Oggetto del Consiglio n. 1395 del 13 luglio 2005 - Resoconto
OGGETTO N. 1395/XII - Interventi per contrastare l'aumento della povertà. (Interpellanza)
Interpellanza
Preso atto che i recenti dati Istat confermano l'aumento delle povertà in Valle d'Aosta;
Rilevato che i dati di riferimento sono relativi all'anno 2003 e che sono in controtendenza con l'indice nazionale;
Considerato quindi che il potere d'acquisto delle famiglie disagiate si è ridotto ulteriormente;
Preoccupato perché nonostante ci siano stati alcuni interventi predisposti dalla Giunta a favore delle povertà, il trend negativo non ha rallentato il suo costante aumento;
alla luce di quanto sopra, il sottoscritto Consigliere regionale
Interpella
L'Assessore competente e la Giunta regionale per conoscere:
1) se si è preso atto dei dati Istat pubblicati recentemente;
2) se si intende prendere posizioni in merito;
3) se intende mettere in atto risorse e mezzi per attenuare il problema delle povertà.
F.to: Salzone
Président - La parole au Conseiller Salzone.
Salzone (FA) - Illustro questa interpellanza, non fosse altro perché alcuni organi di stampa mi hanno riallineato alla "Stella Alpina", per cui, ribadendo che tutto è possibile, la illustro brevemente, anche se non mi invento nulla di nuovo, perché questi sono dati pubblici che sono sicuramente a sua conoscenza. Sono i dati del rapporto sulle politiche contro la povertà e l'esclusione sociale, elaborato dalla "Commissione di indagine sull'esclusione sociale", rapporto presentato al Ministero delle politiche sociali, dove si evidenzia che per la nostra regione esistono dati che ritengo degni di attenzione e, per certi versi, anche preoccupanti.
Come si sa, si considera povera una famiglia di 2 persone che spende mediamente 870 euro per i consumi, nel 2003 quasi 4.000 famiglie con una tendenza in aumento dal 7,1% del 2002 al 7,4% del 2003, mentre l'indice nazionale diminuisce dall'11% al 10,6% (quindi siamo in controtendenza). Il dato che mi ha colpito di più è che se si calcolano tutti i parametri delle povertà in Valle, cioè il 2,7% delle 94.000 famiglie valdostane sono sicuramente povere, il 4,7% appena povere e il dato più sorprendente, ma che fa riferimento a ciò che avevo detto meno di un anno fa, è che il 7,1% delle famiglie valdostane sono quasi povere. Se sommiamo queste 3 percentuali, raggiungiamo una percentuale considerevole del 14,5% fino alla soglia della povertà. Per completare l'analisi, l'indagine ministeriale ci consegna un altro dato preoccupante, cioè in Valle diminuiscono le famiglie non povere, che scendono dall'87,1% all'85,5% del 2003. Oggi siamo a metà 2005 e, a mio avviso, i dati sono peggiorati.
Se consideriamo che meno di un anno fa, quando dicevo che in Valle vi erano quasi 10.000 famiglie che vivevano sulla soglia della povertà, venivo guardato con sospetto... oggi mi sento di affermare, visto la controtendenza con il livello nazionale, che tra un anno avremo dati ancora peggiori! Non vuole essere allarmismo particolare il mio, ma vuole sottolineare una situazione che esiste e che non riscuote un grandissimo interesse, neanche dagli organi di stampa, a quel che vedo! Riteniamo che il "campanello di allarme" ci sia, suoni già da parecchio tempo!
Dobbiamo sottolineare che in Valle d'Aosta esiste un divario troppo marcato fra ricchi e poveri e che è più marcato il pudore di riconoscersi poveri, proprio perché si vive in una realtà notoriamente ricca. Osserviamo inoltre che gli indici nazionali non tengono conto delle difficoltà maggiori di una popolazione di montagna, dove il riscaldamento incide in maniera significativa nelle tasche dei nostri cittadini.
Questa interpellanza ha solo lo scopo di risegnalare, riproporre il problema; mi interessano le sue risposte perché possono essere per me bagaglio anche culturale, per affrontare in maniera più ampia e più lineare un problema che - credo - debba toccare un pochino tutti. Non solo io, ma tutti voi, credo sentiate quali sono i veri problemi della gente che va a lavorare al mattino, che deve mantenere una famiglia e vive nelle nostre fabbriche; ho già detto altre volte che gli stipendi delle fabbriche sono al di sotto di queste soglie, quindi se non c'è il doppio lavoro la difficoltà di vivere mi pare evidente! Una volta avevo fatto anche l'elenco della spesa e l'allora Assessore Caveri mi aveva un po' sorriso, perché avevo raccontato la storiella della massaia, ma questa è la verità!
Credo che questo sia un problema talmente serio da aver bisogno di un ragionamento più ampio. Questo Governo già ha fatto alcune cose importanti, come il contributo sugli affitti e tutte le iniziative dell'Assessore Fosson vanno nella direzione di considerare seriamente questo problema; credo che forse incentivando e stimolando un po' di più, si possa fare un passo avanti.
