bozza di legge redatta dal gruppo di lavoro, perché non abbiamo avuto il tempo per approfondire la conoscenza delle due soluzioni: quella proposta dall'emendamento e quella invece nel testo di legge, anche se avremmo preferito andare al sistema del Friuli con l'articolo 21, dove è il coordinatore che si assume la responsabilità di scegliere le imprese.
Un'altra piccola modifica che abbiamo apportato, che sembra forse banale, ma che a parer mio ha una certa validità, è quella portata all'articolo 24, dove abbiamo aggiunto nei criteri dell'assegnazione di appalto, in particolare il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa... abbiamo chiesto di aggiungere la lettera f), con l'assunzione della manutenzione, perché riteniamo che questo sia un fatto molto importante. Vi sono imprese che arrivano dal fondo del nostro Paese e non hanno nessuna intenzione di assumersi anche per un anno o due la manutenzione dell'opera che vanno a costruire.
Un articolo che ci pareva indispensabile era quello della dichiarazione d'urgenza, senza il quale poco sarebbe servito il sabato che oggi stiamo mettendo a disposizione per i lavori di questa legge.
Concludendo, vorrei solo riprendere le parole del Presidente Caveri, che dava il giusto ruolo ai consiglieri e a tutti gli organismi di questo consesso per svolgere il loro lavoro. Mi auguro quindi che questa sia una delle ultime tappe negative che vede il cammino dei consiglieri e dei commissari verso un lavoro più di partecipazione all'interno di questa riunione, però è anche compito nostro, come consiglieri, di darci un ruolo e quindi determinare la nostra posizione all'interno del Consiglio.
Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.
Lattanzi (CdL) - Vorrò solo aggiungere alcune riflessioni alle tante cose che abbiamo già sentito, per dare al dibattito un mio contributo. So che alcuni colleghi mi ascoltano con molta attenzione, perché i miei sono considerati interventi di sostanza e non di forma; io cercherò di fare due riflessioni: una sulla sostanza e una sulla forma.
Intanto partiamo subito dall'oggetto della legge. La legge affronta delle necessità, il collega Borre prima sottolineava alcuni passaggi importanti di tale provvedimento che dovrebbero tendere a migliorare un processo che è chiaro a tutti. Tuttavia, dall'ascolto di alcuni colleghi della maggioranza, appare che forse così chiaro a tutti non è, perché, se parliamo del disegno di legge n. 79, cioè la modificazione della legge n. 12/1996, parliamo di un processo che questa Assemblea dovrebbe svolgere per creare quelle condizioni di armonizzazione delle norme per gli appalti dei lavori pubblici... quelle norme europee e statali che dovrebbero trovare in una legge regionale la loro armonizzazione, affinché tali norme non impediscano alle piccole imprese valdostane di poter ottimizzare gli appalti pubblici, perché di questo stiamo parlando.
È una legge che interessa tutte le imprese valdostane, perché sono veramente poche le piccole imprese valdostane che nell'edilizia si possono permettere di non lavorare con il pubblico. Sentivamo prima il collega Tibaldi che parlava di un'incidenza nel PIL regionale, che è il più alto d'Italia dopo il Trentino, da cui emerge che le imprese edili traggono forti risorse economiche dalla partecipazione ai lavori pubblici. Qui ancora una volta la centralità di una Regione che, come ente economico, partecipa alla sopravvivenza di molte famiglie in Valle... se questa legge deve armonizzare tali processi, possiamo dire che la necessità è condivisa non solo per sfondare una "porta aperta", o per venire incontro alle lamentele che in questi anni abbiamo ascoltato da parte delle imprese che hanno trovato difficoltà nella partecipazione in maniera sana agli appalti o ai subappalti, ma perché è doveroso che una Regione autonoma possa beneficiare di una legge che favorisca lo sviluppo di tali imprese.
