Oggetto del Consiglio n. 1400 del 14 luglio 2005 - Resoconto
OGGETTO N° 1400/XII - Realizzazione di una struttura per disabili psichici in Comune di Châtillon. (Interpellanza)
Interpellanza
Premesso
· che un soggetto privato (SOCI@LMED s.r.l.) ha recentemente ottenuto dal Comune di Châtillon il rilascio di una concessione edilizia per mutare la destinazione d'uso di un fabbricato alberghiero in comunità terapeutica per disabili psichici;
· che la Giunta comunale di Châtillon aveva espresso (8 ottobre 2004) parere contrario all'apertura di una comunità per il recupero fisico-mentale perché non prevista dal piano socio-sanitario vigente nel distretto n. 3 e perché sono emerse numerose perplessità in merito all'ubicazione della struttura nel centro cittadino, in prossimità delle scuole e in assenza di un'appropriata area verde circostante;
ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
l'Assessore delegato per sapere:
1) se la struttura di cui in premessa è prevista dal piano socio sanitario vigente;
2) se è stata rilasciata, ai sensi della L.R. 5/2000 e successive modificazioni, l'autorizzazione alla realizzazione della struttura e se è stato verificato il possesso dei requisiti previsti dalle norme vigenti;
3) se SOCI@LMED s.r.l. ha richiesto contributi e/o finanziamenti regionali per la realizzazione dell'iniziativa in oggetto;
4) quali sono i suoi intendimenti in merito all'insediamento di una comunità terapeutica per disabili psichici nel centro cittadino del Comune di Châtillon.
F.to: Tibaldi - Lattanzi - Frassy
Président - La parole au Conseiller Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - L'Assessore Fosson è già in buona parte a conoscenza della costruenda comunità terapeutica per disabili psichici a Châtillon e, proprio perché ne è a conoscenza ed egli riveste un incarico importante in seno all'Amministrazione regionale, gli chiediamo alcune informazioni in merito.
Di comunità terapeutica per disabili psichici se ne parla da diverso tempo a Châtillon e dell'argomento se n'è occupato anche il Comune, che ha determinate competenze per quanto riguarda gli aspetti urbanistici ed edilizi. In quel di Châtillon, precisamente all'interno del centro cittadino, è in corso di trasformazione un edificio che fino a poco tempo fa aveva destinazione alberghiera, per mutarlo - sulla base della licenza edilizia concessa - in una comunità protetta per la cura dei disabili psichici. Un soggetto privato ha ottenuto, il 17 febbraio scorso, il rilascio di una concessione edilizia dal Comune; questo provvedimento è stato firmato dall'ex Sindaco di Châtillon ed è stato accordato malgrado la sua Giunta comunale avesse espresso poco tempo prima - l'8 ottobre 2004 - un parere contrario all'apertura di una comunità per il recupero fisico mentale, perché non prevista dal piano sociosanitario vigente nel Distretto n. 3, il Distretto della media Valle, e perché sono emerse numerose perplessità in merito all'ubicazione della struttura nel centro del paese, in prossimità delle scuole e in assenza di un'appropriata area verde circostante.
Vorrei sottolineare che non c'è, da parte nostra, alcuna pregiudiziale nei confronti dell'insediamento in Châtillon di una struttura sanitaria di questo tipo, perché comprendiamo il disagio delle persone che soffrono di queste patologie, come comprendiamo anche il disagio dei familiari che devono accudire queste persone e spesso sono costrette a ricoverarle lontano da casa, quindi sopportando difficoltà non solo logistiche, ma anche di cura nei confronti dei loro familiari, che sono di tutta evidenza. Ciò che ci lascia perplessi - e l'abbiamo sottolineato nell'interpellanza - è come si possa conciliare una struttura di questo tipo e con questa funzione specifica in un luogo urbano in prossimità di un istituto scolastico, in assenza di una adeguata area verde di sfogo per tali persone... elementi, questi, che hanno suscitato e suscitano qualche chiacchiericcio e qualche preoccupazione nell'ambito dell'opinione pubblica locale.