Président - La parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Fosson.
Fosson (UV) - Ringrazio il collega Salzone per questo stimolo, che è positivo; è un problema che non bisogna dimenticare. Abbiamo preso atto anche noi dei dati che lei ha riferito e che generano un'attenzione, dati ripresi dal rapporto sulle politiche contro la povertà e l'esclusione sociale.
Solo una piccola riflessione. Parleremo domani del rapporto sulle politiche sociali, parleremo del rapporto sulla mortalità e sulla menzogna statistica. È difficile che citi nel positivo dati ISTAT, infatti questo rapporto che lei ha citato dice: "In ogni caso richiede una certa cautela l'interpretazione dei risultati relativi alle Regioni meno popolate che presentano errori campionari e intervalli di confidenza piuttosto alti". È chiaro che quei margini che lei dice in numeri così piccoli si prestano facilmente a questa interpretazione statistica, per cui queste valutazioni nel positivo e nel negativo vanno sempre prese con questa nota.
Se dovessi comunque dire la mia sensazione, questa è simile alla sua. Intanto lo "step" esistente fra ricchi e poveri nella nostra Regione è maggiore. Lei ha fatto riferimento ai problemi della montagna; in sanità, sono 6 mesi che cominciamo a parlarne in modo logico, nel senso che ormai anche le università che si sono occupate di questo, dicono che gestire una sanità in montagna costa il 25% in più che gestire una sanità in pianura... così è chiaro che vivere in montagna, pagare un affitto in montagna e riscaldarsi ha costi maggiori! Penso che questa dimensione di montagna e di costi maggiori vada tenuta sempre in attenzione, anche perché gravita soprattutto sulle fasce più deboli.
Quale attenzione di fronte a questi dati o comunque a questa sensazione che abbiamo tutti, di una povertà che non riusciamo a colmare? Come ci muoviamo? Intanto bisogna raccogliere sempre più i dati, quello che lei citava è verissimo, la povertà in Valle non è a carico degli anziani, ma è a carico di fasce medie, di fasce di lavoratori che fra i 40 e 60 anni perdono il lavoro, situazioni familiari che sono cambiate: le vere povertà sono queste, che hanno difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro; però non abbiamo dei dati precisi dell'andamento del fenomeno, per cui stiamo progettando un archivio informatico per raccogliere tutte le sensazioni e le attività di chi si occupa di questo.
La Commissione povertà ha finito i lavori la settimana scorsa. Un lavoro che è durato un anno, diretto dalla prof.ssa Saraceno con un rigore metodologico importante, la quale è arrivata a una conclusione che sarà presentata il 20 settembre, quando al mattino la Commissione povertà farà una relazione dalla quale emergono conclusioni molto interessanti, anche perché vengono indicate delle strade che sono finalizzate ad uniformare informazioni, a mettere in atto degli interventi più appropriati.
I mezzi per attenuare il problema: qui, qualcosa abbiamo già messo in atto, la ringrazio di averlo riconosciuto, quest'anno il Fondo per le politiche sociali regionali è stato aumentato in maniera significativa; il minimo vitale è passato da 352,00 euro a 413,00 con una scala di equivalenza molto favorevole per le persone singole, per chi ha una disabilità. Forse non è ancora sufficiente, anche perché - come lei sa - il minimo vitale è un intervento temporaneo per evitare una situazione di disoccupazione.
L'introduzione dell'IRSEE: abbiamo convocato i sindacati la settimana scorsa perché siamo arrivati al primo anno di sperimentazione ed è stato un giudizio complessivo positivo. C'è già un gruppo, di cui fanno parte l'Assessore Cerise e l'Assessore Charles, per estendere l'IRSEE anche ad altri provvedimenti quali affitti, assegni agli studenti... Su "Il Sole 24Ore" veniva citata la Valle d'Aosta come la Regione in cui c'è più assistenzialismo: quelli che ci dicono che da una parte c'è più povertà, dall'altra ci dicono che c'è più assistenzialismo, ci sono più pensioni, sia INAIL che pensioni di invalidità; questo forse è vero, perché è anche la sensazione di tutti i gruppi di volontariato, che la povertà non sia a carico degli anziani; quindi più assistenzialismo e più povertà.
Cosa bisogna fare, qual è la responsabilità? Possiamo attenuare la povertà con queste metodologie, però la povertà è sicuramente da prevenire e da contrastare. Questa è la riflessione che dobbiamo mettere in atto. E uno dei campi di azione è sicuramente quello del lavoro. Io lancio lì una riflessione: girando per le valli, in questi giorni... si lamentano tutti di non trovare personale, tutte queste nostre aziende turistiche in Valle faticano a trovare del personale. Dall'altra parte c'è disoccupazione, c'è povertà... la metto lì, ripeto. Ci sono dei dati impressionanti sui disabili, sulle fasce più deboli; lì, veramente, il problema si sta gonfiando. Ogni anno entrano nelle categorie protette al collocamento circa 160 disabili e solo 20-25 all'anno trovano lavoro, quindi sono numeri che sono destinati ad aumentare e la fascia dei disabili che non trovano lavoro genera delle grosse povertà.