Sul metodo dell'urgenza abbiamo espresso il nostro parere contrario, perché questa necessità, seppur condivisa, ha una storia abbastanza lontana; non è - come dice giustamente il Consigliere Borre - che i commissari d'un colpo hanno scoperto che la legge n. 12 era da riformare, mi pare vi sia un lavoro che raggiunge i 2 anni di attività di consulenza e approfondimento, vi è solo un piccolo particolare: quello di cui stiamo discutendo stamani è stato modificato stanotte ed è stato valutato ieri pomeriggio in 4 ore. È questo il problema, cioè le intenzioni del legislatore si sono evolute in una direzione di miglioramento, ma subendo dei processi prima di analisi approfondita che ha richiesto mesi di studi, per poi avere un'accelerazione che costruisce una struttura di legge che io sfido chiunque a comprendere, a partire dal titolo. Sapete che la battaglia sui titoli è una battaglia che faccio da quando sono in questo Consiglio, perché leggo le leggi con gli occhi del cittadino; vi sfido a prendere il piccolo impresario valdostano e a spiegargli dal titolo di cosa tratta la legge. Leggo: "Disegno di legge n. 79, "Modificazioni alla legge regionale n. 12/1996 (Legge regionale in materia di lavori pubblici), da ultimo modificata dalla legge regionale n. 1/2005". Articolo 1 di questa legge: "Modificazioni all'articolo 2. 1. Al comma 1 dell'articolo 2 della legge regionale 20 giugno 1996, n. 12 (Legge regionale in materia di lavori pubblici), sono apportate le seguenti modificazioni: a) la lettera a) è sostituita dalla seguente: "a) per appalti pubblici di lavori si intendono i contratti...", cioè io vi chiedo se dopo 2 anni non si poteva arrivare ad una legge che sostituisse in blocco la legge n. 12 e la legge modificata n. 1/2005. Perché non si è potuto farlo? Perché dobbiamo sempre costruire delle strutture di articolati che modificano altri articoli senza mai citarli? Me lo spiegherà l'Assessore, ci proverà? Credo che lei ci proverà e magari senza tanta convinzione, perché sono convinto che lei la pensa come me, sono convinto che anche lei avrebbe voluto definire un articolato che ricostruisse da zero "le regole del gioco" nella Valle d'Aosta, al fine di favorire le piccole imprese valdostane. Questa è una legge incomprensibile! Certo, sarà comprensibile per i burocrati della Regione, che dovranno come sempre gestire questi articolati e su questi vivono del loro potere, mettendo in condizione le piccole imprese a dover produrre sempre documentazioni, di dover sempre avere un rapporto di sudditanza nei confronti di chi avrà il compito di interpretare tale legge. Siamo pieni di contenziosi con l'Amministrazione regionale, con dirigenti che fanno i grandi interpreti del nostro pensiero, che creano contenziosi con le imprese, che regolarmente perdono, facendo perdere alle imprese soldi in avvocati, tempi per i lavori e pagamenti per gli appalti. Vi chiedo se, come politici, una volta tanto riusciremo mai a dire: "dobbiamo modificare la legge n. 12? Bene, la riformiamo da capo a piedi". Quand'è che noi politici ci riapproprieremo del ruolo di legislatori senza più demandare ai tecnici la costruzione degli articolati che sono incomprensibili anche a loro stessi, tant'è che quando li interpretano... poi pagano in tribunale, anzi paga la Regione perché, se i dirigenti avessero la responsabilità oggettiva sull'interpretazione degli articolati, probabilmente sarebbe diverso. Vi posso citare decine di casi dove gli uffici regionali hanno perso le cause sull'interpretazione degli articolati, facendo spendere alle imprese decine di migliaia di euro, di milioni prima... siamo noi la causa del male! Il più grosso "lavoro" che abbiamo fatto ultimamente è "Finbard", provate a pensare che nella "Finbard" stanno spaccando quello che hanno costruito un anno fa, con un contenzioso fra la società di Trento che ha in mano questa situazione e la "Finbard", che non paga perché ha fatto fare delle modifiche, modifiche che non vengono interpretate come dovrebbero essere interpretate, ritardo nei lavori e quindi nei pagamenti, chi ci rimette? Le piccole imprese artigiane che hanno il "cerino" in mano e le banche che gli stanno addosso. Questo per dire qual è la situazione degli appalti pubblici.