Visto che il piano sociosanitario non è variato dal momento in cui la Giunta comunale aveva espresso parere contrario al momento in cui il Sindaco ha rilasciato la concessione edilizia, noi le formuliamo i seguenti 4 quesiti: se la struttura di cui in premessa è prevista dal piano sociosanitario vigente, perché può darsi che ci siano delle novità che ci sono sfuggite, anche se abbiamo fatto un'accurata ricerca nell'ambito del documento tuttora vigente, documento scaduto il 31 dicembre 2004, ma che è tuttavia vigente perché in regime di proroga; se è stata inoltre rilasciata, ai sensi della legge regionale n. 5/2000 e successive modificazioni, l'autorizzazione alla realizzazione della struttura (sappiamo, al riguardo, che la competenza dell'Assessorato è quella di accreditare e autorizzare questo tipo di strutture, senza andare a limitare l'autonomia privata di decidere se costruirla o se realizzarla in un determinato modo) e se è stato verificato il possesso dei requisiti previsti dalle norme vigenti; se il soggetto privato, che abbiamo individuato nella SOCI@LMED S.r.l., ha richiesto contributi e/o finanziamenti regionali per la realizzazione dell'iniziativa in oggetto; quali sono i suoi intendimenti - Assessore - in merito all'insediamento di una comunità terapeutica per disabili psichici nel centro cittadino del Comune di Châtillon (ho indicato il Comune di Châtillon perché è il Comune considerato, ma potrei ragionare analogamente per qualsiasi centro cittadino).
Sappiamo che strutture di questo genere esistono sul territorio, ma hanno una dislocazione che è più decentrata per determinati motivi funzionali che l'Assessore conosce meglio di me. A lei la risposta.
Président - La parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Fosson.
Fosson (UV) - La ringrazio per questa interpellanza... non è che la ringrazi sempre... questa volta la ringrazio perché mi permette di fare il punto, di dare dei chiarimenti perché questi "chiacchiericci" - come lei li ha definiti - sono arrivati anche a noi. Mi riferisco ad esempio a quello del contributo a questa società privata, che è veramente assurdo, nel senso che né è stato richiesto, né poteva essere concesso, perché le procedure permettono, ad una società privata che vuole gestire un servizio sociosanitario in Valle, di farlo (tra l'altro cito il Consigliere Frassy perché alcuni mesi fa mi fece un'interpellanza proprio sulla validità di queste strutture gestite da privati, più agili e forse più efficienti). Ecco, quando queste fanno una domanda, devono avere intanto un'autorizzazione alla realizzazione: avuta questa, costruiscono la struttura; una volta costruita la struttura, noi possiamo dare o non dare un accreditamento e, in seguito all'accreditamento, possiamo fare una convenzione oppure no. Sono quindi 3 i passaggi, e qui siamo ancora alla prima fase di autorizzazione alla realizzazione di una struttura sociosanitaria, per cui devono avere questa autorizzazione che, se rientra nel piano - come ha giustamente citato lei - la possono avere oppure no.
Per fare il punto, cercando di essere precisi, bisogna fare un'introduzione a cui lei ha già accennato: quando si parla di "malati psichiatrici" si affronta un modo particolare, difficile, si affrontano delle famiglie. C'è una grande disputa dal punto di vista tecnico, sono dei malati sociali o sono dei malati sanitari? È una grande diatriba dal punto di vista tecnico. La "legge Basaglia", attorno al '70, chiudeva i manicomi: fu una legge di civiltà, sicuramente, Basaglia era uno psichiatra veneto, che ho avuto anche la fortuna di sentir parlare una volta, e tutti siamo stati d'accordo su questo fatto. I malati psichiatrici possono essere recuperati, questa è la grande affermazione della "legge Basaglia", cioè si deve cercare di integrare il malato psichiatrico, deve avere un suo percorso, e quindi si comincia a parlare di "integrazione". Quando si parla di "integrazione", tutti dicono che la "legge Basaglia" è una conquista, l'integrazione bisogna farla, ma possibilmente non molto vicino a me, non nel paese mio, l'integrazione più facile avviene quando il paziente viene tenuto molto lontano.