Lei è particolarmente attento al problema della casa; noi, sul programma di legislatura abbiamo scritto che la politica della casa non è ancora sufficiente, sia per l'emergenza abitativa, sia per le case popolari. Si sta facendo molto, probabilmente non è ancora sufficiente la politica che viene fatta nei Comuni e attorno ad Aosta.
Sull'integrazione... è chiaro che questi movimenti immigratori devono essere governati, altrimenti continuano a produrre ulteriore povertà. È rinato il Consiglio per l'immigrazione che sta cercando di fare un lavoro. Il ragionamento armonico che stiamo facendo, per cui il suo stimolo è importante, lo stiamo facendo mentre prepariamo il piano sociosanitario. Abbiamo la fortuna di poter integrare il sociale e il sanitario e lì c'è un problema evidente che forse è alla base di tutto; nel piano sanitario dobbiamo decidere prima di tutto "chi fa e che cosa fa", noi abbiamo una funzione di organizzare e studiare il problema, ... mentre nel sanitario noi programmiamo e chi gestisce è l'USL, nel sociale noi programmiamo, ma chi gestisce? Credo che il cuore del problema sia lì. Il Titolo V dice che gestisce l'ente locale, ma l'ente locale... passiamo nei 74 Comuni della Valle, da un Comune che ha una sensibilità particolare a un Comune che ne ha di meno, da un Comune che ha più risorse a un Comune che ne ha meno... chi gestisce il sociale? Secondo me questo passaggio che vogliamo fare nel piano sanitario con gli enti locali non è sufficiente, perché non è corretto che la gestione del sociale venga fatta sempre a livello comunale, ma deve essere fatta a livello sovracomunale.
Un grande passaggio con il Governo precedente è stato di obbligare dal 1° gennaio 2006 le comunità per anziani ad essere gestite dalle Comunità montane, non più dal Comune. Qui si passa da una gestione del sociale del Comune, a una gestione del sociale sovracomunale; penso che se questo diventerà chiaro e verrà accettato con i piani di zona - ma per i piani di zona è facile parlarne, poi è il Sindaco che determina come muoversi nella gestione del sociale -, se riusciremo a fare questo passaggio certi problemi che il Comune non riesce ad affrontare, come la casa, potranno avere una soluzione o potranno essere affrontati.
Président - La parole au Conseiller Salzone.
Salzone (FA) - Grazie, Assessore. Sono soddisfatto della sua risposta, una risposta esauriente che ha toccato tutta una serie di altri problemi collaterali, ma che portano al problema del sociale, quindi nella povertà in modo ormai sempre più marcato.
Sono particolarmente soddisfatto perché mi premeva far capire che rispetto alla povertà il cuore del problema era quello di non legare sempre questo concetto solo agli anziani, in quanto sarebbe un falso problema. Oggi le persone che rischiano di più sono i quarantenni, i cinquantenni, i sessantenni, quelli che hanno perso il lavoro, quelli che hanno usufruito di lavoro precario per un certo periodo di tempo; le stesse aziende sono cambiate, molte sono andate in crisi e, altre, in liquidazione. Sono quindi queste le persone che soffrono di più una povertà non solo di tipo economico, ma di tipo psicologico.
Lei poi ha collegato al problema della povertà - giustamente - al piano sociosanitario che deve raggruppare altri problemi come quello della casa, un problema che ho molto a cuore, ma di cui ho quasi timidezza a parlare, perché il problema della casa non è stato articolato bene in questa Regione. Mancano le sensibilità, manca un senso di riconoscenza verso quel Comune capoluogo che ha subito per anni il peso di questo problema e trovo un grave disimpegno dei Comuni limitrofi alla città; mancanza di solidarietà, di sussidiarietà, concetti che devono arricchire anche problemi che rivestono il sociale.
È vero, c'è una controtendenza rispetto a questo problema, lei accennava al fatto che quando va in montagna, trova negli alpeggi o negli alberghi operatori che trovano difficoltà a reperire personale: questo è vero ed è una cosa strana, perché ricevo tanta gente che mi dice che ha bisogno di lavoro! Però credo che questo sia frutto anche di una vecchia cultura sbagliata, che per essere persone all'altezza bisognava essere dipendenti regionali o dipendenti del casinò. Abbiamo diffuso una cultura che, negli anni, non ha pagato e oggi ci troviamo con giovani che non hanno spirito di iniziativa, e neppure la voglia di andare a fare lavori pesanti.
Sui temi a cui lei ha accennato troveremo altri appuntamenti per poterli sviluppare meglio; mi interessava che lei sottolineasse i punti che anche a me stanno particolarmente a cuore. Grazie.