Anticipo che presenteremo degli emendamenti a testimonianza che non abbiamo fretta di andare via, perché non siamo i cottimisti, parlando di appalti, e visto che parliamo di una legge che dovrebbe regolamentare circa 500 miliardi di appalti l'anno - anche se giustamente condivido quanto dice l'Assessore che sono sempre pochi per questa Regione che ha bisogno di strutture, di infrastrutture, di una rigenerazione di molte strutture che nel tempo hanno mostrato il loro limite - ed è pertanto un provvedimento importante... è al tempo stesso una legge incomprensibile. Sfido i tecnici a gestirla questa legge, non i tecnici che l'hanno partorita, ma coloro che non l'hanno partorita, perché non l'hanno vista neanche loro, come non l'abbiamo vista noi. Io e gli altri Consiglieri che non partecipano alla commissione l'abbiamo vista stamattina e già sono stati presentati degli emendamenti da parte della maggioranza che presenta la legge. Capisco gli emendamenti che presenta l'opposizione, perché non avendo partecipato alla costruzione della legge, presenta degli emendamenti che ritiene migliorativi del testo presentato dalla maggioranza, ma non capisco la maggioranza che presenta in via d'urgenza disegni di legge, che va a modificare contestualmente alla presentazione, vedi il Piano di sviluppo del Casinò che, quando è apparso, il Presidente lo ha stroncato con una risoluzione che chiedeva di votare solo le prime due parti e di stralciare le altre; voi stessi vi emendate in continuazione.
Chiedo allora uno sforzo di buon senso alla Giunta affinché le prossime leggi di questa importanza, leggi che dovrebbero armonizzare i processi di burocrazia per decine di miliardi, possano trovare nel buon senso del politico e non nella burocrazia il suo senso di essere, perché non si può partorire un insulto all'intelligenza delle persone! Una qualunque piccola impresa con la sua segretaria, se deve leggere tale regolamento, non può farli... deve andare da un consulente per sapere come fare questa cosa.
Anticipando la presentazione di emendamenti, chiedo all'Assessore, siccome vi sono gruppi di lavoro che stanno lavorando su leggi, non di arrivare al testo unico dei lavori pubblici, che sarebbe il sogno dell'Amministrazione regionale, ma almeno di modificare le nuove leggi che cambiano quelle vecchie e fare leggi di riforma e non di modifica, altrimenti è un "puzzle" di pezzi che è inaccettabile da parte di chi lo deve interpretare!
Presidente - La parola al Consigliere Cesal.
Cesal (UV) - Devo premettere che per una volta mi trovo d'accordo con il collega Lattanzi, quando parla della qualità della legislazione, non condivido i termini coloriti che ha usato, ma nella sostanza sono d'accordo. In I Commissione abbiamo cercato di portare in discussione questo argomento, abbiamo provveduto anche ad inviare all'Esecutivo una lettera in cui sottolineavamo tali aspetti, è una lettera che è rimasta inascoltata, ma credo vada fatto uno sforzo per cercare di andare a migliorare e di rendere leggibili i provvedimenti legislativi emanati da questa Assemblea.
Oggi un altro tema importante approda in questo Consiglio dopo quello di giovedì scorso relativo alla scuola; oggi interveniamo in un'altra materia, forse più prosaica, ma altrettanto importante. Il tema degli appalti pubblici riveste un'importanza fondamentale per le ricadute che essi hanno sull'intero comparto economico della Valle d'Aosta. Si vuole con questo provvedimento dare un'ulteriore risposta a una crisi economica che ha investito non solo la nostra Regione, ma l'Italia e il vecchio continente. Si tratta di una risposta parziale, limitata nei suoi effetti, ma è comunque una risposta concreta, attesa da buona parte del mondo dell'imprenditoria locale, soprattutto quello legato al settore dell'edilizia pubblica.
Il provvedimento è di per sé molto complesso, ha avuto una fase di preparazione e di studio molto lunga e dibattuta. Al gruppo tecnico di lavoro che ha predisposto questa elaborazione hanno partecipato tutti gli attori interessati: le associazioni imprenditoriali, sindacali, tecnici, funzionari pubblici. Una legge che giunge finalmente oggi alla discussione di quest'aula dopo alcune incertezze dell'ultimo periodo. Mi piace sottolineare comunque in questa fase come il nostro sistema politico tanto vituperato abbia ancora la capacità di porre in atto tutti gli strumenti atti ad autocorreggersi, dispiegando tutte le sue potenzialità per raggiungere gli obiettivi proposti, per rispondere alle giuste rivendicazioni del mondo economico che soffre e aspetta con ansia segnali positivi che possano far invertire il "trend" attuale. Il mio riconoscimento va all'intero sistema politico e a tutte le componenti di questo Consiglio, che hanno accantonato posizioni preconcette e di parte per cercare di dare una risposta adeguata alle sollecitazioni provenienti dagli operatori del settore, ognuno - e credo che il dibattito lo abbia dimostrato - senza rinunciare al proprio punto di vista, alle proprie convinzioni, alla propria sensibilità politica. Si è cercato di coniugare la necessità di procedere velocemente con la più che legittima esigenza da parte della commissione consiliare competente e dei singoli consiglieri di approfondire una legge tanto necessaria quanto complessa. Una legge che cerca di sfruttare a favore del mondo imprenditoriale locale gli spazi esigui concessici da una legislazione europea ed italiana in materia.