Non voglio assolutamente essere facilmente moralista su questo, mi ritrovo in tutte le considerazioni da lei fatte, perché questo è un discorso che crea dei problemi per la nostra cultura, però è chiaro che stride, da un lato, il desiderio di non avere più questi malati in manicomio, di integrarli e, dall'altro, il non volerli integrare. È chiaro che se li metto in una baita, lontani dal paese, ho poi delle difficoltà ad integrarli, perché Bellon, ad esempio, dove c'è una comunità terapeutica che lei ha citato, dove non ci sono problemi, dove vivono in mezzo al paese, dove prendono il pullmino, hanno dei problemi per integrarsi e fare questi percorsi. Forse non c'è, da un lato, il rischio di essere in mezzo ad una città, ma dall'altra parte esistono tutti i problemi di integrazione.
In Valle eravamo - come risaputo, nonostante i grossi passi fatti negli ultimi anni - in ritardo sull'applicazione della "legge Basaglia", perché non avevamo una struttura per malati psichiatrici, cioè i malati valdostani venivano mandati fuori, quindi ci stiamo dotando di strutture per malati psichiatrici e questo chiaramente non è facile. Il piano sanitario prevedeva una comunità terapeutica in più in Valle d'Aosta e la prevedeva nel Distretto 4, cioè è prevista nel piano sanitario, non è prevista nel Distretto 3, è prevista nel Distretto 4. Perché non è stata realizzata nel Distretto 4? Perché nonostante i grandi tentativi dell'Assessore Vicquéry, c'è stata sempre una grossa opposizione nel Distretto 4 ad avere una comunità per psichiatrici, che magari non era al centro del paese, ma in pratica quando si vogliono fare queste comunità nessuno le vuole attorno a sé e magari sono gli stessi che invece, in passato, sostenevano l'integrazione dei malati psichiatrici.
Una settimana fa siamo stati con alcuni malati di Bellon di ritorno da Ollignan, a pranzo, insieme, in pizzeria; le assicuro che nessuno ha identificato in quei malati un malato psichiatrico, forse ha identificato in me il più particolare del gruppo, ma questo glielo cito come un'esperienza. La comunità terapeutica era quindi prevista nel Distretto 4, non è stata realizzata per quei motivi. Le dirà che questa comunità, che è composta di gente seria e che gestisce Bellon, volevano già da tempo ampliare questa loro offerta in Valle, in un primo tempo volevano costruirla a Sarre dove già avevano l'altra comunità; io ho consigliato loro di rivolgersi prima alla comunità e alla Giunta regionale e la Giunta di Sarre, dicendo che già avevano una comunità psichiatrica, che già avevano 2 comunità terapeutiche per tossicodipendenti, ritenendo il suo compito sociale assolto. Hanno deciso per una autonomia loro, di cui noi non siamo assolutamente a conoscenza, di acquisire un albergo dismesso in una zona con problemi occupazionali, come lei sa a Châtillon, e hanno fatto tutto un iter che è stato un po' particolare, nel senso che prima la Giunta ha negato l'autorizzazione di variazione e, dopo, è stata quasi obbligata a darla... mi spiego: mentre per altre strutture ancora non abbiamo approvato gli standard strutturali, per le comunità terapeutiche questi sono stati approvati, riprendono delle definizioni ministeriali, e alla comunità terapeutica, là dove è scritto: "requisiti minimi strutturali", è scritto "dotazione di camere con un posto letto, almeno 10% del totale, servizi igienici", e negli ambienti consigliati scrive "spazi verdi attrezzati".
Sono andato a vedere il progetto e, in questo - che poi le darò - è prevista un'area verde; qui non è definita la metratura necessaria dell'area verde, si riprendono i dettami ministeriali e si parla di area verde. Proprio in seguito a questo, il Comune di Châtillon ha prima detto di no; poi, verificando che tutti i requisiti ci sono, ha detto di sì. Premetto ancora che l'Ufficiale sanitario che ha visto la struttura dice: "Si esprime per quanto di competenza parere favorevole".
I rapporti dell'Assessorato sono espressi in queste 2 lettere - che le darò - in cui, per 2 volte, quando è scritto: rilascio di autorizzazione alla realizzazione, il primo passo che lei diceva, è scritto a firma del dirigente Rubbo che: "l'ufficio non ha espresso parere favorevole all'autorizzazione alla realizzazione, in quanto non prevista nel piano sanitario"; dopo un'altra risposta del Dirigente del Servizio dipendenze, dott.ssa Furfaro, dice che: "non risulta possibile esprimere parere favorevole in merito alla realizzazione della struttura stessa". Queste sono le 2 lettere che abbiamo conferito a questa società che ha fatto tale domanda, quindi 2 lettere di parere negativo (che le farò avere): una, in data 21 aprile 2005 e, l'altra, in data 12 aprile 2005.
Come le dicevo prima, non solo questa società non ha avuto alcun contributo, ma non lo ha neanche richiesto perché non sarebbe stato possibile; quindi non abbiamo concesso l'autorizzazione, questo deve essere chiaro. Noi possiamo vagliare il piano, cioè il piano sanitario che è ancora attuale, che prevede l'istituzione di una comunità terapeutica nel Distretto 4; potrebbe su una decisione di una Giunta e su un'onda di bisogni (che le presenterò in seguito) variare la destinazione e dire che si può fare nel Distretto 3. Per il momento la Giunta non ha ancora preso questa decisione e, proprio per questo, ho consigliato all'Amministrazione di Châtillon un passaggio con la popolazione.
L'istituzione di una comunità terapeutica di questo tipo per malati psichiatrici, che tutti siamo abituati a vedere come malati violenti, non è facile accettarla; le dicevo prima della pizzeria, ma ad esempio la comunità terapeutica di Plan Félinaz sono malati che escono al mattino e girano per Aosta, poi senza bisogno di nessun controllo né tutoraggio rientrano alle 17 per la merenda in comunità. Noi non siamo abituati ancora ad una dimensione che va accompagnata, va spiegato che questi malati hanno una possibilità di integrazione. Quella degli psichiatrici, è una realtà nella quale la Valle d'Aosta deve introdursi con un approccio naturale diverso.
Credo di aver chiarito qual è lo stato attuale. Dall'altra parte ci siamo noi, amministratori, che abbiano un'esigenza: 40 malati psichiatrici sono ancora ospitati in strutture fuori Valle e questo vuol dire dei costi, vuol dire sacrifici e tutto questo!
Président - La parole au Conseiller Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - Ringrazio l'Assessore per l'accurata spiegazione, la risposta mi soddisfa perché ha toccato in maniera puntuale tutti gli aspetti e ha fornito risposta a tutti i quesiti che il nostro gruppo ha presentato sull'argomento.
Vorrei fare solo un paio di considerazioni. Sappiamo che se la "legge Basaglia" ha abolito cancelli e inferriate; in qualche maniera è stato favorito il percorso di integrazione nell'ambito della comunità di questi soggetti che hanno disabilità psichiche, ma sappiamo anche che questa integrazione non necessariamente deve realizzarsi attraverso forzature. Lei ha citato opportunamente che una struttura di questo tipo era prevista nel Distretto 4 e che precisamente a Verrès l'Assessore Vicquéry aveva tentato di ricavare nell'ambito della microcomunità una decina di posti per persone affette da queste malattie. Sia il Comune, sia la popolazione si sono opposte, con moderazione ma si sono opposte...
(interruzione dell'Assessore Fosson, fuori microfono)
... però a Donnas è stata fatta non nel centro urbano! Allora lei vede che il problema sorto a Châtillon era già presente altrove, nella fattispecie cito Verrès, ma questo non perché ci siano pregiudiziali nei confronti di queste persone, bensì perché necessitano strutture adeguate all'uopo e di un'opportuna localizzazione. La popolazione dovrà esprimersi in qualche maniera, anche perché gli stessi amministratori comunali l'hanno previsto nel programma elettorale, cioè vogliono sentire l'umore della cittadinanza in merito.
Una curiosità che balza agli occhi degli interpellanti è questa: come mai un soggetto privato acquisisce e trasforma un edificio in una zona nella quale il piano sociosanitario non prevede l'ubicazione di una struttura di questo genere? È difficile capire sia la logica imprenditoriale sia la filosofia sociosanitaria che ha ispirato questo soggetto privato, animato da buona volontà, a volersi inserire in un distretto dove non c'è alcuna previsione programmatica da parte della Giunta regionale. Era legittimo pensare che, se non c'era la previsione programmatica, e quindi la modificazione del piano sociosanitario, magari c'era o c'è una promessa in corso d'opera... non dico da parte sua Assessore, ma da parte di qualcuno che ha delle competenze in ambito amministrativo!
Comunque la ringrazio per la risposta che ha fornito alla nostra interpellanza.