Certo, sono più che convinto che il provvedimento in corso di discussione oggi non rappresenti la soluzione di tutti i mali, ma che possa garantire un po' di respiro ad un settore quale quello edile, stretto fra una concorrenza sempre più agguerrita proveniente da fuori Valle e una sua debolezza strutturale incontrovertibile - molti stamani hanno posto l'accento su questo aspetto -, una debolezza che va riconosciuta... occorre sostenere con azioni concrete che possano agevolarne la crescita. L'approvazione di questa legge comporta un altro piccolo, timido passo verso l'adozione di iniziative atte a fronteggiare la crisi economica, una crisi che viene da lontano, che non riusciamo a controllare, non disponendo delle leve di comando necessarie; leve che sono in mano ad altri soggetti istituzionali, lontani, troppo lontani e non solo fisicamente da noi.
L'autunno rappresenterà un momento cruciale per completare o per avviare tutte quelle iniziative che ci competono, indirizzando risorse, occupando tutti gli spazi occupabili sia da un punto di vista legislativo che regolamentare. Chiediamo però al mondo imprenditoriale di fare la sua parte. Le proteste non servono a nulla, servono proposte concrete, approfondite, servono idee, servono impegno, razionalità e un pizzico di fantasia ma, se tutti svolgiamo a fondo il nostro compito, la politica da un lato, il mondo del lavoro dall'altro, senza pretendere gli uni di dare delle lezioni agli altri, senza presunzione, ma con la massima disponibilità a confronto e al dialogo, i risultati non potranno che arrivare.
Per concludere questo mio breve intervento, dichiaro fin d'ora il voto favorevole dell'"Union Valdôtaine" a favore del disegno di legge e mi riservo di intervenire nel prosieguo della discussione.
Presidente - La parola al Consigliere Viérin Marco.
Viérin M. (SA) - Dopo l'intervento del Consigliere Lattanzi in parte condiviso anche dal collega Cesal, non vorrei ripetermi e cercherò di dire alcune sensazioni che il nostro gruppo ha sia su questo aspetto, sia sul lavoro svolto. Quando abbiamo votato l'iscrizione del disegno di legge, abbiamo dimostrato il nostro senso di responsabilità che ha permesso di discutere oggi tale provvedimento; tuttavia, dobbiamo anche dire le cose che ci convincono e le cose che ci creano delle perplessità. Riteniamo che tale disegno di legge affronti una necessità, basti pensare che il 70% degli appalti in questi ultimi anni è andato a ditte di fuori Valle, quindi era e sarà una necessità affrontare le problematiche di questo settore.
Ho sentito un solo intervento: quello del Consigliere Lavoyer, che diceva che tale disegno di legge è corposo, ma non sostanziale, su questo non siamo d'accordo, perché questo testo tocca degli aspetti fondamentali di tutto quello che è l'attuale impianto delle normative vigenti dei lavori pubblici. Basti pensare ad alcuni aspetti, che citava lo stesso Assessore Cerise, e cioè agli scavi archeologici, al discorso dei consorzi di miglioramento fondiario, alla progettazione e direzione lavori, che è un fatto importantissimo, perché è vero che la ditta, se è seria, ha un grande rilievo sull'esecuzione, ma la competenza della gestione lavori, più che la progettazione, è fondamentale. Troppe volte vediamo dei lavori svolti che dopo 7-8 anni richiedono delle manutenzioni straordinarie, e qui credo che la responsabilità maggiore ce l'abbiano i direttori dei lavori. Quando l'Assessore ha parlato della possibilità dell'appaltante di concedere dei materiali già presenti alle ditte che si aggiudicano l'appalto... questo è un fattore importantissimo, perché a volte abbiamo dei materiali in loco - spero che l'Assessore abbia voluto intendere questo - ma, invece di utilizzarli, andiamo a utilizzare mezzi su gomma per trasportarli a monte. Mi rivolgo soprattutto ai cantieri forestali, spero che queste cose con questo "passaggio" non succedano più, perché altrimenti aspettiamo che le alluvioni portino a valle le pietre che poi noi andiamo a riportarle su con i camion o con gli elicotteri.
Il testo affronta poi i lavori in economia, tocca l'articolo 33 sul subappalto, sul quale è già stato detto quasi tutto da chi mi ha preceduto, 30% o 50% o quello che è, noi riteniamo sia più logico il 30%, perché forse anche le categorie, quando ci hanno suggerito di portarlo al 50%, non hanno percepito la pericolosità di questo fatto. Il 50% dei subappalti vuol dire infatti invogliare tante ditte esterne alla Valle a partecipare agli appalti, per poi giocarsi il 50% dei lavori sui subappalti. È quindi un'arma molto pericolosa anche per le nostre imprese artigiane, perché, anziché farle crescere in professionalità e capacità, rischia di farle "sedere" ed essere assoggettate al famoso discorso di dire: "accetto il subappalto e quindi devo lavorare a un minor costo".
Vi è poi il concetto della territorialità, articolo 26, che è stato inserito grazie al gruppo di lavoro e alle associazioni che hanno lavorato in senso sinergico, e ancora l'articolo 25, che ha introdotto fra gli elementi che determinano il criterio dell'offerta più economicamente vantaggiosa quello relativo all'assunzione della manutenzione; questo ci permette di creare dei presupposti più favorevoli alle imprese locali.
In questo disegno di legge quindi vi sono elementi di sostanza, il rammarico è il discorso della tempistica; perché condividiamo la necessità di affrontare celermente tale argomento, perché avremmo altrimenti avuto dei ritardi sull'effettuazione di appalti di qui a fine autunno, fatto che avrebbe creato danni alle imprese valdostane e all'effettuazione dei lavori che i cittadini si aspettano dalla pubblica amministrazione.
Venendo a quello che avremmo gradito trovare nella legge, avremmo voluto vedere una maggiore sburocratizzazione delle procedure, abbiamo ancora una certa burocratizzazione molto forte; troppo spesso incontro delle piccole imprese valdostane che mi dicono: "non partecipo più agli appalti perché mi costa tempo, denaro e alla fine non ne vengo mai a capo, se faccio il conto di tutto quello che mi è costato, avrei già guadagnato dei bei soldi"; dobbiamo cercare di migliorare ancora questo aspetto. Avremmo voluto trovare un testo unico coordinato, è vero che si potrà redigere da parte degli uffici un testo coordinato su carta, questo anzi è un invito che faccio all'Assessore, che questo testo unico venga redatto su carta, senza richiamare la legge n. 12, la modifica, la contromodifica, e che venga fatto al più presto.
Avremmo poi gradito - i tempi non ce lo hanno permesso, ma potremmo tornarci ed è questa la proposta che faremo - un'analisi più approfondita sugli elementi di difficoltà del settore edilizio valdostano e questo dobbiamo farlo per conto delle nostre imprese, perché conviene anche alla Regione per il riparto fiscale e le altre cose collegate. Dobbiamo avere la capacità di affrontarlo magari come abbiamo fatto per l'industria, purtroppo dall'industria non abbiamo avuto ancora delle conferme di attuazione su quanto deliberato in questo Consiglio circa 6 mesi fa, però chiederemo a fine anno - perché bisogna lasciare almeno 6, 7 mesi per capire come queste modifiche nella sostanza andranno a migliorare l'attuale situazione non felice per il settore valdostano - un Consiglio tematico su tale argomento, per obbligarci ad affrontare questo aspetto. Con questa dichiarazione di attenzione che vogliamo prestare all'intero settore edilizio valdostano e non solo alla modifica della legge n. 12, anche se persistono alcune perplessità voteremo il testo di legge.
Presidente - La parola al Consigliere Frassy.
Frassy (CdL) - Il nostro gruppo chiede una sospensione dei lavori per valutare gli emendamenti dell'Assessore, il nuovo testo presentato all'aula e in base all'esito per depositare i nostri emendamenti. Chiederemmo poi eventualmente, se lo ritiene opportuno, alla maggioranza un incontro dei Capigruppo con l'Assessore per valutare i vari emendamenti.
Presidente - Il Consiglio è sospeso per 10 minuti.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 12,08 alle ore 12,29.
Presidente - Colleghi, solo per annunciarvi che sospendiamo ora i nostri lavori, con l'impegno di riprenderli alle ore 14,00 per proseguire nella trattazione di questo argomento.
La seduta è tolta.
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La séance se termine à 12 heures 29.